C.E.I.:

Atti 25,13-26,32

25,13 Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce, per salutare Festo. 14 E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: «C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, 15 durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna. 16 Risposi che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa. 17 Allora essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo. 18 Gli accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle imputazioni criminose che io immaginavo; 19 avevano solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita. 20 Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose. 21 Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare». 22 E Agrippa a Festo: «Vorrei anch'io ascoltare quell'uomo!». «Domani, rispose, lo potrai ascoltare».
23 Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono nella sala dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare anche Paolo. 24 Allora Festo disse: «Re Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui sul conto del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. 25 Io però mi sono convinto che egli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire. 26 Ma sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere. 27 Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse che si muovono contro di lui».

26,1 Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo, stesa la mano, si difese così: 2 «Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi qui davanti a te, 3 che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. 4 La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; 5 essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione. 6 Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. Di questa speranza, o re, sono ora incolpato dai Giudei! 8 Perché è considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti?
9 Anch'io credevo un tempo mio dovere di lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno, 10 come in realtà feci a Gerusalemme; molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di loro. 11 In tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e, infuriando all'eccesso contro di loro, davo loro la caccia fin nelle città straniere.
12 In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti, verso mezzogiorno 13 vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. 14 Tutti cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo. 15 E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16 Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti apparirò ancora. 17 Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando 18 ad aprir loro gli occhi, perché passino dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me.
19 Pertanto, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste; 20 ma prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. 21 Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di uccidermi. 22 Ma l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, 23 che cioè il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani».
24 Mentr'egli parlava così in sua difesa, Festo a gran voce disse: «Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha dato al cervello!». 25 E Paolo: «Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo, ma sto dicendo parole vere e sagge. 26 Il re è al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con franchezza. Penso che niente di questo gli sia sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto. 27 Credi, o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi». 28 E Agrippa a Paolo: «Per poco non mi convinci a farmi cristiano!». 29 E Paolo: «Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non soltanto tu, ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così come sono io, eccetto queste catene!».
30 Si alzò allora il re e con lui il governatore, Berenìce, e quelli che avevano preso parte alla seduta 31 e avviandosi conversavano insieme e dicevano: «Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene». 32 E Agrippa disse a Festo: «Costui poteva essere rimesso in libertà, se non si fosse appellato a Cesare».

Nuova Riveduta:

Atti 25,13-26,32

Festo espone il caso di Paolo al re Agrippa
v. 1-12; 9:15
25,13 Dopo diversi giorni il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea, per salutare Festo. 14 E poiché si trattennero là per molti giorni, Festo raccontò al re il caso di Paolo, dicendo: «Vi è un uomo che è stato lasciato in carcere da Felice, 15 contro il quale, quando mi recai a Gerusalemme, i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei sporsero denuncia, chiedendomi di condannarlo. 16 Risposi loro che non è abitudine dei Romani consegnare un accusato prima che abbia avuto gli accusatori di fronte e gli sia stato dato modo di difendersi dall'accusa. 17 Quando dunque furono venuti qua, senza indugio, il giorno seguente, sedetti in tribunale e ordinai che quell'uomo mi fosse condotto davanti. 18 I suoi accusatori si presentarono, ma non gli imputavano nessuna delle cattive azioni che io supponevo. 19 Essi avevano contro di lui certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù, morto, che Paolo affermava essere vivo. 20 E io, non conoscendo la procedura per questi casi, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme e là essere giudicato intorno a queste cose. 21 Ma siccome Paolo aveva interposto appello per essere rimesso al giudizio dell'imperatore, ordinai che fosse custodito finché non l'avessi inviato a Cesare».
22 Agrippa disse a Festo: «Vorrei anch'io ascoltare quest'uomo». Ed egli rispose: «Domani lo ascolterai».
23 Il giorno seguente, dunque, Agrippa e Berenice giunsero con gran pompa, ed entrarono nella sala d'udienza con i tribuni e con i notabili della città; e, per ordine di Festo, fu condotto Paolo.
24 Allora Festo disse: «Re Agrippa, e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete quest'uomo, a proposito del quale una folla di Giudei si è rivolta a me, in Gerusalemme e qui, gridando che non deve più restare in vita. 25 Io però non ho trovato che avesse fatto qualcosa meritevole di morte, e poiché egli stesso si è appellato all'imperatore, ho deciso di mandarglielo. 26 Siccome non ho nulla di certo da scrivere all'imperatore, l'ho condotto qui davanti a voi, e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché, dopo questo esame, io abbia qualcosa da scrivere. 27 Perché non mi sembra ragionevole mandare un prigioniero senza render note le accuse che vengono mosse contro di lui».

Difesa di Paolo davanti al re Agrippa
Mt 10:18-20 (At 9:1-30; 22:1-21)
26,1 Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa».
Allora Paolo, stesa la mano, disse a sua difesa:
2 «Re Agrippa, io mi ritengo felice di potermi oggi discolpare davanti a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei, 3 soprattutto perché tu hai conoscenza di tutti i riti e di tutte le questioni che ci sono tra i Giudei; perciò ti prego di ascoltarmi pazientemente.
4 Quale sia stata la mia vita fin dalla mia gioventù, che ho trascorsa a Gerusalemme in mezzo al mio popolo, è noto a tutti i Giudei, 5 perché mi hanno conosciuto fin da allora e sanno, se pure vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, sono vissuto da fariseo. 6 E ora sono chiamato in giudizio per la speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri; 7 della quale promessa le nostre dodici tribù, che servono con fervore Dio notte e giorno, sperano di vedere il compimento. Per questa speranza, o re, sono accusato dai Giudei! 8 Perché mai si giudica da voi cosa incredibile che Dio risusciti i morti?
9 Quanto a me, in verità pensai di dover lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno. 10 Questo infatti feci a Gerusalemme; e avendone ricevuta l'autorizzazione dai capi dei sacerdoti, io rinchiusi nelle prigioni molti dei santi; e quando erano messi a morte, io davo il mio voto. 11 E spesso, in tutte le sinagoghe, punendoli, li costringevo a bestemmiare; e, infuriato oltremodo contro di loro, li perseguitavo fin nelle città straniere.
12 Mentre mi dedicavo a queste cose e andavo a Damasco con l'autorità e l'incarico da parte dei capi dei sacerdoti, 13 a mezzogiorno vidi per strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, la quale sfolgorò intorno a me e ai miei compagni di viaggio. 14 Tutti noi cademmo a terra, e io udii una voce che mi disse in lingua ebraica: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo". 15 Io dissi: "Chi sei, Signore?" E il Signore rispose: "Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16 Ma àlzati e sta' in piedi, perché per questo ti sono apparso: per farti ministro e testimone delle cose che hai viste, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, 17 liberandoti da questo popolo e dalle nazioni, alle quali io ti mando 18 per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati".
19 Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla visione celeste; 20 ma, prima a quelli di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e fra le nazioni, ho predicato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento. 21 Per questo i Giudei, dopo avermi preso nel tempio, tentavano di uccidermi. 22 Ma per l'aiuto che vien da Dio sono durato fino a questo giorno, rendendo testimonianza a piccoli e a grandi, senza dir nulla al di fuori di quello che i profeti e Mosè hanno detto che doveva avvenire, cioè: 23 che il Cristo avrebbe sofferto e che egli, il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle nazioni».
24 Mentre egli diceva queste cose in sua difesa, Festo disse ad alta voce: «Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuori di senno».
25 Ma Paolo disse: «Non vaneggio, eccellentissimo Festo; ma pronuncio parole di verità e di buon senno. 26 Il re, al quale parlo con franchezza, conosce queste cose; perché sono persuaso che nessuna di esse gli è nascosta; poiché esse non sono accadute in segreto. 27 O re Agrippa, credi tu nei profeti? Io so che ci credi».
28 Agrippa disse a Paolo: «Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?» 29 E Paolo: «Piacesse a Dio che, con poco o con molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di queste catene».
30 Allora il re si alzò, e con lui il governatore, Berenice, e quanti sedevano con loro; 31 e, ritiratisi in disparte, parlavano gli uni agli altri, dicendo: «Quest'uomo non fa nulla che meriti la morte o la prigione». 32 Agrippa disse a Festo: «Quest'uomo poteva essere liberato, se non si fosse appellato a Cesare».

Nuova Diodati:

Atti 25,13-26,32

Paolo davanti al re Agrippa
25,13 Alcuni giorni dopo, il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea per salutare Festo. 14 E poiché vi si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo, dicendo: «Felice ha lasciato prigioniero un certo uomo, 15 contro il quale, quando io fui a Gerusalemme, i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei presentarono accuse, chiedendo la sua condanna. 16 Io risposi loro che non è abitudine dei Romani di consegnare alcuno per la morte prima che l'accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori, e gli sia stato dato modo di difendersi dall'accusa. 17 Perciò, quando essi si radunarono qui, senza frapporre indugi, il giorno seguente mi sedetti in tribunale e ordinai di portarmi quest'uomo. 18 Quando i suoi accusatori si alzarono, non addussero contro di lui alcuna accusa delle cose che io sospettavo. 19 Ma avevano solamente dei punti di disaccordo sulla loro religione e intorno a un certo Gesù, morto, che Paolo diceva essere vivente. 20 Ora, essendo io perplesso davanti a una controversia del genere, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme e là essere giudicato intorno a queste cose. 21 Ma, essendosi Paolo appellato ad Augusto per rimettersi al suo giudizio, ordinai che fosse custodito finché non potrò mandarlo da Cesare». 22 Agrippa disse a Festo: «Vorrei ascoltare anch'io quest'uomo». Ed egli rispose: «Domani l'ascolterai». 23 Così il giorno seguente Agrippa e Berenice vennero con grande pompa e, entrati nella sala dell'udienza con i tribuni e con i notabili della città, per ordine di Festo Paolo fu condotto . 24 Allora Festo disse: «Re Agrippa, e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete costui circa il quale tutta la moltitudine dei Giudei si è rivolta a me in Gerusalemme e qui, gridando che non è più degno di vivere. 25 Io però, avendo riscontrato che non ha fatto alcuna cosa degna di morte ed essendosi egli stesso appellato ad Augusto, ho deliberato di mandarlo. 26 E, siccome non ho nulla di certo da scrivere all'imperatore nei suoi confronti, l'ho condotto qui davanti a voi, e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché dopo questa udienza io possa avere qualcosa da scrivere. 27 Mi pare infatti irragionevole mandare un prigioniero senza indicare le accuse fatte contro di lui».

26,1 Quindi Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa!». Allora Paolo, distesa la mano, iniziò a fare la sua difesa: 2 «O re Agrippa, io mi ritengo felice di potermi oggi discolpare davanti a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei, 3 soprattutto perché tu conosci tutte le usanze e le questioni che ci sono tra i Giudei; ti prego perciò di ascoltarmi con pazienza. 4 Ora quale sia stato il mio modo di vivere fin dalla giovinezza, che ho trascorsa interamente a Gerusalemme in mezzo al mio popolo, tutti i Giudei lo sanno. 5 Essi mi hanno conosciuto fin d'allora e possono testimoniare, se lo vogliono, che son vissuto come fariseo, secondo la più rigida setta della nostra religione. 6 Ed ora mi trovo in giudizio per la speranza della promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 quella promessa che le nostre dodici tribù, che servono Dio con fervore giorno e notte, sperano di ottenere; per questa speranza, o re Agrippa, io sono accusato dai Giudei. 8 Perché mai ritenete incredibile che Dio risusciti i morti? 9 Io stesso ritenni essere mio dovere far molte cose contro il nome di Gesù il Nazareno. 10 E questo è ciò che feci in Gerusalemme; avendone ricevuto l'autorità dai capi dei sacerdoti, rinchiusi nelle prigioni molti santi e, quando erano messi a morte, io davo il mio assenso. 11 E spesse volte, andando da una sinagoga all'altra, li costrinsi a bestemmiare e, grandemente infuriato contro di loro, li perseguitai fin nelle città straniere. 12 Mentre ero impegnato in questo e stavo andando a Damasco con l'autorizzazione e i pieni poteri dei capi dei sacerdoti, 13 a mezzogiorno, o re, sulla strada io vidi una luce dal cielo più splendente del sole, sfolgorare intorno a me e a quelli che viaggiavano con me. 14 Essendo noi tutti caduti a terra, udii una voce che mi parlava e mi disse in lingua ebraica: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro recalcitrare contro i pungoli". 15 Io dissi: "Chi sei tu, Signore?". Egli disse: "Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16 Ma alzati e stà in piedi, perché per questo ti sono apparso: per costituirti ministro e testimone delle cose che tu hai visto e di quelle per le quali io ti apparirò, 17 liberandoti dal popolo e dai gentili, ai quali ora ti mando, 18 per aprir loro gli occhi e convertirli dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, affinché ricevano mediante la fede in me il perdono dei peccati e un'eredità tra i santificati". 19 Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla celeste visione. 20 Ma prima a quelli in Damasco, poi a Gerusalemme, in tutta la regione della Giudea e ai gentili, ho annunziato di ravvedersi e di convertirsi a Dio, facendo opere degne di ravvedimento. 21 Per queste cose i Giudei, dopo avermi preso nel tempio tentarono di uccidermi. 22 Ma, per l'aiuto ottenuto da Dio fino a questo giorno ho continuato a testimoniare a piccoli e grandi, non dicendo nient'altro se non ciò che i profeti e Mosè dissero che doveva avvenire, 23 cioè: che il Cristo avrebbe sofferto e che, essendo il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai gentili». 24 Ora, mentre Paolo diceva queste cose a sua difesa, Festo disse ad alta voce: «Paolo, tu farnetichi; le molte lettere ti fanno uscire di senno». 25 Ma egli disse: «Io non farnetico, eccellentissimo Festo, ma proferisco parole di verità e di buon senno. 26 Infatti il re, al quale parlo con franchezza, è ben informato su queste cose, poiché sono convinto che nessuna di queste cose gli sia sconosciuta, perché tutto questo non è stato fatto in segreto. 27 O re Agrippa, credi ai profeti? Io so che ci credi». 28 Allora Agrippa disse a Paolo: «Ancora un po' e mi persuadi a diventare cristiano». 29 Paolo disse: «Volesse Dio che in poco o molto tempo non solo tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di queste catene». 30 Dette queste cose, il re si alzò e con lui il governatore, Berenice e quelli che sedevano con loro. 31 Ritiratisi in disparte, parlavano tra di loro e dicevano: «Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o la prigione». 32 Allora Agrippa disse a Festo: «Quest'uomo poteva essere liberato, se non si fosse appellato a Cesare».

Riveduta 2020:

Atti 25,13-26,32

Festo espone il caso di Paolo al re Agrippa
25,13 Dopo diversi giorni il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea, per salutare Festo. 14 Poiché si trattenevano là per molti giorni, Festo raccontò al re il caso di Paolo, dicendo: “Vi è un uomo che è stato lasciato in carcere da Felice, contro il quale, 15 quando fui a Gerusalemme, i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei sporsero denuncia, chiedendomi di condannarlo. 16 Risposi loro che non è usanza dei Romani di consegnare nessuno, prima che l'accusato abbia avuto gli accusatori di fronte e gli sia stato dato modo di difendersi dall'accusa. 17 Quando dunque furono venuti qua, senza indugio, il giorno seguente, sedetti in tribunale e comandai che quell'uomo mi fosse condotto davanti. 18 I suoi accusatori però, presentatisi, non gli imputavano alcuna delle cattive azioni che io supponevo, 19 ma avevano contro lui certe questioni intorno alla propria religione e intorno a un certo Gesù morto, che Paolo affermava essere vivente. 20 E io, essendo in dubbio sul come procedere in questi casi, gli dissi se voleva andare a Gerusalemme e là essere giudicato riguardo a queste cose. 21 Ma, avendo Paolo interposto appello per essere rimesso al giudizio dell'imperatore, io comandai che fosse custodito, finché lo mandassi a Cesare”.
22 E Agrippa disse a Festo: “Anch'io vorrei ascoltare quest'uomo”. Ed egli rispose: “Domani lo ascolterai”.

Paolo davanti al re Agrippa e a sua sorella Berenice
23 Il giorno seguente, dunque, essendo venuti Agrippa e Berenice con molta pompa, entrarono nella sala d'udienza con i tribuni e con i principali della città, dove, per ordine di Festo, fu condotto Paolo.
24 Festo disse: “Re Agrippa e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete quest'uomo, a proposito del quale una folla di Giudei si è rivolta a me, in Gerusalemme e qui, gridando che non deve vivere più oltre. 25 Io però non ho trovato che avesse fatto cosa alcuna degna di morte ed essendosi egli stesso appellato all'imperatore, ho deciso di mandarglielo. 26 Siccome non ho nulla di certo da scriverne al mio signore, l'ho condotto qui davanti a voi e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché, dopo esame, io abbia qualcosa da scrivere. 27 Perché non mi pare cosa ragionevole mandare un prigioniero, senza notificare le accuse che gli sono mosse contro”.

26,1 E Agrippa disse a Paolo: “Ti è permesso parlare a tua difesa”.
Allora Paolo, distesa la mano, disse a sua difesa:
2 “Re Agrippa, io mi reputo felice di potermi oggi discolpare davanti a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei, 3 principalmente perché tu hai conoscenza di tutti i riti e di tutte le questioni che sono fra i Giudei, perciò ti prego di ascoltarmi pazientemente.
4 Quale sia stato il mio modo di vivere dalla mia giovinezza, fin dal principio trascorsa in mezzo alla mia nazione e in Gerusalemme, tutti i Giudei lo sanno, 5 poiché mi hanno conosciuto fin da allora e sanno, se pur vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, sono vissuto fariseo. 6 E ora sono chiamato in giudizio per la speranza della promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 della quale promessa le nostre dodici tribù, che servono con fervore Dio notte e giorno, sperano di vedere il compimento. Per questa speranza, o re, io sono accusato dai Giudei! 8 Perché mai si giudica da voi cosa incredibile che Dio risusciti i morti?
9 Quanto a me, avevo sì pensato anch'io di dover fare molte cose contro il nome di Gesù il Nazareno. 10 Infatti feci questo a Gerusalemme e, avutane facoltà dai capi sacerdoti, io rinchiusi nelle prigioni molti santi e, quando erano messi a morte, io davo il mio voto. 11 Spesso, per tutte le sinagoghe, punendoli li costringevo a bestemmiare; e, infuriato oltremodo contro di loro, li perseguitavo fino nelle città straniere.
12 Mentre mi dedicavo a queste cose e andavo a Damasco con potere e commissione dei capi sacerdoti, 13 io vidi, o re, per strada a mezzogiorno una luce dal cielo, più risplendente del sole, la quale sfolgorò intorno a me e a coloro che viaggiavano con me. 14 Ed, essendo noi tutti caduti in terra, udii una voce che mi disse in lingua ebraica: 'Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo'. 15 E io dissi: 'Chi sei, Signore?'. E il Signore rispose: 'Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16 Ma alzati e sta in piedi, perché per questo ti sono apparso: per stabilirti ministro e testimone delle cose che hai visto e di quelle per le quali ti apparirò ancora, 17 liberandoti da questo popolo e dai Gentili, ai quali io ti mando 18 per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati'.
19 Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla visione celeste, 20 ma, prima a quelli di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e ai Gentili, ho annunciato che si ravvedano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento. 21 Per questo i Giudei, avendomi preso nel tempio, tentavano di uccidermi. 22 Ma, per l'aiuto che viene da Dio, sono durato fino a questo giorno, rendendo testimonianza a piccoli e a grandi, non dicendo nulla all'infuori di quello che i profeti e Mosè hanno detto dover avvenire, cioè 23 che il Cristo avrebbe sofferto e che egli, il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunciato la luce al popolo e ai Gentili”.
24 Mentre egli diceva queste cose a sua difesa, Festo disse ad alta voce: “Paolo, tu vaneggi; la molta dottrina ti mette fuori di senno”.
25 Ma Paolo disse: “Io non vaneggio, eccellentissimo Festo, ma pronuncio parole di verità e di buon senno. 26 Poiché il re, al quale io parlo con franchezza, conosce queste cose, perché sono persuaso che nessuna di esse gli è nascosta, poiché questo non è stato fatto in segreto. 27 O re Agrippa, credi tu ai profeti? Io so che tu ci credi”.
28 E Agrippa disse a Paolo: “Per poco non mi persuadi a diventare cristiano”. 29 E Paolo: “Piacesse a Dio che per poco o per molto non soltanto tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di questi legami”.
30 Allora il re si alzò e con lui il governatore, Berenice e quanti sedevano con loro; 31 ritiratisi in disparte, parlavano gli uni agli altri, dicendo: “Quest'uomo non fa nulla che meriti morte o prigione”. 32 E Agrippa disse a Festo: “Quest'uomo poteva essere liberato, se non si fosse appellato a Cesare”.

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