Simone e Gesù

Luca 7:36-50

Scritto da alfio bosco.

2/12/2017

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Commento esegetico, <a href="javascript:popupRif('Luca 7:36-50');" onmouseover="javascript:mover(event,'Luca 7:36-50');" onmouseout="javascript:mout(event);" class="LPN">Luca 7:36-50</a>

Autore: Alfio Bosco
Dio nostro Padre e Gesù Cristo nostro Signore diano a voi grazia, e pace.

Per il nostro insegnamento di fede e per la nostra edificazione nello spirito cercheremo con lÂ’aiuto e la guida dello Spirito Santo, di capire quello che la Parola di Dio vuole dire a ciascun di noi al cap. 7 dal v. 36 a 50 del Vangelo di Luca.

Lettura

36Un giorno un fariseo invitò Gesù a pranzo da lui. Ed egli, entrato in casa del fariseo, si mise a tavola. 37In quel villaggio vi era una prostituta. Quando lei seppe che Gesù si trovava a casa di quel fariseo, venne con un vasetto di olio profumato, 38si fermò dietro a Gesù, si rannicchiò ai suoi piedi piangendo e cominciò a bagnarli con le sue lacrime; poi li asciugava con i suoi capelli e li baciava e li cospargeva di profumo.
39Il fariseo che aveva invitato Gesù vedendo quella scena, pensò tra sé: <<Se costui fosse proprio un profeta saprebbe che donna è questa che lo tocca: è una prostituta!>>.
40Gesù allora si voltò verso di lui e gli disse: Simone, ho una cosa da dirti! Ed egli rispose: dimmi maestro! 41Gesù disse a Simone: Un tale aveva due debitori: uno doveva restituirgli cinquecento denari, lÂ’altro solo cinquanta, 42ma nessuno dei due aveva la possibilità di restituire i soldi. Allora quellÂ’uomo condonò il debito a tutti e due. Dei due chi gli sarà più riconoscente? 43Simone rispose subito: Penso, quello che ha ricevuto un favore più grande. E Gesù gli disse: Hai giudicato bene!
44Gesùo rivoltosi verso quella donna, disse a Simone: <<Vedi questa donna? Sono venuto in casa tua e tu non mi hai dato dellÂ’acqua per lavarmi i piedi; lei invece con le lacrime, mi ha bagnato i piedi e con i suoi capelli me li ha asciugati. 45Tu non mi hai salutato con il bacio; lei invece da quando sono entrato qui non ha ancora smesso di baciarmi i piedi. 46Tu non mi hai versato il profumo sul capo; lei invece mi ha cosparso di profumo i piedi. 47Per questo ti dico: i suoi peccati sono molti, ma le sono perdonati perché ha mostrato un amore riconoscente. Invece quelli ai quali si perdona poco sono meno riconoscenti>>. 48Poi Gesù disse alla donna: <<Io ti perdono i tuoi peccati>>. 49Allora quelli che erano a tavola con lui cominciarono a dire tra loro: <<Chi è costui che osa anche perdonare i peccati?>>. 50Ma Gesù disse alla donna: <<la tua fede ti ha salvata. Va in pace!>>.
Introduzione
LÂ’autore di questo Vangelo è Luca, che non fu né un apostolo, né un testimone oculare della vita terrena di Gesù. Conobbe Gesù dalla testimonianza degli Apostoli. Nella lettera a Filemone (v. 4) e a Timoteo (2Tm 4:11) è menzionato come un collaboratore di Paolo.
Quando la generazione degli apostoli, testimoni oculari (70-80 d.C.), stava per scomparire e ormai non era più possibile ascoltare a viva voce lÂ’esperienza di chi aveva conosciuto direttamente Gesù, udito i suoi insegnamenti, visto le sue azioni e che avevano vissuto i giorni della sua passione: morte e resurrezione, Luca si rende conto che i credenti hanno bisogno di una solida documentazione sugli avvenimenti centrali che riguardano la fede cristiana. Dopo aver fatto unÂ’accurata ricerca tra le memorie scritte e orali, scrive il Vangelo e gli Atti degli Apostoli (<a href="javascript:popupRif('Lc 1:1-4');" onmouseover="javascript:mover(event,'Lc 1:1-4');" onmouseout="javascript:mout(event);" class="LPN">Lc 1:1-4</a>; <a href="javascript:popupRif('At 1:1-3');" onmouseover="javascript:mover(event,'At 1:1-3');" onmouseout="javascript:mout(event);" class="LPN">At 1:1-3</a>) come sostegno allÂ’insegnamento cristiano per le comunità provenienti dal paganesimo.
A differenza degli altri evangelisti, Matteo, Marco e Giovanni, Luca tratteggia, in modo più incisivo, la figura di Gesù come chi predilige le minoranze, i poveri, i samaritani, le donne, i lebbrosi, i pubblicani, i peccatori e gli stranieri. Tutte persone che hanno riconosciuto Gesù come messia e profeta, a differenza dei farisei che lo hanno rifiutato e perseguitato.
Messaggio
La storia dellÂ’invito di Simone fa parte dei racconti contenute nei vangeli, che rilevano il conflitto aperto tra Gesù e i farisei. Da quello che comprendiamo nei vangeli, non cÂ’era proprio nessuna possibilità per soddisfare i capi religiosi: avevano criticato Giovanni Battista, perché viveva una vita appartata e ascetica, ora criticano Gesù perché vive in mezzo alla gente e dedica il proprio tempo ai peccatori (<a href="javascript:popupRif('Lc 7:33-35');" onmouseover="javascript:mover(event,'Lc 7:33-35');" onmouseout="javascript:mout(event);" class="LPN">Lc 7:33-35</a>).
Il conflitto tra Gesù e i Farisei si sviluppa sempre sul modo di interpretare la legge e la tradizione. I farisei attaccati a unÂ’osservanza meticolosa e ossessiva della legge perdono di vista lÂ’ispirazione profonda di essa, che è quella di promuovere la giustizia, la misericordia, la fedeltà e di essere al servizio di questi valori. Essi non prendono mai in considerazione le condizioni concrete nelle quali gli uomini e le donne si trovano a vivere (<a href="javascript:popupRif('Lc 18:9-14');" onmouseover="javascript:mover(event,'Lc 18:9-14');" onmouseout="javascript:mout(event);" class="LPN">Lc 18:9-14</a>). Questa loro rigida posizione verso le persone è un atteggiamento radicale che non era previsto nei testi sacri.
La legge per Gesù Cristo è stata data per aiutare lÂ’uomo a migliorare la sua qualità di vita e non per metterlo alla prova o per offenderlo (Prv 7:2-4).
AllÂ’orgogliosa purità radicale dei Farisei, basata sul criterio essenziale della legalità, senza amore e senza rispetto per la persona umana, Gesù oppone una purezza dellÂ’essere umano che nasce dalla disponibilità da parte dellÂ’uomo di riconoscere i propri peccati e di sapere amare.
Confessare i propri peccati senza vergogna, è una virtù che ci apre alla misericordia di Dio, per dare un senso nuovo alla propria esistenza.
LÂ’evangelista Luca con questa storia non solo conferma tale principio, ma lo ritiene fondamentale per la fede cristiana e lo propone ai suoi lettori.
v.36 Considerando lÂ’ostilità che il movimento dei farisei manifestava verso Gesù, fa pensare che Simone avesse compiuto un gesto coraggioso invitando Gesù a mangiare a casa sua. Simone come ogni altro fariseo vuole mettere alla prova Gesù. Desidera parlare con questo insolito maestro giudeo che accoglie i peccatori e a tutti annuncia il perdono di Dio, perché vuole capire se è un <<profeta di Dio>>, o un impostore.
La convivialità nella cultura ebraica era lÂ’espressione più completa della vita relazionale, della condivisione. LÂ’invito a pranzo, da parte del fariseo, è la finzione e lÂ’inganno migliore per poter studiare Gesù.
Gesù entra a casa in di Simone e si siede. Il ricco fariseo volutamente omette i gesti di accoglienza che facevano parte del comune rituale dellÂ’ospitalità: il bacio, il diritto dellÂ’acqua per lavarsi i piedi, lÂ’olio profumato in segno di onore e di importanza dellÂ’ospite(v.44-46).
Secondo la consuetudine ebraica, di quel tempo, quando sÂ’invitava a pranzo una persona particolare, la casa era aperta a tutti, anche ai non invitati: a quanti volevano prendere parte alla conversazione o soltanto per curiosare. Il tavolo, dove veniva servito il pranzo, era molto basso e attorno ad esso cÂ’erano dei piccoli divani, dove gli invitati si sdraiavano per potere consumare il cibo.
v.37 Mentre pranzavano, una “prostituta”, del villaggio così la presenta Luca, entrò in casa di Simone. Nessuna si aspettava che una donna, per lo più una prostituta, facesse irruzione proprio in una casa di un fariseo.
Questa donna viveva con un forte disagio morale la sua vita. Aveva commesso lo sbaglio di vivere un falso amore e ora ne pagava il prezzo altissimo: il disonore, la solitudine, il disprezzo della gente, le umiliazioni e i rimproveri della coscienza che le addebitava la responsabilità della rovina morale della sua anima.
Probabilmente questa donna aveva in unÂ’altra occasione precedente incontrato Gesù, oppure aveva sentito parlare che era un uomo di pace, misericordioso e benevolo con tutti, specialmente con i peccatori.
v.38 La donna vuole cambiare vita, vuole essere diversa, ha bisogno che qualcuno la riconosca, che le dia una mano e che la tiri fuori dal peso della sua storia personale. Porta con sé un vaso di olio profumato, si ferma dietro Gesù, compie dei gesti che non è permesso a una donna fare pubblicamente. Sfida ogni critica e il biasimo dei commensali. Si piegò in un piccolo spazio ai piedi di Gesù e pianse. Il pianto di questa donna, è il lamento di una situazione che non è più sopportabile. Questa donna vuole cambiare vita, essere diversa.
Con i suoi gesti e le sue lacrime, la donna riconosce la miseria nella quale è precipitata ed esprime il suo dispiacere profondo per una vita immorale, certo non gradita a Dio. Ha mercificato il suo corpo, ha degradato se stessa, annullato la sua dignità di donna e ha condotto una vita che ora gli appare impossibile.
A Gesù chiede di essere perdonata e di essere riconciliata con Dio.
Gesù non solo non la rimprovera, ma la lascia fare. Comprende il suo dolore, il suo sentimento, la sua voglia di rinascere in una nuova dimensione di vita.
La preghiera e il pentimento della donna sono fatti di silenzio e di lacrime.
Per la liturgia non si serve di “oggetti sacri”, ma di un vaso di olio profumato e dei propri capelli, che nel passato erano stati utilizzati per la sua professione immorale.
v.39 Simone è sorpreso, meravigliato, scandalizzato perché Gesù si sia lasciato toccare da una donna e per di più una peccatrice.
I farisei non avevano rispetto per i peccatori, e per i non osservanti della legge. Li ritenevano impuri, esclusi dalla salvezza, e chi li frequenta, era sospettato di essere come loro e perdeva la reputazione.
Simone è un uomo religioso basato su opinioni precostituite e su stati dÂ’animo irrazionali e non sullÂ’esperienza e sulla conoscenza diretta.
Sono gli stessi pregiudizi delle persone che hanno paura del diverso. Sono le stesse opinioni di chi non sa aprirsi agli altri, di chi non conosce il senso dellÂ’accoglienza.
Simone guarda la donna con sospetto, la giudica, la ritiene non meritevole di nulla e in cuor suo mette in dubbio il carisma profetico di Gesù, per non aver indovinato la condizione della donna.
Solo chi ama sinceramente Dio acquista luce per vedere il peccato in se stesso e, quando lo vede negli altri, si astiene saggiamente da ogni giudizio e condanna.
Simone, con il suo spietato giudizio di condanna nei confronti della donna ne tradiva lo spirito della legge che è, amore e misericordia verso tutti.
v.40-43 Gesù dice subito ciò che pensa; non in modo aggressivo, vede in Simone non un fariseo, ma un uomo che ha bisogno dÂ’aiuto. Lo chiama per nome e gli racconta la parabola del creditore.
Lo scopo della parabola è di far capire a Simone:
 che davanti a Dio siamo tutti, chi più chi meno, peccatori (<a href="javascript:popupRif('Rm 3:10-13');" onmouseover="javascript:mover(event,'Rm 3:10-13');" onmouseout="javascript:mout(event);" class="LPN">Rm 3:10-13</a>);
 che il riconoscimento da parte nostra verso Dio non è commisurato alla quantità o alla gravità del peccato commesso, ma alla nostra incapacità di riscatto (<a href="javascript:popupRif('Ef 2:8');" onmouseover="javascript:mover(event,'Ef 2:8');" onmouseout="javascript:mout(event);" class="LPN">Ef 2:8</a>).
La frase di Gesù “Hai giudicato bene” è come dire “ti sei giudicato bene per quel che sei”. Il fariseo non è riconoscente perché è convinto che la sua salvezza se la conquistata con suoi meriti.
Simone non ha capito, come il figlio maggiore della parabola del figliol prodigo, nulla di come Dio agisce nella vita di un peccatore.
v.44-49 LÂ’onore che il “fariseo” non ha reso a Gesù, gli è stato dato dalla “donna”. Gesù non minimizza il passato della “donna” che ha commesso “molti peccati”; non svilisce il senso della colpa, ma sostiene che “ha amato molto” perché ha riconosciuto che il perdono non è un merito, ma un dono di Dio.
Anche i commensali nutrano pensieri puzzolenti: chi è costui che rimette perfino i peccati?
v.50 Il clamore dei pensieri dei commensali non lo disturbano per niente, dice alla donna: “vai in pace la tua fede ti ha salvata”. Con questa frase sottolinea ai commensali che la causa di questo perdono non è Lui, ma bensì la fede in Dio della donna.
Conclusione
Una giusta ed armoniosa relazione col Signore non comincia mai col fare qualche cosa, ma col credere in qualcuno e in qualcosa che è già stato fatto. Infatti, da Cristo in poi, la vita e la salvezza sono contenute in una notizia da accogliere nel cuore. La salvezza è un annuncio, è qualcosa da conoscere, ed è proprio il Vangelo che ci fa conoscere la meravigliosa notizia che non c'è più condanna per qualsiasi peccatore che si ravvede e crede nel Signore Gesù! Egli stesso ha sintetizzato la vita eterna con queste parole: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo" (<a href="javascript:popupRif('Gv 17:3');" onmouseover="javascript:mover(event,'Gv 17:3');" onmouseout="javascript:mout(event);" class="LPN">Gv 17:3</a>).
Il perdono porta alla pace e alla felicità. Il perdono non è solamente considerato uno strumento terapeutico di eccezionale efficacia, ma è in grado di modificare profondamente la struttura della vita, delle emozioni e dei pensieri sia nostri sia delle persone che ci circondano. È un vero e proprio balsamo che crea le condizioni per un approccio positivo alla vita e permette di recuperare e conservare una buona salute, ma anche di liberarci dal dolore, dallÂ’odio, e dal rancore trasformandoli in amore.
Il segreto dellÂ’unità tra i cristiani non sta nellÂ’uniformità di convinzioni etiche e teologiche, ma nel dare gloria al Padre nel nome di Gesù Cristo e sotto lÂ’azione dello Spirito Santo (<a href="javascript:popupRif('Rm 15:1-7');" onmouseover="javascript:mover(event,'Rm 15:1-7');" onmouseout="javascript:mout(event);" class="LPN">Rm 15:1-7</a>)