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Commentario:2Corinzi 11:7Quello però che avea dovuto colpire i Corinzi nella condotta di Paolo era stata la sua abnegazione, il suo disinteresse. Mentre i rètori e filosofi esigevano salarii altissimi dai loro discepoli, Paolo. Il dottor dei Gentili, si era sobbarcato alle fatiche del lavoro manuale per provvedere al sostentamento suo e dei suoi collaboratori. Pare appena credibile che anche in questo la sua condotta sia stata malevolmente interpretata, ma il tono in cui allude qui e in 2Corinzi 11:13-18 al disinteresse da lui mostrato, ci fa persuasi che anche la sua nobile abnegazione era stata presentata come una tacita confessione della inferiorità del suo apostolato, o quanto meno si era considerato il fabbricar tende come una occupazione poco dignitosa per un apostolo e poco decorosa anche per la chiesa. Gli avversarii avevano dovuto imitare l'Apostolo e menavano alto vanto della loro rinunzia, più o meno volontaria, ad un salario ufficiale, cercando, a quel che pare, di rifarsi in altro modo del mancato guadagno Cfr. 2Corinzi 20; 1Corinzi 9:12. Queste considerazioni spiegano il modo in cui Paolo tocca del suo disinteresse. Ho io forse commesso un peccato quando, abbassando me stesso affinchè voi foste innalzati, vi ho annunziato gratuitamente l'Evangelo di Dio? L'umiliar sè stesso abbraccia qui il sottoporsi a gravi privazioni e ad un faticoso lavoro manuale, lui l'Apostolo di Cristo così altamente onorato per altri riguardi. Questo aveva egli fatto affine di meglio riuscire a trarre i Corinzi dall'abisso di tenebre e di peccato ov'essi giacevano ed innalzarli alla conoscenza ed alla comunione di Cristo. L'Evangelo è di Dio perchè Dio ne è l'autore. Riferimenti incrociati:2Corinzi 11:72Co 10:1; 12:13; At 18:1-3; 20:34; 1Co 4:10-12; 9:6,12,14-18; 1Te 2:9; 2Te 3:8 Dimensione testo: |