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Commentario:2Corinzi 11:4Perciocchè se chi viene [a voi] predica un altro Gesù che noi non abbiam predicato, o se ricevete uno Spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un Evangelo diverso da quello che avete accettato (lett. «uno spirito diverso il quale voi non avete ricevuto, o un Evangelo diverso il quale voi non avete accettato»), voi ben lo sopportate. A quale idea si connette il perciocchè ( γαρ)? A quella del timore ansioso espresso in 2Corinzi 11:3, quasi volesse dire: io temo di voi... poichè se qualcuno si presenta con un Evangelo diverso da quello ch'io vi ho predicato, voi gli fate buona accoglienza? Ma l'Idea del timore è già una idea secondaria in questa sezione introduttoria. L'idea principale è quella contenuta nel verbo sopportare Che s'incontra due volte nel primo versetto e ritorna nel quarto. «Sopportatemi... poichè voi sapete bene sopportare chi attenta alla purezza dell'Evangelo che vi ho predicato, mentre io non faccio, gloriandomi, che difenderlo». In colui che viene [a voi] non è da vedersi un personaggio speciale, ma la personificazione dei dottori giudaizzanti venuti di Palestina a turbare la chiesa di Corinto, frutto degli altrui sudori. Predicare un altro Gesù non significa annunziare qual Salvatore una persona che non sia il Gesù storico; bensì presentarlo sotto un aspetto tale da dare di lui un concetto affatto diverso da quello che Paolo ne dava. Paolo predicava Gesù Figliuol di Dio e Figliuol dell'uomo, morto a cagione dei nostri peccati, risuscitato a cagione della nostra giustificazione. Lo predicava qual secondo Adamo venuto ad affrancar l'uomo dal giogo del peccato e della legge, per introdurlo nella gloriosa libertà dei figli di Dio. I giudaizzanti, per quel che ne possiam sapere, lo presentavano sotto l'aspetto di un Messia nazionale, che ribadiva le catene anche rituali della legge mosaica, facendo dell'osservanza di quella la condizione della salvezza. La fede in Gesù era suggellata nei cuori dal dono dello Spirito che creava una nuova vita di fiducia e di libertà filiale, di allegrezza, di santità. Esso è detto perciò Spirito di adozione. Ora, anche dello Spirito e della sua opera salutare, i giudaizzanti dovevano dare una nozione ben diversa da quella di Paolo, poichè il tipo di pietà servile e legale ch'essi presentavano era lungi dal rassomigliare a quello prodotto dall'Evangelo della grazia. Questo vuol significar Paolo quando dice: «Se ricevete uno Spirito diverso...». Alterata la nozione vera di Gesù e dello Spirito, non poteva rimanere intatta quella delle condizioni, della salvezza. All'Evangelo della salvezza «per grazia, mediante la fede», veniva sostituito un evangelo diverso, in cui figurava come condizione di salvezza l'osservanza della legge di Mosè. Tale almeno il concetto che risulta dagli Atti 15 e dall'Ep. ai Galati, circa le tendenze dei giudaizzanti. Il testo Tischendorf con la maggioranza dei Codici legge alla fine del versetto il verbo all'imperfetto: che si traduce: «voi lo sopportereste». Tuttavia essendo i verbi che precedono all'indicativo e potendo sospettare che l'imperfetto sia stato preferito perchè attenuava la colpa dei Corinzi, crediamo doverci attenere al testo del Cod. Vaticano e di molti altri minori: «Voi ben lo sopportate» ( ανεχεσθε). Sta in fatto che i sovvertitori giudaizzanti non erano da venire in Corinto, ma erano venuti ed avevano fatto pericolare la chiesa. Con questa parola di amara ironia, Paolo costata, non senza rimprovero, la eccessiva condiscendenza dimostrata dalla chiesa verso quegl'intrusi. Come i Galati, i Corinzi erano stati troppo pronti a voltar le spalle all'apostolo per dar ascolto a persone che eccellevano nel raccomandar sè stesse. Dopo una eccessiva condiscendenza verso i seduttori, potevano bene sopportare che Paolo facesse valere la superiorità del suo apostolato. AMMAESTRAMENTI 1. Mai apparve Paolo più umile che quando lo vediamo confuso e mortificato di dover gloriarsi per rivendicare la propria autorità apostolica. Ahimè! quanto sono rari, anche fra gli uomini più pii, coloro che si sentono addolorati e mortificati nel parlar della propria grandezza o dei loro successi! (C. Hodge). 2. Nel predicar l'Evangelo ai non credenti, come nel conservar genuina la fede dei credenti, Paolo riguarda a Cristo centro della sua fede e del suo amore come della sua predicazione. Se chiama le anime è per unirle a Cristo per sempre; se mette i credenti in guardia contro le seduzioni è perchè desidera ch'essi conservino di fronte a Cristo una fede pura d'ogni mistura umana e un cuore ardente del primo amore, chi ha faticato, come Paolo, per condurre anime a Cristo è geloso di conservarle a Cristo. L'amore per gli uomini ha in lui la sua sorgente nell'amor di Cristo. «Rivestimi, o Dio, (tale era la preghiera d'un pio ministro), della vigilante sollecitudine provata da Paolo per la purezza del cristianesimo dei suoi convertiti. Dammi di sentirla per lo stato religioso di quei di casa mia». 3. Una chiesa giovane è facilmente esposta alle seduzioni degli operai frodolenti che nascondono sotto il manto dello zelo cristiano dei secondi fini egoistici; che, sotto un linguaggio evangelico. Insinuano dottrine opposte all'Evangelo della grazia. E quel che si dice d'una chiesa si applica a tutti i credenti poco sperimentati. Donde la necessità della vigilanza che prova gli spiriti per saper se son da Dio e tutto sottopone alla pietra di paragone della sua Parola. Chi è stato condotto all'Evangelo da un provato servitore di Cristo, farà sempre bene se diffida di coloro che insinuano sospetti e lanciano accuse contro chi è stato strumento di Dio per la conversione di un peccatore. 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