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Commentario:1Timoteo 4:6Sez. C. 1Timoteo 4:6-16. INGIUNZIONE A TIMOTEO DI ATTENDERE A SÈ STESSO ED ALL'INSEGNAMENTO DELLA VERITÀ. Data l'alta missione della Chiesa quale colonna della verità, dati i pericoli che le false dottrine faranno e in parte già fanno correre alla fede dei cristiani, come deve comportarsi Timoteo per rispondere alla vocazione sua di servitor di Cristo e di ministro della chiesa? Egli deve far convergere la sua attenzione ed i suoi sforzi sopra due punti: deve nutrire la chiesa di un insegnamento sano che la metta in grado di discernere l'errore dal vero senza lasciarsi ingannare dalle belle apparenze; deve dare nella propria vita pia e pura una vivente dimostrazione della verità, avvalorando per tal modo l'insegnamento coll'esempio. Insegnare colla parola e coll'esempio sono infatti due cose inseparabili; dove manca il secondo, il primo resta privo d'efficacia. Rappresentando queste cose ai fratelli tu sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nudrito delle parole della fede e del buon insegnamento che tu hai seguito Queste cose sono le verità enunziate da ultimo in 1Timoteo 4:4-5 mercè le quali sarà evitato ai fedeli il pericolo di cader negli errori dei falsi dottori. Dove la mente ed il cuore sono ripieni della verità di Dio, l'errore non ha dove metter radici. È questo il miglior preservativo contro l'invasione delle eresie. Invece, l'ignoranza della verità è terreno sempre adatto allo sviluppo dei semi dell'errore, come lo prova la storia della Chiesa di tutti i tempi. Dice lett. "sottoponendo queste cose..." cioè ponendole, coll'insegnamento, sotto gli occhi della mente dei fratelli, presentandole, esponendole. Ministro rende il greco "diacono" inteso nel suo senso generale di servitore. Il servizio speciale cui Timoteo è chiamato dal Capo supremo della Chiesa è quello appunto di banditore della verità evangelica. In 2Timoteo 4:5 l'apostolo gli scrive: "Fa l'opera di evangelista, compi appieno il tuo ministerio (la tua diaconía)". Un buon ministro di Cristo dev'esser nudrito delle parole della fede ossia delle parole esprimenti la verità che la fede abbraccia: in altri termini, le dottrine fondamentali del Vangelo che sono l'oggetto della fede. Di queste bisogna che il ministro sia nudrito, che le conosca, che le abbia meditate e digerite, che se le sia appropriate per modo da farne la forza stessa della sua vita interna. Le parole della fede sono quelle del buon insegnamento apostolico che Timoteo avea ricevuto da Paolo. Quell'insegnamento egli l'avea seguito davvicino essendo stato per molti anni il compagno dell'apostolo, come già i Dodici lo erano stati di Gesù. La parola adoperata significa "seguire stando appresso" "accompagnare" "tener dietro". Cfr. Matteo 16:17; Luca 1:3; 2Timoteo 3:10,14: "Ma tu hai tenuto dietro al mio insegnamento, alla mia condotta, ai miei propositi, alla mia fede, alla mia longanimità, al mio amore, alla mia costanza, alle mie persecuzioni, ai miei patimenti... "L'insegnamento e la vita apostolica di Paolo, ecco l'ambiente, la scuola in cui Timoteo era cresciuto spiritualmente dopo la sua conversione. E quale scuola! Riferimenti incrociati:1Timoteo 4:6At 20:31,35; Rom 15:15; 1Co 4:17; 2Ti 1:6; 2:14; 2P 1:12-15; 3:1,2; Giuda 1:5 Dimensione testo: |