osea 6:3

Osea 6:3

Scritto da taninus65.

22/1/2009

Numero di voti per questo studio: 0


Osea 6:3 Conosciamo il SIGNORE, sforziamoci di conoscerlo!
La sua venuta è certa, come quella dell'aurora;
egli verrà a noi come la pioggia,
come la pioggia di primavera che annaffia la terra».

Leggendo questo versetto la prima cosa che risalta alla mente è l'invito con la quale esso è proposto all'attenzione di chi legge,un invito se vogliamo forte nella sua espressione,specialmente al primo verso:Conosciamo il SIGNORE,un invito quasi autoritario,come se l'autore in quel momento sentisse forte dentro di lui questo bisogno verso colui che lo sta ispirando,un senso preciso,necessario,rivolto a chi in un certo qual modo non avrebbero avuto bisogno di tale esortazione,qualcuno che pur conoscendo non lo hanno realizzato appieno,persone la cui parvenza ispirava appartenenza ,ma che in realtà,nascondeva timori , paure,incertezze,e sicuramente poca fiducia. Persone la cui maschera di ipocrisia era celata da una falsa fede verso il Signore,altrimenti l'autore non avrebbe enfatizzato questa frase,un invito a cercare il Signore attraverso se stesso,un viaggio all'interno della propria anima alla scoperta di Colui che vuole rivelarsi nella coscienza ma sopratutto nello spirito dei suoi, già perché nessuno può' conoscere Dio se Egli non si rivela a chi vuole:Luca 10:22 Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno sa chi è il Figlio, se non il Padre; né chi è il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo».Credo che Osea conoscesse bene colui che gli stava parlando,altrimenti non avrebbe sentito la necessità cosi' forte di dirlo ad altri anche se questo era il desiderio e lo scopo del Signore,e credo anche che non tutti accettarono quell'invito per la durezza del loro cuore,ma anche perché il Signore è per tutti ma non è in tutti;sicuramente Dio è rivelato nei cuori di coloro in cui alberga il desiderio e la volontà di conoscere il nuovo,l'infinito,il principio a cui appartiene la fine,un forte senso di appartenenza che lo porti a scoprire sempre di più chi Lui è. Per conoscere qualcuno bisogna prima che lo si frequenti,cercare di capirlo per poterne apprezzare il meglio,non fermandosi alle apparenze,al sentito dire,ma instaurare un rapporto di fiducia e di stima,quanto più' conoscere il Signore ci arricchirà,ci riempirà,accrescendo in noi quanto di più' buono può' nascere,imparando ad amarlo,a rispettarlo ed onorarlo per quello che LUI è. Avere comunione col Signore,ci aiuterà nella scoperta della sua autorivelazione, perché ci parla attraverso lo Spirito come dice la sua parola: Romani 8:16 Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. Sicuramente questa è la prima rivelazione che riceve colui che ha creduto nel Signore e lo ha riconosciuto come suo Salvatore,ma fermarsi solo a questo,impedisce al Signore di manifestarsi nella pienezza della sua essenza,certo può' sembrare difficile conoscere qualcuno se non lo si vede,ma il segreto della rivelazione sta proprio in questo,credere senza vedere,come sta scritto:Giovanni 20:29 Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»L'incredulità di Tommaso a cui è rivolta questa frase di Gesù,evidenzia come tante persone che credono di conoscere il Signore siano preda di dubbi,un sentimento che prende più spazio in quelle persone che si fermano soltanto alla prima fermata del meraviglioso viaggio che conduce alla rivelazione di Cristo,il dubbio uccide la fede,alza una barriera che a lungo andare diventerà insormontabile,eppure Tommaso aveva conosciuto il Signore da vicino,ma di fronte alla sua vera natura,quella divina,le perplessità lo assalirono,dovette toccare con mano per rassicurarsi,guardare alla parte divina non sempre è facile,capire le cose di Dio significa entrare nel cuore di Dio,e questo non è possibile se veramente non si è conosciuto il Signore. Conoscere il Signore significa percorrere un territorio inesplorato,senza confini,dove l'unico limite è la poca fede di chi si accosta a Lui,infatti sta scritto: Ebrei 11:6 Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano. Chi cerca e trova il Signore è libero in ogni senso, Giovanni 8:32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»dice il Signore,liberi da condizionamenti,retoriche,limiti,frontiere,spazio,liberi persino del tempo stesso,perché nel Signore non esiste nessun vincolo se non quello di appartenere a Lui solo,nella integrità spirituale ogni ostacolo è abbattuto,in Lui solo c'è il tutto nel tutto,in Lui solo c'è il senso pieno dell'esistenza,e le ragioni del vivere,conoscere il Signore può voler dire tutto per chi crede,e niente per coloro che non lo conoscono,ma una verità rimane,essa è perpetua e rimane in eterno:Giovanni 14:6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Conoscere il Signore vuol dire conoscere il Padre e con esso lo S.S., l'unità nella totalità,la forza per cui tutte le cose sono,quale desiderio più alto può impadronirsi di un cuore puro?quale scopo o ambizione può sottrarlo da una visione che innalza lo spirito al di sopra di ogni cosa?mi riesce davvero difficile poterlo immaginare. Eppure la sfiducia verso se stessi,ma specialmente verso Dio,allontana l'uomo dalla sorgente della vita;è luogo comune sentire Dio lontano,assente,incapace di risolvere i problemi dell'umanità,ma un detto non dice forse <<chi è causa dei suoi mali pianga se stesso>>?,la rovina dell'uomo è l'uomo stesso,preda del peccato,schiavo del secolarismo con tutto il suo bagaglio,appesantito da un giogo sempre più stressante,penalizzante,distruttivo,anche in questo conoscere il Signore trova risoluzione al problema in quanto Gesù disse:Matteo 11:29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero».L'umiltà,questo senso interiore spesso mal giudicato,ma fonte di benedizione,un rapportarsi con gli altri in maniera diversa,non per questo sentendosi al di sotto degli altri,anzi una forma di umanità,legata al senso del condividere un patrimonio spirituale acquisito nella conoscenza del Signore,una ricchezza interiore che trova spazio nella mansuetudine e nella calma,anche nei momenti dell'avversità conoscere il Signore è fonte di pace,avere l'umiltà di riconoscere il Signore sempre come mezzo per ogni soluzione alleggerirà la nostra vita dal peso delle difficoltà e della sofferenza e la nostra anima troverà riposo. Nella società cosiddetta moderna conoscere il Signore è per tanti motivo di perdita di tempo,una società dove tutto ha una sua collocazione e una sua dimensione,trova difficile aprire nuovi orizzonti,specialmente quelli personali,in una continua lotta per l'affermazione l'egoismo regna sovrano nei cuori di tanti,incatenati in una sorta di circolo vizioso dove l'io è al centro del proprio universo,accettato con mera rassegnazione da chi ha chiuso il proprio cuore volente o dolente alla realtà della vita,certo della vita materiale possiamo trarne il meglio e sentirci soddisfatti e non dico che questo sia sbagliato,ma incentrare la propria esistenza su questo,produrrà soltanto solitudine,una solitudine interiore che niente potrà riempire se non la realizzazione di qualcosa di supremo,assoluto, in ogni senso speciale. Conoscere il Signore è come poter guardare il mondo dalla vetta più alta e cogliere ogni singolo dettaglio con la chiarezza che viene solo dall'alto,potere<< sentire >>il mondo da un angolazione diversa da chiunque altro,gustarne la bellezza e allo stesso tempo sentire il respiro di Dio aleggiare su di sé,come dice la parola di Dio:Romani 8:19 Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio;Conoscere Cristo come speranza e luce,misericordia e pace,amore e giustizia,alcuni dei suoi innumerevoli attributi,ma che raccolgono il nucleo divino nella sua sostanza,Cristo come speranza in un mondo disilluso,luce per chi è ottenebrato,misericordia e pace perché Lui è buono,amore e giustizia perché Lui è Dio!Conoscere il Signore vuol dire spogliarsi del vecchio,abbandonare lo<< sporco>>che risiede in noi,per rivestirsi di cose nuove,<<pulite>>,per sentirci bene,con noi stessi e con il mondo,ma sopratutto per rivestirci di Cristo e della sua conoscenza come dice la parola:Proverbi 1:7 Il timore del SIGNORE è il principio della scienza,il timore di Dio non consiste in paura di Lui,ma timore come rispetto,riverenza,la scienza di Dio consiste nella sua rivelazione verso coloro che hanno deciso di <<ascoltarlo>>seguendolo nei suoi insegnamenti per condurli nelle sue vie,per arrivare a comprendere il significato del versetto che dice:1Corinzi 1:24 : (noi)predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio;quindi proseguendo il versetto di Osea,sforziamoci di conoscere il Signore,perchè come continua dopo<<La sua venuta è certa, come quella dell'aurora; egli verrà a noi come la pioggia,come la pioggia di primavera che annaffia la terra».


Amen 07/01/09





2Corinzi 4:6 perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.


Come l'apostolo Giovanni,Paolo aveva una chiara visione,ma sopratutto conosceva bene il Signore,intimamente ,profondamente,ed anche se Paolo non conobbe personalmente il Signore l'intimità spirituale che aveva con Lui,lo ispirò nel testimoniare questa frase,lo stesso legame che aveva Giovanni quando nel suo vangelo apre così:Giovanni 1:1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.Tutti e due riconoscono l'eternità di Dio,il Creatore,il Principio,Colui per cui tutte le cose sono,un legame che li univa con la stessa forza della sua natura,la conoscenza di Dio.La stessa luce spirituale di cui parla Paolo,conduce Giovanni a testimoniare di Dio stesso e non per sua capacità,ma perchè la luce che rifulge sul suo volto (Cristo)si era mostrato a loro,pienamente,la luce che parla a Paolo è la stessa luce che ispira Giovanni,verso la medesima verità,che Dio è da sempre.Paolo come Giovanni sentono la luce nel loro cuore esprimendola in parole,manifestandola attraverso la loro vita,testimoniandolo con la loro morte;due persone così diverse,ma allo stesso tempo uguali,non per se stessi ma per Dio,la gloria di Dio aveva toccato la loro vita,in tempi diversi,in maniera diversa,ma con la medesima potenza,Cristo manifestato.
Se da un lato Giovanni testimonia di Lui nell'interezza della sua essenza,Paolo per lo stesso spirito ne dichiara la sostanza,