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Commentario:1Corinzi 9:16Il semplice evangelizzare, Paolo non lo riguarda come argomento di vanto per lui, poich'egli è in obbligo assoluto di farlo sotto pena d'incorrere nella terribile sorte di chi si ribella scientemente alla volontà di Dio. Perciocchè, se io evangelizzo, ciò non costituisce per me un vanto, poichè me n'è imposta la necessità, ossia l'obbligo, il dovere morale imprescindibile. Colui che mi è apparso, mi, ha ordinato di annunziar l'Evangelo Atti 26:15-20. Guai a me, infatti, se io non evangelizzo. Se disubbidisce all'ordine preciso del Signore, sente che ne va di mezzo la sua eterna salvazione. Ma non lo soddisfa il servire a Cristo per mero dovere di ubbidienza. Egli vuol manifestare, in qualche modo segnalato, l'amor suo per colui che d'un persecutore s'era degnato fare un suo Apostolo. (Cfr. 1Corinzi 15:7-11; 1Timoteo 1:12-17 ed i casi analoghi della peccatrice Luca 7:36-50, e di Maria di Betania Giovanni 12.) E per dare al suo apostolato il soave profumo dell'amore riconoscente e devoto, Paolo ha preso la risoluzione di rinunziare ad ogni salario per parte delle chiese. Riferimenti incrociati:1Corinzi 9:16Rom 4:2; 15:17 Dimensione testo: |