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Commentario:2Pietro 1:12Pietro 1:1-2 Pur essendo composto dei soliti tre elementi: autore della lettera, destinatarii e voti, il saluto epistolare della Seconda di Pietro non è identico in nessuno di quegli elementi al saluto della Prima epistola da cui si mantiene indipendente. Simon Pietro, servo ed apostolo di Gesti Cristo Sinone che, nel testo emendato, appare qui sotto la forma più antica di Symeone ( συμεων) come in Atti 15:14, era il nome ordinario dell'apostolo, prima del suo incontro con Gesù che gli diede e gli confermò quello di Cefa o Pietro a significare la sua fermezza Giovanni 1:42; Matteo 16:17-18. L'enunciazione del duplice nome ha qualcosa di solenne, quasi Pietro prevedesse che questa lettera era il suo testamento. Si chiama servo di G. C. come lo sono tutti i redenti di lui e in ispecie coloro che esercitano nella chiesa un ministerio; ma a precisare meglio il servizio al quale il suo Signore l'ha chiamato e a dare maggiore autorità alla propria parola, egli aggiunge il titolo ufficiale di apostolo. I destinatari della Lettera secondo 2Pietro 3:1 devono essere gli stessi della Prima; ma sono in questa designati senza alcuna indicazione geografica, semplicemente come cristiani, il che ha fatto credere ad alcuni critici che l'Epistola fosse 'cattolica', ossia universale, nel senso più completo; ma ciò non quadra coll'allusione fatta alla Prima. Senza dubbio, il latore a noi ignoto della Lettera sapeva a quali chiese recapitarla. a quelli che hanno ottenuto una fede preziosa quanto la nostra in virtù della giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo: La fede che abbraccia la verità divina, che unisce l'anima al Salvatore è infinitamente preziosa per tutti quelli che la posseggono, che l'hanno ottenuta, non per merito loro, ma per la bontà di Dio. Sia che si tratti d'un apostolo o del più umile dei credenti, sia che si tratti d'un povero pagano o d'un Giudeo, la loro fede, pure avendo dei gradi diversi, ha un valore uguale perchè assicura a tutti ugualmente la salvazione eterna Efesini 4:5. Questa fede preziosa i cristiani dispersi nell'Asia Minore e altrove la posseggono al pari dell'apostolo Pietro e dei suoi compagni, in virtù della giustizia ( εν δικαιοσυνη) del Signore G. C. il quale, essendo giusto, ama la giustizia e vuol render giusti i peccatori salvandoli, il quale non ha riguardi personali e fa annunziare la salvezza a tutti, pagani e Giudei, poveri e ricchi, uomini e donne. Pietro, stando alla costruzione grammaticale della frase, chiama Cristo il nostro Dio e Salvatore, come fa Paolo in Tito 2:13. Nei quattro altri luoghi dell'Epistola dove Cristo è chiamato Salvatore si aggiunge il titolo 'Signore': 2Pietro 1:11; 2:20; 3:2,18: «crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù C.». Paolo, Romani 9:5, lo chiama «sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno». Cfr. Colossesi 2:9; Giovanni 1:1; 20:28. Altri, aggiungendo l'articolo, traducono: 'del nostro Dio e del Salvatore G. C.'. L'espressione greca che rendiamo: in virtù della giustizia è stata da alcuni connessa colla parola 'fede' e tradotta: 'fede nella giustizia...'. Si dovrebbe in questo caso intendere: nella giustizia procurata mediante l'opera di Cristo e imputata al credente. È il senso della parola 'giustizia' che incontriamo ad es. nell'Ep. ai Romani; ma si osserva che la parola non ha mai quel senso negli scritti di Pietro e in ispecie nella Seconda Ep. ove equivale, come nell'Ant. Test., al bene morale. Così 2Pietro 2:5: 'Noè predicator di giustizia'; 2Pietro 2:7,18: 'la via della giustizia', 2Pietro 3:13: 'ove abita la giustizia'. Riferimenti incrociati:2Pietro 1:1At 15:14 Dimensione testo: |