"Benedici, anima mia, il SIGNORE"

Salmi 103

Scritto da Aceto Giacomo.

29/1/2022

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Leggendo questo salmo, ci rendiamo conto come il salmista Davide abbia giustamente valutato la grandezza del suo Signore e i molteplici benefici ricevuti nell’arco della sua vita terrena che non valeva la pena mettere nel dimenticatoio.
Davide poteva, a buona ragione, dire :
a) “ Egli perdona le tue colpe …”, perché sapeva cosa significa peccare e ricevere perdono, sapeva come Dio lo aveva risanato dalle sue infermità materiali e spirituali;
b) “Salva la tua vita dalla fossa …”, non era pura chimera ma esperienze vissute sulla sua pelle;
c) “Ti corona di bontà e compassioni …”, faceva parte del suo bagaglio che l’ha accompagnato fino alla fine dei suoi giorni;
d) “Egli sazia di beni la tua esistenza e ti fa ringiovanire come l'aquila”, quello che ha potuto gustare fino in fondo con meraviglia.
Ciò su cui ci soffermeremo, sono i versetti 11,12 e 13 che riportano tre esempi della grande opera di redenzione e perdono di Dio, nei riguardi dell’uomo.

“Come i cieli sono alti al di sopra della terra …”.
Davide, in questo versetto si sofferma sulla bontà di Dio e cerca in qualche modo di quantificarla, non trovando di meglio che rapportarla alla misura dell’altezza dei cieli.
In questa espressione poetica, troviamo tutta l’immensità della bontà divina. Infatti, oggi più di ieri, sappiamo che ciò che sta sulla nostra testa, è l’universo infinito, e tale è la bontà di DIO. Preso atto della grandezza divina, domandiamoci:”Possono tutti accedere a tale bontà?” In teoria sì, ma in pratica no, perché non tutti sono disposti a temere il Signore per cercare di fare appieno la sua volontà. Solo su chi è disposto ad ascoltare la parola di Dio e a metterla in pratica con timore e tremore, sarà riversata una misura abbondante dell’infinita bontà di Dio “… verso quelli che lo temono”.
“Quanto è grande la tua bontà che riservi per quelli che ti temono, e che usi alla presenza dei figli degli uomini verso quelli che si rifugiano in te!” (Salmo 31:19). Molti pensano che temere Dio vuol dire avere paura, ma in realtà non è cosi, infatti, è scritto: “Il timore dell'Eterno è odiare il male; io odio la superbia, l'arroganza, la via malvagia e la bocca perversa” (Proverbi 8:13). Avere timore di Dio, è da intendere come avere rispetto e riverenza verso la sua persona e la sua volontà e cercando di rispettare al meglio, col nostro comportamento, la sua Santità, e sicuramente Dio aggiungerà molto altro alla sua bontà:
“Il timore dell'Eterno è il principio della conoscenza, …” (Proverbi 1:7) ;
“Il timore dell'Eterno è il principio della sapienza, …” (Proverbi 9:10);
“Il timore dell'Eterno prolunga i giorni, …” (Proverbi 10:27);
“Nel timore dell'Eterno c'è una grande sicurezza, …” (Proverbi 14:26).
E tanto altro potremmo aggiungere.

“Com’è lontano l'oriente dall'occidente …”
In quest’altro versetto, Davide pone enfasi su una verità non espressa a parole, ma la cui l’evidenza è palese “il perdono di Dio”. Insieme a Davide, ci si rende conto che non c’è nulla che l’uomo possa fare per rimediare alla colpa del proprio errore: “Infatti, il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23), l’unica cosa che rimane è la grazia e il perdono di Dio.
Anche qui, come nel versetto precedente, Davide usa una bella ed efficace espressione poetica, per farci comprendere quanto Dio allontani da noi i nostri peccati: “… LONTANO …”. Quanto lontano? Tanto quanto è lontano l’oriente dall’occidente, e noi sappiamo che mai ci sarà punto d’incontro tra i due, perché diametralmente opposti e mai riconducibili. Pertanto quando Dio ci concede il suo perdono, possiamo essere certi che lo fa in modo definitivo e senza ombra di pentimento: “Poiché Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio, in cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue e il perdono dei peccati” (Colossesi 1:13-14).
“Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16) . Vi sarebbe da chiedersi quanto lontani sono stati mandati i peccati di una certa donna adultera, o ancora quelli di un certo Zaccheo, per non parlare di un certo ladrone sulla croce, e molti altri ancora. Ma uno in particolare sarebbe da prendere in esame, un certo Saulo da Tarso.

“Come un padre è pietoso verso i suoi figli …” .
Quest’ultimo versetto da analizzare ci parla della pietà di Dio verso l’uomo. Pietà intesa non nel senso dispregiativo, ma nel concetto più alto del termine, pietà intesa come conseguenza del grande amore di Dio. Infatti potremo cambiare il termine pietoso con amorevole e non cambiare minimamente il senso della frase. L’esempio che Davide usa “PADRE PIETOSO”, precorre i tempi e ci svela in anticipo ciò che Gesù stesso ci rivelerà molto tempo dopo: Dio è nostro Padre e noi siamo i suoi figlioli. [ Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: "Padre nostro che sei nei cieli ….” (Luca 11:2)]
E’ molto significativo l’esempio che Gesù fa’ nella parabola del “figliol prodigo” quando parla di un padre attento e amorevole che attende il ritorno del figlio a braccia aperte: “Ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò” (Luca 15:11-32). Non è forse l’immagine del nostro DIO, ciò che Gesù ci sta raccontando nella parabola? Infatti come quel padre, anche il nostro Padre celeste attende con trepidazione il ritorno a casa di un figlio pentito e pronto ad avere rispetto, riverenza,timore, sottomissione incondizionata,ed ancora disposto a riconoscere le proprie colpe.

In conclusione anche tu caro lettore, insieme a Davide, devi renderti conto che vi è un Dio meraviglioso, buono, amorevole e grande perdonatore. Il Padre che riversa innumerevoli benefici a favore di coloro che lo temono. Vogliamo essere dimentichevoli?
Sarebbe il caso di dire, come Davide, : “Benedici, anima mia, il SIGNORE”.