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Commentario:Colossesi 1:93. L'oggetto e lo scopo della perseverante preghiera dell'apostolo. Colossesi 1:9-11. Quindi è che anche noi, dal giorno che abbiamo ciò udito, non cessiamo di pregare per voi è di domandare che siate riempiti della profonda, conoscenza, della volontà di Dio, in ogni spirituale sapienza e intendimento, acciocchè vi conduciate in modo degno del Signore in guisa da essergli In ogni cosa graditi, producendo frutto in ogni opera buona e crescendo mediante la profonda conoscenza di Dio, essendo in ogni senso fortificati in proporzione della potenza della sua gloria, fino a che giungiate ad una completa ed allegra costanza e longanimità. La ragione del pregar perseverante dell'apostolo è nelle belle notizie ch'egli ha ricevuto, delle condizioni spirituali nelle quali si trovano i colossesi. Quindi è che anche noi, vale a dire Paolo, Timoteo e tutti quelli che in ispirito facean loro corona, animati da un medesimo sentimento, e sospirando d'un medesimo cuore per l'avanzamento ed il final trionfo del Regno di Dio nel mondo cfr. Colossesi 1:3... (e va da sè che in questo noi anche Epafra, il latore delle care notizie, è compreso,)... che anche noi... non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate riempiti... La parola originale ( πληρωθητε) suppone che coloro per i quali Paolo prega, per quanto avanzati nella vita cristiana, non abbiano però raggiunto ancora la perfezione; ed implica al tempo stesso l'idea d'un progresso continuo; di quel progresso, senza del quale la vita cristiana, dopo essere stata per qualche tempo stagnante, intristisce e diventa malsana. E di che cosa dovranno essere ripieni i colossesi? Della profonda conoscenza della volontà di Dio. La parola greca che traduco qui per «profonda conoscenza» è ( επιγνωσις) epignosi e vale: conoscenza profonda, chiara, limpida, esatta, non sterile, ma tale che esercita una influenza profonda sulla vita religiosa dell'individuo. Essa è quasi una creazione dell'apostolo Colossesi 1:6,10; 3:10. Nel Nuovo T. non si trova che negli scritti di Paolo, nella lettera agli Ebrei 10:26; 2Pietro 1:1,2,3,8; 2:20. Il greco classico l'ha di rado. Qui forma un eloquente contrasto con un'altra parola che non pochi dei falsi dottori di Colosse usavano a tutt'andare e con gran prosopopea: Gnosi ( γνωσις) ecco il pomposo termine di cotesti gnostici embrionali, che credono di possedere la pietra filosofale della «conoscenza» e d'avere il monopolio della verità religiosa. E Paolo: Colossesi! i falsi dottori vi promettono una gnosi teorica, astrusa, trascendentale; una gnosi che assorbe la vita dell'intelletto, ma che non ha valore di sorta per la vita morale. Noi, invece, non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate riempiti di una epignosi che non sia frutto di nebulose speculazioni umane, ma di quel santo Spirito di Dio che rende «savi a salvezza» 2Timoteo 3:15, per il tempo e per l'eternità. La miniera a cui si arricchisce lo gnostico, è quella delle astrazioni filosofiche; la miniera a cui si arricchisce il credente, è la volontà di Dio; quella volontà, che è l'unica norma assoluta che s'abbia la vita umana... che siate riempiti della profonda conoscenza della volontà di Dio. E chi dice «volontà di Dio» non allude a qualcosa di gretto e di limitato, come i superbi falsi dottori potrebbero obiettare; l'apostolo mostra che più vasti orizzonti si aprono dinanzi a chi brama l'epignosi nella volontà di Dio. Ogni sapienza e intendimento: sta scritto su cotesti orizzonti; e la sintetica terminologia dell'apostolo diventa qui più ricca che mai. L'intendimento ( συνεσις) è l'organo che l'uomo ha dall'Eterno, e col quale, per via d'un misterioso ma sublime lavorio, egli afferra, trasforma ed assimila il cibo per la vita del proprio spirito. Non dite, o gnostici, che il nostro «cibo» è scarso; analizzatelo voi; io ve ne do soltanto la formula che tutto lo riassume: ogni sapienza... spirituale, però; ha cura di aggiungere l'apostolo; ed applica questo qualificativo ad ambedue i termini: sapienza e intendimento; per esprimere il concetto, che non è di cose carnali 2Corinzi 1:12; 1Corinzi 1:26, nè di cose che siano per la loro propria essenza spirituali 1Corinzi 2:13-14 ch'egli intende parlare, ma di cose che diventano spirituali allora soltanto che siano compenetrate dallo Spirito di Dio. Riferimenti incrociati:Colossesi 1:9Col 1:3,4,6; Rom 1:8-10; Ef 1:15,16 Dimensione testo: |