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Commentario:Giacomo 1:1Giacomo, servitore di Dio e del Signor Gesù Cristo. Abbiamo esposto nell'Introduzione [Giacomo - L'autore] le ragioni che ci fanno ritenere quale autore dell'epistola, Giacomo, il fratello di Gesù, il presidente del presbiterio di Gerusalemme. S'intende bene, quindi, ch'egli non si chiami apostolo, ma con designazione più generale, servitore di Dio e del Signor Gesù Cristo. Lo è come cristiano, ma lo è in ispecie come ministro dell'evangelo chiamato a presiedere la chiesa di Gerusalemme e a lavorare all'edificazione dei giudeo-cristiani sparsi in Palestina e in altre regioni più lontane. Servendo il Signor Gesù Cristo, il Figliuol di Dio, da lui mandato per esser Salvatore e Re del suo popolo, egli serve il Dio dei suoi padri. I ministeri in seno alla Chiesa cristiana sono un servizio in cui l'apostolo, l'evangelista, il dottore, il pastore o il diacono, son chiamati non a fare la loro propria volontà o quella d'un altro uomo, ma la volontà del Signor Gesù ch'è identica colla volontà di Dio. Alle dodici tribù che sono nella dispersione, salute. Tacendo delle opinioni meno plausibili circa il senso da dare all'espressione colla quale l'autore designa i lettori cui è rivolto il suo scritto, notiamo solo che le dodici tribù sono, all'epoca apostolica, il nome, più poetico che altro, del popolo d'Israele considerato nella sua ideale totalità, nonostante il fatto della sparizione completa, o quasi, di parecchie tribù nei successivi disastri nazionali sotto Salmanezer e sotto Nebucadnezar (722 e 586 A. C.). Paolo, parlando davanti ad Agrippa, dice: «Son chiamato in giudizio per la speranza della promessa fatta ai nostri padri; della qual promessa le nostre dodici tribù che servono con fervore a Dio notte e giorno, sperano di vedere il compimento» (Atti 26:6-7; cfr. Apocalisse 7:4-8; 21:12; Matteo 19:28). I resti d'Israele si trovano nella dispersione cioè sparsi in tutti i paesi fra i popoli pagani, sia perchè vi sono stati deportati o cacciati dalla persecuzione, sia perchè vi sono andati volontariamente per i loro commerci. Un quadro di questa dispersione giudaica l'abbiamo in Atti 2:9 ove son mentovati come presenti in Gerusalemme, per la Pentecoste, dei Giudei provenienti dall'Oriente: Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia (diaspora detta babilonese); dei giudei provenienti dal Nord-Ovest: Cappadocia, Ponto, Asia proconsolare, Frigia, Panfilia (diaspora detta dei Greci Giovanni 7:35), dei Giudei provenienti dal Sud: Egitto, Libia cirenaica, Arabi e finalmente dei Giudei provenienti dall'Occidente: Cretesi, Romani. L'elenco non è completo, ma si è calcolato che, nel primo secolo dell'era cristiana, la popolazione israelitica dispersa fuori della Palestina ammontasse a tre o quattro milioni. Giacomo scrive egli a quei milioni dispersi? Ci vieta il crederlo il fatto innegabile ch'egli si rivolge a gente che fa professione di cristianesimo. «Fratelli miei, dice in Giacomo 2:1, la vostra fede nel nostro Signor Gesù Cristo...». Per lui, i veri Israeliti, quelli che formano l'Israele secondo lo spirito, sono i credenti nel Messia ed è a quelli ch'egli rivolge le sue esortazioni. Vero è che nel N.T., più d'una volta, il popolo dei credenti d'ogni nazione, considerato come il successore spirituale dell'antico popolo di Dio, vien chiamato «l'Israele di Dio», «il popolo che Dio s'è acquistato», la «gente santa», il «real sacerdozio», e i singoli componenti la Chiesa universale sono chiamati «figli d'Abramo» perché imitatori della fede d'Abramo Galati 6:16; 1Pietro 2:9; Romani 4:9-18; ma la lettera di Giacomo non ha, in origine, una così vasta destinazione. Egli è stato chiamato a lavorare fra i circoncisi insieme con Pietro e Giovanni Galati 2:9; egli appare come il rappresentante dei giudeo-cristiani in Atti 15:13; 21:18, e nell'Epistola ai Galati; e non risulta ch'egli sia mai uscito da quella sua speciale sfera d'azione. Ai suoi fratelli giudeo-cristiani sparsi per il mondo fuori della Palestina, e con molti dei quali aveva potuto stringere relazioni personali in occasione delle feste giudaiche di Gerusalemme, egli manda il suo saluto nella forma più breve usata nello stile epistolare (Cfr. Atti 15:23; 23:26). Riferimenti incrociati:Giacomo 1:1Mat 10:3; 13:55; Mar 3:18; Lu 6:15; At 1:13; 12:17; 15:13; 21:18; Ga 1:19; 2:9,12; Giuda 1:1 Dimensione testo: |