C.E.I.:

Atti 16,1-28,31

16,1 Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco; 2 egli era assai stimato dai fratelli di Listra e di Icònio. 3 Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano che suo padre era greco. 4 Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero. 5 Le comunità intanto si andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
6 Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la parola nella provincia di Asia. 7 Raggiunta la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8 così, attraversata la Misia, discesero a Troade. 9 Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un Macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci!». 10 Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del Signore.
11 Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e 12 di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni; 13 il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. 14 C'era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15 Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: «Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa». E ci costrinse ad accettare.
16 Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina. 17 Essa seguiva Paolo e noi gridando: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza». 18 Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei». E lo spirito partì all'istante. 19 Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città; 20 presentandoli ai magistrati dissero: «Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei 21 e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare». 22 La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli 23 e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. 24 Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.
25 Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. 26 D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. 27 Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28 Ma Paolo gli gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». 29 Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; 30 poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvato?». 31 Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». 32 E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. 33 Egli li prese allora in disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece battezzare con tutti i suoi; 34 poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
35 Fattosi giorno, i magistrati inviarono le guardie a dire: «Libera quegli uomini!». 36 Il carceriere annunziò a Paolo questo messaggio: «I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare! Potete dunque uscire e andarvene in pace». 37 Ma Paolo disse alle guardie: «Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, sebbene siamo cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano di persona a condurci fuori!». 38 E le guardie riferirono ai magistrati queste parole. All'udire che erano cittadini romani, si spaventarono; 39 vennero e si scusarono con loro; poi li fecero uscire e li pregarono di partire dalla città. 40 Usciti dalla prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono.

17,1 Seguendo la via di Anfipoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. 2 Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, 3 spiegandole e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio. 4 Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. 5 Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6 Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai capi della città gridando: «Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e Giasone li ha ospitati. 7 Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, affermando che c'è un altro re, Gesù». 8 Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città che udivano queste cose; 9 tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li rilasciarono.
10 Ma i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così. 12 Molti di loro credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e non pochi uomini. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio, andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo. 14 Allora i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare, mentre Sila e Timòteo rimasero in città. 15 Quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto.
16 Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. 17 Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. 18 Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: «Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?». E altri: «Sembra essere un annunziatore di divinità straniere»; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. 19 Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: «Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? 20 Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta». 21 Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare.
22 Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:
«Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. 23 Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo 25 né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 27 perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28 In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto:
Poiché di lui stirpe noi siamo.
29 Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. 30 Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31 poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
32 Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: «Ti sentiremo su questo un'altra volta». 33 Così Paolo uscì da quella riunione. 34 Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.

18,1 Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2 Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro 3 e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende. 4 Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
5 Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6 Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani». 7 E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga. 8 Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.
9 E una notte in visione il Signore disse a Paolo: «Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere, 10 perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città». 11 Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.
12 Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo: 13 «Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge». 14 Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione. 15 Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende». 16 E li fece cacciare dal tribunale. 17 Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.
18 Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. 19 Giunsero a Efeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei. 20 Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì. 21 Tuttavia prese congedo dicendo: «Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà», quindi partì da Efeso. 22 Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia.
23 Trascorso colà un po' di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli.
24 Arrivò a Efeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture. 25 Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. 26 Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. 27 Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti; 28 confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.

19,1 Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli 2 e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo». 3 Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. 4 Disse allora Paolo: «Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». 5 Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù 6 e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano. 7 Erano in tutto circa dodici uomini.
8 Entrato poi nella sinagoga, vi potè parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio. 9 Ma poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male in pubblico di questa nuova dottrina, si staccò da loro separando i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno. 10 Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore.
11 Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, 12 al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
13 Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch'essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: «Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica». 14 Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. 15 Ma lo spirito cattivo rispose loro: «Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?». 16 E l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. 17 Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Efeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù. 18 Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche 19 e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento. 20 Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava.
21 Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo: «Dopo essere stato là devo vedere anche Roma». 22 Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po' di tempo nella provincia di Asia.
23 Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto riguardo alla nuova dottrina. 24 Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di Artèmide in argento e procurava in tal modo non poco guadagno agli artigiani, 25 li radunò insieme agli altri che si occupavano di cose del genere e disse: «Cittadini, voi sapete che da questa industria proviene il nostro benessere; 26 ora potete osservare e sentire come questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Efeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo. 27 Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artèmide non venga stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che l'Asia e il mondo intero adorano».
28 All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si misero a gridare: «Grande è l'Artèmide degli Efesini!». 29 Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo. 30 Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. 31 Anche alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. 32 Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi.
33 Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, ed egli, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo. 34 Appena s'accorsero che era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: «Grande è l'Artèmide degli Efesini!». 35 Alla fine il cancelliere riuscì a calmare la folla e disse: «Cittadini di Efeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Efeso è custode del tempio della grande Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? 36 Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti. 37 Voi avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno bestemmiato la nostra dea. 38 Perciò se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, ci sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro. 39 Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea ordinaria. 40 C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo per cui possiamo giustificare questo assembramento». 41 E con queste parole sciolse l'assemblea.

20,1 Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati, li salutò e si mise in viaggio per la Macedonia. 2 Dopo aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò in Grecia.
3 Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un complotto dei Giudei contro di lui, mentre si apprestava a salpare per la Siria, decise di far ritorno attraverso la Macedonia. 4 Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo. 5 Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Troade; 6 noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Troade dove ci trattenemmo una settimana.
7 Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte. 8 C'era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti; 9 un ragazzo chiamato Eutico, che stava seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto morto. 10 Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: «Non vi turbate; è ancora in vita!». 11 Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. 12 Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati.
13 Noi poi, che eravamo partiti per nave, facemmo vela per Asso, dove dovevamo prendere a bordo Paolo; così infatti egli aveva deciso, intendendo di fare il viaggio a piedi. 14 Quando ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène. 15 Salpati da qui il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo Samo e il giorno dopo giungemmo a Milèto. 16 Paolo aveva deciso di passare al largo di Efeso per evitare di subire ritardi nella provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il giorno della Pentecoste.
17 Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa. 18 Quando essi giunsero disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: 19 ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. 20 Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, 21 scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù. 22 Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. 23 So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. 24 Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
25 Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio. 26 Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, 27 perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio. 28 Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. 29 Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30 perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. 31 Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.
32 Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. 33 Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. 34 Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. 35 In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!».
36 Detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37 Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo lo baciavano, 38 addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.

21,1 Appena ci fummo separati da loro, salpammo e per la via diretta giungemmo a Cos, il giorno seguente a Rodi e di qui a Pàtara. 2 Trovata qui una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e prendemmo il largo. 3 Giunti in vista di Cipro, ce la lasciammo a sinistra e, continuando a navigare verso la Siria, giungemmo a Tiro, dove la nave doveva scaricare. 4 Avendo ritrovati i discepoli, rimanemmo colà una settimana, ed essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non andare a Gerusalemme. 5 Ma quando furon passati quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti loro con le mogli e i figli sin fuori della città. Inginocchiati sulla spiaggia pregammo, poi ci salutammo a vicenda; 6 noi salimmo sulla nave ed essi tornarono alle loro case. 7 Terminata la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a salutare i fratelli e restammo un giorno con loro.
8 Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed entrati nella casa dell'evangelista Filippo, che era uno dei Sette, sostammo presso di lui. 9 Egli aveva quattro figlie nubili, che avevano il dono della profezia. 10 Eravamo qui da alcuni giorni, quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Agabo. 11 Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani». 12 All'udir queste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme. 13 Ma Paolo rispose: «Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». 14 E poiché non si lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore!».
15 Dopo questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso Gerusalemme. 16 Vennero con noi anche alcuni discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Mnasone di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale ricevemmo ospitalità.
17 Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. 18 L'indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti gli anziani. 19 Dopo aver rivolto loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo suo. 20 Quand'ebbero ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo: «Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla legge. 21 Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini. 22 Che facciamo? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. 23 Fa' dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. 24 Prendili con te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in ciò di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la legge. 25 Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia».
26 Allora Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio per comunicare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l'offerta per ciascuno di loro.
27 Stavano ormai per finire i sette giorni, quando i Giudei della provincia d'Asia, vistolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e misero le mani su di lui gridando: 28 «Uomini d'Israele, aiuto! Questo è l'uomo che va insegnando a tutti e dovunque contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; ora ha introdotto perfino dei Greci nel tempio e ha profanato il luogo santo!». 29 Avevano infatti veduto poco prima Tròfimo di Efeso in sua compagnia per la città, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio. 30 Allora tutta la città fu in subbuglio e il popolo accorse da ogni parte. Impadronitisi di Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito furono chiuse le porte. 31 Stavano già cercando di ucciderlo, quando fu riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta. 32 Immediatamente egli prese con sé dei soldati e dei centurioni e si precipitò verso i rivoltosi. Alla vista del tribuno e dei soldati, cessarono di percuotere Paolo. 33 Allora il tribuno si avvicinò, lo arrestò e ordinò che fosse legato con due catene; intanto s'informava chi fosse e che cosa avesse fatto. 34 Tra la folla però chi diceva una cosa, chi un'altra. Nell'impossibilità di accertare la realtà dei fatti a causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortezza. 35 Quando fu alla gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a causa della violenza della folla. 36 La massa della gente infatti veniva dietro, urlando: «A morte!».
37 Sul punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno: «Posso dirti una parola?». «Conosci il greco?, disse quello, 38 Allora non sei quell'Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato e condotto nel deserto i quattromila ribelli?». 39 Rispose Paolo: «Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non certo senza importanza. Ma ti prego, lascia che rivolga la parola a questa gente». 40 Avendo egli acconsentito, Paolo, stando in piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un grande silenzio, rivolse loro la parola in ebraico dicendo:

22,1 «Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi». 2 Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di più. 3 Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. 4 Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne, 5 come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti.
6 Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; 7 caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 8 Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. 9 Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. 10 Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia. 11 E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco.
12 Un certo Anania, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti, 13 venne da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista. 14 Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, 15 perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16 E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome.
17 Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi 18 e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me. 19 E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te; 20 quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano. 21 Allora mi disse: Va', perché io ti manderò lontano, tra i pagani».
22 Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando: «Toglilo di mezzo; non deve più vivere!». 23 E poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria, 24 il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo.
25 Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: «Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?». 26 Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: «Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!». 27 Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: «Dimmi, tu sei cittadino romano?». Rispose: «Sì». 28 Replicò il tribuno: «Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo». Paolo disse: «Io, invece, lo sono di nascita!». 29 E subito si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e che lui lo aveva messo in catene.
30 Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro.

23,1 Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: «Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza». 2 Ma il sommo sacerdote Anania ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo sulla bocca. 3 Paolo allora gli disse: «Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?». 4 E i presenti dissero: «Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?». 5 Rispose Paolo: «Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo».
6 Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: «Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti». 7 Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise. 8 I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. 9 Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?». 10 La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. 11 La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma».
12 Fattosi giorno, i Giudei ordirono una congiura e fecero voto con giuramento esecratorio di non toccare né cibo né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo. 13 Erano più di quaranta quelli che fecero questa congiura. 14 Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: «Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo. 15 Voi dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti, col pretesto di esaminare più attentamente il suo caso; noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo prima che arrivi».
16 Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo. 17 Questi allora chiamò uno dei centurioni e gli disse: «Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualche cosa da riferirgli». 18 Il centurione lo prese e lo condusse dal tribuno dicendo: «Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche cosa». 19 Il tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese: «Che cosa è quello che hai da riferirmi?». 20 Rispose: «I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre domani Paolo nel sinedrio, col pretesto di informarsi più accuratamente nei suoi riguardi. 21 Tu però non lasciarti convincere da loro, poiché più di quaranta dei loro uomini hanno ordito un complotto, facendo voto con giuramento esecratorio di non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso; e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il tuo consenso».
22 Il tribuno congedò il giovanetto con questa raccomandazione: «Non dire a nessuno che mi hai dato queste informazioni».
23 Fece poi chiamare due dei centurioni e disse: «Preparate duecento soldati per andare a Cesarèa insieme con settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto. 24 Siano pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice». 25 Scrisse anche una lettera in questi termini: 26 «Claudio Lisia all'eccellentissimo governatore Felice, salute. 27 Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da loro; ma sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato, perché ho saputo che è cittadino romano. 28 Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio. 29 Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge, ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di prigionia. 30 Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a te quello che hanno contro di lui. Sta' bene».
31 Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride. 32 Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con lui, se ne tornarono alla fortezza. 33 I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al governatore e gli presentarono Paolo. 34 Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era della Cilicia, disse: 35 «Ti ascolterò quando saranno qui anche i tuoi accusatori». E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.

24,1 Cinque giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Anania insieme con alcuni anziani e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per accusare Paolo. 2 Quando questi fu fatto venire, Tertullo cominciò l'accusa dicendo: 3 «La lunga pace di cui godiamo grazie a te e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo grazie alla tua provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto, eccellentissimo Felice, con profonda gratitudine. 4 Ma per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella tua benevolenza. 5 Abbiamo scoperto che quest'uomo è una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei. 6 Ha perfino tentato di profanare il tempio e noi l'abbiamo arrestato. 7  8 Interrogandolo personalmente, potrai renderti conto da lui di tutte queste cose delle quali lo accusiamo». 9 Si associarono nell'accusa anche i Giudei, affermando che i fatti stavano così.
10 Quando il governatore fece cenno a Paolo di parlare, egli rispose: «So che da molti anni sei giudice di questo popolo e parlo in mia difesa con fiducia. 11 Tu stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando mi sono recato a Gerusalemme per il culto. 12 Essi non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere con qualcuno o a incitare il popolo alla sommossa, né nelle sinagoghe, né per la città 13 e non possono provare nessuna delle cose delle quali ora mi accusano. 14 Ammetto invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che essi chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti, 15 nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. 16 Per questo mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini. 17 Ora, dopo molti anni, sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici; 18 in occasione di questi essi mi hanno trovato nel tempio dopo che avevo compiuto le purificazioni. Non c'era folla né tumulto. 19 Furono dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi, e loro dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno qualche cosa contro di me; 20 oppure dicano i presenti stessi quale colpa han trovato in me quando sono comparso davanti al sinedrio, 21 se non questa sola frase che gridai stando in mezzo a loro: A motivo della risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi davanti a voi!».
22 Allora Felice, che era assai bene informato circa la nuova dottrina, li rimandò dicendo: «Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso». 23 E ordinò al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una certa libertà e senza impedire a nessuno dei suoi amici di dargli assistenza.
24 Dopo alcuni giorni Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era giudea; fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. 25 Ma quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: «Per il momento puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il tempo». 26 Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui.
27 Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo dimostrare benevolenza verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione.

25,1 Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme. 2 I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei gli si presentarono per accusare Paolo e cercavano di persuaderlo, 3 chiedendo come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e intanto disponevano un tranello per ucciderlo lungo il percorso. 4 Festo rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso sarebbe partito fra breve. 5 «Quelli dunque che hanno autorità tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche colpa in quell'uomo, lo denuncino».
6 Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo. 7 Appena giunse, lo attorniarono i Giudei discesi da Gerusalemme, imputandogli numerose e gravi colpe, senza però riuscire a provarle. 8 Paolo a sua difesa disse: «Non ho commesso alcuna colpa, né contro la legge dei Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare». 9 Ma Festo volendo fare un favore ai Giudei, si volse a Paolo e disse: «Vuoi andare a Gerusalemme per essere là giudicato di queste cose, davanti a me?». 10 Paolo rispose: «Mi trovo davanti al tribunale di Cesare, qui mi si deve giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come anche tu sai perfettamente. 11 Se dunque sono in colpa e ho commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare». 12 Allora Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: «Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai».
13 Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce, per salutare Festo. 14 E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: «C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, 15 durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna. 16 Risposi che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa. 17 Allora essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo. 18 Gli accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo; 19 avevano solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita. 20 Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose. 21 Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare». 22 E Agrippa a Festo: «Vorrei anch'io ascoltare quell'uomo!». «Domani, rispose, lo potrai ascoltare».
23 Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono nella sala dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare anche Paolo. 24 Allora Festo disse: «Re Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui sul conto del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. 25 Io però mi sono convinto che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire. 26 Ma sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere. 27 Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse che si muovono contro di lui».

26,1 Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo, stesa la mano, si difese così: 2 «Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te, 3 che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. 4 La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; 5 essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione. 6 Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei! 8 Perché è considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti?
9 Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno, 10 come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro. 11 In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere.
12 In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno 13 vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. 14 Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo. 15 E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16 Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. 17 Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando 18 ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me.
19 Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste; 20 ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. 21 Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi. 22 Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, 23 che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani».
24 Mentr'egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: «Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!». 25 E Paolo: «Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge. 26 Il re è al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto. 27 Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi». 28 E Agrippa a Paolo: «Per poco non mi convinci a farmi cristiano!». 29 E Paolo: «Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto queste catene!».
30 Si alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e quelli che avevano preso parte alla seduta 31 e avviandosi conversavano insieme e dicevano: «Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene». 32 E Agrippa disse a Festo: «Costui poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare».

27,1 Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio della coorte Augusta. 2 Salimmo su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalonica. 3 Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure. 4 Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari 5 e, attraversato il mare della Cilicia e della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia. 6 Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per l'Italia e ci fece salire a bordo. 7 Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmone, 8 e costeggiandola a fatica giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa.
9 Essendo trascorso molto tempo ed essendo ormai pericolosa la navigazione poiché era già passata la festa dell'Espiazione, Paolo li ammoniva dicendo: 10 «Vedo, o uomini, che la navigazione comincia a essere di gran rischio e di molto danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite». 11 Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della nave che alle parole di Paolo. 12 E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più furono del parere di salpare di là nella speranza di andare a svernare a Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
13 Appena cominciò a soffiare un leggero scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto, levarono le ancore e costeggiavano da vicino Creta. 14 Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento d'uragano, detto allora «Euroaquilone». 15 La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento, abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. 16 Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica riuscimmo a padroneggiare la scialuppa; 17 la tirarono a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave. Quindi, per timore di finire incagliati nelle Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva. 18 Sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare il carico; 19 il terzo giorno con le proprie mani buttarono via l'attrezzatura della nave. 20 Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava ormai perduta.
21 Da molto tempo non si mangiava, quando Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: «Sarebbe stato bene, o uomini, dar retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo danno. 22 Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave. 23 Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale appartengo e che servo, 24 dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi compagni di navigazione. 25 Perciò non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato annunziato. 26 Ma è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola».
27 Come giunse la quattordicesima notte da quando andavamo alla deriva nell'Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione che una qualche terra si avvicinava. 28 Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve intervallo, scandagliando di nuovo, trovarono quindici braccia. 29 Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno. 30 Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e già stavano calando la scialuppa in mare, col pretesto di gettare le ancore da prora, Paolo disse al centurione e ai soldati: 31 «Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potrete mettervi in salvo». 32 Allora i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
33 Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo: «Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell'attesa, senza prender nulla. 34 Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto». 35 Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. 36 Tutti si sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo. 37 Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone. 38 Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.
39 Fattosi giorno non riuscivano a riconoscere quella terra, ma notarono un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa. 40 Levarono le ancore e le lasciarono andare in mare; al tempo stesso allentarono i legami dei timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia. 41 Ma incapparono in una secca e la nave vi si incagliò; mentre la prua arenata rimaneva immobile, la poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde. 42 I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno sfuggisse gettandosi a nuoto, 43 ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo progetto; diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra; 44 poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.

28,1 Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. 2 Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo. 3 Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano. 4 Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: «Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere». 5 Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. 6 Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un dio.
7 Nelle vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al «primo» dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni. 8 Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì. 9 Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati; 10 ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.
11 Dopo tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato nell'isola, recante l'insegna dei Diòscuri. 12 Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni 13 e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli. 14 Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Partimmo quindi alla volta di Roma. 15 I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio.
16 Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di guardia.
17 Dopo tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i Giudei e venuti che furono, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo e contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei Romani. 18 Questi, dopo avermi interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. 19 Ma continuando i Giudei ad opporsi, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere con questo muovere accuse contro il mio popolo. 20 Ecco perché vi ho chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena». 21 Essi gli risposero: «Noi non abbiamo ricevuto nessuna lettera sul tuo conto dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a riferire o a parlar male di te. 22 Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello che pensi; di questa setta infatti sappiamo che trova dovunque opposizione».
23 E fissatogli un giorno, vennero in molti da lui nel suo alloggio; egli dal mattino alla sera espose loro accuratamente, rendendo la sua testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù, in base alla Legge di Mosè e ai Profeti. 24 Alcuni aderirono alle cose da lui dette, ma altri non vollero credere 25 e se ne andavano discordi tra loro, mentre Paolo diceva questa sola frase: «Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia, ai nostri padri:
26 Va' da questo popolo e di' loro:
Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete;
guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete.
27 Perché il cuore di questo popolo si è indurito:
e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi;
hanno chiuso i loro occhi
per non vedere con gli occhi,
non ascoltare con gli orecchi,
non comprendere nel loro cuore e non convertirsi,
perché io li risani
.
28 Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno!». 29  30 Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, 31 annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.

Nuova Riveduta:

Atti 16,1-28,31

Timoteo si unisce a Paolo
At 15:40-41 (Ro 16:21; Fl 2:19-22; 1Ti 1:2)
16,1 Giunse anche a Derba e a Listra; e là c'era un discepolo, di nome Timoteo, figlio di una donna ebrea credente, ma di padre greco. 2 Di lui rendevano buona testimonianza i fratelli che erano a Listra e a Iconio. 3 Paolo volle che egli partisse con lui; perciò lo prese e lo circoncise a causa dei Giudei che erano in quei luoghi; perché tutti sapevano che il padre di lui era greco. 4 Passando da una città all'altra, trasmisero ai fratelli, perché le osservassero, le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani che erano a Gerusalemme. 5 Le chiese dunque si fortificavano nella fede e crescevano ogni giorno di numero.

Visione di Paolo a Troas
Ga 4:13-15
6 Poi attraversarono la Frigia e la regione della Galazia, essendogli stato impedito dallo Spirito Santo di annunciare la Parola in Asia; 7 e, giunti ai confini della Misia, cercavano di andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8 e, oltrepassata la Misia, discesero a Troas. 9 Paolo ebbe durante la notte una visione: un Macedone gli stava davanti e lo pregava dicendo: «Passa in Macedonia e soccorrici». 10 Appena ebbe avuta quella visione, cercammo subito di partire per la Macedonia, convinti che Dio ci aveva chiamati là ad annunciare loro il vangelo.

Paolo a Filippi
Mt 18:20 (Gv 6:44-45; Sl 119:18; Mt 13:23)
11 Perciò, salpando da Troas, puntammo diritto su Samotracia, e il giorno seguente su Neapolis; 12 di là ci recammo a Filippi, che è colonia romana e la città più importante di quella regione della Macedonia; e restammo in quella città alcuni giorni.
13 Il sabato andammo fuori dalla porta, lungo il fiume, dove pensavamo vi fosse un luogo di preghiera; e, sedutici, parlavamo alle donne là riunite. 14 Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore per renderla attenta alle cose dette da Paolo. 15 Dopo che fu battezzata con la sua famiglia, ci pregò dicendo: «Se avete giudicato che io sia fedele al Signore, entrate in casa mia e alloggiatevi». E ci costrinse ad accettare.

Paolo e Sila in prigione
At 19:23-34 (1Te 2:2; 1P 4:12-13)(Fl 1:12)
16 Mentre andavamo al luogo di preghiera, incontrammo una serva posseduta da uno spirito di divinazione. Facendo l'indovina, essa procurava molto guadagno ai suoi padroni. 17 Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: «Questi uomini sono servi del Dio altissimo e vi annunciano la via della salvezza». 18 Così fece per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: «Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei». Ed egli uscì in quell'istante.
19 I suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza davanti alle autorità; 20 e, presentatili ai pretori, dissero: «Questi uomini, che sono Giudei, turbano la nostra città 21 e predicano riti che a noi Romani non è lecito accettare né praticare». 22 La folla insorse allora contro di loro; e i pretori, strappate loro le vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe. 23 E, dopo aver dato loro molte vergate, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di sorvegliarli attentamente. 24 Ricevuto tale ordine, egli li rinchiuse nella parte più interna del carcere e mise dei ceppi ai loro piedi.

Conversione del carceriere di Filippi
Gv 3:16; 1Ti 1:15-16
25 Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano. 26 A un tratto vi fu un gran terremoto, la prigione fu scossa dalle fondamenta; e in quell'istante tutte le porte si aprirono e le catene di tutti si spezzarono. 27 Il carceriere si svegliò e, vedute tutte le porte del carcere spalancate, sguainò la spada per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28 Ma Paolo gli gridò ad alta voce: «Non farti del male, perché siamo tutti qui». 29 Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila; 30 poi li condusse fuori e disse: «Signori, che debbo fare per essere salvato?» 31 Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia». 32 Poi annunciarono la Parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua. 33 Ed egli li prese con sé in quella stessa ora della notte, lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. 34 Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola, e si rallegrava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio.

Paolo e Sila vengono rilasciati
At 22:25-29 (Fl 1:1-11, 27-30)
35 Fattosi giorno, i pretori mandarono i littori a dire: «Libera quegli uomini». 36 Il carceriere riferì a Paolo queste parole, dicendo: «I pretori hanno mandato a dire che siate rimessi in libertà; or dunque uscite, e andate in pace». 37 Ma Paolo disse loro: «Dopo averci battuti in pubblico senza che fossimo stati condannati, noi che siamo cittadini romani, ci hanno gettati in prigione; e ora vogliono rilasciarci di nascosto? No davvero! Anzi, vengano loro stessi a condurci fuori». 38 I littori riferirono queste parole ai pretori; e questi ebbero paura quando seppero che erano Romani. 39 Essi vennero e li pregarono di scusarli; e, accompagnandoli fuori, chiesero loro di andarsene dalla città. 40 Allora Paolo e Sila, usciti dalla prigione, entrarono in casa di Lidia; e, visti i fratelli, li confortarono, poi partirono.

Paolo e Sila a Tessalonica
1Te 1; 2:1-16; Fl 4:16; Gv 15:19-21, 25; 16:2-3
17,1 Dopo essere passati per Amfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei; 2 e Paolo, com'era sua consuetudine, entrò da loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, 3 spiegando e dimostrando che il Cristo doveva soffrire e risuscitare dai morti. «E il Cristo», egli diceva, «è quel Gesù che io vi annuncio». 4 Alcuni di loro furono convinti e si unirono a Paolo e Sila, e così una gran folla di Greci pii e non poche donne delle famiglie più importanti. 5 Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in subbuglio la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6 Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: «Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qui, 7 e Giasone li ha ospitati; ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c'è un altro re: Gesù». 8 E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose. 9 Questi, dopo aver ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

Paolo e Sila a Berea
Is 8:20; 1Te 5:21
10 Ma i fratelli subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; ed essi, appena giunti, si recarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Ora questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così. 12 Molti di loro dunque credettero, e così pure un gran numero di nobildonne greche e di uomini. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la Parola di Dio era stata annunciata da Paolo anche a Berea, si recarono là, agitando e mettendo sottosopra la folla. 14 I fratelli allora fecero subito partire Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo rimasero ancora là.
15 Quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e, ricevuto l'ordine di dire a Sila e a Timoteo che quanto prima si recassero da lui, se ne tornarono indietro.

Paolo ad Atene
Il discorso nell'Areòpago

Sl 69:10 (At 14:14-17; 26:17-20) 1Co 1:18-25
16 Mentre Paolo li aspettava ad Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro nel vedere la città piena di idoli. 17 Frattanto discorreva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie; e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano. 18 E anche alcuni filosofi epicurei e stoici conversavano con lui. Alcuni dicevano: «Che cosa dice questo ciarlatano?» E altri: «Egli sembra essere un predicatore di divinità straniere», perché annunciava Gesù e la risurrezione. 19 Presolo con sé, lo condussero su nell'Areòpago, dicendo: «Potremmo sapere quale sia questa nuova dottrina che tu proponi? 20 Poiché tu ci fai sentire cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa vogliono dire queste cose».
21 Or tutti gli Ateniesi e i residenti stranieri non passavano il loro tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare novità.
22 E Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areòpago, disse:
«Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. 23 Poiché, passando e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo; 25 e non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. 26 Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione, 27 affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. 28 Difatti in lui viviamo, ci moviamo e siamo, come anche alcuni vostri poeti hanno detto: "Poiché siamo anche sua discendenza". 29 Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana. 30 Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, 31 perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo che egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti risuscitandolo dai morti».
32 Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni se ne beffavano; e altri dicevano: «Su questo ti ascolteremo un'altra volta». 33 Così Paolo uscì di mezzo a loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e credettero; tra i quali anche Dionisio l'areopagita, una donna chiamata Damaris e altri con loro.

Paolo a Corinto
1Co 1:1-9; 2:1-5; 4:12; 2Co 11:5-12; 12:12-13
18,1 Dopo questi fatti egli lasciò Atene e si recò a Corinto. 2 Qui trovò un Giudeo, di nome Aquila, oriundo del Ponto, giunto di recente dall'Italia insieme con sua moglie Priscilla, perché Claudio aveva ordinato a tutti i Giudei di lasciare Roma. Egli si unì a loro. 3 Essendo del medesimo mestiere, andò ad abitare e a lavorare con loro. Infatti, di mestiere, erano fabbricanti di tende.
4 Ma ogni sabato insegnava nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci. 5 Quando poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo si dedicò completamente alla Parola, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6 Ma poiché essi facevano opposizione e lo insultavano, egli scosse le sue vesti e disse loro: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono netto; da ora in poi andrò dai pagani». 7 E, uscito di là, entrò in casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che temeva Dio e aveva la casa attigua alla sinagoga. 8 Ma Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia. Molti Corinzi, udendo, credevano e venivano battezzati.
9 Una notte il Signore disse in visione a Paolo: «Non temere, ma continua a parlare e non tacere; 10 perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa città».
11 Ed egli rimase là un anno e sei mesi, insegnando tra di loro la Parola di Dio.

At 25:15-21; Ro 13:3-4
12 Poi, quando Gallione era proconsole dell'Acaia, i Giudei, unanimi, insorsero contro Paolo e lo condussero davanti al tribunale, dicendo: 13 «Costui persuade la gente ad adorare Dio in modo contrario alla legge». 14 Paolo stava per parlare, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di qualche ingiustizia o di qualche cattiva azione, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, come vuole la ragione. 15 Ma se si tratta di questioni intorno a parole, a nomi e alla vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste cose». 16 E li fece uscire dal tribunale. 17 Allora tutti afferrarono Sostene, il capo della sinagoga, e lo picchiavano davanti al tribunale. E Gallione non si curava affatto di queste cose.

Paolo ritorna ad Antiochia
At 21:23-26; 20:16; 14:26
18 Quanto a Paolo, dopo essersi trattenuto ancora molti giorni, prese commiato dai fratelli e, dopo essersi fatto radere il capo a Cencrea, perché aveva fatto un voto, s'imbarcò per la Siria con Priscilla e Aquila.
19 Quando giunsero a Efeso, Paolo li lasciò là; poi, entrato nella sinagoga, si mise a discorrere con i Giudei. 20 Essi lo pregarono di rimanere da loro più a lungo, ma egli non acconsentì; 21 e dopo aver preso commiato e aver detto: «Dio volendo, tornerò da loro», salpò da Efeso;
22 giunto a Cesarea, salì a Gerusalemme e, salutata la chiesa, scese ad Antiochia.

Terzo viaggio missionario
At 15:41; 16:4-6; Mt 13:12; 1Co 3:4-8
23 Dopo essersi fermato qui qualche tempo, partì, percorrendo la regione della Galazia e della Frigia successivamente, fortificando tutti i discepoli.

Apollo a Efeso e a Corinto
24 Ora un Giudeo di nome Apollo, oriundo di Alessandria, uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò a Efeso. 25 Egli era stato istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunciava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni. 26 Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella sinagoga. Ma Priscilla e Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con più esattezza la via di Dio. 27 Poi, siccome voleva andare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di accoglierlo. Giunto là, egli fu di grande aiuto a quelli che avevano creduto mediante la grazia di Dio, 28 perché con gran vigore confutava pubblicamente i Giudei, dimostrando con le Scritture che Gesù è il Cristo.

Paolo a Efeso
Mt 3:1-12; At 8:14-17
19,1 Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, dopo aver attraversato le regioni superiori del paese, giunse a Efeso e vi trovò alcuni discepoli. 2 Egli disse loro: «Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?» Gli risposero: «Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito Santo». 3 Egli disse: «Con quale battesimo siete dunque stati battezzati?» Essi risposero: «Con il battesimo di Giovanni». 4 Paolo disse: «Giovanni battezzò con il battesimo di ravvedimento, dicendo al popolo di credere in colui che veniva dopo di lui, cioè in Gesù». 5 Udito questo, furono battezzati nel nome del Signore Gesù; 6 e, avendo Paolo imposto loro le mani, lo Spirito Santo scese su di loro ed essi parlavano in lingue e profetizzavano. 7 Erano in tutto circa dodici uomini.

1Co 16:8-9; At 20:17-21, 31; Eb 2:4
8 Poi entrò nella sinagoga, e qui parlò con molta franchezza per tre mesi, esponendo con discorsi persuasivi le cose relative al regno di Dio. 9 Ma siccome alcuni si ostinavano e rifiutavano di credere dicendo male della Via in presenza della folla, egli, ritiratosi da loro, separò i discepoli e insegnava ogni giorno nella scuola di Tiranno. 10 Questo durò due anni. Così tutti coloro che abitavano nell'Asia, Giudei e Greci, udirono la Parola del Signore. 11 Dio intanto faceva miracoli straordinari per mezzo di Paolo; 12 al punto che si mettevano sopra i malati dei fazzoletti e dei grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie scomparivano e gli spiriti maligni uscivano.

(At 8:9-13, 18-23; 2Ti 3:8-9) 1Co 4:20; Fl 3:7-9
13 Or alcuni esorcisti itineranti giudei tentarono anch'essi d'invocare il nome del Signore Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: «Io vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo annuncia». 14 Quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, giudeo, capo sacerdote. 15 Ma lo spirito maligno rispose loro: «Conosco Gesù, e so chi è Paolo; ma voi chi siete?» 16 E l'uomo che aveva lo spirito maligno si scagliò su tutti loro; e li trattò in modo tale che fuggirono da quella casa, nudi e feriti. 17 Questo fatto fu risaputo da tutti, Giudei e Greci, che abitavano a Efeso; e tutti furono presi da timore, e il nome del Signore Gesù era esaltato. 18 Molti di quelli che avevano creduto venivano a confessare e a dichiarare le cose che avevano fatte. 19 Fra quanti avevano esercitato le arti magiche molti portarono i loro libri e li bruciarono in presenza di tutti; e, calcolatone il prezzo, trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento.
20 Così la Parola di Dio cresceva e si affermava potentemente.
21 Dopo questi fatti Paolo si mise in animo di andare a Gerusalemme, passando per la Macedonia e per l'Acaia. «Dopo essere stato là», diceva, «bisogna che io veda anche Roma». 22 Mandati in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timoteo ed Erasto, egli si fermò ancora per qualche tempo in Asia.

Il tumulto di Efeso
1Co 16:5-9; 15:32; 2Co 1:8-10; Ec 9:17
23 In quel periodo vi fu un gran tumulto a proposito della nuova Via. 24 Perché un tale, di nome Demetrio, orefice, che faceva tempietti di Diana in argento, procurava non poco guadagno agli artigiani. 25 Riuniti questi e gli altri che esercitavano il medesimo mestiere, disse: «Uomini, voi sapete che da questo lavoro proviene la nostra prosperità; 26 e voi vedete e udite che questo Paolo ha persuaso e sviato molta gente non solo a Efeso, ma in quasi tutta l'Asia, dicendo che quelli costruiti con le mani non sono dèi. 27 Non solo vi è pericolo che questo ramo della nostra arte cada in discredito, ma che anche il tempio della grande dea Diana non conti più, e che sia perfino privata della sua maestà colei che tutta l'Asia e il mondo adorano».
28 Essi, udite queste cose, accesi di sdegno, si misero a gridare: «Grande è la Diana degli Efesini!»
29 E la città fu piena di confusione; e trascinando con sé a forza Gaio e Aristarco, macedoni, compagni di viaggio di Paolo, si precipitarono tutti d'accordo verso il teatro. 30 Paolo voleva presentarsi al popolo, ma i discepoli glielo impedirono. 31 Anche alcuni magistrati dell'Asia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. 32 Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; infatti l'assemblea era confusa; e i più non sapevano per quale motivo si fossero riuniti. 33 Dalla folla fecero uscire Alessandro, che i Giudei spingevano avanti. E Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti al popolo. 34 Ma quando si accorsero che era giudeo, tutti, per quasi due ore, si misero a gridare in coro: «Grande è la Diana degli Efesini!»
35 Allora il segretario, calmata la folla, disse: «Uomini di Efeso, c'è forse qualcuno che non sappia che la città degli Efesini è la custode del tempio della grande Diana e della sua immagine caduta dal cielo? 36 Queste cose sono incontestabili; perciò dovete calmarvi e non fare nulla in modo precipitoso; 37 voi infatti avete condotto qua questi uomini, i quali non sono né sacrileghi né bestemmiatori della nostra dea. 38 Se dunque Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno qualcosa contro qualcuno, ci sono i tribunali e ci sono i proconsoli: si facciano citare gli uni e gli altri. 39 Se poi volete ottenere qualcos'altro, la questione si risolverà in un'assemblea regolare. 40 Infatti corriamo il rischio di essere accusati di sedizione per la riunione di oggi, non essendovi ragione alcuna con la quale poter giustificare questo tumulto». 41 Detto questo, sciolse l'assemblea.

Paolo in Macedonia e in Grecia
1Co 16:1-7; 2Co 7:5; Ro 15:25-27
20,1 Cessato il tumulto, Paolo fece chiamare i discepoli e, dopo averli esortati, li salutò e partì per la Macedonia.
2 Attraversate quelle regioni, rivolgendo molte esortazioni ai discepoli, giunse in Grecia. 3 Qui si trattenne tre mesi.
Poi, dato che i Giudei avevano ordito un complotto contro di lui mentre stava per imbarcarsi per la Siria, decise di ritornare attraverso la Macedonia. 4 Lo accompagnarono Sòpatro di Berea, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derba, Timoteo e, della provincia d'Asia, Tichico e Trofimo. 5 Questi andarono avanti e ci aspettarono a Troas.

Paolo a Troas
(At 9:36-42; 1R 17:17-24; 2R 4:32-37) 2Co 1:3-4
6 Trascorsi i giorni degli Azzimi partimmo da Filippi e, dopo cinque giorni, li raggiungemmo a Troas, dove ci trattenemmo sette giorni.
7 Il primo giorno della settimana, mentre eravamo riuniti per spezzare il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, parlava ai discepoli, e prolungò il discorso fino a mezzanotte. 8 Nella sala di sopra, dov'eravamo riuniti, c'erano molte lampade; 9 un giovane di nome Eutico, che stava seduto sul davanzale della finestra, fu colto da un sonno profondo, poiché Paolo tirava in lungo il suo dire; egli, sopraffatto dal sonno, precipitò giù dal terzo piano e venne raccolto morto. 10 Ma Paolo scese, si gettò su di lui e, abbracciatolo, disse: «Non vi turbate, perché la sua anima è in lui». 11 Poi risalì, spezzò il pane e prese cibo; e dopo aver ragionato lungamente sino all'alba, partì. 12 Il giovane fu ricondotto vivo, ed essi ne furono oltremodo consolati.

Viaggio da Troas a Mileto
At 18:18-21
13 Quanto a noi, che eravamo partiti con la nave, facemmo vela per Asso, dove avevamo intenzione di prendere a bordo Paolo; perché egli aveva stabilito così, volendo fare quel tragitto a piedi. 14 Quando ci raggiunse ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilene. 15 Di là, navigando, arrivammo il giorno dopo di fronte a Chio; il giorno seguente approdammo a Samo, e il giorno dopo giungemmo a Mileto. 16 Paolo aveva deciso di oltrepassare Efeso, per non perdere tempo in Asia; egli si affrettava per trovarsi a Gerusalemme, se gli fosse stato possibile, il giorno della Pentecoste.

Discorso di Paolo agli anziani di Efeso
(1Te 2:1-12; 1P 5:1-4)(Mt 7:15-20; 2P 2:1-3; Tt 1:9-14)
17 Da Mileto mandò a Efeso a chiamare gli anziani della chiesa. 18 Quando giunsero da lui, disse loro:
«Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che giunsi in Asia, mi sono sempre comportato con voi, 19 servendo il Signore con ogni umiltà e con lacrime, tra le prove venutemi dalle insidie dei Giudei; 20 e come non vi ho nascosto nessuna delle cose che vi erano utili, e ve le ho annunciate e insegnate in pubblico e nelle vostre case, 21 e ho avvertito solennemente Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù.
22 Ed ecco che ora, legato dallo Spirito, vado a Gerusalemme senza sapere le cose che là mi accadranno. 23 So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. 24 Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del vangelo della grazia di Dio.
25 E ora, ecco, io so che voi tutti fra i quali sono passato predicando il regno non vedrete più la mia faccia. 26 Perciò io dichiaro quest'oggi di essere puro del sangue di tutti; 27 perché non mi sono tirato indietro dall'annunciarvi tutto il consiglio di Dio. 28 Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue. 29 Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge; 30 e anche tra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. 31 Perciò vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime.
32 E ora vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l'eredità di tutti i santificati. 33 Non ho desiderato né l'argento, né l'oro, né i vestiti di nessuno. 34 Voi stessi sapete che queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di coloro che erano con me. 35 In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere"».
36 Quando ebbe dette queste cose, si pose in ginocchio e pregò con tutti loro. 37 Tutti scoppiarono in un gran pianto; e si gettarono al collo di Paolo e lo baciarono, 38 dolenti soprattutto perché aveva detto loro che non avrebbero più rivisto la sua faccia; e l'accompagnarono alla nave.

Paolo giunge a Tiro
Sl 87:4; At 20:36-38
21,1 Dopo esserci separati da loro, salpammo e giungemmo direttamente a Cos, il giorno seguente a Rodi e di là a Patara. 2 E, trovata una nave diretta in Fenicia, salimmo a bordo e salpammo. 3 Giunti in vista di Cipro, e lasciatala a sinistra, navigammo verso la Siria e approdammo a Tiro, perché qui si doveva scaricare la nave. 4 Trovati i discepoli, soggiornammo là sette giorni. Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non mettere piede a Gerusalemme; 5 quando però fummo al termine di quei giorni, partimmo per continuare il viaggio, accompagnati da tutti loro, con le mogli e i figli, sin fuori dalla città; dopo esserci inginocchiati sulla spiaggia, pregammo e ci dicemmo addio; 6 poi salimmo sulla nave, e quelli se ne tornarono alle loro case.

Paolo a Tolemaide e a Cesarea
At 8:5, 40; 2:16-18; 20:22-24
7 Terminata la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide; e, salutati i fratelli, restammo un giorno con loro.
8 Ripartiti il giorno dopo, giungemmo a Cesarea; ed entrati in casa di Filippo l'evangelista, che era uno dei sette, restammo da lui. 9 Egli aveva quattro figlie non sposate, le quali profetizzavano. 10 Eravamo là da molti giorni, quando scese dalla Giudea un profeta, di nome Agabo. 11 Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: "A Gerusalemme i Giudei legheranno così l'uomo a cui questa cintura appartiene, e lo consegneranno nelle mani dei pagani"». 12 Quando udimmo queste cose, tanto noi che quelli del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme. 13 Paolo allora rispose: «Che fate voi, piangendo e spezzandomi il cuore? Sappiate che io sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». 14 E, poiché non si lasciava persuadere, ci rassegnammo dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore».
15 Dopo quei giorni, fatti i nostri preparativi, salimmo a Gerusalemme. 16 Vennero con noi anche alcuni discepoli di Cesarea, che ci condussero in casa di un certo Mnasone di Cipro, discepolo di vecchia data, presso il quale dovevamo alloggiare.

A Gerusalemme Paolo si reca da Giacomo
Ro 15:1-2; 1Co 9:19-23
17 Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. 18 Il giorno seguente Paolo si recò con noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani. 19 Dopo averli salutati, Paolo si mise a raccontare dettagliatamente quello che Dio aveva fatto tra i pagani, per mezzo del suo servizio. 20 Ed essi, dopo averlo ascoltato, glorificavano Dio. Poi gli dissero: «Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei hanno creduto; e tutti sono zelanti per la legge. 21 Ora sono stati informati su di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani ad abbandonare Mosè, e dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non conformarsi più ai riti. 22 E allora? Sicuramente verranno a sapere che tu sei venuto. 23 Fa' dunque quello che ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto; 24 prendili con te, purìficati con loro e paga le spese per loro affinché possano radersi il capo; così tutti conosceranno che non c'è niente di vero nelle informazioni che hanno ricevute sul tuo conto; ma che tu pure osservi la legge. 25 Quanto ai pagani che hanno creduto, noi abbiamo scritto decretando che si astengano dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla fornicazione». 26 Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio annunciando di voler compiere i giorni della purificazione, fino alla presentazione dell'offerta per ciascuno di loro.

Paolo è arrestato nel tempio
At 20:23; 24:5-19; Ro 15:30-31; 1Te 2:15-16
27 Quando i sette giorni stavano per compiersi, i Giudei dell'Asia, vedendolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e gli misero le mani addosso, gridando: 28 «Israeliti, venite in aiuto: questo è l'uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; e, oltre a ciò, ha condotto anche dei Greci nel tempio e ha profanato questo santo luogo». 29 Infatti, prima avevano veduto Trofimo di Efeso in città con Paolo, e pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio.
30 Tutta la città fu in agitazione e si fece un assembramento di gente; afferrato Paolo, lo trascinarono fuori dal tempio, e subito le porte furono chiuse. 31 Mentre cercavano di ucciderlo, fu riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in subbuglio. 32 Ed egli, presi immediatamente dei soldati e dei centurioni, si precipitò verso i Giudei, i quali, vedendo il tribuno e i soldati, cessarono di battere Paolo. 33 Allora il tribuno si avvicinò, prese Paolo e ordinò che fosse legato con due catene; poi domandò chi fosse e che cosa avesse fatto. 34 E nella folla gli uni gridavano una cosa e gli altri un'altra; per cui, non potendo sapere nulla di certo a causa della confusione, ordinò che fosse condotto nella fortezza. 35 Quando Paolo arrivò alla gradinata dovette, per la violenza della folla, essere portato di peso dai soldati, 36 perché una marea di gente incalzava, gridando: «A morte!»

At 26:1; Mt 10:19-20
37 Quando Paolo stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: «Mi è permesso dirti qualcosa?» Quegli rispose: «Sai il greco? 38 Non sei dunque quell'egiziano che tempo fa sobillò e condusse nel deserto quei quattromila briganti?» 39 Ma Paolo disse: «Io sono un Giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; e ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo». 40 Il tribuno glielo permise e Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un gran silenzio, parlò loro in ebraico, dicendo:

Discorso di Paolo ai Giudei
At 9:1-30; 26:9-21; 1Ti 1:12-17
22,1 «Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa».
2 Quando ebbero udito che egli parlava loro in lingua ebraica, fecero ancor più silenzio. Poi disse:
3 «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città, educato ai piedi di Gamaliele nella rigida osservanza della legge dei padri; sono stato zelante per la causa di Dio, come voi tutti siete oggi; 4 perseguitai a morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne, 5 come me ne sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani; avute da loro delle lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per condurre legati a Gerusalemme anche quelli che erano là, perché fossero puniti.
6 Mentre ero per strada e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, improvvisamente dal cielo mi sfolgorò intorno una gran luce. 7 Caddi a terra e udii una voce che mi disse: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" 8 Io risposi: "Chi sei, Signore?" Ed egli mi disse: "Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti". 9 Coloro che erano con me videro sì la luce, ma non intesero la voce di colui che mi parlava. 10 Allora dissi: "Signore, che devo fare?" E il Signore mi disse: "Àlzati, va' a Damasco, e là ti saranno dette tutte le cose che ti è ordinato di fare". 11 E siccome non ci vedevo più a causa del fulgore di quella luce, fui condotto per mano da quelli che erano con me; e così giunsi a Damasco.
12 Un certo Anania, uomo pio secondo la legge, al quale tutti i Giudei che abitavano là rendevano buona testimonianza, 13 venne da me e, accostatosi, mi disse: "Fratello Saulo, ricupera la vista". E in quell'istante riebbi la vista e lo guardai. 14 Egli soggiunse: "Il Dio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua bocca. 15 Perché tu gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai viste e udite. 16 E ora, perché indugi? Àlzati, sii battezzato e lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome".
17 Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi, 18 e vidi Gesù che mi diceva: "Affrèttati, esci presto da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza su di me". 19 E io dissi: "Signore, essi sanno che io incarceravo e flagellavo nelle sinagoghe quelli che credevano in te; 20 quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo, e custodivo i vestiti di coloro che lo uccidevano". 21 Ma egli mi disse: "Va', perché io ti manderò lontano, tra i popoli"».

At 16:22-23, 35-39; 25:16
22 Lo ascoltarono fino a questa parola; poi alzarono la voce, dicendo: «Togli via dal mondo un uomo simile; perché non è degno di vivere». 23 Com'essi gridavano e gettavano via i loro vestiti e lanciavano polvere in aria, 24 il tribuno comandò che Paolo fosse condotto nella fortezza e che venisse interrogato mediante tortura, allo scopo di sapere per quale motivo gridassero così contro di lui. 25 Quando lo ebbero disteso e legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che era presente: «Vi è lecito flagellare un cittadino romano, che non è stato ancora condannato?» 26 Il centurione, udito questo, andò a riferirlo al tribuno, dicendo: «Che stai per fare? Quest'uomo è romano!» 27 Il tribuno andò da Paolo e gli chiese: «Dimmi, sei romano?» Ed egli rispose: «Sì». 28 Il tribuno replicò: «Io ho acquistato questa cittadinanza per una grande somma di denaro». E Paolo disse: «Io, invece, l'ho di nascita». 29 Allora quelli che stavano per sottoporlo a interrogatorio si ritirarono subito da lui; e anche il tribuno, sapendo che egli era romano, ebbe paura perché lo aveva fatto legare.

Paolo davanti al sinedrio
At 23:28 (Mt 23:27-28; 10:16)(Sl 37:32-33; Gs 1:9)
30 Il giorno seguente, volendo sapere con certezza di che cosa egli fosse accusato dai Giudei, lo liberò e ordinò ai capi dei sacerdoti e a tutto il sinedrio di radunarsi; e, condotto giù Paolo, lo fece comparire davanti a loro.

23,1 Paolo, fissato lo sguardo sul sinedrio, disse: «Fratelli, fino ad oggi mi sono condotto davanti a Dio in tutta buona coscienza».
2 Il sommo sacerdote Anania comandò a quelli che erano vicini a lui di percuoterlo sulla bocca. 3 Allora Paolo gli disse: «Dio percuoterà te, parete imbiancata; tu siedi per giudicarmi secondo la legge e violando la legge comandi che io sia percosso?» 4 Coloro che erano là presenti dissero: «Tu insulti il sommo sacerdote di Dio?» 5 Paolo disse: «Fratelli, non sapevo che fosse sommo sacerdote; perché sta scritto: "Non dirai male del capo del tuo popolo"».
6 Ora Paolo, sapendo che una parte dell'assemblea era composta di sadducei e l'altra di farisei, esclamò nel Sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; ed è a motivo della speranza e della risurrezione dei morti che sono chiamato in giudizio». 7 Appena ebbe detto questo, nacque contesa tra i farisei e i sadducei, e l'assemblea si trovò divisa. 8 Perché i sadducei dicono che non vi è risurrezione, né angelo né spirito; mentre i farisei affermano tutte queste cose. 9 Ne nacque un grande clamore; e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi, protestarono dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest'uomo; e se gli avesse parlato uno spirito o un angelo?» 10 Poiché il contrasto andava crescendo, il tribuno, temendo che Paolo fosse fatto a pezzi da quella gente, comandò ai soldati di scendere e di portarlo via di mezzo a loro, e di condurlo nella fortezza.
11 La notte seguente il Signore gli si presentò e disse: «Fatti coraggio; perché come hai reso testimonianza di me a Gerusalemme, così bisogna che tu la renda anche a Roma».

Congiura contro Paolo
At 9:23-25; Sl 3; 59:4; 2Co 11:23, 26
12 Quando fu giorno, i Giudei ordirono una congiura e, con imprecazioni contro se stessi, fecero voto di non mangiare né bere finché non avessero ucciso Paolo. 13 Ora quelli che avevano fatto questa congiura erano più di quaranta. 14 Si presentarono ai capi dei sacerdoti e agli anziani e dissero: «Abbiamo fatto voto, scagliando l'anatema contro noi stessi, di non mangiare nulla finché non abbiamo ucciso Paolo. 15 Perciò voi con il sinedrio presentatevi al tribuno per chiedergli di condurlo giù da voi, come se voleste conoscere più esattamente il suo caso; e noi, prima che egli arrivi, siamo pronti a ucciderlo».
16 Ma il figlio della sorella di Paolo, venuto a sapere dell'agguato, corse alla fortezza, ed entrato riferì tutto a Paolo. 17 Paolo, chiamato a sé uno dei centurioni, disse: «Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualcosa da riferirgli». 18 Egli lo prese e lo condusse dal tribuno, e disse: «Paolo, il prigioniero, mi ha chiamato e mi ha pregato di condurti questo giovane, che ha qualcosa da dirti». 19 Il tribuno lo prese per mano e, appartatosi con lui, gli domandò: «Che cosa hai da riferirmi?» 20 Ed egli rispose: «I Giudei si sono messi d'accordo per pregarti che domani tu riconduca giù Paolo nel sinedrio, come se volessero informarsi meglio del suo caso; 21 ma tu non dar retta a loro, perché più di quaranta uomini di loro gli tendono un agguato e, con imprecazioni contro se stessi, hanno fatto voto di non mangiare né bere finché non lo abbiano ucciso; e ora sono già pronti, aspettando il tuo consenso». 22 Il tribuno dunque congedò il giovane, dopo avergli comandato: «Non parlare con nessuno di quanto mi hai svelato».

Paolo viene trasferito di notte a Cesarea
23 Poi, chiamati due centurioni, disse loro: «Tenete pronti fin dalla terza ora della notte duecento soldati, settanta cavalieri e duecento lancieri, per andare fino a Cesarea; 24 e abbiate pronte delle cavalcature per farvi montare su Paolo, perché sia condotto sano e salvo dal governatore Felice». 25 Scrisse anche una lettera del seguente tenore:
26 «Claudio Lisia, all'eccellentissimo governatore Felice, salute.
27 Quest'uomo era stato preso dai Giudei e stava per essere ucciso da loro, quando sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato dalle loro mani, avendo saputo che era cittadino romano. 28 Volendo sapere di che cosa lo accusavano, lo condussi nel loro sinedrio. 29 Ho trovato che era accusato per questioni relative alla loro legge, ma che non era incolpato di nulla che fosse meritevole di morte o di prigione. 30 Però mi è stato riferito che si tendeva un agguato contro quest'uomo; perciò l'ho subito inviato da te, ordinando anche ai suoi accusatori di dire davanti a te quello che hanno contro di lui».
31 I soldati dunque, com'era stato loro ordinato, presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipatrìda. 32 Il giorno seguente lasciarono partire i cavalieri con lui e ritornarono alla fortezza. 33 Quelli, giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli presentarono anche Paolo. 34 Egli lesse la lettera e domandò a Paolo di quale provincia fosse e, saputo che era di Cilicia, 35 gli disse: «Ti ascolterò meglio quando saranno giunti anche i tuoi accusatori». E ordinò che fosse custodito nel palazzo di Erode.

Paolo accusato davanti al governatore Felice
At 6:11-13; 21:27-36; Mt 5:11-12
24,1 Cinque giorni dopo, il sommo sacerdote Anania discese con alcuni anziani e con un avvocato di nome Tertullo, e si presentarono al governatore per accusare Paolo.
2 Egli fu chiamato e Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo:
3 «Siccome per merito tuo, eccellentissimo Felice, godiamo molta pace, e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme in favore di questa nazione, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo con viva gratitudine. 4 Ora, per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di ascoltare brevemente, secondo la tua benevolenza. 5 Abbiamo dunque trovato che quest'uomo è una peste, che fomenta rivolte fra tutti i Giudei del mondo ed è capo della setta dei Nazareni. 6 Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; perciò lo abbiamo arrestato; [e volevamo giudicarlo secondo la nostra legge; 7 ma il tribuno Lisia è intervenuto e lo ha tolto con violenza dalle nostre mani, 8 ordinando che i suoi accusatori si presentassero davanti a te;] interrogandolo, potrai tu stesso aver piena conoscenza di tutte le cose di cui noi lo accusiamo».
9 I Giudei si unirono anch'essi nelle accuse, affermando che le cose stavano così.

Lu 21:12-15; 1P 3:15-16
10 Allora Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto cenno di parlare, rispose: «Sapendo che già da molti anni tu sei giudice di questa nazione, parlo con più coraggio a mia difesa. 11 Perché tu puoi accertarti che non sono più di dodici giorni da quando salii a Gerusalemme per adorare; 12 ed essi non mi hanno trovato nel tempio a discutere con nessuno né a fare assembramenti di popolo, né nelle sinagoghe né in città; 13 e non possono provarti le cose delle quali ora mi accusano. 14 Ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta, credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti; 15 avendo in Dio la speranza, condivisa anche da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. 16 Per questo anch'io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini. 17 Dopo molti anni sono venuto a portare elemosine alla mia nazione e a presentare delle offerte. 18 Mentre io stavo facendo questo, mi hanno trovato purificato nel tempio, senza assembramento e senza tumulto; 19 e vi erano alcuni Giudei dell'Asia; questi avrebbero dovuto comparire davanti a te ed accusarmi, se avevano qualcosa contro di me. 20 Oppure dicano costoro quale misfatto hanno trovato in me, quando mi presentai davanti al sinedrio; 21 a meno che si tratti di questa sola parola che gridai, quando comparvi davanti a loro: "È a motivo della risurrezione dei morti, che io sono oggi giudicato da voi"».
22 Allora Felice, che era assai bene informato su questa Via, li rinviò dicendo: «Quando sarà giunto il tribuno Lisia, esaminerò il caso vostro». 23 E ordinò al centurione che egli fosse custodito, permettendogli però una certa libertà e senza vietare ad alcuno dei suoi di rendergli dei servizi.

Felice rinvia il caso di Paolo
At 17:30-32; Is 55:6-7; Sl 95:8
24 Dopo alcuni giorni Felice, venuto con sua moglie Drusilla, che era giudea, mandò a chiamare Paolo e lo ascoltò circa la fede in Cristo Gesù. 25 Siccome Paolo parlava di giustizia, di temperanza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e replicò: «Per ora va'; e quando ne avrò l'opportunità, ti manderò a chiamare». 26 Egli sperava, allo stesso tempo, che Paolo gli avrebbe dato del denaro: per questo lo mandava spesso a chiamare e conversava con lui.
27 Trascorsi due anni, Felice ebbe per successore Porcio Festo; e Felice, volendo guadagnare il favore dei Giudei, lasciò Paolo in prigione.

Paolo davanti a Festo, il nuovo governatore
At 23:12-15, 30; 25:14-21; Sl 82:2, 5; 27:12
25,1 Festo, dunque, giunse nella provincia, e tre giorni dopo salì da Cesarea a Gerusalemme. 2 I capi dei sacerdoti e i notabili dei Giudei gli presentarono le loro accuse contro Paolo; 3 e con intenzioni ostili lo pregavano, chiedendo come un favore, che lo facesse venire a Gerusalemme. Essi intanto avrebbero preparato un'imboscata per ucciderlo durante il viaggio. 4 Ma Festo rispose che Paolo era custodito a Cesarea e che egli stesso doveva partir presto. 5 «Quelli dunque che hanno autorità tra di voi», disse egli, «scendano con me, e se vi è in quest'uomo qualche colpa, lo accusino».
6 Rimasto tra di loro non più di otto o dieci giorni, Festo discese a Cesarea; e il giorno dopo, sedendo in tribunale, ordinò che Paolo gli fosse condotto davanti. 7 Quando egli giunse, i Giudei che erano scesi da Gerusalemme lo circondarono, portando contro di lui numerose e gravi accuse, che non potevano provare; 8 mentre Paolo diceva a sua difesa: «Io non ho peccato né contro la legge dei Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare». 9 Ma Festo, volendo fare cosa gradita ai Giudei, disse a Paolo: «Vuoi salire a Gerusalemme ed essere giudicato in mia presenza intorno a queste cose?» 10 Ma Paolo rispose: «Io sto qui davanti al tribunale di Cesare, dove debbo essere giudicato; non ho fatto nessun torto ai Giudei, come anche tu sai molto bene. 11 Se dunque sono colpevole e ho commesso qualcosa da meritare la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle cose delle quali costoro mi accusano non c'è nulla di vero, nessuno mi può consegnare nelle loro mani. Io mi appello a Cesare». 12 Allora Festo, dopo aver conferito con il Consiglio, rispose: «Tu ti sei appellato a Cesare; a Cesare andrai».

Festo espone il caso di Paolo al re Agrippa
v. 1-12; 9:15
13 Dopo diversi giorni il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea, per salutare Festo. 14 E poiché si trattennero là per molti giorni, Festo raccontò al re il caso di Paolo, dicendo: «Vi è un uomo che è stato lasciato in carcere da Felice, 15 contro il quale, quando mi recai a Gerusalemme, i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei sporsero denuncia, chiedendomi di condannarlo. 16 Risposi loro che non è abitudine dei Romani consegnare un accusato prima che abbia avuto gli accusatori di fronte e gli sia stato dato modo di difendersi dall'accusa. 17 Quando dunque furono venuti qua, senza indugio, il giorno seguente, sedetti in tribunale e ordinai che quell'uomo mi fosse condotto davanti. 18 I suoi accusatori si presentarono, ma non gli imputavano nessuna delle cattive azioni che io supponevo. 19 Essi avevano contro di lui certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù, morto, che Paolo affermava essere vivo. 20 E io, non conoscendo la procedura per questi casi, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme e là essere giudicato intorno a queste cose. 21 Ma siccome Paolo aveva interposto appello per essere rimesso al giudizio dell'imperatore, ordinai che fosse custodito finché non l'avessi inviato a Cesare».
22 Agrippa disse a Festo: «Vorrei anch'io ascoltare quest'uomo». Ed egli rispose: «Domani lo ascolterai».
23 Il giorno seguente, dunque, Agrippa e Berenice giunsero con gran pompa, ed entrarono nella sala d'udienza con i tribuni e con i notabili della città; e, per ordine di Festo, fu condotto Paolo.
24 Allora Festo disse: «Re Agrippa, e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete quest'uomo, a proposito del quale una folla di Giudei si è rivolta a me, in Gerusalemme e qui, gridando che non deve più restare in vita. 25 Io però non ho trovato che avesse fatto qualcosa meritevole di morte, e poiché egli stesso si è appellato all'imperatore, ho deciso di mandarglielo. 26 Siccome non ho nulla di certo da scrivere all'imperatore, l'ho condotto qui davanti a voi, e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché, dopo questo esame, io abbia qualcosa da scrivere. 27 Perché non mi sembra ragionevole mandare un prigioniero senza render note le accuse che vengono mosse contro di lui».

Difesa di Paolo davanti al re Agrippa
Mt 10:18-20 (At 9:1-30; 22:1-21)
26,1 Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa».
Allora Paolo, stesa la mano, disse a sua difesa:
2 «Re Agrippa, io mi ritengo felice di potermi oggi discolpare davanti a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei, 3 soprattutto perché tu hai conoscenza di tutti i riti e di tutte le questioni che ci sono tra i Giudei; perciò ti prego di ascoltarmi pazientemente.
4 Quale sia stata la mia vita fin dalla mia gioventù, che ho trascorsa a Gerusalemme in mezzo al mio popolo, è noto a tutti i Giudei, 5 perché mi hanno conosciuto fin da allora e sanno, se pure vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, sono vissuto da fariseo. 6 E ora sono chiamato in giudizio per la speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri; 7 della quale promessa le nostre dodici tribù, che servono con fervore Dio notte e giorno, sperano di vedere il compimento. Per questa speranza, o re, sono accusato dai Giudei! 8 Perché mai si giudica da voi cosa incredibile che Dio risusciti i morti?
9 Quanto a me, in verità pensai di dover lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno. 10 Questo infatti feci a Gerusalemme; e avendone ricevuta l'autorizzazione dai capi dei sacerdoti, io rinchiusi nelle prigioni molti dei santi; e quando erano messi a morte, io davo il mio voto. 11 E spesso, in tutte le sinagoghe, punendoli, li costringevo a bestemmiare; e, infuriato oltremodo contro di loro, li perseguitavo fin nelle città straniere.
12 Mentre mi dedicavo a queste cose e andavo a Damasco con l'autorità e l'incarico da parte dei capi dei sacerdoti, 13 a mezzogiorno vidi per strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, la quale sfolgorò intorno a me e ai miei compagni di viaggio. 14 Tutti noi cademmo a terra, e io udii una voce che mi disse in lingua ebraica: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo". 15 Io dissi: "Chi sei, Signore?" E il Signore rispose: "Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16 Ma àlzati e sta' in piedi, perché per questo ti sono apparso: per farti ministro e testimone delle cose che hai viste, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, 17 liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, alle quali io ti mando 18 per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati".
19 Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla visione celeste; 20 ma, prima a quelli di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e fra le nazioni, ho predicato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento. 21 Per questo i Giudei, dopo avermi preso nel tempio, tentavano di uccidermi. 22 Ma per l'aiuto che vien da Dio sono durato fino a questo giorno, rendendo testimonianza a piccoli e a grandi, senza dir nulla al di fuori di quello che i profeti e Mosè hanno detto che doveva avvenire, cioè: 23 che il Cristo avrebbe sofferto e che egli, il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle nazioni».
24 Mentre egli diceva queste cose in sua difesa, Festo disse ad alta voce: «Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuori di senno».
25 Ma Paolo disse: «Non vaneggio, eccellentissimo Festo; ma pronuncio parole di verità e di buon senno. 26 Il re, al quale parlo con franchezza, conosce queste cose; perché sono persuaso che nessuna di esse gli è nascosta; poiché esse non sono accadute in segreto. 27 O re Agrippa, credi tu nei profeti? Io so che ci credi».
28 Agrippa disse a Paolo: «Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?» 29 E Paolo: «Piacesse a Dio che, con poco o con molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di queste catene».
30 Allora il re si alzò, e con lui il governatore, Berenice, e quanti sedevano con loro; 31 e, ritiratisi in disparte, parlavano gli uni agli altri, dicendo: «Quest'uomo non fa nulla che meriti la morte o la prigione». 32 Agrippa disse a Festo: «Quest'uomo poteva essere liberato, se non si fosse appellato a Cesare».

Quarto viaggio missionario.
Paolo è inviato a Roma

27,1 Quando fu deciso che noi salpassimo per l'Italia, Paolo con altri prigionieri furono consegnati a un centurione, di nome Giulio, della coorte Augusta. 2 Saliti sopra una nave di Adramitto, che doveva toccare i porti della costa d'Asia, salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macedone di Tessalonica.
3 Il giorno seguente arrivammo a Sidone; e Giulio, usando benevolenza verso Paolo, gli permise di andare dai suoi amici per ricevere le loro cure. 4 Poi, partiti di là, navigammo al riparo di Cipro, perché i venti erano contrari. 5 E, attraversato il mare di Cilicia e di Panfilia, arrivammo a Mira di Licia. 6 Il centurione, trovata qui una nave alessandrina che faceva vela per l'Italia, ci fece salire su quella.
7 Navigando per molti giorni lentamente, giungemmo a fatica, per l'impedimento del vento, di fronte a Cnido. Poi veleggiammo sotto Creta, al largo di Salmone; 8 e, costeggiandola con difficoltà, giungemmo a un luogo detto Beiporti, vicino al quale era la città di Lasea.
9 Intanto era trascorso molto tempo e la navigazione si era fatta pericolosa, poiché anche il giorno del digiuno era passato. Paolo allora li ammonì dicendo: 10 «Uomini, vedo che la navigazione si farà pericolosa con grave danno, non solo del carico e della nave, ma anche delle nostre persone». 11 Il centurione però aveva più fiducia nel pilota e nel padrone della nave che non nelle parole di Paolo. 12 E, siccome quel porto non era adatto a svernare, la maggioranza fu del parere di partire di là per cercare di arrivare a Fenice, un porto di Creta esposto a sud-ovest e a nord-ovest, e di passarvi l'inverno.
13 Intanto si era alzato un leggero scirocco e, credendo di poter attuare il loro proposito, levarono le ancore e si misero a costeggiare l'isola di Creta più da vicino.

La tempesta
Sl 107:23-31; 2Co 11:25-26; Is 43:1-2
14 Ma poco dopo si scatenò giù dall'isola un vento impetuoso, chiamato Euroaquilone; 15 la nave fu trascinata via e, non potendo resistere al vento, la lasciammo andare ed eravamo portati alla deriva. 16 Passati rapidamente sotto un'isoletta chiamata Clauda, a stento potemmo impadronirci della scialuppa. 17 Dopo averla issata a bordo, utilizzavano dei mezzi di rinforzo, cingendo la nave di sotto; e, temendo di finire incagliati nelle Sirti, calarono l'àncora galleggiante, e si andava così alla deriva. 18 Siccome eravamo sbattuti violentemente dalla tempesta, il giorno dopo cominciarono a gettare il carico. 19 Il terzo giorno, con le loro proprie mani, buttarono in mare l'attrezzatura della nave. 20 Già da molti giorni non si vedevano né sole né stelle, e sopra di noi infuriava una forte tempesta, sicché ogni speranza di scampare era ormai persa.
21 Dopo che furono rimasti per lungo tempo senza mangiare, Paolo si alzò in mezzo a loro e disse: «Uomini, bisognava darmi ascolto e non partire da Creta, per evitare questo pericolo e questa perdita. 22 Ora però vi esorto a stare di buon animo, perché non vi sarà perdita della vita per nessuno di voi ma solo della nave. 23 Poiché un angelo del Dio al quale appartengo, e che io servo, mi è apparso questa notte, 24 dicendo: "Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare, ed ecco, Dio ti ha dato tutti quelli che navigano con te". 25 Perciò, uomini, state di buon animo, perché ho fede in Dio che avverrà come mi è stato detto. 26 Dovremo però essere gettati sopra un'isola».
27 E la quattordicesima notte da che eravamo portati qua e là per l'Adriatico, verso la mezzanotte, i marinai sospettavano di essere vicini a terra; 28 e, calato lo scandaglio, trovarono venti braccia; poi, passati un po' oltre e scandagliato di nuovo, trovarono quindici braccia. 29 Temendo allora di urtare contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando con ansia che si facesse giorno.
30 Ma siccome i marinai cercavano di fuggire dalla nave, e già stavano calando la scialuppa in mare con il pretesto di voler gettare le ancore da prua, 31 Paolo disse al centurione e ai soldati: «Se costoro non rimangono sulla nave, voi non potete scampare». 32 Allora i soldati tagliarono le funi della scialuppa e la lasciarono cadere.
33 Finché non si fece giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo, dicendo: «Oggi sono quattordici giorni che state aspettando, sempre digiuni, senza prendere nulla. 34 Perciò vi esorto a prendere cibo, perché questo contribuirà alla vostra salvezza; e neppure un capello del vostro capo perirà». 35 Detto questo, prese del pane e rese grazie a Dio in presenza di tutti; poi lo spezzò e cominciò a mangiare. 36 E tutti, incoraggiati, presero anch'essi del cibo. 37 Sulla nave eravamo duecentosettantasei persone in tutto. 38 E, dopo essersi saziati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.

Il naufragio
39 Quando fu giorno non riuscivamo a riconoscere il paese; ma scorsero un'insenatura con spiaggia e decisero, se possibile, di spingervi la nave. 40 Staccate le ancore, le lasciarono andare in mare; sciolsero al tempo stesso i legami dei timoni e, alzata la vela maestra al vento, si diressero verso la spiaggia. 41 Ma essendo incappati in un luogo che aveva il mare dai due lati, vi fecero arenare la nave; e mentre la prua, incagliata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava per la violenza delle onde.
42 Il parere dei soldati era di uccidere i prigionieri perché nessuno fuggisse a nuoto. 43 Ma il centurione, volendo salvare Paolo, li distolse da quel proposito e ordinò che per primi si gettassero in mare quelli che sapevano nuotare, per giungere a terra, 44 e poi gli altri, chi sopra tavole e chi su rottami della nave. E così avvenne che tutti giunsero salvi a terra.

Paolo nell'isola di Malta
Eb 13:2 (Lu 10:19; At 14:11-12) 2Co 6:4-10 (cfr. Mr 16:18)
28,1 Dopo essere scampati, riconoscemmo che l'isola si chiamava Malta.
2 Gli indigeni usarono verso di noi bontà non comune; infatti ci accolsero tutti intorno a un gran fuoco acceso a motivo della pioggia che cadeva e del freddo. 3 Mentre Paolo raccoglieva un fascio di rami secchi e li poneva sul fuoco, ne uscì fuori una vipera, risvegliata dal calore, e gli si attaccò alla mano. 4 Quando gli indigeni videro la bestia che gli pendeva dalla mano, dissero tra di loro: «Certamente quest'uomo è un omicida perché, pur essendo scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere». 5 Ma Paolo, scossa la bestia nel fuoco, non ne patì alcun male. 6 Ora essi si aspettavano di vederlo gonfiare o cadere morto sul colpo; ma dopo aver lungamente aspettato, vedendo che non gli avveniva alcun male, cambiarono parere e cominciarono a dire che egli era un dio.

Mt 8:14-16; 10:8-13
7 Nei dintorni di quel luogo vi erano dei poderi dell'uomo principale dell'isola, chiamato Publio, il quale ci accolse amichevolmente e ci ospitò per tre giorni. 8 Il padre di Publio era a letto colpito da febbre e da dissenteria. Paolo andò a trovarlo; e, dopo aver pregato, gli impose le mani e lo guarì. 9 Avvenuto questo, anche gli altri che avevano delle infermità nell'isola vennero e furono guariti; 10 questi ci fecero grandi onori; e, quando salpammo, ci rifornirono di tutto il necessario.

Paolo a Roma
3Gv 5-8 (Ro 1:9-15; 15:29; At 23:11)
11 Tre mesi dopo ci imbarcammo su una nave alessandrina, recante l'insegna di Castore e Polluce, la quale aveva svernato nell'isola. 12 Approdati a Siracusa, vi restammo tre giorni. 13 Di là, costeggiando, arrivammo a Reggio. Il giorno seguente si levò un vento di scirocco, e in due giorni giungemmo a Pozzuoli. 14 Qui trovammo dei fratelli, e fummo pregati di rimanere presso di loro sette giorni. E dunque giungemmo a Roma. 15 Or i fratelli, avute nostre notizie, di là ci vennero incontro sino al Foro Appio e alle Tre Taverne; e Paolo, quando li vide, ringraziò Dio e si fece coraggio.
16 E quando entrammo a Roma, a Paolo fu concesso di abitare per suo conto con un soldato di guardia.

(Ro 10:1-3; 11:1-11)(Is 6:9-12; 49:5-6) At 13:11
17 Tre giorni dopo Paolo convocò i notabili fra i Giudei; e, quando furono riuniti, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il popolo né contro i riti dei padri, fui arrestato a Gerusalemme e di là consegnato in mano ai Romani. 18 Dopo avermi interrogato, essi volevano rilasciarmi perché non c'era in me nessuna colpa meritevole di morte. 19 Ma i Giudei si opponevano, e io fui costretto ad appellarmi a Cesare, senza però aver nessuna accusa da portare contro la mia nazione. 20 Per questo motivo dunque vi ho chiamati per vedervi e parlarvi; perché è a motivo della speranza d'Israele che sono stretto da questa catena».
21 Ma essi gli dissero: «Noi non abbiamo ricevuto lettere dalla Giudea sul tuo conto, né è venuto qui alcuno dei fratelli a riferire o a dir male di te. 22 Ma desideriamo sentire da te quel che tu pensi; perché, quanto a questa setta, ci è noto che dappertutto essa incontra opposizione».
23 E, avendogli fissato un giorno, vennero a lui nel suo alloggio in gran numero; ed egli dalla mattina alla sera annunciava loro il regno di Dio, rendendo testimonianza e cercando di persuaderli, per mezzo della legge di Mosè e per mezzo dei profeti, riguardo a Gesù. 24 Alcuni furono persuasi da ciò che egli diceva; altri invece non credettero. 25 Essendo in discordia tra di loro se ne andarono, mentre Paolo pronunciava quest'unica sentenza: «Ben parlò lo Spirito Santo quando per mezzo del profeta Isaia disse ai vostri padri:
26 "Va' da questo popolo e di':
'Voi udrete e non comprenderete;
guarderete e non vedrete;
27 perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile,
sono divenuti duri d'orecchi e hanno chiuso gli occhi,
affinché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi,
non comprendano con il cuore,
non si convertano e io non li guarisca
'".
28 Sappiate dunque che questa salvezza di Dio è rivolta alle nazioni; ed esse presteranno ascolto».
29 [Quando ebbe detto questo, i Giudei se ne andarono discutendo vivamente fra di loro.]

Ef 6:19-20; Fl 1:12-14; Cl 1:24-29; 4:3-4
30 E Paolo rimase due anni interi in una casa da lui presa in affitto, e riceveva tutti quelli che venivano a trovarlo, 31 proclamando il regno di Dio e insegnando le cose relative al Signore Gesù Cristo con tutta franchezza e senza impedimento.

Nuova Diodati:

Atti 16,1-28,31

16,1 Or egli giunse a Derbe e a Listra; qui c'era un discepolo, di nome Timoteo, figlio di una donna giudea credente, ma di padre greco, 2 di cui rendevano buona testimonianza i fratelli di Listra e di Iconio. 3 Paolo volle che questi andasse con lui; così presolo con sé, lo circoncise a motivo dei Giudei che erano in quei luoghi, perché tutti sapevano che suo padre era greco. 4 E, come essi attraversavano le città, ordinavano loro di osservare le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani a Gerusalemme. 5 Le chiese dunque erano fortificate nella fede e crescevano di numero ogni giorno. 6 Mentre attraversavano la Frigia e la regione della Galazia, furono impediti dallo Spirito Santo di annunziare la parola in Asia. 7 Giunti ai confini della Misia, essi tentavano di andare in Bitinia, ma lo Spirito non lo permise loro. 8 Così, attraversata la Misia, discesero a Troas.

La visione su Troas; Paolo passa in Macedonia e predica a Filippi; Lidia; il carceriere di Filippi
9 Durante la notte apparve a Paolo una visione. Gli stava davanti un uomo Macedone, che lo supplicava e diceva: «Passa in Macedonia e soccorrici». 10 Dopo che ebbe visto la visione, cercammo subito di passare in Macedonia, persuasi che il Signore ci aveva chiamati là per annunziare loro il vangelo. 11 Perciò, salpando da Troas, ci dirigemmo a Samotracia, e il giorno seguente a Neapolis, 12 e di là a Filippi, che è la prima città di quella parte della Macedonia e una colonia romana; e restammo in quella città diversi giorni. 13 Il giorno di sabato andammo fuori città lungo il fiume, dove era il luogo ordinario della preghiera; e, postici a sedere, parlavamo alle donne che erano radunate. 14 E una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiatira, che adorava Dio, stava ad ascoltare. E il Signore aprì il suo cuore per dare ascolto alle cose dette da Paolo. 15 Dopo essere stata battezzata con la sua famiglia, ci pregò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, entrate e rimanete in casa mia». E ci costrinse ad accettare. 16 Ora, mentre andavamo al luogo della preghiera, ci venne incontro una giovane schiava che aveva uno spirito di divinazione e che, facendo l'indovina, procurava molto guadagno ai suoi padroni. 17 Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava, dicendo: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza». 18 Ed essa fece questo per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: «Io ti comando nel nome di Gesù Cristo di uscire da lei». E lo spirito uscì in quell'istante. 19 Ora i padroni di lei, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila e li trascinarono sulla piazza del mercato davanti ai magistrati; 20 e, presentatili ai pretori, dissero: «Questi uomini, che sono Giudei, turbano la nostra città, 21 e predicano usanze, che a noi che siamo Romani, non è lecito di accettare o di osservare». 22 Allora la folla insorse tutta insieme contro di loro; e i pretori, strappate loro le vesti, comandarono che fossero frustati. 23 E, dopo averli battuti con molti colpi, li gettarono in prigione, comandando al carceriere di tenerli al sicuro. 24 Questi, ricevuto un tale ordine, li gettò nella parte più interna della prigione e fissò i loro piedi ai ceppi. 25 Verso la mezzanotte Paolo e Sila pregavano e cantavano inni a Dio; e i prigionieri li udivano. 26 Improvvisamente si fece un gran terremoto, tanto che le fondamenta della prigione furono scosse: e in quell'istante tutte le porte si aprirono e le catene di tutti si sciolsero. 27 Il carceriere, destatosi e viste le porte della prigione spalancate, trasse fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28 Ma Paolo gridò ad alta voce: «Non farti alcun male, perché noi siamo tutti qui». 29 E, chiesto un lume, egli corse dentro, e tutto tremante si gettò ai piedi di Paolo e Sila; 30 poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per essere salvato?». 31 Ed essi dissero: «Credi nel Signore Gesù Cristo, e sarai salvato tu e la casa tua». 32 Poi essi annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti coloro che erano in casa sua. 33 Ed egli li prese in quella stessa ora della notte e lavò loro le piaghe. E lui e tutti i suoi furono subito battezzati. 34 Condottili quindi in casa sua, apparecchiò loro la tavola e si rallegrava con tutta la sua famiglia di aver creduto in Dio. 35 Fattosi giorno i pretori mandarono i littori a dire al carceriere: «Lascia liberi quegli uomini». 36 E il carceriere riferì a Paolo queste parole: «I pretori hanno mandato a dire che siate lasciati liberi; quindi uscite e andate in pace». 37 Ma Paolo disse loro: «Dopo averci pubblicamente battuti senza essere stati condannati in giudizio, noi che siamo cittadini romani, ci hanno gettati in prigione e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano loro stessi a condurci fuori». 38 I littori riferirono queste parole ai pretori; ed essi, quando udirono che erano cittadini romani, ebbero paura. 39 Or essi vennero e li pregarono di scusarli e, condottili fuori, chiesero loro di lasciare la città. 40 Allora essi, usciti di prigione, entrarono in casa di Lidia e, visti i fratelli, li consolarono; poi partirono.

Paolo a Tessalonica e a Berea
17,1 Or dopo essere passati per Anfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era la sinagoga dei Giudei. 2 E Paolo, secondo il suo solito, entrò da loro e per tre sabati presentò loro argomenti tratti dalle Scritture, 3 dichiarando e dimostrando loro, che era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti, e dicendo: «Questo Gesù che vi annunzio è il Cristo». 4 Alcuni di loro credettero e si unirono a Paolo e Sila, come pure un gran numero di Greci pii e non poche donne ragguardevoli. 5 Ma i Giudei che non avevano creduto, mossi da invidia, presero con loro certi uomini malvagi tra la gente di piazza e, radunata una plebaglia, misero in subbuglio la città; avendo poi assalita la casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6 Ma, non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni dei fratelli davanti ai capi della città, gridando: «Quelli che hanno messo sottosopra il mondo sono venuti anche qua, 7 e Giasone li ha accolti; tutti costoro agiscono contro gli statuti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, cioè Gesù». 8 Così misero in agitazione il popolo e i capi della città, che udivano queste cose. 9 Ma essi, ricevuta una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare. 10 Allora i fratelli fecero subito partire di notte Paolo e Sila per Berea ed essi, appena vi giunsero, entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Or costoro erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così. 12 Così molti di loro credettero assieme a un non piccolo numero di nobili donne greche e di uomini. 13 Ma, quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la parola di Dio era stata annunziata da Paolo anche a Berea, andarono pure là, mettendo in agitazione le folle. 14 Allora i fratelli fecero subito partire Paolo in direzione del mare; ma Sila e Timoteo rimasero là.

Paolo in Atene; discorso nell'Areopago
15 Quelli che scortavano Paolo lo condussero fino ad Atene; poi, ricevuto da lui l'incarico di dire a Sila e a Timoteo di raggiungerlo quanto prima, tornarono indietro. 16 Ora, mentre Paolo li aspettava ad Atene, il suo spirito s'inacerbiva in lui, vedendo la città piena di idoli. 17 Egli dunque discuteva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie, e ogni giorno sulla piazza con quelli che incontrava. 18 Con lui discutevano pure alcuni filosofi epicurei e stoici. Alcuni dicevano: «Che vuol dire questo cianciatore?». E gli altri: «Egli pare essere un annunziatore di divinità straniere», perché annunziava loro Gesù e la risurrezione. 19 Così lo presero e lo condussero nell'Areopago, dicendo: «Potremmo sapere qual è questa nuova dottrina che tu proponi? 20 Poiché tu rechi cose strane ai nostri orecchi, vogliamo dunque sapere che cosa significano queste cose». 21 Or tutti gli Ateniesi e i forestieri che dimoravano in quella città non avevano passatempo migliore che quello di dire o ascoltare qualche novità. 22 Allora Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areopago, disse: «Ateniesi, io vi trovo in ogni cosa fin troppo religiosi. 23 Poiché, passando in rassegna e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: "AL DIO SCONOSCIUTO". Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti da mani d'uomo, 25 e non è servito dalle mani di uomini come se avesse bisogno di qualcosa, essendo lui che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa; 26 or egli ha tratto da uno solo tutte le stirpi degli uomini, perché abitassero sopra tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche prestabilite e i confini della loro abitazione, 27 affinché cercassero il Signore, se mai riuscissero a trovarlo come a tastoni, benché egli non sia lontano da ognuno di noi. 28 Poiché in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come persino alcuni dei vostri poeti hanno detto: "Poiché siamo anche sua progenie". 29 Essendo dunque noi progenie di Dio, non dobbiamo stimare che la deità sia simile all'oro o all'argento o alla pietra o alla scultura d'arte e d'invenzione umana. 30 Ma ora, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto che si ravvedano. 31 Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell'uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti». 32 Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo beffavano, altri dicevano: «Su questo argomento ti ascolteremo un'altra volta». 33 Così Paolo uscì di mezzo a loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e credettero, fra i quali anche Dionigi l'areopagita, una donna di nome Damaris e altri con loro.

Paolo a Corinto, e ad Efeso; ritorno a Gerusalemme
18,1 Dopo queste cose Paolo partì da Atene e venne a Corinto. 2 E, trovato un certo Giudeo, di nome Aquila, originario del Ponto, venuto di recente dall'Italia insieme a Priscilla, sua moglie (perché Claudio aveva ordinato che tutti i Giudei partissero da Roma), si recò da loro. 3 Or siccome era dello stesso mestiere, andò ad abitare con loro e lavorava; per professione infatti essi erano fabbricanti di tende. 4 Ogni sabato insegnava nella sinagoga e riusciva a persuadere Giudei e Greci. 5 Quando Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo era spinto dallo Spirito a testimoniare ai Giudei, che Gesù era il Cristo. 6 Ma poiché essi contrastavano e bestemmiavano, egli scosse le sue vesti e disse loro: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo, io sono libero da ogni colpa; da ora in poi andrò ai gentili». 7 E, allontanatosi di là, entrò in casa di un tale di nome Giusto, il quale serviva Dio e la cui casa era attigua alla sinagoga. 8 Or Crispo, capo della sinagoga, credette al Signore con tutta la sua famiglia; anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano ed erano battezzati. 9 Una notte il Signore in visione disse a Paolo: «Non temere, ma parla e non tacere, 10 perché io sono con te e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male, poiché io ho un grande popolo in questa città». 11 Così egli rimase un anno e sei mesi, insegnando fra di loro la parola di Dio. 12 Ma, mentre Gallione era proconsole dell'Acaia, i Giudei insorsero tutti d'accordo contro Paolo e lo condussero al tribunale, 13 dicendo: «Costui persuade la gente a servire Dio, contrariamente a quanto la legge insegna». 14 Come Paolo stava per aprire la bocca, Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di qualche ingiustizia o misfatto, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, secondo la ragione; 15 ma se sono questioni che riguardano parole, nomi e la vostra legge, vedetevela voi, perché io non voglio essere giudice di tali cose». 16 E li scacciò dal tribunale. 17 Allora tutti i Greci presero Sostene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale. Ma Gallione non si curava di queste cose. 18 Ora Paolo, dopo aver dimorato ancora molti giorni, prese commiato dai fratelli e s'imbarcò per la Siria con Priscilla ed Aquila, essendosi fatto radere il capo a Cencrea, perché aveva fatto un voto. 19 Quando giunse ad Efeso, li lasciò lì. Ma egli entrò nella sinagoga e si mise a discutere con i Giudei. 20 Questi lo pregavano di rimanere con loro più a lungo, ma egli non acconsentì; 21 ma si congedò da loro, dicendo: «Devo proprio passare la prossima festa a Gerusalemme, ma ritornerò di nuovo da voi, se piace a Dio». Così partì via mare da Efeso. 22 Sbarcato a Cesarea, salì a Gerusalemme; e, dopo aver salutato la chiesa, scese ad Antiochia. 23 Dopo aver trascorso un po' di tempo, ripartì percorrendo successivamente le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli.

Apollo ad Efeso e a Corinto
24 Or un Giudeo, di nome Apollo, nativo di Alessandria, uomo eloquente e ferrato nelle Scritture, arrivò ad Efeso. 25 Costui era ammaestrato nella via del Signore e, fervente di spirito, parlava e insegnava diligentemente le cose del Signore, ma conosceva soltanto il battesimo di Giovanni. 26 Egli cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Ma, quando Aquila e Priscilla l'udirono, lo presero con loro e gli esposero più a fondo la via di Dio. 27 Poi, volendo egli passare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli che l'accogliessero. Giunto colà, egli fu di grande aiuto a coloro che avevano creduto mediante la grazia. 28 Egli infatti confutava con grande vigore i Giudei pubblicamente, dimostrando per mezzo delle Scritture che Gesù è il Cristo.

Terzo viaggio missionario di Paolo; l'evangelo predicato ad Efeso; tumulto suscitato da Demetrio
19,1 Ora, mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le località più alte del paese, giunse ad Efeso e, trovati alcuni discepoli, disse loro: 2 «Avete ricevuto lo Spirito Santo, quando avete creduto?». Quelli gli risposero: «Non abbiamo neppure udito che vi sia uno Spirito Santo». 3 E disse loro: «Con quale battesimo dunque siete stati battezzati?». Essi risposero: «Col battesimo di Giovanni». 4 Allora Paolo disse: «Giovanni battezzò con il battesimo di ravvedimento, dicendo al popolo che dovevano credere in colui che veniva dopo di lui, cioè in Cristo Gesù». 5 Udito questo, furono battezzati nel nome del Signore Gesù. 6 E, quando Paolo impose loro le mani, lo Spirito Santo scese su di loro e parlavano in altre lingue e profetizzavano. 7 Or erano in tutto circa dodici uomini. 8 Poi egli entrò nella sinagoga e parlò con franchezza per tre mesi, discutendo e persuadendo sulle cose appartenenti al regno di Dio. 9 Ma poiché alcuni si indurivano e persistevano nell'incredulità, parlando male della Via in presenza della folla, egli, ritiratosi da loro, separò i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di un certo Tiranno. 10 E questo durò per due anni, di modo che tutti gli abitanti dell'Asia, Giudei e Greci, udirono la parola del Signore Gesù. 11 E Dio faceva prodigi straordinari per le mani di Paolo, 12 al punto che si portavano sui malati degli asciugatoi e dei grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie si allontanavano da loro e gli spiriti maligni uscivano da loro. 13 Or alcuni itineranti esorcisti Giudei tentarono di invocare il nome del Signore Gesù su coloro che avevano gli spiriti maligni, dicendo: «Vi scongiuriamo per Gesù, che Paolo predica!». 14 E quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, un capo sacerdote giudeo. 15 Ma lo spirito maligno rispose e disse: «Io conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?». 16 Quindi l'uomo che aveva lo spirito maligno si avventò su di loro e, sopraffattili, fece loro tal violenza che fuggirono da quella casa, nudi e feriti. 17 Or questo fu risaputo da tutti i Giudei e Greci che abitavano ad Efeso, e furono tutti presi da paura, e il nome del Signore Gesù era magnificato. 18 E molti di coloro che avevano creduto venivano a confessare, e a dichiarare le cose che avevano fatto. 19 Molti di coloro che avevano esercitato le arti occulte radunarono assieme i libri e li arsero in presenza di tutti; e, calcolatone il prezzo, si trovò che ammontava a cinquantamila pezzi d'argento. 20 Così la parola di Dio cresceva potentemente e si affermava. 21 Dopo questi avvenimenti, Paolo si mise nell'animo di andare a Gerusalemme, passando per la Macedonia e per l'Acaia, e diceva: «Dopo essere stato lì, bisogna che io veda anche Roma». 22 Mandati allora in Macedonia due dei suoi collaboratori, cioè Timoteo ed Erasto, egli si trattenne ancora qualche tempo in Asia. 23 Or in quel tempo nacque un grande tumulto in merito alla Via, 24 perché un tale di nome Demetrio, orafo, che faceva dei templi di Diana in argento, procurava non poco guadagno agli artigiani. 25 Costui li radunò insieme ai lavoratori che avevano un'attività affine, e disse: «Uomini, voi sapete che il nostro guadagno proviene da questa attività. 26 Or voi vedete e udite che questo Paolo ha persuaso e sviato un gran numero di gente non solo in Efeso, ma in quasi tutta l'Asia, dicendo che non sono dèi quelli costruiti da mano d'uomo. 27 Non solo c'è pericolo per noi che quest'arte particolare venga discreditata, ma che anche il tempio della grande dea Diana non conti più nulla, e che venga spogliata della sua grandezza colei che tutta l'Asia, anzi tutto il mondo, adora». 28 All'udire queste cose, essi si accesero di sdegno e gridarono, dicendo: «Grande è la Diana degli Efesini». 29 E tutta la città fu ripiena di confusione; e, trascinando con forza Gaio e Aristarco, Macedoni, compagni di viaggio di Paolo, corsero tutti d'accordo al teatro. 30 Or Paolo voleva presentarsi al popolo, ma i discepoli non glielo permisero. 31 Anche alcuni Asiarchi, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non presentarsi al teatro. 32 Intanto gli uni gridavano una cosa, gli altri un'altra, tanto che l'adunanza era confusa e i più non sapevano per quale ragione si fossero radunati. 33 Allora fu fatto uscire dalla folla Alessandro, spinto avanti dai Giudei. E Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva parlare in sua difesa al popolo. 34 Ma, quando si resero conto che egli era Giudeo, si misero tutti a gridare a una sola voce per quasi due ore: «Grande è la Diana degli Efesini». 35 Dopo aver calmato la folla, il cancelliere disse: «Efesini, chi è mai quell'uomo che non sappia che la città degli Efesini è la custode del tempio della grande dea Diana e della sua immagine caduta da Giove? 36 Poiché dunque queste cose sono incontestabili, voi dovete restare calmi e non fare nulla di sconsiderato. 37 Infatti avete condotto qui questi uomini, che non sono né sacrileghi né bestemmiatori della vostra dea. 38 Se dunque Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno qualcosa contro qualcuno, i tribunali sono aperti e vi sono i proconsoli; presenti ognuno le sue accuse. 39 Se poi avete qualche altra richiesta da fare, ciò si risolverà nell'ordinaria assemblea. 40 Noi infatti corriamo il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendovi ragione alcuna con cui giustificare questo assembramento». 41 E, dette queste cose, sciolse l'adunanza.

Paolo visita nuovamente la Macedonia e la Grecia; poi torna in Asia
20,1 Dopo che fu cessato il tumulto, Paolo chiamò a sé i discepoli, li abbracciò e partì per andare in Macedonia. 2 E, dopo aver attraversato quelle regioni e aver dato loro molte esortazioni, si recò in Grecia. 3 Dopo aver trascorso colà tre mesi, poiché i Giudei avevano ordito un complotto mentre egli stava salpando per la Siria, decise di far ritorno passando per la Macedonia. 4 Or l'accompagnarono fino in Asia Sopatro di Berea, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timoteo, e Tichico e Trofimo, oriundi dell'Asia. 5 Costoro, partiti prima di noi, ci aspettarono a Troas. 6 Ma noi partimmo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e in cinque giorni li raggiungemmo a Troas, dove dimorammo sette giorni. 7 Il primo giorno della settimana, essendosi i discepoli radunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, conversava con loro, e protrasse il discorso fino a mezzanotte. 8 Or nella sala, dove eravamo radunati, vi erano molte lampade. 9 Un giovane di nome Eutico, che era seduto sul davanzale della finestra, fu colto da un sonno profondo; e, mentre Paolo tirava il suo discorso a lungo, preso dal sonno, cadde dal terzo piano e fu raccolto morto. 10 Ma Paolo, sceso giù, si gettò su di lui, l'abbracciò e disse: «Non vi turbate, perché l'anima sua è in lui». 11 Quindi risalì, spezzò il pane con loro e mangiò; e dopo aver parlato a lungo fino all'alba, partì. 12 Intanto ricondussero il ragazzo vivo, per cui furono oltremodo consolati. 13 Noi invece, che ci eravamo già imbarcati, navigammo verso Asso, dove avevamo intenzione di riprendere a bordo Paolo, perché aveva stabilito così, volendo egli fare quel viaggio via terra. 14 Quando ci raggiunse ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilene. 15 Salpammo di là e arrivammo il giorno seguente di fronte a Chio; l'indomani raggiungemmo Samo e, dopo una sosta a Trogillio, il giorno dopo giungemmo a Mileto. 16 Paolo infatti aveva deliberato di navigare senza fermarsi a Efeso per evitare di perdere tempo in Asia, perché aveva fretta di trovarsi, se possibile, a Gerusalemme il giorno di Pentecoste.

Discorso di Paolo agli anziani di Efeso
17 Da Mileto mandò ad Efeso a far chiamare gli anziani della chiesa. 18 Quando giunsero da lui, egli disse loro: «Voi sapete dal primo giorno che entrai in Asia come ho vissuto tra di voi per tutto questo tempo, 19 servendo il Signore in tutta umiltà, con molte lacrime e prove che mi sono avvenute per le insidie dei Giudei; 20 e come io non mi sono astenuto di annunziarvi e insegnarvi in pubblico e per le case nessuna di quelle cose che sono giovevoli, 21 dichiarando solennemente ai Giudei e ai Greci la necessità della conversione a Dio e della fede nel Signor nostro Gesù Cristo. 22 Ed ora, ecco, spinto dallo Spirito, vado a Gerusalemme, non sapendo le cose che là mi accadranno, 23 se non ciò che lo Spirito Santo mi attesta in ogni città, dicendo che mi aspettano legami e tribolazioni. 24 Ma io non ne tengo alcun conto e la mia propria vita non mi è cara, pur di terminare con gioia il mio corso e il ministero che ho ricevuto dal Signore Gesù, che è di testimoniare pienamente l'evangelo della grazia di Dio. 25 Ecco, ora so che voi tutti, fra i quali sono andato e venuto predicando il regno di Dio, non vedrete più la mia faccia. 26 Perciò oggi vi dichiaro di essere puro del sangue di tutti; 27 poiché io non mi sono tratto indietro dall'annunziarvi tutto il consiglio di Dio. 28 Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata col proprio sangue. 29 Infatti io so che dopo la mia partenza, entreranno in mezzo a voi dei lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge, 30 e che tra voi stessi sorgeranno degli uomini che proporranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. 31 Perciò vegliate, ricordandovi che per lo spazio di tre anni, giorno e notte, non ho mai cessato di ammonire ciascuno con lacrime. 32 Ed ora, fratelli, io vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia, che è in grado di edificarvi e di darvi l'eredità in mezzo a tutti i santificati. 33 Io non ho desiderato né l'argento, né l'oro, né il vestito di alcuno. 34 E voi stessi sapete che queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di quelli che erano con me. 35 In ogni cosa vi ho mostrato che affaticandosi in questo modo ci conviene sostenere gli infermi e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse: "C'è maggior felicità nel dare che nel ricevere!"». 36 E, quando ebbe dette queste cose, si inginocchiò e pregò con tutti loro. 37 Allora tutti scoppiarono in un gran pianto e, gettatisi al collo di Paolo, lo baciavano, 38 dolenti soprattutto per la parola che aveva detto, che non vedrebbero più la sua faccia. Poi l'accompagnarono alla nave.

Paolo, tornato a Gerusalemme e arrestato nel tempio
21,1 Dopo esserci separati da loro, salpammo e, puntando diritto, arrivammo a Cos, il giorno seguente a Rodi, e di là a Patara. 2 Trovata qui una nave diretta in Fenicia, ci imbarcammo e salpammo. 3 Avvistata Cipro e lasciatala a sinistra, proseguimmo per la Siria e approdammo a Tiro, perché qui si doveva scaricare la nave. 4 Trovati i discepoli, ci trattenemmo sette giorni; mossi dallo Spirito, essi dicevano a Paolo di non salire a Gerusalemme. 5 Ma al termine del nostro soggiorno, partimmo e ci mettemmo in cammino, accompagnati da tutti, con le mogli e figli, fin fuori della città; e, postici in ginocchio sul lido, pregammo. 6 Poi, dopo esserci scambiati i saluti, montammo sulla nave, mentre quelli se ne tornarono alle loro case. 7 Terminata la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide e, salutati i fratelli, ci trattenemmo un giorno con loro. 8 Ripartiti il giorno seguente, noi che eravamo compagni di Paolo, arrivammo a Cesarea e, entrati in casa di Filippo l'evangelista che era uno dei sette, restammo presso di lui. 9 Or egli aveva quattro figlie vergini, che profetizzavano. 10 E, restando noi molti giorni, un certo profeta di nome Agabo, scese dalla Giudea. 11 Venuto da noi, egli prese la cintura di Paolo, si legò mani e piedi, e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l'uomo a cui appartiene questa cintura e lo consegneranno nelle mani dei gentili». 12 All'udire queste cose, noi e quelli del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme. 13 Ma Paolo rispose: «Che fate voi, piangendo e spezzandomi il cuore? Poiché io sono pronto non solo ad essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». 14 E siccome non c'era modo di persuaderlo, ci rassegnammo dicendo: «Sia fatta la volontà del Signore». 15 Dopo quei giorni, preparate le nostre cose, salimmo a Gerusalemme. 16 Con noi vennero anche alcuni discepoli di Cesarea e condussero con loro un certo Mnasone, nativo di Cipro, un vecchio discepolo, presso il quale dovevamo alloggiare. 17 Al nostro arrivo a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero lietamente. 18 Il giorno seguente Paolo si recò con noi da Giacomo, e tutti gli anziani erano presenti. 19 Dopo averli salutati, Paolo raccontò loro, ad una ad una, le cose che il Signore aveva operato fra i gentili per mezzo del suo ministero. 20 Ed essi, udito ciò, glorificavano Dio, poi dissero a Paolo: «Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei vi sono che hanno creduto; e tutti sono zelanti della legge. 21 Or sono stati informati a tuo riguardo che tu insegni a tutti i Giudei che vivono fra i gentili di distaccarsi da Mosè, dicendo di non circoncidere i figli e di non seguire più le usanze giudaiche. 22 Or dunque, che si deve fare? È inevitabile che la folla si raduni, perché sapranno che tu sei venuto. 23 Fa' dunque quanto ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini, che hanno fatto un voto; 24 prendili con te, purificati con loro, e paga per loro, perché si possano radere il capo; così tutti sapranno che non c'è nulla di vero in quelle cose di cui sono stati informati intorno a te, ma che anche tu sei disciplinato e osservi la legge. 25 Ma per quanto riguarda i gentili che hanno creduto, noi abbiamo loro scritto, avendo stabilito che non osservino alcuna cosa del genere, ma che si guardino unicamente dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate e dalla fornicazione». 26 Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio, dichiarando di voler portare a compimento i giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l'offerta per ciascun di loro. 27 Ma, come i sette giorni stavano per compiersi, i Giudei dell'Asia, vedendolo nel tempio, sollevarono tutta la folla e gli misero le mani addosso, 28 gridando: «Uomini d'Israele, venite in aiuto! Costui è l'uomo che insegna a tutti e dappertutto una dottrina che è contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; oltre a ciò, ha pure condotto dei Greci nel tempio e ha contaminato questo santo luogo». 29 Infatti avevano in precedenza visto Trofimo di Efeso in città con Paolo, e pensavano che egli lo avesse condotto nel tempio. 30 E tutta la città fu in subbuglio, e ci fu un accorrere di gente; e, preso Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito furono serrate le porte. 31 Ora, mentre essi cercavano di ucciderlo, al tribuno della coorte giunse la notizia che tutta Gerusalemme era sottosopra. 32 Immediatamente egli, presi dei soldati e dei centurioni, corse verso di loro. E questi, visto il tribuno e i soldati, smisero di battere Paolo. 33 Allora il tribuno, avvicinatosi, lo prese e comandò che fosse legato con due catene, poi domandò chi fosse e che cosa avesse fatto. 34 Tra la folla gli uni gridavano una cosa e gli altri un'altra; non potendo perciò sapere nulla di certo per il tumulto, comandò che fosse condotto nella fortezza. 35 Quando arrivò alla gradinata, egli dovette essere portato dai soldati per la violenza della folla, 36 perché la massa del popolo lo seguiva, gridando: «A morte». 37 Mentre Paolo stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: «Mi è lecito dirti qualcosa?». Quegli rispose: «Sai il greco? 38 Non sei tu quell'Egiziano che tempo fa insorse e condusse nel deserto quei quattromila briganti?». 39 Ma Paolo disse: «Io sono un Giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; or ti prego di lasciarmi parlare al popolo». 40 Avendoglielo permesso, Paolo, stando in piedi sopra la gradinata, fece cenno con la mano al popolo. E, fattosi un gran silenzio, parlò in lingua ebraica, dicendo:

Discorso di Paolo in sua difesa, davanti al popolo
22,1 «Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa». 2 Nell'udire che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancor più silenzio. Poi disse: 3 «In verità io sono un Giudeo, nato in Tarso di Cilicia e allevato in questa città ai piedi di Gamaliele, educato nella rigorosa osservanza della legge dei padri, pieno di zelo di Dio, come oggi lo siete voi tutti; 4 io ho perseguitato fino alla morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne, 5 come mi sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il sinedrio degli anziani, dai quali avendo anche ricevuto lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che erano là, perché fossero puniti. 6 Or avvenne che, mentre io ero in cammino e mi avvicinavo a Damasco, intorno a mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo mi folgorò d'intorno. 7 Ed io caddi a terra e udii una voce che mi diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". 8 Io risposi: "Chi sei, Signore?". Egli mi disse: "Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti". 9 Or quelli che erano con me videro sì la luce e furono spaventati, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. 10 Io dissi: "Signore, che devo fare?". Il Signore mi disse: "Alzati e va' a Damasco, là ti sarà annunziato tutto quello che ti è ordinato di fare". 11 Ora, siccome io non vedevo nulla per lo splendore di quella luce, fui condotto per mano da quelli che erano con me; e così entrai a Damasco. 12 Or un certo Anania, uomo pio secondo la legge, di cui tutti i Giudei che abitavano a Damasco rendevano buona testimonianza, 13 venne da me e, standomi vicino, mi disse: "Fratello Saulo, ricupera la vista". In quell'istante io ricuperai la vista e lo guardai. 14 Poi aggiunse: "Il Dio dei nostri padri ti ha preordinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e a udire una voce dalla sua bocca. 15 Perché tu gli devi essere testimone presso tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16 Ed ora che aspetti? Alzati e sii battezzato e lavato dai tuoi peccati, invocando il nome del Signore". 17 Or avvenne che, quando ritornai a Gerusalemme e stavo pregando nel tempio, fui rapito in estasi, 18 e vidi il Signore che mi diceva: "Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza intorno a me". 19 Allora io dissi: "Signore, loro stessi sanno che incarceravo e battevo da una sinagoga all'altra quelli che credevano in te; 20 quando si versava il sangue di Stefano, tuo martire, anch'io ero presente, acconsentivo alla sua morte e custodivo le vesti di coloro che lo uccidevano". 21 Ma egli mi disse: "Va', perché io ti manderò lontano tra i gentili"». 22 Essi lo ascoltarono fino a questo punto; poi alzarono la voce, dicendo: «Togli dal mondo un tale uomo, perché non è degno di vivere!». 23 Siccome essi gridavano, gettando via le loro vesti e lanciando polvere in aria, 24 il tribuno comandò che Paolo fosse condotto nella fortezza, ordinando di interrogarlo a colpi di flagelli al fine di sapere per quale motivo gridavano così contro di lui. 25 Ma, quando lo ebbero disteso con le cinghie, Paolo disse al centurione che era presente: «Vi è lecito flagellare un cittadino romano, non ancora condannato?». 26 Udito questo, il centurione andò a riferirlo al tribuno, dicendo: «Che cosa stai facendo? Quest'uomo è un cittadino romano!». 27 Il tribuno allora si recò da Paolo e gli chiese: «Dimmi, sei tu un cittadino romano?». Egli disse: «Sì, lo sono». 28 Il tribuno rispose: «Io ho acquistata questa cittadinanza mediante una grande somma di denaro». Paolo disse: «Io invece l'ho di nascita». 29 Allora quelli che lo dovevano interrogare si allontanarono subito da lui; e lo stesso tribuno, avendo saputo che egli era cittadino romano, ebbe paura perché lo aveva fatto legare.

Paolo davanti al sinedrio
30 Or il giorno seguente, volendo sapere con certezza il motivo per cui egli era accusato dai Giudei, lo sciolse dai legami e ordinò ai capi dei sacerdoti e a tutto il sinedrio di venire. Poi, condotto giù Paolo, lo presentò davanti a loro.

23,1 Paolo, fissati gli occhi sul sinedrio, disse: «Fratelli, fino a questo giorno, io mi sono comportato davanti a Dio in perfetta buona coscienza». 2 A questo dire il sommo sacerdote Anania ordinò a quelli che gli erano accanto di percuoterlo sulla bocca. 3 Allora Paolo gli disse: «Dio percuoterà te, muro imbiancato. Tu siedi per giudicarmi secondo la legge e, violando la legge, ordini che io sia percosso». 4 Or quelli che erano presenti dissero: «Insulti tu il sommo sacerdote di Dio?». 5 Paolo rispose: «Non sapevo, fratelli, che egli fosse sommo sacerdote, perché sta scritto: "Tu non dirai male del principe del tuo popolo"». 6 Paolo quindi, sapendo che una parte dei presenti era composta di sadducei e l'altra di farisei, gridò a quelli del sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; è a motivo della speranza e della risurrezione dei morti che vengo giudicato». 7 Appena egli disse questo, nacque un dissenso fra i farisei e i sadducei, e l'assemblea si divise; 8 infatti i sadducei dicono che non vi è risurrezione né angelo né spirito, mentre i farisei affermano l'una e l'altra cosa. 9 Si fece allora un grande clamore. Gli scribi del partito dei farisei, alzatisi, protestavano con forza e dicevano: «Noi non troviamo nulla di male in quest'uomo; e se uno spirito o un angelo gli avesse parlato? Non combattiamo contro Dio». 10 Ora, siccome il dissenso andava aumentando, il tribuno, per timore che Paolo fosse fatto a pezzi da loro, ordinò ai soldati di scendere e di portarlo via dal loro mezzo, e di ricondurlo nella fortezza. 11 La notte seguente, il Signore si presentò a lui e disse: «Paolo, coraggio, perché come tu hai reso testimonianza di me in Gerusalemme, così bisogna che tu la renda anche a Roma».

Congiura dei Giudei contro Paolo; egli è inviato a Cesarea
12 Quando fu giorno, certi Giudei tramarono una congiura obbligandosi con giuramento esecratorio a non mangiare né bere, finché non avessero ucciso Paolo. 13 Erano più di quaranta quelli che avevano fatto questa congiura. 14 Essi si presentarono ai capi dei sacerdoti e agli anziani e dissero: «Noi ci siamo impegnati con giuramento di non assaggiare alcuna cosa, finché non abbiamo ucciso Paolo. 15 Or dunque voi con il sinedrio fate una petizione al tribuno perché domani ve lo riconduca, come se voleste indagare più a fondo sul suo caso; e noi, prima che si avvicini, saremo pronti ad ucciderlo». 16 Ma il figlio della sorella di Paolo, venuto a conoscenza dell'agguato, corse alla fortezza e, entrato, lo riferì a Paolo. 17 Allora Paolo, chiamato a sé uno dei centurioni, disse: «Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualcosa da comunicargli». 18 Egli dunque lo prese, lo condusse dal tribuno e disse: «Paolo, quel prigioniero, mi ha chiamato e mi ha pregato di condurti questo giovane, che ha qualcosa da dirti». 19 Allora il tribuno, presolo per mano, lo condusse in disparte e domandò: «Che cosa hai da riferirmi?». 20 Egli disse: «I Giudei si sono accordati per chiederti che domani tu conduca Paolo giù nel sinedrio, come se volessero investigare più a fondo il suo caso. 21 Perciò tu non dar loro ascolto, perché più di quaranta uomini di loro, stanno in agguato per prenderlo, essendosi impegnati con un voto di non mangiare né bere, finché non l'abbiano ucciso; ed ora sono pronti, aspettando che tu lo permetta loro». 22 Il tribuno dunque licenziò il giovane, ordinandogli di non palesare ad alcuno che gli avesse fatto sapere queste cose. 23 Poi, chiamati due centurioni, disse loro: «Tenete pronti fin dalle ore tre della notte duecento soldati, settanta cavalieri e duecento lancieri, per andare fino a Cesarea». 24 Disse loro ancora di tenere pronte delle cavalcature per farvi montare su Paolo e condurlo sano e salvo dal governatore Felice. 25 Egli scrisse pure una lettera di questo tenore: 26 «Claudio Lisia, all'eccellentissimo governatore Felice, salute. 27 Quest'uomo era stato preso dai Giudei e stava per essere da loro ucciso, quando io sopraggiunsi con i soldati e lo liberai, avendo inteso che era cittadino romano. 28 Volendo poi sapere la colpa di cui l'accusavano, l'ho condotto nel loro sinedrio. 29 Ho così trovato che era accusato per questioni relative alla loro legge e che non c'era in lui alcuna colpa degna di morte né di prigione. 30 Quando poi mi fu riferito dell'agguato che i Giudei tendevano a quest'uomo, te l'ho subito mandato, ordinando pure ai suoi accusatori di esporre davanti a te le rimostranze che hanno contro di lui. Sta' bene!». 31 I soldati dunque, secondo ch'era stato loro ordinato, presero in consegna Paolo e lo condussero di notte ad Antipàdride. 32 Il giorno seguente, lasciato ai cavalieri il compito di andare con lui, ritornarono alla fortezza. 33 Quelli, giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli presentarono anche Paolo. 34 Dopo aver letto la lettera, il governatore domandò a Paolo di quale provincia fosse; e, saputo che era della Cilicia, 35 gli disse: «Io ti ascolterò quando saranno arrivati anche i tuoi accusatori». E ordinò che fosse custodito nel palazzo di Erode.

Paolo davanti al tribunale del governatore Felice
24,1 Ora, cinque giorni dopo, arrivò il sommo sacerdote Anania insieme con gli anziani e con un oratore, un certo Tertullo; essi comparvero davanti al governatore per accusare Paolo. 2 Quando Paolo fu chiamato, Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo: 3 «Eccellentissimo Felice, noi riconosciamo in tutto e per tutto e con profonda gratitudine che la pace che godiamo e le vantaggiose riforme attuate per questa nazione sono opera delle tue previdenti misure. 4 Ma per non importunarti più a lungo, ti prego nella tua benevolenza di darci brevemente ascolto. 5 Noi abbiamo trovato che quest'uomo è una peste e suscita sedizioni fra tutti i Giudei che sono nel mondo, ed è capo della setta dei Nazareni. 6 Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; per questo noi l'abbiamo preso e lo volevamo giudicare secondo la nostra legge. 7 Ma, sopraggiungendo il tribuno Lisia, lo ha tolto a forza dalle nostre mani, 8 ordinando ai suoi accusatori di venire da te; esaminandolo, potrai tu stesso sapere da lui la verità su tutte le cose di cui l'accusiamo». 9 I Giudei si associarono anch'essi nelle accuse, affermando che le cose stavano così. 10 Allora Paolo, dopo che il governatore gli fece cenno di parlare, rispose: «Sapendo che da molti anni tu sei giudice di questa nazione, con più coraggio parlo a mia difesa. 11 Non più di dodici giorni fa, come tu puoi verificare, io salii a Gerusalemme per adorare. 12 Or essi non mi hanno trovato nel tempio a disputare con alcuno, o a incitare la folla né nelle sinagoghe né per la città; 13 né possono provare le cose delle quali ora mi accusano. 14 Ma questo ti confesso che, secondo la Via che essi chiamano setta, io servo così il Dio dei padri, credendo a tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti, 15 avendo in Dio la speranza, che anch'essi condividono, che vi sarà una risurrezione dei morti, tanto dei giusti che degli ingiusti. 16 Per questo io mi sforzo di avere continuamente una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini. 17 Ora, dopo molti anni, io sono venuto a portare elemosine e offerte alla mia nazione. 18 Mentre facevo questo, essi mi hanno trovato purificato nel tempio, senza alcun assembramento o tumulto. 19 Ma vi erano alcuni Giudei dell'Asia, che dovevano comparire davanti a te per accusarmi, se avevano qualcosa contro di me. 20 O questi stessi dicano se hanno trovato alcun misfatto in me, quando stavo davanti al sinedrio, 21 a meno che sia per questa sola parola che io gridai stando in piedi in mezzo a loro: "È a motivo della risurrezione dei morti che oggi vengo giudicato da voi"». 22 Quando udì queste cose, Felice, che era ben informato sulla Via, rinviò il processo, dicendo: «Quando verrà il tribuno Lisia, prenderò in esame il vostro caso». 23 E ordinò al centurione che Paolo fosse custodito, ma che avesse una certa libertà, senza impedire a nessuno dei suoi di prestargli dei servizi o di venire a trovarlo. 24 Alcuni giorni dopo Felice, venuto con Drusilla sua moglie che era giudea, mandò a chiamare Paolo e l'ascoltò intorno alla fede in Cristo Gesù. 25 E siccome Paolo parlava di giustizia, di autocontrollo e del giudizio futuro, Felice, tutto spaventato, rispose: «Per il momento va', quando avrò opportunità, ti manderò a chiamare». 26 Nel medesimo tempo egli sperava che Paolo gli avrebbe dato del denaro perché lo liberasse; e per questo lo faceva spesso chiamare e conversava con lui. 27 Ma dopo due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; e Felice, volendo far cosa grata ai Giudei, lasciò Paolo in prigione.

Paolo compare davanti a Festo e si appella a Cesare
25,1 Quando Festo giunse nella provincia, tre giorni dopo salì da Cesarea a Gerusalemme. 2 Il sommo sacerdote e i capi dei Giudei gli presentarono le loro accuse contro Paolo e lo supplicavano, 3 chiedendogli nei riguardi di Paolo il favore di farlo trasferire a Gerusalemme; così essi lo avrebbero ucciso in un'imboscata lungo la strada. 4 Ma Festo rispose che Paolo era custodito a Cesarea, e che egli stesso sarebbe presto andato . 5 «Perciò le persone influenti tra di voi», disse egli, «scendano con me; e se vi è alcuna colpa in quest'uomo, lo accusino». 6 Fermatosi tra loro non più di otto o dieci giorni, Festo discese a Cesarea; il giorno seguente sedette in tribunale e ordinò che gli fosse portato Paolo. 7 Quando egli giunse, i Giudei che erano discesi da Gerusalemme lo attorniarono, portando contro a Paolo molte e gravi accuse, che però non potevano provare. 8 Paolo diceva a sua difesa: «Io non ho peccato né contro la legge dei Giudei né contro il tempio né contro Cesare». 9 Ma Festo, volendo far cosa grata ai Giudei, rispose a Paolo e disse: «Vuoi tu salire a Gerusalemme per esservi giudicato davanti a me intorno a queste cose?». 10 Allora Paolo disse: «Io sto davanti al tribunale di Cesare, dove devo essere giudicato; io non ho fatto alcun torto ai Giudei, come tu stesso sai molto bene. 11 Se ho fatto del male e ho commesso qualche cosa degna di morte, non rifiuto di morire; ma se non c'è nulla di vero nelle cose delle quali costoro mi accusano, nessuno può consegnarmi nelle loro mani. Mi appello a Cesare». 12 Allora Festo, dopo aver conferito col consiglio, rispose: «Ti sei appellato a Cesare; a Cesare andrai».

Paolo davanti al re Agrippa
13 Alcuni giorni dopo, il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea per salutare Festo. 14 E poiché vi si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo, dicendo: «Felice ha lasciato prigioniero un certo uomo, 15 contro il quale, quando io fui a Gerusalemme, i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei presentarono accuse, chiedendo la sua condanna. 16 Io risposi loro che non è abitudine dei Romani di consegnare alcuno per la morte prima che l'accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori, e gli sia stato dato modo di difendersi dall'accusa. 17 Perciò, quando essi si radunarono qui, senza frapporre indugi, il giorno seguente mi sedetti in tribunale e ordinai di portarmi quest'uomo. 18 Quando i suoi accusatori si alzarono, non addussero contro di lui alcuna accusa delle cose che io sospettavo. 19 Ma avevano solamente dei punti di disaccordo sulla loro religione e intorno a un certo Gesù, morto, che Paolo diceva essere vivente. 20 Ora, essendo io perplesso davanti a una controversia del genere, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme e là essere giudicato intorno a queste cose. 21 Ma, essendosi Paolo appellato ad Augusto per rimettersi al suo giudizio, ordinai che fosse custodito finché non potrò mandarlo da Cesare». 22 Agrippa disse a Festo: «Vorrei ascoltare anch'io quest'uomo». Ed egli rispose: «Domani l'ascolterai». 23 Così il giorno seguente Agrippa e Berenice vennero con grande pompa e, entrati nella sala dell'udienza con i tribuni e con i notabili della città, per ordine di Festo Paolo fu condotto . 24 Allora Festo disse: «Re Agrippa, e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete costui circa il quale tutta la moltitudine dei Giudei si è rivolta a me in Gerusalemme e qui, gridando che non è più degno di vivere. 25 Io però, avendo riscontrato che non ha fatto alcuna cosa degna di morte ed essendosi egli stesso appellato ad Augusto, ho deliberato di mandarlo. 26 E, siccome non ho nulla di certo da scrivere all'imperatore nei suoi confronti, l'ho condotto qui davanti a voi, e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché dopo questa udienza io possa avere qualcosa da scrivere. 27 Mi pare infatti irragionevole mandare un prigioniero senza indicare le accuse fatte contro di lui».

26,1 Quindi Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa!». Allora Paolo, distesa la mano, iniziò a fare la sua difesa: 2 «O re Agrippa, io mi ritengo felice di potermi oggi discolpare davanti a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei, 3 soprattutto perché tu conosci tutte le usanze e le questioni che ci sono tra i Giudei; ti prego perciò di ascoltarmi con pazienza. 4 Ora quale sia stato il mio modo di vivere fin dalla giovinezza, che ho trascorsa interamente a Gerusalemme in mezzo al mio popolo, tutti i Giudei lo sanno. 5 Essi mi hanno conosciuto fin d'allora e possono testimoniare, se lo vogliono, che son vissuto come fariseo, secondo la più rigida setta della nostra religione. 6 Ed ora mi trovo in giudizio per la speranza della promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 quella promessa che le nostre dodici tribù, che servono Dio con fervore giorno e notte, sperano di ottenere; per questa speranza, o re Agrippa, io sono accusato dai Giudei. 8 Perché mai ritenete incredibile che Dio risusciti i morti? 9 Io stesso ritenni essere mio dovere far molte cose contro il nome di Gesù il Nazareno. 10 E questo è ciò che feci in Gerusalemme; avendone ricevuto l'autorità dai capi dei sacerdoti, rinchiusi nelle prigioni molti santi e, quando erano messi a morte, io davo il mio assenso. 11 E spesse volte, andando da una sinagoga all'altra, li costrinsi a bestemmiare e, grandemente infuriato contro di loro, li perseguitai fin nelle città straniere. 12 Mentre ero impegnato in questo e stavo andando a Damasco con l'autorizzazione e i pieni poteri dei capi dei sacerdoti, 13 a mezzogiorno, o re, sulla strada io vidi una luce dal cielo più splendente del sole, sfolgorare intorno a me e a quelli che viaggiavano con me. 14 Essendo noi tutti caduti a terra, udii una voce che mi parlava e mi disse in lingua ebraica: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro recalcitrare contro i pungoli". 15 Io dissi: "Chi sei tu, Signore?". Egli disse: "Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16 Ma alzati e stà in piedi, perché per questo ti sono apparso: per costituirti ministro e testimone delle cose che tu hai visto e di quelle per le quali io ti apparirò, 17 liberandoti dal popolo e dai gentili, ai quali ora ti mando, 18 per aprir loro gli occhi e convertirli dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, affinché ricevano mediante la fede in me il perdono dei peccati e un'eredità tra i santificati". 19 Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla celeste visione. 20 Ma prima a quelli in Damasco, poi a Gerusalemme, in tutta la regione della Giudea e ai gentili, ho annunziato di ravvedersi e di convertirsi a Dio, facendo opere degne di ravvedimento. 21 Per queste cose i Giudei, dopo avermi preso nel tempio tentarono di uccidermi. 22 Ma, per l'aiuto ottenuto da Dio fino a questo giorno ho continuato a testimoniare a piccoli e grandi, non dicendo nient'altro se non ciò che i profeti e Mosè dissero che doveva avvenire, 23 cioè: che il Cristo avrebbe sofferto e che, essendo il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai gentili». 24 Ora, mentre Paolo diceva queste cose a sua difesa, Festo disse ad alta voce: «Paolo, tu farnetichi; le molte lettere ti fanno uscire di senno». 25 Ma egli disse: «Io non farnetico, eccellentissimo Festo, ma proferisco parole di verità e di buon senno. 26 Infatti il re, al quale parlo con franchezza, è ben informato su queste cose, poiché sono convinto che nessuna di queste cose gli sia sconosciuta, perché tutto questo non è stato fatto in segreto. 27 O re Agrippa, credi ai profeti? Io so che ci credi». 28 Allora Agrippa disse a Paolo: «Ancora un po' e mi persuadi a diventare cristiano». 29 Paolo disse: «Volesse Dio che in poco o molto tempo non solo tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di queste catene». 30 Dette queste cose, il re si alzò e con lui il governatore, Berenice e quelli che sedevano con loro. 31 Ritiratisi in disparte, parlavano tra di loro e dicevano: «Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o la prigione». 32 Allora Agrippa disse a Festo: «Quest'uomo poteva essere liberato, se non si fosse appellato a Cesare».

Paolo mandato in Italia; naufragio
27,1 Quando fu deciso che noi salpassimo per l'Italia, Paolo e alcuni altri prigionieri furono consegnati a un centurione di nome Giulio, della coorte Augusta. 2 Saliti su una nave di Adramitto, che doveva toccare i porti sulle coste dell'Asia, salpammo, avendo con noi Aristarco, un macedone di Tessalonica. 3 Il giorno seguente arrivammo a Sidone; e Giulio, usando umanità verso Paolo, gli permise di andare dai suoi amici per riceverne le cure. 4 Essendo poi partiti di là, navigammo al riparo di Cipro, perché i venti erano contrari. 5 Attraversato il mare a ridosso della Cilicia e della Panfilia, arrivammo a Mira di Licia. 6 Il centurione trovò qui una nave di Alessandria, che faceva vela per l'Italia e ci fece salire. 7 Navigando lentamente per molti giorni, giungemmo a stento di fronte a Cnido per l'impedimento del vento; poi prendemmo a navigare al riparo di Creta, al largo di Salmone. 8 E, costeggiandola con grande difficoltà, giungemmo in un certo luogo chiamato Beiporti, vicino al quale era la città di Lasea. 9 Ora, essendo già trascorso molto tempo ed essendo la navigazione divenuta pericolosa, poiché il digiuno era già passato, Paolo ammonì quelli della nave, 10 dicendo: «Uomini, io vedo che la navigazione si farà con pericolo e grave danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre persone». 11 Ma il centurione aveva maggior fiducia nel pilota e nel capitano della nave che nelle cose dette da Paolo. 12 E poiché quel porto non era adatto per svernare, i più furono del parere di salpare di là per cercare di arrivare in qualche modo a Fenice, un porto di Creta, esposto al libeccio e al maestrale, e passarvi l'inverno. 13 Quando si levò un leggero scirocco, pensando di poter attuare il loro intento, levarono le ancore e si misero a costeggiare Creta. 14 Ma poco dopo, si scatenò sull'isola un vento impetuoso, chiamato euroclidone. 15 Siccome la nave era portata via, non potendo reggere al vento, la lasciammo in sua balìa, e così eravamo portati alla deriva. 16 Passati velocemente sotto un'isoletta, chiamata Clauda, riuscimmo a stento a controllare la scialuppa. 17 E, dopo averla tirata a bordo, i marinai usarono tutti i mezzi per fasciare di sotto la nave con gomene e, temendo di finire incagliati nella Sirte, calarono le vele, lasciandosi così portare alla deriva. 18 Ma, essendo violentemente sbattuti dalla tempesta, il giorno seguente incominciarono a gettare il carico. 19 Il terzo giorno, con le loro mani gettarono in mare l'attrezzatura della nave. 20 Poiché non apparivano né sole né stelle già da molti giorni, e infuriava su di noi una gran tempesta, si era ormai persa ogni speranza di salvezza. 21 E, poiché erano rimasti senza cibo per molto tempo, Paolo si alzò in mezzo a loro e disse: «Uomini, se mi aveste dato ascolto e non foste partiti da Creta, avreste evitato questo pericolo e questa perdita. 22 Ma ora vi esorto a non perdervi d'animo, perché non vi sarà perdita della vita di alcuno di voi, ma solo della nave. 23 Poiché mi è apparso questa notte un angelo di Dio, al quale appartengo e che io servo, 24 dicendo: "Paolo, non temere, tu devi comparire davanti a Cesare; ed ecco, Dio ti ha dato tutti coloro che navigano con te". 25 Perciò, o uomini, state di buon cuore, perché io ho fede in Dio che avverrà esattamente come mi è stato detto. 26 Ma dovremo finire incagliati su un isola». 27 Quando era la quattordicesima notte che eravamo portati qua e là nel mare Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l'impressione di essere vicini a qualche terra. 28 E, calato lo scandaglio, trovarono venti braccia di profondità; poi, un poco più avanti calarono di nuovo lo scandaglio, e trovarono quindici braccia. 29 Temendo allora di urtare contro gli scogli, gettarono dalla poppa quattro ancore, aspettando con ansia che si facesse giorno. 30 Ora, siccome i marinai cercavano di fuggire dalla nave e stavano calando la scialuppa in mare col pretesto di voler gettare le ancore da prua, 31 Paolo disse al centurione e ai soldati: «Se costoro non restano sulla nave, voi non potete scampare». 32 Allora i soldati tagliarono le funi della scialuppa e la lasciarono cadere. 33 Nell'attesa che si facesse giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo, dicendo: «Oggi sono quattordici giorni che state aspettando digiuni, senza aver preso nulla. 34 Vi esorto perciò a prendere cibo, poiché questo contribuirà alla vostra salvezza; poiché neppure un capello del nostro capo perirà». 35 Detto questo, prese del pane e rese grazie a Dio in presenza di tutti, poi lo ruppe e cominciò a mangiare. 36 Tutti allora, fattosi animo, presero anch'essi del cibo. 37 Or sulla nave noi eravamo duecentosettantasei persone in tutto. 38 Dopo aver mangiato a sazietà, alleggerirono la nave gettando il frumento in mare. 39 Fattosi giorno, non riuscivano a riconoscere la terra, ma notarono una insenatura con la spiaggia e decisero di spingervi la nave, se potevano. 40 Staccate le ancore, le lasciarono andare in mare, sciogliendo nello stesso tempo i legami dei timoni; poi, spiegata la vela maestra al vento, si diressero verso il lido. 41 Ma, essendo incappati in una secca che aveva il mare da ambo i lati, vi arenarono la nave che rimase con la prua incagliata e immobile, mentre la poppa si sfasciava per la violenza delle onde. 42 Or i soldati erano del parere di uccidere i prigionieri, perché nessuno fuggisse a nuoto. 43 Ma il centurione, volendo salvare Paolo, li distolse da quel proposito e comandò a coloro che sapevano nuotare di gettarsi per primi in mare e di raggiungere la terra; 44 poi gli altri, chi su tavole, chi su rottami della nave; e così avvenne che tutti poterono mettersi in salvo a terra.

Paolo a Malta
28,1 Dopo essere giunti in salvo a terra, seppero allora che quell'isola si chiamava Malta. 2 Gli abitanti del luogo usarono verso di noi una gentilezza non comune, perché accesero un gran fuoco e accolsero tutti per la pioggia che cadeva e per il freddo. 3 Ora mentre Paolo raccoglieva un gran fascio di rami secchi e li posava sul fuoco, a motivo del calore ne uscì una vipera e gli si attaccò alla mano. 4 Quando gli abitanti del luogo videro la serpe che gli pendeva dalla mano, dissero l'un l'altro: «Quest'uomo è certamente un omicida perché, pur essendo scampato dal mare, la giustizia divina non gli permette di sopravvivere». 5 Ma Paolo, scossa la serpe nel fuoco, non ne risentì alcun male. 6 Or essi si aspettavano di vederlo gonfiare o cadere morto all'istante; ma dopo aver lungamente aspettato e vedendo che non gli avveniva nulla di insolito, mutarono parere e cominciarono a dire che egli era un dio. 7 In quei dintorni aveva i suoi poderi il capo dell'isola di nome Publio; egli ci accolse e ci ospitò con tanta cortesia per tre giorni. 8 Or avvenne che il padre di Publio giaceva a letto, malato di febbre e di dissenteria; Paolo andò a trovarlo e, dopo aver pregato, gli impose le mani e lo guarì. 9 Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano delle malattie venivano ed erano guariti; 10 e questi ci colmarono di grandi onori e, quando salpammo, ci fornirono delle cose necessarie.

Paolo giunge a Roma e vi sta due anni prigioniero in casa propria
11 Tre mesi dopo, partimmo su una nave di Alessandria, che aveva svernato nell'isola, avente per insegna Castore e Polluce. 12 Arrivati a Siracusa, vi restammo tre giorni. 13 E di là, costeggiando, arrivammo a Reggio. Il giorno dopo si levò lo scirocco, e in due giorni arrivammo a Pozzuoli. 14 Avendo trovato qui dei fratelli, fummo pregati di rimanere presso di loro sette giorni. E così giungemmo a Roma. 15 Or i fratelli di là, avute nostre notizie, ci vennero incontro fino al Foro Appio e alle Tre Taverne; e Paolo, quando li vide, rese grazie a Dio e prese coraggio. 16 Quando giungemmo a Roma, il centurione consegnò i prigionieri al capitano della guardia; ma a Paolo fu concesso di abitare per conto suo con un soldato di guardia. 17 Tre giorni dopo, Paolo chiamò i capi dei Giudei. Quando furono radunati, disse loro: «Fratelli, senza aver fatto nulla contro il popolo né contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato nelle mani dei Romani. 18 Dopo aver esaminato il mio caso, essi volevano liberarmi, perché non vi era in me alcuna colpa degna di morte. 19 Ma poiché i Giudei si opponevano, fui costretto ad appellarmi a Cesare; non che io avessi alcuna accusa da fare contro la mia nazione. 20 Per questa ragione dunque vi ho fatti chiamare per vedervi e per parlarvi, poiché è a motivo della speranza d'Israele che io porto questa catena». 21 Ma essi gli dissero: «Noi non abbiamo ricevuto alcuna lettera a tuo riguardo dalla Giudea, né è venuto alcuno dei fratelli a riferire o a dire alcun male di te. 22 Ma desideriamo sapere da te ciò che pensi perché, quanto a questa setta, ci è noto che ne parlano male ovunque». 23 Avendogli fissato un giorno, vennero in gran numero da lui nel suo alloggio; ed egli, da mattina a sera, esponeva e testimoniava loro del regno di Dio e, tramite la legge di Mosè e i profeti, cercava di persuaderli sulle cose che riguardano Gesù. 24 Alcuni si lasciarono convincere dalle cose dette, ma gli altri rimasero increduli. 25 Or essendo in disaccordo gli uni con gli altri, se ne andarono, ma non prima che Paolo avesse detto queste precise parole: «Lo Spirito Santo ben parlò ai nostri padri per mezzo del profeta Isaia, 26 dicendo: "Va' da questo popolo e digli: Voi udrete ma non intenderete, guarderete ma non vedrete; 27 infatti il cuore di questo popolo si è indurito, e sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, affinché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi, e non intendano col cuore e non si convertano, ed io non li guarisca". 28 Sappiate dunque che questa salvezza di Dio è mandata ai gentili, ed essi l'ascolteranno!». 29 Quando ebbe dette queste cose, i Giudei se ne andarono avendo tra di loro un'accesa discussione. 30 E Paolo rimase due anni interi nella casa che aveva presa in affitto e accoglieva tutti coloro che venivano da lui, 31 predicando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo con tutta franchezza senza alcun impedimento.

Riveduta 2020:

Atti 16,1-28,31

Timoteo si unisce a Paolo e Sila
16,1 Egli raggiunse anche Derba e Listra; là c'era un certo discepolo, di nome Timoteo, figlio di una donna giudea credente, ma di padre greco. 2 Di lui rendevano buona testimonianza i fratelli che erano a Listra e Iconio. 3 Paolo volle che egli partisse con lui e, presolo, lo circoncise a causa dei Giudei che erano in quei luoghi, perché tutti sapevano che suo padre era greco. 4 Passando per le città, essi trasmisero le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani che erano a Gerusalemme, perché le osservassero. 5 Le chiese dunque erano confermate nella fede e crescevano ogni giorno di numero.

La chiamata in Macedonia
6 Poi traversarono la Frigia e il paese della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di annunciare la Parola in Asia. 7 Giunti ai confini della Misia, tentavano di andare in Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro 8 e, oltrepassata la Misia, discesero a Troas. 9 Paolo di notte ebbe una visione: un uomo macedone gli stava davanti e lo pregava, dicendo: “Passa in Macedonia e soccorrici”. 10 Appena ebbe quella visione, cercammo subito di partire per la Macedonia, essendo convinti che Dio ci aveva chiamati là ad annunciare loro l'evangelo.

Paolo e Sila a Filippi
11 Perciò, salpando da Troas, tirammo diritto verso Samotracia e, il giorno seguente, verso Neapolis; 12 di là ci recammo a Filippi, che è colonia romana e città primaria di quella parte della Macedonia, e restammo in quella città alcuni giorni.
13 Nel giorno di sabato andammo fuori dalla porta, presso il fiume, dove supponevamo vi fosse un luogo di preghiera e, postici a sedere, parlavamo alle donne là radunate. 14 Una certa donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiatiri, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare; il Signore le aprì il cuore per renderla attenta alle cose dette da Paolo. 15 Dopo che fu battezzata con la sua famiglia, ci pregò, dicendo: “Se mi avete giudicato fedele al Signore, entrate e fermatevi a casa mia”. E ci costrinse ad accettare.

Paolo e Sila in prigione
16 Mentre andavamo al luogo di preghiera, incontrammo una certa serva che aveva uno spirito di divinazione e che, facendo l'indovina, procurava molto guadagno ai suoi padroni. 17 Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: “Questi uomini sono servitori dell'Iddio altissimo e vi annunciano la via della salvezza”. 18 Così fece per molti giorni, ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: “Io ti comando, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei”. Ed esso uscì in quell'istante.
19 Ma i suoi padroni, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila, li trascinarono sulla pubblica piazza, davanti alle autorità, 20 e, presentatili ai pretori, dissero: “Questi uomini, che sono Giudei, turbano la nostra città 21 e predicano dei riti che non è lecito a noi che siamo Romani né di ricevere, né di osservare”. 22 Allora la folla insorse contro di loro e i pretori, strappate loro di dosso le vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe. 23 E, dopo aver inflitto loro molte percosse, li gettarono in prigione, comandando al carceriere di custodirli attentamente. 24 Ricevuto tale ordine, egli li gettò nella prigione più interna e serrò loro i piedi nei ceppi.

La conversione del carceriere
25 Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio e i carcerati li ascoltavano. 26 A un tratto ci fu un gran terremoto, la prigione fu scossa dalle fondamenta; in quell'istante tutte le porte si aprirono e i legami di tutti si sciolsero. 27 Il carceriere, svegliatosi e viste le porte della prigione aperte, estrasse la spada per uccidersi, pensando che i carcerati fossero fuggiti. 28 Ma Paolo gridò ad alta voce: “Non farti del male, perché siamo tutti qui”. 29 Ed egli, chiesto un lume, saltò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila; 30 poi li condusse fuori e disse: “Signori, che cosa devo fare per essere salvato?”. 31 Ed essi risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”. 32 Poi annunciarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli che erano in casa sua. 33 Ed egli, presili con sé in quella stessa ora della notte, lavò loro le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi. 34 Poi li fece salire in casa sua, apparecchiò loro la tavola e giubilava con tutta la sua famiglia, perché aveva creduto in Dio.

Paolo e Sila rilasciati
35 Fattosi giorno, i pretori mandarono i littori a dire: “Lascia andare quegli uomini”. 36 Il carceriere riferì a Paolo queste parole, dicendo: “I pretori hanno mandato a dire di mettervi in libertà; ora dunque uscite e andate in pace”. 37 Ma Paolo disse loro: “Dopo averci pubblicamente battuti senza essere stati condannati, noi che siamo cittadini romani, ci hanno gettato in prigione e ora ci mandano via di nascosto? No davvero! Anzi vengano loro stessi a condurci fuori”. 38 E i littori riferirono queste parole ai pretori e questi ebbero paura quando capirono che erano Romani. 39 Essi vennero, li pregarono di scusarli e, accompagnandoli fuori, chiesero loro di andarsene dalla città. 40 Allora essi, usciti dalla prigione, entrarono in casa di Lidia e, visti i fratelli, li confortarono e partirono.

Paolo e Sila a Tessalonica
17,1 Essendo passati per Amfipoli e per Apollonia, andarono a Tessalonica, dove si trovava una sinagoga dei Giudei; 2 Paolo, secondo la sua usanza, entrò da loro e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, 3 spiegando e dimostrando che era stato necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti. “E il Cristo”, egli diceva, “è quel Gesù che io vi annuncio”. 4 Alcuni di loro furono persuasi e si unirono a Paolo e Sila; e così fecero una gran folla di Greci pii e non poche delle donne principali. 5 Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro certi uomini malvagi fra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in tumulto la città e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo. 6 Ma, non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni dei fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: “Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qua 7 e Giasone li ha accolti; e tutti costoro vanno contro gli statuti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, Gesù”. 8 E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose. 9 Questi, dopo che ebbero ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

Paolo e Sila a Berea
10 I fratelli, di notte, fecero subito partire Paolo e Sila per Berea ed essi, giuntivi, si recarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Ora questi erano d'animo più nobile di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavano così. 12 Molti di loro, dunque, credettero e così pure un gran numero di nobildonne greche e di uomini. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la parola di Dio era stata annunciata da Paolo anche a Berea, andarono anche là, agitando e mettendo sottosopra la folla. 14 I fratelli, allora, fecero partire immediatamente Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo rimasero ancora là.
15 Quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e, ricevuto l'ordine di dire a Sila e a Timoteo che quanto prima andassero da lui, se ne tornarono indietro.

Paolo ad Atene
16 Mentre Paolo li aspettava in Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro a vedere la città piena di idoli. 17 Egli dunque ragionava nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano. 18 E anche certi filosofi epicurei e stoici si confrontavano con lui. Alcuni dicevano: “Che vuol dire questo ciarlatano?”. E altri: “Egli pare essere un predicatore di divinità straniere”, perché annunciava Gesù e la risurrezione. 19 E, presolo con sé, lo condussero su nell'Areòpago, dicendo: “Potremmo sapere quale sia questa nuova dottrina che tu proponi? 20 Poiché tu ci fai sentire cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa vogliano dire queste cose”.
21 Ora tutti gli Ateniesi e i forestieri che vi dimoravano non passavano il tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare quello che c'era di nuovo.
22 E Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areòpago, disse: “Ateniesi, vedo che in ogni cosa siete fin troppo religiosi. 23 Poiché, passando e considerando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: 'al dio sconosciuto'. Ciò dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo 25 e non è servito dalle mani dell'uomo; come se avesse bisogno di qualche cosa; egli, che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa. 26 Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione, 27 affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. 28 Difatti, in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: 'Poiché siamo anche sua discendenza'. 29 Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, argento o a pietra, scolpiti dall'arte e dall'immaginazione umana. 30 Dio dunque, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, 31 perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell'uomo che egli ha stabilito; ne ha dato prova a tutti, avendolo risuscitato dai morti”.
32 Quando sentirono parlare della risurrezione dei morti, alcuni se ne facevano beffe e altri dicevano: “Su questo noi ti sentiremo un'altra volta”. 33 Così Paolo uscì dal mezzo di loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e credettero, fra i quali anche Dionisio l'areopagita, una donna chiamata Damaris e altri con loro.

Paolo a Corinto
18,1 Dopo questi fatti egli lasciò Atene e andò a Corinto. 2 Qui vi trovò un certo Giudeo di nome Aquila, oriundo del Ponto, venuto di recente dall'Italia insieme con sua moglie Priscilla, perché Claudio aveva comandato che tutti i Giudei se ne andassero da Roma; egli si unì a loro. 3 E, siccome era del medesimo mestiere, abitava e lavorava con loro, poiché, di mestiere, erano fabbricanti di tende.
4 Ogni sabato discuteva nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci. 5 Quando poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo si dedicò interamente alla predicazione, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo. 6 Poiché essi lo contrastavano e lo insultavano, egli scosse le sue vesti e disse loro: “Il vostro sangue ricada sul vostro capo; io ne sono netto; d'ora in poi andrò dai Gentili”. 7 E, uscito di là, entrò in casa di un tale chiamato Tizio Giusto, il quale temeva Dio e aveva la casa attigua alla sinagoga. 8 E Crispo, il capo della sinagoga, credette nel Signore con tutta la sua casa; anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano ed erano battezzati.
9 Il Signore disse di notte in visione a Paolo: “Non temere, ma parla e non tacere, 10 perché io sono con te e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male poiché io ho un grande popolo in questa città”.
11 Ed egli rimase là un anno e sei mesi, insegnando fra loro la parola di Dio.
12 Poi, quando Gallione fu proconsole d'Acaia, i Giudei, tutti d'accordo, insorsero contro Paolo e lo condussero davanti al tribunale, dicendo: 13 “Costui va persuadendo gli uomini ad adorare Dio in modo contrario alla legge”. 14 E come Paolo stava per aprire la bocca, Gallione disse ai Giudei: “Se si trattasse di qualche ingiustizia o di qualche cattiva azione, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, come ragione vuole. 15 Ma se si tratta di questioni intorno a parole, a nomi e alla vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste cose”. 16 E li mandò via dal tribunale. 17 Allora tutti, afferrato Sostene, il capo della sinagoga, lo picchiavano davanti al tribunale. E Gallione non si curava affatto di queste cose.

Paolo ritorna ad Antiochia
18 Quanto a Paolo, egli rimase ancora molti giorni a Corinto; poi, preso commiato dai fratelli, navigò verso la Siria, con Priscilla e Aquila, dopo essersi fatto radere il capo a Cencrea, perché aveva fatto un voto.
19 Quando giunsero a Efeso, Paolo li lasciò là; egli, intanto, entrato nella sinagoga, si mise a dialogare con i Giudei. 20 E, pregandolo essi di trattenersi da loro più a lungo, non acconsentì, 21 ma, dopo aver preso commiato e aver detto che, Dio volendo, sarebbe tornato da loro un'altra volta, salpò da Efeso.
22 Sbarcato a Cesarea, salì a Gerusalemme e, salutata la chiesa, scese ad Antiochia.

Terzo viaggio missionario
Apollo a Efeso e a Corinto
23 Essendosi fermato qui qualche tempo, partì, percorrendo di luogo in luogo il paese della Galazia e la Frigia, fortificando tutti i discepoli.
24 Ora un Ebreo di nome Apollo, oriundo d'Alessandria, uomo eloquente e potente nelle Scritture, arrivò a Efeso. 25 Egli era stato istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, parlava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di Giovanni. 26 Egli cominciò pure a parlare francamente nella sinagoga. Ma Priscilla e Aquila, uditolo, lo presero con loro e gli esposero più accuratamente la via di Dio. 27 Poi, volendo egli passare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli che l'accogliessero. Giunto là, egli fu di grande aiuto a quelli che avevano creduto mediante la grazia di Dio, 28 perché con gran vigore confutava pubblicamente i Giudei, dimostrando con le Scritture che Gesù è il Cristo.

Paolo a Efeso
19,1 Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, dopo aver attraversato la parte alta del paese, andò a Efeso e vi trovò alcuni discepoli, ai quali disse: 2 “Riceveste voi lo Spirito Santo dopo aver creduto?”. Ed essi a lui: “Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito Santo”. 3 Egli disse loro: “Di che battesimo siete dunque stati battezzati?”. Essi risposero: “Del battesimo di Giovanni”. 4 Paolo disse: “Giovanni battezzò con il battesimo di ravvedimento, dicendo al popolo di credere in colui che veniva dopo di lui, cioè in Gesù”. 5 Udito questo, furono battezzati nel nome del Signore Gesù 6 e, dopo che Paolo ebbe loro imposto le mani, lo Spirito Santo scese su loro e parlavano in altre lingue e profetizzavano. 7 Erano, in tutto, circa dodici uomini.
8 Poi entrò nella sinagoga e qui parlò con molta franchezza per tre mesi, discorrendo con parole persuasive delle cose relative al regno di Dio. 9 Ma, siccome alcuni si ostinavano e rifiutavano di credere, dicendo male della Via davanti alla folla, egli, ritiratosi da loro, separò i discepoli, discorrendo ogni giorno nella scuola di Tiranno. 10 Questo durò due anni; così tutti coloro che abitavano nell'Asia, Giudei e Greci udirono la parola del Signore. 11 E Dio faceva dei miracoli straordinari per le mani di Paolo, 12 al punto che si portavano sui malati degli asciugatoi e dei grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie si allontanavano da loro e gli spiriti maligni uscivano.

I sette figli di Sceva
13 Ora alcuni esorcisti itineranti giudei tentarono anch'essi di invocare il nome del Signore Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: “Io vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo proclama”. 14 E quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, giudeo, capo sacerdote. 15 Ma lo spirito maligno, rispondendo, disse loro: “Gesù, lo conosco e Paolo so chi è, ma voi chi siete?”. 16 E l'uomo che aveva lo spirito maligno si avventò su due di loro, li sopraffece e fece loro tale violenza che se ne fuggirono da quella casa, nudi e feriti. 17 Questo fatto fu risaputo da tutti, Giudei e Greci, che abitavano in Efeso; e tutti furono presi da spavento e il nome del Signore Gesù era magnificato. 18 E molti di quelli che avevano creduto venivano a confessare e a dichiarare le cose che avevano fatte. 19 E molti di quelli che avevano esercitato le arti magiche, portarono i loro libri, li arsero alla presenza di tutti e, calcolatone il prezzo, trovarono che ammontava a cinquantamila dramme d'argento.
20 Così la parola di Dio cresceva potentemente e si rafforzava.
21 Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo di andare a Gerusalemme, passando per la Macedonia e per l'Acaia. “Dopo che sarò stato là”, diceva, “bisogna che io veda anche Roma”. 22 Mandati in Macedonia due di quelli che lo aiutavano, Timoteo ed Erasto, egli si trattenne ancora in Asia per qualche tempo.

Il tumulto di Efeso
23 In quel periodo vi fu un gran tumulto a proposito della Via. 24 Poiché un tale chiamato Demetrio, orefice, che faceva dei tempietti di Diana in argento, procurava non poco guadagno agli artigiani. 25 Riuniti questi e gli altri che lavoravano queste cose, disse: “Uomini, voi sapete che dall'esercizio di quest'arte viene la nostra prosperità. 26 E voi vedete e udite che questo Paolo ha persuaso e sviato molta gente non solo a Efeso, ma quasi in tutta l'Asia dicendo che quelli fatti con le mani non sono dèi. 27 E non soltanto vi è pericolo che questo ramo della nostra arte cada in discredito, ma che anche il tempio della grande dea Diana sia reputato un nulla e che sia perfino spogliata della sua maestà colei che tutta l'Asia e il mondo adorano”.
28 Essi, udite queste cose, accesi di sdegno, si misero a gridare: “Grande è la Diana degli Efesini!”.
29 E tutta la città fu ripiena di confusione e, trascinando con sé a forza Gaio e Aristarco, Macedoni, compagni di viaggio di Paolo, si precipitarono tutti d'accordo verso il teatro. 30 Paolo voleva presentarsi al popolo, ma i discepoli non glielo permisero. 31 E anche alcuni magistrati dell'Asia che gli erano amici mandarono a pregarlo di non avventurarsi a venire nel teatro. 32 Alcuni dunque gridavano una cosa e gli altri un'altra, perché l'assemblea era in confusione e i più non sapevano per quale motivo si fossero riuniti. 33 Dalla folla fecero uscire Alessandro, che i Giudei spingevano avanti. E Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva arringare il popolo a loro difesa. 34 Ma, quando ebbero riconosciuto che era giudeo, tutti, a una voce, per circa due ore si misero a gridare: “Grande è la Diana degli Efesini!”.
35 Ma il segretario, calmata la folla, disse: “Uomini di Efeso, chi è mai quell'uomo che non sappia che la città degli Efesini è la guardiana del tempio della grande Diana e dell'immagine caduta da Giove? 36 Queste cose sono incontestabili, perciò dovete calmarvi e non fare nulla di precipitoso, 37 poiché avete condotto qua questi uomini, i quali non sono né sacrileghi né bestemmiatori della nostra dea. 38 Se dunque Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno qualcosa contro qualcuno, ci sono i tribunali e ci sono i proconsoli; si facciano citare gli uni e gli altri. 39 Se poi volete ottenere qualcosa riguardo ad altri affari, la questione si risolverà in un'assemblea legale. 40 Perché noi siamo in pericolo di essere accusati di sedizione per la riunione d'oggi, non essendovi alcuna ragione con la quale noi possiamo giustificare questo assembramento”. 41 E, dette queste cose, sciolse l'assemblea.

Paolo in Macedonia e in Grecia
20,1 Cessato il tumulto, Paolo, fatti chiamare i discepoli ed esortatili, li abbracciò e partì per andare in Macedonia.
2 Dopo aver attraversato quelle regioni e aver rivolto loro molte esortazioni, arrivò in Grecia. 3 Qui si fermò tre mesi; poi, avendogli i Giudei teso delle insidie mentre stava per imbarcarsi per la Siria, decise di tornare per la Macedonia. 4 Lo accompagnarono Sòpatro di Berea, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derba e Timoteo e, della provincia d'Asia, Tichico e Trofimo. 5 Costoro, andati avanti, ci aspettarono a Troas.

Paolo, a Troas, riporta in vita Eutico
6 E noi, dopo i giorni degli Azzimi, partimmo da Filippi e dopo cinque giorni li raggiungemmo a Troas, dove dimorammo sette giorni.
7 Il primo giorno della settimana, mentre eravamo radunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, si mise a ragionare con loro e prolungò il suo discorso fino a mezzanotte. 8 Nella sala di sopra, dove eravamo radunati, c'erano molte lampade; 9 un certo giovane chiamato Eutico, che stava seduto sul davanzale della finestra, fu colto da un sonno profondo, poiché Paolo si dilungava nel parlare. Sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano e fu raccolto morto. 10 Ma Paolo, sceso giù, si gettò su di lui e, abbracciatolo, disse: “Non fate tanto strepito, perché l'anima sua è in lui”. 11 Quindi risalì, spezzò il pane e prese cibo e, dopo aver ragionato lungamente sino all'alba, partì. 12 Il ragazzo poi fu ricondotto vivo ed essi ne furono oltremodo consolati.

Viaggio da Troas a Mileto
13 Quanto a noi, che eravamo partiti con la nave, facemmo vela per Asso, con l'intenzione di prendere con noi Paolo, poiché egli aveva disposto così, volendo fare quel tragitto per terra. 14 Quando ci raggiunse ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilene. 15 Di là, navigando, il giorno dopo giungemmo di fronte a Chio; il giorno seguente approdammo a Samo e il giorno seguente arrivammo a Mileto. 16 Poiché Paolo aveva deciso di navigare oltre Efeso, per non perdere tempo in Asia, dato che si affrettava per trovarsi, se gli fosse possibile, a Gerusalemme il giorno della Pentecoste.

Discorso di Paolo agli anziani di Efeso
17 Da Mileto mandò a Efeso a chiamare gli anziani della chiesa. 18 Quando giunsero da lui, egli disse loro: “Voi sapete in quale maniera, dal primo giorno che entrai nell'Asia, io mi sono sempre comportato con voi, 19 servendo il Signore con ogni umiltà e con lacrime, fra le prove venutemi dalle insidie dei Giudei, 20 e come io non mi sono tratto indietro dall'annunciarvi e dall'insegnarvi in pubblico e per le case cosa alcuna di quelle che vi fossero utili, 21 scongiurando Giudei e Greci di ravvedersi davanti a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù Cristo.
22 E ora, ecco, vincolato dallo Spirito, vado a Gerusalemme, non sapendo le cose che là mi avverranno, 23 salvo che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi aspettano legami e afflizioni. 24 Ma io non faccio alcun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di compiere il mio corso e il ministerio che ho ricevuto dal Signore Gesù, che è di testimoniare dell'evangelo della grazia di Dio.
25 E ora, ecco, io so che voi tutti, fra i quali sono passato predicando il Regno, non vedrete più la mia faccia. 26 Perciò io vi dichiaro quest'oggi che sono netto del sangue di tutti, 27 perché io non mi sono tirato indietro dall'annunciarvi tutto il consiglio di Dio. 28 Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata con il proprio sangue. 29 Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi dei lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge, 30 e anche fra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trascinare i discepoli dietro a sé. 31 Perciò vegliate, ricordandovi che per un periodo di tre anni, notte e giorno, non ho cessato di ammonire ciascuno con lacrime.
32 E ora io vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia; a lui che può edificarvi e darvi l'eredità con tutti i santificati. 33 Io non ho bramato né l'argento, né l'oro, né il vestito di nessuno. 34 Voi stessi sapete che queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di quelli che erano con me. 35 In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: 'Vi è più gioia nel dare che nel ricevere'”.
36 Quando ebbe detto queste cose, si mise in ginocchio e pregò con tutti loro. 37 Tutti scoppiarono in un gran pianto e, gettatisi al collo di Paolo, lo baciavano, 38 addolorati soprattutto per la parola che aveva detta, che non avrebbero più visto la sua faccia. E lo accompagnarono alla nave.

Paolo, alla volta di Gerusalemme, giunge a Tiro
21,1 Dopo esserci separati da loro, salpammo e giungemmo direttamente a Cos, il giorno seguente a Rodi e di là a Patara 2 e, trovata una nave che passava in Fenicia, ci imbarcammo e salpammo. 3 Giunti in vista di Cipro e lasciatala a sinistra, navigammo verso la Siria e approdammo a Tiro, perché qui si doveva scaricare la nave. 4 Trovati i discepoli, dimorammo là sette giorni. Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non mettere piede a Gerusalemme; 5 quando però fummo al termine di quei giorni, partimmo per continuare il viaggio, accompagnati da tutti loro, con le mogli e i figli, fin fuori della città; postici in ginocchio sul lido, pregammo e ci dicemmo addio, 6 poi montammo sulla nave e quelli se ne tornarono alle loro case.

Paolo a Tolemaide e a Cesarea
7 Terminata la navigazione, da Tiro arrivammo a Tolemaide e, salutati i fratelli, ci trattenemmo un giorno con loro.
8 Ripartiti l'indomani, giungemmo a Cesarea ed entrati in casa di Filippo l'evangelista, che era uno dei sette, dimorammo con lui. 9 Egli aveva quattro figlie non sposate, le quali profetizzavano. 10 Eravamo là da molti giorni, quando scese dalla Giudea un certo profeta, di nome Agabo, 11 il quale, venuto da noi, prese la cintura di Paolo, se ne legò i piedi e le mani e disse: “Questo dice lo Spirito Santo: 'Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l'uomo di cui è questa cintura e lo consegneranno nelle mani dei Gentili'”. 12 Quando udimmo queste cose, tanto noi che quelli del luogo lo pregavamo di non salire a Gerusalemme. 13 Paolo allora rispose: “Che fate voi, piangendo e spezzandomi il cuore? Poiché io sono pronto non soltanto a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù”. 14 E, poiché non si lasciava persuadere, ci rassegnammo, dicendo: “Sia fatta la volontà del Signore”.
15 Dopo quei giorni, fatti i nostri preparativi, salimmo a Gerusalemme. 16 E vennero con noi anche alcuni dei discepoli di Cesarea, portando con loro un certo Mnasone di Cipro, discepolo della prima ora, presso il quale dovevamo alloggiare.

A Gerusalemme Paolo si reca da Giacomo
17 Quando fummo giunti a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero gioiosamente. 18 Il giorno seguente Paolo si recò con noi da Giacomo e vi si trovarono tutti gli anziani. 19 Dopo averli salutati, Paolo si mise a raccontare a una a una le cose che Dio aveva fatto fra i Gentili, per mezzo del suo ministerio. 20 Ed essi, uditele, glorificavano Dio. Poi dissero a Paolo: “Fratello, tu vedi quante migliaia di Giudei ci sono che hanno creduto e tutti sono zelanti per la legge. 21 Ora sono stati informati di te, che insegni a tutti i Giudei che sono tra i Gentili di abbandonare Mosè, dicendo loro di non circoncidere i figli e di non conformarsi ai riti. 22 Che facciamo? Certamente [molti di loro si raduneranno, perché] udranno che tu sei venuto. 23 Fa' dunque quanto ti diciamo: noi abbiamo quattro uomini che hanno fatto un voto; 24 prendili con te, purificati con loro e paga le spese per loro, affinché possano radersi il capo; così tutti sapranno che non c'è nulla di vero nelle informazioni che hanno ricevuto a tuo riguardo, ma che tu pure ti comporti da osservante della legge. 25 Quanto ai Gentili che hanno creduto, noi abbiamo deciso e abbiamo loro scritto che debbano astenersi dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate e dalla fornicazione”. 26 Allora Paolo, il giorno seguente, prese con sé quegli uomini e, dopo essersi purificato con loro, entrò nel tempio, annunciando di voler compiere i giorni della purificazione, fino alla presentazione dell'offerta per ciascuno di loro.

Paolo è arrestato nel tempio
27 Quando i sette giorni stavano per compiersi, i Giudei dell'Asia, vedutolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e gli misero le mani addosso, gridando: 28 “Uomini Israeliti, venite in aiuto; questo è l'uomo che va predicando a tutti e dappertutto contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; oltre a ciò, ha condotto anche dei Greci nel tempio e ha profanato questo santo luogo”. 29 Infatti, avevano visto prima Trofimo di Efeso in città con Paolo e pensavano che egli l'avesse condotto nel tempio.
30 Tutta la città fu in agitazione e la gente accorreva assembrandosi; preso Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito le porte furono chiuse. 31 Mentre cercavano di ucciderlo, al tribuno della coorte giunse voce che tutta Gerusalemme era in subbuglio. 32 Ed egli, presi immediatamente dei soldati e dei centurioni, corse giù dai Giudei, i quali, vedendo il tribuno e i soldati, cessarono di battere Paolo. 33 Allora il tribuno, accostatosi, lo prese e comandò che fosse legato con due catene; poi domandò chi egli fosse e che cosa avesse fatto. 34 E nella folla alcuni gridavano una cosa, e gli altri un'altra, per cui, non potendo sapere nulla di certo a causa del tumulto, comandò che fosse condotto nella fortezza. 35 Quando Paolo arrivò alla gradinata dovette, per la violenza della folla, essere portato di peso dai soldati, 36 perché una grande moltitudine di persone lo seguiva, gridando: “Toglilo di mezzo!”.

Discorso di Paolo ai Giudei
37 Quando Paolo stava per essere introdotto nella fortezza, disse al tribuno: “Mi è lecito dirti qualcosa?”. Quegli rispose: “Sai tu il greco? 38 Non sei tu dunque quell'Egiziano che tempo fa sollevò e condusse nel deserto quei quattromila briganti?”. 39 Ma Paolo disse: “Io sono un Giudeo di Tarso, cittadino di quella non oscura città di Cilicia; ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo”. 40 E, avendolo egli permesso, Paolo, stando in piedi sulla gradinata, fece cenno con la mano al popolo. E, fattosi gran silenzio, parlò loro in lingua ebraica dicendo:

22,1 “Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa”.
2 Quando ebbero udito che egli parlava loro in lingua ebraica, fecero ancora più silenzio. Poi disse:
3 “Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città, ai piedi di Gamaliele, educato nella rigida osservanza della legge dei padri; fui zelante per la causa di Dio, come voi tutti siete oggi 4 e perseguitai a morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne; 5 come me ne sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani, dai quali, avendo pure ricevuto lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per condurre legati a Gerusalemme anche quelli che erano là, perché fossero puniti.
6 Mentre ero in cammino e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso dal cielo mi sfolgorò intorno una gran luce. 7 Caddi a terra e udii una voce che mi disse: 'Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?'. 8 Io risposi: 'Chi sei, Signore?'. Ed egli mi disse: 'Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti'. 9 Coloro che erano con me videro sì la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. 10 E io dissi: 'Signore, che devo fare?'. E il Signore mi disse: 'Alzati, va' a Damasco e là ti saranno dette tutte le cose che ti è ordinato di fare'. 11 Siccome non ci vedevo più per il fulgore di quella luce, fui condotto per mano da quelli che erano con me e così giunsi a Damasco.
12 Un certo Anania, uomo pio secondo la legge, al quale tutti i Giudei che abitavano là rendevano buona testimonianza, 13 venne a me e, standomi vicino, mi disse: 'Fratello Saulo, recupera la vista'. E in quell'istante recuperai la vista e lo guardai. 14 Egli disse: 'Il Dio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e a udire una voce dalla sua bocca. 15 Poiché tu gli sarai un testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16 E ora, che indugi? Alzati, sii battezzato e lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome'.
17 Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi 18 e vidi Gesù che mi diceva: 'Affrettati, esci presto da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza su di me'. 19 E io dissi: 'Signore, essi sanno che io incarceravo e battevo nelle sinagoghe quelli che credevano in te 20 e, quando si spandeva il sangue di Stefano tuo testimone, anche io ero presente, approvavo e custodivo le vesti di coloro che l'uccidevano'. 21 Ed egli mi disse: 'Va', perché io ti manderò lontano, ai Gentili'”.
22 Lo ascoltarono fino a questa parola; poi alzarono la voce, dicendo: “Togli via dal mondo un uomo simile, perché non è degno di vivere”. 23 Come essi gridavano, gettavano via i loro vestiti e lanciavano polvere in aria, 24 il tribuno comandò che Paolo fosse condotto nella fortezza e che venisse interrogato mediante tortura, allo scopo di sapere per quale motivo gridassero così contro a lui. 25 Ma come lo ebbero disteso e legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che era presente: “È lecito flagellare un cittadino romano, che non è stato condannato?”. 26 E il centurione, udito questo, venne a riferirlo al tribuno, dicendo: “Che stai per fare? Perché quest'uomo è romano”. 27 Il tribuno venne a Paolo e gli chiese: “Dimmi, sei tu romano?”. Ed egli rispose: “Sì”. 28 Il tribuno replicò: “Io ho acquistato questa cittadinanza con una gran somma di denaro”. E Paolo disse: “Io, invece, l'ho di nascita”. 29 Allora quelli che stavano per inquisirlo si ritirarono subito da lui e anche il tribuno, sapendo che egli era romano, ebbe paura perché l'aveva fatto legare.

Paolo davanti al Sinedrio
30 Il giorno seguente, volendo sapere con certezza di che cosa egli fosse accusato dai Giudei, lo fece slegare, comandò ai capi dei sacerdoti e a tutto il Sinedrio di radunarsi e, condotto giù Paolo, lo fece comparire davanti a loro.

23,1 Paolo, fissati gli occhi sul Sinedrio, disse: “Fratelli, fino a questo giorno, mi sono condotto davanti a Dio in tutta buona coscienza”.
2 Il sommo sacerdote Anania comandò a quelli che erano vicini a lui di percuoterlo sulla bocca. 3 Allora Paolo gli disse: “Dio percuoterà te, parete imbiancata; tu siedi per giudicarmi secondo la legge e, violando la legge, comandi che io sia percosso?”. 4 Coloro che erano là presenti dissero: “Insulti tu il sommo sacerdote di Dio?”. 5 E Paolo disse: “Fratelli, io non sapevo che fosse sommo sacerdote, perché sta scritto: 'Non dirai male del principe del tuo popolo'”.
6 Ora Paolo, sapendo che una parte era di sadducei e l'altra di farisei, esclamò nel Sinedrio: “Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei ed è a motivo della speranza e della risurrezione dei morti che sono chiamato in giudizio”. 7 E, come ebbe detto questo, nacque contesa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea fu divisa. 8 Poiché i sadducei dicono che non vi è risurrezione, né angelo, né spirito, mentre i farisei affermano l'una e l'altra cosa. 9 Sorse un gran clamore e alcuni degli scribi del partito dei farisei, alzatisi, cominciarono a disputare, dicendo: “Noi non troviamo alcun male in quest'uomo; se gli avesse parlato uno spirito o un angelo?”. 10 Siccome il dissenso andava crescendo, il tribuno, temendo che Paolo fosse fatto a pezzi da loro, comandò ai soldati di scendere, di portarlo via dal mezzo di loro e di condurlo nella fortezza. 11 La notte seguente il Signore si presentò a Paolo e gli disse: “Coraggio, perché come hai reso testimonianza di me a Gerusalemme così bisogna che tu la renda anche a Roma”.

Congiura contro Paolo
12 Quando fu giorno, i Giudei ordirono una congiura e giurarono contro sé stessi, facendo voto di non mangiare né bere finché non avessero ucciso Paolo. 13 Ora quelli che avevano fatto questa congiura erano più di quaranta. 14 Si presentarono ai capi sacerdoti e agli anziani e dissero: “Abbiamo fatto voto, giurando contro noi stessi, di non mangiare nulla, finché non abbiamo ucciso Paolo. 15 Perciò voi con il Sinedrio presentatevi al tribuno per chiedergli di condurlo da voi, come se voleste conoscere più esattamente il fatto suo, e noi, prima che egli arrivi, siamo pronti a ucciderlo”.
16 Ma il figlio della sorella di Paolo, venuto a conoscenza dell'agguato, corse alla fortezza e, una volta entrato, riferì la cosa a Paolo. 17 Paolo, chiamato a sé uno dei centurioni, disse: “Conduci questo giovane al tribuno, perché ha qualcosa da riferirgli”. 18 Egli dunque lo prese, lo condusse al tribuno e disse: “Paolo, il prigioniero, mi ha chiamato e mi ha pregato che ti conducessi questo giovane, il quale ha qualcosa da dirti”. 19 Il tribuno, presolo per mano e ritiratosi in disparte, gli domandò: “Che cosa hai da riferirmi?”. 20 Ed egli rispose: “I Giudei si sono messi d'accordo per pregarti che domani tu riconduca giù Paolo nel Sinedrio, come se volessero informarsi meglio del suo caso, 21 ma tu non dar loro retta, perché più di quaranta uomini di loro gli tendono un agguato e, con imprecazioni contro sé stessi, hanno fatto voto di non mangiare né bere, finché non l'abbiano ucciso; ora sono già pronti, aspettando il tuo consenso”. 22 Il tribuno dunque congedò il giovane, ordinandogli di non dire a nessuno quanto gli aveva svelato.

Paolo trasferito di notte a Cesarea
23 Allora, chiamati due centurioni, disse loro: “Tenete pronti fino dalla terza ora della notte duecento soldati, settanta cavalieri e duecento lancieri, per andare fino a Cesarea; 24 abbiate pronte anche delle cavalcature per farvi montare su Paolo e condurlo sano e salvo al governatore Felice”. 25 E scrisse una lettera del seguente tenore:
26 “Claudio Lisia, all'eccellentissimo governatore Felice, salute.
27 Quest'uomo era stato preso dai Giudei, stava per essere ucciso da loro, quando sono intervenuto con i soldati e l'ho liberato dalle loro mani, avendo saputo che era cittadino romano. 28 E, volendo sapere di che l'accusavano, lo condussi nel loro Sinedrio. 29 E ho trovato che era accusato per questioni relative alla loro legge, ma che non era incolpato di nulla che fosse degno di morte o di prigione. 30 Essendomi però stato riferito che si tendeva un agguato contro quest'uomo, l'ho subito mandato a te, ordinando anche ai suoi accusatori di dire davanti a te quello che hanno contro di lui”.
31 I soldati dunque, come era stato loro ordinato, presero Paolo e lo condussero di notte ad Antipatrìda. 32 E il giorno seguente, lasciati partire i cavalieri con lui, ritornarono alla fortezza. 33 E quelli, giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli presentarono anche Paolo. 34 Egli, avendo letto la lettera e domandato a Paolo di quale provincia fosse, saputo che era di Cilicia, gli disse: 35 “Io ti ascolterò meglio quando saranno arrivati anche i tuoi accusatori”. E comandò che fosse custodito nel palazzo di Erode.

Paolo davanti al governatore Felice
24,1 Cinque giorni dopo, il sommo sacerdote Anania discese con alcuni anziani e con un certo Tertullo, oratore, e si presentarono al governatore per accusare Paolo.
2 Quando questi fu chiamato a parlare, Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo:
3 “Siccome per merito tuo, o eccellentissimo Felice, godiamo molta pace e per la tua previdenza sono state fatte delle riforme a favore di questa nazione, noi, in tutto e per tutto, lo riconosciamo con ogni gratitudine. 4 Ora, per non trattenerti troppo a lungo, ti prego, secondo la tua benevolenza, di darci brevemente ascolto. 5 Abbiamo dunque trovato che quest'uomo è una peste, che scatena sedizioni fra tutti i Giudei del mondo ed è capo della setta dei Nazareni. 6 Egli ha perfino tentato di profanare il tempio, perciò lo abbiamo preso; [noi lo volevamo giudicare secondo la nostra legge, 7 ma il tribuno Lisia, sopraggiunto, ce lo ha strappato con violenza dalle mani, 8 ordinando che i suoi accusatori si presentassero davanti a te;] da lui, esaminandolo, potrai tu stesso avere piena conoscenza di tutte le cose, delle quali noi l'accusiamo”.
9 I Giudei si unirono anch'essi nelle accuse, affermando che le cose stavano così.
10 Allora Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto cenno di parlare, rispose: “Sapendo che già da molti anni tu sei giudice di questa nazione, parlo con più coraggio a mia difesa. 11 Poiché tu puoi accertarti che non sono più di dodici giorni da quando salii a Gerusalemme per adorare; 12 essi non mi hanno trovato nel tempio, né nelle sinagoghe, né in città a discutere con alcuno, né a fare assembramenti di popolo 13 e non possono provarti le cose delle quali ora mi accusano. 14 Ma questo ti confesso, che, secondo la Via che essi chiamano setta, io adoro il Dio dei padri, credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti e 15 avendo in Dio la speranza che nutrono anche costoro che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. 16 Per questo anch'io mi esercito ad avere continuamente una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini. 17 Dopo molti anni, io sono venuto a portare elemosine alla mia nazione e a presentare offerte. 18 Mentre io stavo facendo questo, mi hanno trovato purificato nel tempio, senza assembramento e senza tumulto; 19 vi erano alcuni Giudei dell'Asia: questi avrebbero dovuto comparire davanti a te e accusarmi, se avevano cosa alcuna contro a me. 20 D'altronde dicano costoro quale misfatto hanno trovato in me, quando mi presentai davanti al Sinedrio, 21 a meno che non si tratti di quest'unica parola che gridai, quando comparvi davanti a loro: 'È a motivo della risurrezione dei morti, che io sono oggi giudicato da voi'”.
22 Allora Felice, che conosceva molto bene quel che riguardava la Via, li rimandò a un'altra volta, dicendo: “Quando verrà il tribuno Lisia, esaminerò il vostro caso”. 23 E ordinò al centurione che Paolo fosse custodito, ma lasciandogli una qualche libertà e non vietando a nessuno dei suoi di rendergli dei servizi.

Felice rinvia il caso di Paolo
24 Dopo alcuni giorni Felice, venuto con Drusilla, sua moglie, che era giudea, mandò a chiamare Paolo e l'ascoltò circa la fede in Cristo Gesù. 25 E, siccome Paolo ragionava di giustizia, di temperanza e del giudizio a venire, Felice, tutto spaventato, replicò: “Per ora, vattene e, quando ne troverò l'opportunità, ti manderò a chiamare”. 26 Egli sperava, allo stesso tempo, che Paolo gli avrebbe dato del denaro, per questo lo mandava spesso a chiamare e discorreva con lui.
27 Trascorsi due anni, Felice ebbe per successore Porcio Festo; Felice, volendo fare cosa grata ai Giudei, lasciò Paolo in prigione.

Paolo si appella a Cesare davanti a Festo, il nuovo governatore
25,1 Festo dunque giunse nella sua provincia e tre giorni dopo salì da Cesarea a Gerusalemme. 2 I capi dei sacerdoti e i notabili dei Giudei gli presentarono le loro accuse contro Paolo 3 e lo pregavano, chiedendolo come favore contro di lui [Paolo], che lo facesse venire a Gerusalemme. Essi intanto avrebbero preparato un'imboscata per ucciderlo lungo il percorso. 4 Festo rispose che Paolo era custodito a Cesarea e che egli stesso doveva partire presto. 5 “Quelli dunque di voi”, disse, “che sono in autorità, scendano con me e, se vi è in quest'uomo qualche colpa, lo accusino”.
6 Rimasto presso di loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarea e il giorno seguente, postosi a sedere in tribunale, comandò che Paolo gli fosse condotto davanti. 7 E come egli fu giunto, i Giudei che erano discesi da Gerusalemme lo circondarono, portando contro lui molte e gravi accuse, che non potevano provare, mentre Paolo diceva a sua difesa: 8 “Io non ho peccato né contro la legge dei Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare”. 9 Ma Festo, volendo fare cosa grata ai Giudei, disse a Paolo: “Vuoi salire a Gerusalemme ed essere giudicato davanti a me riguardo a queste cose?”. 10 Ma Paolo rispose: “Io sto qui davanti al tribunale di Cesare, dove devo essere giudicato; io non ho fatto torto alcuno ai Giudei, come anche tu sai molto bene. 11 Se dunque sono colpevole e ho commesso cosa degna di morte, non rifiuto di morire, ma, se nelle cose delle quali costoro mi accusano non c'è nulla di vero, nessuno mi può consegnare nelle loro mani. Io mi appello a Cesare”. 12 Allora Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: “Tu ti sei appellato a Cesare; a Cesare andrai”.

Festo espone il caso di Paolo al re Agrippa
13 Dopo diversi giorni il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea, per salutare Festo. 14 Poiché si trattenevano là per molti giorni, Festo raccontò al re il caso di Paolo, dicendo: “Vi è un uomo che è stato lasciato in carcere da Felice, contro il quale, 15 quando fui a Gerusalemme, i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei sporsero denuncia, chiedendomi di condannarlo. 16 Risposi loro che non è usanza dei Romani di consegnare nessuno, prima che l'accusato abbia avuto gli accusatori di fronte e gli sia stato dato modo di difendersi dall'accusa. 17 Quando dunque furono venuti qua, senza indugio, il giorno seguente, sedetti in tribunale e comandai che quell'uomo mi fosse condotto davanti. 18 I suoi accusatori però, presentatisi, non gli imputavano alcuna delle cattive azioni che io supponevo, 19 ma avevano contro lui certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù morto, che Paolo affermava essere vivente. 20 E io, essendo in dubbio sul come procedere in questi casi, gli dissi se voleva andare a Gerusalemme e là essere giudicato riguardo a queste cose. 21 Ma, avendo Paolo interposto appello per essere rimesso al giudizio dell'imperatore, io comandai che fosse custodito, finché lo mandassi a Cesare”.
22 E Agrippa disse a Festo: “Anch'io vorrei ascoltare quest'uomo”. Ed egli rispose: “Domani lo ascolterai”.

Paolo davanti al re Agrippa e a sua sorella Berenice
23 Il giorno seguente, dunque, essendo venuti Agrippa e Berenice con molta pompa, entrarono nella sala d'udienza con i tribuni e con i principali della città, dove, per ordine di Festo, fu condotto Paolo.
24 Festo disse: “Re Agrippa e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete quest'uomo, a proposito del quale una folla di Giudei si è rivolta a me, in Gerusalemme e qui, gridando che non deve vivere più oltre. 25 Io però non ho trovato che avesse fatto cosa alcuna degna di morte ed essendosi egli stesso appellato all'imperatore, ho deciso di mandarglielo. 26 Siccome non ho nulla di certo da scriverne al mio signore, l'ho condotto qui davanti a voi e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché, dopo esame, io abbia qualcosa da scrivere. 27 Perché non mi pare cosa ragionevole mandare un prigioniero, senza notificare le accuse che gli sono mosse contro”.

26,1 E Agrippa disse a Paolo: “Ti è permesso parlare a tua difesa”.
Allora Paolo, distesa la mano, disse a sua difesa:
2 “Re Agrippa, io mi reputo felice di potermi oggi discolpare davanti a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei, 3 principalmente perché tu hai conoscenza di tutti i riti e di tutte le questioni che sono fra i Giudei, perciò ti prego di ascoltarmi pazientemente.
4 Quale sia stato il mio modo di vivere dalla mia giovinezza, fin dal principio trascorsa in mezzo alla mia nazione e in Gerusalemme, tutti i Giudei lo sanno, 5 poiché mi hanno conosciuto fin da allora e sanno, se pur vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, sono vissuto fariseo. 6 E ora sono chiamato in giudizio per la speranza della promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 della quale promessa le nostre dodici tribù, che servono con fervore Dio notte e giorno, sperano di vedere il compimento. Per questa speranza, o re, io sono accusato dai Giudei! 8 Perché mai si giudica da voi cosa incredibile che Dio risusciti i morti?
9 Quanto a me, avevo sì pensato anch'io di dover fare molte cose contro il nome di Gesù il Nazareno. 10 Infatti feci questo a Gerusalemme e, avutane facoltà dai capi sacerdoti, io rinchiusi nelle prigioni molti santi e, quando erano messi a morte, io davo il mio voto. 11 Spesso, per tutte le sinagoghe, punendoli li costringevo a bestemmiare; e, infuriato oltremodo contro di loro, li perseguitavo fino nelle città straniere.
12 Mentre mi dedicavo a queste cose e andavo a Damasco con potere e commissione dei capi sacerdoti, 13 io vidi, o re, per strada a mezzogiorno una luce dal cielo, più risplendente del sole, la quale sfolgorò intorno a me e a coloro che viaggiavano con me. 14 Ed, essendo noi tutti caduti in terra, udii una voce che mi disse in lingua ebraica: 'Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo'. 15 E io dissi: 'Chi sei, Signore?'. E il Signore rispose: 'Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16 Ma alzati e sta in piedi, perché per questo ti sono apparso: per stabilirti ministro e testimone delle cose che hai visto e di quelle per le quali ti apparirò ancora, 17 liberandoti da questo popolo e dai Gentili, ai quali io ti mando 18 per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati'.
19 Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla visione celeste, 20 ma, prima a quelli di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e ai Gentili, ho annunciato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento. 21 Per questo i Giudei, avendomi preso nel tempio, tentavano di uccidermi. 22 Ma, per l'aiuto che viene da Dio, sono durato fino a questo giorno, rendendo testimonianza a piccoli e a grandi, non dicendo nulla all'infuori di quello che i profeti e Mosè hanno detto dover avvenire, cioè 23 che il Cristo avrebbe sofferto e che egli, il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunciato la luce al popolo e ai Gentili”.
24 Mentre egli diceva queste cose a sua difesa, Festo disse ad alta voce: “Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuori di senno”.
25 Ma Paolo disse: “Io non vaneggio, eccellentissimo Festo, ma pronuncio parole di verità e di buon senno. 26 Poiché il re, al quale io parlo con franchezza, conosce queste cose, perché sono persuaso che nessuna di esse gli è nascosta, poiché questo non è stato fatto in segreto. 27 O re Agrippa, credi tu ai profeti? Io so che tu ci credi”.
28 E Agrippa disse a Paolo: “Per poco non mi persuadi a diventare cristiano”. 29 E Paolo: “Piacesse a Dio che per poco o per molto non soltanto tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di questi legami”.
30 Allora il re si alzò e con lui il governatore, Berenice e quanti sedevano con loro; 31 ritiratisi in disparte, parlavano gli uni agli altri, dicendo: “Quest'uomo non fa nulla che meriti morte o prigione”. 32 E Agrippa disse a Festo: “Quest'uomo poteva essere liberato, se non si fosse appellato a Cesare”.

Viaggio di Paolo verso l'Italia
Paolo è inviato a Roma
27,1 Quando fu deciso che noi salpassimo per l'Italia, Paolo e alcuni altri prigionieri furono consegnati a un centurione, per nome Giulio, della coorte Augusta. 2 E, montati sopra una nave di Adramitto, che doveva toccare i porti della costa d'Asia, salpammo, avendo con noi Aristarco, macedone di Tessalonica.
3 Il giorno seguente arrivammo a Sidone e Giulio, usando umanità verso Paolo, gli permise di andare dai suoi amici per ricevere le loro cure. 4 Poi, essendo partiti di là, navigammo sotto Cipro, perché i venti erano contrari. 5 E, attraversato il mare di Cilicia e di Panfilia, arrivammo a Mira di Licia. 6 Il centurione, trovata qui una nave alessandrina che faceva vela per l'Italia, ci fece salire su quella.
7 Navigando per molti giorni lentamente, giungemmo a fatica, per l'impedimento del vento, di fronte a Cnido, veleggiammo sotto Creta, al largo di Salmone, 8 e, costeggiandola con difficoltà, arrivammo a un certo luogo, detto Beiporti, vicino al quale vi era la città di Lasea.
9 Intanto era trascorso molto tempo ed essendo la navigazione ormai pericolosa, poiché anche il giorno del digiuno era già passato, Paolo li ammonì dicendo loro: 10 “Uomini, vedo che la navigazione si farà pericolosa, con grave danno non soltanto per il carico e per la nave, ma anche per le nostre persone”. 11 Ma il centurione aveva più fiducia nel pilota e nel padrone della nave che non nelle cose dette da Paolo. 12 E, siccome quel porto non era adatto a svernare, i più furono del parere di partire di là per cercare di arrivare a Fenice, porto di Creta esposto a Libeccio e a Maestrale, e di passarvi l'inverno.
13 Intanto si era alzato un leggero scirocco e, credendo di poter attuare il loro proposito, levate le ancore, si misero a costeggiare l'isola di Creta più da vicino.

La tempesta
14 Ma poco dopo si scatenò giù dall'isola un vento turbinoso, che si chiama Euroaquilone; 15 essendo la nave portata via e non potendo reggere al vento, la lasciammo andare ed eravamo portati alla deriva. 16 E, passati rapidamente sotto un'isoletta chiamata Clauda, a stento potemmo impadronirci della scialuppa. 17 Quando l'ebbero tirata a bordo, corsero ai ripari, cingendo la nave di sotto; temendo di finire incagliati nelle Sirti, calarono le vele ed erano così portati alla deriva. 18 Siccome eravamo violentemente sbattuti dalla tempesta, il giorno dopo cominciarono a gettare il carico. 19 Il terzo giorno, con le proprie mani, buttarono in mare l'attrezzatura della nave. 20 Non apparendo né sole né stelle già da molti giorni ed essendoci sopra di noi una forte tempesta, era ormai persa ogni speranza di scampare.
21 Dopo che furono stati per lungo tempo senza prendere cibo, Paolo si alzò in mezzo a loro e disse: “Uomini, bisognava darmi ascolto, non partire da Creta e risparmiare così questo pericolo e questa perdita. 22 Ora però vi esorto a stare di buon animo, perché non vi sarà perdita della vita per nessuno di voi ma soltanto della nave. 23 Poiché un angelo del Dio, al quale appartengo e che io servo, mi è apparso questa notte, 24 dicendo: 'Paolo, non temere; bisogna che tu compaia davanti a Cesare ed, ecco, Dio ti ha donato tutti coloro che navigano con te'. 25 Perciò, o uomini, state di buon animo, perché ho fede in Dio che avverrà come mi è stato detto. 26 Ma dobbiamo essere gettati sopra un'isola”.
27 E la quattordicesima notte da quando eravamo portati qua e là per l'Adriatico, verso la mezzanotte i marinai sospettavano di essere vicini a terra 28 e, calato lo scandaglio, trovarono venti braccia, poi, passati un po' più oltre e scandagliato di nuovo, trovarono quindici braccia. 29 Temendo allora di urtare contro gli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, aspettando ansiosamente che facesse giorno.
30 Siccome i marinai cercavano di fuggire dalla nave e stavano calando la scialuppa in mare con il pretesto di voler gettare le ancore dalla prua, 31 Paolo disse al centurione e ai soldati: “Se costoro non restano nella nave, voi non potete scampare”. 32 Allora i soldati tagliarono le funi della scialuppa e la lasciarono cadere.
33 E, mentre si aspettava che facesse giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo, dicendo: “Oggi sono quattordici giorni che state aspettando, sempre digiuni, senza prendere nulla. 34 Perciò, io vi esorto a prendere cibo, perché questo contribuirà alla vostra salvezza, poiché neppure un capello del vostro capo perirà”. 35 Detto questo, preso del pane, rese grazie a Dio in presenza di tutti, poi, spezzatolo, cominciò a mangiare. 36 E tutti, incoraggiati, presero anch'essi del cibo. 37 Sulla nave eravamo duecentosettantasei persone in tutto. 38 E quando furono saziati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare.

Il naufragio
39 Quando fu giorno, non riconoscevano il paese, ma scorsero una certa baia che aveva una spiaggia e decisero, se fosse stato possibile, di spingervi la nave. 40 E staccate le ancore, le lasciarono andare in mare; sciolsero al tempo stesso i legami dei timoni e, alzata la vela maestra al vento, si diressero verso la spiaggia. 41 Ma, essendo incorsi in un luogo che aveva il mare d'ambo i lati, vi fecero arenare la nave e, mentre la prua, incagliata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava per la violenza delle onde.
42 Il parere dei soldati era di uccidere i prigionieri, perché nessuno fuggisse a nuoto. 43 Ma il centurione, volendo salvare Paolo, li distolse da quel proposito e comandò che quelli che sapevano nuotare si gettassero in mare per primi e raggiungessero terra, 44 e gli altri vi arrivassero, chi sopra tavole, e chi sopra altri pezzi della nave. Così avvenne che tutti giunsero salvi a terra.

Paolo nell'isola di Malta
28,1 Dopo che fummo scampati, riconoscemmo che l'isola si chiamava Malta.
2 I nativi usarono verso noi umanità non comune, poiché, acceso un gran fuoco, ci accolsero tutti, a causa della pioggia che cadeva e del freddo. 3 Mentre Paolo raccoglieva una quantità di legna secca e avendola posta sul fuoco, una vipera, sentito il caldo, uscì fuori e gli si attaccò alla mano. 4 Quando i nativi videro la bestia che gli pendeva dalla mano, dissero fra loro: “Certo, quest'uomo è un omicida perché, pur essendo scampato dal mare, la Giustizia divina non lo lascia vivere”. 5 Ma Paolo, scossa la bestia nel fuoco, non ne risentì alcun male. 6 Ora essi si aspettavano di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo aver lungamente aspettato, vedendo che non gli avveniva alcun male, cambiarono parere e cominciarono a dire che egli era un dio.
7 Nei dintorni di quel luogo vi erano dei poderi dell'uomo principale dell'isola, chiamato Publio, il quale ci accolse amichevolmente e ci ospitò per tre giorni. 8 Il padre di Publio era a letto malato di febbre e di dissenteria. Paolo andò a trovarlo e, dopo aver pregato, gli impose le mani e lo guarì. 9 Quando avvenne questo, anche gli altri che avevano delle infermità nell'isola vennero e furono guariti; 10 essi ci fecero grandi onori e, quando salpammo, ci portarono a bordo tutte le cose necessarie.

Paolo a Roma
11 Tre mesi dopo partimmo sopra una nave alessandrina che aveva per insegna Castore e Polluce, che aveva svernato nell'isola. 12 Facendo scalo a Siracusa, vi restammo tre giorni. 13 Di là, costeggiando, arrivammo a Reggio. Dopo un giorno, levatosi un vento di scirocco, in due giorni arrivammo a Pozzuoli. 14 Qui trovammo dei fratelli e fummo pregati di rimanere presso di loro sette giorni. E così giungemmo a Roma. 15 Ora i fratelli, avute nostre notizie, di là ci vennero incontro sino al Foro Appio e alle Tre Taverne; Paolo, quando li vide, rese grazie a Dio e si fece coraggio.
16 Quando entrammo a Roma, a Paolo fu concesso di abitare da sé con il soldato che lo custodiva.
17 Tre giorni dopo, Paolo convocò i principali fra i Giudei e, quando furono riuniti, disse loro: “Fratelli, senza aver fatto nulla contro il popolo né contro i riti dei padri, io fui arrestato a Gerusalemme e di là consegnato in mano ai Romani. 18 I quali, avendomi esaminato, volevano rilasciarmi perché non vi era in me colpa degna di morte. 19 Ma i Giudei si opponevano e fui costretto ad appellarmi a Cesare, senza però avere in animo di portare alcuna accusa contro la mia nazione. 20 Per questa ragione dunque vi ho chiamati per vedervi e per parlarvi, perché è a causa della speranza d'Israele che io sono stretto da questa catena”.
21 Ma essi gli dissero: “Noi non abbiamo ricevuto lettere dalla Giudea sul tuo conto, né è venuto qui nessuno dei fratelli a riferire o a dire male di te. 22 Vogliamo, però, sentire da te quel che pensi, perché, quanto a questa setta, ci è noto che dappertutto essa incontra opposizione”.
23 E, avendogli fissato un giorno, vennero a lui nel suo alloggio in gran numero; egli dalla mattina alla sera esponeva loro le cose, testimoniando del regno di Dio e persuadendoli riguardo a Gesù, con la legge di Mosè e con i profeti. 24 Alcuni furono persuasi delle cose dette, altri invece non credettero. 25 E, non essendo d'accordo fra loro, se ne andarono, dopo che Paolo ebbe detta quest'unica parola: “Ben parlò lo Spirito Santo ai vostri padri per mezzo del profeta Isaia dicendo:
26 'Va' a questo popolo e di': Voi udrete con i vostri orecchi e non intenderete; guarderete con i vostri occhi, e non vedrete; 27 perché il cuore di questo popolo si è fatto insensibile, sono diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, affinché non vedano con gli occhi, e non odano con gli orecchi, e non intendano con il cuore, e non si convertano, e io non li guarisca'.
28 Sappiate dunque che questa salvezza di Dio è rivolta ai Gentili ed essi presteranno ascolto”.
29 [Quando ebbe detto questo, i Giudei se ne andarono discutendo vivamente fra loro].
30 Paolo rimase due anni interi in una casa da lui presa in affitto e riceveva tutti quelli che venivano a trovarlo, 31 predicando il regno di Dio e insegnando le cose relative al Signore Gesù Cristo con tutta franchezza e senza impedimento.

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