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Commentario:1Timoteo 5:17Sezione C. 1Timoteo 5:17-25. CONDOTTA DA TENERE RIGUARDO AGLI ANZIANI. La transizione dalle disposizioni relative al reclutamento ed al sostentamento delle vedove anziane, a quelle che riguardano gli anziani, è facile e naturale. In 1Timoteo 3 l'apostolo ha enumerato i requisiti necessari per l'esercizio dell'ufficio; ma se la chiesa deve domandar molto al presbitero, essa deve del pari ricordarsi dei suoi proprii doveri verso di lui e trattarlo in modo degno ed equo. Paolo tocca qui: 1. del dovere di usare dei riguardi speciali, includenti il sostentamento, verso l'anziano che si consacra completamente al bene della chiesa 1Timoteo 5:17-18. 2. del dovere relativo agli anziani accusati o colpevoli 1Timoteo 5:19-21. 3. del dovere di procedere con circospezione quando si tratta di introdurre nell'ufficio un nuovo anziano, onde non dover ricorrere troppo spesso a misure disciplinari 1Timoteo 5:22-25. 1Timoteo 5:17-18. I riguardi dovuti ai presbiteri più meritevoli. Gli anziani che presiedono bene siano reputati degni di doppio onore, soprattutto quelli che faticano nella parola e nell'Insegnamento. Già in 1Tessalonicesi 5:12 Paolo esorta i cristiani a riconoscere e ad amare di speciale amore "quelli che faticano fra loro, e li presiedono nel Signore e li ammoniscono". Parimenti in Romani 12:8 esorta "colui che presiede" a farlo con diligenza. Cfr. Ebrei 13:7. Il termine di sovraintendente adoperato in 1Timoteo 3 caratterizza ugualmente la funzione generale del presbiterato ch'è quella del governare, del condurre, del presiedere la congregazione cristiana. Ma fra i presbiteri ci sono delle attitudini diverse come ci sono dei gradi diversi di attività spesa a benefizio della chiesa. Quelli che posseggono doni più utili e che consacrano le loro forze ed il loro tempo all'opera di Dio, quelli che presiedono bene, cioè che adempiono il loro ufficio in modo più distinto e più completo, devono essere reputati degni di doppio onore per parte della chiesa. Questo onore ch'è dovuto a tutti gli anziani, ma che spetta in misura più abbondante ad alcuni è, senza dubbio, di natura morale. La chiesa deve dei riguardi rispettosi ed amorevoli a chi si consacra al suo bene; ma questi riguardi si manifestano anche nella premura e nella generosità colle quali la chiesa provvede al loro sostentamento. L'onorare a parole un uomo di Dio e lasciarlo dibattersi nelle necessità materiali sarebbe sfacciata ipocrisia. Nell'onore è dunque incluso l'onorario, come nell'onore dovuto alle vedove derelitte e povere era incluso il sostentamento. Lo prova il v. seguente ove, a conferma del dovere di "onorare", sono recate considerazioni che si riferiscono all'onorario. Il doppio non va inteso in senso aritmetico; ma i riguardi devono essere proporzionati alle fatiche di ciascun presbitero e, fra tutti, si devono onorare quelli che faticano nella parola e, nell'insegnamento. Tutti gli anziani sono preposti al governo della, chiesa e devono aver qualche attitudine all'insegnamento 1Timoteo 3:2; ma ve ne sono fra loro i cui doni di parola sono più cospicui e che all'esercizio di quei doni consacrano il loro tempo e le lor fatiche. Sono gli anziani catechisti, evangelisti, predicatori. Parola, che ha senso più comprensivo 1Corinzi 1:5 e insegnamento che si applica all'istruzione sistematica dei membri di chiesa, dei catecumeni e della gioventù, sono la sfera del loro lavoro faticoso. Incontriamo qui, in seno al collegio degli anziani, una incipiente distinzione derivante dalla diversità dei doni posseduti. Tutti gli anziani governano la chiesa, non tutti faticano nell'insegnamento evangelico il quale richiede gran parte del tempo di chi vi si consacra. Ma siamo lungi ancora dallo stato ecclesiastico del 2° secolo allorchè uno solo fra i presbiteri, col titolo di vescovo, era responsabile del governo della chiesa. Quanto al dovere della comunità cristiana di provvedere al sostentamento di chi le consacra le proprie forze ed i doni ricevuti, esso è inculcato esplicitamente in Galati 6:6 e più ampiamente esposto in 1Corinzi 9 (cfr. 1Tessalonicesi 5:12-13). A meglio stabilirlo con una parola divina, Paolo reca qui un passo del Deuteronomio 25:4 ov'è questione di buoi, ma dov'è insegnato un principio di umanità e di giustizia la cui applicazione è universale. Riferimenti incrociati:1Timoteo 5:171Ti 5:1 Dimensione testo: |