Dobbiamo fare del bene al nemico, per fargli del male?

Romani 12:20

Anche se capiamo i carboni accesi in un senso metaforico, sembra strano che dobbiamo fare del bene al nostro nemico per fargli del male. Sembra comunque una vendetta, e non è il risultato sperato di un atto di gentilezza. Però, il testo non dice che il male (i carboni ardenti) deve essere il nostro scopo per fare del bene. Dice solo che sarà il risultato. Non dobbiamo mai fare né sperare il male a qualcuno, ma dobbiamo comunque riconoscere che Dio farà il male (la vendetta) a chi fa il male (Rom 12:17,19). In un certo senso, facendo del bene al nostro nemico, peggioriamo la sua situazione, perché lui vede come si dovrebbe vivere. Ha ancora meno scuse per il suo comportamento, e più motivo di punizione da Dio. In questo modo, il nostro bene raduna carboni accesi sul suo capo. Così anche, nella nostra vita, il male viene vinto dal bene (Rom 12:21) e Dio ci ricompenserà (l'ultima parte di Pr 25:21-22, che Paolo sta citando qui).

Un'interpretazione alternativa è che i carboni accesi sono una metafora per la purificazione dopo il ravvedimento, come in Is 6:4-7 e un rito egiziano (mentre in Sal 140:10 sono una metafora per il giudizio). Il nostro comportamento, in quel caso, farebbe vergognare il nemico, portandolo al ravvedimento e al suo perdono da parte di Dio. È anche possibile che Paolo abbia pensato a tutte e due queste interpretazioni quando ha citato il proverbio. Infatti, i rabbini interpretavano i carboni accesi in Pr 25:21-22 sia come giudizio sia come rimorso.

Vedi il commento su Matteo 5:39-44.