Nuova Riveduta:

Atti 17

Paolo e Sila a Tessalonica
1 Dopo essere passati per Amfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei; 2 e Paolo, com'era sua consuetudine, entrò da loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, 3 spiegando e dimostrando che il Cristo doveva soffrire e risuscitare dai morti. «E il Cristo», egli diceva, «è quel Gesù che io vi annuncio». 4 Alcuni di loro furono convinti e si unirono a Paolo e Sila, e così una gran folla di Greci pii e non poche donne delle famiglie più importanti. 5 Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro alcuni uomini malvagi tra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in subbuglio la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6 Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: «Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qui, 7 e Giasone li ha ospitati; ed essi tutti agiscono contro i decreti di Cesare, dicendo che c'è un altro re: Gesù». 8 E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose. 9 Questi, dopo aver ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

Paolo e Sila a Berea
10 Ma i fratelli subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; ed essi, appena giunti, si recarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Ora questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così. 12 Molti di loro dunque credettero, e così pure un gran numero di nobildonne greche e di uomini. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la Parola di Dio era stata annunciata da Paolo anche a Berea, si recarono là, agitando e mettendo sottosopra la folla. 14 I fratelli allora fecero subito partire Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo rimasero ancora là.
15 Quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e, ricevuto l'ordine di dire a Sila e a Timoteo che quanto prima si recassero da lui, se ne tornarono indietro.

Paolo ad Atene; il discorso nell'Areòpago
16 Mentre Paolo li aspettava ad Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro nel vedere la città piena di idoli. 17 Frattanto discorreva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie; e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano. 18 E anche alcuni filosofi epicurei e stoici conversavano con lui. Alcuni dicevano: «Che cosa dice questo ciarlatano?» E altri: «Egli sembra essere un predicatore di divinità straniere», perché annunciava Gesù e la risurrezione. 19 Presolo con sé, lo condussero su nell'Areòpago, dicendo: «Potremmo sapere quale sia questa nuova dottrina che tu proponi? 20 Poiché tu ci fai sentire cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa vogliono dire queste cose».
21 Or tutti gli Ateniesi e i residenti stranieri non passavano il loro tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare novità.
22 E Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areòpago, disse: «Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. 23 Poiché, passando e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: "Al dio sconosciuto". Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo; 25 e non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. 26 Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione, 27 affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. 28 Difatti in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come anche alcuni vostri poeti hanno detto: "Poiché siamo anche sua discendenza". 29 Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana. 30 Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, 31 perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo che egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti risuscitandolo dai morti».
32 Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni se ne beffavano; e altri dicevano: «Su questo ti ascolteremo un'altra volta». 33 Così Paolo uscì di mezzo a loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e credettero; tra i quali anche Dionisio l'areopagita, una donna chiamata Damaris e altri con loro.

C.E.I.:

Atti 17

1 Seguendo la via di Anfipoli e Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. 2 Come era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, 3 spiegandole e dimostrando che il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti; il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi annunzio. 4 Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. 5 Ma i Giudei, ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e, radunata gente, mettevano in subbuglio la città. Presentatisi alla casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6 Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai capi della città gridando: «Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono anche qui e Giasone li ha ospitati. 7 Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, affermando che c'è un altro re, Gesù». 8 Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città che udivano queste cose; 9 tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li rilasciarono.
10 Ma i fratelli subito, durante la notte, fecero partire Paolo e Sila verso Berèa. Giunti colà entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così. 12 Molti di loro credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e non pochi uomini. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che anche a Berèa era stata annunziata da Paolo la parola di Dio, andarono anche colà ad agitare e sobillare il popolo. 14 Allora i fratelli fecero partire subito Paolo per la strada verso il mare, mentre Sila e Timòteo rimasero in città. 15 Quelli che scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono con l'ordine per Sila e Timòteo di raggiungerlo al più presto.
16 Mentre Paolo li attendeva ad Atene, fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli. 17 Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti in Dio e ogni giorno sulla piazza principale con quelli che incontrava. 18 Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni dicevano: «Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?». E altri: «Sembra essere un annunziatore di divinità straniere»; poiché annunziava Gesù e la risurrezione. 19 Presolo con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero: «Possiamo dunque sapere qual è questa nuova dottrina predicata da te? 20 Cose strane per vero ci metti negli orecchi; desideriamo dunque conoscere di che cosa si tratta». 21 Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare.
22 Allora Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse:
«Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. 23 Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo 25 né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, 27 perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28 In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto:
Poiché di lui stirpe noi siamo.
29 Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. 30 Dopo esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, 31 poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
32 Quando sentirono parlare di risurrezione di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: «Ti sentiremo su questo un'altra volta». 33 Così Paolo uscì da quella riunione. 34 Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.

Nuova Diodati:

Atti 17

Paolo a Tessalonica e a Berea
1 Or dopo essere passati per Anfipoli e per Apollonia, giunsero a Tessalonica, dove c'era la sinagoga dei Giudei. 2 E Paolo, secondo il suo solito, entrò da loro e per tre sabati presentò loro argomenti tratti dalle Scritture, 3 dichiarando e dimostrando loro, che era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti, e dicendo: «Questo Gesù che vi annunzio è il Cristo». 4 Alcuni di loro credettero e si unirono a Paolo e Sila, come pure un gran numero di Greci pii e non poche donne ragguardevoli. 5 Ma i Giudei che non avevano creduto, mossi da invidia, presero con loro certi uomini malvagi tra la gente di piazza e, radunata una plebaglia, misero in subbuglio la città; avendo poi assalita la casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al popolo. 6 Ma, non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni dei fratelli davanti ai capi della città, gridando: «Quelli che hanno messo sottosopra il mondo sono venuti anche qua, 7 e Giasone li ha accolti; tutti costoro agiscono contro gli statuti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, cioè Gesù». 8 Così misero in agitazione il popolo e i capi della città, che udivano queste cose. 9 Ma essi, ricevuta una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare. 10 Allora i fratelli fecero subito partire di notte Paolo e Sila per Berea ed essi, appena vi giunsero, entrarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Or costoro erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica e ricevettero la parola con tutta prontezza, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se queste cose stavano così. 12 Così molti di loro credettero assieme a un non piccolo numero di nobili donne greche e di uomini. 13 Ma, quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la parola di Dio era stata annunziata da Paolo anche a Berea, andarono pure là, mettendo in agitazione le folle. 14 Allora i fratelli fecero subito partire Paolo in direzione del mare; ma Sila e Timoteo rimasero là.

Paolo in Atene; discorso nell'Areopago
15 Quelli che scortavano Paolo lo condussero fino ad Atene; poi, ricevuto da lui l'incarico di dire a Sila e a Timoteo di raggiungerlo quanto prima, tornarono indietro. 16 Ora, mentre Paolo li aspettava ad Atene, il suo spirito s'inacerbiva in lui, vedendo la città piena di idoli. 17 Egli dunque discuteva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie, e ogni giorno sulla piazza con quelli che incontrava. 18 Con lui discutevano pure alcuni filosofi epicurei e stoici. Alcuni dicevano: «Che vuol dire questo cianciatore?». E gli altri: «Egli pare essere un annunziatore di divinità straniere», perché annunziava loro Gesù e la risurrezione. 19 Così lo presero e lo condussero nell'Areopago, dicendo: «Potremmo sapere qual è questa nuova dottrina che tu proponi? 20 Poiché tu rechi cose strane ai nostri orecchi, vogliamo dunque sapere che cosa significano queste cose». 21 Or tutti gli Ateniesi e i forestieri che dimoravano in quella città non avevano passatempo migliore che quello di dire o ascoltare qualche novità. 22 Allora Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areopago, disse: «Ateniesi, io vi trovo in ogni cosa fin troppo religiosi. 23 Poiché, passando in rassegna e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: "AL DIO SCONOSCIUTO". Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti da mani d'uomo, 25 e non è servito dalle mani di uomini come se avesse bisogno di qualcosa, essendo lui che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa; 26 or egli ha tratto da uno solo tutte le stirpi degli uomini, perché abitassero sopra tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche prestabilite e i confini della loro abitazione, 27 affinché cercassero il Signore, se mai riuscissero a trovarlo come a tastoni, benché egli non sia lontano da ognuno di noi. 28 Poiché in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come persino alcuni dei vostri poeti hanno detto: "Poiché siamo anche sua progenie". 29 Essendo dunque noi progenie di Dio, non dobbiamo stimare che la deità sia simile all'oro o all'argento o alla pietra o alla scultura d'arte e d'invenzione umana. 30 Ma ora, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto che si ravvedano. 31 Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell'uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti». 32 Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo beffavano, altri dicevano: «Su questo argomento ti ascolteremo un'altra volta». 33 Così Paolo uscì di mezzo a loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e credettero, fra i quali anche Dionigi l'areopagita, una donna di nome Damaris e altri con loro.

Riveduta 2020:

Atti 17

Paolo e Sila a Tessalonica
1 Essendo passati per Amfipoli e per Apollonia, andarono a Tessalonica, dove si trovava una sinagoga dei Giudei; 2 Paolo, secondo la sua usanza, entrò da loro e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, 3 spiegando e dimostrando che era stato necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti. “E il Cristo”, egli diceva, “è quel Gesù che io vi annuncio”. 4 Alcuni di loro furono persuasi e si unirono a Paolo e Sila; e così fecero una gran folla di Greci pii e non poche delle donne principali. 5 Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro certi uomini malvagi fra la gente di piazza; e, raccolta quella plebaglia, misero in tumulto la città e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trascinare Paolo e Sila davanti al popolo. 6 Ma, non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni dei fratelli davanti ai magistrati della città, gridando: “Costoro, che hanno messo sottosopra il mondo, sono venuti anche qua 7 e Giasone li ha accolti; e tutti costoro vanno contro gli statuti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, Gesù”. 8 E misero in agitazione la popolazione e i magistrati della città, che udivano queste cose. 9 Questi, dopo che ebbero ricevuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

Paolo e Sila a Berea
10 I fratelli, di notte, fecero subito partire Paolo e Sila per Berea ed essi, giuntivi, si recarono nella sinagoga dei Giudei. 11 Ora questi erano d'animo più nobile di quelli di Tessalonica, perché ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavano così. 12 Molti di loro, dunque, credettero e così pure un gran numero di nobildonne greche e di uomini. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che la parola di Dio era stata annunciata da Paolo anche a Berea, andarono anche là, agitando e mettendo sottosopra la folla. 14 I fratelli, allora, fecero partire immediatamente Paolo, conducendolo fino al mare; ma Sila e Timoteo rimasero ancora là.
15 Quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene e, ricevuto l'ordine di dire a Sila e a Timoteo che quanto prima andassero da lui, se ne tornarono indietro.

Paolo ad Atene
16 Mentre Paolo li aspettava in Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro a vedere la città piena di idoli. 17 Egli dunque ragionava nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano. 18 E anche certi filosofi epicurei e stoici si confrontavano con lui. Alcuni dicevano: “Che vuol dire questo ciarlatano?”. E altri: “Egli pare essere un predicatore di divinità straniere”, perché annunciava Gesù e la risurrezione. 19 E, presolo con sé, lo condussero su nell'Areòpago, dicendo: “Potremmo sapere quale sia questa nuova dottrina che tu proponi? 20 Poiché tu ci fai sentire cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa vogliano dire queste cose”.
21 Ora tutti gli Ateniesi e i forestieri che vi dimoravano non passavano il tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare quello che c'era di nuovo.
22 E Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areòpago, disse: “Ateniesi, vedo che in ogni cosa siete fin troppo religiosi. 23 Poiché, passando e considerando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: 'al dio sconosciuto'. Ciò dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo 25 e non è servito dalle mani dell'uomo; come se avesse bisogno di qualche cosa; egli, che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa. 26 Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate e i confini della loro abitazione, 27 affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. 28 Difatti, in lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: 'Poiché siamo anche sua discendenza'. 29 Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, argento o a pietra, scolpiti dall'arte e dall'immaginazione umana. 30 Dio dunque, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, 31 perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell'uomo che egli ha stabilito; ne ha dato prova a tutti, avendolo risuscitato dai morti”.
32 Quando sentirono parlare della risurrezione dei morti, alcuni se ne facevano beffe e altri dicevano: “Su questo noi ti sentiremo un'altra volta”. 33 Così Paolo uscì dal mezzo di loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e credettero, fra i quali anche Dionisio l'areopagita, una donna chiamata Damaris e altri con loro.

La Parola è Vita:

Atti 17

Ancora guai.
1 Dopo essere passati per le città di Anfipoli e Apollonia, Paolo e Sila giunsero a Tessalonica dove c'era una sinagoga ebraica. 2 Come al solito, Paolo entrò a pregare e, per tre sabati, rimase a discutere con i Giudei. Spiegò e dimostrò loro, con le Scritture alla mano, 3 che il Messia doveva soffrire e resuscitare; non solo, dimostrò anche che il Messia era proprio quel Gesù di cui lui parlava. 4 Fra quelli che udirono il messaggio di Paolo, alcuni furono persuasi e si convertirono, fra questi un gran numero di Greci timorati di Dio, ed anche molte donne in vista della città.
5 Ma i Giudei che avevano creduto, spinti dalla gelosia, raccolsero per le strade certi ceffi e, riunita della teppaglia, misero in subbuglio la città. Poi presero d'assalto la casa di un certo Giasone, per trascinarne fuori Paolo e Sila, con l'intenzione di punirli davanti al popolo.
6 Ma non li trovarono, allora presero Giasone ed alcuni altri credenti e li trascinarono davanti ai magistrati della città. «Paolo e Sila hanno messo in subbuglio il mondo intero, ed ora sono venuti anche qui a disturbare la nostra città!» gridavano, 7 «E Giasone li ha accolti in casa sua! Sono tutti dei ribelli, perché, invece di Cesare, dicono che c'è un altro re: Gesù!»
8 Queste parole misero in grande agitazione sia il popolo che i magistrati, i quali, soltanto dopo aver ricevuto la cauzione per Giasone e gli altri, li lasciarono liberi.
9  10 Quella notte, i credenti fecero partire in gran fretta Paolo e Sila per la città di Berèa. Appena arrivati entrarono come di consueto nella sinagoga a predicare. 11 La popolazione di Berèa però era più ben disposta di quella di Tessalonica, e tutti ascoltarono volentieri il loro messaggio. Ogni giorno controllavano con attenzione le Scritture, confrontandole con ciò che dicevano Paolo e Sila, per vedere se le cose stavano proprio così. 12 Quindi, molti di loro credettero, fra questi molte nobildonne greche e diversi uomini.
13 Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che Paolo predicava la Parola di Dio anche a Berèa, si recarono là per creare dei disordini. 14 Ma i credenti di Berèa fecero subito partire Paolo verso la costa, mentre Sila e Timòteo rimasero in città.
15 Quelli che accompagnavano Paolo lo condussero fino ad Atene, poi se ne tornarono a Berèa, dopo aver ricevuto dall'apostolo l'incarico di dire a Sila e a Timòteo di raggiungerlo il più presto possibile.
16 Mentre Paolo li aspettava ad Atene, si sentiva profondamente indignato nel vedere la città piena d'idoli.
17 Nella sinagoga discuteva con i Giudei e con i Greci devoti, e ogni giorno parlava sulla pubblica piazza con quelli che capitavano.

Paolo e i filosofi.
18 Ebbe anche un incontro con certi filosofi epicurei e stoici. Quando Paolo parlò loro di Gesù e della sua resurrezione, essi reagirono. «Che vuol dire questo chiacchierone?» dicevano, oppure: «Questo qui cerca d'introdurre qualche religione straniera...»
19 Comunque, lo invitarono all'Areopago. «Vieni a dirci qualcosa di più di questa nuova religione», gli dissero, 20 «Tu dici delle cose davvero strane e vorremmo capirci qualcosa!» 21 (Bisogna dire che tutti gli Ateniesi e gli stranieri che abitavano ad Atene non avevano passatempo migliore di questo: discutere le novità!)
22 Allora Paolo, in piedi, in mezzo all'Areopago, disse:
«Ateniesi, mi sono accorto che siete molto religiosi, 23 infatti, passeggiando per la vostra città, ho visto tutti i vostri altari, e ne ho trovato perfino uno con questa iscrizione: "Al Dio sconosciuto". Voi lo adorate, senza sapere chi sia, ebbene, io vengo a parlarvi di lui.
24 È stato lui a creare il mondo e tutto quello che contiene e, siccome egli è il Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti dalla mano dell'uomo, 25 né è servito dalle mani degli uomini, come se avesse bisogno di qualcosa. È questo Dio che dà vita e respiro a qualsiasi cosa. 26 È lui che da un solo uomo, Adamo, ha creato tutto il genere umano ed ha distribuito le nazioni per tutta la superficie della terra. Un Dio che ha stabilito per ogni popolo la durata della sua esistenza e i limiti del suo dominio.
27 Dio ha fatto tutto questo, perché gli uomini lo cerchino e si sforzino di trovarlo, anche a tentoni, perché in realtà egli non è lontano da ciascuno di noi. 28 È in lui infatti che noi viviamo, che ci muoviamo, che esistiamo! Come disse uno dei vostri poeti: "Noi siamo stirpe di Dio". 29 È vero, e per questo non dobbiamo immaginare Dio come un idolo fatto dall'uomo con oro, argento, o pietra; o simile a qualche bella scultura artistica. 30 Nei tempi passati Dio ha sopportato l'ignoranza dell'uomo su queste cose, ma ora ordina a tutti e dappertutto di fare un bel falò di tutti gl'idoli e di adorare soltanto lui. 31 Perché ha fissato un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia. E lo farà per mezzo di un uomo, che egli ha eletto per questo scopo, ed ha approvato davanti a tutti, facendolo risorgere dalla morte!»
32 Appena sentirono Paolo parlare della resurrezione di un morto, alcuni si misero a ridere, ma altri dissero: «Vogliamo ascoltarti un'altra volta su questo argomento». 33 E così terminò il colloquio, 34 ma alcuni seguirono Paolo e credettero. Fra loro vi era anche un certo Dionisio, membro dell'Areopago, una donna di nome Damaris ed altri.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Atti 17

Paolo a Tessalonica e a Berea
1 Ed essendo passati per Amfipoli e per Apollonia, vennero a Tessalonica, dov'era una sinagoga dei Giudei; 2 e Paolo, secondo la sua usanza, entrò da loro, e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle Scritture, 3 spiegando e dimostrando ch'era stato necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti; e il Cristo, egli diceva, è quel Gesù che io v'annunzio. 4 E alcuni di loro furon persuasi, e si unirono a Paolo e Sila; e così fecero una gran moltitudine di Greci pii, e non poche delle donne principali. 5 Ma i Giudei, mossi da invidia, presero con loro certi uomini malvagi fra la gente di piazza; e raccolta una turba, misero in tumulto la città; e, assalita la casa di Giasone, cercavano di trar Paolo e Sila fuori al popolo. 6 Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni de' fratelli dinanzi ai magistrati della città, gridando: Costoro che hanno messo sossopra il mondo, son venuti anche qua, 7 e Giasone li ha accolti; ed essi tutti vanno contro agli statuti di Cesare, dicendo che c'è un altro re, Gesù. 8 E misero sossopra la moltitudine e i magistrati della città, che udivano queste cose. 9 E questi, dopo che ebbero ricevuta una cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare. 10 E i fratelli, subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; ed essi, giuntivi, si recarono nella sinagoga de' Giudei. 11 Or questi furono più generosi di quelli di Tessalonica, in quanto che ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando tutti i giorni le Scritture per vedere se le cose stavan così. 12 Molti di loro, dunque, credettero, e non piccol numero di nobildonne greche e d'uomini. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica ebbero inteso che la parola di Dio era stata annunziata da Paolo anche in Berea, vennero anche là, agitando e mettendo sossopra le turbe. 14 E i fratelli, allora, fecero partire immediatamente Paolo, conducendolo fino al mare; e Sila e Timoteo rimasero ancora quivi. 15 Ma coloro che accompagnavano Paolo, lo condussero fino ad Atene; e ricevuto l'ordine di dire a Sila e a Timoteo che quanto prima venissero a lui, si partirono.

Paolo ad Atene. Il discorso nell'Areopàgo
16 Or mentre Paolo li aspettava in Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro a veder la città piena d'idoli. 17 Egli dunque ragionava nella sinagoga coi Giudei e con le persone pie; e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano. 18 E anche certi filosofi epicurei e stoici conferivan con lui. E alcuni dicevano: Che vuol dire questo cianciatore? E altri: Egli pare essere un predicatore di divinità straniere; perché annunziava Gesù e la risurrezione. 19 E presolo con sé, lo condussero su nell'Areopàgo, dicendo: Potremmo noi sapere qual sia questa nuova dottrina che tu proponi? 20 Poiché tu ci rechi agli orecchi delle cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa voglian dire queste cose. 21 Or tutti gli Ateniesi e i forestieri che dimoravan quivi, non passavano il tempo in altro modo, che a dire o ad ascoltare quel che c'era di più nuovo. 22 E Paolo, stando in piè in mezzo all'Areopàgo, disse: Ateniesi, io veggo che siete in ogni cosa quasi troppo religiosi. 23 Poiché, passando, e considerando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: AL DIO SCONOSCIUTO. Ciò dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve l'annunzio. 24 L'Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti d'opera di mano; 25 e non è servito da mani d'uomini; come se avesse bisogno di alcuna cosa; Egli, che dà a tutti la vita, il fiato ed ogni cosa. 26 Egli ha tratto da un solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione, 27 affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché Egli non sia lungi da ciascun di noi. 28 Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni de' vostri poeti han detto: 'Poiché siamo anche sua progenie'. 29 Essendo dunque progenie di Dio, non dobbiam credere che la Divinità sia simile ad oro, ad argento, o a pietra scolpiti dall'arte e dall'immaginazione umana. 30 Iddio dunque, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi, 31 perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell'uomo ch'Egli ha stabilito; del che ha fatto fede a tutti, avendolo risuscitato dai morti. 32 Quando udiron mentovar la risurrezione de' morti, alcuni se ne facevano beffe; ed altri dicevano: Su questo noi ti sentiremo un'altra volta. 33 Così Paolo uscì dal mezzo di loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e credettero, fra i quali anche Dionisio l'Areopagita, una donna chiamata Damaris, e altri con loro.

Ricciotti:

Atti 17

Paolo in Tessalonica
1 Poi passando per Anfipoli e per Apollonia, giunsero in Tessalonica, dove i Giudei avevano una sinagoga; 2 e Paolo, secondo che era sua usanza, entrò da loro, e per tre sabati ragionò con loro delle Scritture, 3 spiegando e persuadendo ch'era necessario che il Cristo patisse e risuscitasse dai morti: «È Gesù il Cristo ch'io vi annunzio». 4 E alcuni di loro credettero, e s'unirono a Paolo e Sila; come pur fecero un gran numero di proseliti e di Gentili e non poche donne nobili. 5 Ma gl'invidiosi Giudei, presi dalla piazza certi cattivi soggetti e fatta gente, levarono a tumulto la città; e assalita la casa di Giasone, volevano tirarli davanti al popolo. 6 Ma, non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni de' fratelli dinanzi a' capi della città, gridando: «Costoro mettono sottosopra il mondo, e sono venuti anche qua; 7 e Giasone li ha accolti in casa! Son tutti de' ribelli a' decreti di Cesare, proclamando esserci un altro re, Gesù». 8 Ed eccitarono il popolo e i magistrati della città, che udirono tali cose; 9 e soltanto dopo ricevuta cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.

Paolo in Berea
10 E i fratelli, subito nella notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea; dove, appena giunti, andarono alla sinagoga de' Giudei. 11 Ma questi erano più arrendevoli di quelli di Tessalonica, e ricevettero premurosamente la parola, esaminando tutti i giorni le Scritture, per vedere se le cose stessero così. 12 E molti di loro, come non piccol numero di donne Gentili ragguardevoli e d'uomini, credettero. 13 Ma quando i Giudei di Tessalonica ebbero inteso che Paolo annunziava la parola di Dio anche in Berea, corsero anche là ad agitare ed eccitare le turbe. 14 Allora i fratelli indussero Paolo a partir subito, andando verso il mare; ma Sila e Timoteo rimasero colà.

Paolo in Atene
15 E quelli che accompagnavano Paolo, lo condussero fino ad Atene; e, ricevuto da lui l'incarico di dire a Sila e a Timoteo di raggiungerlo al più presto, se ne ritornarono. 16 Or mentre Paolo li aspettava in Atene, sentivasi dentro nell'anima indignato a veder la città dedita all'idolatria. 17 Egli discuteva nella sinagoga co' Giudei e co' proseliti, e ogni giorno in piazza con chi vi trovava. 18 E anche certi filosofi epicurei e stoici disputavano con lui, e alcuni dicevano: «Che vuol dire questo chiacchierone?». E altri: «Par che annunzi divinità straniere!». Egli, di fatto, annunziava Gesù e la risurrezione. 19 Allora lo presero e lo condussero all'Areopago, dicendo: «Possiamo noi sapere che cos'è questa nuova dottrina che tu insegni? 20 Per certo, tu ci rechi agli orecchi delle cose strane; vorremmo dunque sapere di che si tratta». 21 Ora, gli Ateniesi tutti e gli ospiti forestieri non badavano ad altro che a dire o ascoltare qualche cosa di nuovo.

Il discorso all'Areopago
22 E Paolo, ritto in piedi in mezzo all'Areopago, disse: «Ateniesi, io veggo voi in tutto e per tutto singolarmente religiosi. 23 Tanto è vero, che passando e vedendo i vostri simulacri, ho trovato perfino un altare con questa iscrizione: "Al Dio ignoto". Or quello che voi onorate senza conoscerlo, quello io annunzio a voi. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che vi si trova, Signore com'è del cielo e della terra, non abita in templi fatti dalla mano dell'uomo; 25 e non può esser servito da mani d'uomini, quasi avesse bisogno di qualche cosa, dando egli a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 Egli fece che l'umana progenie, nata da un solo, si spandesse su tutta la faccia della terra; e ha determinato il tempo e i confini della loro dimora, 27 affinchè cerchino Dio e si sforzino di trovarlo pur andando a tastoni. E non è già ch'egli sia lontano da ciascun di noi, 28 poichè in lui abbiam la vita, il movimento e l'essere, come anche alcuni de' vostri poeti hanno detto: - Noi siamo progenie di lui. - 29 Essendo dunque noi progenie di Dio, non dobbiamo credere che all'oro, o all'argento, o alla pietra scolpita ad arte e con ingegno umano sia simile la Divinità; 30 E Dio, non tollerando più i tempi di siffatta ignoranza, fa oggi annunziare agli uomini tutti e da per tutto che facciano penitenza, 31 avendo egli stabilito il giorno, in cui giudicherà il mondo nella equità per mezzo di un uomo da lui prescelto, facendone a tutti fede con risuscitarlo da' morti». 32 Sentita però la risurrezione de' morti, alcuni se ne fecero beffe; altri dissero: «Di questo t'udiremo un'altra volta». 33 Così Paolo uscì di mezzo a loro. 34 Alcuni però s'unirono a lui, e credettero; tra questi, Dionigi l'Areopagita, una donna, per nome Damaride, e altri con loro.

Tintori:

Atti 17

Paolo a Tessalonica e a Borea
1 Ed essendo passati per Anfipoli e per Apollonia, arrivarono a Tessalonica, ov'era una sinagoga di Giudei. 2 E Paolo, secondo il suo solito, andò da loro, e per tre sabati disputò con loro sulle Scritture, 3 dichiarando e dimostrando come il Cristo doveva patire e risuscitare da morte. E questo Cristo, diceva, è Gesù che v'annunzio. 4 Alcuni credettero e si unirono con Paolo e Sila, come fece pure una gran moltitudine di proseliti e di gentili, e non poche nobili donne. 5 Ma i Giudei, mossi da zelo, prendendo dal volgo dei cattivi soggetti, e fatta gente, misero a tumulto la città, e, attorniata la casa di Giasone, cercavano di tirarli davanti al popolo. 6 Ma non avendoli trovati trascinarono Giasone ed alcuni fratelli dai capi della città, gridando: Quei che mettono sottosopra la terra son venuti anche qua, 7 e Giasone ha dato loro ricetto, e tutti costoro vanno contro gli editti di Cesare, dicendo esservi un altro re, Gesù. 8 Così incitarono la folla e i magistrati che udivano tali cose. 9 Ma ricevuta cauzione da Giasone e da altri li lasciarono andare. 10 I fratelli però, subito, di notte, fecero partire Paolo e Sila per Berea. Questi, appena arrivati, andarono alla sinagoga dei Giudei. 11 Or questi Giudei erano più nobilmente disposti di quelli di Tessalonica, e ricevettero la parola con tutta avidità, esaminando ogni giorno le Scritture, se le cose stessero così. 12 E molti di loro credettero e molte nobili donne gentili e uomini non pochi. 13 Ma com'ebbero inteso i Giudei di Tessalonica che anche in Berea era stata predicata da Paolo la parola di Dio, corsero anche là a suscitare e a muovere a tumulto la popolazione. 14 E allora i fratelli mandarono via subito Paolo, perchè andasse fino al mare e ci restarono Sila e Timoteo. 15 Quelli poi che accompagnavano Paolo lo condussero ad Atene, e ricevuto l'incarico di dire a Sila e a Timoteo di raggiungerlo al più presto, partirono.

Paolo in Atene
16 E mentre Paolo li attendeva ad Atene, si sentiva l'anima afflitta, nel vedere quella città piena di idoli. 17 Disputava egli pertanto nella sinagoga coi Giudei e coi proseliti, e nella piazza ogni giorno con chi vi incontrava. 18 E alcuni filosofi epicurei e stoici disputavano con lui, e alcuni dicevano: Che vuol dire questo ciarlatano? Altri poi: Pare che annunzi nuovi dèi; perchè annunziava loro Gesù e la risurrezione. 19 Allora lo presero e lo condussero all'Areopago, dicendo: Possiamo noi sapere quello che sia questa nuova dottrina di cui tu parli? 20 Tu infatti fai suonare certe cose nuove alle nostre orecchie; vorremmo dunque sapere di che si tratta.

Discorso di Paolo all'Areopago
21 Or tutti gli Ateniesi e gli ospiti forestieri non badavano ad altro che a dire o ascoltare qualche cosa di nuovo. 22 E Paolo stando in piedi in mezzo all'Areopago, disse: Ateniesi, io vi trovo per ogni riguardo più che religiosi. 23 Passeggiando infatti, e considerando i vostri simulacri ho scoperto persino un altare con questa scritta: Al Dio ignoto. Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che vi si trova, essendo il Signore del Cielo e della terra, non abita in templi fatti dalle mani, 25 e non è servito dalle mani degli uomini quasi avesse bisogno di qualche cosa, egli che dà a tutti la vita, il respiro e tutte le cose. 26 Egli ha derivato da un sol uomo tutta la progenie degli uomini, perchè popolassero tutta la faccia della terra, fissando i tempi determinati ed i confini delle loro dimore, 27 affinchè cerchino Dio se a sorte, brancolando, lo trovino, quantunque egli non sia lungi da ciascuno di noi; 28 poichè in lui viviamo, ci moviamo e siamo. Come anche taluni dei vostri poeti han detto: Siamo veramente progenie di lui. 29 Essendo adunque noi progenie di Dio, non dobbiamo credere che l'essere divino sia simile all'oro o all'argento, o alla pietra scolpita dall'arte e dall'invenzione dell'uomo. 30 Dio non tollerando più tempi di siffatta ignoranza, intima agli uomini tutti, d'ogni nazione, di pentirsi, 31 perchè ha fissato un giorno in cui giudicherà il mondo a rigor di giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, come ne ha fatto fede a tutti col risuscitarlo da morte. 32 Sentita nominare la risurrezione dei morti, alcuni se ne burlarono, e altri poi dissero: Su ciò ti ascolteremo un'altra volta. 33 Così Paolo si ritirò di mezzo a loro. 34 Alcuni però, unitisi con lui, credettero, tra i quali Dionigi l'Areopagita, una donna di nome Damaride ed altri con loro.

Martini:

Atti 17

La predicazione di Paolo produce gran frutto in Tessalonica. Sedizione mossa contro di lui da' Giudei; il simile in Berea. Paolo in Atene disputa con i Giudei, e con i filosofi, e converte a Cristo Dionigi Areopagita, e alcuni altri.
1 Passando per Amfipoli, e per Apollonia, arrivarono a Tessalonica, dove era la Sinagoga de' Giudei. 2 E Paolo secondo il suo solito andò da loro, e per tre sabati disputò con essi sopra le scritture, 3 Facendo aperto, e dimostrando, come il Cristo dovea patire, e risuscitare da morte: e come questo è Gesù Cristo, cui (diceva) io annunzio a voi. 4 E alcuni di essi credettero, e si unirono con Paolo, e Sila, come pure una gran moltitudine di proseliti, e di Gentili, e non poche matrone primarie. 5 Ma i Giudei, mossi da zelo, prendendo seco alcuni cattivi uomini del volgo, e fatta gente, misero la città in tumulto: e attorniata la casa di Giasone cercavano di tirarli davanti al popolo. 6 E non avendoli trovali, strascinaron Giasone, e alcuni fratelli ai capi della città, gridando: Que' che mettono sottosopra la terra, sono venuti anche qua, 7 A' quali ha dato, ricetto Giasone. E tutti costoro fanno contro gli editti di Cesare, dicendo esservi un altro Re, Gesù. 8 E commosser la moltitudine, e i magistrati, che udivano tali cose. 9 Ma fatto dare mallevadore a Giasone, e agli altri gli rimandarono. 10 I fratelli però immediatamente la notte avviarono Paolo, e Sila a Berea. I quali subito arrivati andarono alla sinagoga de' Giudei. 11 Questi erano più generosi di quelli, che erano in Tessalonica, e ricevettero la parola con tutta avidità, esaminando ogni dì nelle scritture, se le cose stesser così. 12 E molti di loro credettero, e delle nobili donne Gentili, e degli uomini non pochi. 13 Ma come ebber inteso i Giudei in Tessalonica, che anche in Berea era stata predicata da Paolo la parola di Dio, vi si portarono a incitare, e muovere a tumulto la moltitudine. 14 E subito allora i fratelli mandaron via Paolo, perché andasse fino al mare: e si restaron ivi Sila, e Timoteo. 15 Quelli poi, che accompagnavano Paolo, lo condusser fino ad Atene, e avuto ordine da lui per Sila, e Timoteo che speditamente andasser a lui, si partirono. 16 E mentre Paolo gli attendeva in Atene, si affliggeva in lui il suo spirito, veggendo quella città abbandonata all'idolatria. 17 Disputava egli pertanto nella Sinagoga con i Giudei, e co' proseliti, e nel foro ogni giorno con chi vi si incontrava. 18 E alcuni filosofi Epicurei, e Stoici lo attaccavano, e alcuni dicevano: Che vuoi egli dire questo chiacchierone? Altri poi: È pare, che sia annunziatore di nuovi dei: perché annunziava loro Gesù, e la risurrezione. 19 E presolo lo condussero all'Areopago dicendo: Possiam noi sapere quel, che siasi questa nuova dottrina, di cui tu parli? 20 Imperocché tu ci suoni alle orecchi; certe nuove cose: vorremmo adunque sapere quel, che ciò abbia da essere. 21 (Or gli Ateniesi tutti, e i forestieri ospiti a niun altra cosa badavano, che a dire, o ascoltare qualche cosa di nuovo.) 22 E Paolo stando in piedi in mezza dell'Areopago, disse: Uomini Ateniesi, io vi veggo in tutte le cose quasi più che religiosi, 23 Imperocché passando io, e considerando i vostri simulacri, ho trovato anche un'ara, sopra la quale era scritto: Al Dio ignoto. Quello adunque, cui voi adorate senza conoscerlo, io annunzio a voi. 24 Dio, il quale fece il mondo, e le cose tutte, che in esso sono, essendo egli il Signore del cielo, e della terra, non abita in templi manofatti, 25 Né è servito per le mani degli uomini, quasi di alcuna cosa abbisogni egli, che da a tutti la vita, il respiro, e tutte le cose. 26 E fece da un solo la progenie tutta degli uomini, che abitasse tutta quanta, la estensione della terra, fissati avendone i determinati tempi, e i confini della loro abitazione, 27 Perché cercassero Dio, se a sorte tasteggiando lo rinvenissero, quantunque ei non sia lungi da ciascheduno di noi. 28 Imperocché in lui viviamo, e ci muoviamo, e siamo: come anche taluni, de' vostri poeti han detto: imperocché di lui eziandio siamo progenie. 29 Essendo adunque noi progenie di Dio, non dobbiamo stimare, che l'esser divino sia simile all'oro, o all'argento, o alla pietra scolpita dall'arte, e dall'invenzione dell'uomo. 30 Ma sopra i tempi di una tal ignoranza avendo Dio chiusi gli occhi, intima adesso agli uomini, che tutti in ogni luogo facciano penitenza. 31 Conciossiachè ha fissato un giorno, in cui giudicherà con giustizia il mondo per mezzo di un uomo stabilito da lui, come ne ha fatto fede a tutti con risuscitarlo da morte. 32 Sentita nominare la resurrezione de' morti, alcuni ne fecer beffe, altri poi dissero: Ti ascolteremo sopra di ciò un'altra volta. 33 Così Paolo si parti da loro. 34 Alcuni però insinuatisi con lui credettero: tra' quali e Dionigi Areopagita, e una donna per nome Damaride, e altri con questi.

Diodati:

Atti 17

1 ED essendo passati per Anfipoli, e per Apollonia, vennero in Tessalonica, dove era la sinagoga de' Giudei; 2 e Paolo, secondo la sua usanza, entrò da loro; e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle scritture, 3 dichiarando, e proponendo loro, ch'era convenuto che il Cristo sofferisse, e risuscitasse da' morti; e ch'esso (il quale, disse egli, io vi annunzio) era Gesù il Cristo. 4 Ed alcuni di loro credettero, e si aggiunsero con Paolo e Sila; come anche gran numero di Greci religiosi, e delle donne principali non poche. 5 Ma i Giudei, ch'erano increduli, mossi d'invidia, preser con loro certi uomini malvagi della gente di piazza; e, raccolta una turba, commossero a tumulto la città; ed avendo assalita la casa di Giasone, cercavano di trarli fuori al popolo. 6 Ma, non avendoli trovati, trassero Giasone, ed alcuni de' fratelli, a' rettori della città, gridando: Costoro che hanno messo sottosopra il mondo sono eziandio venuti qua. 7 E Giasone li ha raccolti; ed essi tutti fanno contro agli statuti di Cesare, dicendo esservi un altro re, cioè Gesù. 8 E commossero il popolo, e i rettori della città, che udivano queste cose. 9 Ma pure essi, ricevuta cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare.
10 E i fratelli subito di notte mandarono via Paolo e Sila, in Berrea; ed essi, essendovi giunti, andarono nella sinagoga de' Giudei. 11 Or costoro furon più generosi che gli altri ch'erano in Tessalonica; e con ogni prontezza ricevettero la parola, esaminando tuttodì le scritture, per vedere se queste cose stavano così. 12 Molti adunque di loro credettero, e non piccol numero di donne Greche onorate, e d'uomini. 13 Ma, quando i Giudei di Tessalonica ebbero inteso che la parola di Dio era da Paolo stata annunziata eziandio in Berrea, vennero anche là, commovendo le turbe. 14 Ma allora i fratelli mandarono prontamente fuori Paolo, acciocchè se ne andasse, facendo vista di andare al mare; e Sila, e Timoteo rimasero quivi. 15 E COLORO che aveano la cura di por Paolo in salvo, lo condussero sino in Atene; e, ricevuta da lui commission di dire a Sila, ed a Timoteo, che quanto prima venissero a lui, si partirono.
16 Ora, mentre Paolo li aspettava in Atene, lo spirito suo s'inacerbiva in lui, veggendo la città piena d'idoli. 17 Egli adunque ragionava nella sinagoga coi Giudei, e con le persone religiose, ed ogni dì in su la piazza con coloro che si scontravano. 18 Ed alcuni de' filosofi Epicurei, e Stoici, conferivan con lui. Ed alcuni dicevano: Che vuol dire questo cianciatore? E gli altri: Egli pare essere annunziatore di dii stranieri; perciocchè egli evangelizzava loro Gesù, e la risurrezione. 19 E lo presero, e lo menarono nell'Areopago, dicendo: Potrem noi sapere qual sia questa nuova dottrina, la qual tu proponi? 20 Perciocchè tu ci rechi agli orecchi cose strane; noi vogliamo dunque sapere che cosa si vogliano coteste cose. 21 Or tutti gli Ateniesi, e i forestieri che dimoravano in quella città, non passavano il tempo ad altro, che a dire, o ad udire alcuna cosa di nuovo.
22 E Paolo, stando in piè in mezzo dell'Areopago, disse: Uomini Ateniesi, io vi veggo quasi troppo religiosi in ogni cosa. 23 Perciocchè, passando, e considerando le vostre deità, ho trovato eziandio un altare, sopra il quale era scritto: ALL'IDDIO SCONOSCIUTO. Quello adunque il qual voi servite, senza conoscerlo, io ve l'annunzio. 24 L'Iddio che ha fatto il mondo, e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in tempii fatti d'opera di mani. 25 E non è servito per mani d'uomini, come avendo bisogno d'alcuna cosa; egli che dà a tutti e la vita, e il fiato, ed ogni cosa. 26 Ed ha fatto d'un medesimo sangue tutta la generazion degli uomini, per abitar sopra tutta la faccia della terra, avendo determinati i tempi prefissi, ed i confini della loro abitazione; 27 acciocchè cerchino il Signore, se pur talora potessero, come a tastone, trovarlo: benchè egli non sia lungi da ciascun di noi. 28 Poichè in lui viviamo, e ci moviamo, e siamo; siccome ancora alcuni de' vostri poeti hanno detto: Perciocchè noi siamo eziandio sua progenie. 29 Essendo noi adunque progenie di Dio, non dobbiamo stimar che la Deità sia simigliante ad oro, o ad argento, od a pietra; a scoltura d'arte, e d'invenzione umana. 30 Avendo Iddio adunque dissimulati i tempi dell'ignoranza, al presente dinunzia per tutto a tutti gli uomini che si ravveggano. 31 Perciocchè egli ha ordinato un giorno, nel quale egli giudicherà il mondo in giustizia, per quell'uomo, il quale egli ha stabilito; di che ha fatta fede a tutti, avendolo suscitato da' morti.
32 Quando udirono mentovar la risurrezion de' morti, altri se ne facevano beffe, altri dicevano: Noi ti udiremo un'altra volta intorno a ciò. 33 E così Paolo uscì del mezzo di loro. 34 Ed alcuni si aggiunsero con lui, e credettero; fra i quali fu anche Dionigio l'Areopagita, ed una donna chiamata per nome Damaris, ed altri con loro.

Commentario abbreviato di Matthew Henry:

Atti 17

1 Capitolo 17

Paolo a Tessalonica At 17:1-9

Il nobile comportamento dei Bereani At 17:10-15

Paolo ad Atene At 17:16-21

Predica lì At 17:22-31

Il comportamento sprezzante degli Ateniesi At 17:32-34

Versetti 1-9

L'obiettivo e lo scopo della predicazione e dell'argomentazione di Paolo era quello di dimostrare che Gesù è il Cristo. È necessario che egli soffra per noi, perché altrimenti non potrebbe acquistare la nostra redenzione; ed è necessario che egli sia risorto, perché altrimenti non potrebbe applicare la redenzione a noi. Noi dobbiamo predicare di Gesù che egli è il Cristo; perciò possiamo sperare di essere salvati da lui e siamo tenuti a essere governati da lui. I Giudei increduli erano arrabbiati perché gli apostoli predicavano ai Gentili, affinché fossero salvati. Com'è strano che gli uomini rattristino gli altri per i privilegi che non accettano loro stessi! Né i governanti né i popoli devono essere turbati dall'aumento dei veri cristiani, anche se gli spiriti turbolenti fanno della religione il pretesto per disegni malvagi. Guardiamoci da costoro, allontaniamoci da loro, per mostrare il desiderio di agire rettamente nella società, mentre rivendichiamo il nostro diritto di adorare Dio secondo la nostra coscienza.

10 Versetti 10-15

I Giudei di Berea si applicavano seriamente allo studio della parola predicata loro. Non si limitavano ad ascoltare Paolo durante il sabato, ma cercavano quotidianamente le Scritture e confrontavano ciò che leggevano con i fatti a loro riferiti. La dottrina di Cristo non teme l'indagine; i sostenitori della sua causa non desiderano altro che la gente esamini in modo completo e corretto se le cose sono così o no. Sono veramente nobili, e probabilmente lo saranno sempre di più, coloro che fanno delle Scritture la loro regola e le consultano di conseguenza. Che tutti gli ascoltatori del Vangelo diventino come quelli di Berea, ricevendo la parola con prontezza di spirito e cercando ogni giorno nelle Scritture se le cose che vengono loro predicate sono vere.

16 Versetti 16-21

Atene era allora famosa per l'erudizione, la filosofia e le belle arti; ma nessuno è più infantile e superstizioso, più empio o più credulone di alcune persone, ritenute eminenti per l'apprendimento e l'abilità. Era completamente dedita all'idolatria. Il difensore zelante della causa di Cristo sarà pronto a perorarla in tutte le compagnie, a seconda delle occasioni. La maggior parte di questi uomini eruditi non fece caso a Paolo; ma alcuni, i cui principi erano i più direttamente contrari al cristianesimo, fecero delle osservazioni su di lui. L'apostolo si è sempre soffermato su due punti, che sono in effetti le dottrine principali del cristianesimo: Cristo e uno stato futuro; Cristo la nostra via e il cielo il nostro fine. Essi consideravano tutto ciò molto diverso dalla conoscenza insegnata e professata da molti anni ad Atene; desideravano saperne di più, ma solo perché era nuovo e strano. Lo condussero nel luogo in cui sedevano i giudici che si occupavano di tali questioni. Gli chiesero della dottrina di Paolo, non perché fosse buona, ma perché era nuova. I grandi parlatori sono sempre dei gran chiacchieroni. Non impiegano il loro tempo in nient'altro, e chi lo impiega in questo modo deve dare un resoconto molto scomodo del proprio tempo. Il tempo è prezioso e ci preoccupiamo di impiegarlo bene, perché da esso dipende l'eternità, ma molto viene sprecato in conversazioni poco proficue.

22 Versetti 22-31

Qui abbiamo un sermone ai pagani, che adoravano falsi dei ed erano privi del vero Dio nel mondo; e per loro lo scopo del discorso era diverso da quello che l'apostolo predicava agli ebrei. In quest'ultimo caso, il suo compito era quello di condurre i suoi uditori, attraverso profezie e miracoli, alla conoscenza del Redentore e alla fede in lui; nel primo caso, era quello di condurli, attraverso le comuni opere della provvidenza, a conoscere il Creatore e ad adorarlo. L'apostolo parlò di un altare che aveva visto, con l'iscrizione "AL DIO SCONOSCIUTO". Questo fatto è riportato da molti scrittori. Dopo aver moltiplicato al massimo i loro idoli, alcuni ad Atene pensavano che ci fosse un altro dio di cui non avevano conoscenza. E non ci sono forse molti di quelli che oggi si chiamano cristiani, che sono zelanti nelle loro devozioni, ma il grande oggetto del loro culto è per loro un Dio sconosciuto? Osservate quali cose gloriose dice qui Paolo di quel Dio che egli serviva e che avrebbe voluto che essi servissero. Il Signore aveva sopportato a lungo l'idolatria, ma i tempi di questa ignoranza stavano per finire e, per mezzo dei suoi servi, ora ordinava a tutti gli uomini, ovunque, di pentirsi della loro idolatria. Ogni setta di dotti si sarebbe sentita fortemente colpita dal discorso dell'apostolo, che tendeva a mostrare la vacuità o la falsità delle loro dottrine.

32 Versetti 32-34

Ad Atene l'apostolo fu trattato con maggiore civiltà esteriore che in altri luoghi; ma nessuno disprezzò la sua dottrina o la trattò con maggiore indifferenza. Tra tutti gli argomenti, quello che merita più attenzione ottiene meno consensi. Ma coloro che disprezzano dovranno sopportarne le conseguenze e la parola non sarà mai inutile. Si troverà chi si affeziona al Signore e ascolta i suoi fedeli servitori. La considerazione del giudizio che verrà e di Cristo come giudice dovrebbe spingere tutti a pentirsi del peccato e a rivolgersi a Lui. Qualunque sia la materia usata, tutti i discorsi devono condurre a Lui e mostrare la sua autorità; la nostra salvezza e la nostra risurrezione vengono da Lui e per mezzo di Lui.

Commentario del Pulpito:

Atti 17

1 Anfipoli. Questa era l'antica capitale di quella divisione della Macedonia Macedonia Prima; vedi Atti 16:12, nota. Era situata sulla Via Egnatia, trentaquattro miglia a sud-ovest di Filippi e a tre miglia dal Mar Egeo. Si trovava in una penisola, circondata su tre lati dallo Strimone, da cui il suo nome, Anfipoli; il suo nome moderno è Neokhoria, ora un villaggio. Il suo nome originale era jEnne Jodoi, The Nine Ways. Originariamente città della Tracia, fu conquistata dagli Ateniesi, poi dagli Spartani, poi cadde sotto il dominio di Filippo di Macedonia e infine, con il resto della Macedonia, entrò a far parte dell'impero romano. Apollonia; ora probabilmente Polina, trenta miglia a ovest di Anfipoli, sulla Via Egnatia. Il percorso moderno da Anfipoli a Tessalonica non passa per Polina, ma sotto di essa. Tessalonica; sulla Via Egnatia, ora l'importante porto marittimo di Salonicco, sul Mar Egeo o Arcipelago, a trentotto miglia da Apollonia, e con circa sessantamila abitanti. Il suo nome antico era Therma da cui la baia di Thermea, ma prese il nome di Tessalonica sotto i re macedoni. Continuò a crescere di importanza sotto i Romani e fu la città più popolosa di tutta la Macedonia. Era la capitale della Macedonia Secunda sotto la divisione di Emilio Paolo, Atti 16:12 -- , nota e al tempo di Teodosio il Giovane, quando la Macedonia consisteva di due province, era la capitale della Macedonia Prima. Ma per la sua posizione e la sua grande importanza commerciale era praticamente la capitale della "Grecia, della Macedonia e dell'Illirico" Howson, in "Dict. of Geog.". Il suo commercio attirò una grande colonia di ebrei da prima del tempo di San Paolo, e attraverso gli imperi romano, greco e turco, fino ai giorni nostri, quando "si dice che metà della popolazione sia di razza israelita" Lewin. Tessalonica ebbe una terribile celebrità dal massacro dei suoi abitanti per ordine dell'imperatore Teodosio, per vendicare l'assassinio di Botheric, suo generale, che portò alla famosa penitenza imposta all'imperatore da Sant'Ambrogio Gibbon, "Declino e caduta", Atti 27. Fu anche presa tre volte nel Medioevo: dai Saraceni, con spaventosa strage, nel 904 d.C.; dai Normanni, con non minore crudeltà, 1185 d.C.; e dai Turchi, nel 1430. Anche la sua storia ecclesiastica sotto i suoi arcivescovi è di grande interesse vedi "Dict. of Greek and Roman Geog.". Dov'era una sinagoga. E' superfluo sottolineare l'esatta concordanza di questa breve affermazione con i fatti storici come sottolineato sopra. Si dice che ci fossero ventidue sinagoghe ebraiche a Tessalonica dopo l'espulsione degli ebrei dalla Spagna nel XV secolo, e il numero attuale è dichiarato essere trentasei. L'esistenza di una sinagoga in questo periodo fu la ragione della visita e del soggiorno di San Paolo

Versetti 1-15.- La strana alleanza

Tra gli ostacoli al progresso del Vangelo nel mondo dobbiamo spesso notare la combinazione degli elementi più discordanti allo scopo di ostacolare. Pilato ed Erode divennero amici insieme quando si unirono per crocifiggere il Signore della gloria. Quando i sommi sacerdoti e i farisei, nel loro cieco odio per il Signore Gesù Cristo, cercarono la sua morte, non si fecero scrupolo di invocare l'aiuto del potere romano, oggetto del loro odio più amaro e della loro continua resistenza, e di professare una completa devozione a quella regola detestata. "Non abbiamo altro re che Cesare". Cantici in politica, gli uomini dai principi più opposti spesso si uniscono per schiacciare l'oggetto della loro comune antipatia. Anche nella religione vediamo partiti estremisti che si uniscono per sconcertare un terzo partito al quale sono ugualmente opposti. In tutte queste combinazioni c'è mancanza di rettitudine e di verità. C'è una colpevole indifferenza per la natura delle armi che gli uomini usano per raggiungere il proprio fine. C'è una chiara evidenza che non è la causa della giustizia e della verità di Dio che gli uomini cercano di promuovere, ma un fine proprio. Quando queste combinazioni hanno luogo per opporsi al progresso della verità cristiana, anche se possono essere formidabili per un certo tempo, portano con sé l'evidenza che vengono dal basso e non prevarranno. La Chiesa di Dio non deve averne paura. Gli ebrei di Tessalonica si unirono alla marmaglia pagana della loro città, con il pretesto di essere leali a Cesare, per mettere a tacere Paolo e Sila. Quando fuggirono, li inseguirono fino a Berea, e di là li condussero verso Atene e Corinto. Ma il soffio destinato a spegnere la fiamma non fece altro che farla divampare da un luogo all'altro. Cantici sarà con ogni cospirazione per spegnere la luce di Cristo. La filosofia e la sensualità, la scienza e l'illegalità, l'ateismo e la superstizione, possono unire le mani e unirsi per rimuovere il candelabro della Chiesa di Dio; non farà che spargere la sua luce più luminosa e più ampia nei luoghi dove Dio vuole che risplenda, finché alla fine tutta la terra sarà piena della conoscenza della gloria di Dio, come le acque coprono il mare

OMELIE DI W. CLARKSON

Versetti 1-9.- Una profezia adempiuta e una non adempiuta

Questi versetti ci fornirebbero altro materiale per la riflessione. Ci presentano:

1. I lavoratori cristiani che compiono con pazienza e coscienza la loro missione Versetti 1, 2

2. Gli avvocati cristiani che impiegano l'arma che è stata preparata per il loro uso Versetto 3

3. Operai cristiani che mietono una benedetta messe spirituale Versetto 4

4. Fedeli seguaci del Signore che partecipano alle sue sofferenze Versetti. 5-9. Ma noi troviamo piuttosto qui...

UNA GRANDE PROFEZIA SI È ADEMPIUTA. "Affermando che Cristo doveva aver sofferto", ecc. Versetto 3; cioè deve aver fatto così affinché le Scritture Versetto 2 potessero essere adempiute, vedi Luca 24:26,46 La morte del Messia fu la realizzazione di

1 le predizioni contenute nei sacrifici ebraici le offerte per il peccato e le offerte di riparazione, e in particolare l'offerta del capro nel grande Giorno di Espiazione, l'agnello pasquale, ecc.; e di

2 predizioni in parole come quelle contenute nel cinquantatreesimo capitolo di Isaia. La Legge sarebbe rimasta fatalmente incompleta e la profezia incompiuta se il Cristo non avesse sofferto come soffrì Gesù di Nazaret, se non fosse morto della morte che ha subito. Nel Nazareno crocifisso si era adempiuta la più grande di tutte le profezie

II UNA PROFEZIA INCONSCIA DA COMPIERE. Il linguaggio dei denuncianti Versetto 6 era involontariamente profetico. Essi infatti affermavano, in modo iperbolico, come qualcosa di già compiuto, ciò che gli ambasciatori di Cristo sono impegnati a fare. Ma essi indicavano, in modo vero e vivido, ciò che il vangelo della sua grazia sta facendo: sta capovolgendo il mondo. Possiamo mettere i fatti così alla nostra mente:

1. Quando Cristo venne, il male era al primo posto. Le forze regnanti del mondo al tempo dell'Incarnazione non erano "del Padre, ma del mondo". All'interno dell'unica nazione favorita e illuminata c'erano l'ipocrisia, la superficialità, il fanatismo e la mancanza di fratellanza, l'illusione spirituale; Senza quel circolo c'erano la superstizione, l'ignoranza, l'ateismo, il vizio, la crudeltà, tutte le abominazioni in cui era sprofondato un corrotto paganesimo. Il linguaggio non dirà l'enormità della condizione del mondo. A nulla servirebbe a nulla se non a una rivoluzione radicale, al rovesciamento di tutti i pensieri, le abitudini, i metodi, le istituzioni esistenti, a capovolgere il mondo, a gettare nella polvere dell'umiliazione tutto ciò che era sul trono dell'onore

2. Il vangelo di Gesù Cristo è destinato a rovesciarlo

1 Ha mezzi adeguati per farlo: la verità divina, l'aiuto dello Spirito Divino, un'istituzione divina la Chiesa cristiana

2 Ha il vero metodo, un metodo spirituale; le sue armi da guerra non sono carnali, ma spirituali, e quindi potenti per abbattere le fortezze 2Corinzi 10:4 Vince insegnando, persuadendo, lievitando, rinnovando; agendo sulla vita attraverso la mente, il cuore, la volontà, attraverso l'intera natura spirituale. Questa è l'unica via di conquista, l'unico metodo che sottomette realmente e permanentemente

3 Ha la certezza del successo, sia nella promessa di un Signore divino, sia nella storia dei suoi trionfi. Sta capovolgendo il mondo. In molti distretti "gli idoli sono completamente aboliti", molte "isole attendono la sua Legge", canuti sistemi di idolatria e di iniquità sono trafitti da cima a fondo con le frecce della verità, e promettono di cadere proni come Dagon davanti all'arca di Dio; i vizi delle terre civili vengono assaliti con successo; il regno dell'errore e del male sta scomparendo, e il regno di Cristo viene. I trionfi di quest'ultimo secolo missionario sono una chiara assicurazione che l'iniquità sarà abbattuta e la giustizia sarà esaltata.

OMELIE di E. JOHNSON Versetti 1-9.- Paolo a Tessalonica

I IL SUO LAVORO. La sinagoga fu di nuovo qui il luogo del lavoro; La sostanza dell'Evangelo di nuovo il tema del suo discorso

1. Questo è sempre nei contenuti; fondato sulle Scritture. La sua speciale funzione di apostolo non lo liberò dall'autorità del passato. La religione in ogni epoca è il compimento di tutto ciò che è accaduto prima e la profezia di tutto ciò che deve essere. Ma guardiamoci dalla schiavitù della lettera e cerchiamo la verità dello Spirito che si sviluppa liberamente. Fresca luce e verità devono prorompere in ogni epoca dalle Scritture. La predicazione culmina in Cristo. Il Messia deve soffrire e risorgere. Paolo non aveva altro tema che il Crocifisso e Risorto. Il trionfo dell'elemento spirituale nell'umanità e attraverso, nonostante e oltre, la sofferenza: questo è l'eterno messaggio del cristianesimo all'umanità

2. I risultati sono gli stessi. Alcuni ci credono, altri no. Il terreno buono per il seme c'è o non c'è. Invano cercare di penetrare al di sotto di questo mistero. Ancora una volta le donne sono nominate in modo speciale come favorevoli al Vangelo. È giusto sostenere che, quando i sentimenti e le intuizioni guideranno il giudizio, il verdetto sarà per Cristo e la sua religione. La grazia divina non corteggia coloro che occupano una posizione elevata; certamente non li respinge

II IL PORTAMENTO DEI NEMICI DEL VANGELO

1. Perversione istintiva della verità. Come prima, la gelosia, sia che proceda dall'interesse personale o dall'orgoglio settario, attacca gli apostoli. I loro nemici avrebbero travisato gli emissari della pace, come disturbatori pubblici e rivoluzionari

2. Evidente incoerenza. Essi commettono proprio l'offesa di cui accusano gli apostoli. Giocano sui sentimenti della folla. È un segno di debolezza o di insincerità quando gli uomini devono trascinare la moltitudine volubile in tali questioni. La folla può essere momentaneamente rivolta a qualsiasi account. Se sono favorevoli al vangelo, sono disprezzati come stupidi Giovanni 7:47-49 Se possono essere istigati contro di esso, il loro clamore è ugualmente usato come prova

III L'EPISODIO o OSPITALITÀ. Il buon Jason dà rifugio a questi ospiti pericolosi. L'ospite che è amato e amato nonostante il pericolo per l'ospite, porterà una benedizione sul capo di quest'ultimo. Tenete presente l'ospitalità, la vera ospitalità, che dà senza chiedere in cambio J Ebrei 13:2

OMELIE di R.A. Redford Versetti 1-9.- Tessalonica

Interesse dell'occasione, in vista delle due Epistole scritte in seguito. Il contrasto tra le popolazioni di Tessalonica e di Filippi è dovuto in parte alla presenza della sinagoga ebraica. I proseliti greci numerosi. Gli ebrei si dividevano in due classi, i devoti e i fanatici. L'elemento politico era sempre pronto ad essere usato contro il vangelo, così che la moltitudine e i governanti erano turbati

Ritengo che l'intera narrazione offra uno sguardo sullo stato dell'impero romano in quel momento

1. Gli elementi di speranza in esso - la religione ebraica e il culto della sinagoga, l'apertura della mente dei Gentili alla ricerca; le due forze dell'ordine romano e della cultura intellettuale greca

2. Gli elementi della corruzione. La plebaglia alla mercé di uomini malvagi che li aizzano. I decreti di Cesare non sono altro che atti dispotici di potere. Ignoranza e indifferenza alle questioni religiose. Se avessero compreso il cristianesimo, non avrebbero mai supposto che fosse contro l'ordine civile

3. La certezza prevista. Il potere spirituale deve prevalere. Un mondo del genere deve essere rovesciato

II IL CRISTIANESIMO PREDICATO DA PAOLO

1. Fondato sulle Scritture dell'Antico Testamento, e quindi alla ricerca di una base nella sinagoga

2. Esporre l'opera di redenzione di Gesù Cristo come sua sostanza

3. Adattato a tutti, ebrei e greci, e chiama l'influenza delle donne al suo servizio

4. Sebbene sia di per sé pace, tuttavia, per il suo contrasto con il mondo, capovolgendolo. Dobbiamo essere tranquilli e ordinati nei nostri metodi, ma dobbiamo aspettarci che le forze spirituali suscitino opposizione. La fine è con la verità. - R

2 Costume per maniera, A.V.; per tre per tre, A.V.; da per fuori da, A.V. Ragionato vedi nota al Versetto 17

OMELIE DI P.C. BARKER Versetti 2, 3.- L'opera di tre giorni di sabato

Era una grande idea, e molto più di una semplice idea con Paolo, quella di "riscattare il tempo". Non sarebbe rimasto tre settimane ininterrotte in un posto senza fare nulla, tanto meno facendo ciò che era buono a nulla, o a pochissimo. Il tempo che dedicò, quindi, a un argomento, e l'enfasi che vi dedicò, può misurare in una certa misura la sua persuasione del valore di esso. Ci sono soggetti che dipendono dal loro stesso modo di trattare, non nel senso meramente ordinario per produrre maggiore o minore impressione, ma per informarci della stima che pretendono di dare a se stessi. E questo pensiero può certamente aiutarci a guidarci, anche in questi giorni. Può aiutare a produrre la convinzione circa la realtà di cose a lungo "credute fra noi", ma forse mai più attaccate o afferrate meno audacemente di oggi. Perché noi qui possiamo notare che...

I PAOLO PRENDE LE SCRITTURE DELL'ANTICO TESTAMENTO COME SUO LIBRO DI TESTO

1. Sarebbe stato particolarmente simile a Paolo trattare il suo soggetto o i suoi soggetti per un periodo di oltre tre settimane, per i loro meriti, e non averli caricati di alcuna connessione senza importanza con cose che erano accadute prima. Il suo metodo dimostra che la connessione non è stata ritenuta da lui irrilevante

2. Se Paolo tratta di grandi argomenti, che avrebbero potuto essere discussi per i loro meriti, in connessione molto stretta con le loro associazioni con l'Antico Testamento, era inevitabile che quelle associazioni dovessero aggrapparsi ad essi. In un certo senso porteranno con sé l'atmosfera, o la flagranza di essa, a cui sono stati abituati

3. Non ci può essere alcun dubbio, nessuna contraddizione, riguardo al legame del Messia promesso nell'Antico Testamento con i sacrifici, che sono realmente la sua caratteristica più singolare; né ci può essere alcun dubbio sui grandi sacrifici stessi, che erano in primo luogo propiziatori

II LA MORTE DI CRISTO È L'ARGOMENTO DELL'ANTICO TESTAMENTO SCELTO TRA TUTTI GLI ALTRI DA PAOLO. Per quale concepibile scopo gli apostoli avrebbero dovuto prendersi tutta la briga e affrontare tutti i pericoli che correvano per riconciliare le menti dei Giudei, ai quali predicavano, all'identità del predetto Messia delle Scritture con il Gesù crocifisso di recente a Gerusalemme? Non ci poteva essere una ragione soddisfacente per questo, se non una, che la sofferenza di Cristo fino alla morte era il requisito centrale di tutta la posizione. Mentre l'ebreo, dal primo all'ultimo, si oppose all'argomento

1 perché la crocifissione di Cristo era alla sua porta e sulla sua coscienza;

2 e perché l'ebreo non aveva mai acconsentito a credere in un Re come Cristo, una grandezza come la grandezza della croce per lui, o un metodo simile per recuperare ed esaltare la distinzione della sua nazione, come il metodo che è andato fino alla radice della sua decadenza, disordine, miseria! Sembrerebbe certamente che nulla potrebbe essere più inutile che lavorare come hanno lavorato gli apostoli, e soffrire come hanno sofferto, ed essere pieni di zelo come erano pieni di zelo, se fosse per il solo amore della persistenza in materia di una sgradita identificazione storica. Sia per gli ebrei che per i gentili, la morte di Cristo era per gli apostoli il tema fondamentale. Ma con l'ebreo si discuteva come ora, con tutta la luce e necessariamente con le associazioni che le sue Scritture devono gettare su di esso

III L'INVARIABILE SOGGETTO SUCCESSIVO DELLA MORTE DI CRISTO - LA RISURREZIONE - È PREDICATO DA PAOLO. QUANTO tutto il significato più profondo e rintracciabile della morte di Cristo tende a umiliare coloro ai quali è predicata, come "la via della salvezza", così il significato della sua risurrezione vale molto per confortarli e per elevarli! La gloria delle glorie per Cristo, è, ed è sempre mostrata scritturalmente come, la gioia delle gioie per il credente in Cristo. Questi, dunque, erano i grandi argomenti su cui Paolo e i suoi compagni e altri apostoli insistevano costantemente. Sia spiegato come sia, questi pretendono di essere il messaggio del Cielo sulla terra; Che si obietti come si può, nient'altro viene al loro posto. Le forze che giacciono nascoste, ma appena nascoste, in entrambi sono ora almeno testimoniate da una massa e da una varietà insuperabili di prove pratiche e inconfutabili. I cuori degli uomini sono stati inteneriti, umiliati e conquistati all'esercizio della più profonda fiducia e della più salda fede dal fatto delle sofferenze e della morte di Cristo. La loro natura più elevata ha risposto all'influenza vivificante del fatto chiaramente rivelato e chiaramente esibito della Resurrezione, e finora alla sua correlata, l'immortalità. L'orgoglio dell'uomo raramente trova il suo guadagno o il suo scopo nel respingere quest'ultimo, eppure è abbondantemente dubbio se qualcuno vi si avvicini correttamente, tanto meno vi giunga per il più puro e vero vantaggio, se non attraverso quell'approccio che Paolo trovò così spesso "per i Giudei una pietra d'inciampo e per i Greci stoltezza, ma ad "alcuni" altri, anche a Tessalonica Versetto 4, "la potenza di Dio e la sapienza di Dio". -B

OMELIE R. TUCK versetto 2.- La maniera di Paolo

"E Paolo, com'era la sua maniera" Revised Version, "consuetudine". Luca pensa che sia necessario registrare le abitudini di San Paolo in relazione alle sue fatiche missionarie, e il suo punto non è che l'apostolo osservasse il giorno di sabato, ma che osservava costantemente l'ingiunzione ai primi predicatori che dovevano "cominciare da Gerusalemme", cioè consegnare il messaggio del Vangelo prima agli ebrei. Ogni volta che San Paolo si recava in una nuova città, "la sua abitudine era" quella di trovare gli ebrei e di unirsi a loro nel loro luogo di riunione, sia che si trattasse di proseucha o di sinagoga. In entrambi i casi si avrebbe sempre l'opportunità offerta ai visitatori di dire una parola di esortazione al popolo. Qui, a Tessalonica, il fatto che a San Paolo sia stato permesso di predicare per tre sabati di seguito dimostra il rispetto che gli spettava il suo carattere di rabbino e, forse, la sua sincera eloquenza. Ci soffermiamo sul fatto che Luca riconosce una consuetudine fissa e un abito fisso dell'apostolo, e sembra sentire che qualsiasi cosa così ordinata e regolare era singolare da trovare in un uomo così impulsivo. Gran parte del dovere religioso riguarda la formazione e la conservazione delle abitudini sante, e l'argomento può essere trattato praticamente e utilmente in una congregazione cristiana

HO STABILITO DELLE ABITUDINI. È singolare che la nostra associazione più comune con la parola "abitudine" sia quella delle cattive abitudini, e che una forma di insegnamento molto più forte vada nella direzione di mettere in guardia contro le cattive abitudini o di curarle, piuttosto che in quella di coltivare e nutrire quelle buone. I moralisti hanno dato abbondanti consigli riguardo alle abitudini comuni della vita personale e sociale, ma gli insegnanti religiosi, anche dei giovani, non hanno riconosciuto degnamente che le abitudini possono formarsi in connessione con la vita religiosa, e che l'istruzione e la guida diretta in relazione ad esse sono imperativamente necessarie. Nostro Signore ha cattive abitudini di preghiera e di adorazione, e nessuna vita cristiana può essere mantenuta senza di esse

II Come LE ABITUDINI SI STABILISCONO. Semplicemente facendo le cose ancora e ancora con regolarità. Si possono dare spiegazioni filosofiche e pratiche della formazione delle abitudini; e può essere utile mostrare come gli stessi muscoli, nervi e sensi si fissano continuando ad agire nella stessa direzione. Ma il punto su cui soffermarsi è che le abitudini possono essere regolate da un'intenzione e da uno sforzo intelligenti. Possono essere un prodotto della volontà, e la formazione di buone abitudini è un esercizio appropriato della volontà rigenerata. Si può inoltre dimostrare che i rapporti di dipendenza portano su tutti i genitori, maestri o insegnanti, la responsabilità di incitare alla formazione di buone abitudini e al dovuto nutrimento o rafforzamento di esse

III FINO A CHE PUNTO L'ASSESTAMENTO DELLE ABITUDINI DIPENDE DALLA DISPOSIZIONE? In tutte le questioni di cultura morale o di dovere religioso si deve tener conto delle disposizioni naturali degli uomini. Ad alcune abitudini viene facile, e possono essere cambiate altrettanto facilmente. Altri formano abitudini solo dopo molta padronanza di sé e conflitti. Ma queste sono le persone che sono meglio aiutate dalle abitudini una volta che le hanno riparate. Un uomo impulsivo come San Paolo potrebbe anche trovare necessario trattenersi, costringendosi all'ordine delle abitudini stabilite. Illustrate in che modo persone diverse si pongono in relazione ai grandi doveri cristiani: la preghiera, la lettura della Parola di Dio, l'adorazione, l'elemosina, ecc

IV In che modo le abitudini consolidate possono aiutare il maggio che le ha formate? Illustrate, specialmente in relazione alla vita religiosa, due punti

1. Lo aiutano a padroneggiare i suoi sentimenti variabili. Un uomo non è sempre disposto alla preghiera privata o al culto pubblico, ma l'abitudine lo tiene legato a queste cose, e spesso si scopre che, mentre vi si dedica, arriva lo stato d'animo necessario per i sentimenti. Solo l'usanza può portarci all'adorazione, ma gli occhi e il cuore possono essere aperti quando siamo lì

2. Lo aiutano a superare le circostanze avverse. Gli ostacoli alla vita familiare o lavorativa colpiscono seriamente l'uomo che non ha abitudini religiose. Non riescono a ferire l'uomo che ha la sua vita ben ordinata, i suoi tempi e i suoi modi normali. Le abitudini vengono presto riconosciute e gli episodi della vita prendono forma in modo da adattarsi ad esse.

3 Conveniva al Cristo soffrire, e risorgere perché Cristo doveva necessariamente aver sofferto, ed essere risorto, A.V.; chi, disse lui per chi, A.V.; proclama per predicare. A.V.; il Cristo per Cristo, A.V. La linea di ragionamento adottata da San Paolo nella sua predicazione agli Ebrei di Tessalonica era la stessa di quella di nostro Signore ai discepoli e agli apostoli il giorno della sua risurrezione, come riportato in Luca 24:26,27; 44-47, e quella di San Luca, Atti 2:22-36; 3:18; 4:11 -- , ecc. ed è irresistibile. L'adempimento delle profezie relative al Messia nella persona di Gesù è come l'installazione di una chiave negli intricati reparti della serratura, che dimostra che è la chiave giusta. Il predicatore del vangelo dovrebbe studiare attentamente ed esporre al popolo la parola della profezia, e poi mostrare la sua controparte nelle sofferenze e nella gloria di Cristo. Questo fece San Paolo. Aprendo dianoigwn, come aveva fatto nostro Signore dihnoigen hJmin tav, Luca 24:32 il significato nascosto delle profezie, e poi affermando paratiqemenov, ponendo davanti a loro le proposizioni che erano state così stabilite. Il processo è descritto in Luca 24:27 come l'interpretazione "esposta", A.V. In questo versetto l'apertura mostrava dai profeti che il Messia doveva morire e risorgere; l'affermazione era che Gesù era proprio quel Cristo

I tre punti della predicazione paolina

Nel Versetto 18 viene brevemente dato il punto dell'insegnamento di San Paolo ai Gentili, e si vede che egli aveva un solo messaggio, che si sforzava di adattare ai suoi diversi uditori. Ai Gentili predicò "Gesù e la risurrezione"; ai Giudei predicò che "Cristo doveva necessariamente aver sofferto ed essere risorto dai morti; e che Gesù è il Cristo". Si può notare che ad un pubblico ebreo San Paolo poteva rivolgere un duplice appello:

1 alle Scritture dell'Antico Testamento; e

2 ai fatti accertati connessi con la vita, la morte e la risurrezione di nostro Signore

Ai Gentili non poteva appellarsi alla testimonianza delle Scritture, visto che non avevano alcuna rivelazione scritta; ma anche a loro San Paolo poteva rivolgere un duplice appello:

1 al senso naturale della religione, di cui le loro idolatrie hanno dato testimonianza; e

2 al cerchio dei fatti riconosciuti connessi con la manifestazione di Cristo nella carne

Ancora oggi il nostro appello agli uomini si basa su

1 la natura religiosa;

2 la rivelazione più antica;

3 i fatti storici della vita di Cristo. San Paolo "predicava il Vangelo come un araldo. Sì, ma lo predicava anche con lunghi argomenti, intesi e costruiti per produrre fede o persuasione riguardo a Cristo. In effetti, la parola greca significa originariamente portare avanti una discussione attraverso il dialogo; Domanda dell'ascoltatore, risposta del predicatore, secondo la sua luce. Questo era il vero metodo apostolico per servire Cristo: un metodo molto zelante, serio, inevitabile. Predicare Cristo significa ragionare a partire dalle Scritture e, in grado secondario, dal grande libro della vita e dell'esperienza umana, e anche dal grande libro della natura materiale; ma in ogni caso si tratta di "ragionare", di esporre la questione come ci sembra, di farla capire a tutti coloro che la riguardano; per protestare, esporre, supplicare e poi lasciare la questione a Dio". Fissa l'attenzione sui tre punti di San Paolo

4 Sono stati persuasi per creduto, A.V ejpeisqhsan. Associato con; proseklhrwqhsan una parola che si trova solo qui nel Nuovo Testamento, ma, come tante altre parole nel vocabolario di San Luca, che si trova anche in Pintarch, nel senso di essere "associato a" o "attaccato a" qualcuno; letteralmente, da assegnare a chiunque a sorte comp. l'uso del semplice verbo ejklhrwqhmen, Efesini 1:11 Dei devoti Greci. Osservate le frequenti prove dell'influenza che le sinagoghe avevano nel portare i pagani alla conoscenza del vero Dio : vedi Atti 17:12, Atti 10:2, 11:21, 13:48, 14:1 -- , ecc. -- Le donne principali twn, prwtwn. Cantici in Atti 13:50 toutouv thv pole significa "gli uomini principali della città". E Luca 19:4-9, oiJ prwtoi tou laou sono "i capi del popolo" "gli uomini principali", R.V È già stato osservato che St. Lake nota in particolare i casi di pietà femminile. In Atti 17:12 abbiamo twn eujschmonwn nello stesso senso del twn prwtwn in questo versetto

5 Ebrei per gli ebrei che non credettero, A.V. e T.R.; essere spostato per spostato, A.V.; gelosia per l'invidia, A.V.; vedi Atti 13:45 -- , nota vili compagni della plebaglia per lascivi del tipo più vile, A.V.; radunare una folla, set per radunare una compagnia e set, A.V.; la città per tutta la città, A.V.; aggredire loro per aggredito e, A.V.; avanti per fuori, A.V. La casa di Giasone; dove appare da Versetto 7, così come da questo versetto, Paolo e Sila alloggiavano. Se, come è molto probabile, il Giasone qui menzionato è la stessa persona del Giasone di Romani 16:21, sembrerebbe che si sia unito all'apostolo, o in questo periodo o durante la sua visita in Macedonia menzionata in Atti 20:3, e sia andato con lui a Corinto, dove fu scritta l'Epistola ai Romani. Era un parente, un parente di San Paolo, e senza dubbio un ebreo. Giasone era una forma romanizzata del nome Gesù, o Giosuè, come vediamo nel caso del sommo sacerdote, il fratello di Chin Giuseppe Flavio, 'Ant. Giuda', 12:5:1. Fu portato anche da Giasone di Cirene, lo storico ebreo, RAPC 2Ma 2:23 e da un altro menzionato in RAPC 1Ma 7:1:17, ecc. San Luca sembra presentare Giasone come una persona ben nota

6 Trascinato per drew, A.V.; prima per unto, A.V. Alcuni fratelli; alcuni cristiani di Tessalonica che si trovavano nella casa di Giasone. I governanti della città tourcav, e Versetto 8. Questo è un notevole esempio dell'accuratezza di San Luca. La parola è sconosciuta nella letteratura greca. Ma un'iscrizione su un antico arco di marmo, ancora in piedi a Tessalonica, o Salonicco, registra che Tessalonica era governata da sette politarchi vedi l'iscrizione in Conybeare e Howson, col. 1. p. 360. Tessalonica era una città greca, governata da leggi proprie. Da qui la menzione del dhmov nel Versetto 5. Anche gli archi politici erano magistrati greci, non romani. Piangere; bowntev, spesso seguito da megalh fwnh Atti 8:7; Marco 15:34 -- , ecc. ma che lo seguisse o meno, significa sempre "un forte grido" o "grido" Atti 21:34; Luca 3:4 -- , ecc -- Ha capovolto il mondo; ajnastatow è usato nel Nuovo Testamento solo da San Luca e San Paolo Atti 21:38; Galati 5:12 turbare o disturbare, cioè rendere le persone letteralmente ajnastatouv senzatetto, emarginate, dai loro antichi insediamenti, o, metaforicamente, instabili nella loro fedeltà ai loro governanti civili o spirituali, è il significato della parola. Nella bocca degli accusatori di San Paolo contiene una distinta accusa di sedizione e disobbedienza alla legge romana. Il mondo attraverso l'impero romano, Luca 2:1 visto come coestensivo con il globo abitabile, vedi Versetto 31; Atti 19:20; 11:28 -- , nota

La potenza di Dio nel mondo

"Questi che si sono trasformati", ecc. Tessalonicesi eccitabili, specialmente sul tema del cambiamento politico vedi Epistole. Le false rappresentazioni del lavoro spirituale derivano da due cause:

1 opposizione fanatica alla verità così com'è in Gesù;

2 le paure ignoranti di menti sordide ed egoiste. Tuttavia, il progresso dell'opera deve essere mantenuto

I PENSIERI DEGLI UOMINI SONO IN CONTRASTO CON I PENSIERI DI DIO

1. Dei fanatici religiosi e dei superstiziosi. Le paure per la verità che portano a false alleanze. Compromesso di principio

2. Dei governanti. Il governo è incline a temere per se stesso, perché non conosce le proprie vere basi. Ai decreti di Cesare a volte bisogna resistere

3. Della popolazione. Idee sbagliate sui propri interessi. L'inganno sotto l'influenza dei demagoghi o di coloro che assecondano i loro sentimenti più bassi. La benedizione fu respinta. Gesù era un Re migliore di Cesare per il popolo

II LA MISSIONE DEL VANGELO NEL MONDO

1. Spiegare i rapporti divini con l'umanità e rivelare lo scopo che attraversa sia la storia ebraica che quella dei gentili

2. Sollevare le moltitudini e liberarle dal dispotismo e dall'inganno

3. Proclamare un nuovo mondo al posto del vecchio, la venuta del regno, che non è l'esaltazione di un trono imperiale, ma il regno di Dio sulla terra, nella venuta del Signore Gesù Cristo

4. Suscitare nei cuori degli uomini il desiderio delle cose migliori. Il mondo dentro di noi deve essere capovolto prima che la vera pace sia edificata.

7 Agisci per fare, A.V. Ricevuto; cioè poiché la parola uJpodecomai significa sempre "ricevuto come ospite", Luca 10:38; 19:6; Giacomo 2:25 -- , ecc Da qui il sostantivo uJpodoch, un intrattenimento o ricevimento. L'insinuazione è che, ospitando questi uomini sediziosi, Giasone si fosse reso complice della loro sedizione. Che c'è un altro re, ecc . comp. Giovanni 19:12,15

8 Moltitudine per le persone, A.V. ton uclon, non dhmon

9 Da per di, A.V.; il resto per dell'altro, A.V. Gli altri, o altri, sono naturalmente i "certi fratelli" del Versetto 6

10 Beraea per Berea, A.V.; quando furono venuti per venire, A.V. Berea. Nella terza divisione della Macedonia, a circa sessanta miglia da Tessalonica, il suo nome moderno è Verria. -- Entrammo nella sinagoga. Nessuna quantità di maltrattamento da parte degli ebrei poteva indebolire l'amore di San Paolo per "i suoi fratelli, i suoi parenti secondo la carne"; Romani 9:3 e nessun pericolo o sofferenza poteva frenare il suo zelo nel predicare il vangelo di Cristo

Versetti 10-14.- Il dovere della ricerca individuale

Questo episodio interessante e incoraggiante ci insegna una lezione in particolare; Ma ci sono tre suggerimenti che potremmo ottenere in via preliminare

1. Che il pellegrino cristiano e l'operaio possa sperare che l'ombra sarà presto sostituita dal sole; che il tumulto di Tessalonica sarà presto seguito dalla riverente domanda di Berea

2. Che deve aspettarsi che il sole passi, tra non molto, in ombra; che la raccolta dei frutti di Berea ceda alla fuga verso Atene Versetti. 12-14

3. Che la vera nobiltà è nell'eccellenza del carattere: "Questi erano più nobili" Versetto 11. La parola significa derivativamente coloro che sono di nobile nascita, ed è qui applicata a coloro che avevano scelto la via onorevole e stavano facendo la cosa stimabile. Questa è la vera, la vera nobiltà. Ciò che è avventizio, che dipende dalla nascita e dal sangue, è solo circostanziale, è suscettibile di essere disonorato dalle possibilità e dai cambiamenti del tempo, non è di alcun conto presso Dio. Ciò che è basato sul carattere e nasce da una scelta saggia, da un sentimento puro, da un'azione stimabile, è reale, umano, inalterabile, di origine divina e gode dell'approvazione divina. Ma la lezione particolare del nostro testo è...

IL DOVERE DELLA RICERCA INDIVIDUALE. I Berei sono lodati nella narrazione sacra come "più nobili di quelli di Tessalonica, in quanto ricevettero la Parola con ogni prontezza", ecc. Versetto 11. La loro eccellenza era nella loro prontezza a ricevere e investigare, a studiare e a cercare da soli se il nuovo insegnamento fosse o non fosse conforme alla volontà di Dio. Da cui deduciamo:

1. Che l'opposizione cieca a tutte le nuove dottrine è un peccato oltre che un errore. Può darsi che uomini che propongono punti di vista diversi da quelli che abbiamo sostenuto vengano a noi da Dio e ci offrano ciò che è nelle Scritture, anche se non l'abbiamo ancora scoperto lì. Ci sono più cose in quella Parola vivente di quante l'uomo più saggio abbia mai visto finora. La resistenza incondizionata della dottrina che è diversa da "ciò che abbiamo ricevuto per ritenere" può essere il rifiuto della verità stessa di Dio; in tal caso è sia dannoso che sbagliato

2. Che è dovere di ogni uomo cristiano testare tutte le nuove dottrine con l'insegnamento della Parola Divina. Dobbiamo scrutare le Scritture, che queste cose siano così o no. Non ci sono scuse per rifiutare di farlo; al

1 Dio ha messo la sua Parola ben alla portata di tutti noi. È in una piccola bussola; è stampato nella nostra lingua nessun libro si presta così tanto alla traduzione ed è così ampiamente tradotto; Può essere ottenuto per una piccola somma

2 Egli ci ha formato e scritto in modo tale che sia al livello della nostra comprensione; ci ha dato le facoltà mentali necessarie per comprenderlo, e ha reso la sua sostanza così semplice, chiara, apprezzabile, che l'uomo viandante possa gioire in essa. Non è l'espressione recondita, astrusa e mistica che alcune rivelazioni sono

3 Egli è pronto a concederci il suo aiuto divino per padroneggiarlo e applicarlo. Che cosa possiamo infatti chiedere con più fiducia all'aiuto del suo Spirito Santo se non per lo studio della sua Parola? Quand'è che egli è più sicuro di adempiere la sua promessa Luca 11:13 di quando chiediamo la sua illuminante influenza mentre 'scrutiamo le Scritture'? Giovanni 5:39 Non solo è nostro diritto, ma anche nostro canto ascoltare tutti e provare tutto; 1Giovanni 4:1 per "giudicare da noi stessi ciò che è giusto" Luca 12:57 È chiara volontà di Dio riguardo a noi che tutti noi portiamo ciò che gridiamo allo standard della sua volontà rivelata nella sua Parola. Per far questo efficacemente, dobbiamo studiare quella Parola

a con diligenza,

b in modo intelligente,

e devotamente. - C

Versetti 10-15.- Nobiltà d'animo a Beraea

Beraea si distingue come un'oasi luminosa nel tetro paesaggio della persecuzione. Quando Paolo e Sila entrano nella sinagoga, si trovano in un'atmosfera nuova. Trovano "uomini di animo più nobile" dei disonesti cavillosi e degli intriganti di Filippi e di Tessalonica. Quali erano gli elementi di questa nobiltà d'animo?

QUESTA SPONTANEA RICETTIVITÀ SCATURISCE SOLO DALL'AMORE RADICATO PER LA VERITÀ. Non dimentichiamo quanto sia stata sorprendente e scioccante la storia di un Messia crocifisso per il pregiudizio ebraico; Può aiutarci ad apprezzare il candore di questi uomini

II INCHIESTA INDIPENDENTE. Non hanno condotto una battaglia di nozioni con nozioni; Andavano alle fonti, studiavano i documenti e i fatti. Lasciate che i protestanti imparino la lezione e siate fedeli a se stessi. Nel nostro tempo gli uomini stanno solo cominciando a comprendere le Scritture nella nuova luce gettata dalla storia su di loro. Lo studio della Bibbia è un diritto, un dovere e una scienza profonda. Le generalizzazioni affrettate e le opinioni fisse devono cedere il passo davanti a una luce più ampia

III LA VERA FEDE E LA LIBERA RICERCA VANNO DI PARI PASSO. È solo il credente profondo che può permettersi di dubitare. La fede che condanna l'indagine, o la ferma a un certo punto, o ha paura di "andare troppo oltre", è una fede cieca. D'altra parte, il "libero pensiero", che non possiede alcun impulso religioso, non è mai un pensiero profondo né sano. Il sincero spirito di ricerca, come si vede negli scienziati più nobili, è strettamente legato al vero temperamento evangelico. Ciò di cui tutti abbiamo bisogno è un amore vivo in tutti i nostri studi, in contrapposizione a una conoscenza morta e nozionale. L'entusiasmo per la verità è una nobile forma di fede; e chiunque lo persegua per sé godrà di una certa misura delle sue ricompense. Dobbiamo mettere alla prova i terreni della fede come proviamo il metallo delle monete, e con maggiore attenzione, in quanto la posta in gioco è maggiore. Nemmeno il riposo sull' ipsi dixit di un apostolo soddisfaceva i Berei, né dovrebbe soddisfare noi.

Versetti 10-15.- Beraea

Il diverso stato d'animo tra gli ebrei. L'incredulità e l'opposizione degli uomini annullate da Dio per l'adempimento dei suoi propositi. I passi dei messaggeri apostolici si affrettarono. L'improvviso passo del messaggio da Berea ad Atene, difficilmente fu recepito da Paolo senza un impulso nelle circostanze che lo spingevano ad avanzare. Tuttavia, poiché tanto dipendeva dall'opera di un solo uomo, quanto nessun altro era così adatto a gettare le basi del cristianesimo in Grecia, egli doveva essere elevato al di sopra del livello dei suoi pensieri e dei suoi piani. L'intero passaggio illustra l'unione della provvidenza e della grazia.

11 Ora questi per questi, A.V.; esaminando e perquisendo, A.V.; Si noti l'immenso vantaggio che i predicatori e gli ascoltatori avevano nella precedente conoscenza delle Scritture acquisita dai Berei nella sinagoga. Si noti anche la luce reciproca che l'Antico e il Nuovo Testamento gettano l'uno sull'altro

Versetti 11, 12.- Un paragone giustamente odioso

In armonia con le istruzioni di Gesù Cristo stesso e con i dettami della saggezza contro la presunzione. Paolo e Sila, quando erano in pericolo per il loro ministero in un luogo, si affrettavano in tutta fedeltà e zelo verso l'altro. Può anche essere non privo di grande interesse il fatto che, come ci viene detto, essi furono "mandati via", o "mandati", dai fratelli. Se se ne fossero andati in qualsiasi momento e avessero cessato il loro lavoro, loro, i loro motivi e il loro amore avrebbero potuto essere oggetto di sospetto. Ma la continuità della loro devozione, e il rinnovarsi sempre di nuovo del lavoro dopo una delusione dopo l'altra, li proteggono dal sospetto, e anzi accrescono la loro lode. È una delle più grandi difficoltà pratiche della vita resistere con successo all'operazione naturale angosciante e disgregante delle continue delusioni, ed è una delle prove più dure di una fede elevata e di un proposito duraturo che "spesso sventato" non è accettato come fallimento, e che "abbattuto " non significa "distrutto". D'altra parte

Se gli apostoli fossero stati in grado di resistere a ogni attacco dello spirito di persecuzione, ciò sarebbe stato equivalente a una ripetizione incessante del miracolo; e l'inimicizia del cuore umano avrebbe potuto essere messa a tacere, ma molto prima che fosse distrutta, o avesse dimostrato il suo stesso crollo intrinseco. E

2 Quegli apostoli non avrebbero percorso nulla di simile allo stesso terreno, né si sarebbero assicurati nulla di simile alla stessa esperienza della natura umana. Il linguaggio di questi versetti è uno dei risultati, abbastanza semplice e diretto, dell'esperienza che è scaturita dal confronto di un popolo con l'altro. Il contrasto è messo in risalto dalla condotta di Berea, in rapida successione su quella di Tessalonica. Gli abitanti di Berea sono dichiarati intrepidamente "più nobili di quelli di Tessalonica". Consideriamo le ragioni nobilitanti

SONO PRONTO A RICEVERE LA PAROLA

1. C'è, infatti, una "prontezza a ricevere" che contraddistingue l'avidità

2. C'è una prontezza a ricevere che contraddistingue la credulità

3. C'è una prontezza a ricevere che segna l'inerzia dell'indifferenza

4. C'è una prontezza a ricevere che contraddistingue una natura consapevole del bisogno, e che risponde al giusto soddisfacimento di quel bisogno, quando viene offerto. La prontezza a ricevere, che ora distingueva i Bereani, segnava così un istinto buono, sano e spirituale . Poiché la loro prontezza era rivolta a ricevere una "parola" verace e pura e non lusinghiera, ma fedele a riprendere e insegnare, come pure a stimolare ed elevare mediante promesse. Una prontezza come questa è nobile e nobilitante. Salva le anime che si struggono. Risparmia energie sprecate. Ovvia alle ricerche vagabonde. E a tutto ciò sostituisce un 'autentica educazione

II DETERMINAZIONE DI ESSERE COMPETENTI PER "RENDERE RAGIONE DELLA SPERANZA" CHE C'ERA STATA "PRONTEZZA A RICEVERE".

1. L'atteggiamento stesso del ricercatore ha in sé qualcosa di nobile, se paragonato all'usanza del denigratore

2. La padronanza del pregiudizio è di per sé un segno di nobiltà, mentre il regno del pregiudizio significa un'ostruzionismo che non comporta a nessuno un danno maggiore che al soggetto di esso

3. Il ricercatore della verità si ingrazia la verità nell'atto stesso. "Beato l'uomo" che lo cerca come l'argento e lo cerca come un tesoro nascosto Proverbi 2:2-5

4. L'apertura all'evidenza deriva inevitabilmente dall'indagare onestamente, così come il pregiudizio rende il cuore chiuso e la mente priva di discernimento. Molte persone non vedono perché non si sono mai messe a guardare. Pensano a malapena che sia dato loro di usare i propri poteri naturali

5. L'indagine ha in sé il compito di dedurre un vantaggio

1. alla felicità individuale;

2. alla gentilezza sociale;

3. Al progresso pubblico e generale

6. L'indagine, quando si rivolge a cose di significato più alto e più profondo, a cose invisibili e spirituali, ai grandi temi dell'anima e del suo bisogno di un Salvatore, ai grandi temi di Dio e del suo amore pietoso per l 'uomo, questa ricerca porta in sé la sua lode. Essa è destinata ad arricchire chi la pratica ed estorce la convinzione a chi non la vuole, mentre il tributo spontaneo della lode viene deposto ai suoi piedi dai giusti e dai buoni. Quel tipo di certezza morale che risiede nella forte convinzione è il prezzo vinto da tutti coloro che si prenderanno la briga, in questioni di importanza divina, di "indagare" se e come sono d'accordo e si tengono insieme.

La nobiltà dello spirito indagatore

Il popolo di Berea è lodato per la sua disposizione a indagare e a cercare la verità del cristianesimo così come è stato insegnato loro dai missionari apostolici. Non erano schiavi del pregiudizio. "Con un'intelligenza rapida e chiara scrutavano le Scritture ogni giorno per vedere se davvero parlavano di un Cristo che avrebbe dovuto soffrire di nuovo contro la risuscita. I convertiti bereani sono stati naturalmente considerati, specialmente tra coloro che sollecitano il dovere o rivendicano il diritto di giudizio privato, come un esempio rappresentativo dei giusti rapporti tra ragione e fede, occupando una posizione intermedia tra la credulità e lo scetticismo. Gli atteggiamenti degli uomini verso la verità, come appena rivelata, o come rivelata in forme fresche, sono tre:

1 alcuni sono intenzionalmente antagonisti;

2 alcuni sono debolmente ricettivi;

3 Alcuni sono intelligentemente scettici

La parola "scetticismo" può essere usata in senso buono come in senso cattivo. Rappresenta propriamente quella disposizione alla domanda e al dubbio che è una delle caratteristiche della mente riflessiva e indagatrice

LO SCETTICISMO DIPENDE DALLA DISPOSIZIONE NATURALE. Vi sono, rispetto a questo spirito, marcate diversità nelle nazioni e nelle razze. E ci sono differenze di risposta nelle famiglie e negli individui. Di solito lo spirito scettico si trova negli uomini piuttosto che nelle donne, che sono notevoli per la loro ricettività quanto gli uomini per la loro tendenza alla critica. Gli inizi di quello che in seguito apparirà come scetticismo si trovano nei bambini. Alcuni si chiederanno il perché e il percome di tutto ciò che viene loro detto, mentre altri spalancheranno gli occhi e prenderanno per vere le favole più strane che si possano raccontare. Gran parte della responsabilità dei genitori e degli insegnanti risiede nella necessità di coltivare, coltivare o trattenere, i primi segni dello spirito scettico. Dove lo spirito scettico è indebitamente sviluppato, lo spirito correttivo della fede deve essere alimentato; e dove la credulità è eccessiva, la mente deve essere stimolata a dubitare. I ministri devono ricordare che entrambe le classi si trovano nelle loro congregazioni, e che entrambe le classi devono essere saggiamente guidate a una fede intelligente

II LO SCETTICISMO È ALIMENTATO DALL'ORGOGLIO INTELLETTUALE. Questa è una delle più gravi difficoltà della nostra epoca, in cui sono stati fatti notevoli progressi nella conoscenza. Questi progressi hanno avuto principalmente relazione con la sfera delle scienze fisiche, e in quella sfera l'orgoglio è prontamente alimentato, perché, a quanto pare, tutto dipende dall'osservazione e dalla ricerca degli uomini. Diventa facile per gli uomini dire: Ciò che osserviamo e sappiamo è la verità; e non c'è altra verità che la "verità dei fatti". Cantici troviamo intorno a noi molto scetticismo nei confronti della sfera morale, spirituale, rivelatrice: una disposizione al dubbio irragionevole; al dubitare per il gusto di dubitare. Questo deve essere saggiamente ma fermamente rimproverato, e la sua vera fonte, nel mero orgoglio dell'intelletto, dovrebbe essere indicata. Il fisico non è l'unica sfera attraverso la quale Dio si è rivelato alle sue creature; e non può mai essere un segno di saggezza umana che le tre parti migliori della rivelazione di Dio siano messe da parte come i sogni dei sognatori

III SCETTICISMO COME RISULTATO DELLE ASSOCIAZIONI. Come disposizione mentale, lo scetticismo prende posto tra le malattie mentali infettive, comunicare molto facilmente per associazione. Un operaio scettico contagerà i suoi simili. Uno studente scettico cambierà il tono del suo college. Un membro scettico di una famiglia distruggerà la ricettività di un'intera famiglia. Cantici noi, che abbiamo un qualche tipo di fiducia negli altri, dobbiamo stare attenti all'influenza di tali persone. L'influenza di un ministro in una congregazione può essere seriamente contrastata dal potere tra la gente di un membro irragionevolmente critico e scettico. Egli guarderà con grande speranza ogni segno dello spirito bereano, lo spirito dell'indagine e della ricerca intelligenti, ma ha meno cose che richiedono la sua vigile cura che l'infezione dello spirito scettico, che indebolirà immediatamente la sua influenza come insegnante cristiano. E l'associazione di libri di carattere critico e incredulo prevalente sarà altrettanto pericolosa di quella delle persone scettiche

IV LO SCETTICISMO COME IMPULSO ALL'INDAGINE. Questo è il suo lato buono; e in questo ci viene lodato l'esempio dei Berei. È lo spirito che cerca due cose:

1 la comprensione o la comprensione distinta, chiara e intelligente di qualsiasi insegnamento; e

2 verifica, o motivi di convinzione adeguati e ragionevoli

Ma è caratteristico dell'indagine intelligente che essa cerchi le sue prove all'interno delle sfere dei suoi soggetti. Se indaga sui principi fisici, cerca prove e illustrazioni nei fatti fisici. Se la sua sfera è morale o spirituale, chiede ragione e prove morali o spirituali. Cantici i Bereani non confondevano le sfere e i domini di indagine. Si trattava di una rivelazione profetica e di una risposta ai fatti storici, e quindi le loro indagini riguardavano

1 il contenuto effettivo della rivelazione, e

2 la credibilità dei testimoni dei fatti storici. Concludi mostrando le relazioni tra lo scetticismo e la fede. L'uomo nobile, il credente intelligente, deve aver conquistato la fede per lo scetticismo, nel senso di una ricerca umile e sincera. Coloro che sono semplicemente ricettivi hanno la loro missione nel mondo, e noi desideriamo non istituire paragoni indegni e scoraggianti; ma per le forme attive dell'opera cristiana, e per le emergenze del conflitto cristiano, sono necessari coloro che hanno vinto la fede dalla lotta. I Bereani sono lodati perché hanno dubitato e indagato; eppure questa è proprio la cosa che molti oggi avrebbero temuto. Ma una cosa rendeva le loro ricerche così sicure: le condussero alle Scritture e alla ricerca della Parola rivelata di Dio.

12 Molti... quindi per molti, A.V.; le donne greche di proprietà onorevole per donne onorevoli che erano greche, A.V. Onorevole; eujschmonwn, come lewv Atti 13:50, dove è accoppiato con toutouv thv po vedi Versetto 4; comp. Marco 15:43 Meyer pensa che si intenda che anche gli uomini fossero Greci; ma questo è incerto. L'unico convertito bereo di cui conosciamo il nome è Sopater, Atti 20:4 o Sosipatro, che probabilmente è lo stesso Romani 16:21 Se è così, era apparentemente un ebreo, il cui nome ebraico potrebbe essere stato Abishua

Prepararsi per la verità

"Perciò molti di loro credettero". Contrasto tra l'ignobile pregiudizio e la nobile apertura mentale. Responsabilità per la nostra fede. Conoscenza e pratica legate insieme

I LA VERA PREPARAZIONE PER LE BENEDIZIONI DIVINE

1. Uno stato d'animo. Agisce, libertà di pensare. Aperto all'insegnamento. Desiderio di istruzione. I due tipi di scetticismo skepsis, la ricerca della verità, la ricerca di ragioni contrarie alla fede

2. Una linea d'azione e un'abitudine. Leggere le Scritture ogni giorno, con uno scopo prestabilito, devotamente, in connessione con la Parola predicata, con l'intenzione di seguire la loro guida

II LA VERA FEDE POGGIA SUL SUO AMPIO FONDAMENTO

1. Distinto dalla mera autoaffermazione individuale e dall'ignobile orgoglio

2. Accettando il criterio della verità rivelata

3. Come apostolico, visto che "le cose stavano così", cioè come Paolo le rappresentava. La fede paolina era l'unica fede che collegava insieme l'Antico Testamento e il Nuovo Testamento

III RISULTATI A SEGUITO DELL'USO DEI MEZZI. Una lezione sia per i predicatori che per gli ascoltatori. - R

13 Proclamato per la predicazione, A.V.; Beraea anche per Berea, A.V.; allo stesso modo anche per A.V.; sobillando e disturbando le moltitudini per e sollevando il popolo, A.V. e T.R

14 Avanti per via, A.V.; per quanto riguarda per così dire ewv per wJv, A.V. e T.R.; e per ma, A.V. e T.R.; Timoteo per Timoteo, A.V. Fino al mare. Se la lettura del T.R. è corretta, wJv indica semplicemente la direzione. Letteralmente, wJv ejpi k.t.l, significa "con il pensiero di andare al mare", ma quindi, secondo un uso comune, descrive l'azione senza riferimento al pensiero. La frase inglese "fecero per il mare" è quasi equivalente. Lo scopo di andare al mare, a diciassette miglia da Berea, era quello di imbarcarsi per Atene. Probabilmente lo fece a Pidna o a Dium. Sila e Timoteo. Non si può decidere se Timoteo lasciò Filippi con San Paolo, o se, come non è improbabile, lo raggiunse a Tessalonica. In ogni caso, Paolo lasciò ora Sila e Timoteo a vegliare sui convertiti di Tessalonica

15 Ma per e, A.V.; per quanto riguarda fino a ewv, A.V.; Timoteo per Timoteo, A.V.; che dovrebbero venire per venire, A.V Loro che hanno condotto, ecc. oiJ kaqistwntev. Il verbo kaqisthmi, nel suo senso primario, significa "collocare chiunque" in un dato punto; e quindi, secondariamente, "condurre" o "scortare" chiunque in un luogo, per "deporlo" in tale luogo. Cantici Omero 'Odissea', 13:294 usa la parola di trasportare chiunque in nave in questa o quella città citato da Meyer. C'è un'indicazione nella parola del difetto della vista o dell'infermità di San Paolo. Ricevere un comandamento, ecc. Apprendiamo qui che San Paolo inviò un messaggio a Sila e Timoteo perché lo raggiungessero ad Atene il più presto possibile, e al versetto 16 che li aspettava ad Atene. Da 1Tessalonicesi 3:1,2, apprendiamo che rimandò Timoteo da Atene a Tessalonica; e da 1Tessalonicesi 3:6 apprendiamo che Timoteo venne da San Paolo a Corinto dove l'Epistola ai Tessalonicesi fu scritta da Tessalonica. Apprendiamo anche da 1Tessalonicesi 1:1 che Sila e Timoteo erano entrambi con lui a Corinto quando scrisse l'Epistola, e da Atti 18:5 che entrambi erano venuti a Corinto dalla Macedonia, alcune settimane dopo che Paolo stesso era stato a Corinto Atti 18:4,5 Tutte queste affermazioni si armonizzano perfettamente come ha dimostrato Paley sulla supposizione che Sila e Timoteo si unirono a San Paolo ad Atene; che per le ragioni esposte in 1Tessalonicesi 3, non potendo tornare a Tessalonica, come desiderava molto, rimandò Timoteo a Tessalonica e Sila probabilmente a Berea; e che Sila e Timoteo vennero insieme dalla Macedonia a Corinto, dove San Paolo era andato da solo; dove si può notare, come un'altra coincidenza non intenzionale, che mentre la Prima Epistola ai Tessalonicesi implica che Sila non andò a Tessalonica, 1Tessalonicesi 3:2; Atti 18:5 non dice che Sila e Timoteo vennero da Tessalonica, ma dalla Macedonia. L'inesattezza supposta da Meyer su questo versetto è puramente immaginaria, Atti 18:5 non dice che Sila e Timoteo "si unirono a Paolo solo a Corinto", ma riferisce semplicemente qualche cambiamento nella procedura di San Paolo conseguente al loro raccordo con lui a Corinto. Alford su questo versetto, dicendo che Paolo mandò Timoteo da Berea, non da Atene, è guidato dalla sua idea di ciò che è probabile, non dalla lettera del racconto, vedi ulteriore nota su Atti 18:5

Versetti 15-17.- Uno spettacolo triste: un sermone missionario

Lo spirito di Paolo fu «suscitato in lui» Versetto 16 dalle statue che affollavano la città di Atene. Ciò che avrebbe procurato un'intensa gratificazione a qualsiasi viaggiatore moderno fece precipitare l'apostolo in una profonda malinconia e tristezza. Ma c'è una grande differenza tra allora e oggi. Allora l'idolatria era regnante, ora è detronizzata. Allora l'adorazione del Dio vivente non aveva che un rappresentante in quella popolosa città; Ora non c'è un solo idolatra da scoprire lì. Per Paolo quelle statue, che lo incontravano ad ogni angolo e quasi ad ogni passo, erano idoli abominevoli; Per noi sono interessanti reliquie di un'epoca lontana

LA TRISTEZZA DI QUESTO SPETTACOLO COME APPARVE A PAOLO. L'aspetto che Atene portava all'apostolo è espresso dallo storico sacro. Era una "città interamente dedita all'idolatria", o piena di idoli. Avrebbe scoperto, indagando se non lo avesse già saputo, che queste statue non erano adorate come divinità dai loro devoti. Tuttavia, li avrebbe chiamati "idoli", perché erano chiaramente condannati dai comandamenti del Signore; Esodo 20:4,5 erano proibiti dalla Legge di Dio come idolatri. Sebbene l'intelligenza di Atene avesse salvato i suoi cittadini dall'idolatria nel suo ultimo e peggiore stadio, l' identificazione dell' immagine con la divinità, non l' aveva salvata dall' idolatria di uno stadio precedente, l' associazione dell' immagine con la divinità che rappresentava. Contro questa forma di peccato, così severamente denunciata nella Scrittura, così offensiva per Dio, così pericolosa e illusoria per l'uomo, lo spirito di Paolo si levò in una forte ribellione. La vista della sua manifestazione esteriore lo riempì di una tristezza inesprimibile; Il suo "spirito era amareggiato".

II L'ASPETTO CHE QUESTA STATUARIA ATENIESE CI PORTA. PER NOI è una triste prova che il mondo con sapienza non conosce Dio. La saggezza umana non potrà mai sperare di andare più lontano di quanto è andata ad Atene. Se mai, in qualsiasi luogo, la filosofia umana, l'arte umana, l'immaginazione umana avessero potuto raggiungere la verità e trovare Dio, avrebbero trionfato ad Atene. Ma c'era la malinconica esibizione dell'errore e dell'immoralità. Il massimo sforzo del pensiero umano si era concluso con

1 l'adorazione di molti dèi;

2 l'adorazione di dèi ai quali erano attribuite lussuria e crudeltà;

3 l'adorazione di questi dèi con riti degradanti

Nessuna città al mondo dà la prova più sicura o più triste che il peccato ci ferisce e ci rende disabili a tal punto che la nostra virilità senza aiuto non può elevarsi alle sacre vette della verità e della purezza

III IL TRISTE SPETTACOLO CHE CI SUGGERISCE ORA". Se Atene aveva così terribilmente bisogno del ministero di Paolo allora, quanto devono richiedere oggi tutte le città pagane del vangelo di Cristo! Nelle vaste popolazioni dei continenti asiatico e africano, e tra le cento "isole del mare", dove l'intelligenza umana non ha mai tentato di scalare le vette che i filosofi greci hanno cercato di raggiungere, quali terribili degradi devono esistere ed esistere! Se Atene era una città coperta di idoli, quale doveva essere la condizione delle città e dei villaggi barbari di un mondo non evangelizzato? Quali luoghi ci sono per scuotere i nostri spiriti ora! Che idolatria, che superstizione, che crudeltà, che lascivia, che falsità, che disonestà! Quanta assenza di pietà, di santità e di amore! quale capovolgimento assoluto del primo pensiero di Dio sulla natura umana e sulla vita umana! Quale ragione infinita per rivolgerci a...

IV IL SACRO DOVERE A CUI CI CHIAMA. "Perciò disputava ogni giorno" Versetto 17. La Chiesa cristiana deve cingersi all'opera di rispondere all'errore pagano con la verità divina. È un grande compito da intraprendere. Ma come l'apostolo solitario proseguì, da solo, con la sua missione, confidando in colui "al quale è dato ogni potere in cielo e in terra", e sapendo che "la stoltezza di Dio è più saggia dell'uomo" e che "le cose deboli del mondo possono confondere le potenti", così dobbiamo fare anche noi. Se solo la Chiesa si dedicasse a questa sua opera con la metà dello zelo con cui l'apostolo calmo dallo spirito compì l'opera della sua vita, non si conterebbe per secoli il tempo in cui gli idoli sarebbero completamente aboliti, e solo il Signore Gesù Cristo sarebbe esaltato.

16 Provocato all'interno per mescolato, A.V.; parwxuneto: vedi Atti 15:29 -- , nota come vide per quando vide, A.V.; pieno di idoli per essersi dedicato interamente all'idolatria, A.V. Il greco kateidwlov ricorre solo qui, sia nel Nuovo Testamento che altrove. Ma l'analogia delle parole eteriche composte in modo simile fissa il significato di "pieno di idoli", una descrizione pienamente confermata da Pausania e Senofonte e altri Steph., 'Thesaur.'; Meyer, ecc.

Versetti 16-34.- La croce di Cristo nella metropoli dell'arte e della filosofia

C'è un singolare interesse in questo primo incontro del Vangelo con l'arte e la filosofia di Atene, ed è istruttivo notare l'atteggiamento assunto dal grande predicatore in quell'incontro. Se San Paolo avesse gusto artistico non abbiamo modo di saperlo. Ma probabilmente, da ebreo devoto, vedendo che la scultura era così largamente impiegata nelle immagini degli dèi e degli imperatori divinizzati, il suo occhio non sarebbe stato addestrato a guardare con piacere nemmeno i capolavori dell'arte greca. Allo stesso modo, l'architettura greca era principalmente dedicata a glorificare i templi degli dei. Il Partenone di Atene, il tempio di Diana a Efeso, i templi di Apollo e Diana ad Antiochia, a Baalbec, nelle molte città dell'Asia adornate dai Seleucidi, erano sì materialmente belli, ma quella bellezza materiale era eclissata dalla deformità morale della loro consacrazione all'idolatria, all'impostura e alla menzogna. L'occhio devoto dell'apostolo sarebbe quindi più sconvolto dal disonore fatto a Dio, e dall'offesa alla natura morale dell'uomo, che gratificato dalla mera bellezza della forma, o dalla grandezza architettonica e dalla grazia. Quindi, per quanto apprendiamo dalla narrazione ispirata, l'effetto dominante sulla sua mente della vista delle statue e dei templi senza rivali di Atene fu il dolore e l'indignazione per il loro omaggio all'idolatria, piuttosto che l'ammirazione per il genio artistico che li aveva prodotti. Allo stesso modo si trovò faccia a faccia con la filosofia. Stava calpestando i cortili dell'accademia dove Platone aveva insegnato; si trovava nella città dove Socrate aveva vissuto ed era morto; lì Aristotele aveva imparato e insegnato; lì i successori sia di Zenone che di Epicuro stavano ancora inculcando i principi delle loro rispettive scuole. Quale doveva essere l'atteggiamento di un evangelista in presenza di questi augusti rappresentanti dell'intelletto umano? In quale lingua l'apostolo di Gesù Cristo doveva rivolgersi a loro? In quello delle scuse? In quello del compromesso? in quello dell'inferiorità consapevole? O come se i possessori di tanta saggezza non avessero nulla da imparare da lui? O, d'altra parte, doveva parlare il linguaggio del disprezzo e dell'indignazione, doveva chiudere gli occhi su tutto ciò che poteva essere vero e nobile nei sentimenti di quegli uomini, e metterli allo stesso livello dei più vili degli uomini, perché ignoravano le grandi verità della rivelazione? L'effettiva condotta di San Paolo fu tanto modesta quanto saggia, e tanto intrepida quanto modesta. Guardando intorno a sé gli altari degli dèi, egli colse l'unico aspetto favorevole di essi: la loro testimonianza di uno spirito di adorazione nel popolo verso l'Invisibile. Raccogliendo dalla letteratura greca una descrizione fedele del rapporto dell'uomo con il Dio vivente, procedette con meravigliosa semplicità e forza ad enunciare quelle verità della religione naturale che una ragione incontaminata percepisce e approva. E poi, elevandosi a quelle verità superiori che sono il dominio della rivelazione, predicò, come aveva già fatto prima nell'Agorà, Gesù e la risurrezione. Li invitò a pentirsi dei peccati commessi nell'ignoranza; egli annunziò loro la venuta del giorno del giudizio; egli parlò loro dell'orribile Giudice e della sua infallibile giustizia. Non c'era esitazione nel suo discorso, non c'era alcun annacquamento della severità del Vangelo, non c'era sussulto di fronte all'ingegno sottile o alla saggezza pretenziosa di coloro che lo ascoltavano. Parlava come un uomo che sapeva di avere la verità di Dio e che quella verità avrebbe prevalso. E tale dovrebbe essere sempre l'atteggiamento dell'insegnante cristiano di fronte alle potenze del mondo. Umile, caritatevole, fiducioso e fermo; possedendo tutto ciò che c'è di buono, bello e vero nel mondo che lo circonda, ma sentendo sempre e agendo come se sentisse che il vangelo di Gesù Cristo è migliore, più vero e più bello di tutti; valorizzare la vera saggezza e premiare il grande dono della ragione come il gioiello più luminoso della nostra natura umana; eppure ricordando sempre che nel nostro stato decaduto la ragione non poteva portare alcun rimedio al peccato né gettare una luce sul mondo a venire; ma che l'unico Nome per mezzo del quale possiamo essere salvati è il Nome di Gesù, e che lui solo ha abolito la morte e portato alla luce la vita e l'immortalità attraverso il vangelo. A lui la gloria nei secoli dei secoli e l'Amen

Versetti 16-34.- Paolo ad Atene

Paolo si trova ad Atene, tra i capolavori dell'arte greca e i memoriali della saggezza greca. Non è l'ammirazione o il piacere estetico che si risveglia in lui, ma l'indignazione morale. Il cristianesimo non si oppone all'arte; ma il cristianesimo non approva l'adorazione della bellezza sensuale o ideale al di fuori della serietà morale. Nel vero rapporto, la religione assorbe in sé l'arte; Quando l'arte viene sostituita alla religione, c'è decadimento morale. Né il cristianesimo è ostile alla filosofia. Al contrario, nella filosofia greca c'era una preparazione a Cristo. C'erano germi di verità nelle scuole epicuree e stoiche che il cristianesimo incorporò, mentre correggeva l'unilateralità di queste filosofie. L'epicureo costruiva il suo sistema pratico sulla debolezza umana, lo stoico sull'orgoglio. Il vangelo non giustificherà il peccato sulla base della debolezza; né fondarono una giustizia propria dell'uomo sull'orgoglio vedi la nota discussione di queste scuole, e la relazione del vangelo con esse, nei "Pensees" di Pascal. Tra questi estremi, come tra quelli del sadduceismo e del fariseismo, il vangelo si fa sempre strada. Questi accademici di Atene potrebbero essere ansiosi di sapere che cosa avesse da dire il "brutto piccolo ebreo". A lungo il potente logos o dialettica di Platone e Aristotele e dei loro successori e rivali ha governato il mondo. Che cosa poteva avere da dire l'ebreo fanatico? Un discorso immortale è la risposta a queste domande di curiosità

IO DIO SCONOSCIUTO, EPPURE CONOSCIBILE. L'oratore riconosce la riverenza degli Ateniesi. I pagani erano preparati per il vangelo, tanto più per la stanchezza e il fallimento del loro secolare "brancolare dietro a Dio". Nell'iscrizione sull'altare c'era la testimonianza del desiderio di adorare tutte le forme di divinità, conosciute o sconosciute che fossero. Sia i Greci che i Romani riconoscevano, al di sopra e al di là degli dei e delle dee definiti del Pantheon, l'indefinibile nella Divinità, il mistero di quell'Essenza, per noi e per tutti, come per loro, incomprensibile. Cantici siamo tutti allo stesso livello degli Ateniesi. Ma ci sono sensi speciali in cui Dio è sconosciuto all'adoratore

1. Al cuore sensuale e amante del peccato. Molti sono il cui cuore è come l'Agorà di Atene o un Pantheon; Un idolo sta accanto all'altro. Ira, orgoglio, lussuria, avarizia, tradimento, ambizione: questi sono i loro dèi. E ancora, la scienza, l'arte, il denaro, il marito, la moglie, i beni di questo mondo. E in un angolo trascurato si trova l'altare con l'iscrizione: "Al Dio ignoto!"

2. Ai saggi nella loro presunzione. "Poiché la sapienza di questo mondo è stoltezza presso Dio"; "Egli resiste ai superbi e dà grazia agli umili".

3. Ai formalisti e agli esternalisti nella religione. Perché il dramma di un rituale esterno è piuttosto uno schermo tra l'anima e Dio, se l'anima non è tesa a trovarlo

4. A tutti coloro che lo cercano diversamente che con cuore puro e umile, venendo al Padre per la Via, la Verità e la Vita. Anche se in un certo senso "Dio è grande; Io non lo conosco", deve essere la confessione di tutti i cuori, dal più umile al più saggio, in un altro la buona novella del Vangelo proclama: Dio può essere conosciuto, è conosciuto; e ogni nome con cui è conosciuto si risolve in amore. Egli è nascosto, eppure rivelato; sconosciuto, eppure noto; definito, eppure indefinibile. È una parte grande, ma anche piccola, delle sue vie che possiamo capire

II DIO RIVELATO NELLA CREAZIONE. Egli ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso. La natura animata e inanimata, il corpo e lo spirito, hanno tutti l'impronta dell'onnipotenza e dell'onniscienza nell'unità di una Mente. Ogni passo della scienza rende più chiara questa unità; e, in ultima analisi, questa unità non è concepibile solo come "legge" o "forza", ma solo come il Dio vivente e amorevole. Nella sua infinita maestà, il cielo è il suo trono, la terra lo sgabello dei suoi piedi. Egli è in se stesso sia Tempio che Abitante. La voce di Dio squarcia il sistema dell'idolatria e della superstizione. Quest'ultimo nega che Dio si possa trovare solo in luoghi fissi, per mezzo di riti e mediazioni fisse. Il vero tempio è dappertutto; "I muri del mondo sono questo". Nella Chiesa, dove si ascolta il vangelo di suo Figlio, e soprattutto nel cuore, dove egli dimora nella potenza del suo Spirito, è il tempio del Dio vivente

III DIO RIVELATO NEL GOVERNO DEL MONDO, COME AMORE. Non avendo bisogno di nulla dalle mani degli uomini; Sentono incessantemente il bisogno di Lui. La vita stessa è dolce, e in quella dolcezza abbiamo un esempio del suo amore. C'è una gioia nel respirare, nel muoversi, nel guardare, nell'imparare, nel vivere molteplici esperienze in questo "bel mondo di Dio". E ogni piacere, sempre più basso, conduce a Dio e al suo amore. Il legame che ci lega ai nostri simili è espressione dello stesso amore. La simpatia è possibile, è reale, tra uomini di ogni colore e clima. Il meccanismo del pensiero e del sentimento è uguale in tutti. Tutti gli uomini soffrono e si rallegrano per le stesse cause. L'unità del genere umano riflette l'unità della mente di Dio nella sapienza e nell'amore. Gli uomini formano un solo popolo, una sola razza: questo è il grande pensiero che il vangelo getta sul mondo, e ci insegna a dire, in sensi più profondi di quelli che i pagani conoscevano: "Io sono un uomo; Nulla di umano mi è estraneo". Ha posto dei limiti alle abitazioni dell'uomo. Tutti gli effetti del clima, della configurazione fisica della terra, della distribuzione della terra e dell'acqua, così interessanti per lo studioso dell'uomo e della sua dimora, sono condizioni fissate dalla stessa mano saggia e amorevole. Dio è nella storia. Solo i suoi pensieri sono vivi. Atene non fu per sempre, né Roma; ma il pensiero divino, da cui è proseguita la cultura della Grecia, la legge e l'ordine di Roma, continua a vivere e si rivela in forme mutevoli di epoca in età. E verso la "meta lontana " di un amore infinito, non ne dubitiamo, si muove tutta la creazione e la storia. Il fine di tutto è l'unione dell'uomo con Dio. Anche se in un certo senso egli "non ha bisogno di nulla", in un altro ha bisogno di tutto, di tutto l'amore di tutto il suo universo razionale. Il processo del pensiero nel mondo è un processo di "brancolare dietro" e di trovare Dio. Dio vuole che lo troviamo, ma solo come risultato della nostra ricerca. Perciò egli "per metà rivela" e per "metà nasconde" se stesso. Egli è lontano, eppure vicino; in tutte le sfere del nostro sapere. Il nostro essere poggia sul suo; i nostri sono presi in prestito Isaia 54:6; 1Corinzi 8:6 -- "Noi siamo nel Padre", dice Cipriano, "da lui viene tutta la vita; nel Figlio, che vive, abbiamo la vita; nello Spirito, che è il Soffio di ogni carne, noi abbiamo il nostro essere". Noi siamo la Sua progenie: mediante la creazione a sua immagine, mediante la redenzione mediante suo Figlio. Questa verità la conosciamo dalla Scrittura, dal cuore umano, dalla vita; e l'effetto di questa conoscenza può essere quello di produrre santa umiltà, mista a fiducia e gioia

IV VERA TEOLOGIA E CULTO

1. I pagani traggono una deduzione errata più libera, il vero detto sugli uomini che sono la progenie di Dio. Se siamo di origine divina, sembravano sostenere, allora gli dèi sono di genere umano, e si possono fare immagini di loro. Al contrario, sostiene Paolo, coloro che sono di origine divina disprezzano se stessi se rendono culto a chiunque non sia il Capo supremo e Signore. Quando diciamo che Dio è in affinità con l'uomo, non affermiamo che l'uomo possa rappresentarlo nel pensiero, tanto meno nelle immagini dell'arte plastica. Il filosofo Senofane aveva detto che se gli animali avessero degli dei, li immaginerebbero a loro somiglianza: il dio del cavallo sarebbe un cavallo, ecc. La verità è che solo il nostro ideale o natura superiore è lo specchio di Dio

2. Nella coscienza troviamo il suo riflesso più chiaro. E l'ignoranza di lui in questa sfera di conoscenza più vicina non è scusabile, come insegna San Paolo in Romani 1. Agli uomini non piaceva conservare Dio nella loro conoscenza. Agisce nello stesso tempo, la coscienza ha bisogno di luce dall'esterno. Ci sono epoche oscure del mondo, in cui gli uomini hanno relativamente poca luce, e che possono essere viste come epoche di tolleranza di Dio, in cui egli "trascura" molto di ciò che gli uomini fanno, "non sapendo quello che fanno".

3. Ma Cristo è una svolta nella storia. Prima di lui, il periodo dell'"ignoranza"; con lui e dopo di lui, la vera luce. Davanti a lui, la pazienza; d'ora in poi, il giusto giudizio del mondo. La descrizione della persona e delle funzioni di Cristo. Egli è l'Uomo; un membro dell'umanità, un partecipe della carne e del sangue umano, soggetto alla morte. Come Sommo Sacerdote, egli è uno di quelli "toccati da un sentimento delle nostre infermità". E come giudice, è qualificato per gli stessi motivi. È un sentimento comune che richiede che un uomo sia giudicato dai suoi pari. Conoscenza e pietà, severità e compassione, sono unite in Cristo

4. La chiamata al pentimento. È un appello urgente. Più gli ascoltatori sono indifferenti e spensierati, più urgentemente deve suonare. È un appello assoluto, che non ammette eccezioni. Nessuna ignoranza e nessuna filosofia, nessuna dignità o rango, possono esentare gli uomini dal comando immediato di Dio di pentirsi. In mezzo alle profondità del peccato e alle vette della virtù, nel paganesimo e nella cristianità, il cuore nuovo e la vita nuova sono indispensabili

V LA RICEZIONE DEL VANGELO AD ATENE. Versetto 32.

1. Alcuni si sono fatti beffe, altri hanno procrastinato. Queste sono sempre le due classi principali di coloro che fanno orecchie da mercante alla Parola Divina. Alcuni prendono alla leggera la verità, altri rimandano l'attenzione su di essa fino alla "stagione più conveniente". "La fede nel domani, invece che in Cristo, è la nutrice di Satana per la perdizione dell'uomo". Paolo si allontanò di mezzo a loro e non tornò più; La "tenera grazia" del giorno della salvezza svanì, e non si ritrovò più

2. Ma alcuni ci credevano. Dei quali Dionigi è menzionato solo tra gli uomini, e tra le donne, Damaris, con alcuni altri. Dobbiamo, però, ricordare a noi stessi che un gran numero di persone non è segno della vera Chiesa. Ci sono molte più pietre comuni che gioielli nella sua struttura, secondo la valutazione ordinaria; ma le misure di Dio non sono le nostre. Secondo antiche testimonianze, una luce brillante si sprigionò dalla Chiesa di Atene. La splendida cultura intellettuale di Atene rimane patrimonio di pochi; Il Vangelo riversa la sua benedizione comune sull'umanità. Il rapporto del cristiano con l'arte e la scienza del mondo

1 Non li disprezzi. I capolavori del genio sono doni di Dio; e a loro modo testimoniano l'impegno universale dello spirito umano verso la riconciliazione dei sensi e dello spirito, l'umano con il Divino. Le aberrazioni dei grandi spiriti sono più istruttive dei luoghi comuni senza senso delle menti ordinarie

2 Agisce nello stesso tempo, deve applicare a loro la scala cristiana del giudizio. Il cristianesimo non può tollerare l'arte immorale o la scienza atea. Se il cuore dell'artista e dell'uomo di scienza è santificato, le loro opere e i loro studi tenderanno alla gloria di Dio.

Versetti 16-34.- Paolo ad Atene

Considera-

I Il legame del tutto con LA STORIA DEL CRISTIANESIMO. La mente greca evangelizzava. La funzione del pensiero greco nello sviluppo della dottrina. Il contrasto tra il Vangelo e la filosofia. Il passo verso la conquista del mondo

II L'illustrazione del METODO APOSTOLICO. Adattamento della verità ad ogni classe di mente. Differenza della predicazione quando il fondamento delle Scritture ebraiche fu per il tempo abbandonato. Importante differenza di risultati, che mostra che ci deve essere qualcosa che interviene tra l'idolatria e la fede cristiana, oltre alla religione naturale. La risurrezione deve poggiare sul suo vero fondamento, altrimenti viene derisa in se stessa. La verità spirituale è solo un "balbettio" per coloro che la guardano dal punto di vista naturalistico

III L'immagine dell'IMPOTENZA UMANA presentata. L'irrequietezza intellettuale di Atene. Il giudizio di Dio incombe sulla corruzione morale. Tempi di ignoranza. L'idolatria, la più orrenda nelle sue decorazioni di bellezza artistica. Adorazione del corpo umano. Miserie sociali del mondo greco. L'unico uomo in mezzo alla moltitudine, il tipo della forza spirituale che, sebbene fosse un granello di senape in apparente grandezza, era un germe di vita in mezzo alla decadenza e alla morte universale. Cantici nel declino e nella caduta dell'impero romano. Una grande lezione su

1 la sufficienza e la potenza del Vangelo;

2 la responsabilità dell'uomo. - R

17 Cantici per cui ragionava, quindi contestò lui, A.V.; e il devoto per e con il devoto, A.V.; piazza del mercato tutti i giorni per il mercato quotidiano, A.V Reasoned dielegeto, come nel Versetto 2; Atti 18:19 e Atti 24:12 "disputato" dà la forza di dialegesqai meglio di "ragionato", perché la parola in Platone, Tucidide, Senofonte, Eliano, ecc., è usata specialmente per discussioni e argomenti a cui prendono parte due o più persone. Dialektov è "discussione"; hJ dialektikh è l'arte di trarre risposte dal tuo avversario per dimostrare la tua conclusione; dialagov è un "dialogo" vedi, tuttavia, Atti 20:7 La piazza del mercato. "La celebre jAgora, ... non lontano dalla Pnice, dall'Acropoli e dall'Amopagus, ricco di statue nobiliari, sede centrale dei rapporti commerciali, forensi e filosofici, nonché dell'ozio indaffarato dei lettini" Meyer, in loc.

18 E certi anche dei filosofi epicurei e stoici, perché poi certi filosofi degli epicurei, e degli stoici, A.V.; sarebbe per volontà, A.V.; predicato per predicato a loro, A.V. e T.R. Gli epicurei così chiamati da Epicuro, il loro fondatore e gli stoici così chiamati dalla stoa, il colonnato o la piazza dove Zenone insegnava il loro fondatore erano gli scozzesi più numerosi ad Atene in questo periodo; E i loro rispettivi principi erano il più opposto alle dottrine del Vangelo. L'ho incontrato; Suneballon. In Atti 4:15 è seguito da pro ed è propriamente reso "conferito"; qui è seguito dal dativo, e può essere inteso come "disputato" sumballein logouv. Può, tuttavia, non essere preso meno propriamente nel senso di un incontro ostile di parole, come gov; Luca 14:31, e spesso in greco classico. Questo balbettio spermolo letteralmente, un raccoglitore di semi, applicato a un corvo Aristoph., 'Ayes,' 232, 579. Anche Plutarco Demet., 28 ha spermologoi orniqev, uccelli che raccolgono semi. Perciò è usato per gli oziosi attaccapanni dei mercati, che si guadagnano da vivere con ciò che riescono a raccogliere, e quindi in generale per i tipi vuoti e senza valore. Quindi è ulteriormente applicato a coloro che raccolgono frammenti di conoscenza dall'uno o dall'altro e "li balbettano indifferentemente in tutte le aziende" Johnson's 'Dictionary,' sotto "Babble". Un insediamento di strani dei. Non sembra esserci il minimo fondamento per l'ipotesi di Crisostomo che abbiano preso Anastasis la Resurrezione per il nome di una dea. Ma la predicazione di Gesù, il Figlio di Dio, egli stesso risorto dai morti Versetto 31, e che da allora in poi sarebbe stato il Giudice dei vivi e dei morti alla risurrezione generale, era naturalmente, sia per gli stoici che per gli epicurei, una presentazione di dèi stranieri. I daimonia Xena sono "divinità straniere" o "demoni", divinità inferiori. La parola kataggeleuv, un setter forth, non ricorre altrove. Ma la parola quasi identica kataggelov è usata da Plutarco

Cristianesimo ed epicureismo

Contro la dottrina di Epicuro, la verità così com'è in Gesù ci insegna...

CHE TUTTE LE COSE PROCEDONO DALL'OPERAZIONE INTELLIGENTE DEL DIO VIVENTE, e sono sostenute da lui. che tutte le nostre sorgenti non sono in "esso", ma "in lui"; Salmi 87:7 che "ogni dono discende dal Padre della luce, nel quale", ecc.; Giacomo 1:17 che egli un Divino ha fatto i mondi, e sostiene tutte le cose, ecc Ebrei 1:2,3; Genesi 1:1 -- ; Versetto 24; and so on

II CHE LO SPIRITO UMANO, IN QUANTO DISTINTO DAL CORPO UMANO, È L'UNICO OGGETTO DI INESTIMABILE VALORE

III CHE IL BENE SUPREMO E IL FINE ULTIMO DELLA VITA UMANA È LA GIUSTIZIA. Non ajtarazia attraverso fronhsiv, ma giustizia mediante la fede e l'amore

1. L'essere considerato giusto o giusto da Dio

2. Il possesso della rettitudine interiore, spirituale

1. L'esibizione di integrità nelle parole e nelle azioni. Questo

1. mediante la fede in Gesù Cristo, e

2. come il risultato dell'amore per lui

IV CHE IL POSSESSO DELLA GIUSTIZIA SI TRADUCE IN PACE E GIOIA. Non dobbiamo considerare uno stato di equità mentale come il grande fine da raggiungere diligentemente e persistentemente, come l'unico risultato supremo; ma di "cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia", nella certezza che, così puzzolente, troveremo una "pace che sopravanza l'intelligenza" e una gioia che non ci può essere tolta

V CHE C'È UN FUTURO ASSICURATO PER I FEDELI, CHE REALIZZERÀ LA PIÙ GRANDE SPERANZA UMANA: che la mente non perisca con il corpo, ma continui a vivere in un altro mondo, entrando in un regno più luminoso, muovendosi in una sfera più ampia, vivendo una vita più piena, nella casa di Dio, nella dimora della purezza e della beatitudine.

Cristianesimo e stoicismo

Mentre c'erano punti nello stoicismo che si armonizzavano con la dottrina del grande Maestro, ce n'erano davvero molti in cui era del tutto dissimile e persino antagonista. Il fatto che abbia condotto così liberamente e frequentemente al suicidio è una malinconica confessione del suo fallimento; Qualcosa di più e qualcos'altro era necessario per soddisfare i bisogni dell'anima rispetto al suo egoismo orgoglioso, autosufficiente, ma insufficiente. Il cristianesimo differisce da esso in quanto insegna:

IO CHE UN PADRE DIVINO, E NON UN DESTINO INESORABILE, È IL POTERE DOMINANTE NELL'UNIVERSO. Non è vero che la Deità è soggetta al destino che tutto conquista; è vero che tutte le circostanze sono sotto il controllo divino

II QUEL SENTIMENTO CONTROLLATO E CONSACRATO, NON UN'APATIA INFLESSIBILE, È LA CONDIZIONE PIÙ ALTA RAGGIUNGIBILE. Non dobbiamo spegnere i nostri sentimenti, o imporre a noi stessi o agli altri con l'apparenza dell'apatia. Dobbiamo piangere e rallegrarci; ma

1 il nostro dolore e la nostra gioia devono essere regolati - dobbiamo "lasciare che la nostra moderazione appaia a tutti gli uomini"; e

2 il nostro dolore e la nostra gioia devono essere entrambi consacrati a Dio, l'uno deve essere sopportato con una rassegnazione che non è una cupa sopportazione dell'inevitabile, ma un'accettazione filiale della decisione del saggio e fedele Padre degli spiriti; l'altro deve essere accettato con gratitudine e dedicato al servizio del Supremo e di coloro che lo circondano

III CHE UNA VERA CONDIZIONE SPIRITUALE È RAGGIUNGIBILE, NON PER VOLONTÀ INDIVIDUALE SENZA AIUTO, MA PER L'AIUTO DELLO SPIRITO DIVINO 2Corinzi 12:10; Filippesi 4:13

IV CHE NÉ L'ASSORBIMENTO FINALE, NÉ LA DISTRUZIONE TOTALE, MA UNO SPIRITO SEMPRE VIVENTE IN UN CORPO GLORIFICATO, È LA SPERANZA DEI SAGGI E DEI VERI. "Egli annunziò loro Gesù e la risurrezione".- C

Versetti 18-21.- Curiosità ai piedi di Cristo

Nella compagnia che si è radunata sul colle di Marte, per ascoltare il maestro cristiano, abbiamo un'immagine di curiosità seduta ai piedi di Cristo. Perché è chiaro che non si trattava di un'udienza di tribunale per giudicare un prigioniero, ma di una compagnia casuale di cittadini, desiderosi di ascoltare quale nuova e strana dottrina questo visitatore avesse portato loro

I LA CURIOSITÀ CHE È SPREZZANTE. «Che cosa dirà questo ciarlatano?» hanno detto alcuni, usando il linguaggio della presunzione. Evidentemente pensavano che non valesse la pena di mettere in pausa i loro pettegolezzi per ascoltare questo nuovo oratore; nondimeno si degnarono di ascoltarlo per cinque minuti o un quarto d'ora! Quando gli uomini assumono questo atteggiamento verso Cristo e il Suo vangelo, possono aspettarsi di non guadagnare nulla da Lui. "Dio resiste ai superbi". Se non ci convertiamo dallo spirito di disprezzo, non entreremo nel regno della verità celeste

II LA CURIOSITÀ CHE È FRIVOLA. Tra il pubblico dell'Acropoli c'erano alcuni che non erano sprezzanti, ma semplicemente curiosi; volevano sentire "qualche cosa di nuovo" Versetto 21, sapere cosa si doveva dire di questi "dèi stranieri" che questo ebreo stava "esponendo" Versetto 18. Se non c'è nulla di direttamente sfavorevole, non c'è nulla di veramente favorevole in questo spirito di indevota curiosità. Nessuno che frequenta il santuario in questo stato d'animo ha il diritto di aspettarsi una benedizione. Il discepolo che non porta nulla di meglio di questo ai piedi del Maestro può aspettarsi di andarsene senza illuminazione. Ma non può andarsene senza beatitudine.- Degli uomini che si unirono a Paolo e credettero Versetto 34, ce ne furono probabilmente alcuni che vennero senza un alto proposito e che trovarono più di quanto cercassero. Meglio venire ad ascoltare, anche per vuota curiosità, che rifiutarsi di ascoltare; meglio coinvolgere la moltitudine con questo incentivo, piuttosto che lasciarli fuori nell'ignoranza e nell'errore

III L'OROLOGIO DELLA CURIOSITÀ È SERIO. Non penseremo forse che fra gli "uomini" che credettero, se ne trovarono alcuni che salirono i gradini del Colle di Marte sinceramente desiderosi di sapere ciò che era vero? Non era forse Dionigi o Damaris uno il cui cuore aveva un po' di "fame di giustizia"? Certamente sono loro che vengono per poter conoscere la verità, che sono curiosi di udire per poter essere pronti a fare la volontà di Dio-sono loro che probabilmente saranno "riempiti della conoscenza della sua volontà in ogni sapienza e comprensione spirituale". "Di tali è il regno dei cieli", e a tali è ciò che il Maestro dice: "Cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto". Coloro che desiderano ardentemente sapere

1 qual è il carattere e l'atteggiamento di Dio,

2 quali sono le reali condizioni della salvezza e della vita eterna,

3 come possono vivere al meglio per piacere a Dio e per il bene del mondo, questi non torneranno con la mente vuota; saranno saziati. - C Matteo 5:6

Il mondo vuole soddisfatto

"Egli annunziò loro Gesù e la risurrezione". Paolo ad Atene è un fatto tipico. Nessun luogo è così rappresentativo. Nessun predicatore è così all'altezza della situazione. Il suo spirito si agitava dentro di lui. Idolatria: trasformare la grandezza umana in rovina. "Al Dio sconosciuto". Grande opportunità ben sfruttata. Nessuna triste denuncia. Non si abbassa il vangelo mescolandolo con le speculazioni umane. Egli presagisce il tempo in cui l'intelletto della Grecia e la potenza di Roma sarebbero stati entrambi uguali di Cristo. Ha sfidato le loro prese in giro, per conquistare i loro cuori

SONO UN SALVATORE PERSONALE. Gesù:

1. Presentato come Divino. "Creatore di dèi stranieri". I fatti del vangelo descritti in modo da rivelare la Divinità

2. Presentato come oggetto di fiducia. Proprio ciò di cui tali menti avevano bisogno, per distogliere lo sguardo da se stessi e dai capricci della mente. Nomi sufficienti nel mondo antico. Questo Nome sopra ogni nome

II UN APPELLO PRATICO

1. A un vero culto al posto del falso. Religione universale. La predicazione di Paolo non aveva semplicemente lo scopo di cambiare le forme, ma la sostanza; porre la religione sul suo vero fondamento, non come offerta dell'uomo per propiziare la Divinità, ma come la sua accettazione dell'amore di Dio-in comunione. Gesù è in mezzo a noi, quindi non adoriamo più un Dio sconosciuto

2. A una nuova vita al posto della vecchia. Una grande città come Atene ci ricorda i desideri del mondo: il potere di vivere una vita migliore. Non predicava una semplice storia del passato, ma l'annuncio di un nuovo regno di grazia, che doveva rifare tutta la vita. Parole! Esempi! Li avevano. Ma volevano il potere. C'era un fatto nuovo davanti ai loro occhi, un uomo vivente trasformato e trasformato da persecutore in missionario. Niente di simile in Grecia

3. Verso un grande futuro. La resurrezione. Prospettiva personale. Un fatto più che un argomento. Messaggi a Corinto. "In Cristo tutti saranno vivificati" 1Corinzi 15 Possa tale dottrina dimostrare la sua sufficienza in noi!

19 Preso in mano per preso, A.V.; l'Areopago per l'Areopago, A.V.; l'insegnamento è per la dottrina è, A.. V; che è detto da te per il quale parli, A.V. Lo afferrò. La parola ejpilabesqai significa semplicemente "afferrare" la mano, i capelli, un indumento, ecc. Il contesto da solo decide se questa presa di posizione sia amichevole o ostile per il primo senso, vedi Matteo 14:31 ; Marco 8:23; Luca 9:47; 14:4; Atti 9:27, 23:19 -- , ecc.; per quest'ultimo, Luca 23:26; Atti 16:19; 18:17; 21:30,33 Qui il senso è ben espresso da Grozio citato da Meyer: "Prendendolo dolcemente per mano". Gli Areopaga. La collina di Marte, vicino all'Agorà "il mercato" a nord, è così chiamata dalla leggenda secondo cui Marte fu processato lì davanti agli dei per l'omicidio di un figlio di Nettuno. Si tratta dice Lewin di una roccia nuda e aspra, a cui si accede all'angolo sud-orientale da gradini, di cui sedici rimangono ancora perfetti. La sua area in cima misura sessanta passi per ventiquattro, all'interno dei quali un quadrilatero, sedici passi quadrati, è scavato e livellato per il cortile. Sembra che i giudici si siano seduti su panchine di livello in livello sulla roccia che si alza sul lato nord del quadrilatero. C'erano anche posti a sedere sui lati est e ovest, e a sud su entrambi i lati delle scale. L'Areopago la corte superiore era la più augusta di tutte le corti di Atene. Socrate fu processato e condannato davanti ad esso per empietà. In questa occasione, non c'è alcuna apparenza di procedimenti giudiziari, ma sembra che siano stati aggiornati all'Areopago dall'Agorà, come un luogo conveniente per una tranquilla discussione

Versetti 19-21.- La passione per qualcosa di nuovo

Demostene disse, in uno dei suoi discorsi: "Dimmi, è tutto ciò che ti interessa andare su e giù per il mercato, chiedendoti l'un l'altro: 'Ci sono novità?'" L'irrequieta curiosità del carattere ateniese era sempre stata proverbiale. Non distingueva da solo gli Ateniesi, anche se nel loro caso acquisì una particolare importanza. Ora che i telegrafi e i giornali legano insieme le nazioni, è tornato sull'uomo con tale potenza, che può essere proficuamente reso oggetto di meditazione cristiana

A volte si tratta di una malattia, di una malattia mentale. Un'inquietudine che vediamo illustrata in alcuni bambini, che si stancano subito dei loro giocattoli e bramano qualcosa di nuovo. Lo vediamo nel mondo della moda, in cui i capi vengono rapidamente messi da parte e l'ultimo nuovo colore, forma o materiale è ricercato con impazienza. Si manifesta ugualmente nella passione per i libri più recenti, per l'ultimo giornale, per l'opinione più fresca, per l'eccitazione del presente. Affligge anche i cristiani, che in mezzo alla folla corrono dietro all'ultimo revivalista, e gridano per l'ultima novità nella dottrina o nel metodo della Chiesa. È una specie di delirio febbrile, che impallidisce l'appetito, vizia il gusto e rende impossibile la paziente continuazione nel fare il bene. Deve essere trattata come una malattia, e la sua influenza nella famiglia, nella vita sociale e nella Chiesa deve essere attentamente controllata. Non è il progresso che di solito si cerca, perché il vero progresso procede sempre lentamente; Si cerca la mera novità. In genere possiamo dire che "il vecchio è migliore".

II È UNO DEI SEGNI DI UNA CIVILTÀ ESAGERATA. E' una caratteristica marcata di una nazione che sta lottando per diventare civiltà, che tutti i suoi membri devono essere lavoratori, e nessuno può essere tenuto nell'ozio. Per una tale nazione la semplice notizia è il divertimento delle sue ore di riposo; non può essere l'affare sobrio dei suoi giorni. Ma quando le nazioni hanno da tempo raggiunto gli alti livelli della civiltà, la ricchezza è aumentata, le moltitudini possono vivere nell'ozio e, non avendo nulla di meglio da fare, possono correre dietro all'ultimo straniero nell'arte, o nella scienza, o nella musica, o nella politica, o nella religione, e radunarsi intorno a lui dire: "Possiamo sapere che cos'è questa nuova dottrina, di cui parli?" Questo è ben illustrato nel caso degli Ateniesi, che erano sovraffollati di arte, filosofia e religione superstiziosa. Una città piena di ricchi fannulloni, senza dubbio di buon gusto e di menti colte, che non avevano niente di meglio da fare che correre dietro all'ultima novità. L'antidoto a questo male è la predicazione della responsabilità che grava su ogni uomo di essere un lavoratore, e un lavoratore per il benessere generale. Nessuno ha diritto al cibo e alla vita, se non se lavora, in qualche modo bene, per questo. I lavoratori ottengono presto un interesse sufficiente a fermare il loro desiderio di "qualcosa di nuovo". Illustra in che modo queste cose possono essere applicate alla vita della Chiesa. Il lavoro ecclesiastico è il grande rimedio alla passione che ostacola la novità

III EPPURE È UN'INDICAZIONE DELL'ASPIRAZIONE UNIVERSALE ALL'IMMORTALITÀ. C'è del buono in esso; Il male sta

1 nelle forme che assume, e

2 nei gradi eccessivi del suo esercizio

Quel qualcosa in tutti noi che non può riposare, che deve cercare qualcosa di più; che si eleva al di sopra di tutti i legami e le limitazioni; che è come

"Un bambino che piange nella notte, un bambino che piange per la luce"; --

non è che l'aspirazione delle anime fatte a immagine di Dio, che gridano per la permanenza, per la santità, per il riposo, per Dio, e "non possono trovare riposo finché non trovano riposo in lui". Dobbiamo cercare qualcosa di nuovo, ancora e ancora, finché non troviamo Dio. E la Scrittura ci ispira a tale ricerca; perché ci assicura che "occhio non vide, né orecchio udì, né cuore d'uomo concepì, le cose che Dio ha preparato per quelli che lo amano". E sebbene, in misura, questi ci siano stati rivelati dallo Spirito, ancora una volta siamo guidati dalla Parola; poiché "non è ancora apparso ciò che saremo, ma sappiamo che, quando egli apparirà, saremo simili a lui; perché lo vedremo così com'è". -R.T

20 Cose strane. Xenizein, in questo uso di esso, significa agire o giocare allo straniero, imitare i modi, la lingua e l'aspetto di uno straniero xenov, proprio come jIoudaizein jEllhnizein Attikizein, ecc., significa giudaizzare, ellenizzare, atticizzare, ecc. Ecco, quindi, che gli Ateniesi dicono che le dottrine di San Paolo hanno un'aria straniera, non si bloccano come le speculazioni ateniesi autoctone

21 Ora per for, A.V.; gli stranieri che soggiornavano lì per gli stranieri che erano lì, A.V. Hanno trascorso il loro tempo. Questo dà il senso generale, ma il margine del R.T., che non aveva tempo per nient'altro, è molto più preciso. Eujkairein, che non è considerato un buon greco, è usato solo da Polibio, e nel senso di "essere ricco" o di "avere tempo libero" o "opportunità". Nel Nuovo Testamento si trova in Marco 6:31; 1Corinzi 16:12. Qualcosa di nuovo. Cantici Cleone Tucid., 3:38 attribuisce agli Ateniesi il fatto che sono interamente guidati dalle parole, e costantemente ingannati da qualsiasi novità di parola kainothtov logou. E Demostene nella sua prima "Filippica" p. 43, 7, inveisce contro di loro perché, quando dovrebbero essere in piedi e agire, andavano in giro per l'Agorà, chiedendosi l'un l'altro: "C'è qualche notizia? Legetai ti kainon; ." Il comparativo kainoteron ix un po' più forte del kainon: "l'ultima notizia" Alford

22 E per allora, A.V.; l'Areopago per la collina di Marte, A.V.; in tutte le cose lo percepisco perché lo percepisco in tutte le cose, A.V.; un po' per troppo, A.V. Nel mezzo c' è semplicemente una descrizione locale. Stava in mezzo al quadrilatero scavato, mentre i suoi ascoltatori probabilmente sedevano sugli escrementi tutt'intorno. Voi uomini di Atena. Il Demostene della Chiesa usa lo stesso indirizzo - Andrev jAqhnaioi - che il grande oratore usava nei suoi emozionanti discorsi politici al popolo ateniese. Un po' superstizioso. C'è una differenza di opinione tra i commentatori se queste parole implicano lode o biasimo. Crisostomo, seguito da molti altri, lo prende come detto nel senso dell'encomio, e intende la parola deisidaimonesterouv come equivalente a eujlabesterouv, molto religioso, più che comunemente religioso. E così il vescovo Jacobson 'Commentario dell'oratore', che osserva che il sostantivo deisdaimonia è usato cinque volte da Giuseppe Flavio, e sempre nel senso di "religione" o "pietà". D'altra parte, la Vulgata superstitiosiores, le versioni inglesi, Erasmo, Lutero, Calvino, ecc., prendono la parola nel suo senso classico più comune di "superstizioso"; e pesa qualcosa per determinare l'uso della parola da parte di San Luca che Plutarco usa deisidaimonia sempre in senso cattivo, di superstizione, come nella sua vita di Alessandro e altrove, e nel suo trattato ' Deuteronomio Superstitione' Deisidaimonia. Forse la conclusione è che San Paolo, avendo il suo spirito scosso dal vedere la città piena di idoli, decise di attaccare quello spirito nel popolo ateniese che aveva portato a tanta idolatria; cosa che ha fatto nel discorso che segue. Ma, agendo con la sua solita saggezza, usò un termine inoffensivo all'inizio del suo discorso. Non poteva avere l'intenzione di lodarli per quella deisidaimonia che era l'intero oggetto del suo sermone di condannare. Giuseppe Flavio 'Contr. Apion.,' 1:12 chiama gli Ateniesi toutouv twn jEllhnwn, il più religioso di tutti i Greci Howson

Versetti 22-29.- Dio rivelato: la sua natura e la sua relazione

Lo spirito di Paolo fu "mosso" da santa indignazione e da pura e forte compassione, mentre assisteva agli abbondanti segni di superstizione per le strade di Atene. Ma ebbe la saggezza di iniziare il suo discorso a questi "uomini di Atene" con un'espressione che essi avrebbero interpretato come un complimento. Disse loro che percepiva che erano abbondantemente religiosi. Non lo concluse dall'assistere alle loro numerose divinità, ma dall'iscrizione che aveva letto su un altare: "Al Dio sconosciuto". Afferrando abilmente questo come prova positiva che erano nell'ignoranza riguardo al vero oggetto di adorazione, disse che poteva dichiarare loro la Divinità che stavano adorando per ignoranza o inconsciamente. Poi pronunciò l'eterna verità riguardo al Dio vivente, che aveva imparato, e nella conoscenza della quale era superiore, non solo a quei filosofi degenerati, ma all'uomo più saggio che avesse mai parlato la loro lingua e immortalato la loro città

I LA NATURA DI DIO

1. Paolo insegnò l'unità della Divinità. "Dio che ha fatto il mondo", ecc.; un singolare molto evidente, insegnò, riguardo alla sua natura, che questo era:

2. Spirituale; tale che è una cosa vana e insensata cercare di farne una qualsiasi somiglianza. "Dio è uno Spirito", noi stessi siamo suoi figli, e non è in oro o pietra o argento produrre alcun tipo di parvenza di lui Versetto 29

3. Indipendente, in modo da non aver bisogno del servizio delle mani dell'uomo. Eccetto che come espressioni dei nostri sentimenti di penitenza, o di fiducia, o di gratitudine, o di omaggio, tutte le offerte sono un insulto alla sua maestà e alla sua potenza.

4. Onnipresente. Non abbiamo bisogno di riparare all'interno di nessuna parete del tempio per trovarlo, perché egli è "Signore del cielo e della terra" Versetto 24, che riempie l'immensità con la sua presenza. Egli è ben lontano da chiunque di noi; Egli bussola al nostro cammino e al nostro giacere; ci assedia dietro e davanti; non possiamo andare dove Lui non è Versetto 27

5. Sovrano. Egli è il Signore del cielo e della terra; egli è il Sovrano Divino di tutti

II LA RELAZIONE DIVINA CON L'UMANITÀ. Non vogliamo solo sapere in generale chi e cosa è Dio; Vogliamo anche e ugualmente sapere qual è il rapporto particolare in cui Egli si trova con noi. E che cosa, ci chiediamo, desidera che noi siamo per lui? Ecco la risposta:

1. Egli è il Creatore del mondo in cui viviamo: "ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso" Versetto 24

2. Egli è il Divino Benefattore da cui scaturiscono tutte le benedizioni: "Egli dà a tutti la vita", ecc. Versetto 25

3. Egli è il Divino Provveditore e Organizzatore di tutte le faccende umane Versetto 26. La sua intelligenza ha previsto e la sua sapienza ha diretto tutto

4. Egli è il Padre di tutti gli spiriti umani: "Anche noi siamo la sua progenie" Versetto 28. E noi siamo così in questo

1 è l'Autore Versetto 26 della nostra comune umanità Versetto 26;

2 ci sostiene tutti nell'esistenza costante: "In lui viviamo", ecc. Versetto 28;

3 Egli si interessa profondamente di noi e desidera che ci avviciniamo a Lui; ha fatto in modo che gli uomini " lo cerchino , se per caso lo cercassero e lo trovassero". Egli desidera essere cercato e trovato da noi, affinché possiamo comunicare con lui e gioire in lui, per poter raggiungere la sua somiglianza e prepararci per la sua presenza più vicina. Se tale è la natura di Dio, e tale è la relazione in cui egli si trova con noi, allora:

1 Quanto è pietosa una cosa

a il paganesimo, l'ignoranza di Dio; e

b l'ateismo, la negazione di Dio; e

c l'indifferenza, il rifiuto di Dio!

2 Quanto è eccellente e quanto è saggia una cosa

a riverenza per Dio;

b obbedienza a Dio;

c uno sforzo sincero per ottenere il favore divino e vivere nel suo amore!

23 Passato per passato, A.V.; ho osservato gli oggetti del tuo culto per aver visto le tue devozioni, A.V.; tassmata umwn: vedi 2Tessalonicesi 2:4 -- anche un altare per un altare, A.V.; e per il, A.V.; cosa per chi, A.V. e T.R.; adorazione nell'ignoranza per l'adorazione ignorante, A.V.; questo per lui, A.V. e T.R.; stabilito per la dichiarazione, A.V. UN DIO SCONOSCIUTO. Non c'è alcuna testimonianza diretta ed esplicita negli scrittori antichi dell'esistenza di un tale altare ad Atene, ma Pausania e altri parlano di altari a "dèi sconosciuti", come si possono vedere ad Atene, il che può ben essere compreso di diversi altari di questo tipo, ciascuno dedicato a un dio sconosciuto. Uno di questi fu visto da San Paolo e, con tatto inimitabile, compose il testo del suo sermone. Non predicava loro un dio straniero, ma faceva loro conoscere uno che avevano già eluso nelle loro devozioni senza conoscerlo

Il culto della fede

"Colui che dunque voi adorate per ignoranza, io ve lo dichiaro". Cristianesimo aggressivo. Insufficienza di tutte le forme di religione a parte la vera conoscenza. La vera filantropia dello spirito missionario

L 'IGNORANZA DI DIO DA PARTE DEL MONDO È INCOMPATIBILE CON L'ADORAZIONE ACCETTABILE DI LUI

1. Atene, la rappresentazione dell'impotenza morale degli uomini senza rivelazione. Conoscenza che è ignoranza

2. La visione pratica del carattere divino. Indifferenza per la giustizia, vana fiducia nella benevolenza, mero sentimento di dipendenza

II LA FEDE DEL CRISTIANO IL VERO FONDAMENTO DELLA RELIGIONE

1. Come semplice accettazione dell'insegnamento divino

2. Come crescita della conoscenza attraverso l'esperienza e lo sforzo pratico. "Se uno vuol fare la sua volontà", ecc

3. L'effettiva comunione della vita spirituale. Influenza della mente superiore e dell'anima più grande su quella inferiore. Effetto dell'amorevole sacrificio di sé nell'aprire la mente a visioni più ampie del carattere divino

4. Le opportunità del mondo sfruttate correttamente. La natura conduce a Dio, non schiavizza l'anima. La cultura che stimola l'intelletto e i desideri. "Tutte le cose sono nostre". -R

Versetti 23-32.- L'incontro benevolo del Vangelo con nuovi nemici

L'opportunità che si presentò a Paolo, egli dovette subito riconoscere che era una delle più grandi e critiche della sua carriera. Per un po' di tempo fu separato dai suoi due amati compagni e gli fu permesso di affrontare il suo lavoro da solo nella metropoli di lunga data del sapere, della grazia e dell'arte del mondo. Dobbiamo forse capire che Paolo sentiva in modo un po' sensibile la sua posizione come una di un tipo speciale di responsabilità. Era certamente un onore tanto maggiore. Non ritarda il suo lavoro. Egli appare nella sinagoga Versetto 17 con gli ebrei e i "devoti". Anche nella piazza del mercato lo si trova pronto a discutere con coloro che possono essere disposti. I cittadini di Atene, e il carattere che ora si affermava in un grado così notevole tra loro, promettevano un terreno su cui si sarebbe potuta fare un'impressione rapida e facile, in ogni caso, duratura o meno. Questo, tuttavia, era tenuto sotto controllo in misura considerevole dalla presenza di non pochi che non solo erano naturalmente inclini a combattere duramente per le loro filosofie preferite, ma la cui stessa filosofia era in alcuni casi quella di tentare di "dimostrare tutte le cose" almeno nella loro idea o dimostrazione. Paolo non tarda ad essere portato al posto della principale notorietà. Il tipo di trattamento che gli fu riservato da quell'antico centro di raffinatezza e di ricerca intellettuale è molto diverso dal trattamento a cui si era fin troppo abituato per mano degli ebrei; e il metodo e il tono gentili del discorso di Paolo sembrano esserne un riflesso. Il Vangelo deve ancora lottare, e ad Atene ha avuto la sua opera prima di sé. L'incisività dello stile di Paolo non viene meno alla sua cortesia. Notiamo ciò che Paolo ha da dire quando ora è messo in contatto con tutto ciò che è più tipico di un mondo pagano

IO , IL VERO APOSTOLO DEL CRISTIANESIMO, PRETENDO DI "DICHIARARE" CIÒ CHE IL MONDO DICE ESSERE "SCONOSCIUTO", cioè DIO. Egli "dichiara":

1. Un Dio-Creatore personale, contro gli epicurei e tutti gli altri che ritenevano che il mondo fosse mai esistito o che fosse venuto dal caso. Né Gesù stesso né le registrazioni delle Scritture in generale dall'inizio alla fine presuppongono l'ateismo, né si applicano a provare l' esistenza di una Deità personale. Ma quando la natura, con tutte le sue diecimila voci, ha tuttavia deluso gli uomini a una degradata incredulità, o quando gli uomini hanno così deluso la natura, questi pronunciano e "dichiarano" con tono non vacillante questo unico punto di partenza di ogni progresso verso l'alto, di tutta la conoscenza e di tutta la bontà Versetto 24

2. Un Dio-Creatore, l'opposto di dipendere per qualsiasi cosa dall'uomo, in quanto tutti gli uomini dipendono da lui per ogni cosa, compreso il primo soffio di vita, e da ciò ogni respiro che traggono

3. Un Dio-Creatore che, per quanto riguarda questo mondo, conosce una sola famiglia, ma questa famiglia è quella universale

4. Un Dio-Creatore che non abbandona gli uomini alle loro invenzioni, ma è la Provvidenza presente e dominante tra loro. C'è una realtà come l'amministrazione del vasto impero sulla terra, e quell'amministrazione in ogni parte, ogni distribuzione maggiore o minore, è Divina, è quella di Dio, il Dio sovrano

5. Un Dio-Creatore che non ammette alcun proxy della moda idolatrica

II IL VERO APOSTOLO DEL CRISTIANESIMO SI IMPEGNA A FARE UN'AFFERMAZIONE INCROLLABILE DELLE COSE PIÙ DISTINTIVE DEL CRISTIANESIMO. Questi saranno fatti o verità, non cresciuti dalla ragione, nemmeno supposti dalla ragione; molto probabilmente no, in tutti i loro punti di vista e in tutte le questioni che suggeriscono, tali da poter essere spiegate dalla ragione. Occupano intenzionalmente un posto unico. Esse provengono dalla dichiarazione di Colui che porta credenziali sufficienti, e che non credere razionalmente è di gran lunga più difficile per la ragione che credere. Questa grande, incomparabile voce del Cielo è qui data come triplice

1. Invita al pentimento da parte dell'uomo

2. Dichiara che il giudizio verrà da parte di Gesù Cristo

3. Dichiara qui la risurrezione di Gesù Cristo; e certamente, se la risurrezione di Gesù Cristo è qui iscritta come eloquente per la sua probabile giurisdizione, porterà tutto ciò che è necessario per mostrare agli uomini presenti alla sua solenne sbarra del giudizio. Evidentemente nulla di tanto gli uomini arrestati, quando l'orologio del mondo batteva allora, quanto questo annuncio della risurrezione dai morti per il Giudice e il Giudice

IL VERO APOSTOLO DEL CRISTIANESIMO NON NASCONDE L'ELEMENTO DELLA RESPONSABILITÀ UMANA E LA NECESSITÀ DELLA COOPERAZIONE UMANA CON L'OPERA DIVINA. Questo non è che uno dei tanti modi per affermare che l'uomo è egli stesso una creazione della ragione, del cuore e della coscienza; in breve, di tanto da costituirlo giustamente responsabile verso il suo Creatore. Senza dubbio, non possiamo tracciare la linea che dice dove finisce o inizia lo sforzo della volontà dell'uomo e l'interposizione della provvidenza di Dio, né, con ogni probabilità, potremmo vedere la linea se fosse tracciata. È nondimeno certo che entrambi questi sono fatti della vita umana. Paolo si spinge fino a dire che le disposizioni divine Versetto 27 portano a domande divine da parte degli uomini, e sono direttamente adattate a suggerire di "cercare il Signore". Si avverte, pertanto:

1. Che spetta agli uomini, parte del loro dovere più semplice, primo, più felice, "cercare il Signore", distinguendolo dalla vana teoria o dal desiderio degradante che la fede nella realtà dell'esistenza di Dio debba essere un risultato assolutamente necessario della nostra vita o un reddito naturale della nostra convinzione. È un fatto notevole che in tutti i sensi più elevati sia l'una che l'altra di queste cose, ma che in senso inferiore e letterale, se così fosse, priverebbe la conoscenza umana di Dio dei suoi aspetti più nobili, dei suoi segni più nobili e dei suoi usi più nobili

2. Che c'è così tanta incertezza nel trovarlo che cerchiamo, che potrebbe benissimo dare entusiasmo, energia e vigore tremante allo sforzo

3. Che l'incertezza risiede molto in una direzione morale della nostra natura. "Trovare Dio" non è la ricerca dell'intelletto solo o principalmente. Essa si troverà più vicino al cuore, in ogni caso, e dipenderà in gran parte, diciamo, dalla coscienza, da ciò che è in ogni uomo e da come vi presta attenzione. Per "trovare Dio" dipenderà dal "provare sentimento" per lui. L'assenza di un certo tipo e di una certa quantità di sensibilità deciderà in molti casi, e "questo è giusto presto", che non troviamo qualcuno o qualcosa. Un po' di verità e alcune persone sono timide. Ed è molto indiscutibile che a volte è della più alta verità e del più alto stile di carattere umano che ciò è principalmente vero

4. Che vincere la corona del "trovare" trovare realmente, trovare benedettamente, trovare per sempre, è proprio tra le possibilità; sì, è tra le promesse sicure estremamente preziose per il vero ricercatore

5. Che il grande oggetto "cercato", "sentito" e "trovato" è sempre "non lontano" da nessuno, cioè realmente vicino a tutti. Egli è così vicino a noi nel nostro stesso respiro di vita. Egli è così vicino a noi in tutte quelle qualità che derivano dalla sua discendenza. Egli è così vicino come nella generosa bontà e nell'amore, forte e pietoso. - B

"Il Dio sconosciuto".

Per la descrizione delle statue e degli altari di varie divinità di cui Atene era affollata, vedi Conybeare e Howson, 'Life and Epistles of St. Paul,' vol. 1. pp. 415-417. "Gli autori satirici romani dicono: 'Era più facile trovare un dio ad Atene che un uomo'. La religione ateniese serviva all'arte e al divertimento, ed era completamente priva di potere morale. Solo il gusto e l'eccitazione erano soddisfatti. Una religione che si rivolge solo al gusto è debole quanto una che si rivolge solo all'intelletto. Nell'illustrazione dell'altare a cui San Paolo allude qui, Aulio Gellio dice: "Gli antichi Romani, quando erano spaventati da un terremoto, erano abituati a pregare non a una divinità specifica, ma a un dio espresso in un linguaggio vago, come dichiaratamente sconosciuto". Per ulteriori illustrazioni, vedi la parte espositiva di questo lavoro; e 'Commentario per i lettori inglesi', in loc. Ora fissiamo l'attenzione su...

I LE CONFUSIONI DEL POLITEISMO. I suoi adoratori non possono mai essere del tutto sicuri di aver propiziato il dio giusto, visto che si suppone che gli dèi siano legati a luoghi, nazioni, eventi, peccati particolari, ecc. Questa confusione tende a creare un rituale sempre più elaborato e un estenuante giro di cerimonie. Tutti gli dèi che possono essere collegati all'argomento in questione devono essere propiziati, e allora quello giusto può essere perso

II LA QUIETE DEL MONOTEISMO. Un solo Dio è in relazione con tutta la natura, con tutti gli eventi, con tutte le età, con tutti i peccati; E se riusciamo a conoscerlo e ad assicurarci giusti rapporti con lui, non c'è nessun altro da temere, nessun altro che possa venire contro di noi con pretese. Dietro Dio non c'è niente e nessuno. Il riposo in lui è riposo per sempre

III LA SODDISFAZIONE NULLA o L'UNICO DIO CONOSCIUTO IN CRISTO. "Manifestarsi nella carne". Mostra come gli uomini, nel cercare Dio, desiderano una forma sotto la quale presentarlo alla loro mente. Questa necessità è la causa segreta di tutta la creazione di idoli. E Dio l'ha benignamente accolto, e pienamente soddisfatto, presentandosi a noi stesso, appreso come "l'Uomo Cristo Gesù". E questa incarnazione dell'unico e solo Dio San Paolo predicava agli Ateniesi. Il nome del "Dio sconosciuto" è Gesù, il Cristo. - R.T

Religione ateniese

"Colui che dunque voi adorate per ignoranza, io ve lo dichiaro". I materiali per un'introduzione si trovano nel seguente suggestivo passaggio di F.D. Maurice: "Questo linguaggio presupponeva che gli Ateniesi fossero alla ricerca di Dio; che lo adoravano per ignoranza; che avevano la sensazione che egli fosse un Padre; che volevano di lui un'immagine umana vivente, per soppiantare quelle immagini di lui che si erano fatti da soli. Questo insegnamento era adatto a tutto ciò che era vero e sano nella mente greca. I greci chiedevano uno che mostrasse l'umanità nella sua perfezione; e gli fu detto del Figlio dell'uomo. Sentiva che chiunque avesse mostrato umanità doveva essere Divino. Il Figlio dell'uomo è stato dichiarato Figlio di Dio. Aveva sognato uno da cui doveva essere proseguita la più alta gloria che l'uomo potesse concepire. Gli fu detto del Padre. Aveva pensato a una presenza divina in ogni albero e fiore. Sentì parlare di una presenza ancora più vicina a lui". Possiamo imparare dal discorso di San Paolo come dovremmo pensare alle nazioni gentili della terra, e che cosa spetta a noi fare per loro. Egli ci mostra quale "vangelo" - quale "buona novella di Dio" - deve essere portato alle nazioni; e, con il suo esempio, indica con quale spirito il messaggio deve essere recepito. Parlando in mezzo all'ambiente di altari idolatri, statue e templi, San Paolo...

RICONOSCO LA RELIGIOSITÀ DEGLI ATENIESI. Fu posto in una posizione di estrema difficoltà. Aver attaccato quelle divinità pagane proprio in mezzo ai loro santuari e altari, e davanti allo stesso tribunale che custodiva la religione nazionale, avrebbe chiuso le auto del suo uditorio a qualsiasi messaggio che avesse potuto trasmettere, e avrebbe potuto metterlo in qualche pericolo personale. Nel suo discorso riconosce di cuore l'istinto di adorazione; egli vede l'insoddisfazione per tutte le forme esistenti di adorazione, che indica un dolore e un desiderio dell'anima di conoscere la piena verità di Dio. Ai disordini che rivelava l'altare con una strana iscrizione, fece il suo appello. Non tenta di infrangere la loro fiducia in Zeus, Atena o nelle loro divinità compagne. Egli fa appello al bisogno che nessuna semplice deificazione degli attributi umani o dei poteri della natura potrebbe soddisfare. San Paolo ammette un vero culto nel paganesimo. Egli ammette che l'incompletezza e l'imperfezione del culto derivavano dalla loro ignoranza, Egli tenta di guidare rettamente la facoltà di adorazione, istruendo le loro intelligenze e dichiarando verità positive della rivelazione divina

II L'APOSTOLO SEGNA CHIARAMENTE GLI ERRORI DEGLI ATENIESI. Non esita a dire: "Adorate per ignoranza", anche a coloro che si vantavano della loro erudizione. Accetta la loro stessa confessione di non conoscere il Dio a cui hanno innalzato il loro altare. Avevano torto nelle loro care concezioni di Dio, e si sbagliavano nell'adorazione che gli offrivano. Hanno abbassato l'idea stessa di Dio, paragonandolo a semplici immagini d'oro e di argento fatte dall'uomo. Hanno offerto cose a uno che, essendo Padre, si prendeva cura dei cuori, e delle cose solo perché portava messaggi di amore e di fiducia. I sacrifici del vero Dio sono un "cuore spezzato e contrito", e coloro che "adorano il Padre devono adorarlo in spirito e verità". Tre concezioni di Dio sono essenziali come fondamento della vera dottrina e del vero culto

1. La sua unità. "Non c'è altro Dio che Dio".

2. La sua spiritualità. "Dio è uno Spirito".

3. Egli è stato chiamato alla Sua giustizia, e il nome contiene in sé una buona suggestione: "L'Eterno che contribuisce alla giustizia".

III L'APOSTOLO DICHIARA LA VERITÀ CHE GLI ATENIESI NON HANNO NOTATO. "Io ve lo dichiaro". Possiamo riassumere brevemente la sua presentazione della rivelazione evangelica, così come adattata agli Ateniesi

1. Annuncia a Dio di essere un Essere personale: niente più forza, come la luce del sole o la brezza della sera. Non una mera qualità o virtù, come quella che essi divinizzavano, innalzando altari alla fama, alla modestia, all'energia, alla persuasione e alla pietà. Dio è vivente. Lui è uno di loro. Egli è la Fonte di tutta la vita, di tutto il respiro, di tutto l'essere. Non si può imprigionare Dio in una statua, anche se si può modellare con oro inestimabile. Non si può custodire Dio in un tempio, per quanto splendido possa essere

2. Poi San Paolo spiega l'apparente indifferenza di Dio verso gli uomini attraverso i lunghi secoli. Era un mistero, ma solo il mistero dell'amore paziente e tollerante, che aspettava che i bambini mettessero tutta la loro anima nel grido per lui

3. E, infine, dice loro che il tempo dell'attesa è del tutto passato, e che il grande Padre è venuto ora dai figli, chiedendo la loro fiducia e il loro amore. E la vicinanza del Padre deve essere compresa attraverso la manifestazione umana di suo Figlio. "Egli predicò loro Gesù". -R.T

24 Il Dio per Dio, A.V. sicuramente un cambiamento in peggio; essendo egli Signore per aver visto che egli è Signore, A.V. Fatto con le mani ceiropoihtoiv; vedi la stessa frase in Marco 14:5,8; Atti 7:48; Ebrei 9:11. San Paolo lo applica anche alla circoncisione fatta con il coltello, distinta da quella operata dallo Spirito Santo Efesini 3:11 È frequente nella LXX È un esempio lampante dell'incrollabile audacia e fedeltà di San Paolo alla verità, che egli esponga la vacuità del culto pagano, stando a un tiro di schioppo dal Partenone e dal tempio di Teseo e dagli innumerevoli altri templi di dèi e dee, che erano l'orgoglio e la gloria del popolo ateniese. Notate come egli inizia la sua istruzione catechetica agli Ateniesi con il primo articolo del Credo: "Credo in Dio Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra".

25 È servito da perché è adorato con, A.V; lui stesso per lui, A.V. Servito da mani di uomini. Qerapeuetai, è "servito", come un uomo è servito dal suo servo, che provvede ai suoi bisogni; Qerapwn e Qerapeuthv sono "un attendente". Cantici in ebraico: db servire Dio; Dbe; un servo di Dio; hdw Servizio di Abdia come dei Leviti nel tempio, ecc. Qualsiasi cosa; o, come alcuni la prendono, come se avesse bisogno dell'aiuto o del servizio di qualcuno. L'argomento, come suggerisce il Crisostomo, è simile a quello del Salmo 1

26 Egli ha fatto per ha fatto, A.V.; di uno per di un sangue, A.V. e T.R.; ogni nazione per tutte le nazioni, A.V.; avendo determinato le loro stagioni fissate per e ha determinato i tempi prima stabiliti, A.V. Dall'unità di Dio Paolo deduce l'unità della razza umana, tutta creata da Dio, tutta scaturita da un solo antenato, o un solo sangue qualunque sia la lettura che si prende, e quindi non avere i loro diversi dèi nazionali, ma tutti uniti nell'adorazione dell'unico vero e vivente Dio, il Padre di tutti loro. Si può notare dal modo in cui le lingue della terra, diverse come la pelle e le fattezze delle diverse razze, e corrispondenti a quei vari confini assegnati da Dio alle loro abitazioni, tuttavia portano una testimonianza distinta ed enfatica di questa unità. Sono variazioni, più o meno estese, del linguaggio dell'uomo. Confini della loro abitazione; TAAV K.T.L.: La parola ricorre solo qui; Altrove, anche se raramente, Tasia

27 Dio per il Signore, A.V. e T.R. Meyer non accetta questa lettura; è per essere, A.V.; ciascuno per ogni, A.V Se per caso potrebbero sentirsi dopo di lui. Yhlafaw è "toccare, sentire o toccare", come Luca 24:39; Ebrei 12:18; 1Giovanni 1:1. Ma è specialmente usato per l'azione del cieco che brancola o si fa strada tastando con le mani in mancanza di vista. Cantici Omero descrive Polifemo come un cersignore, che si faceva strada verso l'imboccatura della caverna con le mani dopo essere stato accecato da Ulisse 'Odissea', 9:416. E nella LXX di Deuteronomio 28:29 leggiamo, Esh yhlafwn meshmbriav wjv ei tiv yhlafhsai tuflotei, "Tu brancolerai a mezzogiorno come il cieco brancola nelle tenebre". L'insegnamento, quindi, del passaggio è che, sebbene Dio fosse molto vicino ad ogni uomo, e non se ne fosse andato senza un'abbondante testimonianza nei suoi molteplici doni, tuttavia, a causa della cecità dei pagani, essi dovettero sentire la loro strada incerta verso Dio. In questo fatto sta la necessità di una rivelazione, come segue Versetto 30, ecc. E quindi almeno una parte del significato di passaggi come: "Voi eravate a volte tenebre, ma ora siete luce nel; Efesini 5:8 "Egli vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce"; 1Pietro 2:9 "Dio, che ha comandato che la luce risplendesse dalle tenebre, ha rifulso nei nostri cuori per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio nel volto di Gesù Cristo", 2Corinzi 4:6 e molti altri passaggi simili

28 Anche per A.V. Poiché in lui, ecc. Questa è la prova che non dobbiamo andare lontano per trovare Dio, la nostra stessa vita e il nostro essere, ogni movimento che facciamo come persone viventi, è una prova che Dio è vicino, anzi, più che vicino, che è con noi e intorno a noi, ci vivifica con la sua stessa vita, ci sostiene con la sua stessa potenza, sostenere l'essere che da lui deriviamo comp. Salmi 139:7 -- , ecc.; Salmi 23:4 Alcuni anche dei vostri poeti, cioè Arsto di Tarso 270 a.C., che ha le parole esatte citate da San Paolo, e Cleante d'Asini 300 a.C., che ha jEk sou ganov ejsmen. Come si è appena difeso dall'accusa di introdurre dèi stranieri riferendosi a un altare ateniese, così ora, per lo stesso scopo, cita uno dei loro poeti greci Per l'affermazione che l'uomo è progenie di Dio, comp. Luca 3:38

L'uomo in Dio

"In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo". La grandezza e l'umiltà dell'apostolo: un'illustrazione della natura e del metodo del cristianesimo. Su tutta la gloria di Atene la cappa della morte spirituale. Un Dio sconosciuto tra loro. L'orgoglio del mondo antico era ancora aggrappato a vuote superstizioni, in cui solo la metà credeva, se non del tutto. Audacia del messaggero. Il politeismo è falso. Il cuore umano è rivendicato per Dio. Dal loro altare all'annuncio cristiano del giudizio imminente. Un appello alla ragione, alla coscienza, all'esperienza, spirito universale dell'umanità

UNA GRANDE VERITÀ PRIMARIA esposta in due aspetti: naturale e spirituale

1. Tutta la religione poggia su un fondamento naturale. Siamo creature di Dio. Triplice visione dell'umanità: come vita, come attività, come essere o carattere. Visione insoddisfacente della natura umana che omette una di queste cose. Non viviamo solo per la terra, ma per l'eternità. Non solo per esistere, ma per dispiegare le nostre possibilità, intellettuali, morali, spirituali. Dio, il Dio della provvidenza. Storia. Vita sociale. Ma la religione naturale non è sufficiente. Si è dimostrato così, deve essere così

2. La religione è l'opera nell'uomo dello spirituale. Il grande fatto di una rovina morale non può essere trascurato. Gli antichi pagani ammettevano l'inconciliabile opposizione del cielo e della terra. Rifugio nell'orgoglio prometeico. Scoraggiamento Dicevano apertamente: "È meglio morire che vivere" La missione del Vangelo era quella della speranza. Annuncio della vita dell'uomo in Dio. Il potere spirituale a portata di mano. Il messaggio scritto nei fatti del vangelo. Paolo condusse i suoi ascoltatori a Cristo. Per noi la religione è Cristo. La risurrezione è il sigillo sulla promessa della vita

II Considera LE APPLICAZIONI DI UNA TALE VERITÀ

1. La questione essenziale e suprema dell'esistenza di ogni uomo è ciò che egli è per Dio, e ciò che Dio è per lui. La nostra vita in lui

2. C'è solo una religione che soddisfa i bisogni dell'uomo, quella che viene da Dio

3. La religione di Cristo è adattata alla mente più umile e più elevata, alla condizione più bassa e più elevata.

Versetti 28, 29.- La progenie di Dio

"Poiché anche noi siamo sua progenie". La fonte da cui Santa Patti ha tratto questa citazione è data nella parte esegetica di questo Commentario. Può essere utile sottolineare come una citazione così classica avrebbe assicurato l'attenzione costante del suo uditorio. Dean Plumptre osserva in modo suggestivo: "Il metodo dell'insegnamento di San Paolo è uno di quelli da cui i predicatori moderni potrebbero imparare una lezione. Non comincia dicendo agli uomini che hanno un'opinione troppo alta di se stessi, che sono vermi vili, creature della polvere, figli del diavolo. Il difetto che egli trova in loro è che hanno preso una stima troppo bassa della loro posizione. Anche loro avevano dimenticato di essere progenie di Dio, e si erano considerati, come avevano fatto gli increduli Giudei, Atti 13:46 'indegni della vita eterna'".

La verità che ci viene posta davanti nel testo è quella della relazione paterna di Dio con tutti gli uomini, e della relazione di risposta dei figli di tutti gli uomini con Dio

IO , IL FATTO VEDE È LA SUA UNIVERSALITÀ. Si presume comunemente che San Paolo non intendesse altro che ricordare al suo pubblico che c'era un solo Creatore, e che tutti gli uomini sono stati fatti a sua immagine. Ma deve aver ulteriormente progettato

1 rivelare loro Dio;

2 per dargli il migliore dei nomi;

3 e di risvegliare in loro il senso delle sue universali pretese di amore e di fiducia

III LE RELAZIONI TRA FIGLIO E PADRE COSÌ COINVOLTE. Queste non possono essere fatte da Cristo, ci appartengono e sono le condizioni stesse del nostro essere

1. Cristo ci permette di riconoscere la relazione

2. Lo ripristina come una relazione interrotta

3. Egli mostra la gloria della relazione nella sua stessa vita umana

4. Egli ci aiuta, con la sua grazia e il suo Spirito, a soddisfare e a soddisfare le esigenze della relazione. "Poiché siamo figli, Dio ha mandato lo spirito del suo Figlio nei nostri cuori".

III L'ARGOMENTO A FAVORE DELLA SPIRITUALITÀ DI DIO COSÌ INDICATO. Elabora e illustra:

1. Che una cosa non può mai essere superiore al suo creatore. Se Dio ci ha creati, deve essere migliore di noi, e noi siamo manifestamente migliori delle statue senza parole

2. L'uomo, il figlio, è un essere spirituale; allora anche Dio, il Padre, deve essere spirituale

IV LE PRETESE DI DIO SUGLI UOMINI COSÌ RAFFORZATE. Paternità significa autorità. Dobbiamo prestare attenzione a ciò che Dio comanda. Egli comanda due cose

1. Che dovremmo pentirci

2. Che riceviamo il suo dono della vita eterna in Cristo. "Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio." -R.T

29 Essendo dunque per quanto dunque siamo noi, A.V.; dispositivo dell'uomo per il dispositivo dell'uomo, A.V. Scolpito dall'arte, ecc. In greco il sostantivo caragmata, immagini scolpite, cose incise, è in apposizione con l'oro, l'argento e la pietra, e un'ulteriore descrizione di essi. L'arte, tecnicamente, è la manualità, l'espediente; Ejnqumhsiv è il genio e la potenza mentale che progetta lo splendido tempio, o la squisita scultura, o la statua che deve ricevere l'adorazione dell'idolatra. Confronta il sarcasmo pungente di Isaia 44:9-17

30 I tempi dell'ignoranza quindi Dio li ha trascurati e i tempi di questa ignoranza Dio ha fatto l'occhiolino, A.V. egli comanda per comanda, A.V. uomini per tutti gli uomini, A.V. che tutti si pentano dappertutto perché dappertutto si pentano, A.V. e T.R. I tempi dell'ignoranza; forse con riferimento a Versetto 23, e sottintendendo anche che tutta l'idolatria, di cui aveva parlato in Versetto 29, nasceva dall'ignoranza. Dio ha trascurato; o, come è espresso idiomaticamente nell'A.V., ha fatto l' occhiolino; fatto come se non lo vedesse; "tacere", come si dice in Salmi 1 ; non ha fatto alcuna mossa per punirlo. Che dovrebbero essere tutti dappertutto. Il vangelo è per il mondo intero: "Il loro suono si diffuse per tutta la terra e le loro parole giunsero fino ai confini del mondo"; Romani 10:18 "Predicate il vangelo ad ogni creatura" Marco 16:15 Pentitevi. La nota chiave del vangelo Matteo 3:2; Atti 20:21

Dio ha rivelato: il suo atteggiamento verso il peccatore. Vale la pena notare, in via preliminare, che Paolo parla delle epoche precristiane come di "tempi di ignoranza". Sappiamo che questi includevano molto apprendimento umano. Le parole dell'apostolo furono pronunciate in quel luogo dove c'era tutto per richiamare alla memoria tutto questo. Ma egli avrebbe detto, e avrebbe fatto anche considerare che ogni epoca in cui Dio rimaneva sconosciuto era un'epoca di ignoranza. "Il timore del Signore è l'inizio della saggezza". Nessuna arte, nessuna filosofia, nessuna scienza, nessuna letteratura, nessuna conquista intellettuale o realizzazione di qualsiasi tipo compenserà l'ignoranza di Dio; l'anima che non lo conosce è un uomo ignorante; Il tempo che non lo conosce è un'epoca ignorante. Ma il testo suggerisce e risponde a una domanda molto urgente: qual è l'atteggiamento del santo Padre degli spiriti verso i suoi figli peccatori? La sua santità avrebbe portato a una severità imparziale; la sua paternità a tenerezza e clemenza eccessive. La risposta si trova qui nelle parole dell'apostolo

I L'ATTEGGIAMENTO DI DIO NELLE EPOCHE PRECRISTIANE. Questo era un discorso di magnanima sopportazione. Dio "strizzava l'occhio" come rende infelicemente il testo, trascurava, sopportava con tutto ciò che era così doloroso ai suoi occhi, tutta l'inimmaginabile iniquità di quaranta secoli di peccato umano. Non senza molte prove del suo divino dispiacere; non senza manifestazioni della sua santa ira. Egli ha mandato la malattia, il dolore, la calamità, la morte, come segni del suo significato riguardo al peccato. Ma per lunghe ere di male, in cui gli uomini peccavano dappertutto direttamente contro di lui con le loro idolatrie e i loro ateismi e le loro infedeltà pratiche, e indirettamente contro di lui con i loro peccati gli uni contro gli altri e i torti che facevano loro stessi, l'atteggiamento principale di Dio verso i suoi sudditi ribelli era quello della magnanimità divina

1. Non li ha puniti in proporzione ai loro cattivi meriti. Egli "tace" Salmi 1 Egli "non li trattò dopo i loro peccati", ecc. Salmi 103:10

2. Egli conferì loro grande e continua benignità amorevole in ogni età Atti 14:16,17

II IL SUO ATTEGGIAMENTO DOPO LA VENUTA DI SUO FIGLIO. Egli «ora comanda a tutti, in ogni luogo, di pentirsi». L'ingresso nel "regno di Dio" fu accompagnato dall'enunciazione di questo forte imperativo: "Convertitevi" Matteo 3:2; 4:17; Marco 6:12 L'ultimo, solenne incarico del Signore ascendente fu quello di far risuonare questa nota di pentimento "fra tutte le nazioni" Luca 24:47 L'apostolo dei Gentili, divinamente istruito, predicò ai Giudei e ai Gentili "il ravvedimento verso Dio", ecc. Atti 20:21 E dovunque questo vangelo è predicato agli uomini, lì è annunciato il comandamento divino: "Convertitevi". Lo sappiamo:

1. Il suo vero significato. È il volgere il cuore, e quindi la vita, dal peccato e dalla follia a Dio e al suo servizio

2. La sua ampiezza di applicazione. Essa è coestensiva con la razza, si estende fino alla terra più remota e all'età più lontana, nessuna così pura di cuore e di vita da non averne bisogno, nessuna così vile da non poterlo fare, nessuna così vecchia da non potersi pentare

3. Le conseguenze dell'impenitenza. Sono

1. Il dispiacere di Dio ora, e

2. la sua condanna e punizione finale. - C

31 Nella misura in cui per cui, A.V. e T.R.; l'uomo per quell'uomo, A.V. Egli ha fissato un giorno. Fino a quel momento sembra che gli Ateniesi abbiano ascoltato con interesse, mentre San Paolo li guidava, con consumata abilità, dalle dottrine della religione naturale, e mentre esponeva verità speculative. Ma ora sono portati a un punto morto. Potrebbero non continuare più a chiedere, Ti kainon; Un giorno fissato da Dio, fu detto loro, era vicino, in cui Dio avrebbe giudicato il mondo con giustizia, e in cui anche loro stessi sarebbero stati giudicati. E la certezza di ciò era resa evidente dal fatto che colui che era stato ordinato giudice era risuscitato dai morti, e quindi pronto a iniziare il giudizio. Era giunto il momento di agire immediatamente; La rivelazione di Dio li aveva raggiunti. L'uomo ajndri. Sondra Atti 2:22, jIhsoun ton Nazwraion a-ajponon k.t.l. E così in Giovanni 5:27 nostro Signore stesso dice di se stesso che il Padre gli ha dato l'autorità di eseguire il giudizio "perché è il Figlio dell'uomo"; e in Matteo 26:24, "D'ora in poi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza". Per la connessione del giudizio con la risurrezione di Cristo, si veda in particolare Atti 10:40-42 Cantici anche i Credo

Dio rivelato: il suo santo proposito

Non solo chiediamo: Chi o che cosa è? Qual è il suo carattere e il suo spirito? Qual è il suo attuale atteggiamento verso di noi? Chiediamoci anche: Qual è il suo proposito riguardo a noi? Quell'unico Dio infinito, "nel quale viviamo, ci muoviamo ed esistiamo", che tiene il nostro destino nella sua mano sovrana, è sua intenzione che la lampada della sua illuminazione, lo spirito umano, Proverbi 20:27 si spenga completamente alla morte, o che quello spirito risplenda in un'altra sfera? E se è così, quali saranno le condizioni di quella vita al di là del fiume? La risposta è...

IO CHE DIO CONTINUERÀ A NOI LA NOSTRA ESISTENZA IN UN ALTRO STATO, E CI GIUDICHERÀ PER IL NOSTRO. AZIONI QUI. "Egli ha fissato un giorno in cui giudicherà il mondo". Non supponiamo che il tempo dell'aldilà sarà misurato come lo è ora, e che il "giorno" dell'altra vita corrisponderà a "un giorno" della nostra esperienza presente. Ma verrà il tempo nella vita futura in cui "compariremo davanti al seggio del giudizio". Dio ha "stabilito che l'uomo muoia una sola volta" e "dopo ciò viene il giudizio". Abbastanza chiaramente, nel pensiero e nel proposito di Dio, questa vita è solo l'inizio della nostra esistenza, il periodo di prova da cui dipendono i lunghi risultati del mondo eterno. Cantici, lungi dall'essere l'essenza e la fine dell'umanità, non è che la prefazione al grande volume che succede; non è che il fiume che scorre verso il mare e si perde nel mare

II CHE IL GIUDIZIO DI DIO SU DI NOI SARÀ UN GIUDIZIO DI PERFETTA GIUSTIZIA. "Nella giustizia".

1. Non ci sarà traccia di parzialità, nessuna minima sfumatura di favoritismo; nessuno se la passerà meglio, non peggio, per classe, o sesso, o parentela, o nazionalità

2. Si terrà conto di tutti i particolari dell'azione umana. "Dio porterà in giudizio ogni opera con ogni cosa segreta": Ecclesiaste 12:14 tutti i pensieri, l'"opera" dell'intelletto; tutti i sentimenti: l'"opera" del cuore; tutte le scelte: l'"opera" della volontà; così come tutte le parole: l'"opera" della lingua; e tutte le azioni: l'"opera" della mano

3. Si avrà rispetto per tutto ciò che accresce o diminuisce la responsabilità; per tutti i privilegi e le opportunità speciali da un lato, e per tutte le privazioni e gli svantaggi dall'altro

III CHE DIO GIUDICHERÀ IL MONDO PER MEZZO DI SUO FIGLIO, IL NOSTRO SALVATORE GESÙ CRISTO. "Per quell'uomo", ecc., sì, il Figlio dell'uomo, al quale è affidato ogni giudizio, Giovanni 5:22 che avrà l'autorità di eseguire il giudizio "perché è il Figlio dell'uomo" Giovanni 5:27 Cristo sarà il nostro Giudice. Il suo rapporto speciale con noi lo rende eminentemente adatto a quella posizione suprema

1. Egli è il Signore della nostra natura

2. Conosce perfettamente la nostra natura Ebrei 4:15

3. Egli afferma che tutti entreremo in relazione vivente con lui; tutti dobbiamo essere "trovati in lui" Filippesi 3:9; Giovanni 15:4,6; 1Giovanni 2:28

IV CHE DIO CI HA DATO UNA FORTE ASSICURAZIONE DEL SUO PROPOSITO DIVINO. "Di ciò che egli ha dato", ecc. Abbiamo l'assicurazione di tale intenzione in:

1. La nostra consapevolezza del deserto malato e della punizione incompleta. Sentiamo che il peccato richiede condanna e punizione, e che la nostra colpa individuale non ha ricevuto la giusta punizione. Per quanto e quante cose meritiamo il rimprovero della voce divina, l'inflizione della mano divina!

2. La nostra osservazione della condotta degli uomini abbandonati e malvagi. Quanti sono coloro che scendono nella tomba con come sembra certamente peccati impuniti sulla loro anima!

1. L'apprensione generale dell'umanità

2. Ma la certezza del proposito di Dio è nel linguaggio e nella vita di Gesù Cristo; più specialmente nel fatto della sua risurrezione, che precede, predice e assicura la nostra

1 Com'è sciocco trattare come se fosse tutta la nostra carriera ciò che non è altro che l'inizio!

2 Com'è saggio vivere in vista di quel grande giorno del conto!

3 Com'è necessario essere giustamente imparentati con il supremo Giudice! - C

32 Ora per e, A.V. ma per e, A.V. riguardo a questo ancora una volta per di nuovo di questa questione, A.V. Alcuni derisi. Lo scetticismo ateniese non poteva accettare una verità così spirituale come la risurrezione dei morti; e la leggerezza ateniese dei propositi rinviò a un altro giorno il passo decisivo di accettare la salvezza del Salvatore risorto, proprio come aveva differito la resistenza a Filippo di Macedonia fino a quando le loro libertà non fossero scomparse e il loro paese ridotto in schiavitù Per "Ti ascolteremo di nuovo", comp. Atti 24:25

Versetti 32, 33.- Opportunità

"Ora, quando udirono", ecc. L'ascolto della verità è l'esigenza della posizione dell'uomo. Tentazione "di menti come gli Ateniesi" di considerarsi in grado di essere i maestri di se stessi. Fatti spesso più strani della finzione. La filosofia è stata un grande ostacolo al cristianesimo. Cantici ancora orgoglio intellettuale e pregiudizio. Le due classi di ascoltatori ancora rappresentate: gli schernitori e gli schernitori

I RESPONSABILITÀ NELL'UDITO

1. Applicazione della mente. Concentrazione sull'argomento. Apertura alla persuasione

2. Abbandono del cuore alla verità. Il messaggio non è rivolto semplicemente alla ragione. Uno spirito speculativo può facilmente ammettere una nube di obiezioni e di difficoltà che oscurano la Parola. Procrastinazione significa indifferenza. Si è già capito e sentito abbastanza per giustificare la pratica

II CRISI SPECIALE DI OPPORTUNITÀ. Che si tratti dell'ascolto della Parola, o dell'invito divino attraverso circostanze provvidenziali, l'opportunità a volte si accumula fino al punto in cui la resistenza diventa colpa. Cantici era nella nazione ebraica all'avvento di Cristo. Cantici ad Atene con la visita di Paolo. La Parola può essere tolta:

1. Con l'opera del peccato dentro di noi, indurendo il cuore

2. Dai cambiamenti nella vita esteriore

3. Con l'appello all'eternità. "Badate a come udite"; "Lavora finché è ancora giorno"; "Ora è il momento accettato". -R

Versetti 32-34.- Tre tipi di udito

Non sempre viene dato ai più duri e coscienziosi che lavorano per mietere un grande raccolto. Quel giorno era stato un giorno di duro lavoro e di lavoro fedele per Paolo. Arrivato al tramonto, conta più delusione che guadagno. Questo passaggio parla di tre tipi di ascoltatori. E ci sta raccontando di fatti, fatti che sono stati, fatti che troppo spesso sono. Avviso-

IO CI SONO QUELLI CHE ASCOLTANO E DERIDONO

1. Deridono quando sentono qualcosa e temono qualcosa

2. Deridono quando non possono confutare ciò che viene detto nel loro orecchio esterno, né mettere a tacere ciò che parla di sé nel loro orecchio interno

3. Deridono quando non capiscono e non cercano di capire

4. Deridono quando sono pronti a rischiare tutto, piuttosto che cedere qualcosa di sé e della propria volontà

II CI SONO QUELLI CHE ASCOLTANO E PROCRASTINANO

1. Procrastinano quando sono persuasi, quasi

2. Procrastinano quando non si tratta di "due opinioni" ma di dovere attivo o di dichiarazione pubblica di sé

3. Procrastinano quando la loro mente è abbastanza chiara, ma il loro cuore non è né onesto né serio

4. Procrastinano quando sentono di dover dire qualcosa, ma non sono preparati né a fare né a dire la cosa giusta

III CI SONO QUELLI CHE ASCOLTANO E CREDONO

1. Credono quando "il Signore ha aperto il loro cuore per prestare attenzione alle cose dette".

2. Credono quando sentono che le cose dette sono vere per i loro bisogni e sono per loro

3. Credono quando sono praticamente pronti, se necessario, a "abbandonare" tutto il resto per "aderire" a quell'unico Essere che ha "parole di vita eterna". -B

33 Così , per così, A.V. e T.R.; uscì per il defunto, A.V. Il significato è che egli lasciò l'assemblea nell'Areopago. Atti Versetto 22 ci è stato detto che egli stava in piedi ejn mesw tou jAreiou pagou dove vedi nota; Ora uscì ejk mesou aujtwn, lasciandoli ancora seduti sulle loro panchine, mentre scendeva di nuovo i gradini della città dal luogo in cui si trovava

34 Ma per questo, A.V.; che anche per il quale, A.V. Dionigi l'Areopagita. La prima notizia che abbiamo di lui negli scrittori ecclesiastici è quella ben nota di Eusebio, 'Eccl. Hist.,' 3. 4., in cui dice: "Ci viene detto da un antico scrittore, Dionigi pastore della diocesi di Corinto ob. 178 d.C., che il suo omonimo Dionigi l'Areopagita, di cui San Luca dice negli Atti che fu il primo ad abbracciare la fede dopo il discorso di San Paolo nell'Areopago, divenne il primo vescovo della Chiesa di Atene". Eusebio ripete l'affermazione nella sua lunga nota su Dionigi di Corinto, in 4. 23. Altre tradizioni incerte parlano di lui Suida come di uno che è salito all'apice dell'erudizione greca, e che ha subito un crudele martirio Nicefi, 3:11. "Le opere che portano il suo nome sono senza dubbio spurie" Alford. Damaris; "del tutto sconosciuta" Meyer, ma certamente non la moglie di Dionigi, come hanno pensato Crisostomo Deuteronomio Sacerd., 4:7 e altri Dizionario della Bibbia. E altri con loro. Sembrerebbero che questi siano solo pochi dal modo in cui San Luca li menziona, e dal fatto che non abbiamo più sentito nulla negli Atti sulla Chiesa di Atene. È notevole che questo piccolo numero di convertiti coincida con la debolezza della sinagoga di Atene: troppo debole per perseguitare e troppo debole per fare proseliti tra i Greci di Atene. Disprezza chiaramente il fatto che in nessun altro luogo San Paolo abbia conquistato così poche anime a Cristo. Eppure la Parola di Dio non ritornò a lui completamente vuota. Il seme cadde su un terreno buono, per portare frutto per la vita eterna

Illustratore biblico:

Atti 17

1 CAPITOLO 17

Atti 17:1-9

quando ebbero attraversato Anfipoli e Apollonia.- Da Anfipoli a Tessalonica: - La bella città di Anfipoli si trova a sud di uno splendido lago sotto colline riparate, a tre miglia dal mare e a trentatré da Filippi, e ai margini di una pianura di sconfinata fertilità. La forza della sua posizione naturale, quasi circondata da una grande ansa di un fiume, le miniere che vi si trovavano nelle vicinanze e le foreste vicine, ne facevano una posizione di grande importanza. Se San Paolo avesse mai letto Erodoto, avrebbe potuto pensare con orrore al sacrificio di Serse, alla sepoltura in vita in questo luogo di nove giovani e nove fanciulle; e se avesse letto Tucidide, avrebbe guardato con particolare interesse il tumulo sepolcrale di Brasida, e l'incavo delle pietre nella strada della città consunta, che mostrava i piedi di uomini e di cavalli sotto la porta, e avvertiva Kleon che si intendeva fare una sortita. Se avesse potuto leggere Livio, si sarebbe ricordato del fatto che in questa città Paolo Emilio - uno della famiglia da cui forse il suo nome - aveva proclamato che la Macedonia sarebbe stata libera. Ma tutto questo era poco o nulla per i missionari ebrei. Atti Amphipolis non esisteva una sinagoga, e quindi non c'era alcun mezzo per rivolgersi agli ebrei o ai gentili. Perciò il giorno seguente proseguirono per trenta miglia, attraverso paesaggi di incomparabile bellezza, lungo il golfo Strimonico, attraverso il passo boscoso di Aulon, quando San Paolo avrebbe potuto guardare la tomba di Euripide, e lungo le rive del lago di Bolbe fino ad Apollonia. Da lì procedettero per quaranta miglia fino alla famosissima Tessalonica, la capitale di tutta la Macedonia, la cui posizione sulla strada Egnazia, che dominava l'ingresso a due grandi distretti interni, e all'estremità del golfo termaico, ne faceva un'importante sede di commercio. Fin dai tempi in cui Cassandro l'aveva rifondata e ne aveva cambiato il nome da Therma a Tessalonica, in onore di sua moglie, sorella di Alessandro, era sempre stata una città fiorente, con molte associazioni storiche. Qui Cicerone aveva trascorso i suoi giorni di malinconico esilio. Qui un arco trionfale, ancora in piedi, commemora la vittoria di Ottaviano e Antonio a Filippi. Da qui, come con lo squillo di una tromba, non solo nel giorno di San Paolo (1Tessalonicesi 1:8 ), ma per secoli dopo, la Parola di Dio risuonò tra le tribù vicine. Qui Teodosio si rese colpevole di quella crudele strage per la quale Ambrogio, con eroica fedeltà, lo trattenne per otto mesi dal duomo di Milano. Qui il suo buon e dotto vescovo Eustazio scrisse quegli scolia su Omero che lo pongono in prima fila tra gli antichi commentatori. Ricevette il titolo di "città ortodossa", perché fu per secoli un baluardo della cristianità; ma fu preso da Amurath

(II.) nel 1430. Salonicco è ancora un grande porto commerciale di settantamila abitanti, di cui quasi un terzo sono ebrei. In questa città, ora rovinata dalla maledizione dell'Islam, ma ancora bella sulle pendici delle sue colline ricoperte di vigneti, con la Pelia e l'Olimpo in piena vista, i missionari si riposarono; perché qui c'era l'unica sinagoga ebraica che bastava per l'intero distretto. (Arcidiacono Farrar.) La predicazione di Paolo a Tessalonica: - La sua predicazione -

(I.) Era evangelico

(1.) Il suo grande tema era Cristo

(1) Gli Ebrei mostrarono la necessità della Sua sofferenza e della Sua risurrezione. Gli Ebrei mostravano la Croce di Cristo in tutti i suoi alti aspetti

(2) Ebrei mostrò che Ebrei era il Messia. "È Cristo". 2. La sua grande autorità erano le Scritture. Ebrei non cercò di ricavare i suoi argomenti e le sue illustrazioni dalla letteratura generale o dalla filosofia. Gli Ebrei vorrebbero, forse, citare le antiche profezie (Genesi 49:10 ; Isaia 40:1-10 ; liii.; Daniele 9:24-27 ; Michea 5:6, ecc.), e mostrano che nella vita di Gesù quelle meravigliose profezie si sono adempiute. Ragionando con gli ebrei, la sua autorità era la Scrittura e con i gentili la natura, come ad Atene

(3.) Il suo grande metodo era il ragionamento. Gli ebrei "ragionavano con loro"". Aprire"significa spiegare, dispiegare. "Asserire" significa esporre la proposizione. Ebrei espose le sue proposizioni e ne argomentò la verità con le Scritture. Questa è la predicazione modello. Che i ministri diano ora agli uomini il Cristo delle Scritture, non il Cristo della loro teologia

(II.) Ha fatto proseliti (Versetto 4). I "greci devoti" erano coloro che erano diventati proseliti della religione ebraica, "proseliti della porta". Le "donne capo" erano membri di famiglie di alto rango. I convertiti furono... l. Numerosi. "Una grande moltitudine". 2. Influente. "Donne capo". Alcune delle donne più importanti della città

(3.) Completamente uniti. "Si associarono con Paolo e Sila". Le credenze comuni risvegliano simpatie comuni. Cristo raduna uomini di carattere e di vita diversi

(III.) Opposizione risvegliata (Versetto 5). In questo vediamo... l. La forza dell'invidia. Questa passione maligna di natura malvagia era stata eccitata negli Ebrei dalla conquista morale che gli apostoli avevano ottenuto nella loro sinagoga. Questa passione è sempre stata l'ispirazione di tutte le persecuzioni. Si mostra ora in mille forme

(2.) Il servilismo delle folle. Questi ebrei presero con sé certi tipi lascivi della specie più vile, oziosi senza scrupoli che si trovano a bighellonare nei luoghi di villeggiatura pubblica, la plebaglia pigra che riempie le case di lavoro di poveri e le carceri di prigionieri, che sono sempre strumenti pronti per le mani di uomini malvagi al potere. Il demagogo può lusingarli e i ricchi possono acquistare i loro servizi con denaro

(3.) La forza rivoluzionaria del Vangelo (Versetto 6). Questi uomini dicevano la verità, anche se non intenzionalmente. Il vangelo capovolge il mondo, perché il mondo morale è nella posizione sbagliata

(4.) La falsità della malvagità (Versetto 4). L'accusa che portarono contro di loro fu quella di sedizione e ribellione contro l'imperatore romano, alto tradimento contro la corona. Questi uomini coprivano la loro invidia sotto l'abito del patriottismo. (D. Thomas, D.D.) Paolo a Tessalonica:

(I.) La maniera di un predicatore primitivo (Versetto CAPITOLO 2). Qual era il problema? Nei giorni di sabato entrava nella sinagoga. Nella sua ultima lettera a questi Tessalonicesi, ricorda loro che non si è reso responsabile nei loro confronti (ii. 9). Così, nei giorni feriali, si guadagnava da vivere, migliorando, senza dubbio, ogni opportunità di conversazione con coloro che gli si presentavano sulla strada; ma il sabato gli dava tempo libero e gli dava udienza. In che modo usò queste opportunità domenicali? Gli ebrei "ragionavano" con il popolo. La fede del cristiano non dovrebbe essere cieca. Ha la sua vera casa sia nell'intelletto che nel cuore. La Chiesa di oggi, e di tutti i giorni, ha bisogno dell'aiuto di uomini pensanti, pronti a dare ragione a ogni uomo che chiede ragione della speranza che è in loro. Da dove Paolo trasse i suoi argomenti? "Dalle Scritture"; perché la maggior parte di coloro a cui si rivolgeva erano ebrei o proseliti, e accettavano l'Antico Testamento. Non ne consegue che in ogni caso si debba cominciare proprio da dove ha fatto lui. Atti Listra e Atene venne in contatto con i pagani, che non conoscevano né si curavano delle Scritture ebraiche. Con loro Paolo stesso cominciò con il libro della natura. Così impariamo quanto sia necessario trovare un terreno comune su cui noi e coloro che vogliamo convincere possiamo stare insieme

(II.) Un buon segno di vera fede in un convertito cristiano (Versetto 4). Niente di più naturale e saggio. Amando gli stessi oggetti, nutrendo le stesse speranze, perché non dovrebbero deliziarsi l'uno della compagnia dell'altro? Coloro che hanno un solo cuore e un solo scopo non hanno bisogno di precetti che li uniscano. Ognuno è per l'altro come una calamita e un supporto. Ci si può aspettare che una fede religiosa comune superi le piccole differenze e attiri gli uomini in un ovile comune. In molte cose gli istruiti e gli ignoranti, i ricchi e i poveri, differiscono notevolmente nei loro gusti. Ma quando Cristo entra nel cuore, li vedi dimenticare le differenze e diventare un'unica famiglia spirituale. Michael Faraday venne onorato come "un principe nell'aristocrazia dell'intelletto". Eppure non perse mai il suo interesse per un piccolo gruppo di oscuri cristiani. Questi credenti di Tessalonica si unirono a Paolo e Sila anche per il sostegno spirituale e la sicurezza. Per entrambe queste ragioni ci aspettiamo di vedere convertiti moderni che cercano di entrare a far parte della Chiesa. Questo è un buon segno e una buona regola

(III.) Lo spirito e le arti troppo comuni degli oppositori del vangelo. Gli ebrei videro che l'insegnamento e l'influenza di Paolo stavano minando i loro. Non consideravano se l'insegnamento fosse vero e l'influenza buona. Pochissimi tengono a mente quanto possa essere maligna l'invidia. Fu per invidia che gli ebrei consegnarono Gesù perché fosse crocifisso e che Giuseppe fu venduto come schiavo. Notate poi le arti di questi oppositori dell'apostolo. Presero per sé "vili compagni della plebaglia" - lettini, ragazzi e uomini senza occupazione né senso di responsabilità - e li incitarono a farlo. Ci sono sempre strumenti pronti di leader senza scrupoli. Proprio qui c'è il pericolo più grande che ora minaccia la società. Contro di loro tutti i buoni cittadini dovrebbero fornire una salvaguardia, spingendo avanti l'opera cristiana. Per autodifesa, se non per una ragione superiore, abbiamo bisogno di portarlo nelle case, nei ritrovi e nei cuori dei più bassi e dei peggiori

(IV.) Ci si deve sempre aspettare un effetto marcato da un'opera evangelica di successo (Versetto 6). Le parole erano intese in senso negativo. Ma involontariamente hanno detto una grande verità; fece il più alto complimento possibile al Vangelo. L'espressione fedele del Vangelo produce effettivamente contese, e il nostro Salvatore predisse che sarebbe successo; per la semplice ragione che gli uomini non sono disposti a sottomettersi alle sue pretese né a permettere che gli altri lo facciano. Il vangelo aveva lo scopo di capovolgere il mondo; Perché nel mondo c'è molto che deve essere rovesciato. È a lode del Vangelo che tende ad effettuare questo. Prima che il vizio sgattaioli via; la virtù alza la testa; la gioia soppianta il dolore; la società è più pura e più sicura; Il cielo inizia qui e ora. Le cose vecchie passano; Sempre di più tutte le cose diventano nuove. (Sermoni del Monday Club.) Paolo a Tessalonica:

1.) Luca è stato evidentemente lasciato a Filippi, dove potrebbe avere una buona parte del lavoro medico da fare. Paolo, Silvano e Timoteo sono andati avanti. Ci chiediamo se Paolo combatterà ancora, o se trascorrerà il resto dei suoi giorni in pie riflessioni; per un certo periodo è occupato a passare per Anfipoli e Apollonia, dove non si è tentato nulla. La battaglia sembra essere finita e i guerrieri percossi stanno tornando a casa per ungere le loro ferite e lavare le loro strisce in segreto. Ma essi giunsero a Tessalonica e, nella sinagoga, Paolo vide un campo di battaglia e subito si gettò a combattere. Vediamo ora cosa cercava negli altri luoghi, e perché non si fermò lì

(2.) "E Paolo, com'era sua abitudine, entrò". Paolo non era un servitore occasionale. Gesù Cristo non andava di tanto in tanto alla sinagoga. Era un periodo noioso per i primi cristiani quando la chiesa era chiusa. Paolo è qui, come dappertutto, il modello stesso di un vero predicatore cristiano. "Gli Ebrei ragionavano con loro usando le Scritture". Gli ebrei non parlavano di qualcosa che aveva inventato; aveva un Libro, un'autorità, e credeva che ogni parola che diceva fosse scritta per lui dalla penna e dall'inchiostro del Cielo. Una volta lasciato andare quel pensiero, la predicazione diventa vana. Un sermone è grande solo quando inizia, continua e finisce nelle Scritture. Poi corona il suo ministero imponendo un distinto appello personale. "Questo Gesù, che io vi annunzio, è Cristo". Era una spada con una punta, un sermone con un accento. Il predicatore deve avere un obiettivo in vista. Qualunque cosa Paolo facesse contribuì a questo grande fine. La difficoltà con il predicatore cristiano è che nessuno vuole ascoltare la sua dottrina, ma il suo modo particolare di esprimerla. Sedevo con riverenza davanti al giudice più importante del suo tempo. La sua voce era debole e indistinta; a volte avevo grande difficoltà a sentirlo; ma, oh, l'ansia di non perdere una parola! Era arido, era polemico, non c'era un solo fiore di parola in tutto il mondo. Tutti erano lì per sentire cosa avrebbe detto il giudice, non come lo diceva. Quando un oratore che borbotta legge un testamento, qualcuno dice qualcosa sul suo modo di fare? Ognuno vuole sapere cosa sta per ottenere. Oh, potrei persuadere i miei ascoltatori che sto leggendo la volontà di Dio, e che gli uomini erano saggi, che capivano queste cose! 3. Notate l'opposizione che il cristianesimo suscita. Puoi formulare un giudizio tollerabile sul merito di una controversia osservando il modo in cui viene condotta. Per quanto tranquilla fosse la città, quando gli apostoli vi entrarono, la lasciarono in un grave tumulto. Non sono venuti a portare la pace sulla terra, ma una spada. Guardate l'opposizione. Era

(1) Di mente ristretta. Dov'è la nobile sfida di discutere una grande questione ad armi pari? Come si commuove Paolo? Per amore. Come si muove l'opposizione? Per invidia

(2) Senza scrupoli. Qualsiasi bastone andrà bene per picchiare un cane. Gli Ebrei, che non avrebbero parlato a quei "lascivi", si servirono di loro per denigrare questa religione della Croce. Se non fossero stati "tipi lascivi", ecc., avrebbero visto che venivano sfruttati. Come può l'Invidia abbassarsi a prendere le armi inquinate e cercare nel fango pietre da scagliare contro il Bene! Non c'è nulla di troppo spregevole da usare per esprimersi nella denuncia, nel disprezzo e nella punizione

(3) Senza legge. Non importa la dignità della città, o i politarchi che la governano. I magistrati non possono opporsi a una città in rivolta; O archivieranno il caso, o prenderanno la cauzione, o faranno qualcosa per uscirne. Così l'opposizione persegue la sua missione fino alla fine. Questo vale per ogni opposizione alla causa cristiana. Ci può essere un'onesta opposizione ad alcuni modi speciali di rappresentarlo; ma alla sua purezza, al suo sacrificio, alla sua nobiltà, al suo scopo, non ci può essere un'opposizione onesta. Eppure, come il Signore fa l'ira dell'uomo per lodarlo! Che cosa ha detto il nemico? "Questi che hanno capovolto il mondo". Lì! Questo è un tributo al loro potere. Persino gli ebrei non osarono definirlo "un fuoco di paglia", "una meraviglia di nove giorni". Essi videro in essa una forza che eccitava il mondo, e noi che siamo cristiani diventiamo spaventati nella misura in cui perdiamo la nostra concezione della grandezza della causa che dobbiamo gestire. Poi diventano di nuovo se stessi, "dicendo che c'è un altro re". Questa è una bugia! Gli apostoli non lo hanno mai detto, nel senso che ora attribuiscono a questa parola dai loro accusatori. Puoi usare le parole giuste con un significato sbagliato. Non dobbiamo solo pronunciare le parole del Vangelo, dobbiamo pronunciarle con toni evangelici. Allora gli accusatori continuarono a dire: "un solo Gesù". Lì avevano ragione. Gli apostoli, quindi, non avevano lasciato alcuna impressione falsa o vaga. In mezzo a tutto il tumulto, al tumulto e all'opposizione, avevano fatto entrare questa parola nella memoria pubblica: "Gesù". 4. È questa la fine? Non è certo l'inizio. La prima lettera che Paolo scrisse fu 1Tessalonicesi: Cosa dice loro? "Poiché il nostro vangelo non vi è stato concesso soltanto a parole", ecc. Paolo trascorse almeno tre settimane a Tessalonica; Come viveva in quel periodo? Gli ebrei non avevano denaro; Come viveva? Come dovremmo vivere... lavorando! Come farai a vivere, scrivendo lettere di elemosina? Ecco come viveva Paolo (1Tessalonicesi 2:9 ). Questi non erano gli uomini da abbattere: non vivevano di patrocinio. Ora viviamo di "abbonati", e quindi non viviamo affatto, e alleviamo una piccola razza di uomini. Paolo, Silvano, Timoteo, si misero a lavorare non otto ore al giorno e otto scellini per la paga, ma, secondo la cambiale, "notte e giorno"". Ancora due ore, Silvano", disse Paolo, "e questa tenda sarà pronta. Se staremo svegli fino alle tre di domani mattina, avremo pane sufficiente per andare avanti fino a quando la sinagoga non sarà di nuovo aperta". Questi non erano gli uomini da abbattere! 5. Quando dissero addio a Tessalonica, fu un addio definitivo? Leggi 1Tessalonicesi 2:17. Volevano tornare al vecchio campo di battaglia. Al giorno d'oggi, quando succede qualcosa, improvvisamente "non stiamo molto bene, e dobbiamo scendere al mare la domenica". Pensiamo che sia meglio togliersi di mezzo. Come considerava Paolo il popolo che aveva conquistato lì? Disse: «Che cos'è infatti la nostra speranza, la nostra gioia, la nostra corona di gioia? Non lo siete nemmeno voi", ecc. Queste sono le relazioni che il cristianesimo stabilirebbe tra noi se lo permettessimo. Il cristianesimo farebbe di noi una società compatta, che non vivrebbe secondo regole formali, ma sotto una graziosa ispirazione. (J. Parker, D.D.I Tessalonicesi sono tipi di quelli:

(I.) Che rifiutano le verità perché sono nuove e sgradevoli. Le proposizioni che Paolo espose (Versetto 2) erano nuove e sgradevoli, e quindi gli ebrei le respinsero. Quanti oggi la considerano una ragione sufficiente per respingere una dottrina (sia essa di religione, di politica, di scienza, ecc.) perché non ne hanno mai sentito parlare prima! Quanti rifiutano le verità perché non amano crederci! Ma non possiamo con l'incredulità far svanire una verità, non più di quanto possiamo spegnere il sole con l'occhiolino

(II.) Che cercano di mettere a tacere gli oppositori con la forza. Gli ebrei non potevano confutare Paolo con argomenti, e perciò suscitarono una rivolta contro di lui. Questo è ancora un metodo popolare, anche se la forza impiegata potrebbe essere il metodo più raffinato dell'ostracismo. Un brickbat non è l'unico metodo che romperà una testa

(III.) Che si abbassano a basare alleanze per assicurarsi il loro trionfo. Gli ebrei non presero d'assalto la casa di Giasone, ma furono arruolati "lettini", che in occasioni ordinarie non avrebbero toccato con un bastone. Non è l'unica occasione in cui i sedicenti difensori della religione si sono degnati di usare strumenti sporchi

(IV.) Che cercano di rovesciare gli oppositori con false dichiarazioni (Versetti 6, 7). Quanto è stata intelligente questa falsa dichiarazione, perché c'era così tanta verità in essa

(V.) Che perseguono una controversia con amareggiata malignità. (R. A. Bertram.I Tessalonicesi e i Berei:

(I.) Ragioniamo facendo uso delle Scritture. Dal cambiamento dei pronomi personali, e da Versetto 1Tessalonicesi 3:6, è evidente che Luca e Timoteo rimasero a Filippi per confortare e rafforzare i nuovi convertiti nella fede. Diamo un'occhiata... l. Il viaggio di Paolo (1). La loro strada si snodava attraverso una regione ricca di associazioni storiche. La casa natale di Aristotele e la tomba di Euripide erano vicine al loro percorso. A un certo punto, Serse aveva offerto al fiume Strimone un sacrificio di cavalli bianchi, e aveva seppellito vivi nove giovani e fanciulle. Atti, un altro avevano in vista le vette dell'Ossa e del Pelio, spesso additate con tremante superstizione come la dimora degli dei. Ma l'eroismo cristiano di Paolo ha fatto di più per far vivere la terra nella memoria di tutto il suo legame con famosi nomi classici

(2.) L'usanza di Paolo (Versetto 2). Atti Tessalonica si comportò come se a Filippi non avesse ricevuto alcun trattamento se non quello che era gentile e incoraggiante. Paolo contava i suoi convertiti più di quanto facesse le sue lividure. Tutto l'effetto fu di renderlo "baldanzoso" nel suo Dio. "Quest'unica cosa la faccio", era il motto di Paolo

(3.) Il ragionamento di Paolo (Versetto 3). Dopo la crocifissione, il Salvatore mostrò con le Scritture che le Sue sofferenze e la Sua morte erano proprio ciò che era stato predetto. In che modo Paolo mostrò che era necessario che Cristo soffrisse? Alcuni dei passaggi devono essere stati Salmi xxii. e lxix. e Isaia 53

Forse potrebbe aver usato l'argomento che si trova in Ebrei viii.

(4.) Il successo di Paolo

(1) Con gli ebrei. Alcuni si convinsero che la loro concezione del Messia era sbagliata. Essi abbandonarono la loro idea di uno splendido re temporale per accettare quello umile di Nazaret e del Calvario. Quando qualcuno diventa un seguace del Salvatore, comincia immediatamente a "associarsi" con coloro che sono della stessa fede. Gli ebrei si troveranno con loro in tutti gli sforzi cristiani

(2) Con i Greci. Quelli che erano diventati adoratori del vero Dio erano molto più pronti degli ebrei. Non hanno dovuto rinunciare alla concezione sbagliata dei secoli

(II.) Rigettare le Scritture

(1.) L'assalto (Versetto 5)

(1) La causa. Gli ebrei erano gelosi quando vedevano donne di rango unirsi alla nuova via. Hanno visto la loro influenza minata

(2) L'attacco. L'invidia è una passione di base, e non esita a usare mezzi di base. Era lo stesso tipo di folla che ora in una città può essere facilmente radunata per sfondare le finestre di una chiesa missionaria e maltrattare il suo ministro

(3) L'arresto (Versetto 6). Se non potevano avere i principali, avrebbero avuto i loro complici

(4) La denuncia. Che testimonianza portarono incidentalmente all'opera di Paolo e Sila! Il mondo era stato dalla parte sbagliata verso l'alto da quando il peccato era entrato nel giardino dell'Eden, e ora erano impegnati a capovolgerlo ancora una volta

(5) Il risultato (Versetto 9). Per quanto oscuro fosse il sostegno alla denuncia, gli accusatori riuscirono a disturbare la folla e i governanti. Ma, come a Filippi, l'azione arrivò troppo tardi per essere di qualche utilità. La Chiesa era già stata fondata e le Epistole ai Tessalonicesi mostrano quanto profondamente si fosse radicata

(III.) Scrutare le Scritture. Atti, innanzitutto, sembra difficile che i missionari siano stati cacciati via così presto. Ma quella era la via di Dio per una diffusione più ampia e più rapida del vangelo. l. Predicare la Parola (Versetto 10). Flagellato a Filippi e quasi assalito dalla folla a Tessalonica, ma altrettanto pronto a predicare la Parola a Berea

(2.) Alla ricerca della Parola (Versetto 11). Atti Beroea i missionari hanno avuto uno scorcio di sole. Qui trovarono gli ebrei pronti a ricevere la verità, ma non senza indagine. Essi affrontarono la questione con zelo e accuratezza. Il risultato fu che molti di loro credettero, non solo agli ebrei, ma anche ai greci di rango e posizione

(3.) Perseguitati per la Parola (Versetto 13). Vediamo in questo illustrazioni di

(1) L'intensità dell'odio di coloro che si oppongono al Vangelo

(2) Il modo in cui Dio usa continuamente i Suoi nemici. Pensavano di sradicare il vangelo, mentre lo stavano solo diffondendo. (M. C. Hazard.) Storia di due città: Tessalonica era una città grande e potente; Berea era un piccolo villaggio. Gli abitanti di un luogo erano ricchi e istruiti; dell'altro, relativamente analfabeta e povero. Ma il contrasto è del tutto a vantaggio di quest'ultimo

(I.) La città che è stata sconvolta. Filippo di Macedonia ottenne una magnifica vittoria in Tessaglia il giorno in cui seppe della nascita di sua figlia, e immediatamente mandò a dire che la bambina sarebbe stata chiamata "Tessalonica". Di lì a poco si sposò con Cassandra, che ricostruì la vecchia città di Therma, e poi la chiamò come la sua sposa. l (Versetto 1). Una nuova opportunità crea un nuovo dovere. Questi predicatori passarono proprio per Anfipoli e Apollonia, e non cercarono di predicare un sermone. Perché? Perché non c'era la sinagoga; la sinagoga di quella regione era a Tessalonica. Quando Paolo raggiunse un centro così influente, sembrò di nuovo svegliarsi per combattere come un vecchio soldato. 2 (Versetto 2). Ogni uomo può fare del bene meglio secondo le sue "maniere". Com'è eccellente avere l'abitudine di insegnare a Cristo in modo da avere una "maniera". Com'è sciocco riprodurre il metodo degli altri. 3 (Versetto 3). "Cristo e la sua croce sono tutti i nostri temi". Paolo mostrò invariabilmente che il Messia doveva nascere in un tempo particolare, della discendenza di Giuda, in un luogo predetto in precedenza; che gli Ebrei dovevano morire ed essere sepolti, e dovevano risorgere dai morti. Poi si mise in cammino per dimostrare che Gesù aveva soddisfatto tutti questi requisiti, e quindi doveva necessariamente essere la vera Speranza della nazione, e l'unigenito Figlio di Dio. Questa era la sua "maniera" (Versetto 2Corinzi, ii. 1-5). 4 (4). Il successo della predicazione non deve essere valutato dagli applausi, ma dalle conversioni. In quel giorno fu fondata la Chiesa alla quale furono poi scritte le due Epistole ai Tessalonicesi. Nel frattempo Paolo si manteneva lavorando al suo mestiere di fabbricante di tende, predicando di giorno, faticando di notte (Versetto 1; Tessalonicesi ii. 9). 5 (5). L'ira dell'uomo è spesso costretta a lodare Dio. L'opposizione intensificò l'amicizia dei suoi aderenti. Era facile far salire la folla più rumorosa; ma non facevano altro che pubblicizzarli e rafforzare i loro amici. 6 (Versetto 6). La menzogna di un uomo malvagio contiene spesso il motto dell'uomo cristiano. Quando gli infedeli esclamavano: «Il vostro è solo un libro-religione», il coraggioso Chillingworth rispondeva: «La Bibbia è la religione dei protestanti, solo la Bibbia!». Tessalonica era sconvolta dalla torretta alla prima pietra quel giorno

(II.) La città che è stata istituita. Avviso-1 (Versetto Versetti 10). L'instancabile zelo dei primi cristiani. 2 (Versetto 11). Il carattere promettente dei nuovi amici che Paolo e Sila si fecero

(1) Queste persone ascoltarono attentamente la Parola

(2) Studiavano assiduamente la Parola

(3) Hanno accettato la Parola con intelligenza

(4) Credettero implicitamente alla Parola. 3 (Versetto 12). Gli eccellenti risultati dello studio costante delle Scritture. La parola "quindi" è intensa; furono nobilitati dalla loro conversione, e si convertirono perché studiarono e credettero (Versetto Giovanni 5:39 ). 4 (13). Satana tradisce il segreto del suo odio speciale. I suoi amici percorsero tutta questa faticosa distanza solo perché sapevano che la Parola di Dio sarebbe stata predicata da quegli infaticabili apostoli. Il diavolo non odia nulla in questo mondo tanto quanto la pura parola della verità divina nella Bibbia. (C. S. Robinson, D.D.)

2-4. E Paolo, secondo la sua abitudine, entrò verso di loro.-Il ministero di Paolo:-Notate-

(I.) L'obiettivo principale della fede cristiana. "Gesù"-Salvatore dal peccato, dalla paura e dall'inferno, attraverso il potere del Suo sacrificio e la prevalenza della Sua intercessione. "Cristo", unto dallo Spirito Eterno, e messo a parte per l'ufficio regale, profetico, sacerdotale per l'Versetto Nessun redentore per l'uomo può essere immaginato di un tipo più nobile, di una più piena efficienza. Ammesso che la redenzione sia necessaria, allora non abbiamo scelta di persone. "Non c'è sotto il cielo nessun altro nome dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati". Quando il vangelo ebbe inizio, Gesù Cristo era l'unico oggetto della fede, e lo è anche adesso. Senza di Lui, non si può riorganizzare il materiale della rivelazione, un sistema di cristianesimo senza di Lui. Il potere attrattivo centrale è scomparso, le forze lotteranno l'una contro l'altra e i movimenti saranno incalcolabili. C'è un trono; qualcuno deve sedersi su di esso. C'è un cancello; Qualcuno deve stare su di esso per tenerlo aperto sulla via che conduce alla vita. C'è un pericolo che sovrasta tutti gli altri pericoli; abbiamo bisogno di qualcuno che lo rompa e lo rotoli via, e non c'è nessuno all'infuori di Cristo. Mai richiesta fu più ragionevole di questa: "Credete nel Signore Gesù Cristo".

(II.) I mezzi usati per produrre la fede sono ora gli stessi. Il nostro apostolo li incontrò il giorno del sabato, il giorno del riposo, quando frequentavano la sinagoga, e "ragionava con loro usando le Scritture". Anche noi apriamo le Scritture come il nostro libro di autorità. È dovere di coloro che espongono la mente di Dio nelle Scritture, di "ragionare" con gli uomini. La parola greca originariamente significa portare avanti una discussione attraverso il dialogo. Questo era il metodo apostolico di servire Cristo; non è affatto come quella di mettersi e togliersi i vestiti, voltare le spalle al popolo, salire e scendere le scale dell'altare. Diversa, anche, da quella del dogmatico dottrinale forte, che afferma e non "ragiona". Predicare Cristo è "ragionare a partire dalle Scritture" e, in secondo grado, dal grande libro della vita e dell'esperienza umana, e anche dal grande libro della natura materiale; ma in ogni caso si tratta di "ragionare", di esporre la questione come ci sembra, di farla capire a tutti coloro che la riguardano; per protestare, esporre, supplicare e poi lasciare la questione a Dio

(III.) Lungo quale linea di solito andava il ragionamento per dimostrare che Gesù è Cristo. Paolo "aprì" le Scritture, cioè mise in evidenza i significati nascosti ma reali riguardanti il Messia promesso, e poi "affermò" che il vero Messia doveva essere un sofferente, e non uno splendido Monarca accompagnato da ogni sorta di successo visibile. Ma anche un Signore risorto, che ha potere sulla morte e sulla vita; e da tutto ciò è arrivata la conclusione che Gesù di Nazareth è il Cristo. Ogni epoca ha i suoi pensieri e i suoi dubbi; e i veri predicatori di ogni epoca sono quelli che trattano i suoi pensieri in modo equo e dissipano i suoi dubbi con la luce della verità e il soffio dell'amore, ma tutto questo in vista della manifestazione e dell'esaltazione di Colui nel quale Dio si è "compiaciuto" e al quale, nella Sua "elevazione", tutti gli uomini saranno alla fine attratti

(IV.) La fede è la stessa ora come allora. La fede come sentimento, la convinzione che è radicata nella conoscenza, eppure va più in profondità della conoscenza, che è fondata sull'evidenza, ma che è essa stessa evidenza; poiché "la fede è la sostanza delle cose che si sperano, l'evidenza delle cose che non si vedono". So a chi ho creduto". La fede è prodotta con mezzi diversi, ma il risultato prezioso è la stessa fede: la fede in Cristo, il Sofferente, il Distruttore di Morte, il Datore di Vita, il Redentore di tutti gli uomini fiduciosi. La stessa sensazione. Si tratta di un'obiezione o di un'offesa? E' un grande encomio. Questa fede comune del cuore comune è il qualcosa di storico che continua attraverso i secoli. I sistemi di governo e di pensiero si sono formati e scomparsi; le civiltà sono sorte e sono perite; Ma qui c'è qualcosa di segreto che ha corso attraverso i secoli, la cui linea è stata quella dei cuori umani, il cui potere è apparso risorgere, dopo tutte le calamità, e che sembra destinato a protrarsi fino alla fine dei tempi. "Posso condividere questo sentimento?" Sì."" Allora, per grazia di Dio, lo farò!"

(V.) Il risultato esteriore di questa fede è lo stesso. "Furono persuasi e si unirono a Paolo e Sila" e agli altri cristiani, tutti uniti dalla loro fede comune. Eppure ora c'è una via d'uscita piuttosto ampia. I pesci sono nella rete e tenuti saldamente lì, ma in qualche modo non riescono a sbarcare. I credenti si diventano, ma in qualche modo molti di loro non si associano, anzi si preoccupano, alcuni di loro, di far sapere che non lo fanno. Molti che sono veramente credenti in Cristo, non entrano in nessuna Chiesa Cristiana. Ma... l. Deve essere sempre bene "associarsi" con uomini buoni

(2.) Deve essere sempre bene essere associati il più strettamente possibile a una buona causa, e il cristianesimo è senza dubbio la causa più grande del mondo

(3.) Deve essere sempre bene uscire da una posizione equivoca. Credere in Uno per la vita e per la morte, che non è confessato, quali che siano le scuse e le spiegazioni che si possono dare, deve essere più o meno equivoco

(4.) Deve essere sempre bene allontanarsi un po' di più dal pericolo; e l'accoglienza, il nutrimento, l'ispirazione di una Chiesa è, per quanto va, una vera sicurezza; Aiuta in molti modi, non dovrebbe ostacolare in nessuno

(5.) Deve essere sempre bene obbedire al comandamento divino, e poiché una Chiesa è un'istituzione divina, il legame con una Chiesa deve essere l'adempimento di un obbligo divino. (A. Raleigh, D.D.Questo è un mondo piuttosto antico, ed è passato molto tempo da quando gli uomini e le donne hanno cominciato a cercare di scoprire come si debbano fare le grandi cose nella vita umana e come trarre il meglio da ogni cosa. Molte lotte, molti fallimenti, sono stati, senza dubbio, vissuti; Ma c'è stata, dopo tutto, una meravigliosa sopravvivenza del più adatto, del migliore, nel complesso. Il risultato è che ci sono rimaste pochissime cose veramente nuove da scoprire. Per la maggior parte, si tratta praticamente di cose vecchie in un vestito nuovo, di modelli antichi lavorati in forme moderne. Che meraviglia, quindi, se la moderna Chiesa di Cristo dovesse trovare il suo miglior esempio di lavoro e di fede nella Chiesa, nei ministri e nel popolo, nelle storie del Nuovo Testamento! Desidero ora richiamare la vostra attenzione su Paolo e sui suoi ascoltatori, perché ci danno un buon esempio in questi ultimi giorni

(I.) Abbiamo un esempio di osservanza del sabato e di come lo usiamo per il culto divino. "Paolo, secondo la sua consuetudine, entrò in loro" e si unì alla loro adorazione. Questo culto di Dio scaturisce dai bisogni e dagli istinti religiosi dell'anima umana; sviluppa, rafforza e perfeziona le aspirazioni dell'anima nel suo seguire duramente Dio, le cose invisibili ed eterne. Di questo abbiamo tutti molto bisogno. Per sei giorni alla settimana, la regola è che il nostro tempo e le nostre energie sono concentrati nella lotta per l'esistenza e il benessere, in mezzo a cose materiali e transitorie. È anche un duro lavoro governare la terra e tutto ciò che contiene, e avere un vero dominio su di essa, come in effetti dovremmo avere. Ma quando abbiamo fatto questo per sei giorni, e viene il settimo giorno, e ci riposiamo dal dominio e dall'addestramento del mondo, come Dio si è riposato dalla Sua creazione del mondo, quando questo sabato del Signore, questo sabato fatto per l'uomo, è venuto, che cosa dobbiamo farne, come usarlo? Paolo e Sila, e gli ebrei, ci danno un esempio. Vai alla sinagoga, alla casa di riunione, dove Dio si incontra con il Suo popolo, ed essi si incontrano con Lui. Andiamo alla sinagoga, dove si trova Dio, ed è adorato con il canto, con la preghiera, con ogni parola e pensiero riverente, e così raggiungeremo i principi e le ispirazioni per una vita devota, che daranno un significato alto, nobile e uno scopo risoluto a tutta la nostra vita

(II.) Abbiamo un esempio dell'oggetto generale, sul quale i nostri pensieri dovrebbero essere particolarmente fissati nelle nostre stagioni di adorazione. È Dio in Cristo. Dio come rivelato in Cristo. Paolo aprì e affermò certe cose riguardo a Cristo. Per lui, Gesù Cristo era Dio, Dio manifestato nella carne, nella forma di un servo e nella forma di un uomo. In Cristo Dio si è rivelato in una forma nuova e meravigliosa, unendosi all'uomo in quanto uomo, ed elevando gli uomini a una beata unione e comunione con Lui. Come nome, "Gesù il Cristo" è la migliore traduzione di ciò che Dio è per l'uomo, e per l'uomo. "Gesù" significa "il Salvatore", e c'è un'immensità di significato in questo, quando si considerano gli innumerevoli mali del corpo e dell'anima per il tempo, e nella lontana eternità, a cui gli uomini peccatori sono meritatamente e giustamente esposti. "Il Cristo" significa "l'unto". Cristo fu messo a parte come Profeta per interpretare e rivelare i pensieri, l'amore e i propositi eterni di Dio nelle forme della parola umana, della vita, della sofferenza e della morte, la forma di un uomo, intelligibile a tutti gli uomini in ogni luogo. Ebrei fu unto, messo a parte come Sacerdote, per comparire alla presenza di Dio per noi, i peccatori; e in forma di uomo, per mezzo dello Spirito Eterno, offre se stesso in sacrificio per noi, e ottiene per noi la redenzione eterna mediante il suo stesso sangue. Ebrei era il Re unto, per governare il nuovo regno di grazia e giustizia, per regnare finché tutti i nemici Lui e noi siano posti sotto i Suoi piedi

(III.) Abbiamo un esempio del modo migliore per fissare i nostri pensieri su Cristo; assicurando chiare concezioni su di Lui e la certezza della fede in Lui. Paolo "ragionò con loro usando le Scritture". La ragione nell'uomo è l'apice della sua natura spirituale, il punto in cui egli tocca l'infinito in Dio, e l'infinito in Dio tocca ed entra nell'uomo finito. L'uomo è razionale, perché è spirituale in relazione vivente con Dio, che è uno Spirito. Gli ebrei ragionavano con loro; si rivolgeva a loro con fatti, con illustrazioni, con argomenti, con princìpi, affinché conoscessero, comprendessero e credessero alla verità che egli doveva proclamare come messaggio razionale di Gesù Cristo a loro e a tutti gli uomini. Gli ebrei "ragionavano con loro usando le Scritture". Quando ragioniamo, partiamo da cose che sono ammesse come vere di fatto, o in linea di principio, da entrambe le parti, e poi procediamo a dimostrare che anche qualcos'altro deve essere vero, sulla base di ciò che è già stato ammesso. Paolo e i suoi ascoltatori avevano cose in comune. Dio, Mosè, i profeti, le Scritture come la storia veritiera del pensiero e del proposito di Dio nelle epoche passate. Gli Ebrei ottennero le premesse, i fondamenti, le fondamenta dei suoi argomenti, dei suoi sillogismi, nei resoconti dei pensieri e delle azioni di Dio, mentre ragionava con loro per provare che Gesù è il Cristo, e che il loro dovere immediato era quello di credere in Lui e obbedirGli come loro Re Salvatore. Così deve essere ancora, dalle Sacre Scritture, dall'esperienza umana, che il vero predicatore deve ragionare, e con la ragione e il ragionamento convincere i contraddittori, convertire gli negligenti e condurre il ricercatore alla fede nel Signore Gesù

(IV.) Abbiamo un esempio di quale dovrebbe essere il risultato in coloro che sono ascoltatori della testimonianza del Vangelo. "Alcuni di loro credettero e si associarono con Paolo e Sila". Credevano, cioè, erano persuasi dai ragionamenti di Paolo tratti dalle Scritture e da fatti ben noti e supportati da prove ragionevoli. Con fede la loro mente guardò in alto e in fuori e vide il vero Cristo - il Salvatore, il Re - e cominciò, come Paolo, a "considerare per lui ogni cosa tranne la perdita". Fede preziosa! perché vede Cristo, abbraccia Cristo e, come tale, è il principio fondamentale della nuova vita. Ma avendo creduto, vedete, si unirono a Paolo e Sila. L'uomo è socievole. La nostra stessa natura ci costringe a frequentarci gli uni con gli altri. I mezzi per farlo sono senza dubbio molto vari. Ma questa selezione e l'unione di classi diverse per scopi diversi, sono i più forti, i più duraturi, quando l'assortimento nasce da una sola fede, da un solo amore, da una sola speranza, da un solo fine ultimo. Ma questi si trovano tutti in uomini e donne cristiani il cui unico maestro, la fede, è Dio in Cristo; il cui unico padrone che domina l'amore è Dio, il cui unico padrone che ispira nell'ora più buia è l'eterna speranza della gloria; e il cui fine ultimo è "glorificare Dio e goderne in eterno". (Prof. Wm. Taylor.La forza dell'abitudine: il nostro comportamento esteriore diventa una questione di abitudine. Quando un uomo si è abituato a una particolare condotta, non può evitare di agire di conseguenza. Paolo non avrebbe potuto stare lontano dalla sinagoga più di quanto avrebbe potuto rinunciare al suo cibo. Dovrebbe dunque esserci un principio, fatto nostro dalla consuetudine, che ci guidi assolutamente sulla retta via con una forza alla quale non si può resistere. E questo fatto dovrebbe ricordarci in modo particolare il dovere che abbiamo nei confronti di coloro che abbiamo in carica. Le abitudini che si inculcano in gioventù possono influire sulla felicità e sul benessere eterno del bambino. Osserva l'importanza di...

(I.) L'abitudine alla devozione personale

(II.) L'abitudine dell'elemosina pratica

(III.) L'abitudine all'osservazione contemplativa

(IV.) L'abitudine all'autoesame

(V.) L'abitudine di guardare al futuro piuttosto che al presente, cioè di soppesare ogni circostanza, ogni evento, ogni prova, ogni dolore, ogni prosperità, alla luce dell'eternità. (Omileta.) L'usanza di Paolo: - Era l'usanza di Paolo -

(I.) Per andare in chiesa. Gli ebrei non venivano di tanto in tanto "per ascoltare il nuovo ministro", o rimanevano lontani perché era "troppo piacevole stare a casa".

(II.) Per fare la sua parte quando andava in chiesa. Non c'è traccia del suo rifiuto di seguire un corso alla scuola domenicale perché interferiva con l'ora della sua cena domenicale

(III.) Quando andava in chiesa per parlare e pensare a Cristo, e probabilmente trovava qualcosa di più pratico da fare tra un servizio e l'altro che stare intorno alle porte della chiesa e parlare dello stato dei raccolti

(IV.) Parlare apertamente, e non aspettò di trovare esattamente quale stile di predicazione si adattasse meglio alla Chiesa di Tessalonica, e di modellare i suoi sermoni di conseguenza

(V.) Parlare ovunque di un Salvatore sofferente. Era abitudine di Paolo soffrire qualsiasi cosa per quel Salvatore; era abitudine di Paolo far corrispondere il suo credo e le sue opere. (S. S. Times. Ragionò con loro sulla base delle Scritture.- L'uso della ragione nella religione: - C'è stata un'opinione troppo frettolosamente accettata, e troppo calorosamente sostenuta da alcuni, che la ragione è ben poco da ascoltare in materia di religione; che non dobbiamo credere a nulla se non a ciò che ci è espressamente insegnato nella Parola di Dio, e che non dobbiamo trarre conseguenze dalla Scrittura, e di farne gli articoli della nostra fede, ma limitandoci più strettamente al linguaggio stesso delle Sacre Scritture, e non ammettendo dottrine se non quelle che ci sono in tante parole e sillabe pronunciate. Ora, è vero che le Scritture sono la regola adeguata della nostra fede; ma allora non è nemmeno vero, né da noi confessato, che nulla deve essere considerato come ci è insegnato nella Scrittura, se non ciò che c'è in tante parole trasmesse. È dottrina della nostra Chiesa che "la Sacra Scrittura contiene tutte le cose necessarie alla nostra salvezza; in modo che nulla sia richiesto a un uomo di essere creduto come un articolo di fede, che non vi sia letto, o che non possa essere provato da esso". Questa disgiunzione non sarebbe necessaria se non ci fossero alcune cose che, sebbene non vi siano lette, possono tuttavia essere provate da ciò. Ciò che è giustamente dedotto dalle Scritture sfida il nostro assenso tanto quanto ciò che è letteralmente trasmesso nelle Scritture

(I.) Devo provare questa dottrina con l'autorità e l'esempio di Cristo e dei Suoi apostoli. Cristo e i Suoi apostoli fanno spesso uso del ragionamento, sia per stabilire quelle verità che insegnavano, sia per confutare quegli errori a cui si opponevano. Quando il tentatore fece salire il nostro Salvatore "su un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria", ecc. (Matteo 4:8, 9; Deuteronomio 6:13, v. 16). Ora, questi ragionamenti del nostro Salvatore contro il Suo adorare Satana, e gettarsi giù, sono inconcludenti se non possiamo argomentare con la Scrittura, e se non dobbiamo ammettere nulla di ciò che vi è insegnato, che non sia lì esposto in parole esplicite, poiché non è detto nemmeno nel primo di questi testi, che Satana non deve essere adorato, né in quest'ultimo perché Cristo non si gettasse giù dal pinnacolo del tempio. Quando i Sadducei posero domande capziose al nostro Salvatore sulla risurrezione dei morti, gli Ebrei mostrarono la debolezza delle loro obiezioni contro di essa, dimostrando loro che la dottrina da loro opposta era insegnata da Mosè, la cui autorità essi non avevano e non potevano contestare (Matteo 22:31, 32). Ma se coloro che sono contrari a ogni ragionamento della Scrittura, che non ammettono nulla se non ciò che vi è direttamente contenuto, fossero stati al posto dei Sadducei, non avrebbero ceduto così facilmente all'argomento del nostro Salvatore; avrebbero respinto questa testimonianza di Mosè come non diretta, e avrebbero richiesto una prova più formale e chiara. Gli apostoli, nei loro scritti, seguono le orme del loro Signore e Maestro, e provano le verità del vangelo contro i Giudei, che le hanno contraddetta, non da alcun passo dell'Antico Testamento in cui le verità del Vangelo sono espressamente e in tante parole esposte, ma da argomenti e ragioni tratte dagli scritti di Mosè e dei Profeti. Così San Pietro (cap. iii. 22) prova la venuta di Cristo da quelle parole di Mosè (Deuteronomio 18:15 ), e la Sua risurrezione (Atti 2:27 ) da quel luogo dei Salmi (Salmi 10:10 ). Allo stesso modo San Paolo (Romani 4:7 ) dimostra che siamo giustificati, non per la legge, ma per la grazia, da quelle parole del Salmista (Salmi 32:1 ). Ebrei prova (Romani 9:33 ) il rifiuto degli Ebrei dalla profezia di Isaia (Isaia 28:16 ), e la vocazione dei Gentili (Romani 9:25 ), dall'aver introdotto Dio da parte di Osea (Osea 2:23 ). Questo modo di argomentare egli si serve in ogni momento, e in tutte le parti dei suoi scritti; da quelle verità che sono espressamente lette nella Scrittura, con le leggi del ragionamento egli deduce altre dottrine che non vi sono state lette in precedenza, ma che da esse derivano, e sono quindi in esse virtualmente contenute. Ora è evidente, e da tutte le parti riconosciuto, che questa affermazione: "Gesù è il Cristo", non è mai riportata da nessuna parte in queste stesse parole in tutti gli scritti dell'Antico Testamento. Mosè e i Profeti Gli rendono davvero testimonianza, ma nella testimonianza che danno non dichiarano mai formalmente da nessuna parte che Gesù è il Cristo. In che modo, dunque, gli apostoli potevano dimostrare questa proposizione con i loro scritti? Non ci rimandano forse a tali passi dei profeti da cui questa dottrina, che non è affermata con parole esplicite, viene regolarmente dedotta con un giusto ragionamento? Dalle varie parti dell'Antico Testamento, confrontate l'una con l'altra, esse formano il carattere del Messia, e poi provano che questo carattere apparteneva veramente a quel Gesù che essi affermavano essere il Messia. Questo metodo di prova San Luca lo ha espresso con parole molto appropriate e appropriate, quando ci dice che San Paolo "ragionava dalle Scritture, aprendo e allargando". L'apostolo per primo aprì loro il senso dei profeti, spiegò le loro parole e, quando ebbe mostrato in tal modo quale fosse il loro scopo, applicò le profezie così spiegate alla persona, alla dottrina e alle opere di Gesù; Ha confrontato le predizioni con gli eventi, le ombre con i corpi, le figure con le cose prefigurate; cosicché con questo metodo la verità del Vangelo che essi predicavano era dimostrata in modo irrefutabile. Poiché, quindi, questo modo di argomentare è stato usato da Cristo e dai Suoi apostoli, dobbiamo riconoscere che quelle cose sono giustamente provate dalla Scrittura che derivano evidentemente dalle dottrine insegnate nella Scrittura, sebbene non si trovino in tante parole da nessuna parte nella Parola di Dio. E come abbiamo l'esempio di Cristo e dei Suoi apostoli che ci garantisce, così abbiamo i loro comandi che ci ingiungono di fare uso di questo metodo di ragionamento. Il nostro Salvatore ordina agli ebrei (Giovanni 5:39 ) di scrutare le Scritture, non solo per consultarle, ma per confrontarle; non solo per trovare ciò che essi hanno espressamente insegnato, ma ciò che hanno implicitamente insegnato; non solo per leggere ciò che vi era chiaramente detto, ma per scoprire ciò che si poteva manifestamente dedurre da essi. Le Sacre Scritture non sarebbero una regola di fede o di costumi così perfetta, di ciò che dovremmo credere e fare, come lo sono se fossimo lasciati a giudicare dell'una o dell'altra solo da ciò che siamo lì in tante parole espressamente insegnate, e non usassimo le nostre ragioni per dedurre da esse alcune verità necessarie, e alcuni doveri importanti che ci sono, anche se non in termini di consegna. Sarebbe considerato molto ridicolo che gli Ebrei sostenessero di non essere obbligati dalla Scrittura a obbedire ai legittimi comandi di una principessa sovrana, perché, sebbene egli sia tenuto ad onorare il re, non legge da nessuna parte che deve onorare la regina, ed è altrettanto assurdo quell'uomo che non ha ragione migliore per negare una Trinità che non trova da nessuna parte la parola "Trinità" nelle Scritture, sebbene la dottrina con quella parola significata sia contenuta in essa

(II.) Ma contro ciò che è stato trasmesso, si può sostenere che se diamo così un fermo assenso a qualsiasi verità che non è chiaramente ed espressamente insegnata nella Scrittura, ma che ne è solo dedotta dalla nostra ragione, allora facciamo dipendere la nostra fede non dalla Parola di Dio, ma dalla nostra ragione. Ma si potrebbe anche insistere sul fatto che quando San Paolo dice (Romani 10:17 ) che "la fede viene dall'udire", noi facciamo dipendere la nostra fede non dalla testimonianza di Dio, ma dal senso dell'udito. L'orecchio è quell'organo o strumento attraverso il quale percepiamo la Parola di Dio predicata a noi; ma l'autorità di Dio è quel fondamento o ragione su cui crediamo alla Parola di Dio che ascoltiamo. Così la nostra ragione, o il nostro intelletto, è quella facoltà con la quale percepiamo e sappiamo quali cose ci vengono insegnate nella Scrittura: con ciò comprendiamo il senso e il significato di ciò che vi è rivelato; ma è l'autorità di Dio, che ha ispirato gli scrittori della Sacra Scrittura, e che con la guida di questo Spirito Santo li ha protetti dall'errore, su cui abbiamo fondato la nostra fede di ciò che, con l'uso della nostra ragione, scopriamo essere stato insegnato da loro. Coloro che attribuiscono alla ragione questo e non più di questo, chiedono solo la libertà di aprire i propri occhi e di vedere le cose meravigliose della legge di Dio; Non pretendono che sia dato loro di rivelare nuove verità all'umanità, né usurpano un potere ingiustificabile di formulare nuovi articoli di fede. Tutto ciò che essi chiedono o chiedono è che il diritto di fare uso delle proprie facoltà, che è dato a ciascuno dalla natura, e dal Dio della natura, non sia loro negato. Non c'è bisogno che un uomo sia un profeta, o che abbia capacità straordinarie di mente, o illuminazioni dello Spirito, per capire che le stesse Scritture che gli insegnano che tutti gli uomini hanno peccato gli insegnano di conseguenza che è un peccatore, o che la Parola di Dio, che nega espressamente che "perirà chiunque crede in Cristo, "allo stesso tempo dichiara virtualmente che se crede non perirà. Ma coloro che sono contrari a ogni ragionamento basato sulla Scrittura chiederanno di nuovo come possiamo essere sicuri che le conseguenze che traiamo dalla Scrittura siano giuste e regolari? Perché la nostra ragione non potrebbe trarci in inganno? E non possiamo, per errore, dedurre dalla Scrittura tali dottrine che non derivano in alcun modo da essa? E se possiamo sbagliarci, perché dovremmo osare a credere a qualcosa che pensiamo derivi dalla Scrittura, ma che dopo tutto forse non segue? Ora, se questo ragionamento è buono, c'è la fine di ogni certezza, non solo in quelle deduzioni che sono fatte dalla Scrittura, e che sono contro di loro con questo tipo di argomentazione, ma anche in quelle cose che sono chiaramente ed espressamente insegnate nella Scrittura. Gli uomini si sono sbagliati nei loro giudizi riguardo a cose formalmente consegnate nella Parola di Dio. Ma non si dirà che, se c'è qualche occasione per trarre conclusioni dalla Scrittura, allora è chiaro che le Scritture non sono così facili e chiare come lo sono generalmente i protestanti che dicono? Se dobbiamo credere non solo a ciò che leggiamo nella Scrittura, ma a ciò che può essere provato da lì, allora nessuno sarà in grado di conoscere ciò che viene insegnato nella Scrittura se non coloro che hanno abilità nel trarre conseguenze; e di questo passo dobbiamo essere esperti di logica prima di poter fingere di "comprendere le Scritture". A questo rispondo che si sbagliano molto coloro che pensano che noi, che manteniamo la perspicacia delle Scritture, affermiamo che sono così facili, che non ci dovrebbe essere alcun uso delle nostre facoltà razionali per comprenderle correttamente. Ciò che San Pietro (2Pietro 3:16 ) dice delle Epistole di San Paolo, noi crediamo di altre parti delle Sacre Scritture, che "ci sono alcune cose in esse difficili da comprendere", e non sosteniamo che tutto ciò che vi è stato consegnato sia adatto alle apprensioni di tutti i lettori, ma solo che quelle cose, che tutti sono indispensabilmente tenuti a conoscere per la salute della loro anima, siano da tutti, con l'uso della dovuta diligenza, intelligibili. E anche per quanto riguarda quelle verità che devono necessariamente essere conosciute per la nostra salvezza eterna, non affermiamo che ovunque siano trasmesse nella Scrittura siano espresse in termini tali da non lasciare spazio a un errore; ma che in un modo o nell'altro nelle Sacre Scritture, sono espressi in modo tale che deve essere colpa nostra se non li comprendiamo correttamente. Crediamo, per esempio, che l'incarnazione di Cristo, la Sua passione e risurrezione siano insegnate dai profeti così come dagli apostoli; Ma noi non crediamo che essi siano rivelati in modo così esplicito e completo dai profeti come dagli apostoli. Ciò che è oscuramente accennato nell'Antico Testamento è manifestamente spiegato nel Nuovo. E quando affermiamo che le Scritture sono in alcuni punti così intelligibili da tutti i cristiani, non pretendiamo che possano essere comprese senza attenzione, diligenza e indagine; ma che possiamo essere in grado di conoscere il loro senso con l'uso di questi e di altri metodi appropriati per ottenere istruzione. Alcune verità sono scritte in caratteri così grandi che chi corre può leggerle; ma per la scoperta di altre verità rivelate nella Scrittura, le parole con cui sono trasmesse alla nostra comprensione devono essere attentamente soppesate, il loro senso deve essere indagato in modo piacevole e accurato; Tutte le passioni e i pregiudizi che possono in qualche modo influenzare i nostri giudizi devono essere messi da parte. Nella comprensione di verità come queste, essendoci più spazio per l'errore, c'è più occasione per la nostra cautela, ed essendo la via che dobbiamo percorrere più intricata, sarà opportuno per noi avvalerci dell'assistenza di una guida. Ciò che di noi stessi non siamo riusciti a scoprire, possiamo essere in grado di percepirlo quando ci viene scoperto da altri, nel qual caso non seguiamo implicitamente il giudizio di coloro che consultiamo, ma abbiamo i nostri giudizi informati dai loro; Noi non vediamo con gli occhi degli altri, ma quelle verità che prima ci erano oscure, sono da altri, di maggiore penetrazione di noi, poste in una luce così chiara che ora possiamo percepirle chiaramente con i nostri occhi; In tal caso non seguiamo i nostri istruttori, come i ciechi fanno con le loro guide, confidando nella loro guida senza vedere da che parte vanno; Ma noi ne facciamo uso come fanno le persone nelle tenebre con coloro che portano davanti a sé una luce per mostrare loro la via e dirigere i loro sentieri. (Bp. Smalridge.) Predicazione razionale:

(I.) Paolo di solito dimostrava la verità delle dottrine che insegnava. Gli ebrei non volevano che i suoi ascoltatori credessero senza prove. Gli ebrei lodarono i bereani, perché scrutavano le Scritture, per vedere se le sue dottrine erano conformi a quella norma. Per ragionare chiaramente sulla verità di una proposizione, è spesso necessario spiegarla, produrre argomenti a suo sostegno, rispondere alle obiezioni contro di essa. Provando le dottrine che Paolo insegnò, dobbiamo comprendere il suo ragionamento su di esse in questo modo. Questo apparirà in relazione a una varietà di argomenti su cui egli predicò. Gli ebrei ragionavano in modo chiaro e vigoroso

1.) L'esistenza di Dio (Versetti 23-29; Romani 1:20 )

(2.) La sovranità divina (Romani ix.)

(3.) Depravazione totale (Romani 2:3 )

(4.) Qui c'erano le sofferenze, la morte e la risurrezione di Cristo

(5.) La risurrezione e lo stato futuro (1Corinzi xv.). Quando Paolo predicò davanti a Felice, "ragionò" così che "Felice tremò". Subito dopo essersi convertito, predicò Cristo e ragionò in modo da confondere i Giudei. Dopo essere venuto a Corinto, "ragionava ogni sabato nella sinagoga e persuadeva i Giudei e i Greci". Alla fine giunse a Efeso, dove ragionò con i Giudei, "disputando e persuadendo le cose relative al regno di Dio".

(II.) Perché ne fece la sua pratica comune

(1.) Perché intendeva predicare il vangelo in modo comprensibile a persone di ogni carattere e capacità, e sapeva che per fare questo era necessario spiegare le sue dottrine, per provare che erano vere, affinché potessero essere credute; e per rispondere alle obiezioni, affinché la bocca dei contrari potesse essere chiusa

(2.) Perché intendeva predicare in modo proficuo, oltre che chiaro. È solo per mezzo dell'intelligenza e della coscienza che i predicatori possono influenzare il cuore degli ascoltatori. Miglioramento:1. Dal modo abituale di predicare di Paolo risulta che egli fosse un predicatore metafisico. Perché, in primo luogo, egli era solito predicare su argomenti metafisici, che richiedevano l'esercizio delle più alte facoltà di ragionamento dell'uomo: l'esistenza, le perfezioni, la sovranità di Dio, il libero arbitrio dell'uomo sotto un agente divino, la divinità e l'espiazione di Cristo, la natura della santità, ecc.; e predicò su di loro metafisicamente, cioè ragionò su di loro. Gli ebrei non si limitarono a declamare su di loro; ma egli le spiegò, le dimostrò e confutò le obiezioni più plausibili che fossero mai state fatte contro di esse. Che qualsiasi ministro, in questo giorno, predichi comunemente sugli stessi argomenti, e nello stesso modo in cui lo fece Paolo, e sarà chiamato un predicatore metafisico, da coloro che si compiacciono di un modo così diverso di predicare. E dobbiamo ammettere che sono perfettamente corretti

(2.) Se Paolo predicò in questo modo, allora nessuno ha alcuna buona ragione per parlare in modo biasimevole del suo modo di predicare

(1) Alcuni potrebbero dire che Cristo non predicò metafisicamente, ma insegnò solo dottrine semplici e pratiche, senza ragionare su di esse; e quindi i ministri dovrebbero seguire il suo esempio. Risposta: C'è motivo di pensare che Paolo sentisse il suo obbligo di seguire l'esempio di Cristo, tanto quanto qualsiasi predicatore ha mai fatto. E nella misura in cui si allontanò dall'esempio di Cristo nella predicazione, agì per motivi puri e appropriati. Ed è facile vedere una buona ragione per cui Cristo non si impegnò a provare le dottrine insegnate dagli Ebrei, poiché gli Ebrei insegnavano come uno che aveva un'autorità che nessuno doveva contestare. Ma né Paolo né alcun altro predicatore umano è rivestito di tale autorità

(2) Alcuni potrebbero dire che coloro che predicano sugli stessi argomenti nello stesso modo in cui lo fece Paolo, non predicano in modo chiaro e pratico; e quindi sono predicatori inutili. Ma se Paolo era un predicatore semplice e proficuo, perché non dovrebbero esserlo questi? E chi, in verità, predica in genere nel modo più chiaro e con successo? Nessun uomo ha mai predicato come il metafisico Paolo

(3.) Se Paolo, per buone ragioni, adottò il modo migliore, allora non si può attribuire nessun'altra ragione per non gradirlo, se non un'avversione per le dottrine, che il suo modo di predicare mostra nella luce più chiara e più forte

(4.) Se Paolo predicava chiaramente, al fine di predicare proficuamente, allora gli altri ministri dovrebbero predicare chiaramente, per lo stesso scopo. La chiara predicazione di Paolo offese e disaffezionò molti dei suoi ascoltatori. Ma questo non gli impedì di predicare apertamente; poiché il suo disegno nella predicazione non era di piacere agli uomini, ma di giovare loro e piacere a Dio (Versetto Galati 1:6-10 )

(5.) Se i ministri dovrebbero predicare in modo chiaro e proficuo, come fece Paolo, allora le persone dovrebbero approvare la loro predicazione in tale modo, anche se non è gradita ai loro cuori naturali. Le persone non hanno il diritto di desiderare che i predicatori cerchino semplicemente di compiacerli, ma dovrebbero desiderare che cerchino di salvarli. (N. Emmons, D.D.) Apertura e allegazione.- Il modo in cui Paolo tratta l'Antico Testamento: - Gli ebrei lo trattavano come una noce. Gli ebrei spezzarono il guscio, aprirono il chicco e lo presentarono come cibo agli affamati. Gli ebrei erano come bambini piccoli che avevano un albero da frutto nel loro giardino, eredità del padre. I bambini avevano raccolto le noci man mano che crescevano e le avevano deposte con riverenza in un magazzino; ma non sapevano come aprire il guscio, e così raggiungere il nocciolo per il cibo. Paolo recita la parte del fratello maggiore per i loro piccoli. Gli Ebrei bucano abilmente la crosta ed estraggono il frutto, e lo dividono tra di loro. Il passaggio, ad esempio, che Filippo trovò la lettura etiope per strada, o il secondo salmo che aprì, e da esso portò Cristo. (W. Arnot, D.D.) Greci devoti,. donne principali,. Gli ebrei che non credettero - Perché i Gentili e le donne si convertirono più facilmente degli Ebrei: - L'inveterata ostinazione degli Ebrei in triste contrasto con la pronta conversione dei Gentili, e specialmente delle donne, che in tutte le epoche sono state più notevoli degli uomini per serietà religiosa, è un fenomeno che ricorre costantemente nella storia antica del cristianesimo. Né c'è da meravigliarsi di questo. L'ebreo era almeno in possesso di una religione che lo elevava ad un'altezza di superiorità morale al di sopra dei suoi contemporanei gentili; ma i Gentili di questo giorno non avevano alcuna religione di cui valesse la pena parlare. Se l'ebreo aveva sempre più scambiato l'involucro del cerimoniale per le preziose verità di cui quel cerimoniale non era che il tegumento, era almeno consapevole che c'erano profonde verità che giacevano custodite dietro le osservanze che egli amava così fanaticamente. Ma su quali profonde verità potevano poggiare le donne greche, se la loro vita fosse stata pura e i loro pensieri elevati al di sopra dell'ignorante domesticismo che era l'unica virtù riconosciuta al suo sesso? Quale conforto c'era per lei negli occhi freddi e grigi di Atena, o nel sorriso stereotipato della voluttuosa Afrodite? E quando il greco di Tessalonica alzò gli occhi verso il cielo spopolato dell'Olimpo, che torreggiava sull'azzurro golfo su cui sorgeva la sua città, quando la sua immaginazione non poté più collocare il trono di Zeus, e la seduta delle sue potenti divinità, su quella cima abbagliante dove Cicerone aveva osservato con patetica ironia che non vedeva altro che neve e ghiaccio, quale compensazione avrebbe potuto trovare per il vuoto lasciato nel suo cuore da una religione morta? Adottando la circoncisione egli potrebbe diventare, per così dire, un Ilota del Giudaismo; e a un tale sacrificio non fu tentato. Ma il vangelo predicato da Paolo non aveva dottrine esoteriche, né esclusioni presuntuose, né cerimoniali ripugnanti; venne con un Esempio Divino, e un dono gratuito per tutti, e quel dono gratuito coinvolgeva tutto ciò che era più prezioso per l'anima travagliata e scoraggiata. Non c'è da meravigliarsi, quindi, che la Chiesa di Tessalonica fosse principalmente gentile, come è dimostrato da 1; Tessalonicesi i. 9, ii. 14, e dalla totale assenza di qualsiasi allusione all'Antico Testamento in entrambe le Epistole. (Arcidiacono Farrar.Ma i Giudei che non credettero, mossi d'invidia.Lo spirito dell'invidia: Ahimè, questo spirito di invidia e di gelosia scende attraverso i secoli. Caino e Abele, Esaù e Giacobbe, Saul e Davide, Aman e Mardocheo, Otello e Iago, Orlando e Angelica, Caligola e Torquato, Cesare e Pompeo, Colombo e i cortigiani spagnoli, Cambise e il fratello che uccise perché era un tiratore migliore, Dionigi e Filosseno che uccise perché era un cantore migliore. Gelosia tra pittori. Closterman e Geoffrey Kneller, Hudson e Reynolds. Francia ansioso di vedere una foto di Raffaello, Raffaello gliene manda una. Francia, vedendolo, cade in un impeto di gelosia, per cui muore. Gelosia tra gli autori. Quanto raramente i contemporanei parlano gli uni degli altri! Senofonte e Platone vivevano nello stesso periodo, ma dai loro scritti non si potrebbe mai supporre che avessero sentito parlare l'uno dell'altro. Gelosie religiose. I maomettani pregano per la pioggia durante una siccità, senza pioggia in arrivo. Allora i cristiani cominciarono a pregare per la pioggia, e la pioggia venne. Allora i Maomettani si riunirono per rendere conto di ciò, e decisero che Dio si compiaceva così tanto delle loro preghiere che gli Ebrei continuarono la siccità in modo da farli continuare a pregare; ma che i cristiani cominciarono a pregare, e il Signore fu così disgustato dalla loro preghiera che gli ebrei mandarono subito la pioggia, così gli ebrei non vollero più ascoltare la loro supplica! Oh! questo spirito maledetto di invidia e gelosia. Eliminiamolo da tutti i nostri cuori. Un lottatore era così invidioso di Teagene, il principe dei lottatori, che non poteva essere consolato in alcun modo, e dopo che Teagene morì e gli fu eretta una statua in un luogo pubblico, il suo antagonista invidioso usciva ogni notte e lottava con la statua, finché, una notte, la gettò, e gli cadde addosso e lo schiacciò a morte. Quindi la gelosia non è solo assurda, ma uccide il corpo e uccide l'anima. (T. Deuteronomio Witt Talmage.)

6.) Coloro che hanno messo sottosopra il mondo sono venuti anche qui.Il mondo si è capovolto: Questa è solo una vecchia versione di una storia spesso ripetuta. Fu accusato il nostro Maestro che Ebrei era fomentatore di sedizione, mentre Ebrei aveva rifiutato di essere re, perché Ebrei dicevano: "Il mio regno non è di questo mondo"; eppure gli Ebrei furono crocifissi sotto le due false accuse di sedizione e bestemmia. La stessa cosa accadde con gli apostoli. Questo piano è stato seguito in seguito. Non ci fu mai una calamità che si abbattesse su Roma, senza che la folla gridasse: "I cristiani ai leoni! I cristiani hanno fatto questo". E fino ad oggi il mondo pone ancora i suoi mali alla porta dei cristiani. Non è stato lo sciocco grido che il grande massacro e l'ammutinamento in India sono stati causati dai missionari? Ma la calunnia è troppo oziosa per aver bisogno di una confutazione. Può essere vero che gli Ebrei, il cui vangelo è l'amore, dovrebbero essere fomentatori di turbamento? Gli Ebrei non hanno forse pagato il tributo, e i Suoi seguaci non sono stati in ogni tempo una generazione pacifica? Eppure, come ci sono molte parole vere pronunciate per scherzo, così ce ne sono molte vere pronunciate con malizia. Il vangelo di Cristo capovolge il mondo. Prima era il modo sbagliato verso l'alto, e ora che il Vangelo è predicato, e quando prevarrà, metterà semplicemente il mondo a posto capovolgendolo. Vedi questo...

(I.) Nel mondo in generale. Per quanto riguarda

1.) Carattere. Nella stima degli uomini, il regno dei cieli è qualcosa di simile. Lassù, sulla sommità, siede il grande filosofo, l'uomo immensamente intellettuale. Proprio sotto di lui c'è una classe, non così abile, ma comunque estremamente saggia, che guarda dall'alto in basso coloro che stanno alla base come l'ignobile moltitudine che non sa nulla. Un po' più in basso, arriviamo a coloro che raramente saranno istruiti, perché secondo loro sanno tutto quello che c'è da imparare. Dopo di loro viene un numero ancora maggiore, che è straordinariamente saggio nella sapienza mondana. Ancora più in basso ci sono coloro che hanno solo una quantità rispettabile di conoscenza; E poi, proprio nel seminterrato, ci sono il pazzo e il bambino. Com'è larga la distinzione tra il sempliciotto che forma la base e il saggio che si erge splendente all'apice della piramide! Ora, guardate come Cristo capovolge il mondo. "Se non vi convertite e non diventate come i bambini", ecc. "Dio ha scelto i poveri di questo mondo", ecc. Se volete vedere il mondo capovolto alla perfezione, leggete il verso di Matteo 5

(1) "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli". Ora, ci piace un uomo che ha uno spirito ambizioso, e anche un uomo che ha un'opinione molto giusta di se stesso. Ma Cristo capovolge proprio tutto questo. Gli uomini che non hanno forza propria, ma guardano tutto a Cristo; che non cercano di alzare la testa al di sopra dei loro simili; che, se sono grandi, hanno la grandezza imposta su di loro, ma non la cercano mai - il mondo dice che sono morbidi; ma Cristo mette in alto quelli che il mondo mette in basso

(2) C'è un altro gruppo che è sempre in lutto. Non te lo lasciano vedere spesso, ma piangono per il loro peccato, e poi per il peccato dei tempi. Il mondo dice che sono un gruppo triste e malinconico; ma Cristo capovolge il mondo, e coloro che voi pensate siano tristi, sono proprio quelli che devono rallegrarsi. Sì, mondano, la tua gioia è come il crepitio delle spine sotto una pentola. Divampa un po' e fa un gran rumore: è presto finito. Ma "la luce è seminata per i giusti, e la gioia per i retti di cuore". Non potete vedere la luce ora, perché è stata seminata. Ma quando Cristo verrà a capovolgere il mondo, egli sarà consolato

(3) Poi c'è un'altra razza chiamata "i mansueti". Conosco un uomo che non si sente mai felice a meno che non abbia una causa. Un piccolo affronto che non avrebbe dimenticato facilmente. Ora, i mansueti hanno un'indole molto diversa. Non si lasciano andare alla rabbia per un piccolo affronto, perché sanno che tutti gli uomini sono imperfetti, e quindi pensano che forse il loro fratello abbia commesso un errore. Sono abbastanza contenti di sopportare e sopportare, e sopportano mille ingiurie piuttosto che infliggerne una, sebbene la gente dica: "Un uomo come questo non andrà mai avanti; sarà sempre accolto; non ha forza d'animo". Sì, ma Cristo la capovolge, ed Ebrei dice: "Beati i mansueti, perché erediteranno la terra". Non è questo provocante per voi, avidi, voi persone di buon umore? tu lo fai per ereditare la terra: guarda come Cristo ti disprezza e calpesta la tua sapienza sotto i piedi. Dopotutto, il modo migliore per ottenere i nostri diritti è lasciarli in pace. Il modo più sicuro per difendere il tuo personaggio è non dire mai una parola su di esso. I nostri nemici non possono farci del male, a meno che non facciamo del male a noi stessi

(4) Vedete quel signore che va in chiesa, legge la Bibbia e fa le preghiere familiari? È vero che è duro con i suoi operai, e a volte esigente nei suoi pagamenti; ma rende giustizia a tutti gli uomini. Quest'uomo è in ottimi rapporti con se stesso; e si complimenta con se stesso per essere una persona molto eccellente. Se gli parli del suo stato davanti a Dio, egli dice che se non va in cielo, nessuno lo farà; perché paga venti scellini in sterline, e nessuno può trovare alcun difetto nel suo carattere. Non lo invidi? Ebbene, vedete che in fondo alla chiesa c'è una povera donna? Non osa parlare in presenza di persone rispettabili; ma noi abbiamo capito così tanto da lei: Ha scoperto di recente di essere piena di peccato, e desidera sapere che cosa deve fare per essere salvata. L'uomo sta in cima alla scala, e questa povera donna in fondo. Ora osservate il processo del Vangelo: il mondo capovolto. "Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati." (5) "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia". I misericordiosi non sono molto rispettati in questo mondo; L'uomo che perdona troppo, o che è troppo generoso, non è considerato saggio. Ma Cristo dichiara che chi è stato misericordioso otterrà misericordia

(6) "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio". Il mondo dice: "Beato l'uomo che si concede una vita gay". (7) E ora guarda il nono. Cammini per Londra, e lì, in cima al mondo, si può vedere la manica senza braccia di un Nelson; e là, in un altro luogo, un duca, un potente uomo di guerra. Ma Cristo dice: "Beati gli operatori di pace; poiché saranno chiamati figli di Dio". Ecco il mondo capovolto. Il guerriero con la sua veste macchiata di sangue viene messo nella terra ignobile, a morire e marcire; ma l'operatore di pace è innalzato e la corona della benedizione di Dio è posta intorno al suo capo

(8) Troviamo una razza che è sempre stata odiata, di cui Ebrei dice: "Beati coloro che sono perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli". Tutte queste beatitudini sono proprio in conflitto con l'opinione del mondo

(2.) Massime. "Fu detto da quelli dell'antichità, occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico: non resistete al male". Chiunque ti farà causa alla legge e prenderà il tuo mantello, prenda anche il tuo mantello". Se qualcuno ti percuote su una guancia, porgigli anche l'altra". È stato detto da quelli dell'antichità: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico"; ma Gesù Cristo disse: "L'amore sia per tutti gli uomini". Ci viene detto che è bene per un uomo arricchirsi, ma Cristo chiamò un certo ricco: "Stolto!" Avreste fatto di lui un assessore o un sindaco

(3.) Nozioni religiose. La religione del mondo è: "Fa' e vivrai"; La religione di Cristo è: "Credi e vivi". Vogliamo che se un uomo è giusto, sobrio, retto, entri nel regno dei cieli; ma Cristo dice: Questo avresti dovuto fare; ma ancora, questo non potrà mai purificarti

(II.) Nel cuore. L'uomo è un piccolo mondo, e ciò che Dio fa nel mondo esterno, gli Ebrei lo fanno nell'interno. Se qualcuno di voi vuole essere salvato, il suo cuore deve essere capovolto

(1.) Il tuo giudizio. Molti di voi non possono dire che ciò che ora credono essere la verità di Dio è molto opposto alle vostre precedenti nozioni carnali? 2. Le tue speranze. Un tempo erano tutti per questo mondo. Se solo potessi diventare ricco, essere grande e onorato, saresti felice! Ora le tue speranze non sono sulla terra; perché dov'è il tuo tesoro, là deve essere anche il tuo cuore

(3.) I tuoi piaceri. Una volta hai amato la taverna; Lo odi ora. Una volta hai odiato la casa di Dio; ora è la tua dimora tanto amata. La canzone, il giornale della domenica, il romanzo osceno: tutto questo era dolce per il tuo gusto; ma tu hai bruciato i libri che un tempo ti incantavano, e ora la Bibbia è letta e deliziata. Un tempo il sabato era il giorno più noioso della settimana. Ci sono alcuni di voi che un tempo non amavano niente di meglio del teatro. Tu cerchi ora il raduno dei giusti

(4.) La tua casa. Dai un'occhiata alla mensola del camino. C'è una vile macchia di immagine lì, e il soggetto è peggiore dello stile della cosa. Ma quando l'uomo segue Gesù, lo prende e prende una stampa di un buon vecchio soggetto che rappresenta qualcosa di biblico. C'è un mazzo di carte e una tavola da cribbage nell'armadio; Li sforna, e invece vi mette della buona letteratura. I bambini dicono: "Il padre è così cambiato". Gli ebrei tornavano a casa ubriachi e i bambini correvano al piano di sopra; e ora il piccolo Giovanni e la piccola Sarah siedono alla finestra e guardano finché non torna a casa. Gli ebrei insegnavano loro a cantare "Vattene, ottusa cura", o qualcosa di peggio; ora dice loro di "Gesù mite, mite e mite". Un allegro gruppo di compagni era solito venire a trovarlo la domenica pomeriggio; Ma è tutto finito. (C. H. Spurgeon.Rivoluzione: - Il mondo è al rovescio e ha bisogno di essere capovolto affinché possa essere al rovescio. Era il tempo in cui gli uomini scrivevano "Scuse per il cristianesimo". Spero che quel giorno sia passato. Non vogliamo più scuse per il cristianesimo. Non intendiamo scendere a compromessi in materia. Non vogliamo nascondere il fatto che il cristianesimo è rivoluzionario e che la sua tendenza è quella di capovolgere il mondo. La nostra religione è stata spesso travisata come se fosse una raffinata imbecillità; un cloroformio spirituale. La Bibbia, lungi da ciò, lo rappresenta come un saccheggio e un sconvolgimento di diecimila cose che ora sembrano essere poste su solide fondamenta. Sento qualcuno dire: "Pensavo che la religione fosse pace". Questo è il risultato finale. Il braccio di un uomo è fuori posto. Arrivano due uomini e con grande sforzo lo rimettono nella presa. Torna indietro con grande dolore. Poi guarisce. Il nostro mondo è orribilmente disordinato e sconnesso. Deve essere sottoposto a un intervento chirurgico onnipotente, sotto il quale ci saranno dolore e angoscia prima che possa arrivare la salute e la quiete perfette. La religione della Bibbia farà una rivoluzione...

(I.) In famiglia. Quelle cose che sono sbagliate saranno rovesciate da essa, mentre la giustizia e l'armonia prenderanno il loro posto. Il marito sarà capofamiglia solo quando sarà in grado di esserlo. Se la moglie ha più di tutto ciò che è giusto, avrà la supremazia. Non c'è legge umana o divina che renda una donna subordinata a un uomo indegna di lei. Quando la religione entra dalla porta principale, l'allegria e le risate non usciranno dalla porta sul retro. Giovanni riderà altrettanto forte; e George salterà più in alto di quanto abbia mai fatto prima. Istituirà un altare di famiglia. Anna alleverà il suo Samuele per il tempio; a Maria, Marta e Lazzaro si riuniranno in affetto fraterno e fraterno in una casa in cui abita Gesù. La religione di Gesù rovescerà tutte le gelosie, tutti i tintinnii; e la pace, l'ordine e la santità prenderanno possesso della casa

(II.) Nei circoli commerciali. Trovate cinquanta mercanti e troverete cinquanta standard di ciò che è giusto e sbagliato. A qualcuno dite di un mercante: "È onesto?"» Oh sì, ma macina le facce dei suoi impiegati; o esagera il valore dei suoi beni", ecc. Ah! c'è solo una norma di ciò che è eternamente giusto e sbagliato, ed è la Bibbia; e quando questo principio avrà il suo peso sotto le nostre case commerciali, una metà di loro andrà a dire: "Che succede? C'è stata una caduta dell'oro?" No."" C'è stata una nuova tariffa?" No."" C'è stato un fallimento nei raccolti?" No."" C'è stato un panico inspiegabile?" No". Il Signore ha eretto il Suo trono di giudizio nello scambio. Cos'era il 1837? Cos'era il 1857? Cos'era il 1869? Un giorno di giudizio. Pensate che Dio aspetterà che gli Ebrei abbiano bruciato il mondo prima che gli Ebrei correggano questi torti? L'uomo fraudolento accumula i suoi guadagni fino a quando la sua proprietà è diventata una grande piramide; e mentre se ne sta a guardarlo, pensa che non potrà mai essere distrutto; ma il Signore spinge tutto oVersetto Tu costruisci una casa, e ci metti dentro una trave marcia. La casa è completata. Presto inizia a dondolare. Chiami i meccanici e chiedi: "Qual è il problema?" Dice il meccanico: "Metti una trave marcia in quella struttura, e tutto deve crollare". Ecco una tenuta che sembra essere a posto ora. È stato costruito per molti anni. Ma quindici anni fa c'è stata una transazione disonesta, che continuerà a produrre rovina fino a quando la proprietà non andrà in rovina e le orecchie del possessore saranno rovinate. L'ho visto più e più volte. Verrà il tempo in cui, attraverso la forza rivoluzionaria di questo vangelo, una menzogna, invece di essere chiamata esagerazione, equivoco o evasione, sarà bollata come menzogna! E i furti, che ora a volte vanno sotto il titolo di percentuali, commissioni e bonus, saranno inseriti nel catalogo dei reati delle carceri di Stato. La società sarà capovolta, fino a quando le disonestà commerciali non finiranno

(III.) Nelle nostre chiese. La politica del non impegno, del non fare nulla, lascerà il posto a uno spirito di conquista coraggiosa. La pietà in questo giorno è salata solo per conservare. La Chiesa è soprattutto ansiosa di prendersi cura di se stessa; e se sentiamo parlare di miseria, di squallore e di paganesimo fuori, diciamo: "Che peccato!" e ci mettiamo le mani in tasca, e cerchiamo in giro un pezzo da due centesimi, e con grande sfarzo lo mettiamo nel piatto, e ci stupiamo che il mondo non si converta in sei settimane. Supponiamo che ci sia una grande guerra; E c'erano trecentomila soldati, ma tutti tranne dieci uomini erano nelle loro tende, o pulivano i loro moschetti, o cucinavano le razioni. Voi direste: "Certo, in questo caso deve arrivare la sconfitta". Milioni di soldati professanti di Gesù Cristo cucinano razioni o dormono nelle loro tende, mentre un solo uomo qua e là esce per combattere per il Signore. «Ma», dice qualcuno, «stiamo stabilendo un gran numero di missioni». Sì, e stanno facendo un lavoro magnifico; ma ogni missione-cappella è una confessione della malattia e della debolezza della Chiesa. Sta dicendo ai ricchi: "Se potete pagare l'affitto dei banchi, venite nella sala principale dell'udienza". Significa dire ai poveri: "Il tuo cappotto è troppo brutto e le tue scarpe non sono abbastanza buone. Dovrai andare per la via della missione-cappella. La missione-cappella è diventata la cucina, dove la Chiesa fa il suo lavoro sciatto. Ci sono centinaia di chiese, splendidamente costruite e sostenute, che, anche nelle giornate luminose, non sono piene a metà; Eppure stanno costruendo cappelle missionarie, perché le grandi masse del popolo sono tenute fuori dalla sala principale delle udienze. Ora dico che qualsiasi luogo di culto che sia appropriato per una classe è appropriato per tutte le classi. Che i ricchi e i poveri incontrino il Signore, il Creatore di tutti. Rivoluzione! L'orgoglio, l'esclusività, le vanterie finanziarie della Chiesa devono scendere! Può darsi che, prima che la Chiesa impari il suo dovere verso le masse, Dio la flagellirà e scaccerà i cambiavalute. Può darsi che ci sia un grande giorno di sconvolgimento prima che arrivi quel momento. In quel giorno futuro della Chiesa di Cristo ricostruita, l'edificio della chiesa sarà il più allegro di tutti gli edifici. La pura atmosfera del cielo spazzerà via l'atmosfera fetida che è stata mantenuta in molte delle nostre chiese inscatolate da domenica a domenica. Il giorno di cui parlo sarà un giorno di grandi risvegli. (T. Deuteronomio Witt Talmage, D.D.L'accusa di sedizione e di fazione contro gli uomini buoni, specialmente i ministri fedeli, considerata e considerata: - Nel discutere su questo argomento, si propone, attraverso l'assistenza della grazia divina -

(I.) Con una breve deduzione storica per dimostrare che il carattere di sedizioso, fastidioso e disordinato, è stato costantemente dato da uomini malvagi ai servi di Dio. Non sarebbe difficile indicare qualcosa di questo spirito che prevale nel mondo, dalla vita di quasi tutti gli uomini buoni il cui nome è registrato, per quanto breve e generale sia il racconto che viene dato di molti di loro nelle Scritture. Mi accontenterò di alcuni esempi importanti, in epoche molto diverse, dai tempi più antichi a quelli più recenti. Il primo che menzionerò è 1; Re xviii. 17. Un altro esempio può essere trovato nella consultazione di Giosafat e Acab prima di andare in battaglia (1; Re xxii. 7, 8). Qui, vedete, Michea fu oggetto di avversione perché denunciò il giudizio di Dio contro la malvagità del re. Vedi un esempio di un'accusa generale di questo tipo contro tutti gli adoratori del vero Dio da parte di Haman (Ester 3:8 ). Il profeta Geremia subì lo stesso trattamento in tempi diversi. Né il principe, né i sacerdoti, né i profeti erano in grado di sopportare senza risentimento le minacce che egli denunciava in nome di Dio (Geremia 26:8, 9, 11, xxxvii. 13, xxxviii. 4). Il profeta Amos è un altro esempio, precisamente parallelo all'ultimo. A causa della sua fedeltà a Dio fu invidiosamente rappresentato come un nemico del re (Amos 7:10 ). Nostro Signore cadde sotto la stessa accusa. Per quanto semplice e ingenuo sia il suo portamento, Ebrei è chiamato un ingannatore del popolo (Giovanni 7:12 ). I suoi nemici cercarono di coinvolgerlo nel governo civile con questa insidiosa domanda: "È lecito o no pagare un tributo a Cesare?" E ciò che lo portò infine alla Croce fu lo stesso presunto crimine (Giovanni 12 ). Chiuderò questa visione della storia della Scrittura con il passaggio di cui il mio testo fa parte. L'intero crimine dell'apostolo Paolo e del suo compagno fu quello di predicare la dottrina della croce di Cristo, il suo grande e caro tema. Avendo prodotto questi esempi dalla Scrittura, che non è soggetta a nessuna eccezione, dirò ben poco sui periodi successivi della Chiesa. Chiunque si prenda la briga di esaminare la storia della Chiesa prima della Riforma, non può fare a meno di osservare che quando qualcuno, sia tra il clero che tra i laici, era abbastanza audace da rimproverare gli errori di dottrina, o l'ambizione, il lusso e la vita mondana dei suoi contemporanei, veniva immediatamente bollato come una persona faziosa e disordinata. e spesso severamente punito come nemico della pace della Chiesa

(II.) Procediamo ora a indagare, Che cosa c'è nella vera religione che dà occasione a questa accusa, e rende il mondo incline a crederci

(1) L'esempio dei servi di Dio è un continuo e sensato rimprovero alla condotta contraria degli uomini del mondo. Come un cuore ingannato svia il malvagio, così la continuazione dell'autoinganno è necessaria per gustare quei piaceri del peccato in cui è posta la sua felicità errata. Rimproverare la sua condotta, quindi, significa turbare il suo sogno e ferire la sua pace. E poiché l'orgoglio, per quanto finemente mascherato, ha il dominio in ogni cuore non rinnovato, quanto deve essere offensiva ogni specie di rimprovero per uomini di questo carattere? Ora, l'esempio di ogni uomo buono non è forse un severo, anche se silenzioso, rimprovero per gli empi? E come la coscienza di ogni uomo mondano gli viene così resa fastidiosa dall'esempio dei figli di Dio, così tende a mettere i peccatori in disaccordo l'uno con l'altro, ed espone la condotta di ciascuno alla censura degli altri. Il peccato, per quanto universalmente praticato, è tuttavia generalmente vergognoso. La coscienza, anche se corrotta e relativamente cieca nel caso di un uomo, è spesso giusta e imparziale, almeno sotto molti meno pregiudizi nel caso degli altri. È in questo modo, e solo in questo modo, che l'onore pubblico e il credito della religione sono preservati in mezzo a una così grande maggioranza che ne è nemica nel loro cuore. Non deve, quindi, l'esempio di una persona severa e coscienziosa, mettere in luce più forte le colpe di coloro che agiscono in modo contrario, tutte le volte che capita loro di cadere sotto osservazione insieme. Anzi, non apre gli occhi del mondo su molte imperfezioni minori che altrimenti sfuggirebbero alla sua attenzione? 2. Un'altra ragione per cui i servi di Dio sono rappresentati come fastidiosi è perché non vogliono e non osano obbedire ai comandamenti peccaminosi degli uomini. Nelle questioni meramente civili, gli uomini buoni sono i cittadini più regolari e i sudditi più obbedienti. Ma, poiché hanno un Maestro in cielo, nessun potere terreno può costringerli a rinnegare il Suo nome o a disertare la Sua causa (CAPITOLO IV, 19). Con quale invincibile costanza Sadrac, Mesac e Abednego si rifiutarono di inchinarsi davanti all'immagine d'oro di Nabucodonosor? Il caso di Daniele era perfettamente simile, al quale nemmeno il comandamento del re poteva sottrarsi dalla preghiera a Dio. C'è un amore per il dominio naturale a tutti gli uomini, che non è sotto controllo o restrizione in coloro che sono privi di religione. Questo deve naturalmente disporli a portare avanti i loro piani e ad insistere perché siano rispettati universalmente. Li irrita e li provoca, quindi, trovare qualcuno che non sia sottomesso ai loro piaceri. Quanti pochi sono in grado di sopportare questo con pazienza, la storia del mondo in ogni epoca ne è una prova continua. Tali rifiuti, inoltre, riflettono sempre un certo disonore sulle misure alle quali si oppongono. Qualunque cosa una persona si rifiuti di fare, egli, per quanto in lui giace, rappresenta come sbagliata e peccaminosa; e, per certi aspetti, indegno o inadatto a essere fatto. Così viene considerato non solo come un ritiro della propria fedeltà, ma come una corruzione e una seduzione degli altri

(3.) Un'altra ragione per cui i servi di Dio sono accusati di essere fastidiosi è perché sono, in molti casi, obbligati a rendere testimonianza contro i peccati degli altri, e a rimproverarli apertamente (CAPITOLO Levitico 19:17 ). Alcuni peccati sono così flagranti nella loro natura, che anche testimoniarli con il silenzio implicherebbe una certa partecipazione della colpa. In tali casi è gloria del più povero e meschino servitore di Dio risentirsi per il disonore che viene fatto al Suo nome, e rimproverare il peccatore più eccelso. Ma questo dovere, e l'odio che ne deriva, ricade più frequentemente sulla parte dei profeti e dei ministri di Dio, che hanno ricevuto l'incarico di parlare nel Suo nome e di perorare la Sua causa. Com'è offensivo questo per l'orgoglio umano! Certamente deve convincere o provocare, riformare o infiammare. Quanti martiri della verità ci sono stati da quando è nato il mondo! Ma non ci può essere un esempio migliore, o addirittura un quadro più vivo e ben disegnato dell'effetto di un rimprovero chiaro e giusto, che nel caso di Stefano quando perorò la sua causa davanti ai governanti ebrei (vii. 51, 52, 54). È chiaramente per questa ragione che gli apostoli, nelle loro preghiere per l'assistenza, chiedono quasi costantemente di poter essere dotati di un adeguato grado di audacia e risoluzione (cap. iv. 29; Efesini 6:19 ; 2Tessalonicesi 3:2 ). È molto naturale per ognuno, a questa distanza, immaginare che non avrebbe potuto correre il pericolo di opporre una resistenza così ostinata alla verità, o di perseguitare, con così implacabile inimicizia, coloro che la sposavano. Ma tutti gli uomini del mondo, in ogni epoca, hanno ancora lo stesso orrore per i fedeli servi di Dio; la stessa impazienza del rimprovero quando tocca se stessi. Ho notato sopra che in ogni epoca della Chiesa, i più fedeli tra i servi e ministri di Dio sono stati, infatti, considerati fastidiosi dagli uomini corrotti e mondani. Gli stessi passaggi della storia mostrano costantemente che ciò è sorto principalmente dai loro tentativi di arginare l'ondata del vizio imperante; dalla loro audacia e fedeltà nel rimproverare i crimini alla moda. Nel XII secolo, Arnolfo, uomo devoto ed eccellente predicatore, si rivolge così al clero: "So che cercate la mia vita e presto mi ucciderete. Ma perché? Io vi dico la verità, vi rimprovero l'orgoglio e la superbia, l'avarizia e la lussuria; perciò non ti piacere".

(III.) Miglioramento pratico

(1.) Da ciò che è stato detto su questo argomento si può apprendere la risposta giusta e appropriata a un'obiezione contro il vangelo, su cui hanno insistito molto i suoi nemici, vale a dire, che ha introdotto la persecuzione per motivi di coscienza, con la quale il mondo era in gran parte sconosciuto prima. Ci sono pochi argomenti su cui gli infedeli si dilungano con maggiore piacere della crudele animosità che ha prevalso, dei massacri selvaggi e disumani che sono stati perpetrati per motivi religiosi dopo la pubblicazione del Vangelo. Penso che questa obiezione abbia raramente una risposta come potrebbe essere. Di solito si osserva che qualunque cosa possa essere stata fatta da coloro che professano il Vangelo, non c'è alcun significato dato in esso a tale spirito e pratica. Ma l'obiezione non è del tutto rimossa mentre agli infedeli è permesso di sostenere che la persecuzione è stata il suo costante e inseparabile effetto. Dobbiamo, quindi, strappare questo argomento dalle loro mani, e prima di tutto produrre questo fatto come un adempimento della predizione del nostro Salvatore (Matteo 10:34-36 ). Essendo arrivati a questo punto, abbiamo motivo di sostenere che i discepoli di Cristo hanno sempre sofferto e non hanno mai inflitto l'ingiuria, sebbene siano stati spesso costretti a portare la colpa. La moltitudine delle religioni pagane, sebbene non sempre, generalmente concordava tra loro: e ben potrebbero, perché erano tutte dello stesso autore. Nessuno di loro, tuttavia, poteva essere d'accordo con il vangelo, per questa semplice ragione, che "nessuna menzogna è dalla verità". Ma da quale parte provenivano le violenze? Le terribili persecuzioni contro i cristiani, nei primi tre secoli, non sono forse venute dai pagani? I cristiani commisero forse contro di loro qualche altro crimine, oltre a far notare il peccato e il pericolo della loro adorazione idolatrica e delle loro pratiche immorali? Non bastava questo da solo a levare un grido contro di loro, come a capovolgere il mondo? E in tutte le persecuzioni che ne seguirono fra i cristiani professanti, fu forse qualcos'altro che lo spirito orgoglioso, violento e mondano di coloro che guadagnarono pietà, opprimendo i pochi veri credenti di ogni denominazione? 2. Da ciò che è stato detto potete vedere la colpa e il pericolo di coloro che accusano falsamente i figli di Dio. Anzi, il nostro stato attuale come Chiesa e nazione, sembra rendere un tale avvertimento particolarmente opportuno. Abbiamo goduto a lungo della pace esteriore. In ogni altro paese questo ha introdotto uno spirito mondano, l'ambizione, il lusso e l'accidia. E non c'è traccia di questi personaggi tra noi ora? Non ci sono forse alcuni che non possono sopportare una tale severità che è incompatibile con la conformità al mondo gaio e alla moda? Non sono tutti inclini ad accusare di ipocrisia ogni professione di pietà? Non considerano forse ogni fedele rimprovero come un nemico della loro pace? Non ascoltano forse con segreto piacere, e diffondono con apparente trionfo, ogni notizia a danno di tali agitatori d'Israele? Questo, dunque, è il carattere, e tutti coloro che sono accusati di colpa dalla coscienza possono vedere il pericolo. Puoi vedere la causa di chi difendi e la cui ricompensa condividerai

(3.) Se questa è stata la costante sorte di tutti i servi di Dio, di essere accusati di sediziosità e molesti, che ogni persona prudente si guardi dall'essere sviata dal grido persecutorio

(4.) Poiché il mondo è così incline a ricevere l'accusa di fazione contro i figli di Dio, stiano attenti a non fornire alcun fondamento reale per essa

(1) Tutto il nostro zelo per la gloria di Dio sia condotto non solo con fermezza, ma anche con mansuetudine

(2) Che i ministri abbiano cura di evitare di immischiarsi ufficiosamente nelle questioni civili

(5.) Poiché l'accusa di fazione e sedizione è sempre stata mossa contro i ministri fedeli, impariamo a sopportarla con pazienza e a non dissimulare mai la verità, né ad allontanarci in alcuna misura dal nostro dovere per evitarla. (J. Witherspoon, D.D.Il mondo capovolto: possiamo considerare le parole da tre punti di vista

(I.) Come espressione della profonda ostilità del cuore umano contro il vangelo. L'amore di Dio, il servizio di Dio, la gloria di Dio, l'effettivo rapporto dell'anima con Dio, sono tutti in completa ripugnanza per le emozioni e i gusti della società in generale: perciò una tale religione deve essere contrastata e denigrata. Ma come si farà questo? È una cosa troppo palpabile dire che non dovremmo amare Dio, o servirLo sinceramente; ma piuttosto di accontentarsi di una mera forma morta di religione. Un linguaggio del genere era un insulto troppo palpabile ai diritti della Divinità. A quale illusione, dunque, devono ricorrere in questa perplessità? La difficoltà è stata affrontata in questo modo. Essi attribuiscono un termine di rimprovero alla vera religione, e poi procedono a denigrarla, sotto la protezione di quel termine. Così tranquillizzano la loro coscienza sotto l'illusione sofistica che è l'errore, piuttosto che la verità, a cui si oppongono

(II.) Come verifica della verità del cristianesimo. "Verrà il tempo", sono le parole del suo grande Autore al Suo piccolo gruppo di fratelli, "quando colui che vi ucciderà penserà di rendere servizio a Dio". Sarete odiati da tutti per amore del mio nome", è un'altra delle Sue predizioni. "Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, dovranno subire persecuzione".

(III.) Come testimonianza inconsapevole dei nemici del potere e del disegno del vangelo. Dicevano che gli apostoli erano rivoluzionari, disturbatori della pace, predicatori di un altro re, "un certo Gesù". Politicamente, questa era una grossolana falsità: evangelicamente, era, ed è ancora, vera. Il peccato ha distolto da Dio il cuore dell'uomo, il suo volto, i suoi piedi e le sue mani; e il Vangelo è il potere di Dio per la salvezza, mediante il quale l'intera natura morale dell'uomo deve essere cambiata e convertita dalle tenebre alla luce, dal peccato alla santità, dall'alienazione all'amicizia, e dal vassallaggio di Satana alla libertà e alla vita. (Predicatore nazionale americano.Il vangelo una rivoluzione:

(I.) Il Vangelo crea un tumulto

(1.) Internamente-nel cuore degli uomini

(2.) Esternamente-nelle loro relazioni sociali

(II.) L'oggetto di questo disturbo. l. Non la sovversione, ma la conversione del mondo

(2.) Non la sua distruzione, ma la sua salvezza. (W. W. Wythe.) Il cristianesimo una rivoluzione:

(I.) Il più ampio che il mondo abbia mai visto

(1.) Con la sua ampiezza, mira al mondo intero

(2.) Per la sua profondità, il territorio dello spirito

(II.) Il più legittimo

(1.) Con il suo scopo, la salvezza del mondo

(2.) Con i mezzi impiegati, le armi dello Spirito. (K. Gerok.) Lo spirito rivoluzionario del cristianesimo:

(I.) Il mondo è dalla parte sbagliata verso l'alto

(II.) Vuole capovolgersi

(III.) Siamo gli uomini per farlo. (Primo sermone metodista.)

2 CAPITOLO 17

Atti 17:2-12

Tutto ciò è contrario ai decreti di Cesare, che dicono che c'è un altro Re, un solo Gesù.- Cristo contro Cesare: - Tessalonica, sebbene fosse una città libera, era ancora sotto il governo imperiale, e gli ebrei quindi si appellarono al decreto dell'imperatore, probabilmente all'editto di Claudio (xviii. 2), come almeno mostrando la tendenza della politica dell'imperatore, anche se non era strettamente vincolante tranne che a Roma e nelle colonie. Questo, tuttavia, potrebbe rivelarsi un'arma di attacco insufficiente, e quindi aggiungono un'altra accusa, alla quale nessun magistrato in tutto l'impero potrebbe essere indifferente (Luca 23:2 ; Giovanni 19:12 ). I predicatori non solo portavano una religio illicita, ma erano colpevoli di tradimento contro la maestà dell'impero; dicevano che c'era "un altro re". È chiaro dall'Epistola ai Tessalonicesi che il regno di Cristo, e specialmente la Sua seconda venuta come Re, era stato molto importante nell'insegnamento dell'apostolo (1; Tessalonicesi iv. 14, v. 2, 23; 2; Tessalonicesi i. 7, 8, ii. 1-12), e questo potrebbe aver fornito materiale per l'accusa. (Dean Plumptre.) Il Re dei re:

(I.) Le sue attrazioni personali. "C'è un altro Re, un certo Gesù", che è "più bello dei figli degli uomini". Oh, quanto è grande la Sua bellezza!

(II.) La sua regale grandezza. Ebrei è il Signore dei morti e dei vivi

(III.) La benedizione dei Suoi sudditi

(IV.) La sua durata. "Il suo nome durerà finché il sole". (R. C. Dillon, D.D.) Il Re dei re, in contrasto con i re della terra:

(I.) La dignità della sua persona

(II.) L'estensione del Suo impero. Tutte le cose create sono Sue

(III.) La benedizione e la sicurezza dei Suoi sudditi. Chi lo sono

1.) Sicuro

(2.) Gratis

(3.) Ricco

(IV.) La durata del Suo regno. "Gli Ebrei regneranno nei secoli dei secoli". (W. Jay.) Gesù un re (sermone dei bambini) :

1.) Che vuoto si produrrebbe se tutto ciò che sappiamo sui re e sulle regine fosse distrutto! Non dobbiamo supporre che tutti siano stati come la nostra buona regina Vittoria. Ciò che sappiamo dei re e delle regine dovrebbe renderci molto grati di vivere sotto un tale regno

(2.) Non supporre che non ci siano re o regine che non indossino corone. Se un ragazzo fa ciò che è giusto, serve e ama Dio, è un re. Se una ragazza è gentile, saggia, pura, rispettosa, ha grazie che la rendono regale. Le qualità regali sono state spesso sviluppate dai mestieri ordinari della vita. Anche i percorsi della letteratura ne hanno prodotti molti. Così che nella storia del mondo abbiamo avuto più monarchi senza corone che con. Il Signore Gesù è Re...

(I.) Sul terreno del diritto. Gli Ebrei avevano il diritto della nomina del Padre. Non mettiamo in discussione il diritto di Mosè alla guida, o di Davide al regno, o di San Paolo all'apostolato, perché hanno ricevuto i loro uffici da Dio. Ed è altrettanto certo che Gesù ricevette il regno dallo stesso potere. "Eppure ho posto il mio Re sul mio santo colle di Sion".

(II.) A causa delle Sue perfette qualifiche per la posizione regale. Questo è molto di più di quanto si possa dire di tutti i re. Se l'esperienza e la conoscenza, se la tenerezza e il potere, la maestà e la condiscendenza, la dignità e l'umiltà, la saggezza e la ricchezza, la stirpe regale e le grandi virtù personali, possono dimostrare la qualifica per il governo, allora Gesù ha tale qualifica senza limiti. "Piacque al Padre che in lui abitasse tutta la pienezza".

(III.) Perché Ebrei ha la calorosa approvazione dei Suoi sudditi. Nessun re aveva mai avuto la libera e intelligente benevolenza del suo popolo così pienamente accordata. Convoca una riunione di tutti i Suoi sudditi, nessuna delle teste coronate d'Europa si assicurerebbe un voto dai sudditi di Gesù, in opposizione alla Sua monarchia. Ogni elettore direbbe: "Solo Gesù, il nostro Re".

(IV.) Perché Ebrei emana la legge per il Suo popolo, e mantiene il rispetto e l'obbedienza alla legge che Ebrei emette. Quali forti contrasti esistono fra le leggi dei sovrani terreni e quelle di Gesù! Le leggi umane influenzano le nazioni; Le leggi divine sono per tutti e riguardano tutti. Le leggi umane devono essere modificate per adattarsi alle mutate circostanze, ma "un iota o un apice della Sua parola non verrà meno". Le leggi qui sono state fondate sull'errore; Quelli di Cristo sono fondati sulla verità eterna. Le leggi sono spesso difficili da interpretare correttamente, e uomini di mente semplice e semplice, così come avvocati astuti, hanno commesso errori. Le leggi di Cristo sono tutte facili, semplici e chiare

(V.) Perché Ebrei ha il potere di far rispettare la Sua volontà. Nessun re, per quanto grande fosse il suo esercito, o per quanto grande fosse la sua potenza, ebbe mai la potenza di Gesù

(VI.) Perché Ebrei ha un grande seguito di persone illustri. Il seguito che il Re Gesù ha avuto, e avrà, supererà di gran lunga qualsiasi cosa del genere mai vista sulla nostra terra: Abele, Noè, Abramo, Davide, ecc. Sì, i patriarchi attendevano con ansia il Suo giorno; i profeti annunciarono con gioia la Sua venuta; re e poeti scrissero di Lui, e gli angeli Lo servirono. Ed ora, quando appare il Suo carro, tutti dicono: "C'è un altro Re, un solo Gesù". Guardate il carro. Si chiama vangelo. Le sue ruote sono in grado di viaggiare su qualsiasi tipo di strada, ruvida o liscia, dura o morbida; attraverso boschi, mari o deserti. Il carro stesso è così forte che non tutte le potenze degli uomini e dei diavoli possono spezzarlo. Nessun tempo può causarne il decadimento, né alcun elemento può intaccarne la bellezza. È foderato dentro e fuori di promesse. È così pieno di provviste che non il soddisfacimento di tutti i bisogni di tutti gli uomini può produrre una deficienza. E poi questo carro è così grande che c'è posto per tutti: e tutti quelli che viaggiano lo fanno gratuitamente. Allora, quali destrieri trainano questo carro! L'uno è chiamato "Amore abbondante" e l'altro "Zelo immortale"; E non si stancano mai. Ma né il carro né i cavalli sono così meravigliosi come il Re Gesù, l'occupante di questo carro (Apocalisse 1:13 ). Sulla processione si muove; e gli illustri che seguono sono altrettanto grandiosi e anche più numerosi di quelli che li hanno preceduti. Ecco gli apostoli, i martiri, i riformatori, ecc. Non c'è sapienza così saggia, né bontà così grande, né atto così conveniente da unirci quando siamo giovani al seguito del Re Gesù. Questo si fa donando il nostro cuore a Lui. Giuseppe si unì quando era solo un ragazzo. Samuele, Davide e Timoteo

(VII.) Perché Ebrei ha un profondo interesse personale nell'elevazione e nel bene di tutti i Suoi sudditi. Tutti i re non l'hanno fatto. Alcuni hanno chiesto solo come potrebbero aumentare i loro beni o la loro dignità. Notate i segni dell'interesse che i monarchi hanno per i loro sudditi

(1.) I sacrifici che fanno in loro favore. Guardate allora i sacrifici fatti da Gesù per tutto il suo popolo

(2.) La loro gioia quando il popolo è contento e prospero; e la loro tenerezza e simpatia quando la calamità si abbatte su di loro. Un re dovrebbe essere il riflesso, o la controparte, del suo popolo. Questo, ne sono certo, è ciò che è Gesù; quando i suoi sudditi sono nella sofferenza, Ebrei dice: "Non temere, io ti sosterrò"; e quando Ebrei ha trasformato il loro dolore in gioia, Ebrei dice: "Gioiscano i figli di Sion nel loro Re".

(VIII.) Perché Ebrei dà accesso al Suo popolo. Il potere di un re terreno di fare questo è limitato; E chi si avvicina ai troni terreni non può che farlo a caro prezzo. Ma Gesù permette a tutti i Suoi sudditi di avvicinarsi a Lui in ogni momento, e senza spese

IX. Perché Ebrei ha un grande reddito. "Ricco come un re" è un proverbio. I ragazzi e le ragazze potrebbero chiedersi da dove il re prenda tutti i suoi soldi. È dalle tasse! Gesù è di gran lunga il re più ricco che abbia mai occupato un trono. "La terra appartiene al Signore e la sua pienezza". Ma Ebrei non dipende dall'oro per il progresso del Suo regno. Nel Suo tesoro ci sono contribuzioni di maggior valore. Preghiera, lode, vita santa, zelo

X. Perché Ebrei protegge i diritti e le libertà dei suoi sudditi. Ebrei non dice forse a tutti: "Non toccate i miei unti e non fate alcun male ai miei profeti"? So che a volte sembra che gli ebrei 51 abbiano abbandonati al potere dei loro nemici. Sembrava che gli ebrei avessero dimenticato Giuseppe, Daniele, ecc.; Ma la questione ha mostrato quanto bene fossero curati

XI. Perché gli Ebrei hanno favori reali da concedere. In tutti i paesi i re sono stati noti per questo. I guerrieri, i legislatori, i poeti, i filantropi, i grandi, i ricchi e i dotti, sono coloro che portano avanti gli onori regali; e se i favori reali dovessero arrivare in grande misura ai poveri e agli indigenti, che trambusto e cosa da fare si farebbe al riguardo! Gesù porta via la palma in questo reparto. Ebrei non limita i Suoi favori a nessuna classe privilegiata; come la luce del sole, cadono con uguale bellezza ed energia sulla fronte dei poveri e dei ricchi; Come la rugiada, scendono con uguale potenza sulla casetta e sulla casa del palazzo. Quali sono i favori del Re Gesù? 1. Perdono per tutti i peccati. "Ebrei è esaltato come Principe e Salvatore", ecc

(2.) Purezza di cuore e di vita

(3.) La grazia, secondo i bisogni del Suo popolo

(4.) Un titolo valido al cielo, e il suo possesso alla morte. Per questi doni l'oro, il valore, l'industria, la saggezza del mondo, sono tutti vani; e così per ciascuno dobbiamo dire: "Ora, siano rese grazie a Dio per il Suo dono ineffabile". (J. Goodacre. Gesù, "un altro Re": - In confronto ai sovrani terreni, Gesù è un altro Re; poiché gli Ebrei sono uno -

(I.) Contemplare il dominio esclusivamente spirituale. I monarchi terreni aspirano al dominio territoriale, e sono considerati monarchi perché lo possiedono. Il regno di Cristo ha la sua sede nell'anima

(II.) Rivendicare un'obbedienza legittimamente incondizionata. Di quale sovrano terreno si può dire che egli pretenda giustamente un'obbedienza incondizionata? Ebrei esige giustamente obbedienza incondizionata

1.) Nel diritto della Sua posizione. Ebrei è il Re dei re: l'obbedienza non può essere negata a Lui con il pretesto che c'è un potere superiore che dobbiamo prima consultare

(2.) Nel diritto dell'equità del Suo governo. Il suo servizio è sempre "ragionevole", il suo onore e i nostri interessi non si scontrano mai veramente

(3.) Nel diritto della Sua grazia. Ebrei è il Salvatore. L'obbedienza non può essere negata a Lui con la scusa che gli dobbiamo ben poco

(III.) Garantire un omaggio infallibilmente sentito. Se l'ammissione è concessa alla presenza di un sovrano terreno, quante volte l'omaggio che gli si rende non è altro che l'osservanza di una cerimonia di Stato! Gesù è "un altro Re". Ebrei governa con l'amore, Ebrei conquista il cuore

(IV.) Aspettarsi un impero universale fiducioso. (J. T. Poulter, B.A.Il Cristo risorto come Re:

1.) "C'è un altro Re". Ahimé! per il mondo, ahimè! per tutti noi, se non ci sarà. La speranza del mondo è una cristianità in cui Cristo regnerà. Una cristianità in cui gli Ebrei non regnano, noi vediamo, e ne abbiamo viste abbastanza. Gli uomini si stanno stancando della predicazione di Gesù e del Suo vangelo, mentre le razze cristiane sono devastate dal vizio, dalla povertà e dalla guerra. Insieme a tutto il nostro cristianesimo abbiamo ancora bisogno di uomini che predichino "un altro Re, un solo Gesù"; ai quali tutto l'egoismo della nostra politica, l'astuzia della nostra diplomazia, la feroce contesa della nostra industria, sono odiosi; un Re che ha lasciato "un nuovo comandamento, che vi amiate gli uni gli altri" e, in un'unica aspirazione, "che tutti possano essere uno", la chiave della Sua speranza e del Suo sforzo per l'umanità. Il mondo deve ancora provare ciò che Gesù può fare per lui

(2.) Cristo predisse che il Suo metodo avrebbe messo alla prova la pazienza e stancato la speranza dell'uomo. Non c'è nulla in Inghilterra o in Europa che sia più triste dell'immagine che Ebrei stesso disegna dello sviluppo del suo regno nel versetto di Matteo 24

, ma gli Ebrei videro al di là di ciò che lo spinse a riversare la sua anima per la morte. "E io, se sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me". E questo è il rimprovero di tutti i nostri dubbi e timori infedeli. Marco la pazienza con cui attraverso innumerevoli secoli il Signore del mondo ha elaborato il cinguettio di un grillo, la piuma della pignone di un uccello, o le macchie sul piumaggio gaio dell'ala di una farfalla - eppure veniamo meno e ci perdiamo d'animo perché in pochi secoli questo grande mondo non si è convertito a Gesù, e il raccolto, per il quale l'intera creazione ha gemito e sofferto attraverso secoli quasi infiniti, non è ancora mietuto e raccolto in alto

(3.) La domanda fondamentale è: Perché l'uomo dovrebbe volere un altro re? Perché non lasciare che sia lo spirito laico a farsi carico degli interessi e a guidare il progresso della società umana? e rispondo

(1) Che qualcosa di simile alla forma del regno di Cristo è implicito e profetizzato dalla struttura stessa della società umana. Quando diciamo che l'uomo è un essere sociale, intendiamo qualcosa che differisce completamente per genere, e non solo per grado, da ciò che intendiamo quando parliamo degli istinti e delle abitudini sociali delle formiche o delle api. La chiave della vita dell'uomo va cercata in cielo e non nella polvere. Entrando nella sfera della società umana veniamo sotto una legge superiore ed entriamo in un mondo superiore. Considerate il fatto che tutti i piaceri e le pene più squisite dell'uomo derivano dalle sue relazioni con gli altri, dalle sue abitudini e dai suoi affetti sociali, di cui gli elementi più ricchi si collegano con i suoi doveri e ministeri verso i poveri, i deboli, gli indifesi; Possiamo credere, con tutto ciò che abbiamo davanti, che la vita dell'uomo come essere sociale deve ancora essere solo la lotta per l'esistenza in un'altra forma, di cui la ricerca di sé e non la devozione a se stessi deve essere la legge? Non riesco a vedere alcuna bellezza, gioia o speranza possibile nella società umana, se non che "portate i pesi gli uni degli altri" come legge. E non riesco a vedere alcun fondamento per quella legge, e nessuna garanzia della sua supremazia, se non nella contemplazione della Sua vita e della Sua energia vivente che venne dal cielo "non per essere servito, ma per servire, e per dare la Sua vita in riscatto per molti". Proprio come un abile naturalista, osservando la struttura di un animale, può prevedere il suo abito e la sua abitazione, così così, come guardiamo alla struttura dell'uomo come essere sociale, possiamo affermare con certezza che l'abito della sua vita doveva essere l'obbedienza alla legge di Cristo, e la casa della sua vita e il teatro del suo sviluppo è il regno dei cieli

(2) E ciò che sembra implicito nella costituzione dell'uomo è esemplificato nella sua storia. Tra tutti i popoli ci sono visioni di cui questa è la sostanza. L'ideale di società dell'uomo prende ovunque questa forma; Sembra sentire istintivamente che solo in un mondo come il Regno dei Cieli può vivere veramente e nobilmente. Tutti i grandi pensatori del mondo conducono i suoi pensieri a un tempo in cui quel regno di verità, giustizia e amore, che la Bibbia associa al regno del Messia, sarà realizzato, e tutti i guai, le desolazioni e i torti del mondo saranno fermati

(4.) Ma allora, si può dire, se gli uomini sognano questo e mirano a questo, perché non lasciarli soli a elaborare la loro idea? La risposta a questa domanda è che Dio ha lasciato l'uomo nel mondo dei Gentili da solo, affinché potesse scoprire dove il corso delle cose lo avrebbe portato, e potesse essere preparato, attraverso la delusione e la sofferenza, ad accettare alla fine la Mano soccorritrice che gli sarebbe stata tesa dall'alto. Cesare è stato il risultato dello sviluppo dell'uomo come essere sociale. Il lavoro del mondo per se stesso finisce in rovina. Il passare dei secoli portò a una condizione dell'Impero Romano che, se non fosse stato per il potere restauratore esercitato su di esso dal cristianesimo, nient'altro che un secondo diluvio avrebbe potuto curare. Lasciate che lo Stato dell'India prima che gli inglesi vi arrivassero, lasciate che lo Stato della Cina e dell'Africa, in questo momento, mostri il risultato che inevitabilmente giunge ai popoli quando cercano - o non ci provano, perché questo è ciò che finisce - di operare la propria salvezza per se stessi. Basta guardarsi intorno in questo momento in Europa per farci un'idea giusta di Cesare e della sua opera. Abbiamo avuto ai nostri giorni i Cesari moderni, in trono nei centri della civiltà; e la fine della loro influenza è stata ovunque naufragata. Sia benedetto Dio che c'è un altro Re, "un solo Gesù"; Perché gli esperimenti dell'uomo nel governo sono fallimenti, e devono essere fallimenti. Ma non è forse una macchia sul giusto governo di Dio, non rivela un difetto nella Sua volontà o nella Sua potenza, il fatto che le cose nella società umana, così lasciate a se stesse, tendano a dissolversi? Sicuramente no: non è mai stato inteso nello schema della Provvidenza che l'uomo dovesse operare la propria salvezza o la salvezza della società

(5.) Qual è la relazione di quest'altro Re con i regni di questo mondo? Gli ufficiali di Cesare erano naturalmente allarmati. Questo è ciò che perplesso e allarmò Pilato. C'era poco di regale in Gesù, nel senso di regalità di Pilato. Eppure era ansioso e impaurito, anche se non riusciva a capire perché. Gli uomini sono lenti a credere in una regalità che non lascia alcun segno davanti al mondo. Il vero regno è un regno che penetra e purifica tutti gli altri regni, così come la forza elettrica pervade la creazione, ovunque sentita, mai toccata e vista. Non facciamo nulla di contrario ai decreti di Cesare predicando che c'è "un altro Re, un solo Gesù". Ebrei opera interamente dall'interno; quale benedizione può venire al mondo rendendo gli uomini più saggi, più puri, più altruisti, più fraterni, che gli Ebrei concedono? Ma questo non rompe nulla che il progresso dell'umanità, per quanto realizzato, non possa spezzare; consolida tutto ciò che sulla terra è quadrato con la verità, la giustizia e Dio

(6.) Cristo ha un solo modo di operare la rigenerazione della società umana; Cesare, sotto tutte le varie forme e forme di governo, ne ha un'altra. L'uno lavora puramente dall'interno verso l'esterno, e guarisce e purifica alla sorgente. L'altro purifica per un po' l'esterno, ma trovandosi impotente a purificare l'interno, alla fine abbandona il suo lavoro per la disperazione. Quante volte nel corso dei secoli la società è stata disgregata, ricostruita, riformata, risistemata, solo per ricadere di nuovo più irrimediabilmente nell'oscurità. La colpa è opprimente, il peccato è corruttore e l'egoismo sta sprecando l'umanità ovunque. Il Re che predichiamo non si preoccupa affatto della Sua Regalità, se non nella misura in cui può sollevare quel fardello, guarire quella corruzione, fermare quel deserto. (J. Baldwin Brown, B.A.Cristo nostro Re immortale: Cristo è il nostro Re, Re di Sion, Re di gloria, Re della terra, Re del cielo. Ebrei è un Re che vive sempre. Dov'è Luigi XIV? Morto. Dov'è Riccardo III.? Morto. Dov'è Enrico VIII? Morto. Dov'è Pietro il Grande? Morto. C'è un intero fascio di scettri alla porta della tomba. La morte è un vecchio monarca, e il suo palazzo è un sepolcro, e i re della terra sono i suoi coppieri; e il vecchio monarca cieco, che passeggia nel palazzo dei sepolcri, di tanto in tanto inciampa in una corona appena caduta. Carlo Magno, dopo la morte, sedeva su un trono, e una corona veniva posta sulle sue tempie senza polso e uno scettro era posto nella sua mano senza vita; Ma queste cose non riportarono il suo regno. Ma il nostro Re vive sempre. Gli ebrei vissero prima che il mondo fosse creato. Gli ebrei vivranno dopo che il mondo sarà bruciato. Re immortale! (T. Deuteronomio Witt Talmage. Il Sultano di Turchia dispose che ogni volta che usciva a cavallo i suoi sudditi potessero avvicinarsi a lui e raccontare i loro dolori e i loro torti; e quando il Sultano cavalcò la folla si avvicinò, e dopo un po' il suo progresso fu impossibile. Ma più misericordioso è il nostro Re, perché a qualsiasi ora del giorno e della notte possiamo salire a Lui e parlare di tutti i nostri bisogni e di tutti i nostri dolori e ottenere sollievo. Per venire in altre corti, dobbiamo avere un abito di corte ben tagliato e giustamente adornato; ma per venire alla presenza, alla corte del nostro Re, non abbiamo bisogno di una tale preparazione, e il mendicante può venire con i suoi stracci, e il prodigo dalla sporcizia della mangiatoia dei porci, ed essere immediatamente introdotto senza presentazioni. Re Misericordioso! Perdonando King! Re comprensivo! Oh, Gesù, vivi in eterno! Gesù, un re servizievole: - Alla prima elevazione dell'antico anfiteatro, il giorno di una celebrazione, sedeva Tiberiade, o Augusto, o il re regnante. Così, nella grande arena degli spettatori che osservano le nostre lotte, e nella prima galleria divina, come la chiamerò, siede il nostro Re, un solo Gesù. L'imperatore romano sedeva, con le braccia conserte, indifferente se battesse lo spadaccino o il leone; ma le simpatie del nostro Re sono tutte con noi. No, condiscendenza inaudita! Lo vedo scendere dalla galleria nell'arena per aiutarci nel combattimento, gridando, finché si sente su e giù la Sua voce: "Non temere! Ti aiuterò!"

10-15. E subito i fratelli mandarono Paolo e Sila a Berea. Questi erano più nobili di quelli di Tessalonica. - Da Tessalonica a Berea:

1.) Paolo e Sila furono mandati via "di notte". Questo è il modo per sfruttare al meglio il tempo. Viaggiate di notte e predicate di giorno se volete sfruttare al meglio le vostre opportunità. Dormiamo di notte e difficilmente riusciamo a superare il sonno per tutto il giorno. Il nemico avrebbe detto di aver cacciato Paolo da terra, Paolo stesso avrebbe detto che avrebbe ritrovato un nuovo terreno e che sarebbe certamente tornato di nuovo nel vecchio posto. Abbiamo visto la marea ritirarsi, ma l'abbiamo anche vista tornare, e nel ritorno sembra giocare a tornare indietro; ma l'onda reflua aumenta di volume e ritorna con maggiore forza e grandezza. Paolo tornerà di nuovo, personalmente o per lettera, a Tessalonica. Ebrei è a cinquanta miglia di distanza, eppure non è a un centimetro di distanza. Ebrei ha portato con sé nel suo cuore tutto ciò che ha vinto a Tessalonica

(2.) Quando Paolo giunse a Berea, entrò nella sinagoga dei Giudei. Com'è stato? Di sicuro aveva sofferto abbastanza a causa delle sinagoghe! È una delle due cose che riguarda tutti noi: o l'interiore vince, o l'esterno, l'anima o il corpo, l'amore di Dio o l'amore per l'agio

(3.) "Questi erano più nobili di quelli di Tessalonica". Tessalonica era una capitale, una metropoli, e Berea era un luogo fuori mano. Eppure i Bereani erano "più nobili" dei metropoliti. Succede spesso. Londra è il luogo più grande dell'Inghilterra; non è, quindi, il più grande. È del tutto possibile che ci possano essere più letture di tipo solido e istruttivo in una piccola città di campagna. Ogni località ha il suo vantaggio. Nella metropoli abbiamo un movimento continuo, l'uomo affila l'uomo con l'urto quotidiano, e in campagna abbiamo l'opportunità di una profonda coltivazione, grazie al tempo che abbiamo a disposizione. Non lamentiamoci delle nostre circostanze, ma governiamole, santifichiamole; e ogni sfera della vita offrirà un'opportunità di avanzamento intellettuale e spirituale

(4.) Qual è la prova della "nobiltà"? Un buon ascolto è una delle sue caratteristiche. L'ascoltatore fa il predicatore. L'attesa diventa ispirazione. Al buon ascolto si aggiungeva l'esame paziente. La congregazione modello è una congregazione ben provvista di Bibbie; che guarda dal sermone al testo; dal testo al sermone; dal testo al contesto; e ciò obbliga l'uomo che parla a mantenere entro il sacro breve che Dio gli ha dato. Quella sarebbe una congregazione che costringerebbe a predicare in modo sublime! Avete perso il vostro status di uditori! Dove sono le tue Bibbie? Il predicatore poteva citare cinquanta cose che non sono nella Bibbia, e se le citava in inglese antico, poteva far credere a molte persone che erano davvero nella Bibbia. Se vogliamo essere "nobili" nella stima del Cielo, dobbiamo conoscere profondamente e accuratamente la Parola del Cielo. Dall'esame biblico sarebbe emersa una cosa: dovremmo distruggere il prete. Il prete è un mago che vive della credulità dei semplici. Come si può spezzare la sua influenza? Dalla Bibbia; dalle persone che conoscono la Bibbia

(5.) C'è un termine logico nel dodicesimo: "Perciò". Questo è il vero razionalismo. Perché ci hai creduto? "Perché l'oratore mi ha affascinato; perché ha gettato un incantesimo sulla mia immaginazione". Un giorno sfuggirai a quelle povere catene: non sono catene di ferro, sono piccole strisce di paglia. Perché ci hai creduto? "Perché mi è stato mostrato dalla Parola vivente che questa è l'unica conclusione che si può stabilire". Ti ergerai come una roccia in mezzo alle onde agitate! (J. Parker, D.D.I Tessalonicesi e i Bereani:

1.) Punti di somiglianza

(1) Il modo di predicare, e

(2) Il suo duplice risultato: "Alcuni credettero alle cose che furono dette, e altri non credettero". 2. Punti di contrasto; una differenza nel loro modo di ascoltare e nel loro modo di indagare la verità. È molto interessante poter così individuare alcune congregazioni di Paolo. Sappiamo tutti che ora ci sono tali differenze. Ci sono varietà di carattere e località. Tra un paese e l'altro, tra una parte e l'altra di un paese, ci sono molte differenze evidenti, frutto di molte influenze diverse e di lunga durata. Spesso il ministero deve essere biasimato o lodato per loro. Un luogo in cui un pastore fedele ha lavorato a lungo porta l'impronta della Sua mano per la prossima generazione o due. E l'assenza di un tale ministero lascerà un'impronta opposta. Chi legge le Epistole di San Paolo potrebbe per un momento confondere o scambiare le caratteristiche spirituali delle chiese di Corinto, di Filippi, di Galazia, di Tessalonica? Prendi quello di...

(I.) Tessalonica. Berea era più nobile, perché riceveva la Parola con franchezza e scrutava le Scritture. Tessalonica era meno nobile sotto questo aspetto. Ma c'era chi anche a Tessalonica aveva tutta la nobiltà di Berea. Guardate le epistole di San Paolo a loro. Osservare

1.) Come li aveva trattati San Paolo

(1) Come un padre, "ti abbiamo esortato e confortato e ti abbiamo dato ordini, come un padre fa con i suoi figli"; e come una madre, "siamo stati gentili fra voi, come una madre che nutre cura i propri figli". Che immagine del vero pastore! non un "signore dell'eredità di Dio", non uno "che abbia dominio sulla loro fede, ma un soccorritore della loro gioia". (2) "Voi ricordate il nostro lavoro e il nostro travaglio; poiché abbiamo faticato notte e giorno, perché non volevamo essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo predicato l'evangelo di Dio". Se noi, per il mutare dei tempi e per la prepotente bontà di Dio, siamo esentati dalla necessità di lavorare per il nostro pane, badiamo che quella fatica risparmiata dall'uno sia data all'altro

(2.) Il suo insegnamento. Prima di tutto, era un vangelo, un messaggio di conforto e di gioia per l'uomo caduto. Gli disse che i suoi peccati gli erano perdonati. Ma non lo lasciò nemmeno lì. Che cosa mi importa sentirmi dire che Dio perdona, se non puoi aggiungere che Dio mi darà il Suo Spirito Santo per vivere in me e per operare in me efficacemente? In forza di ciò non ebbe paura di predicare loro il dovere. "Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione"; e se è la Sua volontà che noi siamo santi, certamente gli Ebrei daranno il Suo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono. Ma San Paolo sapeva che, se si vuole infondere un uomo al dovere, si deve ispirare a un uomo la speranza. Perciò fissò i loro occhi su un Avvento del Signore e Salvatore al quale "beato e santo è colui che avrà parte". 3. La rapidità dell'opera di Dio lì. Poche settimane al massimo devono averlo compreso, eppure quale opera era già stata compiuta (1; Tessalonicesi i. 3-10). È colpa nostra se il Vangelo opera in qualcuno di noi lentamente o in modo indeciso. Bastano poche settimane, nelle mani di Dio, per una trasformazione completa del cuore e della vita. Eppure non perdiamo la forza di quella solenne esortazione, che colui che pensa di stare in piedi deve sempre stare attento a non cadere. San Paolo aveva appena lasciato Tessalonica che rimandò indietro Timoteo a vedere "perché in alcun modo il tentatore non li avesse tentati, e così la sua fatica fosse vana". Siamo ancora in un paese nemico, per quanto armato; nella regione della morte, per quanto piena di vita. Anche da parte del nostro Signore stesso, dopo la Sua grande tentazione, il diavolo se ne andò solo per un po' di tempo: badiamo che la fiducia non generi presunzione, presunzione peccato e peccato morte!

(II.) Berea. l. Parlando di Tessalonica, abbiamo parlato della Chiesa raccolta dal mondo. La nobiltà dei Bereani si mostrava non nel loro modo di agire in base a un vangelo già creduto, ma nel loro modo di provare le credenziali di un vangelo udito per primo. Non rifiutarono il Vangelo perché contraddiceva le loro opinioni precedenti; Né l'hanno ricevuta, in eccesso di credulità, perché è stata loro presentata. Lo ascoltavano con la prontezza di uno spirito candido e ogni giorno esaminavano le loro Scritture per vedere se il suo linguaggio e il loro erano gli stessi. "Molti di loro dunque credettero". 2. Se il nostro insegnamento fosse da te riportato nella tua Bibbia; se, quando vi esortiamo a compiere un particolare dovere, o a qualsiasi aspetto della verità, voi esaminaste prontamente le vostre Scritture per vedere se ciò che avete udito ha o no l'approvazione di Dio, quanto sarebbe interessante l'opera di udire e l'opera di insegnare! Vi sentireste impegnati nella ricerca della verità; che non era una questione di piacere o di interesse, ma una questione di giusto e sbagliato, di vita o di morte; Venivi qui non per criticare, ma per imparare, e di qui non andavi per discutere, ma per digerire. E noi, da parte nostra, dovremmo sentire che vi stiamo aiutando a risolvere le questioni più importanti, e che da tali indagini scaturirebbe un flusso pieno di soddisfazione, forza e pace. La parola denota l'esame di un testimone, o il processo di una vita sfidata. Mettiamo così la Parola di Dio alla sua prova. Non trattiamolo come una cosa morta, insignificante, monotona, da portare in mano, da leggere in chiesa o da soffrire sulla tavola; ma piuttosto come una persona viva, da mettere in discussione, da ascoltare e giudicare. Così trattata, la Bibbia diventerà per noi una voce, non solo una pagina. Trattato in questo modo, saremo finalmente in grado di dire: "La tua parola è stata messa alla prova fino all'estremo e il tuo servo l'ama". (Dean Vaughan.) La ricezione del vangelo a Berea:

(I.) La condotta dei bereani in riferimento alla Parola predicata. Nota

1.) Uno spirito di seria ricerca della verità religiosa. Il vangelo non offriva loro alcun vantaggio secolare (CAPITOLO xiv. 22; CAPITOLO 2Timoteo 3:2 ). In totale assenza, quindi, di tutte le attrattive mondane, che cosa potrebbe indurli a ricevere la Parola con ogni prontezza di mente se non una preoccupazione profondamente seria per la verità religiosa? L'origine di questo stato d'animo può probabilmente essere riferita a quell'influenza spirituale che si manifestò un po' prima di questo periodo: "preparare un popolo preparato per il Signore". 2. Una notevole superiorità rispetto al potere del pregiudizio. Non rifiutarono di ascoltare questi stranieri, sebbene fossero sconosciuti o fossero stati preceduti da voci sfavorevoli (xvii. 6, 7)

(3.) Un esercizio di cauta indagine prima di procedere a prendere una decisione. I Bereani ricevettero la Parola in un modo molto diverso da quelli di Matteo 13:5, 20, 21, e, c'è ragione di credere, dimorare in essa con una stabilità molto maggiore

(4.) Come risultato dell'insieme, notate: la loro fede professata nel Vangelo e la loro unione con la Chiesa. La Chiesa così fondata sembra essere stata numerosa: a Tessalonica alcuni credettero, a Berea molti. E dove è stato seguito il buon precedente dei Bereani, è stata perpetuata una solida opera di Dio; Ma dove le persone si sono affrettate a fare la professione religiosa sotto l'influenza di novità o di un settarismo rabbioso, la conseguenza è stata troppo spesso l'erezione di un castello arioso, presto disperso a tutti i venti del cielo. Sembra inoltre che molti dei credenti bereani fossero molto rispettabili nella loro condizione e nelle loro circostanze; letteralmente, persone di figura, e l'aggiunta di tali alla Chiesa è un evento molto desiderabile; perché, per non parlare dei vantaggi subordinati ed estrinseci, la loro pietà, che si trova in connessione con la conoscenza e la raffinatezza, è probabile che sia strumentale di grande bene nel dare un tono all'intera comunità

(II.) La giusta distinzione che li attribuisce in conseguenza della loro condotta. Secondo Luca possedevano anime più nobili, o avevano una natura più generosa del popolo di Tessalonica. Forse il termine può riferirsi all'orgoglio genealogico così profondamente radicato tra gli ebrei (Giovanni 8:31-33 ). Questa nobiltà d'animo è straordinariamente evidente. Nel candore con cui ricevettero la Parola con ogni prontezza di mente. Il candore è quella qualità della mente che ci porta non esclusivamente a guardare le nostre "cose, ma anche le cose degli altri". Quanti vantaggi possiamo aver perduto, e a quanti inconvenienti possiamo essere stati sottoposti, in conseguenza del cedere ciecamente alle suggestioni del pregiudizio! 2. Nella ragionevolezza del loro modo di procedere all'ascolto del Vangelo. La linea di condotta che seguirono era ugualmente lontana dagli estremi di un'adozione affrettata del nuovo sistema e di una chiusura prevenuta delle loro intese contro l'evidenza. La predicazione di Paolo e Sila relativa al Messia, e la conformità dei loro annunci con le Scritture dei profeti fu il grande argomento in cui i Bereani impiegarono i loro poteri più nobili. Eppure c'è da temere che la grande massa degli ascoltatori moderni non pieghi mai adeguatamente le energie della loro mente alla chiara comprensione della verità cristiana, o al giusto apprezzamento delle prove scritturali

(3.) Nella nobile risoluzione che concepirono ed eseguirono dopo aver preso una decisione sul grande tema del cristianesimo. Si costituirono in una Chiesa cristiana sotto la direzione di Paolo e Sila, e decisero di affrontare tutti i mali allora connessi con la professione di fede in Cristo. (T. Galland, M.A.) I Bereani sono tipi di quelli...

(I.) Le cui menti sono aperte a ricevere nuove verità. Per gli ebrei di Berea le proposizioni di Paolo erano nuove e naturalmente sgradevoli come lo erano per i Tessalonicesi, ma essi non rifiutarono di esaminarle. Tale apertura mentale è ugualmente lontana dal bigottismo ignorante che presume la conoscenza di tutta la verità, e dall'incertezza vacillante che è "sempre apprende e non è mai in grado di giungere alla conoscenza della verità", e di conseguenza è "sballottata da ogni vento di dottrina".

(II.) Che non hanno fretta di concludere che ciò che è nuovo è vero. I Bereani non abbracciarono avventatamente e impulsivamente l'insegnamento di Paolo; Lo considerarono attentamente, pronti ad accettarlo o a rifiutarlo, a seconda che superasse la prova dell'esame

(III.) Che provano tutto l'insegnamento umano con le dichiarazioni della Parola di Dio. Lezioni: l. Le dottrine non devono essere respinte solo perché sono sgradevoli. La Parola di Dio deve essere sgradevole per i cuori peccatori, proprio come la luce del sole lo è per gli occhi malati

(2.) Nello studio della Scrittura dobbiamo guardarci attentamente da presentimenti e pregiudizi

(3.) Dobbiamo respingere fermamente l'idea di aver imparato tutto ciò che insegnano le Scritture. È possibile passare davanti a un oggetto diecimila volte senza vederlo veramente. Dio ha ancora più luce da scaturire dalla Sua Santa Parola

(4.) Uno studio diligente e sincero delle Scritture porterà alla fede in Gesù come Cristo. (R. A. Bertram.) I nobili Bereani:

(I.) L'alto onore per cui i Bereani si distinguono. Questa distinzione deve essere valutata a causa di... l. La fonte da cui proviene

(2.) La grande dignità che implica

(II.) Il motivo per cui questa dignità è loro assegnata

(1.) La loro condotta

(1) La loro impressione favorevole riguardo al Vangelo

(2) La loro diligente indagine sulla sua verità

(3) La loro fede veramente razionale

(2.) I principi implicati da tale condotta

(1) La Parola di Dio è l'unico criterio di fede

(2) Non dovremmo rifiutare la verità, chiunque la proclami

(3) La verità, una volta scoperta, deve essere professata. Applicazione: l. Vedi in che consiste la vera dignità

(2.) I mezzi per acquisire una fede solida. (Predicatore evangelico. Nobiltà bereana: - C'è un'araldica nel regno di Dio. Il trono del nostro Re è circondato da una nobiltà di alto lignaggio. Nelle Scritture troverete il resoconto delle loro gesta e la patente del loro rango. Se potessimo avere una vista di questa terra dal cielo, le montagne non sarebbero molto alte, né le valli molto profonde. La stessa legge governa nella sfera spirituale. Quando qualcuno ottiene, spiritualmente, una grande elevazione, le differenze di condizione sociale quasi scompaiono. Tutti sono bassi fino a quando la grazia non si alza e poi sale. Ma le distinzioni ci sono, nonostante ciò. Alcuni sono schiavi e altri sono liberi; Alcuni sono ricchi di grazia, mentre altri sono poveri. I Bereani erano nobili, di nobili origini. Due cose concorrono a costituire la nobiltà: in primo luogo, la scelta del sovrano nella sua origine; in secondo luogo, l'effettivo diritto di nascita di ogni nobile nelle generazioni successive. È lo stesso nel regno dei cieli. Abramo era di sangue plebeo, e ricevette la patente della sua nobiltà nella specifica promessa del Re Eterno, e gli furono concessi grandi possedimenti per il sostentamento della sua dignità. In un periodo successivo, quando il figlio del re soggiornava in questa provincia, gli Ebrei chiamarono altri plebei, pescatori, ecc., e conferirono loro la patente di nobiltà. A Roma chiamano Pietro un principe: il titolo non è fuori luogo, anche se lo applicano falsamente. Inoltre, ogni nobile nasce con il suo titolo e la sua proprietà. Nicodemo, benché figlio di Abraamo per la sua prima nascita, doveva nascere di nuovo prima di poter godere dei privilegi di un pari. Due tratti caratteristici della nobiltà bereana sono registrati in modo che possiamo essere in grado di distinguere tra il genuino e lo spurio

(I.) I loro cuori erano ricettivi. In questa faccenda i Bereani si distinguevano favorevolmente dai Tessalonicesi. La distinzione è simile a quella che fa la parabola tra il buon terreno e il lungo la strada. Come dipende più dalle condizioni del terreno che dall'abilità del seminatore, così dipende più da uno spirito ricettivo negli ascoltatori che dalla particolare abilità del predicatore

(II.) Hanno esercitato il loro giudizio privato. Questa breve e semplice allusione fa vergognare i sofismi con cui Roma si è sforzata per secoli di nascondere la Parola di Dio al popolo. Per questo nobile atto la gerarchia romana ha perseguitato fino alla morte. Il termine "cercato" indica che hanno esaminato attentamente la pagina; e dopo aver letto una frase, tornarono a percorrere di nuovo le linee, affinché la traccia del senso potesse essere più profondamente incisa nelle loro menti. Evitavano i due estremi della facile credulità e della dura incredulità. È una legge generale della natura umana che ciò che viene alla leggera va con leggerezza. Ciò che guadagniamo con una dura lotta, lo conserviamo con una presa più salda, sia che si tratti della nostra fortuna o della nostra fede. (W. Arnot, D.D.) Nobiltà bereana:

(I.) Il comportamento di questi nobili Bereani. Hanno manifestato... l. Un lodevole spirito di ricerca in riferimento alle verità della religione. Tutte le indagini non sono lodevoli; Possiamo essere indaffarati nelle faccende degli altri, ma qui l'indagine è lodevole. L'indagine umana si estende a ogni altro soggetto; Perché dovrebbe esserne escluso? 2. Una particolare deferenza all'autorità delle sacre scritture; erano convinti dell'ispirazione delle Sacre Scritture, ed era in loro che si aspettavano di trovare i princìpi della vera religione

(3.) Un temperamento candido e ingenuo: "prontezza di mente". Non esaminarono le Scritture allo scopo di trovare obiezioni contro la dottrina degli apostoli, o per stabilire le loro opinioni precedenti, ma allo scopo di accertare "se le cose stavano così".

(II.) Le ragioni per cui dovremmo imitare questo nobile comportamento

(1.) Siamo dotati di poteri e capacità per impegnarci in questa importante indagine

(2.) Le Scritture sono rivolte a tutti gli uomini; A tutti gli uomini è comandato di leggerli ed esaminarli. "Scrutate le Scritture", disse nostro Signore. "La parola di Cristo abiti in voi riccamente", disse l'apostolo

(3.) Tutti gli uomini sono profondamente interessati alle importanti verità che le Scritture contengono, come uomini, come peccatori, come abitanti di questo mondo, come eredi dell'immortalità,

(III.) I vantaggi che deriveranno da un'imitazione di questo nobile comportamento. l. Otterremo informazioni accurate riguardo alle dottrine della verità rivelata

(2.) Trarremo una forte consolazione nelle difficoltà e nelle afflizioni della vita

(3.) Riceveremo ampie istruzioni sull'adempimento di tutti i doveri personali, sociali e religiosi. Se mi chiedete in che modo dobbiamo esaminare le sacre scritture, per ottenere questi vantaggi, vi rispondo: esaminatele con imparzialità, con umiltà, con applicazione di noi stessi e con la preghiera. È molto deplorevole che una parte della Chiesa cristiana abbia mai proibito l'uso delle Sacre Scritture, e a questo scopo abbia proibito la loro traduzione nella lingua volgare. Ma noi non abbiamo imparato così Cristo. Andate, imitate l'esempio dei nobili Bereani, scrutate le Scritture. (G. Collinson. Nobiltà spirituale: - Nobiltà è una parola grandiosa, ma non sempre rappresenta una cosa nobile. Viene spesso applicato alla prestanza fisica e al lignaggio ancestrale; ma la parola in tali applicazioni è più o meno degradata. C'è una nobiltà mentale e morale. Quest'ultimo è il più grande di tutti; è simile a Dio. I Bereani...

(I.) Ha prestato un'attenzione sincera alle nuove dottrine. Non permisero al pregiudizio di sigillare le loro orecchie e chiudere le loro anime; Erano pronti ad ascoltare. Questo comportamento è

1.) Sempre appropriato. Poiché per le intelligenze finite più elevate devono sempre esistere universi di verità di cui non sanno nulla, diventa anche un serafino essere docile. Quanto più uomo, che sa così poco, e quel poco così imperfettamente! 2. Molto raro. In un modo o nell'altro gli uomini per la maggior parte crescono con preconcetti che chiudono l'anima a tutto ciò che non si fonde con loro. Trattano le loro idee preformate come verità assolute e indietreggiano con una gelosia per tutto ciò che è nuovo. Nulla è più ripugnante per questi uomini di un pulpito per l'insegnamento

(II.) Ha dato un esame adeguato alle nuove dottrine. Non erano semplici ascoltatori passivi, che ricevevano impressioni che non portavano a nessuno sforzo e che passavano in un'ora. Hanno esaminato

1.) In modo indipendente. Scrutarono le Scritture da soli. Non si lasciarono influenzare dall'autorità degli altri, né accettarono la dichiarazione degli apostoli a loro merito. Si parla molto del diritto di giudizio privato; Vogliamo più del dovere. Gli uomini sono stupidi in teologia e preti in religione, perché non cercano le Scritture per se stessi

(2.) Perseverantemente, "ogni giorno". L'area era così vasta e così profonda era la miniera della Scrittura, che si può conoscere ben poco di essa con uno sguardo o due. Sforzi saltuari, occasionali e non sistematici saranno inutili. Devi farlo ogni giorno: camminare in un nuovo campo, scalare una nuova montagna, penetrare ogni giorno una nuova profondità

(III.) Cedette all'evidenza di nuove dottrine: "creduto". Si inchinarono alla forza dell'evidenza. È infantile credere senza prove. È malvagio resistere all'evidenza. È nobile arrendersi alla sua forza. La loro fede era

1.) Intelligente. È arrivato come risultato di un'indagine. Non era un pregiudizio cieco, un'idea tradizionale; Era una convinzione viva. Questa è la fede che si vuole, l'unica fede di un certo valore

(2.) Generale: "Molti credettero". Donne e uomini influenti non pochi. (D. Thomas, D.D.La nobiltà dei Bereani: - In questo racconto della condotta e della conversione dei Bereani siamo colpiti da...

(I.) Diedero il permesso agli apostoli di dichiarare il loro incarico. Perché dobbiamo ricordare quanto fossero diverse le loro circostanze da quelle in cui ci siamo mai trovati, o in cui possiamo trovarci. Erano Giudei che non avevano mai sentito parlare di altro sistema che non fosse la legge di Mosè, fino a quel momento in cui Paolo e Sila entrarono nella loro sinagoga. Erano uomini nelle cui menti si aprivano le strade della convinzione; Erano disposti a dare ascolto agli argomenti della ragione. Quasi nessun sacrificio è così costoso per la carne e il sangue, come quello di un pregiudizio da tempo consolidato e profondamente radicato. Ma gli ebrei bereani erano pronti a fare anche questa resa. Ma il loro rispetto fu mostrato all'incarico degli apostoli, non solo alle loro persone. L'argomento del Vangelo non è forse di suprema importanza? Con quanti il Vangelo non ha avuto sorte migliore di quella di quelle persone infelici che hanno la sorte di servire un orgoglioso patrono o un giudice dilatorio, che ha promesso di concedere udienza, ma non l'ha mai fatto, e ancora promette, e ancora rimanda?

(II.) Come permisero agli apostoli di dichiarare il loro incarico, così troviamo che diedero una felice accoglienza al messaggio stesso. Uno spirito ingenuo apre la porta più bella all'ingresso della verità. Il candore aprì loro le orecchie a ciò che Paolo e Sila avevano da esortare; e con quella convinzione iniziale entrarono. Tali furono i primi discepoli, e come tali sono descritti: "coloro che ricevettero volentieri la Parola". Uno spirito questo, che differiva completamente da quello di Erode, che ascoltava volentieri la Parola, avendo la curiosità di sapere di che genere di argomenti trattava, ma non avendo alcun desiderio di ampliare la sua conoscenza con essa, quando scoprì che poneva la scure alla radice dei suoi peccati; ma una gioia, che va per tutta la lunghezza del vangelo stesso, la gioia di ricevere, così come l'udire di esso. Chi di noi desidera sapere se è erede di questa "prontezza di mente" bereana verso il vangelo di Dio? Lo siamo, se ci arrendiamo alla giusta influenza della verità

(III.) C'è ancora un altro punto di eccellenza nella condotta dei Bereani: essi esaminarono seriamente le affermazioni del vangelo. La dottrina di Cristo non teme un esame. E ora, dopo questo esame della condotta dei Bereani, esiteremo ad assegnare loro il titolo dato nel nostro testo: "Questi erano più nobili di quelli di Tessalonica"? La vera nobiltà, quindi, non è l'espansività spuria dell'infedeltà, ma la riverenza della Scrittura come prova della verità. (R. Eden, M. A.) Scrutare le Scritture: - Segniamo...

(I.) L'attenzione mostrata dai bereani al ministero di San Paolo

(1.) Essi "ricevettero la Parola con ogni prontezza di mente", il che sosteneva una disposizione semplice e ammaestrabile. Perciò la loro attenzione era pronta, cordiale e sottomessa. Sentivano la loro impotenza ed erano disposti a farsi guidare. La mente dell'ascoltatore era come il terreno preparato per la parola del predicatore. Senza dubbio San Paolo ha addotto i suoi temi preferiti: "Gesù e la risurrezione". Paolo poteva affermare molte cose che sarebbero state nuove per i Bereani, contrarie ai loro sentimenti e alle loro abitudini e occupazioni ordinarie; ma tale era la loro docilità che erano allegramente contenti di essere ascoltatori, non maestri

(2.) Non dovrebbe essere questa la disposizione degli ascoltatori moderni? Ma non è piuttosto il ministero del Vangelo di solito frequentato con poca o nessuna prontezza di mente a riceverlo? Noi predichiamo la caduta dell'uomo, ma chi si sente caduto? Noi dichiariamo la natura e le conseguenze del peccato, ma chi ne sente la "peccaminosità eccessiva" e "fugge l'ira futura"? Pubblichiamo "la buona novella", ma "chi ha creduto alla nostra notizia"? E perché? Perché i nostri ascoltatori hanno così poca prontezza di mente a riceverlo. I cuori della generalità sono morbidi come l'acqua o duri come la roccia. Se si immerge il dito nell'acqua si farà facilmente un'impronta; Nel momento in cui si ritira il dito, l'impressione svanisce. Puoi anche versare dell'acqua su una roccia, ma tutto scorre via; non penetra mai e non fruttifica mai il nocciolo

(3.) Ora è questa disposizione che desideriamo correggere. Come la predicazione della Parola è un compito pesante e importante, così sicuramente l'udirla comporta una responsabilità molto solenne. Le persone troppo comunemente immaginano che la pronuncia di un sermone sia una cosa ovvia. "Giudica te stesso." Fate come queste persone di mente nobile: ascoltate in modo imparziale, insegnando; con prontezza a ricevere; per la vostra edificazione nella fede di Cristo, per l'eternità; come coloro che un giorno dovranno rendere conto al Maestro delle nostre Assemblee dei mezzi di istruzione così gentilmente garantiti

(II.) La condotta che sono stati indotti ad adottare

(1.) Essi "scrutavano le Scritture ogni giorno", ecc. Le Scritture che i Bereani possedevano erano semplicemente l'Antico Testamento. Da ciò, però, avevano appreso che "il seme della donna deve schiacciare la testa del serpente"; che Dio avrebbe suscitato loro un Profeta che, come Mosè, avrebbe promulgato una nuova dispensazione di grazia e misericordia; che "nel Suo amore e nella Sua pietà gli Ebrei 51 avrebbero redenti" e avrebbero regnato come Re di Sion, ecc. Questi i Bereani sapevano queste cose, e perciò "scrutarono le Scritture" per vedere fino a che punto le dichiarazioni di San Paolo fossero in accordo con la Parola di Dio. Né lo facevano indolentemente: erano così cauti nel ricevere ciò che udivano, e così desiderosi che tutto ciò che ricevevano fosse strettamente analogo alla verità, che scrutavano le Scritture "ogni giorno". Usando, con umiltà e sincerità, l'unico mezzo infallibile di informazione, la promessa fu adempiuta per loro: "I mansueti Ebrei guideranno nel giudizio, i mansueti Ebrei insegneranno la Sua via". È così vero: "Coloro che vogliono fare la volontà di Dio conosceranno la dottrina", ecc

(2.) Ora qui non posso fare a meno di dire: "Andate e fate lo stesso". Ecco un esempio di ricerca seria e devota degna della nostra più vicina imitazione. Non possiamo vantare alcuna ispirazione straordinaria, e quindi possiamo sbagliare. Portate, dunque, ciò che udite da noi nella vostra Bibbia. Oltre all'Antico Testamento c'è il Nuovo. Quando insistiamo sulla necessità del pentimento, guardate e vedete se gli Ebrei nel cui nome parliamo lo richiedono. Quando vi diciamo che Cristo è "tutto in tutti" - la giustificazione e la salvezza di un peccatore - non credete alla nostra parola: scrutate le Scritture. Non con tanta riluttanza, come se si trattasse di un lavoro, ma diligentemente, e ciò "ogni giorno", e come se il vostro eterno tutto dipendesse dalla vostra retta apprensione e fede nella verità. Se riceveste una lettera da un caro amico, rimarrebbe a lungo non aperta da voi? Non dire: "Non abbiamo tempo". Non hai tempo per leggere altri libri? Ricordate che solo questa è la verità che resisterà a una prova scritturale. È anche la Scrittura che metterà alla prova i nostri principi e la nostra condotta nel giudizio del grande giorno. "Le parole che ho pronunziate, saranno quelle che giudicheranno voi". (W. Mudge, B.A.) Scrutare le Scritture:

(I.) Perché? 1. Perché contiene gli statuti e i giudizi di Dio (Deuteronomio 4:14 )

(2.) È la Parola di Dio (Geremia 36:6 ) .3. Cristo ha insegnato da essa (Luca 24:27 )

(4.) Rende testimonianza di Cristo (Giovanni 20:31 )

(5.) Se studiato correttamente, porterà alla salvezza (Giacomo 1:21 )

(6.) È vantaggioso sia per la dottrina che per la pratica (2Timoteo 3:16 )

(7.) Cristo ne ingiunge lo studio (Giovanni 5:39 ). 8. Senza una conoscenza di esso ci smarriamo (Matteo 22:29 ; Atti 13:27 )

(II.) Come? 1. Pensarci continuamente (versetto Deuteronomio 6:7 )

(2.) Riceverlo come Parola di Dio, non dell'uomo (1Tessalonicesi 2:13 )

(3.) Riceverlo con mansuetudine (Giacomo 1:21 )

(4.) Meditando su di esso nelle veglie notturne (Salmi 119:148 )

(5.) Nascondendolo nel cuore (Salmi 119:11 )

(6.) Farne la norma dell'insegnamento (1Pietro 4:11 )

(7.) Con la preghiera perché le sue verità siano comprese (Salmi 119:12, 18). 8. Insegnarlo ai bambini (2Timoteo 3:15 ). (S. S. Times.Scrutare le Scritture: "Tu interpreti le Scritture in un modo", disse Mary a Knox, "e il Papa e i cardinali in un altro; a chi crederò e a chi sarà giudice?"" Crederai", rispose Knox, "Dio che parla chiaramente nella Sua Parola; e più di quanto la Parola vi insegni, non crederete né all'uno né all'altro, né al Papa né ai Riformatori, né ai Papisti né ai Protestanti. La Parola di Dio è chiara in se stessa; se c'è qualche oscurità in un luogo, lo Spirito Santo, che non è mai contrario a se stesso, la spiega più chiaramente in altri luoghi, in modo che non possa rimanere alcun dubbio se non per coloro che sono ostinatamente ignoranti". (Collezioni di Stewart.Delizia nelle Scritture: - Uso le Scritture non come un arsenale a cui ricorrere solo per le armi e le armi, ma come un tempio incomparabile, dove mi diletto a contemplare la bellezza, la simmetria e la magnificenza della struttura, e ad aumentare il mio timore e ad eccitare la mia devozione alla Divinità lì predicata e adorata. (On. R. Boyle.) Scrutare le Scritture come una carta: - C'è una nave in mare. Si è alzata una fitta nebbia: non c'è nulla da vedere tutt'intorno; le stelle stesse sono chiuse alla vista e non servono più a guidare la rotta della nave; e mentre l'uomo in testa d'albero grida con voce rauca: "Avanti i frangenti!" e l'equipaggio ammaina le vele, e il timoniere gira il timone, che cosa sta facendo il capitano, vecchio marinaio com'è, che ora studia le sue carte, ora dà un'occhiata alla bussola, ora dà i suoi ordini ad alta voce? Che cosa può significare guardando così spesso e così avidamente quella sua cosa che sembra una mappa? Questa è la sua carta da cui è guidata la sua condotta; e lo sta cercando per scoprire dove si trova, e come può governare la sua nave in sicurezza, per tenersi lontano da uno scoglio qui, e da un basso fondale là, e fare un buon passaggio attraverso il canale, e salvare il suo equipaggio e il suo carico, e finalmente guadagnare il porto. Così dice il grande Insegnante: "Scrutate le Scritture". (J. H. Wilson. Una ragazza cieca aveva l'abitudine di leggere la sua Bibbia per mezzo di lettere in rilievo, come quelle preparate per l'uso dei ciechi; ma dopo un po', lavorando in una fabbrica, le punte delle sue dita divennero così callose che non poté più leggere con le sue mani le preziose promesse. Si tagliò la punta delle dita perché il suo tocco fosse più sensibile; ma ancora non riusciva con le mani a leggere le lettere sollevate. Nel suo dolore prese la Bibbia e disse: "Addio, mia cara Bibbia. Sei stata la gioia del mio cuore!" Poi si portò alle labbra la pagina aperta e la baciò, e mentre lo faceva tastò con la bocca le lettere: "Il Vangelo secondo San Marco". Grazie a Dio!" ha detto; "se non posso leggere la Bibbia con le dita, posso leggerla con le labbra". (T. Deuteronomio Witt Talmage, D.D.La Bibbia è un libro in cui è necessario lavorare per trarne ciò che è più prezioso e profondo. Alcuni cristiani non sanno nulla di ciò che la Bibbia vale veramente, perché non sono disposti a lavorare abbastanza duramente per scoprirlo. Quando lo leggono, lo leggono in un modo così privo di preghiera e di vita che ne ricevono ben poco beneficio. Forse questo è vero per la grande maggioranza dei cristiani. Molto probabilmente, se tutte le verità più preziose si trovassero sulla mera superficie della Bibbia, e potessero essere raccolte con la stessa facilità con cui si raccolgono i comuni sassolini che giacciono per le strade, ci sarebbero molti che ne possederebbero più di quanto non possiedano ora. Ma allora le grandi e preziose gemme della verità divina sembrerebbero così preziose se potessero essere ottenute con così poco sforzo? Pensiamo di no. Se l'oro giacesse sulla superficie della terra in abbondanza come le pietre in molti luoghi, e potesse essere raccolto con la stessa facilità, il suo valore non sarebbe così altamente stimato come lo è, né sarebbe considerato così prezioso. Vediamo la saggezza di Dio nel mettere molte delle Sue gemme più ricche e luminose di verità e promesse nelle profondità della Sua Parola, in modo che, se vogliamo afferrarle, dobbiamo farci strada nei profondi recessi delle vaste riserve del pensiero ispirato e della rivelazione. Un certo scrittore dice: "È solo quando le nostre energie sono risvegliate e la nostra attenzione sveglia - quando stiamo acquisendo, o correggendo, o migliorando la nostra conoscenza - che la conoscenza fa su di noi l'impressione necessaria. Dio non ha fatto la Scrittura come un giardino, dove i frutti sono maturi, e i fiori sbocciano, e tutte le cose sono completamente esposte alla nostra vista; ma come un campo, dove abbiamo la terra e il seme di tutte le cose preziose, e dove nulla può essere portato alla luce senza la nostra operosità, né allora, senza la rugiada della grazia celeste". Se vuoi aumentare il valore della Bibbia per te, lavora nelle sue profondità! Equipaggia la tua energia con lo Spirito di Dio e fai un proficuo compito di scavare alla ricerca dei tesori perlati della Parola! Quando ero in California, un vecchio scozzese mi portò un pezzo di quarzo in cui era incastonato un piccolo pezzo d'oro, dicendo: "Signor Scott, vorrei che lei vedesse come il nostro Padre celeste immagazzina l'oro per il nostro uso". Lì era scintillante in mezzo a un po' di roccia inutile. (J. Scott.) Ricerca lettura della Bibbia: - C'è una grande quantità di lettura svogliata e negligente. Coleridge divideva i lettori in quattro classi. La prima lezione la paragona a una clessidra d'ora, la loro lettura è come la sabbia; Entra e esce, e non lascia dietro di sé alcuna traccia. Una seconda classe assomiglia a una spugna, che assorbe tutto, e lo restituisce quasi nello stesso stato. Una terza classe è come un sacco di gelatina, che lascia passare tutto ciò che è puro, e trattiene solo i rifiuti e la feccia. La quarta classe, come lo schiavo di Golconda, ha messo da parte tutto ciò che è senza valore, conservando solo le gemme pure. O forse potremmo paragonare questa quarta classe alla padella d'oro, usata per trattenere il metallo puro, mentre i rifiuti vengono lavati via. L'unica lettura proficua della Parola di Dio è una lettura indagatrice. La parola tradotta "cercare" è enfatica e intensa, e letteralmente significa "guardare attentamente", come un animale selvatico cerca nelle sabbie per trovare le orme di un cucciolo randagio. La Bibbia è piena di tesori nascosti, da cercare come il mercante cercava le perle buone. Non si rivelano a lettori indifferenti e superficiali. (A. T. Pierson, D.D.) La Bibbia inestimabile: - Ti piace girare le pagine dei libri antichi? Non se ne trova nessuno che sia più antico dei primi libri della nostra Bibbia. Trovi delizie speciali nella storia? Ecco i documenti di cui nessuno è più antico, più degno di fiducia o più importante, Ti piace la biografia? Ecco le vite di Mosè, il legislatore e capo della razza ebraica; di Davide pastorello, poeta e re; e di Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato. La poesia è per te una festa di bellezza, un'ebbrezza delle emozioni? Qui ci sono le canzoni più sublimi e le consolazioni più dolci; il più antico di tutti i poemi, l'epica che recita la fedeltà di Giobbe in prove inaudite; i salmi serafici di Davide; e le immagini elevate e le profezie panoramiche dell'insuperabile Isaia. Eppure le persone oziose ci dicono che l'Antico Testamento è arido! L'oceano è secco? La luce del sole è nera? L'ambrosia è amara al gusto? Allora la Bibbia è un libro poco attraente. Gli scettici superficiali possono deriderlo; Ma gli studiosi più profondi ne conoscono il valore. Per molti anni Giovanni Quincy Adams, leggendo un'ora ogni mattina, leggeva tutta la Bibbia una volta all'anno. Gli Ebrei dicevano che sotto qualsiasi luce la considerasse, sia in riferimento alla rivelazione, alla storia o alla moralità, era per lui "una miniera inestimabile e inesauribile di conoscenza e virtù". Daniel Webster disse che dal momento in cui, ai piedi di sua madre o sulle ginocchia di suo padre, aveva imparato per la prima volta a parlare con le labbra dagli scritti sacri, essi erano stati il suo studio quotidiano e la sua vigile contemplazione, e che se c'era qualcosa nel suo stile o nei suoi pensieri da lodare, il merito era dovuto ai suoi gentili genitori, che instillò nelle sue menti un precoce amore per le Scritture. Sir William Jones dichiarò che era sua opinione che "la Bibbia contiene più vera sensibilità, più squisita bellezza, più pura moralità, più importante storia e più raffinate varietà di poesia ed eloquenza di quanto si possa raccogliere da tutti gli altri libri, in qualsiasi lingua possano essere scritti". Rousseau confessò che "la maestà" delle Scritture lo stupiva, e che la santità degli Evangelisti parlava al suo cuore. Paolo disse: "Le Scritture possono rendere gli uomini saggi per la salvezza". A riprova delle professioni di nessun altro libro o raccolta di libri si possono addurre testimonianze così abbondanti, così chiare e così importanti. (T. Deuteronomio Witt Talmage, D.D.Esercitati nello studio delle Scritture: - Stabilisci degli orari, dai quali non permetterai a nulla di distoglierti, per la lettura e la preghiera. Tenete sempre a mente una promessa, e cercate di trovarne una nuova ogni giorno, non in un libro fatto a mano, con una promessa per ogni giorno dell'anno (una sorta di stampella che un libro del genere è per coloro che si aspettano di rimanere storpi spirituali), ma nella vostra lettura. Conosciamo una persona che riesce a trovare abbastanza fiori nel bosco ogni volta che esce per fare un bellissimo bouquet; E lo fa quando la maggior parte non vedrebbe altro che andarsene. La pratica ti permetterà di imparare l'arte di trovare un fiore di promessa in ogni capitolo. (Età cristiana.La Bibbia si illuminò: - Poco fa mi trovavo nella nobile cattedrale di Colonia. Andando la mattina presto, ho visto le finestre orientali illuminate dal sole. In lontananza, nella grande chiesa, le altre finestre erano tutte oscure e scure. Entrammo verso mezzogiorno, e poi queste finestre in fondo furono illuminate di rubino, porpora, oro: profeti, apostoli, santi, martiri. E poi, quando il sole stava tramontando, guardammo dentro e scoprimmo che la grande finestra occidentale era magnificamente accesa, come una finestra che si apriva sul cielo. Con il passare delle ore del giorno, prima si illuminava una finestra, poi un'altra, finché alla fine non c'era più una lastra dipinta, ma aveva aggiunto un po' di splendore al tempio. È molto simile con la vostra Bibbia. Oggi ci sono molte pagine oscure nella Bibbia, ma nel processo dei soli si illuminano una dopo l'altra. Le generazioni successive troveranno in quel Libro la dottrina specifica che è loro necessaria, le loro complessità, le loro perplessità, i loro interessi, i loro pericoli. Crisostomo, Bernardo, Lutero, Wesley, trovarono nella Bibbia la verità per il loro tempo, e i grandi predicatori originali di oggi stanno dando a quel Libro interpretazioni che sono necessarie per la nostra illuminazione e disciplina, e prima che il mondo finisca non ci sarà un passaggio oscuro. (W. L. Watkinson.Il diritto di giudizio privato nella religione: - I predicatori primitivi consideravano i loro ascoltatori capaci di giudicare la verità di ciò che udivano. Non solo insegnavano la verità, ma mostravano prove a sostegno di ciò che insegnavano e incoraggiavano i loro ascoltatori a esaminare queste prove. Questa condotta dei Bereani era conforme al buon senso e sanzionata dall'autorità divina. Consideriamo...

(I.) Che cosa significa esercitare il diritto di giudizio privato. È il diritto che ogni uomo ha di vedere con i propri occhi, di udire con le proprie orecchie e di esercitare la propria ragione. Ma questo implica

1.) Il diritto di ascoltare ciò che può essere detto sull'argomento. I Bereani avevano il diritto di ascoltare le ragioni dell'apostolo a favore del cristianesimo prima di riceverlo o rifiutarlo. Abbiamo il diritto di raccogliere prove su qualsiasi argomento, da chiunque sia in grado di fornirci informazioni al riguardo. E più informazioni gli uomini riescono a raccogliere, più sono preparati a giudicare correttamente

(2.) Il diritto di esaminare ogni argomento da soli. Sebbene molte cose possano essere state dette e scritte su qualsiasi dottrina religiosa, tuttavia abbiamo il diritto di ragionare su di essa e di esaminare le Scritture per vedere se sono rivelate o meno. Quando arriviamo a riflettere seriamente su un argomento che altri hanno trattato, possiamo trovare buone ragioni per dissentire da loro. Potrebbero aver trascurato, e potremmo aver trovato la vera verità nel caso

(3.) Il diritto di formare le nostre opinioni secondo la migliore luce che possiamo ottenere. Non abbiamo più diritto di giudicare senza prove di quanto non abbiamo il diritto di giudicare in contrasto con l'evidenza. Non abbiamo il diritto di dubitare quando abbiamo prove sufficienti per giungere a una decisione. "Provate tutte le cose", cioè esaminate tutte le cose, e dopo aver esaminato, decidete ciò che è giusto

(II.) Gli uomini dovrebbero esercitarlo nella formazione dei loro sentimenti religiosi

(1.) Dio ha creato gli uomini capaci di giudicare da soli in materia di religione. Ebrei 51 ha resi più saggi delle bestie. Gli Ebrei 51 hanno dotati dei più alti poteri di ragione e di coscienza, con i quali sono in grado di giudicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, il vero e il falso. Come sono capaci di giudicare da soli, così è loro dovere. La loro capacità crea il loro obbligo. Poiché sono creature razionali, sono tenute ad agire razionalmente. Questo, in verità, è l'unico potere a cui non hanno il diritto di rinunciare. Possono, quando necessario, rinunciare alla loro proprietà o libertà; ma non possono mai rinunciare al loro diritto di formare i propri sentimenti religiosi e di servire Dio secondo i dettami della loro coscienza. Non hanno il diritto di lasciare che i loro cuori depravati, o i falsi ragionamenti degli altri, deformino la loro comprensione e offuschino la vera evidenza della verità divina

(2.) Dio ha dato agli uomini non solo i poteri appropriati, ma i mezzi appropriati per formare i loro sentimenti religiosi. La Bibbia contiene informazioni sufficienti riguardo a tutte le dottrine e i doveri della religione. Le Scritture sono all'altezza delle capacità di ognuno, così che gli uomini viandanti, sebbene stolti, non possono sbagliare in ciò, se non per pregiudizio, parzialità o cecità di cuore. E poiché gli uomini hanno in mano questa ampia fonte di informazioni, non possono, senza grande improprietà e pericolo, trascurare di scrutare le Scritture

(3.) Dio non ha nominato nessuno per giudicare per nessun uomo rispetto alle sue opinioni religiose. È vero che Dio ha costituito maestri, ma non giudici; E dopo tutto quello che hanno fatto per mostrare e sostenere la verità, gli ascoltatori devono giudicare da sé se le cose che hanno udito sono la verità. Il Papa e tutta la sua gerarchia sono usurpatori, le cui pretese di infallibilità devono essere trattate con disprezzo, come vili imposizioni. Le chiese cristiane hanno il diritto di formare i propri credi ed esercitare la propria disciplina, indipendentemente da qualsiasi potere ecclesiastico superiore sulla terra

(4.) Dio ha proibito agli uomini di prendere i loro sentimenti religiosi dagli altri sulla base della fiducia. La Sua direzione verso il Suo popolo antico era "la legge e la testimonianza; se non parlano secondo questa Parola, è perché non c'è luce in loro". E ci è comandato di provare ogni cosa e di attenerci a ciò che è buono. E Paolo dice ai Galati di rigettare qualsiasi falsa dottrina, anche se portata loro da uomini o angeli

(5.) Ogni uomo deve sentire gli effetti delle proprie opinioni religiose, e di conseguenza deve esercitare il proprio giudizio nel formarle. Questa è una questione di troppe conseguenze per toglierla dalle sue mani. Dobbiamo rendere conto della nostra fede e della nostra condotta

(III.) Miglioramento. Se è dovere degli uomini esercitare il loro giudizio privato nel modo che è stato menzionato, allora

1.) Possono sempre sapere cosa dovrebbero credere e praticare. Dio non pone mai l'umanità in una situazione in cui non può conoscere e compiere il proprio dovere; perché allora non sarebbero agenti morali, né soggetti propri di un governo morale. Sebbene Dio non richieda a un pagano di scrutare le Scritture per conoscere il suo dovere, tuttavia egli è moralmente obbligato a consultare la sua ragione e la sua coscienza per imparare il suo dovere, e ad agire in modo conforme ai dettami di questi poteri intellettuali, ai quali sa di dover obbedire. È assurdo che i cristiani, che hanno la Bibbia nelle loro mani, addurre come scusa per credere e fare il male che non sapessero cosa credere o cosa fare; perché possono sempre avere prove che rendono loro dovere credere o non credere, e agire o non agire

(2.) Possono non solo sapere di aver agito bene nel formare i loro sentimenti religiosi, ma sapere di averli formati secondo la verità. Molti immaginano, poiché gli uomini possono sbagliare nel formare i loro sentimenti religiosi, che non potranno mai sapere se li hanno formati nel modo giusto, in ogni caso, ma non hanno il diritto di trarre questa conseguenza dalla fallibilità umana; Infatti, sebbene gli uomini possano giudicare il male in alcuni casi, tuttavia possono giudicare il giusto in altri. Paolo si formò dapprima un'opinione errata di Cristo, e in verità pensò che fosse un'opinione vera; ma dopo essersi formato un'altra e vera opinione di Cristo, sapeva che la sua opinione attuale era giusta, e la sua opinione precedente era sbagliata

(3.) Può essere molto abusato. Con il pretesto di questo diritto, gli uomini possono prendersi la libertà di giudicare in modo molto errato, irragionevole e malvagio, come fecero gli ebrei a Tessalonica, sotto l'influenza della tradizione, dell'educazione e del pregiudizio. Ovunque il vangelo sia stato predicato, è stato osteggiato, respinto o pervertito dagli ascoltatori, con il pretesto del diritto di giudizio privato. Ma sebbene il diritto di giudizio privato sia stato, ed è tuttora, così estesamente e grossolanamente abusato, è molto meglio tollerarlo piuttosto che limitarlo con altri mezzi che non siano quelli razionali e spirituali

(4) Possiamo facilmente vedere come coloro che giudicano da sé su argomenti religiosi, e con lo stesso grado di luce davanti a loro, possano giudicare in modo molto diverso. Uno può prestare maggiore attenzione agli argomenti di un lato della questione, e un altro può prestare più attenzione agli argomenti del lato opposto; o uno può desiderare di trovare la verità nel caso, e un altro, per qualche sinistro motivo, può desiderare di non trovarla. (N. Emmons, D.D.) Fasi di un vero uso della Scrittura:

I. Accoglienza volontaria, in contrapposizione al disprezzo frivolo (Versetto 11)

(II.) Ricerca diligente, in contrapposizione all'imitazione cieca (Versetto 11). Fede viva, in contrapposizione alla conoscenza morta (Versetto 12). (K. Gerok. Docilità di temperamento in relazione alla verità: - Il potere auto-dimostrativo della verità cristiana dipende dalla condizione morale dell'uomo. Un lampo di luce non rivela nulla a chi ha gli occhi chiusi. Due classi di persone, entrambi Giudei, ascoltano lo stesso vangelo, dalle stesse labbra, nelle stesse circostanze; e raggiungono risultati opposti. Per ogni tipo di verità è necessaria una capacità speciale. L'occhio vede solo ciò che porta con sé: il potere di vedere. Vedremo come questa facoltà fu formata nei Bereani. Nota-

(I.) L'insegnamento, il cui riconoscimento lo scrittore loda

(1.) La "Parola" è esposta più ampiamente nel Versetto 3. Il Messia dell'antica promessa era venuto. Le grandi ombre fotografiche proiettate sulla pagina sensibile della profezia avevano preso sostanza. Questa era una posizione che avrebbe preso solo chi fosse stato sicuro della sua posizione; perché era un'accusa del verdetto sia del tribunale ebraico che di quello romano. "Questo Gesù non è né un bestemmiatore né un intrigante sedizioso, ma il Figlio e l'Inviato di Dio." E non solo. Se questo Gesù era il Messia, allora la campana a morto della loro preminenza nazionale e religiosa era stata suonata. "Lo scettro non si allontanerà. finché non venga Silo"-allora doveva partire. E poi, nella sua insistenza sulla missione di Cristo, l'apostolo trasse due conclusioni, entrambe in guerra contro i pregiudizi dei suoi ascoltatori: l'una contro il credo dell'Ebreo, che credeva che la sua stirpe fosse esclusivamente il popolo di Dio, e l'altra contro l'orgoglio del Greco, per il quale la dottrina della Croce era un'offesa intollerabile

(2.) Avendo assunto la sua posizione principale, l'apostolo procede a stabilirla appellandosi alla più alta autorità. "Gli Ebrei ragionavano con loro usando le Scritture". (1) C'erano profezie che annunciavano la venuta, il carattere e l'opera del Messia. "A lui hanno dato testimonianza tutti i profeti". (2) Ci furono eventi soprannaturali nella nascita e nel ministero di Cristo, ognuno dei quali collegò la Sua apparizione e la Sua Persona con queste prefigurazioni profetiche, in particolare la risurrezione. Ma non si accontenta di dimostrare la validità storica di quest'ultimo fatto. "Se Cristo non è risuscitato, voi siete ancora nei vostri peccati." Richiede per il suo antecedente dottrinale una morte sacrificale, che postula una Persona Divina

(II.) Lo spirito con cui questo insegnamento è stato ricevuto. "Ricevettero la Parola con ogni prontezza di mente". Ecco qui

1.) La docilità del temperamento che appartiene a una retta concezione della verità. Essi si trovavano in quell'equilibrio mentale che, egualmente lontano dall'indifferenza svogliata e dalla presunzione altezzosa, li lasciava liberi di ascoltare il ragionamento dell'apostolo, di pensarci spassionatamente e di trarre le proprie conclusioni. Non rinunciarono alle loro oneste convinzioni per ordine di un uomo, per quanto importante fosse il suo messaggio o alta la sua autorità. Questa è una povera fede che non chiede né richiede una ragione per credere; ed è uno scetticismo altrettanto povero che si accontenta di negare sconsideratamente. Gli ebrei di Tessalonica rigettarono la Parola, perché si rifiutarono di esaminarne le prove. I Bereani ricevettero più saggiamente la Parola, e poi esaminarono le sue prove. L'occhio aperto andò alla ricerca della luce dell'insegnamento. E come il corpo sano, attraverso la sua miriade di pori aperti, beve l'aria e il sole, e li trasforma in un ministero di vita, così faceva l'ingenuo candore di questi Bereani. L'unica domanda era: Qual è la verità? non Che cosa vogliamo che sia vero? 2. Il corso dell'indagine segna

(1) La loro impavida onestà. Non avevano paura di esaminare né le loro vecchie né le nuove. La grande domanda era se le affermazioni di Paolo fossero fondate sui fatti e accessibili ai metodi ordinari della convinzione morale. Per verificare questa domanda essi cercarono le Scritture alle quali l'apostolo si era appellato per giustificare la separazione che aveva cercato di stabilire tra il giudaismo e il cristianesimo. Essi li scrutarono, non l'argomento dell'apostolo, ma la grande sorgente e ragione di tutto ciò che egli aveva affermato. Cercarono con occhio acuto e indagatore, guardando in basso, in alto e tutt'intorno. La questione era troppo seria per essere ritardata, troppo personale per essere onestamente elusa. Erano destinati ad affrontare la crisi. Così 'scrutarono le Scritture'. (2) La loro virile indipendenza di spirito. Il bambino ha una salvaguardia dalla perplessità nella sua ignoranza. Dove non sa, è negligente indagare. Senza alcun senso di pericolo non c'è paura. Ma l'uomo deve interrogare. Conoscere la verità e costruire su di essa, sia che si tratti di gettare su un basamento di roccia o di aprirsi in abissi di disperazione, questa è l'unica soddisfazione per un uomo

(3) La loro razionalità. L'argomento a favore del cristianesimo, se è vero, deve essere nei suoi fatti. La "ragione della speranza che è in noi" implica una ragionevolezza delle prove senza di noi. Il realismo del cristianesimo chiede di essere esaminato con la più acuta ricerca critica, sia per quanto riguarda i suoi documenti, sia per quanto riguarda la paternità, lo spirito o gli effetti

(4) La loro riverenza. Andavano direttamente alle "Scritture". Il problema era fuori dalle scuole: perché allora andare a queste? Era una domanda soprannaturale; Perché allora andare alla natura? Se voglio mappare un diagramma delle stelle, non vado in geologia

(3.) Cosa seguì questa procedura

(1) Si noti la conseguenza logica. "Perciò molti di loro credettero". La fede che attende la luce dell'evidenza incontra l'evidenza della luce, e in seguito a quella si conduce alla libertà della verità. "Se uno vuol fare la sua volontà, lo saprà", ecc. L'obbedienza è lo spirito in cui cercare, la conoscenza è il suo prodotto. La vecchia filosofia cercò prima di costruire una scienza della natura, e poi di piegare la natura alla sua scienza, e fallì. Ora, cominciamo con ciò che è noto e avanziamo verso l'ignoto, e finiamo con una scienza delle cose. È proprio così quando si tratta dei segreti della rivelazione. Una docilità infantile, che mette la mente in simpatia con la verità, entrerà in comunione con Dio. "Allora sapremo, se seguiremo la conoscenza del Signore"; Ma uno schema di interpretazione autocostruito, che presuppone il negativo della rivelazione, o fa sì che i suoi insegnamenti seguano i propri preconcetti scettici, è sicuro di naufragare nella confusione e nel dubbio senza speranza. Per l'uomo i cui sensi sono tutto questo, l'onnipotenza stessa è uno spreco di potere. Ora, ciò che il telescopio fa per la nostra conoscenza delle stelle, la rivelazione lo fa per la nostra conoscenza di Dio; Manifesta ciò che prima era sconosciuto, e in entrambi i casi il valore dello strumento sta nel suo uso. Se un uomo userà con riverenza l'uno come fa con l'altro, "saprà". Se non lo farà, "non può conoscere le cose di Dio, poiché si giudicano spiritualmente". (2) La parola "quindi" è marcata. C'era, in primo luogo, una chiara presentazione della verità alla mente; poi il contatto effettivo della mente con la verità, e la riflessione su di essa. C'era la disponibilità ad arrendere le vecchie convinzioni all'autorità dell'evidenza, e poi venne la luce: "credettero". E questa convinzione non fu un atto solitario o miracoloso; Era un risultato ordinario. Era qualcosa di più di una vaga convinzione, un semplice sentimento di meraviglia. Le fondamenta delle loro convinzioni religiose erano state strappate via; Ma non erano più alla deriva in un mare di dubbi. "Hanno creduto"; E la fede è fiducia, calma, certezza. È l'occhio dell'anima che guarda attraverso e con l'occhio della ragione, e si posa sulla realtà delle cose. E questo effetto, in tutti i casi ordinari, si produrrà ovunque si prosegua lo stesso processo di indagine

(3) Oltre a questa convinzione soddisfacente che proviene dall'esperienza cosciente del potere della verità, ci sono i fatti esterni. (a) Ci sono gli ebrei, testimoni permanenti dell'adempimento delle Scritture profetiche. (b) L'esistenza, la storia e la posizione della Chiesa cristiana. (c) Il Cristo del cristianesimo: il miracolo dei miracoli. Conclusione:1. L'idoneità del Vangelo a trattare con classi dissimili di uomini. Ebrei, greci, uomini e donne "onorevoli"

(2.) Il grande impedimento sulla via della salvezza di ogni uomo non è nel vangelo, né nel ministero del vangelo, ma nell'indifferenza o nell'orgoglio con cui gli uomini trattano le sue affermazioni trascendenti. (Giovanni Burton. L'ignoranza delle Scritture è la causa dell'infedeltà: - La causa più importante e invariabile dell'infedeltà si trova nel fatto che gli uomini non indagheranno le Scritture. Molti infedeli hanno confessato di non aver mai letto attentamente il Nuovo Testamento. Thomas Paine confessò di aver scritto la prima parte dell'"Età della ragione" senza avere una Bibbia a portata di mano, e senza che fosse possibile procurarsene una dove si trovava allora (a Parigi). "Non avevo", dice, "né Bibbia né Testamento a cui fare riferimento, sebbene scrivessi contro entrambi; né potrei procurarmene alcuno". (A. Barnes, D.D.)

12 CAPITOLO 17

Atti 17:12

Perciò molti di loro credettero.- Il Vangelo e le lezioni:

1.) Essi "credettero" - una piccola parola, ma una grande cosa - il passo attraverso il quale passarono dalla condanna alla pace; dalla casa sulla sabbia prima che cadesse, alla roccia. Un attimo prima erano senza Cristo e senza speranza; un attimo dopo erano in Cristo ed eredi della vita eterna. Come hanno potuto interessi così vasti girare su un punto così piccolo? Tutte le svolte decisive vengono effettuate a punti. I poli sono punti matematici, eppure quanto è grande la massa che gira intorno a loro! 2. "Molti credettero". A volte una città o un paese si gonfia di vita spirituale, come l'onda di marea sull'oceano, sollevata e guidata in entrambi i casi da una potenza nei cieli. I sintomi che facevano presagire questo risveglio erano una tendenza mentale verso la Parola e una ricerca quotidiana di essa. Quando vediamo gli stessi sintomi, possiamo aspettarci lo stesso ingrossamento

(3.) Nota le classi che sono state conquistate dal Signore

(I.) Greci. Non c'è rispetto per le persone presso Dio: "né giudeo né greco". Tuttavia la conversione di un greco può dare a un apostolo un motivo di gioia più grande, in quanto, pur non avendo intrinsecamente più valore di un ebreo, un greco potrebbe aprire una porta in un campo più ampio. Quei successi erano più dolci che erano promesse di più

II. Uomini e donne. Dio ha fatto l'uno per l'altro con meravigliosa sapienza; insieme si sono allontanati da Lui; È uno spettacolo piacevole quando tornano in compagnia. Che tristezza quando i sessi sono divisi da quella divisione che divide la Chiesa dal mondo! Come non c'è né Giudeo né Greco, così non c'è né maschio né femmina nel regno di Cristo. A volte il marito o il fratello crede, mentre la moglie o la sorella soffocano la vita spirituale con le preoccupazioni di questo mondo. A volte le donne della famiglia sono devote a Cristo, mentre gli uomini sono troppo filosofici o autoindulgenti. Mariti e mogli, ecc., siate eredi insieme della grazia della vita

(III.) Persone di alto rango. Le dieci superiori, quindi, sono più preziose? No. Ma ci sono momenti e circostanze in cui la loro conversione è più degna di nota

(1.) Se non altro, i primi discepoli lo apprezzavano come gli uomini apprezzano certe gemme, a causa della sua rarità. La gente comune ascoltava volentieri il Maestro, ma i governanti si tenevano in disparte. Per questo motivo Gesù guardò con affetto il giovane ricco che veniva da Lui

(2.) La loro influenza è maggiore

(3.) Grandi tentazioni li legano

(IV.) Non pochi. C'è uno strano appetito nel cuore del cristiano; grida continuamente: Dona un appetito ereditato da Cristo. Quando molti arrivarono, gli ebrei invitarono gli altri con altrettanta premura. (W. Arnot, D.D.) Anche di donne onorevoli.-Le donne e la Chiesa: -Le donne sono nominate per prime, il che implica che furono le prime a credere. Questo non è ancora un evento comune

(I.) Le donne ricevono il Vangelo più volentieri degli uomini. Il caso di Lidia si ripete in tutti gli ambienti della cristianità. Le sorelle di Betania, le donne che servivano Cristo, profetizzano la fede del loro sesso

(II.) Sulla base di questo fatto non è adulazione dire che le donne sono più nobili degli uomini. Ci sono qualità che appartengono al loro sesso che fanno sì che le donne siano più degli uomini ad apprezzare il Vangelo. Sebbene primo in autunno, anche primo nelle relazioni, nelle qualifiche e nella promessa di portare la liberazione

(III.) Le donne hanno ragioni speciali per diventare cristiane. La loro attitudine a riceverlo è la prova del loro bisogno

1.) Per soddisfare il loro senso più fine e veloce del giusto, della verità, della bellezza

(2.) Adempiere la loro missione nella vita non con il potere, ma con l'influenza. La loro mancanza di carattere cristiano è una mancanza di qualificazione per il lavoro della loro vita

(IV.) L'obbligo della donna verso il cristianesimo. Al di fuori della religione della rivelazione erano oppressi e schiavizzati. La loro elevazione la devono al cristianesimo. (S. Mease, D.D.) E di uomini non pochi.-Gli uomini e la Chiesa:-Degli uomini di Berea, non pochi ricevettero il vangelo. Lo stesso istruisce ovunque il vangelo sia stato portato. La deduzione, tuttavia, è che il numero degli uomini non era uguale al numero delle donne. Questa deduzione è confermata dall'osservazione delle chiese moderne. Questo sfortunato fenomeno merita di essere discusso

(I.) Il bisogno degli uomini del Vangelo è assoluto quanto quello delle donne

(1.) La depravazione è altrettanto profonda e reale, che effettua un uguale allontanamento da Dio e produce gli stessi frutti malvagi: disobbedienza, perversione della vita, inquietudine, apprensione del male e morte, sia nel corpo che nell'anima

(2.) Il loro coraggio virile, la loro forza e la loro capacità le rendono indifese come donne; per fini spirituali solo l'aiuto di Dio gioverà

(3.) Devono trovare lo stesso rimedio: il sangue di Cristo

(4.) Per gli uomini il Vangelo è tanto e tutto ciò che è per le donne: la potenza di Dio per la salvezza di coloro che credono

(II.) La fedeltà e il servizio degli uomini sono incondizionatamente richiesti come quelli delle donne. l. Il Vangelo è l'unico strumento per la redenzione del mondo. Contro di esso sono schierate tutte le forze del peccato e di Satana. Gli uomini, forti e coraggiosi, rifiuteranno di arruolarsi, mentre le donne combatteranno con più prontezza e in numero maggiore? 2. L'opera del Vangelo è grande più di ogni altra, assicurando la felicità umana qui e nell'aldilà. Ovunque ci siano gli uomini, c'è una chiamata al lavoro. Il peccato, il crimine, la povertà e la sofferenza divorano moltitudini a causa dell'opera evangelica non compiuta, mentre gli uomini oziano sulla piazza del mercato. Gli uomini, con doti più forti e migliori vantaggi, staranno a guardare, lasciando il peso alle donne più deboli ma migliori?

(III.) Il male derivante dalla maggiore riluttanza degli uomini rispetto alle donne ad accettare e promuovere il Vangelo. Se gli uomini fossero pronti a credere come lo sono le donne, queste ultime sarebbero in numero ancora maggiore ai piedi di Gesù-le nostre figlie, mogli e madri. Una schiera crescente di entrambi i sessi accorrerebbe allo stendardo della Croce. Gli uomini fuori dalla Chiesa sono un ostacolo per le donne che vogliono entrare, e spesso difficoltà per quelle che sono entrate. Gli uomini sono in prima fila nella battaglia del mondo: perché non dovrebbero essere in prima linea in quanto a numero e attività nella battaglia per la verità, la salvezza e Dio?

15 CAPITOLO 17

Atti 17:15-34

E quelli che conducevano Paolo lo condussero ad Atene.-Paolo ad Atene:

(I.) Il luogo che l'apostolo visitò. Atene

(II.) I sentimenti di cui era oggetto. Non di ammirazione per i capolavori dell'arte da cui era circondato, ma di... l. Santa indignazione. Gli ebrei videro come Dio fu disonorato; come Ebrei fu derubato dell'omaggio che gli era dovuto

(2.) Compassione cristiana. Gli ebrei si sentivano profondamente colpiti dalla contemplazione di un tale degrado, una città completamente dedita all'idolatria

(3.) Zelo. È bello sentire; ma che bisogno abbiamo di guardarci da un mero sentimentalismo infruttuoso

(III.) I personaggi con cui venne in contatto. - l. Ebrei. Con loro disputava quotidianamente

(2.) Alcuni filosofi

(IV.) Il discorso che ha pronunciato. Il suo testo erano le iscrizioni di cui era testimone su uno degli altari: "Al Dio Sconosciuto". Ebrei proseguì subito con il suo argomento, dicendo: "Colui che dunque voi adorate per ignoranza, io ve lo dichiaro". Ebrei è dichiarato: l. In riferimento alla Sua natura. In ciò che dice su questo argomento, ci viene ricordato

(1) Dell'audacia dell'apostolo. Si narra che le leggi della città denunciassero la morte di chi avesse introdotto una divinità straniera

(2) La sua decisione. I filosofi, parlando di Dio, non avevano altro che semplici congetture e avventure; ma Paolo parla senza esitazione

(3) La sua abilità. Questo era diverso dai suoi discorsi agli ebrei, dove si appellava principalmente all'Antico Testamento

(2.) In riferimento alle dispensazioni divine

(1) La passata dispensazione della tolleranza

(2) L'attuale dispensazione della grazia

(3) La prossima dispensazione del giudizio

(V.) Gli effetti prodotti dalle sue fatiche. Erano tre. l. Ridicolo. "Alcuni derisi". 2. Procrastinazione. "Ti sentiremo di nuovo su questa faccenda." 3. Fede. "Ma alcuni uomini si unirono a lui e credettero". (Cenni espositivi.) Paolo ad Atene:

1.) Nessun momento negli annali della Chiesa ha un significato più grande di quello in cui il vangelo del Cristo vivente giunge al suo primo contatto con le fedi logore del paganesimo, la sua filosofia e la sua scienza

(2.) Le stesse disuguaglianze di posizione sociale di questo incontro tra il fabbricante di tende ebreo - "la cui presenza corporea è debole e la cui parola non conta nulla" - e la classica e orgogliosa città del mondo antico, e le armi contrastanti del dibattito - nella calda fede personale dell'uno e nell'ignoranza senza vita ma coltivata dell'altro - cospirano tutte per rendere questa visita apostolica di importanza storica, e questo indirizzo è un modello negli archivi missionari della Chiesa

(I.) Il pulpito

(1.) L'apostolo si trovava in quella "Terra Santa dell'Ideale", alla quale si recava in pellegrinaggio l'antico mondo dell'arte e delle lettere. Qui c'era il santuario in cui venivano adorate "le belle discipline umanistiche" della fede pagana, qui il ginnasio, in cui la forma umana giungeva al suo sviluppo più perfetto in grazia e bellezza. Qui, inoltre, la mente umana, le leggi del pensiero e quel linguaggio che divenne il mezzo eletto della verità di Dio, raggiunsero un'acutezza e un'espansione quasi ideali, mentre nell'età di Pericle l'arte, la poesia e la filosofia raggiunsero un'eccellenza così consumata da diventare modelli classici di forma e di stile per tutte le generazioni. Fu nella piazza del mercato di Atene che Socrate, "il più saggio degli uomini", pose le sue domande immortali; e laggiù negli uliveti presso il torrente Platone fondò l'accademia; a est, all'ombra del monte, si trovava il liceo di Aristotele, mentre nelle vicinanze, nell'agorà, si trovavano il giardino di Epicuro e il portico dipinto dagli stoici. Qui si trovava la casa del dramma, e lo studioso pronuncia con orgoglio i nomi di Eschilo e Sofocle. Qui parlavano gli oratori della Grecia, non solo alle questioni civili di quel tempo, ma anche alle orecchie in ascolto del futuro, e qui scrivevano storici come Tucidide e Senofonte; mentre nei suoi templi era divinizzato lo spirito nazionale nelle immagini marmoree dei suoi eroi e soldati, nei trofei delle sue vittorie e nel ricordo delle sue sconfitte, fino a poter dire con verità che nessuna città di simili limiti ha mai raccolto a sé tanta storia, tanti oggetti di interesse e tanto prestigio come Atene

(2.) In mezzo a tale ambiente Paolo aspettava l'arrivo di Sila e Timoteo da Berea. Mentre i suoi occhi si posavano sulle immagini di dèi e dee che riempivano i templi e fiancheggiavano i viali della città - dove, dice lo storico, era più facile trovare un dio che un uomo - "il suo spirito si risvegliò dentro di lui quando vide la città piena di idoli". L'apostolo non era privo di quel raffinato senso del bello che appartiene a tutte le grandi anime, né la mente dello studioso ebreo venne meno di rispondere prontamente alla vera cultura; ma il bello nell'arte o nelle lettere era subordinato alla verità in Gesù, che riempiva la sua anima

(3.) Ebrei non era scelto né come studente in questa città universitaria, ma nella provvidenza di Dio fu un ritardato messaggero della Croce; e, fedele alla grande missione che lo possedeva, coinvolge i bighellonatori della piazza del mercato in un dibattito religioso. Per questi colloqui di strada gli Ateniesi avevano una particolare simpatia. Era grazie a tali che i loro grandi filosofi erano saliti alla ribalta; e, avendo a disposizione abbondante tempo libero, i cittadini generalmente trovavano occupazione ed eccitazione nel prendervi parte

(4.) Possiamo facilmente immaginare la curiosità divertita e le domande tra il serio e il beffardo della folla che si radunava intorno a lui: "Che cosa direbbe questo ciarlatano?" Sembra che gli Ebrei siano un sedimentatore di dèi stranieri". Man mano che il cerchio si allargava e l'udito diventava più difficile, la curiosità per la nuova religione diventava più seria finché, in uno spirito di malizia o di mezza allegria, "lo afferrarono" e lo condussero su per i gradini di pietra fino alla cima dell'Areopago, l'antico seggio del giudizio di Atene, dove nella mezzaluna di sedili di pietra sedevano i giudici. che, trecento anni prima, aveva condannato a morte Socrate. Al di là del tribunale, nella fenditura della roccia, c'era il minaccioso santuario delle Furie, mentre sopra c'era il grande tempio di Marte, il dio del sangue. Ecco, dunque, il pulpito dell'apostolo, un pulpito che nessun uomo, se non inviato da Dio e pieno del coraggio della verità, avrebbe osato occupare!

(II.) Il pubblico. Il loro temperamento e il loro carattere si manifestano nello spirito tra il serio e il sprezzante, l'indagatore con cui posero l'apostolo sulla "pietra dell'impudenza" - dove gli accusati erano soliti perorare la loro causa davanti al concilio - e con toni giudiziari beffardi gli ordinarono di parlare

(1.) L'ateniese era religioso: gli innumerevoli templi, statue e altari provano la sua "attenzione nella religione"; ma rivela anche quale fosse la sua religione. Era uno di quelli che lo rendevano uno splendido animale con uno splendido intelletto, che non aveva alcun potere di difesa contro la dissolutezza e il fatalismo, ma, come il sole, mentre preserva i vivi, accelera la decomposizione dei morti. Lo stesso temperamento della mente e della vita era passato alla filosofia

Trecento anni prima, nel suo piccolo giardino accanto alla piazza del mercato, Epicuro aveva insegnato ai suoi seguaci che la felicità è il grande scopo e la ricerca della vita. In stretta alleanza con questo tenore di vita c'era una teoria materiale dell'universo, che faceva del mondo "una fortuita combinazione di atomi", così che la Provvidenza divenne il caso e il caso il disponente degli eventi

(2) Gli stoici insegnavano un sistema etico radicalmente in disaccordo con questo; perché, mentre l'epicureo aveva reso il mondo conforme a se stesso, lo stoico aveva fatto sì che se stesso si conformasse alla natura; Così l'autogratificazione divenne la massima dell'uno e l'abnegazione dell'altro. E mentre l'epicureo evitava il dolore, lo stoico lo accoglieva per disprezzarlo, e trovava il segreto della vita nel vivere in conformità con la natura, ricevendo il suo amaro come dolce, e il suo dolce come amaro, con uguale compostezza. Ma mentre la sua austera moralità suscita la nostra ammirazione, le sue teorie dell'universo sono degradanti e materiali. La mente e la materia non erano distinguibili. Dio è solo il principio razionale dell'universo, uno con il mondo materiale. Le anime stesse degli uomini, come i loro corpi, erano materiali

(3) Era rappresentata un'altra classe di uditori; i pettegolezzi che passavano il loro tempo ad ascoltare e raccontare qualcosa di nuovo. Questa setta non ha bisogno di analisi; Il loro credo è semplice e la loro storia è familiare. Ogni comunità li conosce, e ogni successore dell'apostolo si rivolge a loro

(2.) Abbiamo delineato il carattere e le convinzioni dell'azienda in modo da poter notare uno o due fatti

(1) Che, mentre l'incredulità è una ruota che gira, non è una ruota progressiva; per le stesse fasi di incredulità contro le quali la Chiesa sta combattendo oggi, Paolo si riunì sul Colle di Marte. La nostra filosofia materialistica che esclude Dio; il nostro pensiero avanzato nelle scienze naturali; dove ricevono un'affermazione o una definizione migliore se non in quel vecchio poema di Lucrezio "Sulla natura delle cose"? I nostri sistemi etici egoistici e infedeli, che cosa sono se non echi di voci al di là di quella linea che ha diviso i secoli? L'incredulità porta sempre con sé la palla al piede; non ha progresso e non può costruire

(2) Alla luce focalizzata del cristianesimo in cui viviamo oggi, sembrerebbe impossibile che le consunte fedi pagane di Epicuro e Zenone esistano tra noi. Ma non è così. Perché moltitudini vivono delle teorie non formulate e delle credenze non dette del paganesimo. L'io è il centro dell'universo, il piacere il grande fine della vita; e quanto alla condotta non hanno anima; non c'è un aldilà, e Dio è una finzione. Oppure sono moralisti austeri e severi, compiacenti della loro giustezza, che si conformano agli eventi della vita con stoica compostezza; disprezzando quell'umiltà che viene dal pentimento, e trattando con disprezzo l'espiazione per la sua colpa e la sua morte

(3.) Atene ci insegna che la cultura non può salvare un uomo né una città dal decadimento morale. Non il commercio né l'epoca nazionale, né la ricchezza né il gusto, nemmeno la biblioteca o il collegio, trasmettono agli uomini le forze del potere permanente o del vero benessere; ma il vangelo è la potenza di Dio per la vita dell'uomo e dello stato

(III.) Il sermone. Notate la cortese prudenza con cui inizia alzando la mano per il silenzio - "Uomini di Atene, in ogni cosa osservo che siete insolitamente religiosi" - un complimento che porta la verità e l'attento favore del suo uditorio; Eppure tale conciliazione non compromette l'uomo né il suo messaggio. Ebrei continua: "Poiché come sono passato per la tua città", ecc. (Versetto 23). Paolo avrebbe potuto denunciare la loro idolatria con un colpo di mazza, poiché il suo spirito aveva ribollito dentro di lui mentre lo vedeva; ma attento a ogni circostanza che dovrebbe servire a uno scopo cristiano, usa gli stessi errori del paganesimo per guidare i loro piedi e il loro pensiero verso Colui che era la via e la verità. E ora ogni frase è piena di "cose profonde di Dio" mentre procede, e ogni parola è un colpo di battaglia alla falsa filosofia dei suoi ascoltatori

(IV.) La sua ricezione (Versetto 32). La stessa vecchia storia ovunque venga insegnata la verità. Beffardi, procrastinatori, credenti; A quale classe apparteniamo? (Sermoni del Monday Club.Paolo ad Atene: - È una prova di un vero vangelo, che può superare tutte le barriere poste tra uomo e uomo, e trovare la sua strada nel nucleo più intimo del cuore che rende il mondo intero parente. Già in questo unico Libro lo abbiamo visto trattare degli ebrei e dei gentili: lo abbiamo visto in Palestina, in Asia Minore, in Europa. Dappertutto ha trovato dei cuori nei quali è entrata come un balsamo curativo, alcune vite nelle quali è penetrata con potenza trasformatrice. Ora dobbiamo vederlo ad Atene

(I.) Il sentimento di San Paolo. Ebrei fu lasciato lì per un po' di tempo da solo. Alcuni di noi conoscono l'affondamento degli spiriti che è causato dalla solitudine in una città straniera. Ebrei era un uomo di sentimenti pronti, di emozioni vivaci e di affetto più gentile; ma anche queste non erano le cause della sua principale angoscia. La sua vita era dedicata a un'unica opera, e tutto il suo cuore era in essa. Molti cosiddetti cristiani si sono fermati in un luogo idolatrico e non vi hanno visto altro che l'antichità delle sue associazioni o la curiosità dei suoi monumenti. Atti Atene il viaggiatore non prova altro che un brivido di interesse storico e poetico; e sarebbe giudicato da molti una mera ristrettezza mentale ricordare il Vangelo. Ma san Paolo non poteva separare la magnificenza di un tempio o la perfezione di una statua dal ricordo dell'idolatria che serviva e delle anime che degradava. Eppure la sua irritazione non era solo una cosa fastidiosa e fastidiosa, che torturava se stesso e tutti coloro che lo circondavano, al contrario

(II.) Lo spinse all'azione

(1.) Atti Atene, come altrove, c'era una sinagoga ebraica: lì in ogni caso poteva trovare qualcuno che simpatizzasse con il suo orrore per l'idolatria; anche lì potrebbe almeno argomentare dal terreno comune della Scrittura, e assumere sia l'unità della Divinità che l'attesa di un Cristo

(2.) Ma i Giudei li aveva sempre con sé, gli Ateniesi li incontrò per una sola volta; Questo era il loro giorno, la stagione della loro visita. Di conseguenza leggiamo che nella famosissima Agorà "ragionava ogni giorno con quelli che lo incontravano". San Paolo non era troppo orgoglioso, riservato, indolente o tiepido per cogliere le opportunità di conversare con gli estranei. Un uomo con un'anima da salvare o da perdere deve avere, per lui, un terreno di interesse e un punto di contatto. Così gli si incontrarono alcuni filosofi epicurei e stoici. Strano incontro tra un uomo che viveva solo per il dovere, ma trovava quel dovere nell'amore divino e umano, e coloro che negavano l'esistenza di un dovere, oppure facevano del dovere un altro nome di durezza. Molto breve, ma molto vivido, è il resoconto dato del trattamento del vangelo da parte di questi filosofi. Niente di più sprezzante. Lo trattavano come un semplice cronista di storie oziose prese da altri, e come un uomo incapace persino di esprimere le follie che ha adottato. Altri presero più seriamente la questione e lo considerarono una sorta di missionario itinerante di falsi dei, desiderosi di aggiungere nuovi nomi a un Pantheon già traboccante. Poiché i nomi di Gesù e della Resurrezione ricorrevano così frequentemente, giunsero alla conclusione che fossero i nomi di due divinità che egli cercava di incorporare nella religione nazionale. E se così fosse, si trattava di un caso che richiedeva la cognizione della grande corte religiosa di Atene (Versetto Versetti versetti 19, 20). Qui viene introdotta una breve parola di commento sul carattere ateniese (Versetti 21). Era la lamentela dei loro stessi oratori. Quando avrebbero dovuto prendere misure vigorose per il benessere o la protezione del proprio Stato, l'amore per le notizie predominava ancora su ogni altro principio, e coloro che avrebbero dovuto agire continuavano a parlare! In ogni congregazione ci sono alcuni a cui appartiene questa riprensione

(3.) Allora San Paolo si presentò davanti a quel famoso tribunale, di cui i poeti e gli oratori della Grecia raccontano cose così orgogliose. Non sembra che si sia trattato di un processo formale, né che la questione sia dipesa dalla vita o dalla morte. Per il momento si è trattato di un'audizione solo a scopo informativo. Osservate ora la saggezza e il coraggio con cui parlava. "Voi uomini di Atene, vedo che in ogni cosa siete più religiosi degli altri. Gli ebrei 51 avrebbero portati con sé se avesse potuto. E sceglie questa caratteristica come di per sé speranzosa. Ed è meglio che un uomo senta la sua dipendenza e cerchi di essere in comunicazione con Uno al di sopra di lui, piuttosto che non fare né l'una né l'altra cosa. Per timore che, dopo tutte le loro cure, alla fine fosse stato trascurato un essere superiore, avevano adottato il singolare espediente di un altare anonimo, che avrebbe potuto almeno deprecare la vendetta di un Dio trascurato e disprezzato. Questo altare San Paolo, con una saggezza e un'abilità superiori a quelle dell'uomo, prende come testo del suo sermone. Sono venuto, dice, a dare un nome a quell'altare anonimo. Sono venuto a voi da un Dio sconosciuto, per permettervi di riempire quello spazio vuoto nelle vostre devozioni. E chi è dunque Lui? Il Dio che ha fatto il mondo. Come si può allora limitare gli Ebrei a un solo punto in esso? Ebrei è il Datore e il Conservatore della vita umana: come possono gli Ebrei esigere offerte materiali come per sostenere le Sue? Ebrei è l'unico Creatore di tutte le razze, assegnando a ciascuna la durata del suo essere e il luogo della sua dimora, e con quale scopo? Il Versetto 27 dà la risposta. Ebrei cita un poeta greco di Tarso in Cilicia, la sua città natale, come se rivendicasse per sé un nuovo legame di connessione con il suo pubblico. Se siamo, come dicono i vostri poeti, progenie di Dio, è dispregiativo anche per la natura dell'uomo rappresentare Dio sotto forme materiali e inanimate. Che la dignità stessa dell'uomo gridi contro il disprezzo di Dio. Ci fu, continua, un'epoca lunga e triste, durante la quale Dio sembrò quasi acconsentire all'ignoranza spirituale delle Sue creature. Ma ora Ebrei si è interposto con una chiamata al pentimento. E questa chiamata è sostenuta da una minaccia e da una promessa. C'è un giorno di giudizio. E quel giudizio sarà condotto da un Uomo, la prova del cui giudizio è il fatto della Sua stessa risurrezione. Possiamo ben capire che c'era qualcosa in questo discorso che era allo stesso tempo insignificante e scioccante alle orecchie greche (32-34). E per questo tempo si allontanò di mezzo a loro. (Dean Vaughan.) Paolo ad Atene:

1.) Paolo ora sta "aspettando". Ebrei ha bisogno di riposo, e così si siederà e starà tranquillo e si riprenderà. Paolo in attesa! Le due parole non vanno felicemente insieme. Gli ebrei non possono aspettare. La vita è breve; il nemico è vicino; l'opportunità si allarga; e colui che è stato lasciato in atteggiamento di attesa comincia a bruciare. Un parossismo (perché questa è la parola letterale) si impadronisce del suo cuore quando vede uno spettacolo che non aveva mai visto prima, una città interamente dedita all'idolatria, una città in cui, come ci dice uno storico, era più facile trovare un dio che un uomo. "Non farti alcuna immagine scolpita" risuonava nelle orecchie di Paolo

(2.) Atene era completamente dedita all'idolatria. Non ci si può fermare a un solo idolo. L'uno porta l'altro. Questa legge ha anche la sua forza in direzioni più elevate. Non ci si può fermare ad una sola eccellenza isolata. Non è eccellenza se la si usa così. I vizi vanno in gruppi; La pietà è un'eccellenza totale e non una virtù parziale. Gli Ateniesi coprivano la loro vita irreligiosa con queste forme religiose. "Riempite la città di dèi e lasciateci vivere come vogliamo", era la filosofia ateniese, è anche la nostra! Inizia un'altra missione e facci fare gli scherzi che ci piacciono nell'oscurità." Costruiamo altre cinquecento chiese, ma beviamo il calice del diavolo fino all'ultima goccia calda". Ci sono più idoli a Londra di quanti ce ne siano mai stati ad Atene; Non idoli di marmo, ma idoli che possiamo nascondere. Se Paolo venisse qui, vedrebbe la moda, la fortuna, l'agio, l'ambizione, l'egoismo. Nella potente e smisurata Londra, perché ogni uomo è l'idolo di se stesso! Gli idoli di pietra possono essere altrettanti gradini di marmo fino all'altare più alto; Ma quando il cuore è il suo idolo e il suo idolatra, nulla può spezzare il paganesimo se non la crocifissione. Il pagano ateniese poteva essere sviato polemicamente dalle divinità di pietra alle concezioni dell'essere divino e della forza; ma il cuore pagano non ascolta mai gli appelli intellettuali. Solo una cosa può spezzare il cuore, l'idolo, "il martello del Signore", che può ridurre in polvere il cuore più di pietra che abbia mai escluso la clemenza e l'amore del Cielo. "Non per forza, né per potenza", ecc

(3.) Paolo fece un po' di lavoro introduttivo. Gli Ebrei cominciavano sempre proprio dove gliene permetteva l'opportunità. "Gli ebrei disputavano nella sinagoga con gli ebrei", ed egli trovò l'usanza ad Atene di riunirsi nella piazza del mercato, che era la scuola generale della città; e là parlavano uomini dotti e Paolo ascoltava. Dopo aver ascoltato, parlò, come aveva il diritto di fare secondo l'usanza ateniese, ma di essere parlato in modo da attirare su di sé un nome sprezzante. «Che cosa dirà questo becco? Ebrei sta evidentemente rosicchiando qualcosa, povero piccolo ebreo di mente ristretta e dagli occhi deboli". Sembra che Ebrei sia un formatore di dèi stranieri". Cose strane, cioè sorprendenti"(20). Il vangelo trasalisce; Non entra mai facilmente in nessuna civiltà. Gesù non è venuto a portare la pace, ma una spada, non la quiete, ma il fuoco! 4. Gli Ateniesi erano interessati alla questione da un punto di vista intellettuale (Versetto 18). Questa non è un'indagine religiosa. Se volete sapere di cosa si tratta, ricordate l'esempio del carceriere che disse: "Che cosa devo fare per essere salvato?" Siamo rappresentati dal carceriere o dallo stoico? Siamo onesti con noi stessi. Se siamo nella casa di Dio allo scopo di accertare la Parola di Dio, tutto il cielo sarà infiammato di luce, e ogni ospite alla tavola di Dio sarà soddisfatto; ma se siamo qui nello spirito ateniese possiamo essere delusi e derisi

(5.) Paolo era sempre pronto a parlare. Ma erano uomini dotti, lo era anche lui, ma non come lo sono molti uomini con una scienza non disponibile, ma nel suo vangelo. Gli ebrei chiesero di non avere tempo per prepararsi. Subito disse: «Voi di Atene». Questo era Demosthenic; Il grande oratore iniziava sempre così il suo appello. Così il vero predicatore può sempre cominciare. Gli Ebrei non possono sempre dire "Cari amici", perché potrebbe non essercene nessuno; "fratelli", perché questo potrebbe essere un termine sconosciuto. C'è genio anche qui. C'è un dono di Dio nelle piccole cose come nelle grandi. Paolo non mancava mai di tatto. Marco la semplice dignità della forma salutare. Erano "uomini"; Si sono incontrati su una piattaforma comune. Poi il successivo: "Percepisco che in ogni cosa siete troppo religiosi di mente". Marco 50 'ampio e generoso riconoscimento. Non offendere le persone che intendi poi persuadere. Ci sono due metodi per liberare un paese dall'idolatria. L'uno, simile a Ieu, è quello di distruggere Baal da Israele; l'altro è quello di sostituire il falso con l'introduzione del vero; non per deridere un idolo, ma per predicare un Salvatore. Così Paolo riconosce ciò che vede. "Ho trovato un altare con questa iscrizione: al dio sconosciuto. Comincerò da dove finisci tu. Colui dunque che voi adorate per ignoranza, io ve lo annunzio". Che tatto infinito! Questo è il vero metodo di predicare oggi. Bisogna interpretare agli uomini ciò che essi non interpretano a se stessi. Sforzati di ottenere il massimo da un uomo. Ogni uomo ha su di sé questa iscrizione: "Verso l'ignoto", e l'insegnante cristiano deve dire: "Allora te lo farò conoscere. Ti è mai capitato di anelare e desiderare?" Allora tale aspirazione è l'inizio della preghiera. Soffri per gli altri? Starete svegli tutta la notte affinché gli altri possano dormire. Se è così, questo è l'inizio del sacrificio. Sei insoddisfatto della terra e del tempo? Sei pieno di insoddisfazione? Questo è l'inizio dell'immortalità. Questo testo di Paolo è in ogni uomo; ogni vita fornisce una collina di Marte dalla cui cima i predicatori cristiani possono predicare. Il sole non pianta la radice, ma la riscalda nella pienezza della vita. La testimonianza di Dio è in ognuno di noi, e risponde alla pretesa del Libro scritto. (J. Parker, D.D. Paolo ad Atene: - La Grecia era il clima e la residenza del bello. L'aria stessa era temperata per deliziare e l'anima assorbiva le stesse tonalità solari del paesaggio. La passione per il bello, diede ai Greci una mitologia più brillante di qualsiasi altra nazione. La musica ha plasmato il linguaggio flessibile nella sua stessa natura, ed è diventato così plastico che il suo stesso rigonfiamento e la sua modulazione non erano che le onde del canto. Le arti e le scienze danzavano intorno all'umanità, e "rifornivano la casa dell'uomo di comfort, e incantavano i suoi sensi con ogni sorta e forma di eleganza". Atene era un paradiso di marmo, pieno di templi e di dei, le cui forme erano i modelli stessi della simmetria e della perfezione. Quali erano i sentimenti che Atene era in grado di produrre in una mente così compiuta come quella di Paolo? Al fasto del suo nome, al fascino della sua letteratura, non era estraneo; e la sua mente era particolarmente viva per ogni forma di bellezza. Le strade non erano altro che lunghe gallerie di forme divine in marmo. Atene era il centro dell'idolatria, e l'apostolo fu testimone della magnificenza vivente del loro culto, degli abiti sfarzosi dei loro sacerdoti, della pompa solenne delle loro processioni, delle nuvole di incenso profumato che sole potevano oscurare la loro atmosfera trasparente, e la maestà dei loro teatri. Gli Ebrei udivano l'incomparabile melodia della loro musica e ascoltavano i discorsi dei loro oratori; e "il suo spirito si risvegliò in lui", ma solo perché "vide la città tutta dedita all'idolatria". Permettetemi di rivolgere la vostra attenzione a...

(I.) Il predicatore. Ebrei non era un uomo comune. La sua mente, naturalmente forte, era stata rafforzata dalla cultura; Aveva una grande energia e decisione di carattere. Come l'uccello del cielo, era a suo agio nella tempesta così come alla luce del sole. Ebrei era un tempo il più grande nemico di quella verità di cui ora era il principale sostenitore. Che cambiamento è avvenuto nelle sue idee e nei suoi sentimenti, da quando era giovane ha studiato letteratura greca! Basta guardarlo con quel volume di poesia greca in mano. Ebrei desidera ardentemente l'ora in cui visiterà Atene, e converserà con i letterati, e berrà nell'ispirazione dalla fonte. Ebrei visita Atene; ma, strano a dirsi, visita quella celebre città come predicatore della Croce! Ebrei deve ora contendere con gli spiriti maestri del mondo, nel palazzo stesso dell'intelletto e nel santuario stesso dell'idolatria

(II.) Il luogo in cui Paolo predicò. Il punto in cui si trovava era una roccia dove nei giorni precedenti si era tenuta la corte suprema di giustizia. Sebbene l'autorità di questo tribunale fosse stata ridotta dalla conquista romana, tuttavia era riservato ai giudici determinare quali dèi dovessero essere ammessi nei templi e pronunciare la sentenza su chiunque si fosse reso colpevole di bestemmiare le divinità della Grecia. Se mai la sincerità del predicatore fu messa alla prova, fu in questa occasione; e se mai Paolo mostrò intrepidezza di carattere, fu sul colle di Marte

(III.) La congregazione. Intorno a lui, dunque, si radunò una moltitudine, acuta, curiosa e raffinata. Mai un predicatore ha avuto una congregazione del genere. C'erano i filosofi del pergolato e del portico, oratori con i quali la minima sfumatura di accento barbaro avrebbe spezzato la potenza del discorso più persuasivo; Gli epicurei che credevano che il mondo fosse stato creato per caso o per caso, uomini che, sebbene professassero di credere nell'esistenza di un Dio, lo consideravano come una dimora nelle lontane torri di guardia di un mondo lontano, indifferente alle sue creature; e gli stoici che credono in due principi, Dio e la materia, entrambi eterni, e quindi hanno praticamente negato che ci fosse una creazione. C'era anche il prete, stupito dall'audacia del predicatore; il giovane romano che era venuto ad Atene per essere educato; l'ebreo che guarda con odio e furia l'apostata dell'antica fede; e anche lì, sebbene lontano e accovacciato a terra, c'era lo schiavo, che beveva la dottrina - strana e nuova per lui, dolce come la musica per le sue orecchie - che Dio aveva "fatto tutti gli uomini di un solo sangue". Cosa deve aver provato Paolo quando fu circondato da una congregazione del genere!

(IV.) Il sermone. Nobilmente il campione della verità fece la sua parte. Ebrei parlava in modo degno di se stesso, del suo incarico e della sua congregazione. Non potete non essere colpiti dall'adattamento di questo discorso alla congregazione. Quando Paolo entrò in una sinagoga ragionò con i Giudei sulla base delle Scritture. Ma qui c'erano uomini che credevano che la creazione del mondo fosse del tutto fortuita; coloro che non credevano in alcuna creazione; coloro che negavano che ci fosse uno stato futuro. L'apostolo si mise allora a dimostrare loro che c'era un Dio, che questo Dio era il Creatore di tutte le cose, che c'era una Provvidenza dominante, e di conseguenza che c'era un giudizio a venire. Possiamo solo cogliere alcune delle caratteristiche principali di questo sermone. Com'è appropriata e giudiziosa la sua introduzione! Dato che siete adoratori di un "Dio sconosciuto", deve essere gratificante per voi, che siete persone così religiose, sentire qualcosa riguardo a Lui. Dalle sue posizioni primarie l'apostolo procede a trarre alcune deduzioni, vale a dire, che Dio non è confinato in un luogo particolare, che Dio è indipendente; e la spiritualità dell'Essere Divino. Con questi ragionamenti l'apostolo fa un'affermazione relativa al dovere dell'uomo, di cercare una conoscenza con Dio per mezzo delle Sue opere e vie, e poi conclude osservando che, sebbene Dio per secoli avesse lasciato i Gentili a se stessi, ora gli Ebrei "comandavano a tutti gli uomini in ogni luogo di pentirsi", ecc

(V.) Gli effetti (Versetti 32-34). Conclusione:1. La grande proprietà dei discorsi è quella di essere adattati alle circostanze degli ascoltatori. È necessario che il predicatore si raccomandi alla coscienza di ogni uomo agli occhi di Dio; ma dove c'è una varietà di caratteri e circostanze, è difficile per un ministro adattarsi. Ma "la verità com'è in Gesù" è adatta a tutte le circostanze degli uomini

(2.) Il discorso di Paolo è un'eccellente omelia per questi tempi. Non sono pochi gli adoratori di un "Dio sconosciuto"; che attribuiscono santità a certi luoghi; i quali suppongono che Dio si compiaccia di certe parole e di certi atteggiamenti. Lasciate che questi studino il sermone di Paolo, e scopriranno che quello stesso sermone predicato milleottocento anni fa è particolarmente adatto alle loro circostanze. (H. J. Bevis.) Paolo ad Atene: - Le lezioni pratiche sono:

(I.) Che un uomo veramente buono sia sensibile ai mali morali prevalenti nella comunità in cui è posto (Versetto 16). Qui l'idolatria era dilagante. Quali sono i mali prevalenti a Londra?

(II.) Un uomo veramente buono si prodigerà per la rimozione di quei mali. C'è chi sente e dice molto, ma non fa nulla (Versetto 17)

(III.) Nell'affrontare questi mali, un uomo che è saggio e buono colpirà alla loro radice: l'ignoranza di Dio e della Sua volontà. C'era molto vizio, ma Paolo non disse nulla al riguardo. Le riforme politiche e sociali sono buone, ma ciò di cui il mondo ha bisogno è la rigenerazione. Rendi buono l'albero e il suo frutto sarà buono

(IV.) Nell'affrontare questi mali è necessario tatto e zelo (Versetto 22). Paolo non commise mai il grossolano errore oratorio di accusare il suo uditorio di superstizione. Ciò che lodò e dimostrò fu la loro religiosità, e dopo averli messi di buon umore si mise a trasmettere il suo messaggio. C'è molto nel modo in cui ci impadroniamo delle persone. Devi conciliare gli uomini prima di poterli convertire

(V.) Nell'affrontare questi mali non ci si deve aspettare un successo uniforme (Versetti 32-34). (R. A. Bertram.Paolo ad Atene: - Le lezioni pratiche che questa scena ci insegna sono...

(I.) Che gli sforzi più elevati degli uomini senza aiuto non possono produrre una religione più alta di un raffinato politeismo. Ciò è confermato dai documenti di tutto il paganesimo. Se l'uomo fosse stato lasciato a se stesso, non avrebbe mai conosciuto il vero Dio; e da qui il privilegio di vivere in una terra dove il Dio Uno e Trino è conosciuto e adorato

(II.) Che l'arte e la letteratura non hanno in se stesse alcuna forza morale conservatrice. I cittadini di Atene avevano una poesia, che mantiene la sua precedenza fino ad oggi; una letteratura, insuperabile in eloquenza e vigore; un'arte, che si sviluppa nei dipinti, nelle statue e nell'architettura, che sono ancora oggi i monumenti più orgogliosi dell'abilità umana: eppure proprio come nell'età di Luigi XIV. in Francia, e nell'età augustea a Roma, l'arte e la letteratura non solo erano impotenti ad arrestare l'immoralità, ma la servivano assolutamente. La mente è giustamente coltivata solo quando è educata al principio della responsabilità personale verso Dio. Di qui il pericolo di un'educazione meramente laica. Da qui la necessità di un lievito cristiano nelle nostre scuole secolari

(III.) Che la filosofia, originata dalle menti umane, non può costruire alcun vero sistema di credenze o doveri. La filosofia ha bisogno di tre fattori costanti per il suo pieno e vero sviluppo, cioè una Causa prima; una piena conoscenza di questa prima Causa; e una piena conoscenza dell'uomo stesso. Ma nessuna mente umana può afferrare questi fattori. Dobbiamo quindi guardare al di sopra dell'uomo per ottenere questa vera filosofia; e lo troviamo nella rivelazione di Dio. Ma "nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e gli Ebrei ai quali il Figlio lo rivelerà"; e Gesù solo "non ha bisogno che alcuno renda testimonianza dell'uomo; poiché gli Ebrei sanno cosa c'è nell'uomo". Arriviamo così al fatto che in Gesù Cristo sono "nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza". Una filosofia che lascia fuori Cristo è come un sistema planetario senza un sole centrale, una mera serie di vortici senza un centro di unione e di controllo. La filosofia ha scoperto molte verità, ma non le grandi verità fondamentali dell'esistenza di Dio, e degli attributi, e della grazia; e la caduta dell'uomo, e l'impotenza, e il bisogno di un Salvatore. Come dovremmo dunque ringraziare Dio, che Ebrei 101 ha rivelato tutto questo

(IV.) Che il pentimento è un dovere personale, basato sulla responsabilità personale verso Dio per i peccati personali. Il paganesimo non conosceva nulla del peccato, come alienazione del cuore da Dio. I suoi stessi dèi non erano che splendide incarnazioni del peccato; e la loro influenza non era che quella di riprodurre nella vita quotidiana i crimini che riempivano l'Olimpo. È solo la religione di Cristo che misura il carattere morale con le linee infallibili e negli equilibri infallibili della legge divina. È solo quando agiamo in base alla verità che l'uomo è personalmente responsabile verso Dio, e sarà giudicato, che avremo una vera visione di Dio e comprenderemo il nostro bisogno di un Salvatore. (Bp. Stevens.) Paolo ad Atene; Il cristianesimo in contatto con la mente colta:

I. L'argomento su cui il ministro del vangelo si rivolge agli uomini è degno dell'attenzione delle menti colte

(1.) Non ci dovrebbe essere alcuna occasione per discutere questo punto. Paolo non sentì il bisogno di mostrare che l'argomento era degno di attenzione. Gli Ateniesi avevano già espresso il loro senso dell'importanza della domanda invitandolo a recarsi nel luogo in cui avrebbe potuto rivolgersi meglio al popolo. Noi, al contrario, siamo obbligati a risvegliare l'indagine e a mostrare perché la religione è degna di una profonda riflessione

(1) Tra coloro che, sotto altri aspetti, sarebbero rappresentati dai filosofi ateniesi, la religione non rientra nell'ambito delle loro indagini. Sono scienziati, giuristi, editori, filosofi, ecc., non teologi

(2) La grande massa degli uomini si ferma quando si avvicina al soggetto della religione nelle sue indagini, anche quando sembrerebbe impossibile che non siano indotti a vedere e ad abbracciare le sue verità. In astronomia, per esempio, sembra che tali uomini guardino quasi al trono di Dio, ma non permettono alla loro mente di fare il passo successivo, e molti astronomi rimangono ignoranti di Colui che ha creato i mondi

(3) Quando gli uomini arrivano al punto, trovano l'argomento sgradevole. Sono venuti in una regione in cui le idee di dovere - punizione, pentimento - sono probabilmente predominanti; e non sono attratti da questi temi

(2.) È appropriato, quindi, mostrare che l'argomento della religione è degno dell'attenzione di questa classe di menti. Osservare quindi

(1) Che è un principio dichiarato con tali persone, che tutti gli argomenti devono essere indagati. È una massima della filosofia che la verità deve essere seguita ovunque ci conduca. Perché, allora, l'astronomo dovrebbe rifiutarsi di seguire la rivelazione quando il trono di Dio sembra stare davanti a lui, e ammettere che c'è un Dio? Perché dovrebbe sempre parlare di "Natura" e mai di "Dio"?

(2) In quanto semplici questioni astratte, i soggetti della religione sono degni di attenzione come qualsiasi altro che possa presentarsi alla mente degli uomini. I Greci, come popolo, avevano dimostrato le loro convinzioni in proposito, molto più della maggior parte delle altre nazioni. Quando i saggi greci conducevano un ebreo straniero all'Areopago per chiedergli che cosa avesse da dire su questo argomento, nessuno ad Atene avrebbe pensato che questo fosse un atto indegno nella città di Socrate e Platone. Nessuna classe di persone, per quanto avanzata nella civiltà, agisce in contrasto con i dettami della più alta saggezza, quando si dedica a una seria riflessione sul Creatore del mondo, sui metodi dell'amministrazione divina, ecc. Se questi grandi argomenti non sono importanti per l'uomo, quali argomenti possono esserlo?

(3) L'argomento della religione appartiene, come questione personale, sia agli uomini colti che al resto dell'umanità. Non si limita ad aprire questioni relative al benessere della società; ma è un argomento di importanza personale per ogni individuo

Paolo era in possesso di una conoscenza su questi argomenti che era in anticipo rispetto a quella che possedevano questi filosofi. Nel considerare ciò, si noti

1.) Il modo in cui Paolo affrontò l'argomento delle sue peculiari dottrine.

(1) Gli ebrei non attaccarono direttamente la loro religione. Gli ebrei non risvegliarono i loro pregiudizi, come se la sua missione fosse quella di distruggere i loro templi

(2) Gli ebrei lodavano il loro zelo per la religione come vero zelo per una grande causa; e si riferì, senza alcuna riflessione scortese, all'evidenza di quello zelo mostrato da ogni parte

(3) Gli ebrei si riferivano alle loro riconosciute difficoltà, all'ammissione della loro ignoranza o incertezza, come registrato sull'altare

(4) Gli Ebrei si proponevano di rivelare il Dio che così inconsciamente adoravano; per condurli alla vera fonte di ogni benedizione

(5) Gli Ebrei erano d'accordo, per quanto possibile, con i filosofi che lo ascoltavano, e ragionavano in base ai principi loro ammessi. Una verità che si trovava nella loro poesia, anche se era poesia pagana, non era meno una verità perché aveva avuto una tale origine, e perché non si trovava negli scritti ispirati degli ebrei. Finora ha avuto successo. Gli ebrei non suscitarono i loro timori. Ebrei non si espose al disprezzo. Gli Ebrei si assicurarono, come egli aveva sperato di fare, la loro profonda attenzione

(2.) Le dottrine che egli fece loro conoscere

(1) Quelli che erano basati su principi che essi stessi sostenevano, anche se in anticipo rispetto alle loro opinioni. (a) L'esistenza di un Dio, per loro l'"Iddio sconosciuto". (b) Il fatto che questo Dio "sconosciuto" era il Creatore del mondo. (c) L'immensità di Dio. (d) L'indipendenza di Dio. (e) L'unità della razza umana. (f) Il grande scopo per il quale erano state prese certe disposizioni riguardo alla razza umana: "che cercassero Dio", ecc. (g) La spiritualità di Dio e della religione (Versetto 29)

(2) Le dottrine che erano peculiari del sistema cristiano; le "cose strane" in riferimento alle quali in particolare avevano chiesto una spiegazione. (a) Dio ora comanda il pentimento universale. (b) Dio giudicherà il mondo. (c) La risurrezione dei morti; derivava dal fatto che Dio aveva risuscitato dai morti Colui che doveva giudicare il mondo

(III.) Gli insegnamenti suggeriti dal discorso

(1.) Il cristianesimo non si sottrae all'indagine. Paolo non manifestò alcuna riluttanza, ma gioì dell'opportunità di proclamare il vangelo dove era più probabile che fosse sottoposto a un esame approfondito

(2.) La storia del mondo, da quando Paolo si trovava sul Colle di Marte, non ha fatto alcuna differenza nella relazione del cristianesimo con il mondo nella questione in esame. Pretende di essere ora non meno avanti rispetto al mondo di quanto non fosse allora. Il mondo, in verità, ha fatto grandi progressi nelle arti, nelle scienze, ecc., ma non ha fatto alcun progresso nella conoscenza delle grandi verità della religione con l'aiuto della scienza o della filosofia

(3.) Se il cristianesimo era allora, ed è ora, davanti al mondo su questi argomenti, si può presumere che manterrà sempre questa posizione avanzata

(4.) Questo fornisce una forte prova dell'origine divina del cristianesimo. Un sistema dopo l'altro di filosofia e religione è scomparso. Ma il cristianesimo ha vissuto tutti i cambiamenti. Dopo tutte le scoperte e gli sviluppi degli ultimi diciotto secoli - dopo tutto ciò che è stato affermato essere in conflitto con la Bibbia - la presa del cristianesimo sul mondo è più forte ora, e la convinzione che la Bibbia sia vera è più diffusa e profonda che in qualsiasi epoca passata. (A. Barnes, D.D.Il suo spirito si risvegliò in lui quando vide la città tutta dedita all'idolatria.La miseria morale dell'idolatria: Il grande argomento a favore dello sforzo missionario, oltre al fatto che è il chiaro comando di Dio, è l'impotenza spirituale di coloro che vivono sotto il potere dell'idolatria. Questo parossismo di dolore che l'apostolo sentiva sarebbe stato suscitato da...

(I.) Le visioni disonorevoli del carattere e del governo divino necessariamente associate a un tale sistema. Coloro che pensano con leggerezza all'idolatria parlano come se essa offrisse agli affetti religiosi lo stesso sfogo della vera religione; che l'elemento religioso nella natura dell'uomo è coltivato in modo altrettanto efficace, sia che gli uomini chiamassero l'essere che adoravano Vishnu, o Juggernaut, o Dio, vedere lo stesso onore in tutti i casi è destinato al Grande Autore dell'universo. Ma ora, anche se questa mostruosa empietà fosse ammessa, è sufficiente osservare che gli attributi di cui questi dèi sono comunemente investiti devono per sempre proibire l'accettabilità del culto. Al contrario, Dio deve considerarla come un culto con il quale il Suo carattere viene degradato e tutto ciò che potrebbe ispirare sentimenti filiale e reverenziale viene tolto

(II.) Il disprezzo sancito e permesso dei primi principi della moralità. La religione della Grecia era principalmente una religione di feste; e alcuni di questi si estendevano a sette giorni. È vero, alcuni erano semplicemente assurdi; ma nella maggior parte dei casi si facevano cose di cui era vergognoso anche solo parlare. Con resoconti simili i nostri missionari sono obbligati a macchiare i loro rapporti fino ad oggi. Ora, è facile vedere che la morale non può esistere in un tale stato di cose, perché tutte le morali devono avere come fondamento la volontà di Dio. "Siate santi, perché io sono santo", fa appello a un istinto morale universale; fuggi l'iniquità, perché Dio odia l'iniquità: queste sono le salvaguardie di tutto ciò che è puro nel nostro sistema sociale. Nel caso dell'idolatria, tuttavia, questa salvaguardia viene rimossa. Sarebbe invano che la legge proibisse una cosa così empia che la religione ha dichiarato accettevole agli occhi di Dio

(III.) La totale assenza di ogni pace religiosa o tranquillità di coscienza. La considerazione può rivolgersi, in primo luogo, ai nostri sentimenti di umanità. Per certi aspetti sappiamo che l'adorazione dell'idolatra deve essere un'adorazione miserabile. La tortura che si è autoinflitta deve rendere l'esistenza un peso per lui. Ma questo appartiene meno all'idolatria ateniese che a quella asiatica. Possiamo supporre che la mente dell'apostolo sia stata esercitata dall'assenza di pace religiosa. Non conoscono Dio; non conoscono la misericordia della sua natura, la saggezza delle sue vie, la dolcezza del suo giogo, la bontà delle sue leggi. Sto parlando a uomini che conoscono qualcosa delle comodità della religione. Qual è la sua origine? Senti che è stata trovata una propiziazione per i tuoi reati; che un fondo inesauribile di sante influenze sia aperto per far fronte a ogni infermità rimasta; e che c'è il potere di un Dio che mantiene il patto per mantenervi fedeli fino alla fine. Hai problemi; Ma non sono queste tra quelle cose che cooperano al bene del credente? Ma che ne sa il povero pagano di tali consolazioni?

(IV.) Dubbi dolorosi riguardo alla salvezza finale di questo popolo. La nostra guida principale su un tale argomento deve essere il primo capitolo dell'Epistola ai Romani. Non sembra esserci una distinzione importante in quel capitolo; Infatti, sebbene l'apostolo sembri lasciare qualche speranza di salvezza ai semplici pagani che sono privi della conoscenza di Dio, è forse così chiaro da lasciare una speranza di salvezza all'idolatra? Sembra che si supponga che il pagano sia una legge per se stesso, e abbia il potere di discernere dalle cose che sono viste e che hanno reso l'eterna potenza e divinità dell'Onnipotente. Ma supponiamo, invece di questo, che egli cambi l'immagine del Dio incorruttibile nell'immagine dell'uomo corruttibile, ecc., siamo allora pronti a dire che un idolatra ha un'eredità nel regno di Cristo e di Dio? Non limitiamo le nostre misericordie; ma dappertutto, mentre osserviamo l'immensa diffusione dell'idolatria, ci viene incontro la frase severa e pungente: "Senza Dio, senza speranza". Oh! Non deve ogni cuore essere scosso dentro di noi a un simile spettacolo? Conclusione: Ed ora, nell'applicare le mie osservazioni alla causa delle missioni, devo ricordarvi i nostri tre grandi bisogni e i vostri tre correlativi doveri. In primo luogo, vogliamo i mezzi. Ma non vogliamo solo i vostri soldi, vogliamo i vostri figli. E poi vogliamo le vostre preghiere. (D. Moore, M.A.L'indagine morale di Paolo su Atene: - Che cosa scoprì che lo affliggeva così intensamente?

(I.) Grande genio pervertito. Gli ebrei videro

1.) Sviluppi di grande genio. Ciò che Gerusalemme è stata nella vera cultura religiosa dell'umanità, Atene è stata nella cultura delle facoltà estetiche e di ragionamento dell'umanità

(2.) Perversioni di grande genio. Pur possedendo una mente qualificata per apprezzare le splendide opere che giacevano intorno a lui, tuttavia fu gettato in un'agonia di dolore per ciò che vide. Gli Ebrei avevano un modello di carattere sconosciuto a qualsiasi saggio ateniese, ed egli sentiva che la gloria estetica della Grecia non era altro che una splendida copertura che il genio aveva steso su un vasto cimitero di corruzione morale. Genio sprecato, anzi, peggio di così, impiegato per fini immorali ed empi. Non c'è nulla nella mera civiltà materiale, anche nelle sue forme più elevate, che possa deliziare un'anima veramente illuminata

(II.) Il grande Dio disonorato. Con tutta questa ostentazione gli Ateniesi avevano

1.) Nessun grande scopo morale nella vita (Versetto 21). Teorie vuote e pettegolezzi oziosi occupavano la loro principale attenzione; poiché non conoscevano l'unico vero Dio, non avevano un grande scopo nella vita. Le parti più profonde e divina delle loro anime non erano sviluppate

(2.) Nessun amore per il vero Dio. Atene, per sapienza, non conobbe Dio. "Era più facile", dice un vecchio scrittore, "trovare un dio che un uomo". Tutta la storia mostra che dove il vangelo non è andato, l'uomo non ha mai raggiunto la vera religione, né ha mai sentito le ispirazioni superiori del suo essere (Romani 1 ). I migliori dèi ateniesi non erano che uomini, le cui passioni in alcuni casi erano del tipo più ripugnante. Paolo sapeva che il destino dell'anima dipendeva dalla sua adorazione; che se adorava qualsiasi oggetto che non fosse Dio, doveva inevitabilmente sprofondare sempre più in basso per l'Universo. C'è un solo essere che ha diritto all'adorazione dell'uomo: il Creatore. Ebrei rivendica l'omaggio e il servizio supremo di tutte le anime. La sua affermazione è giusta: nessuna coscienza può contestarla. Poiché l'apostolo amava sommamente questo supremo oggetto di adorazione, provò un intenso dolore nel vedere disprezzate le Sue giuste pretese. "Vidi le vie dei trasgressori, e ne fui addolorato". (D. Thomas, D.D.La valutazione di Paolo degli Ateniesi: - Ci viene insegnato da questo passaggio -

(I.) Essere profondamente colpiti dalla condizione morale del mondo

(1.) Quella di Paolo era l'eccitazione di un fervente zelo per l'onore di Cristo

(2.) Gli ebrei sentirono anche l'oltraggio fatto dall'idolatria alla dignità della natura umana

(3.) In questa eccitazione non mancava l'amore delle anime

(II.) Che un tale affetto porterà all'uso di mezzi attivi per la salvezza del mondo

(1.) Paolo non si vergognò mai del vangelo di Cristo

(2.) Gli ebrei misero da parte tutte le paure di fallire

(3.) Ebrei non rimane inattivo ad Atene perché non ha una missione particolare lì. (Predicatore evangelico.Quando Howard partì, in quella che un grande oratore ha chiamato la sua "circumnavigazione della carità", visitò alcune delle città più nobili e attraversò alcuni dei paesaggi più attraenti dell'Europa moderna; ma né lo splendore e la ricchezza dell'una, né le attrattive dell'altra, poterono attirare la sua attenzione; la prigione e l'ospedale, dove l'umanità sofferente lo invitava, aveva un interesse per la sua mente che lo distoglieva da tutto il resto e lo rendeva insensibile "alla sontuosità dei palazzi e alla maestosità dei templi", alla curiosità dell'arte, e persino alle sublimità e alle bellezze della natura. Cicerone ci dice che per lui Atene aveva un fascino più alto di quello che derivava dai suoi magnifici edifici e dalle sue squisite opere d'arte, il fascino che nasceva dal ricordo dei suoi uomini illustri, e che lo induceva a cercare le dimore e i ritrovi preferiti di ciascuno, e a guardare con sguardo attento i loro sepolcri. In tutte le menti grandi e sincere la morale supererà e dominerà sempre l'estetica; e, a meno che quest'ultimo non possa in qualche modo essere subordinato al primo, tali menti saranno inclini a trascurarlo, se non a sottovalutarlo del tutto. Quale meraviglia, dunque, che Paolo, dedito a una missione di beneficenza morale alla quale aveva consacrato la sua vita, e penetrato da un desiderio totalizzante di raggiungere un risultato che sapeva essere il più nobile, il più degno e il più duraturo che si potesse proporre allo sforzo umano, si sia accontentato di dare solo uno sguardo fugace agli splendori marmorei di Atene, E avrebbe dovuto essere più profondamente commosso dall'oscurità che gravava sui tratti morali della scena, piuttosto che da tutta la gloria che ne illuminava l'aspetto fisico e materiale? Mentre si muoveva per la città, vide come tutta questa ricchezza di genio fosse prostituita al servizio di una superstizione vana e fuorviante. (W. L. Alexander, D.D."Stavo parlando con un signore che era appena tornato da una visita a Niagara, dove viveva all'Hotel Clifton, che è vicino alle cascate. Gli ebrei chiesero a un cameriere: "Non sei infastidito dal rumore della cascata?" Sicuramente non lo sento. Quando sono venuto qui per la prima volta, non ho quasi sentito nulla per questo; ora è abbastanza tranquillo per me". Perché? Perché ci è abituato. Questa è la ragione per cui i cristiani si accontentano di sedersi con le mani giunte, guardando con calma mentre tanti dei loro simili scivolano lungo l'ampia strada che conduce alla morte eterna. Svegliatevi; chiedi a Dio per amore di Cristo di darti grazia e forza per 'salvare i perduti'". (J. McFarlane.)

17 CAPITOLO 17

Atti 17:17-18

Perciò egli litigò nella sinagoga

. e sul mercato.- Discussioni di Paolo nella sinagoga e nella piazza del mercato:

(I.) Le parti con cui Paolo ragionava. Questi possono essere considerati sotto due aspetti:

1.) Teologicamente

(1) Gli "ebrei" erano monoteisti. Credevano nell'unico vero e vivente Dio e in Mosè come Suo grande ministro

(2) Gli "epicurei" erano atei. Attribuivano la creazione del mondo al caso; non avevano fede nell'unico infinito Creatore del cielo e della terra

(3) Gli stoici erano panteisti. Confondevano l'universo con Dio, o piuttosto lo consideravano come Dio. Paolo dovette quindi fare i conti con questi tre grandi sistemi intellettuali. Ognuno richiederebbe una linea di argomentazione molto diversa

(2.) Eticamente. Questi tre rappresentavano tre grandi mali morali cardinali

(1) L'ipocrisia nell'ebreo

(2) La carnalità nell'epicureo

(3) L'indifferentismo negli stoici

(II.) Gli argomenti su cui ha parlato: "Gesù e la risurrezione". 1. La persona più grande nella storia della gara

(2.) Il fatto più grande nella storia di questa persona

(III.) Gli effetti della discussione

(1.) Disprezzo. «Che cosa dirà questo ciarlatano?» Paolo probabilmente non era un oratore nel loro senso, né era di presenza autorevole

(2.) Idea sbagliata. Lo hanno completamente frainteso. "Sembra che Ebrei sia un sedimentatore di dèi stranieri." 3. Curiosità (Versetto Versetti 19). Questo è stato finora il risultato più favorevole. L'insegnamento dell'apostolo è riuscito fino a questo punto a generare in loro il desiderio di conoscere qualcosa di più sulla nuova dottrina. (D. Thomas, D.D.) San Paolo nella piazza del mercato:

1.) Sembra che San Paolo abbia avuto così poco riguardo alla propria dignità, e troviamo che la sua opera più efficiente fu compiuta quando voltò le spalle alla sinagoga e scese nella piazza del mercato. Sì, qui, piuttosto che a corte o a palazzo. Gli Ebrei non aspettarono che il popolo venisse da lui, andò da loro. Nella storia della nuova religione è sempre stato così. Gli scribi e i farisei del tempo di Giovanni Battista lo cercavano, ma egli non li cercò mai. Erode mandò a chiamare Giovanni, ma Giovanni non si aggirava mai per la corte e, quando veniva convocato alla presenza del re, pronunciava verità sgradevoli con grande chiarezza. Anzi, Cristo stesso rivela una singolare indifferenza per la riforma dei governanti religiosi o secolari del tempo. E, quando seguiamo la storia di San Paolo, troviamo Agrippa, Felice e Festo che mandano a chiamare l'apostolo. Così che non mancava l'opportunità di fare impressione nelle alte sfere - eppure la nuova religione cercava risolutamente quelle basse

(2.) Si è supposto che ciò fosse dovuto al fatto che la nuova religione mirava a testimoniare la sua simpatia per le masse. Non era aristocratico, era democratico. Il suo Fondatore non era una delle "classi privilegiate", Ebrei era un meccanico. E così si allontanò dai tribunali e andò dove il dolore e il bisogno si trovavano più sicuramente. Tutto ciò è abbastanza vero, ma non tutta la verità. La nuova religione rivolse i suoi passi alla piazza del mercato, perché comprese che nella trasformazione delle passioni, delle speranze e degli interessi della piazza del mercato si trovava la redenzione dell'umanità. Platone aveva detto che "nessun sollievo avrebbe mai raggiunto i mali degli uomini fino a quando gli statisti non fossero diventati filosofi, o i filosofi non avessero assunto il governo degli stati". Per lui l'unica speranza della repubblica era in un sistema di governo perfetto, perfettamente amministrato. È quello che molti di noi pensano oggi. Ma la speranza di una nazione risiede in realtà nell'elevazione e nella redenzione del carattere individuale tra il suo popolo; e secondo il Nuovo Testamento, senza aspettare di ricostruire i governi, dobbiamo cominciare a lottare per la nuova creazione del carattere individuale

(3.) E, nella misura in cui ha ottenuto vittorie sostanziali, è così che la religione di Cristo ha operato fin dall'inizio. Nel frattempo non possiamo trascurare il fatto che sono andati avanti i trionfi della civiltà. Quando la Chiesa indica ciò che la fede del Crocifisso ha fatto per la vita individuale, gli apostoli del sapere e della scienza indicano ciò che questi hanno fatto per la società e lo Stato. E chi di noi può vederlo senza ammirazione? Ma chi di noi può vederlo senza vedere qualcosa di più? Con la crescita della ricchezza è arrivata la crescita della povertà; con la moltiplicazione delle arti, la moltiplicazione dei cattivi usi a cui queste arti possono essere rivolte; Con la nascita di nuove scienze, ci si è confrontata la nascita di nuovi e odiosi vizi. Chi di noi non si sente intimorito nel vedere gli splendori di Londra o Parigi o Vienna? Eppure a un tiro di schioppo da qualche alto palazzo o da qualche maestoso museo, che corti putrefatte; Che miseria e degrado! È questo il prodotto della più alta civiltà, e se lo è, come può essere migliore di quella barbarie che, con tanta compiacenza, professa di guardare dall'alto in basso? A domande come queste non ci può essere che una risposta. Non c'è una riforma, una scienza, un'arte, un solo passo nella purificazione delle nostre forme di governo, che non sia un passo nella giusta direzione. Ma il millennio non arriverà mai su questa strada. Tu puoi fare il governo proprio come lo fu Aristide. Potreste rendere i corsi d'acqua del patrocinio e del potere ufficiali puri e salutari come le acque scintillanti di una sorgente di montagna. Ma non si può curare un cancro con l'acqua di sorgente. Non si può ripristinare la ragione perduta per mezzo di una dieta sana e di una cellula imbottita. "C'è uno spirito nell'uomo, e l'ispirazione dell'Onnipotente gli dà intelligenza". A quello spirito, personalmente, qualcosa deve parlare come con un messaggio di Dio

(4.) E così troviamo l'apostolo come il messaggero di quello spirito, che supplica e discute sulla piazza del mercato. Come deve essere sembrato senza speranza all'inizio! Con quale risata leggera devono aver ascoltato questo "ciarlatano". I suoi conservi israeliti gli assicuravano che era inutile qualsiasi tentativo di farsi udire lì! È lo stesso grido ora. Che cosa avete intenzione di fare con la massa sempre crescente di persone che stanno crescendo in un genuino paganesimo come tutti quelli che si possono trovare nel Dahomey? Com'è vano tentare di entrare o di fare impressione lì! Grazie a Dio l'apostolo era più saggio e sapeva meglio di così. Gli ebrei sapevano che nella piazza del mercato, allora, come nel caseggiato di oggi, battevano gli stessi cuori umani e soffrivano gli stessi desideri insoddisfatti che pulsavano altrove. Gli ebrei sapevano che non c'era nessuno così degradato, così indurito, ma che da qualche parte in lui c'era la piccola fessura attraverso la quale la verità poteva trovare la sua strada. Soprattutto, sapeva che quanto più disperata era l'oscurità, tanto più urgente era il bisogno e il richiamo della luce. E così comincia dal basso, nella piazza del mercato, con l'anima individuale

(5.) Questo messaggio dell'apostolo, un messaggio personale all'anima personale, è mio per voi oggi. Questa nostra religione è un passatempo per la domenica, o è un messaggio e un mandato sia per la domenica che per i giorni feriali? Lo ascolterai solo qui, o riterrai la sua autorità anche nella casa e nella piazza del mercato? Se il mondo deve diventare migliore, deve diventare migliore perché abbiamo acconsentito a diventare migliori. Nel sollecitare tale riforma, è mio compito presentare qui davanti a voi un alto ideale, e invitarvi, a qualsiasi costo, a sforzarvi di realizzarlo. Non di rado, mi viene detto: "A che serve stabilire un traguardo impossibile di realizzazione solo per scoraggiare uno con la triste discrepanza dei suoi sforzi". Eppure, chi di noi sarebbe sinceramente contento di un altro? Quando, da quei livelli più elevati, la verità del Maestro scende tremante fino alle nostre anime, c'è qualcosa in noi che risponde ad essa. Ciononostante, credo, ad Atene c'erano alcuni che portavano fardelli pesanti e non condivisi. Con quale indicibile gratitudine, quando finalmente sentirono parlare di Colui che era venuto a sollevare quei pesi, dovettero rivolgersi a Lui e deporli volentieri ai Suoi piedi! (Bp. H. C. Potter, D.D.L'Agorà: - L'Agorà, in tutte le città greche il centro e il centro della vita, non deve essere confusa con un "mercato" ordinario. Lo è stato fino a un certo punto. In una parte c'erano bancarelle contenenti articoli di consumo comuni, così come bazar per quelli di lusso. Altre parti sarebbero più suggestive del nostro Covent Garden; negozi di fiori e frutta; ortaggi e arance degli orti circostanti; olio proveniente dagli uliveti alle pendici del Licabetto; miele di Imetto; anche il pesce delle coste di Salamina ed Eubea. Mescolandosi un po' incongruamente con questi, abbiamo la menzione di bancarelle per libri e pergamene; una cabina per i vestiti; un deposito per beni rubati; e il mercato degli schiavi chiamato "Cyclus". Era, sotto questo aspetto, un comodo centro commerciale per la città circostante. Ma le sue caratteristiche principali e il suo utilizzo erano molto diversi. Architettonicamente deve essere stato impressionante. È descritto da uno scrittore come un "anfiteatro naturale". C'era l'Altare dei Dodici Dei, da cui emanavano, in varie direzioni, le strade della città e le strade dell'Attica. Qui, in un unico luogo, si trovava la "Stoa Basileios", il "Portico Reale" dedicato ad Aurora; qui, in un'altra, si trova una Stoà dedicata a Zeus, con dipinti di varie divinità dell'artista Eufranore. Questi e simili edifici ornamentali sorgevano in ogni caso su due lati, uno dei quali era di fronte alle Statue dei Dieci Eroi. Senofonte ci racconta che, in certe feste, era consuetudine che i cavalieri facessero il giro dell'Agorà a cavallo, partendo dalla statua di Hermes, e rendendo omaggio alle statue e ai templi intorno. Quella folla loquace che Paolo incontrò qui era composta di filosofi, artisti, poeti, storici, integrati da un contingente ancora più vivace di pettegolezzi e oziosi di ogni specie che si riunivano sotto alcova e colonnato per conversare su "questioni scottanti". Inoltre, prima dell'arte della stampa, e quando la letteratura giornalistica era una rivelazione futura, costituiva l'unico mezzo e l'unica opportunità per discutere la politica del momento. Anche i colori vari, che si mescolavano e si contraddistinguevano in questa babele di confusione, dovevano essere sorprendenti e pittoreschi, se l'abito del greco moderno è una sopravvivenza delle epoche classiche. Poi l'Agorà aprì le sue porte, non solo agli indigeni, ma ai "forestieri" (Versetto 21). Possiamo quindi pensare a "escursionisti" e mercanti, sia in cerca di piacere che di guadagno, o entrambi insieme, provenienti da altre città e capitali vicine e lontane. Trafficanti rumorosi provenienti da Corinto e Tessalonica, Efeso e Smirne, Antiochia e Damasco; marinai e viaggiatori del vascello alessandrino o della galea romana all'ancora nel Pireo. Qua e là un ebreo con i piedi infilati nei sandali, la lunga veste cinta intorno alla vita e orlata di nastro azzurro. Qua e là qualche soldato della caserma, ora a piedi, ora a cavallo, il bagliore dei loro elmetti si mescolava con i mantelli rossi e gialli delle donne del mercato, o con gli ancora più rari keffêih e i filetti dei bambini scuri dei deserti arabi o siriani. Che "simposio" raro; che singolare vortice di pensieri in questa "tumultuosa Agorà!" (J. R. Macduff, D.D.Alcuni filosofi degli epicurei e degli stoici lo incontrarono.È un momento di perpetuo e universale interesse umano, questo momento del nostro testo, in cui i filosofi degli epicurei e degli stoici incontrarono Paolo, il cristiano, con la sua predicazione di Gesù e della risurrezione. Perché è stato il momento in cui il Vangelo ha incontrato i due lati della vita umana insieme, e ha parlato loro insieme, e ha contrapposto la sua unità con la loro divisione, la sua interezza con la loro parzialità, e ha mostrato la sua missione di riconciliazione. Chi non sa cosa intendo quando parliamo dei due lati della vita? Chi è così giovane da non avere la vita che gli si presenta sotto forma di domanda con qualcosa da dire da entrambe le parti? Chi è così vecchio da aver superato tali domande? Quale giorno se non presenta uno di loro? La grande terra stessa non ti dà una parabola perpetua della tua vita da single, e di ogni singola vita su di essa? Come gira tra il giorno e la notte! Non posso pensare che sia sbagliato illustrare in questo modo la venuta di Cristo ai due lati della vita, ciascuno vero in se stesso, ma parziale; entrambe le verità, ma mezze verità; l'uno all'altro inconcepibile, se non attraverso la venuta di Cristo, la Luce superiore e il Riconciliatore. Epicurei e Stoici: queste due classi di uomini rappresentavano i due punti opposti della sfera della vita. Entrambi rappresentavano fatti, ma separati. Si trattava di una classe di uomini e di menti che erano partiti dall'altissima verità che il bene era sicuramente la felicità più alta, ed erano rapidamente degenerati nella mera ricerca della felicità e del piacere, come se fossero buoni e portassero il bene di se stessi. Questi erano epicurei. E i loro opposti erano gli stoici, una classe di uomini e di menti che erano partiti dalla nobile verità che il bene supremo implica ed è la difficoltà e il coraggio, e che erano altrettanto rapidamente degenerati in mera orgogliosa sopportazione, orgoglio per la propria forza come unico bene e disprezzo di qualsiasi gentilezza o piacere. Uno ha detto: "È un mondo luminoso, godiamocelo"; un altro: "È un mondo duro, sopportiamolo". Uno diventerebbe egoista nel lusso, l'altro egoista nella forza e nella negazione; l'uno era preso dalla dolcezza, l'altro dall'amarezza; l'uno accecato dall'eccesso di luce, l'altro dall'eccesso di oscurità. Erano il rovescio della medaglia del globo della vita. Eppure ci sarebbe potuto essere qualcosa di più vero o di più nobile dei fatti su cui ciascuno di essi si basava? La virtù non è forse la felicità? La virtù non è forse difficoltà e perseveranza? Ma le mezze verità devono degenerare in errore. Un lato della vita umana di per sé deve deteriorarsi e diventare cattivo ed egoista, e affondare proprio come un lato di una bilancia senza un peso corrispondente sull'altro lato deve cadere. Così la felicità della virtù, e la durezza della virtù, erano diventate da entrambe le parti mero godimento di sé e fiducia in se stessi. Così la vita umana deve cadere in errore, per quanto in alto inizi, a meno che non incontri una vita e una luce superiori. Non ha mai nulla se non la sua unica tendenza umana su cui fare affidamento, che fugge con lei se non viene corretta, e la mezza verità diventa un intero errore. La migliore delle vite, al suo meglio, è unilaterale, e da sola, senza Cristo, degenererà. Le sue nobili tendenze si restringeranno a se stesse. Finirà sicuramente in meschinità ed errore. Paolo, quindi, incontra questi rappresentanti degenerati dei nobili lati opposti della vita, epicurei e stoici; e sono insieme quando incontrano Paolo. Nella loro forma degenerata hanno un'unione comune, non l'unione in una vita superiore, ma in una vita inferiore, in un egoismo comune. È una strana alleanza? Eppure la tua vita da single può mostrare la stessa cosa: l'armatura sotto la seta. Quanto puoi sopportare per amore del piacere; come lavori egoisticamente per gioire egoisticamente; eppure la fatica e il piacere sono perfettamente in disaccordo l'uno con l'altro. Non c'è nulla in comune tra loro se non il pensiero di sé. Questa unione vuota è il meglio che la vita terrena possa fare tra le due parti, che dicono: "Dovrei essere felice e dovrei sopportare". Le due idee di godimento e di resistenza continuano apparentemente irrimediabilmente separate come sempre, sia in una vita che in due vite. A meno che Cristo non li incontri, e la loro unione non avvenga in ciò che Paolo predicava, Gesù e la Risurrezione. Cosa succede allora? Primo, questo, ed è la grande cosa che il Vangelo era destinato a fare, e vi prego di prestare la massima attenzione ad esso. Il vangelo è intenzionato a dare i due motivi divini, una Persona Divina e un futuro Divino, Gesù e la Resurrezione. Non annuncia doveri; Porta motivi caldi e stimolanti. Predica Gesù, che è l'amore profondo di Dio per te, Colui il cui amore e la cui forza sono venuti per te dall'alto dei cieli, è venuto per te al peccato profondo, è venuto a te attraverso l'ampiezza del mondo, è venuto a te attraverso i lunghi anni. Ricambiate il Suo amore, e sarete subito nella felicità della virtù. La felicità della Sua compagnia è la felicità della virtù. In Sua compagnia raggiungi quella pienezza di gioia. E ora vedete, è una felicità che include anche la perseveranza. Non dipende dalle circostanze. Nasce dall'amore di una Persona, di Gesù Signore. Amos mi sono legato a Lui? Allora sono felice; indipendentemente da come ci si denigra, o da come cambiano le circostanze. La felicità non è un semplice lusso, non è una quiete, non è una sistemazione favorevole delle circostanze. Ma è la mia amicizia con Gesù, che ogni uomo può avere, e con la quale ogni uomo può sopportare, ed essere allo stesso tempo un buon epicureo come Epicuro, e un buon stoico come Zenone. Ora giralo e inizia dall'altro lato; Non come gli uomini pensano alla felicità, ma come pensano alla resistenza. Supponiamo che un uomo dica: "È difficile per me fare il mio dovere, essere diligente e fedele. Suppongo che mi debba semplicemente innervosire e andare a farlo come una necessità. Ebrei e voi siete inclini a pensare che sia molto coraggioso, e che stia agendo proprio con lo spirito giusto. Lo lasci andare in quel modo, e gli dai anche il tuo incoraggiamento. Ma il Vangelo non ha mai lasciato un uomo in quel modo. Non ha mai detto a un uomo di andare a fare una cosa perché doveva farla, e avrebbe fatto meglio a trarne il meglio e ad andarsene con buona grazia. Ma predica Gesù come Paolo lo predicò agli stoici e agli epicurei. "Fatelo, sopportatelo, con Gesù e per Gesù. Andate ad essa non per necessità, ma per amore del Signore, che stabilisce e guida la fatica o la sofferenza, e ha sopportato tanto per voi. Non puoi rinnegare te stesso per Lui e per i Suoi comandi?" Come il vangelo non dà alcuna felicità effeminata, così ora non dà nessun coraggio amaro, nessun coraggio tetro, ma una gioiosa sopportazione che è più felice di qualsiasi piacere terreno nei piaceri egoistici; e i due lati della vita sono uno in quella predicazione di Gesù che Paolo portò agli stoici e agli epicurei. Ma Paolo diede loro un altro insegnamento: "la risurrezione"; un altro motivo, non solo una Persona Divina da amare, ma un futuro Divino da raggiungere. Il divertimento e la resistenza erano diventati semplicemente modi diversi di attraversare il mondo attuale, e non conoscevano nient'altro. L'epicureo disse: "Questo è tutto ciò che c'è; cerchiamo di godercelo come possiamo". Lo stoico disse: "Questo è tutto ciò che so; cerchiamo di sopportarlo come dobbiamo". Ma il piacere e la perseveranza sono due cose molto diverse quando la risurrezione viene annunciata loro, e sia gli epicurei che gli stoici incontrano Paolo. L'apertura del presente verso un futuro cambia entrambi. Guarda cosa fa per la felicità. Fa sì che non sia più la felicità del possesso presente, ma dell'attesa e della preparazione. Lo rende attivo e coraggioso. Non è più la felicità di un uomo che siede in mezzo alla sua messe raccolta e mangia i suoi frutti in abbondanza. È la felicità di chi sopporta la cura e la fatica della preparazione e dell'esposizione in vista di un raccolto futuro. E vedete dall'altra parte come la verità di Paolo sulla risurrezione cambiò la perseveranza. Non è più un po' di severo, orgoglioso proposito di non mollare, di ridere amaramente e sopportarlo senza speranza, ma è un coraggio che si rallegra anche nella grande speranza del risultato, di una corona deposta, di un premio a fine corsa. Questo da solo manda un'allegra luce solare attraverso l'officina della vita, la consapevolezza che è una preparazione per un futuro divino. Non credete che Pietro andò alla sua predicazione, dopo aver appreso che Cristo era risorto, molto più felicemente di quanto non andasse a pescare quando pensava che Cristo fosse morto, e che doveva solo tornare indietro e guadagnare il suo pane quotidiano alla vecchia maniera triste? Uno era la perseveranza con un ricco futuro di risultati, l'altro era la resistenza sotto il mero carico presente della necessità. L'uno era la felicità, l'altro era l'amarezza. Perciò la lieta luce di una risurrezione rende lo stoico cristiano spensierato come il più felice degli epicurei. Così le due facce della vita si aiutano a vicenda, ed è dolce e forte. (Frederick Brooks.)

21-31. Allora Paolo si fermò in mezzo al colle di Marte. - Novità attraente: - Sì, il popolo si radunò in folla intorno alla statua, e la guardò più volte. Non era l'opera d'arte più bella della città, né la più intrinsecamente attraente. Perché, allora, i cittadini di Verona si sono schierati così a grappoli intorno all'effige di Dante in quella sera d'estate? Indovinate il motivo? Era una festa in onore del poeta. No, ti sbagli; Era solo una serata qualunque, e non c'era nulla di strano nella data o negli eventi della giornata. Non sarete tenuti in sospeso; Il motivo era molto semplice; la statua era nuova; In realtà, era stato svelato solo il giorno prima. Ognuno passa davanti a Dante ora, avendo altre cose a cui pensare; I cittadini sono ben abituati al suo volto solenne, e a malapena si curano che egli stia in mezzo a loro. Non è questo il modo degli uomini? (C. H. Spurgeon.Le novità e come considerarle: "Non hai detto che c'era una rosa verde in questo luogo? Ci sono molti bei fiori qui, ma preferirei vedere la rosa verde che qualsiasi altra cosa". Così disse un visitatore mentre si trovava in un giardino dove si potevano vedere alla perfezione palme, aloe e ogni sorta di piante rare, provenienti da molte terre; e non ci stupiremmo se il nostro lettore, in un caso simile, facesse la stessa osservazione. Eppure, quando la rosa verde fu vista, fu subito denunciata come nulla di desiderabile, non un decimo più bella di una rosa rossa o bianca. Proprio così, ci sono molte persone in questo mondo che devono vedere ciò che è speciale, outré, insolito; eppure, quando vedono questo scherzo della natura, o della grazia, tornano all'ordine più consueto delle cose buone con notevole sollievo, perché sentono che "il vecchio è migliore". È un peccato quando un uomo, specialmente un predicatore, è semplicemente una rosa verde, con il nome di essere qualcosa di notevole, ma senza un'eccellenza speciale con cui mantenere una reputazione. Ebrei attrae solo per un momento, ma non mantiene un'attenzione permanente, perché non c'è quasi tanto in lui quanto ce n'è nell'ordinario e modesto insegnante del vangelo. Quei vagabondi che corrono sempre in giro per il mondo dietro alle rose verdi, non sono affatto così saggi come quelli che si accontentano del profumo e del colore di quel fiore che cresce sopra il loro portico, sia esso rosso o bianco. L'affettazione dell'insolito è un trucco del ciarlatano; Il desiderio di essa è la debolezza di chi ha una mente superficiale. Tuttavia, si noti che non vogliamo deprezzare la rosa verde. Vedete, siamo quasi caduti in questa ingiustizia, ma la colpa non è stata intenzionale. Siamo contenti di averla vista, perché come rosa verde ha un fascino tutto suo. Eppure questa ansia di vederla, questo passaggio di oggetti più belli, questo gridare di una bellezza piuttosto che di un'altra, porta inevitabilmente a sottovalutare ciò che ha ottenuto un preminente immeritato. La tua sciocca parzialità ha reso il tuo preferito un bersaglio di critiche eccessive; ma noi non cederemo alla tentazione. Dio ha fatto la rosa verde, e Ebrei non fa nulla di sbagliato. Il vostro straordinario amico ha le sue eccellenze, e Dio sia ringraziato per loro. Il tuo eccentrico predicatore ha i suoi adattamenti per l'utilità. Poiché tu lo piangi, noi non lo abbatteremo. Che ogni rosa mostri il suo proprio colore, e che ogni uomo sia se stesso, e che il Signore sia glorificato in tutti. Paolo ad Atene:

I. Il pubblico. l. Ebrei. Il luogo in cui fece la sua prima apparizione pubblica come insegnante fu la sinagoga; e il suo primo uditorio fu composto da ebrei e persone devote. Ciò era in accordo con l'usanza apostolica abituale di visitare prima il luogo di culto ebraico e di farne il punto di partenza per lavori più estesi. Nulla viene detto sulla natura o sull'esito dei suoi rapporti con i suoi fratelli, salvo che egli litigò con loro. Gli ebrei avrebbero ricordato loro le splendide opportunità di rendere testimonianza a Dio nella città pagana

(2.) Gente comune. Lasciando la sinagoga e giungendo all'Agorà o piazza del mercato, l'apostolo doveva mescolarsi con una classe diversa, e anche l'argomento della discussione sarebbe stato diverso. L'Agorà di Atene non deve essere associata a quella che viene chiamata la piazza del mercato di una città moderna. Era, infatti, il centro della vita pubblica, dove si svolgevano gli affari, dove gli uomini indaffarati si muovevano avanti e indietro, e gli oziosi bighellonavano. Ma era più di questo, era uno spazio decorato con bellezze architettoniche, un luogo di villeggiatura attraente per tutte le classi della comunità desiderose di ascoltare le istruzioni o sentire le notizie. Era un luogo in cui oratori e uomini di stato, poeti e artisti si riunivano per ricevere incoraggiamento e stimolo nelle loro diverse vocazioni. L'apparizione di uno straniero in mezzo a un popolo del genere, specialmente se sembrava socievole e loquace, avrebbe presto attirato una folla che si aspettava di sentire qualcosa di nuovo. Le visite quotidiane dell'apostolo all'Agorà gli avrebbero offerto ampie opportunità di proclamare nuove verità nella città idolatrica

(3.) Filosofi. I filosofi che lo incontrarono furono gli epicurei e gli stoici, entrambi i quali avevano le loro scuole nelle vicinanze dell'Agorà

(1) Epicurei. Questa setta prese il nome da Epicuro, che aprì una scuola per l'insegnamento della sua filosofia in un giardino di Atene; quindi i suoi seguaci erano talvolta chiamati i "Filosofi del Giardino". Epicuro insegnava che il fine principale dell'uomo era il raggiungimento del piacere o della felicità; e il modo per ottenerlo era la rimozione di ogni causa di dolore o ansia. Un corpo sano e una mente tranquilla costituivano l'ideale della beatitudine epicurea. L'attività principale della vita era quella di elevare la mente al di sopra delle preoccupazioni. Questo era lo scopo originario di questa scuola di filosofia, ma i suoi discepoli successivi permisero l'ingresso di idee più grossolane e il piacere degenerò nella gratificazione degli appetiti. Non c'era nessun Creatore e nessun governo morale. C'erano sì divinità, ma vivevano in una tranquillità indisturbata: serene al di sopra del tumulto del mondo, incuranti dell'umanità. Il raggiungimento di una beatitudine simile alla loro era l'attività principale della vita dell'uomo sulla terra

(2) Stoici. L'altra setta che incontrò Paolo furono gli stoici, così chiamati perché Zenone, il suo fondatore, teneva le sue riunioni in un edificio chiamato Stoa o portico. Questo sistema filosofico è considerato come un'approssimazione più vicina al cristianesimo di quella epicurea, in quanto sembra possedere un barlume della Paternità divina, e previene la verità cristiana che la bontà è indispensabile per la felicità. Ma mentre riconosce Dio come l'Autore di tutto, lo fa in senso panteistico, come se Dio fosse tutto e tutto Dio. Il Dio degli stoici non è una personalità distinta, ma uno spirito onnipervadente inseparabile dalle opere delle sue mani. E non solo, ma lui, e tutte le sue opere, sono sotto un decreto preordinato che equivale quasi, se non del tutto, al fatalismo. Tutto, infatti, è frutto del Fato, e il libero arbitrio consiste nell'inchinarsi al Fato. L'uomo che cede più completamente a questa legge di ferro è l'uomo perfetto. Lo scopo di questo sistema era quello di produrre una conformità senza passione al Fato. Il perseguimento di questo fine generava apatia o indifferenza verso tutto ciò che era piacevole e doloroso. Tale era la schiera di opinioni diversificate che Paolo dovette combattere, ed egli rivendicò nobilmente la sua fiducia come insegnante cristiano di fronte all'illuminazione pagana. La sua esperienza degli uomini e la sua conoscenza della filosofia gli diedero una particolare idoneità a svolgere la missione che la Provvidenza gli aveva affidato

(4.) Incontro pubblico sulla collina di Marte. Parlare in quel luogo venerato era una distinzione riservata ai più importanti oratori, e la promozione di Paolo a quella distinzione mostrava la profonda impressione che aveva fatto. La sommità del colle di Marte era associata nella mente ateniese a scene solenni e venerabili. Lì si riuniva la più augusta delle assemblee, per dispensare giustizia e conferire sulla religione. La corte areopagita era il tribunale supremo di Atene per le questioni sociali, politiche e religiose. I giudici sedevano all'aria aperta e il loro posto sulla sommità della roccia era raggiunto da una scalinata. Da qualche parte su questa eminenza riservata e santificata l'apostolo prese posizione; e sia che fosse lì per la sua difesa, come alcuni suppongono, o semplicemente per comodità nel parlare a una grande assemblea, nessun luogo avrebbe potuto essere più adatto per una discussione sui misteri della religione

(II.) Il discorso

Non era un compito facile rivolgersi adeguatamente all'assemblea che si era radunata per ascoltarlo. Quale tema potrebbe essere scelto per soddisfare tutti e beneficiare tutti? I loro motivi erano molteplici e i loro gusti diversi. C'erano l'ebreo beffardo e il greco amante della saggezza, il raffinato ateniese e il rozzo provinciale, il filosofo scettico e lo straniero non sofisticato, l'epicureo soddisfatto e lo stoico senza passione. Ascolteremo ora l'apostolo mentre tenta di sollevare il suo uditorio pagano dalla loro ignoranza alla conoscenza del vero Dio, e di Gesù Cristo che Ebrei ha mandato

(1.) Creatore. Ebrei inizia presentando "l'Iddio sconosciuto" come il Creatore del mondo. "Dio ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso". Questa era un'idea del tutto nuova per le menti speculative o per il mondo antico, e l'importanza che qui le viene data mostra che, secondo la stima di Paolo, essa era alla base di ogni vero sistema religioso. Era inutile parlare di adorazione se l'Essere adorato non era elevato al di sopra degli adoratori da qualità e attributi come la riverenza e la fiducia ispirate. Così che l'affermazione di Paolo del principio fondamentale del teismo ha inferto un colpo fatale alle opinioni della filosofia antica sull'origine del mondo. Non ci poteva essere compromesso tra posizioni così radicalmente in disaccordo; e mentre le filosofie cambiano con il mutare delle generazioni, la posizione cristiana rimane la stessa dichiarata dalle labbra apostoliche diciotto secoli fa: "Dio ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso". 2. Governatore. Avanzando di un passo, l'apostolo annuncia l'ignoto Dio come Governatore del mondo: "Gli Ebrei hanno fatto tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, e hanno determinato i tempi fissati e i confini della loro dimora". Anche qui c'era un netto contrasto tra la verità rivelata e i principi della scuola. Il Caso, o il Fato, diceva l'antica filosofia, assegna ad ogni nazione e razza il suo tempo e il suo posto nel mondo. No, disse Paolo, c'è una sola Divinità che presiede, che non solo ha messo in moto il mondo, e ha dato ogni cosa in esso vita, ma che lo mantiene in vita e sostiene tutta la vita, assegnando a ciascun uomo e nazione la sfera che devono riempire e la durata della loro permanenza. La provvidenza di Dio che tutto controlla, infatti, deriva dal fatto della creazione. Com'era grandiosa l'idea! Dio raduna le nazioni della terra una dopo l'altra sulla scena del tempo, fissando le loro stagioni, il loro lavoro e i confini della loro abitazione, e poi ritirandole quando il loro lavoro è finito! 3. Giudice. L'apostolo dichiara inoltre che il Dio sconosciuto è il Giudice di tutti gli uomini. "Ebrei ha fissato un giorno in cui gli Ebrei giudicheranno il mondo con giustizia." Ecco un altro aspetto del carattere e dell'opera divina, che porta i nostri pensieri fino alla fine dell'attuale costituzione delle cose, proprio come il riferimento alla creazione ricordava il loro inizio

(4.) Padre. Questo è un altro aspetto in cui si espone il Dio sconosciuto. "In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti, perché anche noi siamo sua progenie". Se le idee di creazione, sovrintendenza e responsabilità erano sconosciute agli antichi, molto meno lo era la Paternità Divina. La citazione a cui si fa riferimento non prova che essi riconoscessero Dio come Padre se non in senso stoico. Cleante, uno dei poeti citati, era uno stoico, e Paolo, citandolo, non solo mostrò la sua conoscenza della letteratura greca, ma anche la sua volontà di prendere un terreno comune con i suoi ascoltatori ogni volta che ciò era possibile. Così facendo, senza dubbio si guadagnò un'udienza più rispettosa. Gli ebrei adottarono la lingua degli stoici, ma vi diedero un significato cristiano. Prendendo dunque posizione nel mondo come figli di Dio, possiamo vedere ogni cosa sotto una luce diversa, non più respinti dall'inavvicinabile maestà di un grande Creatore, ma attratti dal suo amore paterno. Anche le opere della Sua mano avranno un ulteriore interesse per noi

(5.) Dio è conoscibile? Questa è la domanda a cui portava l'intera discussione, e la risposta è affermativa. Lo scopo principale del ragionamento di Paolo era quello di mostrare agli ateniesi che gli ebrei che chiamavano il "Dio sconosciuto" potevano essere conosciuti se lo cercavano correttamente. Sebbene l'Essere Divino si compiacciasse per lungo tempo di stendere un velo sul Suo carattere e sui Suoi modi di operare, non era previsto che gli Ebrei rimanessero per sempre sconosciuti. In effetti, tutte le disposizioni della Sua provvidenza erano tali da condurre gli uomini alla conoscenza di Lui

(III.) La domanda. L'apostolo non si accontentò di stabilire grandi princìpi generali. Come un uomo pratico, le applicava. E per assicurare il successo si osserverà che in tutta questa magistrale esposizione c'è un evidente desiderio di portare con sé i suoi ascoltatori, in modo che possano essere senza scuse se continuassero ad ignorare Dio. Avendo così stabilito alcuni principi generali, egli passa ad applicarli alla religione e alla vita del popolo

(1.) Idolatria. La prima applicazione è l'adorazione degli idoli, di cui gli Ateniesi andavano fieri. Ci vollero non poco coraggio e tatto per assalire con effetto un'usanza così radicata nel suo caldessimo letto. La deduzione era irresistibile. La Divinità invisibile non può essere rappresentata in simboli visibili; e anche se potesse, ogni sforzo del genere è qui condannato perché è un disonore per Dio. D'altronde, non ne abbiamo bisogno più di quanto un bambino abbia bisogno dell'aiuto di un'immagine per amare i suoi genitori; e non dobbiamo tentarlo, perché abbiamo un Dio e Padre personale, che è vicino ad ogni anima che lo cerca. Inoltre, tutti questi fattori esterni non solo non sono di aiuto all'adorazione spirituale, ma possono diventare un ostacolo positivo

(2.) Pentimento. L'applicazione successiva che l'apostolo fa del suo soggetto è il pentimento, o la necessità di un cambiamento interiore, che non è mai stato contemplato dalle antiche religioni. Tutta la loro storia è stata un riconoscimento dell'impotenza a effettuare un tale cambiamento, o a soddisfare il cuore oppresso

(3.) Gesù e la risurrezione. Rimaneva ancora una questione pratica. Come avrebbero potuto trovare grazia presso questo Dio giusto e santo? La risposta a questa domanda ci porta al culmine di questo incisivo appello. C'era un solo modo per tornare a Dio, e non attraverso immagini d'argento e d'oro, ma attraverso Colui che è lo splendore della gloria del Padre e l'immagine espressa della Sua Persona. Se devono avere un'immagine del Dio invisibile, l'avevano nella persona del Suo Figlio incarnato, che era morto ed è tornato in vita, e rivestito di autorità giudiziaria

(IV.) Il risultato. È stato spesso fatto notare che l'impressione salvifica fatta da Paolo in questa occasione fu deludentemente piccola. Né c'è da stupirsi, quando si riflette sul carattere peculiare del discorso, e specialmente sulle abitudini sensuali dello spirito greco, sulla sua cultura filosofica e sul suo orgoglio d'intelletto. Il greco altezzoso e colto non si sarebbe arreso facilmente all'insegnamento di un rozzo barbaro. È raro che siamo in grado di vedere i risultati del nostro lavoro per Cristo in questo mondo, e senza dubbio il grande apostolo non vide mai sulla terra i frutti del lavoro di quel giorno. l. Alcuni derisi. La mente filosofica di Atene non si piegherebbe alla semplicità del Vangelo

(2.) Altri hanno procrastinato. Ebbero un barlume fugace della falsità e della vacuità del presente, e pensarono che la questione meritasse di essere presa in considerazione più seriamente

(3.) Alcuni credettero. Conosciamo i nomi solo di due: Dionigi, un giudice del tribunale areopaghita, e una donna di nome Damaris, di cui non ci viene detto nulla. (D. Merson, B.D.Il sermone di Paolo sul colle di Marte: - Ebrei "dichiara" loro Dio -

(I.) In relazione all'universo in generale. As-l. Il Creatore dell'universo: "Dio che ha fatto il mondo", ecc. Ciò colpirebbe immediatamente l'epicureismo, che considerava l'universo come scaturito da un concorso fortuito di atomi, opera del caso, e contro lo stoicismo, che considerava l'universo come esistente dall'eternità

(2.) Il Sovrano dell'universo: "Ebrei è il Signore del cielo e della terra". L'universo non è come una grande macchina costruita per gestire se stessa, è un ordine di cose mantenuto in essere e in armonia dall'incessante agente del Creatore

(3.) La vita dell'universo: "Ebrei dà a tutti la vita, il respiro e tutte le cose" (Confronta Versetto 28). Le deduzioni che l'apostolo ne trae sono irresistibili

(1) Che Dio non è localizzato. "Gli Ebrei non abitano in templi fatti da mani d'uomo". (2) Che Dio è indipendente. "Né è adorato con le mani degli uomini come se gli ebrei avessero bisogno di qualcosa". I pagani pensavano che i loro dèi avessero bisogno dei loro servigi

(II.) In relazione all'umanità in particolare

(1.) Gli ebrei diedero a tutta l'umanità un'unità di natura. "Fatte di un solo sangue tutte le nazioni degli uomini". Ci sono immense diversità esistenti tra le razze europee, mongole, ottentotte che hanno portato molti scienziati a concludere che discendono da vari ceppi. Senza toccare argomenti di tipo scientifico, fondiamo principalmente la nostra convinzione

(1) Sulle somiglianze mentali. Le facoltà di pensare, amare, odiare, temere, sperare, adorare, lodare se stessi, condannare se stessi, sono comuni alla razza

(2) Sulle dichiarazioni scritturali. Non c'è un solo passaggio nella Bibbia che suggerisca un dubbio sull'omogeneità della razza e sulla discendenza da una coppia. I nomi più brillanti della scienza hanno mantenuto l'unità della razza: Buffon, Linneo, Soemmering e Cuvier, nella storia naturale; Blumenbach, Müller e Wagner, in anatomia; Pritchard, Latham, Pickering, tra gli etnologi; Adeling, W. von Humboldt e Bunsen, tra i filologi; e Alexander von Humboldt, "ai cui piedi tutta la scienza aveva deposto i suoi tesori". 2. Gli ebrei hanno stabilito a tutta l'umanità il loro confine nella vita. "E ha determinato i tempi prima fissati e i confini della loro dimora". C'è un confine per ogni uomo in relazione a

(1) Il luogo della sua esistenza. La sfera che gli individui occupano è una sfera che Dio ha stabilito. Ogni uomo ha un'orbita propria, e quell'orbita è stabilita da Lui. Lo stesso vale per le nazioni. Le nazioni hanno i loro confini geografici, e questi sono stati tracciati dal cielo. Anche se possono nascere dalla diversità delle organizzazioni, dei costumi, delle leggi, delle abitudini degli uomini, tuttavia Dio li ha creati

(2) Tempo. Gli uomini e le nazioni hanno il loro giorno, e la durata di quel giorno fino al minuto è determinata. Non c'è spazio per il caso nella storia umana

(3.) Ebrei esige da tutta l'umanità il riconoscimento della Sua esistenza. "Che cerchino il Signore", ecc

(1) La distanza dell'uomo da Dio. Questa distanza è morale e deve essere superata con lo sforzo dell'uomo. Che cerchino il Signore

(2) La vicinanza di Dio all'uomo. Questa affermazione è così pregnante da richiedere un discorso separato

(4.) Ebrei è il Padre di tutta l'umanità. "Noi siamo tutti la Sua progenie". 5. Ebrei esige da tutti il pentimento (Versetto 30). (D. Thomas, D.D.Il sermone di Paolo sulla collina di Marte:

(I.) Dio il Creatore. Paolo mostra che questa Divinità "sconosciuta" è "il Dio che ha fatto il mondo", ecc. Ebrei era diverso dagli altri dèi sotto questi aspetti: l. Non c'era limite al Suo potere. Gli Ateniesi non rivendicavano infatti in nessuno degli dèi il potere della creazione universale. Si poteva fare una cosa e un'altra un'altra, ma questo Dio era il creatore del mondo e di tutte le cose in esso

(2.) Non c'era limite al Suo dominio. "Essere Signore del cielo e della terra." Le altre deità erano supreme solo in certe località, o in certe località, o in certe circostanze, ma questo Dio era dappertutto, e sempre Padrone

(3.) Non c'era limite alla Sua dimora. "Non abita in templi fatti da mani d'uomo". L'intero universo era il Suo santuario

(II.) Dio il GiVersetto la sua indipendenza. "Nessuno dei due è servito da mani d'uomo", ecc. Altre divinità, secondo le loro nozioni, erano affamate e avevano bisogno di essere nutrite, e quindi venivano portate costose offerte di cibo e bevande

(2.) La sua donazione. "Vedendo Ebrei Stesso dà", ecc. Dio era il Donatore, invece di essere il Ricevente, come le altre divinità che venivano adorate. Il Creatore non poteva dipendere dalla creatura

(III.) Dio Padre. "Poiché anche noi siamo sua progenie". l. La fratellanza degli uomini. Per gli Ateniesi questo non era un pensiero gradevole. Orgogliosi della loro cultura e della loro superiorità intellettuale, hanno diviso il mondo in greci e "barbari". Paolo espose questa dottrina mostrando

(1) L'unità delle nazioni. "Gli Ebrei hanno fatto di uno solo ogni nazione degli uomini". Non sono scaturiti da fonti diverse, ma da un'unica fonte. Non erano fatti di sangue diverso, ma di un solo sangue. Avendo un solo Padre, il genere umano è una sola famiglia

(2) La causa della creazione delle nazioni. "Che cerchino Dio", ecc. Dio creò gli uomini perché lo adorassero. Gli Ebrei 51 benedissero con la vita affinché potessero benedirlo. Gli ebrei hanno fame del loro amore come un padre ha fame dell'amore dei suoi figli

(2.) La paternità di Dio

(1) Il fatto". Poiché anche noi siamo sua progenie". A un uditorio pagano Paolo non cita le Scritture, ma una delle loro autorità. La verità proveniente da qualsiasi fonte è verità, ed è meglio usare quella che troverà l'accettazione più rapida

(2) L'obbligo. "Non dobbiamo pensare che la Divinità sia simile all'oro", ecc. Dio che ha fatto gli uomini viventi, che vedono, che respirano, che parlano, come potrebbe lo stesso Ebrei essere come quegli idoli senza vita, senza vista, senza respiro, senza parole?

(IV.) Dio il Giudice

(1.) Il tempo del pentimento. I "tempi dell'ignoranza" sono passati. Dio non può più trascurare il peccato con la scusa che non si conosce

(2.) Il giorno del giudizio. Quel giorno sta sicuramente arrivando. Gli uomini saranno dunque giudicati secondo le opere compiute nel corpo. Sarà un giorno di terrore per i malvagi, un giorno di gioia per i giusti

(3.) Il giudice. Un tempo il mondo giudicava Cristo, sta arrivando il tempo in cui Cristo giudicherà il mondo. Cristo è il Salvatore ora, il Giudice a poco a poco

(4.) Il popolo da giudicare. Erano nell'uditorio prima di Paolo, sono nell'uditorio di ogni ministro del vangelo ora. Come si comportarono quelli che erano stati prima di Paolo?

(1) "Alcuni derisi". Alcuni ora si fanno beffe del predicatore o delle cose sacre, conoscendone la sacralità

(2) Altri lo fecero, come fa ora la maggior parte degli ascoltatori: rimandarono la decisione per la salvezza delle loro anime

(3) Ma ci furono alcuni che chiusero con l'offerta della salvezza. In ogni risveglio ci sono alcuni che si preparano per il giorno del giudizio. Ma chi sarà in grado di caratterizzare la follia di coloro che continuano a camminare sulla via della distruzione? (M. C. Hazard.) Qualcosa di nuovo.Una manifesta debolezza fisica, intellettuale e morale si mescolava stranamente con un intenso desiderio di novità. Di solito associamo il desiderio di cose nuove al progresso, ma qui questo desiderio è associato a ciò che è il contrario del progresso. Ciò giustifica l'affermazione che il desiderio di qualcosa di nuovo non è necessariamente indicativo di progresso. In effetti, può essere indicativo di un regresso. Potrebbe non essere un sincero desiderio di qualcosa di meglio, ma un semplice desiderio irrequieto e inquieto di cambiamento. Cercare il nuovo semplicemente perché è il nuovo, e indipendentemente da qualsiasi considerazione del suo valore intrinseco, significa andare indietro piuttosto che avanti. Non disprezzerei il legittimo desiderio di progresso. Solo un bigotto ignorante affermerà che "ciò che è nuovo non è vero, e ciò che è vero non è nuovo". Alcune cose nuove sono vere e alcune cose vecchie sono false. Lasciate che l'indagine riverente vada avanti. Che gli sia accordata la più ampia libertà. A ostacolarlo sarebbe stato un tradimento intellettuale e morale. Ma la tesi ora è che progresso e irrequietezza non sono termini sinonimi. Non è la ricerca di "qualche cosa nuova" che è sbagliata, ma il "non fare nient'altro, se non per dire o per ascoltare qualcosa di nuovo". Infatti, lungi dall'essere buono, è un male. Indica una condizione febbrile del sistema, uno stato malsano e morboso. Genera instabilità di carattere e di scopo. Porta a idee e modi di pensare superficiali. Distoglie l'attenzione da ciò che è provato e stabilito, e la dirige verso i relitti degli avvenimenti quotidiani, la cui vera importanza non è quasi mai compresa fino a quando il tempo non li ha nella loro vera prospettiva. Molto è accaduto prima del nostro tempo, il che è di inestimabile importanza. Oggi gli uomini hanno bisogno non meno del nuovo, ma più del vecchio, di una percezione più saggia del suo valore relativo. Più seriamente, questo desiderio di qualcosa di nuovo spesso inganna gli uomini nell'accettazione di vecchi errori. È un dato di fatto, la maggior parte delle cose nuove sono relativamente inutili, non tutte, ma la maggior parte. L'originalità è rara. Ciò che chiamiamo originalità è di solito eccentricità, ed eccentricità significa quasi sempre una vite allentata nel meccanismo intellettuale o morale. Se una presunta cosa nuova si rivela davvero buona, si presume che non sia così nuova come si supponeva che fosse. Ma non di rado accade che la cosiddetta nuova idea sia un vecchio errore. Ci viene detto quasi ogni giorno che il pensiero moderno ha dimostrato che la credenza nei miracoli è irragionevole, eppure non c'è quasi un'obiezione moderna ai miracoli che non sia stata prevista da Celso, che visse nel secondo secolo. Al contrario, la presunzione è che le idee vecchie e consolidate siano vere. Non sempre, lo ammetto. Non cadrei nell'errore opposto. Non metterei in dubbio la realtà o il valore delle molte grandi conquiste dell'epoca attuale. Ma è una buona presunzione che il vecchio sia il vero. Questo era così per Atene al tempo di Paolo. Il passato era glorioso, ma gli Ateniesi del tempo di San Paolo, con tutta la loro passione per l'ascolto o il racconto di qualcosa di nuovo, non aggiungevano nulla al patrimonio della conoscenza del mondo. Per tutto ciò che dobbiamo ad Atene, torniamo indietro di secoli a quei ciarlatani. Tutta la storia ci insegna che il progresso consiste probabilmente nel tornare ai vecchi standard come nel crearne di nuovi. C'è un motivo reale per l'apprensione che potremmo diventare un popolo volubile, privo di stabilità e peso di carattere. Lo vediamo nella letteratura, nella domanda di nuovi libri e nell'abbandono di quelli vecchi di provato valore. "Robert Elsmere" è un esempio calzante. Il libro è semplicemente un travestimento, in stile narrativo popolare, delle più dure e superficiali obiezioni razionalistiche al cristianesimo. Grande fu il trambusto che suscitò ! Terribili erano le profezie della rovina che si sarebbe compiuta nella Chiesa! Lo vediamo nella scienza, nella fretta con cui le nuove teorie vengono accettate e promulgate come fatti. In effetti, per quanto folle sia una teoria, ci sono sempre moltitudini che sono pronte ad afferrarla e a proclamare che tutte le istituzioni esistenti devono essere riorganizzate in armonia con essa. Vediamo questo stesso desiderio di cose nuove nella vita di tutti i giorni, nell'incessante spostamento delle persone da un posto all'altro, nella frequenza dei cambiamenti negli affari, nelle chiacchiere della società, nella rabbia della speculazione. Sembra che il grande obiettivo della vita di molte persone sia quello di ideare qualcosa di nuovo, "qualcosa che non abbiamo mai avuto prima", l'utilità della cosa ideata è di solito una considerazione secondaria. E lo vediamo soprattutto nella religione. A molte persone non piacciono le vecchie idee e dottrine che, dopo tutto ciò che si può dire, sono quelle che sono abbastanza deducibili dalla Sacra Scrittura e la cui fedele predicazione ha prodotto tali gloriosi cambiamenti morali e religiosi nel mondo. Vogliono qualcosa di nuovo, e il ministro che li gratifica è sicuro di avere un seguito, ampio, anche se inconsistente. Moltitudini sono spinte qua e là dal loro desiderio di cambiamento. Le loro convinzioni religiose sono quelle dell'ultimo libro che hanno letto o dell'ultima persona con cui hanno parlato. In conclusione, permettetemi di fare due osservazioni aggiuntive. l. Una disposizione a sottovalutare idee o istituzioni consolidate è un segno di una mente debole. A questo punto è prevalente un malinteso. Vi sono alcuni, in particolare tra i giovani, che dicono che non accetteranno nulla che non abbiano personalmente indagato e trovato vero; e si vantano di questa posizione, e la considerano una prova di forza intellettuale e di indipendenza. In realtà, è semplicemente una prova di presunzione intellettuale o di debolezza morale. Il mondo non ha imparato nulla in tutte queste migliaia di anni? Non ha dimostrato che nulla è vero? L'approvazione dell'età non crea alcuna presunzione favorevole? Un uomo ragionevole non rifiuterà di diventare cristiano perché non ha avuto il tempo di indagare da sé la storia e le pretese del cristianesimo, più di quanto rifiuterà di diventare cittadino del paese in cui è nato e cresciuto fino a quando non si sarà convinto, con anni di studio, che le istituzioni di quel paese sono migliori di quelle di altri paesi. L'ebreo che rifiuta di servirsi di un'auto elettrica, perché non ha ancora imparato cosa sia l'elettricità, non è un uomo saggio, ma uno stolto

(2.) In quest'epoca inquieta abbiamo bisogno di un conservatorismo progressista, di una volontà di accettare il nuovo quando è vero, ma di un aggrapparsi al vecchio, che ha dimostrato il suo diritto di esistere. Questo vangelo che noi predichiamo, e in cui risiede la speranza della razza, non è un vangelo nuovo. E noi lo amiamo perché è vecchio, perché il tempo non è stato in grado di indebolirlo o di esporlo per offuscarlo, perché tutti gli attacchi della terra e dell'inferno non sono stati in grado di rovesciarlo. (A. J. Brown.)

23 CAPITOLO 17

Atti 17:23

Ho trovato un altare con questa iscrizione, Al Dio sconosciuto. Colui che dunque voi adorate per ignoranza, io ve lo dichiaro.Davanti all'altare del Dio sconosciuto:

1.) Che cosa c'era ad Atene a cui Paolo poteva appellarsi? Alla profezia ebraica? Nessuno li stimava. Dovrebbe iniziare con il pentimento, la fede, Gesù e il giudizio? Nessuno avrebbe capito il suo messaggio. Dovrebbe ora rovesciare questi altari? Ma la distruzione non è costruzione. Il nulla degli dèi doveva essere esposto al ridicolo? L'illuminazione che presenta la pietra dell'incredulità per i gusci della superstizione può addestrare i suoi sudditi a dubitare, ma non a sperare. All'apostolo il mondo pagano sembrava il brancolare di un cieco. Ma nessun uomo di sentimento si prende mai gioco del brancolare di un cieco, o strappa l'ultima moneta dalla mano di un mendicante. Paolo cercò per le strade di Atene di vedere se, da qualche parte, non riusciva ancora a scoprire una traccia delle orme del Dio vivente, alcuni pezzi del filo d'oro con cui ricondurre questi viandanti sviati alla comunione con Dio, ed ecco, ha trovato qualcosa: ecco un altare con l'iscrizione: Al Dio sconosciuto: una scoperta che gli procura tanta gioia quanto quando una volta raccolse le parole del poeta greco che lo troviamo qui citato. Quella gli era sembrata una piuma che l'angelo, volando attraverso il cielo con il vangelo, aveva gettato nelle terre pagane. Ai deboli come ai deboli, un greco ai greci, l'apostolo spiega questa iscrizione ai suoi ascoltatori con la massima deferenza

(2.) Questo altare è una testimonianza di una grave defezione, un desiderio che spinge a cercare, una speranza realizzata in Cristo. Chiediamo...

(I.) In che modo il Dio vivente divenne sconosciuto? 1. I lineamenti sono stati quasi cancellati, ma la cui immagine è stata impressa nell'anima degli uomini? - Non dalla zolla, né dalla scimmia - anche noi siamo della Sua progenie! "Dio ha fatto di un solo sangue tutte le nazioni degli uomini", ecc. Un solo sangue, quindi una sola famiglia, una sola origine, una sola coscienza, una sola speranza: cercare Dio, la missione di ciascuno; trovare Dio, la meta di tutti! 2. Ma se viviamo, ci muoviamo e abbiamo il nostro essere in Lui, e se la creazione manifesta la Sua potenza e Divinità invisibili, da dove viene tutto questo brancolare incerto, fino a quando, fermati, i figli degli uomini si aggrappano al legno e alla pietra? Da dove la cecità che trasforma il limpido specchio della natura in un velo spesso, da dove viene la follia che vuole imprigionare il Dio su tutto il cielo e la terra entro templi e immagini? Paolo descrive il deplorevole processo in Romani 1:21-24. L'aberrazione morale precede sempre quella spirituale. Le inclinazioni peccaminose nel cuore sono il grembo fecondo dell'errore. Il dubbio è una tendenza del carattere. Strano che in mezzo a questo guazzabuglio di rabbia, sensualità, amore per il denaro, ecc., ci sia ancora posto per un altare dedicato anche al Dio sconosciuto!

(II.) Quando viene eretto un altare al Dio sconosciuto? Come in una famiglia povera si conserva qualche gioiello a ricordo di giorni migliori, così, ad Atene, questo altare era una testimonianza di impoverimento. Israele potrebbe erigere un Ebenezer: ma questo altare è solo un monumento, che confessa: "Finora ci siamo sviati". La sua erezione indica nostalgia di casa. Secondo una tradizione, gli Ateniesi costruirono questo altare quando una pestilenza sembrava minacciare di non lasciare mai le loro mura: doveva esserci, conclusero, qualche altro dio la cui ira è pericolosa, il cui favore era importante, al quale quindi era necessario erigere un altare

(1.) È un'ora di stanchezza a mezzanotte, la candela si è spenta, e un investigatore si immerge negli abissi e non trova la bella perla, e sempre più stanco, grida: "Natura sconfinata, dove ti comprenderò? Voi fonti di ogni vita, che il mio petto inaridito tanto desidera, voi fluite, vi estinguete, eppure ho sete invano!" Queste braccia imploranti e tese, che cosa sono se non un altare eretto al Dio sconosciuto? 2. Ora entra nella tua stanza brillante. Sicuramente nessun dolore può invadere qui. Tuttavia, sospiri da una camera interna annunciano che "la morte non ha rispetto per le ricchezze". Un bambino giace qui malato fino alla morte. Perché il padre ansioso non ha occhio per le immagini che si affacciano dalle pareti? Perché non apre alcuni dei suoi poeti preferiti? Perché evita quel libro che ieri lo ha convinto che non c'è posto né per i miracoli né per la preghiera? Il padre, affranto dall'angoscia, si getta in ginocchio, davanti a chi? Quale dio può sostenerlo per sopportare questa perdita minacciata? Oh, voi quadri, libri, mucchi di denaro, voi idoli che avete occhi ma senza pupille, braccia ma senza aiuto! - in questo momento, un altare si alza in un angolo della stanza, debolmente tracciato: "Al Dio sconosciuto!" 3. Straniero, ti sei smarrito in questa casa di Dio: sai a quale scopo? Sapete che il vostro peregrinare e il vostro soggiorno, la vostra infanzia e la vostra virilità, la vostra solitudine e la vostra società, i vostri dolori e le vostre gioie, hanno lavorato insieme per condurvi a cercare il Signore, se per caso poteste sentirlo e trovarlo, e a fare di quell'altare polveroso del Dio sconosciuto nell'angolo del vostro cuore un altare di ricordo e di profezia?

(III.) In chi Dio si fa conoscere? Chi riconquisterà la terra al cielo e riconcilierà e armonizzerà la divinità con l'umanità? chi è l'uomo in cui dimora la pienezza della Divinità e il cui corpo è un tempio, l'unico degno della Divinità? Per mezzo di Cristo l'iscrizione segnata dalle intemperie, "Al Dio sconosciuto", è cambiata in "Al Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo". Voi state avanzando per incontrare questo Dio sconosciuto come un Dio rivelato in Cristo Gesù. Come? Come un Salvatore o un Giudice? (R. Koegel, D.D.)

I. Il Dio sconosciuto:

1.) Atene era una città illustre per la sua cultura. Ma durante il secolo o due che precedettero l'era cristiana, era subentrato il decadimento intellettuale, e invece di indagare il vero, il popolo delirava per il nuovo. La distinzione tra filosofia vera e falsa in ogni epoca consiste principalmente in questo: l'una ama il nuovo più del vero, l'altra ama il vero più del nuovo. Atti questa volta Paolo andò ad Atene, e con lui il vangelo eterno; e in esso c'è una perfetta combinazione del vero e del nuovo, Ebrei dichiara loro il Dio sconosciuto: - In relazione alla natura

(1.) Come Creatore dell'universo. La mente greca si era spesso cimentata con il misterioso problema dell'origine del mondo. Ogni scuola di pensiero antico credeva nell'eternità della materia. Di una creazione venuta dal nulla, gli antichi pagani non avevano la più grossolana idea. L'umanità sembrava essere interamente in debito con la rivelazione divina per questo. Dio creò

(1) La questione del mondo. Platone riconobbe Dio come l'"Arrangiatore dell'Hyle". Ma da dove usciva l'"Hyle"? Platone è muto. Ma San Paolo insegna che Dio non solo ha costruito il mondo, ma ha fatto anche i materiali. Un bambino può imparare di più in cinque minuti nel primo versetto della Bibbia rispetto ai saggi reconditi nei loro studi prolungati. "Attraverso la fede comprendiamo che i mondi sono stati incorniciati dalla parola di Dio". (2) Le sue leggi. Le leggi sono altrettante finestre attraverso le quali possiamo guardare Dio. Ma su queste finestre l'infedeltà tira le tende. Gli uomini si lodano l'un l'altro per aver scoperto queste leggi, ma sono lenti a dare gloria a Dio per averle fatte. Ma che cos'è la scoperta di una legge in confronto alla sua invenzione? 2. Avendo creato il mondo, Dio è ancora presente in esso come suo Sovrano Signore e Direttore. "Vedendo gli Ebrei dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa". Gli stoici non negavano teoricamente l'esistenza divina, ma negavano il governo divino. Credevano nel destino; da qui la loro sconsiderata indifferenza a tutti i mali e i favori della vita. Anche ai nostri giorni la legge fa tutto, Dio nulla. Sia gli antichi che i moderni, dopo aver messo l'estintore al sole, si sentono costretti ad accendere una candela. L'insegnamento biblico, comunque, è chiaro e inequivocabile. Mentre dobbiamo insistere sulla distinzione radicale tra Dio e il mondo, dobbiamo stare attenti a non fare questa distinzione come separazione. Da queste verità si deducono due lezioni preziose

(1) Che "Dio non abita in templi fatti da mani d'uomo". (2) Che "Ebrei non è adorato o servito con mani di uomini come se gli Ebrei avessero bisogno di qualcosa". Noi non diamo a Lui, gli Ebrei danno a noi. "Ogni dono buono e ogni dono perfetto", ecc

(II.) Nella Sua relazione con l'uomo

(1.) Dio fece l'uomo: una verità sorprendentemente nuova per i Greci. I greci pensavano di essere cresciuti dalla terra. L'idea di Dio non può essere degradata senza allo stesso tempo svilire l'idea dell'uomo. La stessa teoria è praticamente sostenuta ora. Dio è coinvolto nella natura secondo il panteismo alla moda dell'epoca; e l'uomo si è evoluto dalla natura secondo la sua antropologia. L'apostolo proclama inoltre l'unità del genere umano. I Greci si consideravano l'aristocrazia del mondo, separata anche in origine da tutte le altre nazioni, che trattavano con disprezzo come barbari

(2.) Dio governa gli uomini. Gli Ebrei non li gettarono nel mondo per essere il gioco del caso, ma "determinarono i tempi prima fissati e i confini della loro abitazione". L'unico obiettivo, tuttavia, era che gli uomini "potessero cercare il Signore, se per caso lo trovavano". Tutti gli eventi erano disposti in modo da essere utili all'umanità nella sua ricerca di Dio. Immaginiamo che se le circostanze fossero disposte in modo un po' diverso, ciò risulterebbe in un vantaggio spirituale per le nazioni. Ma San Paolo dichiara il contrario

(3.) Dio è il Padre dell'uomo (Versetto Versetti 28). Dio è solo il Creatore della natura. L'uomo bianco porta con sé l'immagine di Dio in avorio, e l'uomo di colore in ebano, ma non per questo meno un'immagine. Com'è sorprendente la genealogia in Versetto Luca III.: il figlio di Davide,. il Figlio di Dio. Da questa omogeneità di natura tra l'uomo e Dio l'apostolo trae una deduzione pratica (29). Atene abbondava di idoli, ma nessuno di essi rappresentava propriamente Dio. La somiglianza divina non può essere impressa sulla materia grossolana, deve avere intelligenza per la sua tela. Di conseguenza, la colpa dell'uomo è sempre stata quella di cercare Dio tra gli oggetti materiali. Ma in quanto siamo partecipi della sua natura, non può essere che "Ebrei sia lontano da ognuno di noi". (1) Per quanto riguarda il luogo. C'è un senso in cui il sole è distante più di novanta milioni di miglia; ma c'è un senso in cui è più vicino a noi di qualsiasi altro oggetto creato. I suoi raggi trafiggono la nostra cornice, la sua luce entra negli occhi, il suo calore pervade il corpo. "In esso viviamo, ci muoviamo e abbiamo il nostro essere". Allo stesso modo si può affermare che Dio è infinitamente lontano da noi; ma c'è un senso in cui Ebrei è più vicino a ciascuno di noi di quanto possa esserlo qualsiasi altro essere (Versetto 27, 28)

(2) Per quanto riguarda la Sua natura. La Sua spiritualità e non la Sua onnipresenza è l'idea guida. Nella nostra spiritualità possiamo comprendere meglio la natura della Divinità

(4.) Dio è il Redentore degli uomini. Dalla Paternità al Redentore il passo non è poi così grande. "E i tempi di questa ignoranza Dio li trascurò", cioè non intervenne direttamente. Non che gli Ebrei trascurassero completamente il mondo pagano. Sarebbe una contraddizione netta di 26. Dio si intromise spesso nella loro storia geografica e politica, ma gli ebrei 51 lasciarono a risolvere da soli i loro problemi religiosi. L'"adesso" è significativo di un cambiamento di politica. Non è una questione di nessuna importanza se abbracci il cristianesimo o no. "Ebrei ti comanda". Il vangelo viene con tutta l'autorità della legge. Avete infranto altri comandamenti, persisterete a infrangere anche questo? Gli ascoltatori di Paolo si erano sforzati per tutta la vita di espiare il peccato; Ora, però, è loro ordinato non di espiare, ma di pentirsi. "Ogni uomo ovunque". Il Vangelo abbraccia ogni essere umano. Nessuno è troppo alto per aver bisogno di pentimento; nessuno è troppo basso per averlo

(5.) Dio è il Giudice degli uomini (Versetto 31). Paolo si trovava ora sul luogo della corte più venerabile di tutto il mondo. Qui furono processati Marte e Oreste, e qui Socrate fu ingiustamente condannato. Che cosa c'è dunque di più naturale che Paolo concluda la sua orazione con un solenne riferimento al tribunale di Cristo? Sì, c'è un terribile aldilà, nonostante il credo degli epicurei. Oh, la follia di coloro che trascorrono il loro giorno di grazia in sconsiderata indifferenza, dicendo: "Mangiamo e beviamo, perché domani moriamo!" (J. Cynddylan Jones, D.D.Il Dio sconosciuto: - In questo paragrafo abbiamo una descrizione vivida, anche se breve, del carattere degli uomini di Atene. "Poiché tutti gli Ateniesi e gli stranieri che erano là, non passavano il loro tempo in nient'altro che a raccontare o ad ascoltare qualche cosa nuova". E quando l'amore del nuovo prende il sopravvento sull'amore del vero, la degenerazione è inevitabile. La distinzione tra filosofia vera e falsa, in ogni epoca, consiste principalmente in questo: l'una ama il nuovo più del vero, l'altro ama il vero piuttosto che il nuovo. Ma l'aspetto religioso della città è raffigurato con colori ancora più deplorevoli: "la città era tutta dedita all'idolatria" (a margine, "piena di idoli"). Anche l'idolatria fioriva in questa città; ma ora sembrava che avesse ricevuto un nuovo impulso. Perché? Perché la loro fede negli idoli era più forte? No; ma perché era più debole. E se fossero solo la creazione della mia immaginazione surriscaldata? Il sospetto era così umiliante, così esplosivo nei suoi effetti, così terribilmente sterile e avvizzito, che egli cercò strenuamente di nasconderlo a se stesso; Cercò di dimenticare la sua bancarotta religiosa nell'ebbrezza spirituale. Questo motto risveglia un'eco distinta nel cuore di ogni uomo non rigenerato; c'è anche un altare con l'iscrizione Al Dio ignoto! Atti questa volta Paolo andò ad Atene, e con lui il vangelo eterno; E in esso c'è una perfetta combinazione di vero e nuovo. Buone notizie, notizie vere, è il suo appellativo distintivo. Ebrei dichiara loro il Dio sconosciuto

1.) Nel suo rapporto con la natura

(2.) Nella Sua relazione con l'uomo. Queste due relazioni esauriscono la nostra conoscenza di Dio; non lo conosciamo in nessun altro. Questi erano gli argomenti discussi dai filosofi e che gli Ateniesi ascoltano ora con il fiato sospeso

(I.) Dio in relazione alla natura

(1.) Ebrei è il Creatore della natura. "Dio ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso". Su questo punto egli rivolge le sue osservazioni in particolare contro gli epicurei, che negavano la creazione. "Dio ha fatto il mondo". Quando ci guardiamo intorno, osserviamo che la natura è divisibile in materia e leggi, materia e verità. La mente ateniese era stata spesso alle prese con il misterioso problema dell'origine di tutte le cose; Ma nonostante tutte le energie e il tempo spesi per risolverlo, continuava ad essere avvolto nell'oscurità più che mai. La storia, infatti, sembra testimoniare che la mente umana, lasciata alle proprie risorse, non ha mai potuto afferrare l'idea di creazione, propriamente detta. Gli epicurei negavano la creazione e consideravano il mondo come l'effetto del concorso fortuito degli atomi, e questi atomi credevano increati ed eterni. Di una creazione venuta dal nulla, gli antichi pagani non avevano la più rozza idea. In effetti, l'umanità è interamente in debito con la Bibbia per questo. Non solo l'opera, ma anche l'idea della creazione è Divina. E la verità con cui Paolo incontrò gli antichi filosofi epicurei, al mercato e sulla collina, richiede di essere ripetuta ancora e ancora. C'è una teoria a galla, confermata da uomini di indiscutibile reputazione, che pone la creazione dal nulla tra le impossibilità. Secondo questa teoria, tutto nasce. È nato il sole, è nata la luna, è nata la terra. Si afferma che "Non possiamo concepire, né da un lato, che nulla diventi qualcosa, né dall'altro, qualcosa che diventi nulla" (Sir W. Hamilton). Il mondo, quindi, è un'evoluzione divina? No: dice la Bibbia, non è un'evoluzione, ma una creazione. Non possiamo concepire un atto del genere, dicono loro. Le concezioni dell'uomo non sono le linee di confine di Dio, dice la Bibbia. Non possiamo spiegare il processo, dicono loro. Allora credete alla realtà, dice la Bibbia. "Mediante la fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio, così che le cose che si vedono non sono state fatte da cose che appaiono". Dio ha creato il mondo". Non esisteva da nessuna parte prima, né in Dio, né nello spazio; Non esisteva in nessuna forma prima, né in germe, né in via di sviluppo. È un atto di pura creazione. Come già accennato, le leggi formano un'altra importante divisione della natura. Non solo Dio ha creato la materia dell'universo, ma anche le sue leggi

(2.) Ebrei è il Signore della natura. "Ebrei è il Signore del cielo e della terra." Questa verità è rivolta più specialmente agli stoici, che negavano il governo divino. Non negavano l'esistenza degli dei; "Ma essi sostenevano che tutte le faccende umane erano governate dal destino. Né credevano che fosse stato ricevuto alcun bene dalle mani dei loro dèi". L'apostolo confuta questa visione atea con la verità che ispira il cuore che Dio è il Signore della natura e della provvidenza. Come il servo dipende dal suo padrone, così la natura lo è dal suo Signore. Cosa implica questo? Che non è la governante di se stessa. Non la sua volontà, ma la Sua la segue. Non i suoi pensieri, ma i Suoi. Tutto in natura è una manifestazione di qualche pensiero; Ma chi è che pensa? La natura stessa? No. Destino? No. Chi allora? Dio. Il sole sorge ogni giorno al momento giusto: chi è il pensatore? Il sole? No; ma Dio. La natura non ha un pensiero, non ha una volontà propria: è interamente sotto il controllo di Dio. Né è il suo sostegno. Vive della bontà di Dio, come una bambina sulla tavola di suo padre. La natura non può originare nulla; Deve ricevere tutto. Lasciata a se stessa, si ridurrà in un giorno alla miseria. Ma queste verità avevano in vista un fine più pratico che la confutazione delle fallaci teorie dei filosofi; Erano calcolati per minare le pratiche idolatriche della popolazione. "Gli Ebrei non abitano in templi fatti da mani d'uomo". Ebrei è il Creatore e Signore della natura. Che cosa c'è in un tempio di pietre che Egli possa desiderare? Se gli ebrei fossero stati un fuggiasco abbandonato, un Dio impoverito, gli ebrei sarebbero stati contenti di un rifugio ovunque. Ma questa non è la Sua condizione. Ebrei è il Signore del cielo e della terra, e ha le risorse di entrambi al Suo comando. "Ebrei non è adorato con le mani degli uomini come se gli ebrei avessero bisogno di qualcosa". Gli Ateniesi, come tutti gli idolatri, supponevano che i riti religiosi fossero istituiti e messi in atto per Dio e non per l'uomo, per il Suo vantaggio e non per il nostro beneficio. L'errore degli stoici riguardo a Dio, rispetto alla natura, era quello di tutti gli idolatri rispetto alla religione. Pensavano che fosse una Sua prerogativa ricevere; l'apostolo insegna che era sua proprietà e funzione dare. "Né gli ebrei sono adorati con mani d'uomo come se gli ebrei avessero bisogno di qualcosa". No; Non è dare, ma ricevere. Come creatura ricevi; Come adoratore ricevi anche tu. Qual è il tuo peccato? Sta dando troppo poco? No; ma ricevendo troppo poco

(II.) Dio in relazione all'uomo

(1.) "Ebrei è il Padre dell'uomo". Noi siamo la Sua progenie". Dio è il Creatore della natura, Ebrei è il Padre dell'uomo; Ebrei è il Creatore del bruto, Ebrei è il Padre dell'uomo. L'opinione popolare tra gli Ateniesi era che fossero gli aborigeni dell'umanità. Ma da dove vengono? Sono cresciuti dalla terra. Secondo uno dei loro stessi scrittori, "i primi uomini sorsero in Attica, come ravanelli". E alcuni moderni nutrono l'opinione, per fortuna, che l'umanità si sia sviluppata da una tribù di scimmie! La nostra discendenza ha le sue radici nella Divinità. Adamo non è il nostro primo né il nostro miglior padre, ma Dio. Basate sulla filiazione divina dell'uomo ci sono due considerazioni molto importanti. La prima è la fratellanza universale degli uomini: "Dio ha fatto di un solo sangue tutte le nazioni degli uomini". La seconda verità è la natura di Dio. "Poiché dunque siamo progenie di Dio, non dobbiamo pensare che la Divinità sia simile all'oro, all'argento o alla pietra". C'è una certa somiglianza tra genitore e figlio; perciò Dio deve essere più simile agli uomini, ai suoi figli, di qualsiasi altro oggetto creato, per quanto l'uomo possieda la ragione, la volontà e l'intelligenza; perciò Dio deve averli in infinita perfezione

(2.) Dio è il Salvatore dell'uomo. "E i tempi di questa ignoranza Dio strizzava l'occhio (trascurati, passati); ma ora comanda a tutti, in ogni luogo, di pentirsi". 3. Ebrei è il giudice dell'uomo. "Poiché Ebrei ha fissato un giorno nel quale Ebrei giudicheranno il mondo con giustizia per mezzo di quell'uomo che Ebrei ha ordinato".Il Dio sconosciuto: Quando vide che la città era "tutta dedita all'idolatria", cioè letteralmente coperta di idoli - κατείδωλον riferendosi al luogo, non al popolo - il suo spirito si risvegliò; non poté più tacere e trattenersi dal proclamare il messaggio che era venuto a del. Allora accadde che alcuni dei membri delle due grandi sette filosofiche, gli epicurei e gli stoici, lo incontrarono. Una parte di questi lo chiamava un ciarlatano (σπερμολόγοζ), letteralmente un raccoglitore di piccoli semi, come un uccello, cioè un raccoglitore e un commerciante di insignificanti frammenti di informazioni; e altri lo accusavano di presentare strani dèi, divinità straniere

(I.) Il Dio sconosciuto. Oggi c'è un Dio sconosciuto, con la stessa certezza con cui c'era al tempo di Paolo; ed è compito dell'insegnante cristiano dichiararLo, o metterLo in evidenza. In un certo senso Dio deve essere sempre sconosciuto. La mente dell'uomo è finita, e quindi non può mai comprendere l'Infinito

(1.) Il dio sconosciuto degli antichi. Non è affatto chiaro come questo altare sia stato eretto ad Atene. Da alcuni si suppone che il politeismo abbia creato così tanti dèi con la deificazione di ogni passione umana, che non se ne poteva pensare di più; e quindi, per coprire tutto il terreno, fu eretto un ulteriore altare a un dio sconosciuto, al cui santuario il culto doveva salire a qualsiasi possibile divinità che fosse stata trascurata. Altri suppongono che il popolo avesse ricevuto alcuni benefici speciali, che non potevano essere ricondotti a nessuno degli dèi conosciuti, quindi un altare all'ignoto. Più probabilmente, tuttavia, sorse da una vaga concezione di un Essere Supremo superiore a tutti gli dèi della mitologia, il quale, mentre gli Ebrei soddisfacevano un desiderio bramoso del cuore, non faceva presa sull'intelletto. Questo sembrerebbe essere evidente dalle parole di Paolo, che egli avrebbe dichiarato lo stesso Dio così adorato. In ogni caso, quell'altare era una tacita ma terribile confessione del fallimento del paganesimo. In nessun luogo forse l'intelletto era salito così in alto come ad Atene

(2.) Il Dio sconosciuto dei moderni. Herbert Spencer parla con disinvoltura dell'Inconoscibile, e Huxley adora il suo santuario. Tyndal chiama le religioni "forme di forza" a cui non deve essere permesso di "intromettersi nella regione della conoscenza". Matthew Arnold definisce Dio un "flusso di tendenza attraverso il quale tutte le cose adempiono la legge del loro essere", come se ci potesse essere un flusso senza una fonte, o le cose potessero adempiere a qualsiasi scopo dove non c'era un piano

(II.) La relazione del Dio sconosciuto con l'uomo. È difficile capire quale relazione possiamo mantenere con l'ignoto, o almeno imparare quale sia la relazione, se ce n'è una. Eppure coloro che insegnano che Dio è sconosciuto e inconoscibile riconoscono una sorta di relazione con questo Essere sconosciuto. La possibile relazione può essere considerata sotto tre voci distinte

(1.) Adorazione. Questo, in una forma o nell'altra, è universale. In tutte le epoche gli uomini hanno adorato qualcosa. In effetti, è difficile trovare un istinto più forte di questo nella natura umana. Abbiamo

(1) Adorare nell'ignoranza. Questo è ciò di cui gli Ateniesi erano colpevoli. Essi adoravano senza attribuire all'oggetto alcuna qualità definita

(2) Adorazione della natura. Un ateo che ha scritto di recente in una delle riviste secolariste ha proposto la preghiera verbale alla natura, e dice: "Non possiamo pregare o invocare i poteri della natura per aiuto, senza alcun riferimento a un Dio personale, chiamando quel potere l'Assoluto incondizionato e inconoscibile, o come volete; O nessun nome? Penso di sì". È difficile capire quale sia l'oggetto di questa preghiera, poiché è chiaro che le forze cieche non possono né ascoltare né rispondere. Ma dimostra la tendenza al culto, anche nell'ateo. Una forma più mistica di culto, di carattere ateo, fu proposta dal defunto professor Clifford, sotto il nome di Emozione Cosmica. Il termine ha avuto origine con Mr. Henry Sidgwick; ma il professor Clifford lo usava come una sorta di sostituto della religione. Con esso intendeva semplicemente l'emozione che viene suscitata nell'anima quando contempla se stessa e la sua natura morale da una parte, e i misteri dell'universo dall'altra. Ma un culto come questo - se di culto si può chiamare - non ha culto, e quindi non può soddisfare la condizione richiesta. È una parvenza vuota, niente di più

(3) Culto delle astrazioni. I positivisti professano di adorare l'umanità in astratto. Che cosa sia, è difficile da capire molto chiaramente. Sappiamo qualcosa dell'umanità concreta, che non è né abbastanza esaltata né abbastanza pura da soddisfare, come oggetto di culto, la natura religiosa dell'uomo. Questa forma di culto professa di trovare un culto negli eroi e nei saggi morti. Ma, a dir poco, questo è un miserabile sostituto di un Padre Onnipotente e amorevole nei cieli. Il culto della natura, o delle astrazioni, non è, dopo tutto, altro che idolatria. Gli uomini non fanno ora i loro idoli di legno o di pietra, ma con le loro fantasie selvagge

(2.) Responsabilità. La legge morale ha bisogno di un Dio personale come sua base. L'ignoto non è un fondamento su cui erigere una sovrastruttura dell'etica

(3.) Immortalità. La maggior parte di coloro che affermano che Dio è sconosciuto non credono affatto in un'immortalità personale, ma parlano dell'immortalità della razza o della reputazione di un uomo che egli può lasciare dietro di sé. Non c'è alcuna garanzia che la razza rimarrà per sempre, se Dio sarà portato via; e se ci fosse, un fatto del genere non soddisferebbe i bisogni dell'umanità. Desideriamo e aspiriamo a un'eterna esistenza personale cosciente, e niente di meno di questo può soddisfare l'anima

(III.) La rivelazione del Dio sconosciuto. "Colui che dunque voi adorate per ignoranza, io ve lo dichiaro", o ve lo espongo. Questa era l'opera di Paolo, rivelare o far conoscere il Dio sconosciuto. Questo gli fu permesso di fare per mezzo di

1.) Le Scritture. Il vero carattere di Dio può essere appreso solo dalla Bibbia

(2.) L'incarnazione. Questo è l'unico mezzo attraverso il quale Dio può essere realmente e veramente conosciuto. "Nessuno ha mai visto Dio: il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lo hanno dichiarato gli Ebrei." Ebrei lo ha dichiarato in modo tale che i più semplici possano capire. Vuoi sapere com'è Dio? Vi indico Cristo. C'è la rivelazione e il Rivelatore fusi in uno. (George Sexton, LL.D. Gli astronomi Le Verrier e Adams, in paesi separati nello stesso tempo, osservando certi movimenti tra le sfere che non potevano essere spiegati da alcuna causa conosciuta, conclusero che doveva esserci un corpo non ancora scoperto da qualche parte nelle regioni dello spazio in cui erano state osservate le perturbazioni. Cercando nella direzione così indicata, trovarono il mondo lontano, lontano e fino ad allora sconosciuto. Così la filosofia greca poté determinare, dagli appetiti e dalle vacuità della mente umana, che tutti gli idoli non potevano soddisfare, che doveva esserci un Dio fino ad allora nascosto da loro, al quale questi appetiti puntavano, e senza il quale non potevano essere soddisfatti. La loro abilità poteva scoprire in modo generale il loro bisogno, ma non potevano trovare, con la loro ricerca, la parte mancante di un'anima umana. (W. Arnot, D.D.Il Dio sconosciuto: Dio è sconosciuto

1.) A coloro che si credono saggi

(2.) A coloro che compiono gli atti esteriori di adorazione senza cercare Dio stesso

(3.) A coloro che non vivono in Lui, ma nel mondo e nelle sue concupiscenze

(4.) A coloro che non desiderano trovare Dio in Cristo. (Langbein.Il Dio sconosciuto ha rivelato: Osservate...

(I.) Quell'uomo, quando è lasciato agli sforzi della sua ragione, non scopre mai il carattere del vero Dio. La spiegazione più probabile dell'iscrizione è l'attenzione degli Ateniesi a non escludere alcun Dio

(1.) Che in origine ci fosse un'adeguata rivelazione di Dio non deve essere propriamente messo in dubbio (Romani 1:20 ; Salmi 19:1, 2). Oltre alla testimonianza silenziosa della natura, c'erano comunicazioni dirette e verbali ai patriarchi, ecc

(2.) Tuttavia, la conoscenza di Dio si offuscò e gli errori si insinuarono con spaventosa rapidità e successo. C'era un principio depravato nel cuore dell'uomo che lo spingeva a stratagemmi per mezzo dei quali Dio potesse essere bandito dalla sua mente e le sue passioni liberate dal controllo. Da questa fonte è nata l'idolatria. "A loro non piaceva ritenere Dio", ecc. (Romani 1:21-23, 25)

(3.) Questo principio fatale, che ha portato alla perdita della conoscenza di Dio, ne ha impedito la restaurazione. Avendo spento la luce, perpetuò l'oscurità. Ci sono stati molti secoli durante i quali l'intelletto umano è stato in grado di aprire tutte le sue risorse e di esercitare tutte le sue forze, ma nessuno è tornato sui propri passi verso l'Essere Divino. "Il mondo non ha conosciuto Dio per mezzo della sapienza"; "L'età della ragione" fu un'epoca di idolatria, inquinamento e disperazione

(4) Con riferimento alle epoche successive, e alla nostra, il fatto e la sua spiegazione sono gli stessi, come testimoniano l'India, la Cina, l'Africa, ecc. Se, tuttavia, ci vengono additati gli scritti di filosofi deisti che hanno professato di sostenere l'esistenza di Dio alla luce della ragione, non dobbiamo essere fuorviati dalle pretese di plagiatori senza principi che hanno solo preso in prestito la guida della rivelazione, senza aver avuto l'onore di riconoscerla

(II.) Che è l'ufficio del cristianesimo di porre il carattere del vero Dio in una rivelazione piena e distinta. Le circostanze appena illustrate costituivano una necessità per una rivelazione. Procedendo su questa necessità furono date manifestazioni ai patriarchi della supremazia e della grazia dell'Altissimo. Seguirono la chiamata degli ebrei, l'emanazione della loro legge, i solenni avvertimenti contro l'idolatria, le istituzioni destinate a preservarli dall'infezione delle nazioni circostanti e il ministero dei profeti. Atti, "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio", e poi venne il ministero degli apostoli. Riconoscendo tutto questo, si noti

1.) Che le rivelazioni di Dio nel cristianesimo sono fornite in connessione con un metodo di redenzione, da cui derivano la loro chiarezza e il loro splendore. Lo scopo del Vangelo è quello di spiegare e applicare uno schema di misericordia sovrana mediante il quale l'uomo deve essere redento dalla sua apostasia. L'esistenza di un tale piano era stata annunciata immediatamente dopo la caduta, ed era stata adombrata nel tipo e nella profezia, e impiegata, armonizzata e mostrata le perfezioni di Dio. Perciò il nostro Salvatore parlava spesso della Sua opera come di "glorificare il Padre". Nella Croce Misericordia e Verità si incontrano, Giustizia e Pace si baciano, e in quella Croce vediamo che "Dio è amore". 2. Che queste rivelazioni sono progettate per essere diffuse in tutto il mondo. Le prime dispense erano sistemi di difesa piuttosto che di attacco, di conservazione piuttosto che di conquista. Ma il vangelo era "buona novella. a tutte le persone". La profezia lo annunciava come tale, la "propiziazione per i peccati di tutto il mondo" lo rendeva tale, e gli apostoli furono mandati a predicarlo come tale

(III.) Che si addice ai discepoli del cristianesimo sforzarsi per la promulgazione e il trionfo della loro religione. La condotta di Paolo, il cui "spirito fu spinto in lui" non solo all'indignazione ma al servizio, è un esempio per tutti. Considerare

1.) Motivi che sono uniformi e permanenti nei loro ricorsi. L'opera di promulgazione della verità

(1) È stato affidato da Cristo alla Sua Chiesa come suo preciso dovere

(2) Rivendica e nella massima misura assicura l'onore divino

(3) Impartisce un'eccelsa felicità all'umanità

(2) Ragioni che derivano dalle peculiarità dei nostri tempi: le straordinarie facilitazioni che sono ora fornite per la diffusione della verità cristiana. (J. Parsons.Tre libri relativi alla conoscenza di Dio:

I. Il libro del mondo con le sue due parti: natura e storia (Versetti 24-26)

(II.) Il libro del cuore con le sue due parti: ragione e coscienza (Versetti 27, 28)

(III.) Il libro della Scrittura con le sue due parti: ragione e coscienza (Versetti 30, 31). (K. Gerok.Rivelazione e natura: la loro testimonianza a Dio: - Supponiamo che uno studioso, cercando in una vecchia biblioteca, scoprisse due manoscritti, che erano rimasti sconosciuti per generazioni su scaffali diversi. Lo scopritore ne esamina il contenuto e rimane colpito da alcune peculiarità della calligrafia, che sono comuni a entrambi i documenti. Ebrei trova anche che in entrambi ci sono parole e frasi, tali da sembrare l'espressione dell'individualità di uno scrittore. Ancora di più, scopre che molte idee sono comuni ai due opuscoli e che, sebbene diverse nell'argomento, c'è un substrato di pensiero identico in entrambi. Poteva fare altro che dedurre che erano i prodotti dello stesso autore? La semplice coincidenza potrebbe spiegare una o due di queste somiglianze, ma non potrebbe mai spiegare la grande varietà e il numero che si trovano qui. Ora l'oggetto che abbiamo in vista è in qualche modo simile

(I.) Gli stessi attributi che la Scrittura attribuisce a Dio sono da rintracciare anche nella natura

(1.) L'unità di Dio

(1) Questa dottrina scorre attraverso le pagine della Scrittura come un flusso di luce che illumina tutte le altre cose. Ora... (2) A giudicare dalle molte religioni del mondo, si potrebbe supporre che la natura conduca al concepimento di molti dèi. Ma il politeismo tradisce un'ignoranza profonda della natura come dell'Essere Divino. Passiamo dalle concezioni pagane alle interpretazioni della scienza. Tutte le scoperte recenti tendono a stabilire una concezione dell'universo, e cioè che un piano deve essere scoperto, e che una sola potenza sta lavorando sotto forme diverse. (a) Vedete come i due regni, animale e vegetale, corrispondono, soddisfano i bisogni l'uno dell'altro e fanno evidentemente parte di un unico piano. Ad ogni respiro che espiriamo versiamo nell'atmosfera un gas distruttivo della vita animale. Con ogni ispirazione consumiamo una parte di quell'elemento dell'atmosfera che è vitale per noi. Ma poi ogni verdura - albero, erba, fiore - assorbe dall'aria il velenoso acido carbonico ed espira l'ossigeno vitale. (b) Ma non solo entro i limiti terrestri questa unità è discernibile. Lo spettroscopista ha catturato i fugaci raggi di luce delle stelle e dei soli, e ha strappato loro la confessione che questi mondi sono costruiti con gli stessi materiali dei nostri. (c) In passato le varie forze naturali erano considerate distinte. Ma l'esperimento ha dimostrato che sono una cosa sola, e sono convertibili. L'elettricità può essere convertita in luce, e la luce in calore, e il calore in movimento, oppure possono essere risolti di nuovo, il movimento in calore, il calore in luce, la luce in elettricità. Che meraviglia è questa! È la stessa forza che opera ovunque in natura, assumendo mille forme diverse; e che cos'è questa potenza se non la potenza dell'unico Dio? 2. Ogni nuova scoperta conferma la convinzione che la Sapienza Infinita ha concepito, eseguito e presiede tutte le cose create. E il potere che pervade manifestamente l'universo sconfinato è un potere così vasto che possiamo benissimo attribuirgli il titolo di Onnipotenza

(3.) Quando consideriamo gli attributi morali di Dio, la natura produce una testimonianza più debole della rivelazione. Tuttavia, anche se la natura ha bisogno di essere completata, la sua testimonianza coincide con quella della Scrittura. Prendiamo, ad esempio, la giustizia di Dio

(1) Sebbene la coscienza non abbia sempre il potere di costringere all'obbedienza, tuttavia siede sul trono del giudizio indiscusso, ed è una prova convincente della giustizia di Dio. Infatti, come è arrivato l'uomo a possedere questa facoltà, che ha creato un'idea universalmente prevalente dell'obbligo morale? Come è arrivato l'uomo a sentire che il bene è intrinsecamente superiore al male? Il laico afferma che l'opportunità o il benessere generale della società ha dettato certe linee d'azione come le più sagge e sicure, e ha dissuaso da altre come dannose per la comunità. Così, grazie al potere dell'abitudine rafforzato attraverso le generazioni, certe azioni sono state considerate giuste, altre cattive e viziose. E possiamo concedere a questa teoria una misura di verità. Ma c'è una domanda più indietro. Perché l'esperienza universale ha dimostrato che la virtù conduce alla felicità e il vizio il contrario? L'unica risposta a questa domanda deve essere che è nella natura delle cose, impressa in esse dal loro Creatore

(2) E la natura interiore dell'uomo si accorda con la natura esterna. Dovunque guardiamo troviamo la prova che "una potenza, non noi stessi, che conduce alla giustizia". La caduta degli imperi attraverso la corruzione del lusso e del male; la prosperità degli Stati i cui cittadini sono virtuosi, coraggiosi e sinceri; Ogni vita prematuramente chiusa dalle devastazioni di abitudini viziose, e la vita di ogni uomo buono attesta un ordine morale eterno. Da dove viene, dunque, questa costituzione morale? Per ogni effetto ci deve essere una causa, e ciò che è nell'effetto deve essere stato prima nella causa. Perciò gli Ebrei che hanno fatto il mondo sono un Essere Morale, e hanno trasferito nelle Sue opere questo ordine morale, che esisteva prima in Lui stesso. Qualunque qualità si scopra nel lavoro deve essere stata la prima nel lavoratore

(II.) Gli stessi modi di operazione divina sono chiaramente discernibili sia nella Scrittura che nella natura. C'è qualcosa nel lavoro di un uomo che lo distingue da quello di tutti gli altri, e che si manifesta più o meno in tutto ciò che fa. "Lo stile è l'uomo". Dal suo stile si riconoscono le immagini di un artista o gli articoli di uno scrittore, anche se nessun nome viene aggiunto all'opera. Ora c'è uno stile riguardo alle opere divine, e questo stile può essere rintracciato sia nella natura che nella rivelazione. La scienza moderna ha chiaramente stabilito che nella creazione è stato osservato un ordine rigoroso. Si può tracciare uno sviluppo graduale dai tipi di essere inferiori a quelli superiori. E la Bibbia ci presenta un processo notevolmente simile. Nell'educazione spirituale degli uomini si può rintracciare uno sviluppo. Le verità della religione furono gradualmente rivelate e il mondo fu guidato passo dopo passo nella cultura spirituale e nell'illuminazione. Qui, quindi, abbiamo una somiglianza di un tipo particolare, che risalta come una chiara prova di un'origine comune sia per la natura che per la rivelazione

(III.) Molte delle difficoltà con cui la Scrittura ci confronta si incontrano anche nella natura. Prendi un esempio. L'elezione del popolo ebraico ad essere il destinatario della rivelazione divina, mentre le altre nazioni sono state lasciate nelle tenebre, è spesso apparsa una strana procedura da parte di Dio. Era questo coerente con la giustizia e l'amore? La risposta a questo è che la scelta del popolo ebraico non era solo per il suo bene, ma perché attraverso di esso tutte le famiglie della terra potessero essere benedette; e che gli uomini non sono stati rigettati da Dio semplicemente perché non erano ebrei. Tra tutti i popoli c'era abbastanza luce da salvare i ricercatori sinceri. Un'elezione simile delle nazioni ha sempre caratterizzato il governo di Dio sul mondo. Ebrei fissa i confini di un popolo su un terreno generoso e ne pianta un altro in mezzo alle nevi sterili. Ebrei affida a un popolo di risolvere un problema da cui dipendono il benessere e il progresso del mondo. E per un certo tempo le persone si distinguono per il favore del Cielo sopra tutti gli altri. Agli antichi greci fu data la più alta cultura dell'arte, ai romani 49 più alto sviluppo del governo. Alla razza inglese è oggi affidato il problema di combinare la massima libertà con l'ordine e la sicurezza. (J. Legge, M.A

24 CAPITOLO 17

Atti 17:24

Tutti gli equivalenti indoeuropei di Dio sono gli stessi nella loro radice ultima della parola "giorno" e significano lo splendore del cielo. Il latino Deus, il greco Theos, il sanscrito Dyaus, il gallese Duw e persino l'inglese God, provengono tutti dalla stessa radice, a significare la luminosità del cielo. Questo pensiero è stato fissato nel termine Giove, uno degli appellativi più antichi con cui Dio è conosciuto in Europa. Giove: che cos'è? La prima sillaba Ju è la stessa del gallese Duw, e significa il cielo luminoso. Le restanti due sillabe significano padre. Giove è il sinonimo latino del Padre del Cielo sassone. Quando uno dei nostri antenati ariani se ne stava in piedi sulla pianura aperta con lo sguardo rivolto verso l'alto e meditava sull'Essere dietro tutti i fenomeni, la Realtà dietro tutte le apparenze, diede espressione all'istinto più profondo della sua natura quando pronunciò in un linguaggio articolato la solenne parola "Cielo-Padre". (J. C. Jones, D.D.Questo ha fatto il mondo.-Dio e l'universo:

1.) "Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso". Qui c'è una negazione enfatica di tutte le nozioni politeistiche e dualistiche sull'origine e il governo del mondo

(2.) "Dio ha fatto il mondo". Qui c'è un'enfatica affermazione che Dio è distinto dalla Natura: è un prodotto della Sua mano plastica

(3.) Dio "è il Signore del cielo e della terra"; così che "i molti signori", tra i quali i Greci credevano che la presidenza e il controllo dell'universo fossero distribuiti, non erano altro che le oziose creazioni della fantasia. Con queste poche parole l'apostolo respinse coraggiosamente tutta una serie di errori ai quali gli Ateniesi avevano ceduto nella loro mente e dai quali erano stati confusi e offesi. (W. L. Alexander, D.D.L'uso religioso della natura: - Questo deve essere distinto da

1.) Il mero uso scientifico, che si ferma alla natura. Gli ebrei che la trattano come tanta materia da essere fatta a pezzi con l'analisi e scrutata con il microscopio o il telescopio, spesso ne fanno l'uso più irreligioso, dimenticando l'Artista nell'opera d'arte

(2.) Il mero uso sentimentale, che fa della natura un naso di cera da torcere in uno specchio delle fantasie, dei sentimenti e delle passioni umane

(3.) L'uso commerciale, che vede in natura solo tanti acri di bosco, o capacità per il grano o il pascolo. Eppure c'è

(1) Una vera scienza, che apre la strada alla religione da seguire e adorare

(2) Un sentimento puro, che penetra le rare ma nascoste analogie con cui Dio ha affollato i boschi naturali e spirituali; lì la religione entra per ammirare e godere

(3) E dovunque l'occhio che misura il valore persegua i suoi calcoli, il cuore riconoscente può seguirlo, dicendo: "Stagioni feconde, riempiendo i nostri cuori di cibo e di gioia". L'uso religioso della Natura, quindi, è qualcosa che va oltre la scienza, o il sentimento, o il valore materiale, ma utilizza tutto ciò che è reale e vero in ciascuno. Non c'è bisogno più grande della consapevolezza che Dio è ovunque

(I.) Il fondamento di questa realizzazione è nell'insegnamento del testo riguardante la relazione di Dio con la Natura. Ebrei è "Signore di tutte le cose". Dio è sopra la Natura perché Ebrei era prima di essa ed è in essa. Non si può toccare la Natura senza toccare Dio. L'uso corretto della Natura così legato a Dio deve essere un uso religioso

(II.) Il dovere e il privilegio di questo uso si vede nel fatto che le Scritture insegnano che la Natura è progettata per essere una testimonianza perpetua della saggezza e della potenza di Dio. La natura è la perpetua manifestazione di Dio di Se Stesso. Il crimine dell'idolatria è stato il suo primo rifiuto di Dio nella Natura e poi l'umiliazione del Suo carattere

(III.) Questo dovere e privilegio diventa più chiaro quando ricordiamo che l'uomo è stato creato in modo tale da essere l'interprete della Natura. Per questo era

1.) Posto all'apice della piramide, ultimo e più grande capolavoro

(2.) Date le facoltà intellettuali competenti per comprendere la Natura e le sue relazioni

(3.) Dotato di un carattere morale capace di assomigliare al Dio rivelato nella Natura

(4.) Reso un essere spirituale capace di comunione con Dio

(5.) La sua missione deve quindi essere quella di essere una superficie riflettente per la gloria di Dio nella natura

(IV.) Questo dovere, ecc., è visto come razionale perché la Natura è molto più per noi con Dio che senza di Lui. Senza Dio è una congerie di forze vaste e incontrollabili davanti alle quali rabbrividiamo; presso Dio un sistema ordinato non meno maestoso, ma sotto il controllo di una volontà benefica. Senza di Lui la Natura è insensata; con Lui ha un senso anche dove non possiamo scandagliarlo

(V.) Ancora più chiaro sembra il dovere, ecc., quando consideriamo gli appelli che Dio nella natura rivolge a tutto ciò che c'è di meglio in noi

(1.) Alla nostra reverenza. Le migliori idee di onnipotenza provengono dal governo di Dio sulla natura

(2.) Dio cerca di elevarci esibendo nella Natura i tipi di vita più nobili. Chi può essere spensierato in un mondo pieno di pensieri, incurante quando tutto è pieno di sistemazioni, ozioso dove tutto è occupato, o frivolo dove tutto è serio? 3. Dio fa appello allo spirito di lode ovunque nella Natura, che è di nuovo destinato a riempirci di gioia nella e con la nostra gratitudine

(4.) Anche la crescita nella grazia è possibile per Natura

(VI.) Un uso religioso della Natura è essenziale per una fede e una vita cristiana simmetrica. (S. T. Scovel, D.D.) Non abita in templi fatti da mani d'uomo.-I templi di Dio:-

(I.) Il cielo, dove gli spiriti resi perfetti sono davanti al suo trono

(II.) La creazione visibile, in cui Ebrei non ha mai lasciato se stesso senza una testimonianza della Sua potenza, saggezza e bontà

(III.) La Chiesa, in cui il Dio sconosciuto è un Dio rivelato nel vangelo di Suo Figlio

(IV.) Il mio cuore, in cui Ebrei desidera dimorare per mezzo del Suo Santo Spirito. (K. Gerok.)

25 CAPITOLO 17

Atti 17:25

Nessuno dei due è adorato con le mani degli uomini.- Contrasto fra Dio e gli idoli: - Gli idoli richiedono certamente la cura delle mani dell'uomo. Ci sono ancora negozi nelle città dell'India e della Cina, con questa iscrizione sulle loro insegne: "Qui gli antichi dei vengono riparati e rinnovati". (Leonhard.Come se gli ebrei avessero bisogno di qualcosa.-Dio non ha bisogni:-L'idolo doveva essere un essere bisognoso, dipendente, nutrito dalle mani dell'uomo. Dio non è così (Salmi l.). Si notino i principali punti di confronto

(I.) Gli idoli sono morti; Dio vive di Sé e per Sé. Ebrei dà

1.) Vita. Che dono è la vita! E che donatore l'Autore della vita! 2. Respiro

(3.) Tutte le cose necessarie per il sostentamento e la continuazione di entrambi. Non è la materia che vive, ma Dio nella materia. "Questo Dio vivente" è l'Essere con cui abbiamo a che fare; C'è un occhio vivo su di te, un giudice che ora tiene conto

(II.) Dio è il costruttore del Suo tempio. L'idolo è fatto, poi è costruito un tempio, e l'idolo è messo lì e incatenato, perché non sia rubato. Anche Dio ha un tempio; ma Ebrei è l'architetto del suo tempio, lo ha eretto non per sé ma per noi; L'adorazione è per il beneficio dell'uomo. È ricevere, non dare; ricevere, non impartire. Il culto può essere considerato

1.) Come il più alto esercizio della natura umana. L'uomo non potrà mai essere più grande di quando si trova davanti a Dio; una creatura non potrà mai svolgere un ufficio più nobile di quello di quando è in comunione con Dio

(2.) Come l'influenza più pura della natura umana. Il peccato è abbattuto da questo. Dobbiamo guardare in alto, non in basso; Lo sguardo dell'occhio sull'infinito vale tutto il parlare e l'agitare le nostre menti riguardo alle cose non essenziali nella religione. Ma dobbiamo trarre i principi dall'abitudine di guardare in alto

(3.) Come la felicità più vera. Hai mai provato una felicità corrispondente alle alte esigenze della tua natura? Quando la tua anima è stata con Dio, quanto poco è apparso allora questo mondo!

(III.) Dio è il Proprietario del Suo sacrificio. Tutta la materia morta, l'argento e l'oro, il nostro corpo, l'anima, l'intelletto, gli affetti, le speranze, le paure, sono di Dio. Quando adoriamo, stiamo insegnando a noi stessi una grande verità, istruendoci nella nostra dipendenza da Dio

(IV.) Dio è il Padre dei Suoi propri adoratori

(1.) Paolo mostra la natura dell'uomo. "Anche noi siamo la Sua progenie". L'albero, l'elefante, gli uccelli, le stelle, ecc., non sono come Dio. Sono lontani da Lui, sono materia; Ebrei è mente. Sono morti; Ebrei è vivente. Ma noi siamo come Dio. Abbiamo il potere di pensare come pensa Ebrei, di amare come ama Ebrei, di essere felici come Ebrei è felice

(2.) Abbiamo il destino di questa natura. "Cercate il Signore, se per caso lo trovano". Cercatelo, per sentirlo toccare l'anima. Sei alla ricerca di Dio? Qualunque ricerca fallisca, non lo farà. È l'unico studio degno dell'anima dell'uomo. (Caleb Morris.Dio non ha bisogni:

(I.) Questa dichiarazione getta una luce considerevole su Dio stesso, che è non derivato, incondizionato, eterno e la fonte di tutta la vita in tutto l'universo. Abbiamo a che fare con un "Dio vivente"; Perciò non abbiamo anime morte o servizi morti

(II.) In che modo questa verità può applicarsi al piano della Redenzione? Dio è tutta pienezza dell'essere, eccellenza e benedizione; eppure Ebrei si è degnato di proporre la riconciliazione agli uomini. Il vantaggio qui è del tutto dalla parte degli uomini. E che vantaggio è! È la pienezza, la potenza, del Dio ricco che si diffonde attraverso l'intera natura dell'uomo; così che si senta investito di ogni attributo che Dio possiede. Quando l'uomo è così portato in unione con il Dio ricco, riceve due cose che costituiscono la sua vita spirituale

(1.) Una consapevolezza della sua relazione con Dio. Una consapevolezza vivente che siamo "la Sua progenie, nella quale viviamo, ci muoviamo e abbiamo il nostro essere". Quella sensazione vale l'universo. L'uomo è un figlio di Dio, che lo senta o no; non ha perso la sua relazione con Dio. Che cosa ha perso con il peccato?

(1) Il carattere filiale. Tutta somiglianza con il carattere di Dio

(2) Simpatia per il Padre. Ebrei non ama ciò che Dio ama, né odia ciò che Dio odia

(3) La conoscenza di Dio in larga misura. Non del tutto. Ebrei è lontano da Dio, come un essere isolato. L'uomo non ha la minima conoscenza formale di Lui come di suo Padre

(4) Ogni disposizione a tornare a Dio

(2.) Ma quando il povero peccatore viene al Dio ricco, che cosa avviene?

(1) C'è un senso di accelerazione della sua relazione. Ebrei dice: "Non sono degno di essere chiamato Tuo figlio". Poi dice: "Parlami del Padre mio". L'anima simpatizza con Dio fino a quando non ha impresso in sé il carattere di Dio

(2) C'è un diritto in tutti i privilegi coinvolti nella relazione (Romani 8:17 ). Pensate a come Cristo è l'erede di Dio; pensate alla Sua posizione, ai Suoi uffici, alla Sua gloria; poi immaginate di essere in uno stato di approssimazione a Lui; e poi sentire cosa significa essere arricchiti con le ricchezze di Dio

(III.) Dio non ha bisogni. Allora Ebrei è più che adeguato per portare a termine l'opera di redenzione. Se Ebrei ha tutto il potere, Ebrei è in grado di operare la salvezza degli uomini. L'uomo non ha uno scopo fisso. Dio ha una concezione chiara e definita dello schema divino di salvezza. Dio è così innamorato del Suo proposito di salvare l'uomo che non c'è paura che vi rinunci. Gli uomini spesso falliscono nei loro scopi a causa di impedimenti. Dio, che è il Creatore del cielo e della terra, ha il dominio su tutte le cose

(IV.) Dio non ha bisogni. Allora gli Ebrei non potevano avere motivi di redenzione se non la generosità. poiché Ebrei dà a tutti la vita.-La munificenza di Dio:- Ebrei dà-

(I.) "Vita", e nessuno tranne Lui, il Vivente. È un ruscello dalla Fontana della Vita. La crescita e altre qualità appartengono alle piante, come la circolazione della linfa e la respirazione attraverso le foglie; Ma la vita caratterizza l'uomo, con le sue funzioni volontarie e involontarie, i suoi godimenti e le sue capacità, i suoi appetiti e istinti, le sue operazioni sul mondo senza di esso e il suo possesso cosciente dei suoi poteri in esso. Il piacere, la gloria e l'utilità sono legati al suo prolungamento. È così dolce che pochi scelgono di separarsene, e la sua cessazione era considerata dagli ascoltatori dell'apostolo come la più terribile delle calamità. Ebrei, che è la nostra vita, la conferisce e la sostiene nella Sua ineffabile bontà, perché "di solo pane non vive l'uomo".

(II.) "Respiro", che, come condizione e mezzo di vita, è, quindi, individuato. Già allora l'atmosfera era popolarmente considerata come il primo dei doni necessari e, quando esaminata scientificamente, la sua preziosità non solo è confermata, ma diventa una potente prova dell'incessante bontà divina. Perché l'aria che respiriamo è dotata di molte qualità, la cui perdita o turbamento deve essere fatale per la vita. Se perde la sua gravità, o se la sua elasticità cambia o diventa mutevole; se si addensa, si scurisce e cessa di essere un mezzo invisibile; se è privato della sua comprimibilità, o se una qualsiasi quantità di freddo potrebbe condensarlo; se i gas che lo compongono dovessero variare nelle loro proporzioni; o se non fosse universalmente presente, e ciò che è viziato dalla respirazione purificato e restaurato, l'esistenza animale si estinguerebbe sulla faccia della terra

(III.) E la Sua munificenza è immensa, poiché Ebrei dà "ogni cosa". Tutto ciò che abbiamo, Ebrei ce l'ha dato: il cibo sulla nostra tavola e le vesti sulla nostra persona, con la capacità di conquistarli e la salute per goderne. Né si vanti alcuno di essere l'artefice della propria fortuna; poiché i materiali con cui lo costruisce, l'abilità con cui lo costruisce e la stagione propizia che gli permette di allevarlo senza sosta o sconfitta, sono ciascuno di essi il dono dell'unico sovrano Benefattore. Scoperta, invenzione, scienza, arte, avventura, astuzia commerciale, potere letterario, abilità meccanica e successo politico; l'occhio acuto che per primo percepisce la "marea negli affari degli uomini"; e l'impresa prudente che lancia la nave su di essa non è auto-originata. "Ogni dono buono e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della Luce". (Prof. Eadie.)

26 CAPITOLO 17

Atti 17:26

E ha fatto di un solo sangue tutte le nazioni.-Tutti di un solo sangue:

1.) Questo non è il vangelo, ma è il fondamento su cui si edifica il vangelo: che l'umanità è una, che le distinzioni di razza sono superficiali e non radicali, che esiste una fratellanza universale, che ha origine nella paternità universale di Dio. Questo ci è abbastanza familiare, perché il nostro linguaggio comune è pieno di frasi ed espressioni che lo riconoscono. Ma allora nessuno ci credette. Giudei e Greci, Romani e Barbari erano simili in questo. Avevano le loro divinità separate e la loro origine separata. Ogni popolo era orgoglioso del proprio diritto di nascita, e si considerava eletto del proprio dio, e considerava come una legge naturale che disprezzasse o odiasse tutti gli altri. In questa condizione di cose giunse l'ispirato messaggio degli apostoli, gettando le sue corde viventi oltre le ampie fessure e legando la società umana con un nuovo vincolo divino

(2.) E quanto più grande è la nostra conoscenza degli uomini, tanto più irresistibilmente questa verità ci viene imposta. Dappertutto ci sono sostanzialmente le stesse emozioni, desideri, rimpianti, una sorta di coscienza, di speranza; Dappertutto l'uomo è sensibile al tocco dell'amore, mosso da persuasioni di gentilezza, elettrizzato dalla voce della pietà. Dappertutto l'uomo confessa di non poter vivere di solo pane, ed è dappertutto una creatura orante. E dappertutto c'è nell'uomo una capacità di crescita illimitata. Anche tra le razze più basse, dove la scienza ha cercato, e cercherà sempre invano, l'anello mancante tra l'animale e l'uomo, sono state date innumerevoli prove che una o due generazioni sono sufficienti per operare una trasformazione più che magica. In verità Dio ha fatto del nostro sangue tutte le nazioni degli uomini, e il Cristo che può redimere un solo uomo è dimostrato da questo stesso fatto che è il possibile Redentore di tutti

(3) Con quanta bellezza, e con quale profonda sapienza, Paolo riconosce qui quell'istinto religioso universale nell'uomo che rende l'umanità una. Tutti hanno cercato Dio, se per caso lo hanno trovato, ed Ebrei non è stato lontano da nessuno di loro. In ogni religione c'è stato qualcosa di vero. Hanno toccato i Suoi piedi se non hanno visto il Suo volto. I loro santuari sono stati vestiboli del Suo Tempio, se non fossero stati il Tempio stesso. Oggi, in tutto il nostro lavoro missionario, stiamo tornando al pensiero generoso dell'apostolo. Il mondo pagano sta diventando più conosciuto, le sue religioni meglio comprese, i suoi grossolani errori, le sue verità e aspirazioni immortali distinte più attentamente e amorevolmente, e, quindi, la portata e la natura del nostro lavoro sono state definite in modo più chiaro e speranzoso. Comprendere le anime con cui abbiamo a che fare è il primo elemento essenziale del lavoro evangelistico. E in verità non c'è quasi nessuna verità della rivelazione cristiana che non sia, almeno, prefigurata nelle concezioni religiose delle grandi razze orientali. Lo sappiamo, ahimè! troppo bene, che tutte queste cose siano state sepolte alla vista sotto successivi strati di corruzione. Eppure, se abbiamo la pazienza di scavare sotto la massa, inciampiamo sempre in forme di verità decadute, ed è non poco vantaggio per il missionario poter dire: "Non sono venuto per distruggere, ma per restaurare e adempiere". Inoltre, stiamo imparando a rispettare queste persone e non semplicemente a disprezzarle. Stiamo scoprendo non solo che sono andati perduti, ma che vale davvero la pena salvarli. L'India era il più grande di tutti gli imperi prima che i nomi di Roma e Grecia fossero conosciuti. Il suo popolo appartiene alla nostra stessa stirpe ariana. Tutte queste razze si sono dimostrate capaci di tutto ciò che abbiamo raggiunto, e sono cadute da tutto ciò perché, come dice Paolo, sebbene una volta conoscessero Dio, sono diventate vane nella loro immaginazione, ecc. È l'immagine dell'Eden con una resa particolare. Ma ogni volta che c'è un paradiso perduto, Cristo parla di un paradiso riconquistato. I nostri missionari vanno al loro lavoro ardenti e ispirati da una speranza infinita, perché vanno dove ci sono ricordi di un passato d'oro. Ciò che è stato potrebbe essere ancora una volta. Sono un popolo al quale possiamo dire con fiducia: "Se tu puoi credere, ogni cosa è possibile a chi crede". (J. G. Greenhough, M.A.L 'umanità è una sola famiglia:

(I.) La verità di questa dottrina. Che l'umanità è una sola famiglia; che un'origine comune, e una natura comune, appartengono a tutte le nazioni. l. Leggiamo (Genesi 1:27, 28). Ora, poiché non leggiamo di più creazioni dell'uomo, ma al contrario, che dopo la formazione dell'uomo, Geova "si riposò il settimo giorno da tutta l'opera che gli Ebrei avevano fatto", è evidente che se ammettiamo l'esattezza del racconto mosaico della creazione, dobbiamo ammettere che le nazioni di ogni colore, e di ogni modo di vita, sono i discendenti di una coppia. Questo, credo, appaia più specialmente da un'altra affermazione in questa storia antica (Genesi 3:20 )

(2.) C'è ragione di credere da altre considerazioni, così come dalle parole del nostro testo, che fosse il disegno di Dio Onnipotente, che la razza umana si diffondesse e popolasse l'intera terra; e non si può non ammirare come la Sua provvidenza, con la colonizzazione, l'avventura e altri mezzi, continui a perseguire lo stesso disegno

(3.) Gli scrittori sacri si esprimono spesso in termini che possono solo corrispondere all'identità della specie umana, per la quale lottiamo (Numeri 27:16 ; Romani 5:12 ; 1Corinzi 15:22 )

(4.) Contro questa dottrina, tuttavia, è stata avanzata un'obiezione, che, a causa dell'audacia e della frequenza con cui è stata avanzata, è opportuno notare. È questa: "la differenza di colore, forma e costumi è così grande nelle diverse nazioni di uomini, da provare che non possono aver avuto un'origine comune". In risposta a questa obiezione, va osservato

(1) Che tra il candore della neve dell'europeo più delicato e il nero corvino del, c'è, nelle varietà del genere umano, ogni immaginabile sfumatura intermedia di colore. E l'obiettore intende dire che gli uomini devono aver avuto tanti originali distinti quante sono le sfumature di colore distinte nelle nazioni del globo?

(2) Ma forse sceglierà di basare la sua obiezione piuttosto sulla conformazione che sul colore del corpo. Ma l'obiettore può ignorare che le diverse nazioni d'Europa mostrano notevoli distinzioni caratteristiche nella loro struttura personale e nel loro aspetto? Non abbiamo un esempio di questo nei tedeschi e nei francesi?

Potrei insistere sulla statura eretta dell'uomo, sulle disposizioni ossee e muscolari per mezzo delle quali questa statura è prodotta, e su altre peculiarità anatomiche per le quali l'uomo, in tutte le sue varietà, si distingue essenzialmente da tutti gli animali inferiori. E insisto a tal punto su questo, da affermare che Rousseau, e altri, che hanno insinuato che l'uomo, e le simi&ae; dei boschi, non sono che varietà della stessa specie, o hanno scritto nella più completa ignoranza di questo settore della fisiologia e dell'anatomia comparata, o, quel che è peggio, hanno tentato di imporre al mondo un volontario malvagia e detestabile menzogna!

(4) A coloro che cercano la verità su questa questione sarà sufficiente sapere che tutti i grandi tratti che identificano l'uomo si trovano allo stesso modo negli uomini di ogni colore e di ogni clima. (a) Una di queste caratteristiche è la ragione. I poteri del raziocinio appartengono solo all'uomo. (b) L'uomo è l'unica creatura sulla terra dotata del dono della parola. (c) Sorvolo sulle istituzioni della legge e del governo - la coltivazione della scienza, della letteratura e delle arti - le relazioni della vita domestica - e la forza e la durata degli affetti naturali. Ma c'è un'altra peculiarità dell'uomo su cui sono costretto a insistere; e cioè, la sua capacità di religione. Dico che l'uomo possiede il potere di contemplare, amare e adorare lo Spirito infinito, suo Creatore e Signore; e che è l'unico abitante della terra che ha questo potere. A mio giudizio questo è il segno ampio, profondo, indelebile che distingue l'uomo dal più sagace dei bruti, più di ogni altra delle sue caratteristiche

(II.) La conseguenza essenziale di questa dottrina per una pratica cristiana coerente e accettabile

(1) È indispensabile, infatti, per l'esercizio di una vera fede nel nostro Signore Gesù Cristo. Supporre che la sfumatura di colore distrugga l'identità delle specie, era per noi un pensiero orribile! perché c'è ragione di credere che il santo Gesù stesso non avesse il candore europeo, ma piuttosto la forma e il colore palestinese; cosicché se c'è una nazione che deve essere esclusa dalle benedizioni della redenzione a causa della forma del suo corpo o del colore della sua pelle, è la nazione inglese, e nell'interdetto abbiamo la nostra parte! 2. La dottrina che vi ho esposto non è meno necessaria per permetterci di sentire e di agire in modo retto in riferimento alle distinzioni di rango e di circostanze tra gli uomini. Se il padre di una famiglia numerosa trova opportuno assegnare a un figlio questo compito e a un altro quello; e a uno un compito meno facile o meno onorevole di un altro; Quei figli non dimenticheranno sicuramente, per questo motivo, di essere fratelli e sorelle, di avere un solo padre e di essere ugualmente oggetto della sua cura e del suo amore. L'uso di questa allusione è facile. Che il più elevato per ricchezze, rango, ufficio o fama, tenga presente che non è altro che uomo, e non dimentichi mai la gentilezza e il rispetto dovuti da lui all'essere più meschino che partecipa della nostra comune natura! E se ci sono uomini che scelgono di fare il tiranno e l'oppressore, parlando e agendo come se nelle loro vene scorresse più del sangue umano, non lasciate che questo degradi il povero ai suoi stessi occhi; agisca rettamente agli occhi del suo Dio, e il tempo mostrerà chi è l'uomo più grande! 3. Sarebbe sbagliato se omettessi questa ulteriore deduzione; che se tutte le nazioni fossero di un solo sangue, sarebbe stato al massimo grado criminale per una nazione schiavizzarne un'altra

(4.) Infine, dalla dottrina che l'umanità è una sola famiglia potrei dedurre quell'intero corso di virtuoso comportamento cristiano che è dovuto da uomo a uomo

(1) Giustizia e integrità per tutti

2) Riparazione in caso di lesione

(3) Tolleranza verso gli errori e le infermità degli uomini

(4) Assistenza ai deboli, agli afflitti, agli afflitti, agli anziani, alle vedove e agli orfani, secondo la capacità che Dio ci ha dato

(5) L'istruzione agli ignoranti; in altre parole, l'impartire la religione di Gesù a coloro che non la possiedono. A coloro che ci sono vicini, alla nostra famiglia, al nostro vicinato e al nostro paese, prima di tutto; ma senza dimenticare i nostri fratelli più lontani. (Giacomo Bromley.) L'origine dell'umanità:

(I.) Il fatto. La verità della dichiarazione apparirà, se consideriamo... La grande somiglianza che è visibile tra le varie nazioni della terra. Hanno tutti lo stesso

(1) Forma esterna

(2) Modalità di spostamento. Camminano tutti eretti

(3) Uso della parola o capacità di articolazione. Nessuna delle specie inferiori ha questo

(4) Facoltà intellettuali. Le nazioni più incolte sembrano possedere gli stessi poteri innati della mente delle più civilizzate

(5) Disposizioni morali, "tutti si sono sviati, non c'è nessuno che faccia il bene, no, nemmeno uno". (6) Nascita, crescita, decadimento e dissoluzione

(2.) L'ignoranza in cui sono stati generalmente coinvolti per molte epoche passate, e il lento progresso che hanno fatto nella conoscenza, nell'apprendimento e nella civiltà

(3.) Più indietro rintracciamo la loro origine, più si fondono insieme e si mescolano in uno. Non c'è nazione all'infuori degli ebrei che appaia non mescolata. Se nazioni diverse hanno avuto origine da fonti diverse, è molto strano che nessuna di esse sia stata in grado di conservare la conoscenza della loro origine distinta. Ma se sono tutti di un solo sangue non è strano

(II.) Obiezioni

(1.) Alcuni hanno detto che era impossibile che una famiglia si diffondesse in tutto il mondo. A questo rispondo

(1) Che era facile per una famiglia disperdersi in qualsiasi parte abitabile della terra dove potevano viaggiare via terra

(2) Per quanto riguarda quelle nazioni che hanno abitato l'Islanda e l'America, possiamo concepire vari modi attraverso i quali sono venute in questi luoghi. È stato ipotizzato che molte isole fossero un tempo collegate alla terraferma; e che questo era il caso per quanto riguarda i continenti. Se questo è vero, allora la difficoltà è completamente rimossa. Ma se questo non è vero, è facile supporre che quelli del continente potrebbero escogitare mezzi per raggiungere le isole più vicine. E poiché la navigazione fu presto scoperta con questo mezzo, poterono raggiungere isole e continenti remoti

(2.) Alcune nazioni pretendono di portare la loro antichità diverse migliaia di anni più in alto di altre, come i babilonesi, gli egiziani e i cinesi. Ma

(1) Non hanno storia o monumenti che dimostrino la loro grande antichità

(2) Gli storici più antichi e fedeli testimoniano pienamente il contrario

(3) Si obietta inoltre che la grande diversità nei costumi, nei costumi e nelle carnagioni delle diverse nazioni è incompatibile con la supposizione della loro origine comune. È facile rispondere che tutte queste cose possono essere spiegate dalle diverse circostanze e climi in cui hanno vissuto

(III.) Deduzioni. Se è vero che tutte le nazioni sono dello stesso sangue, allora... Possiamo giustamente concludere che la Bibbia è la Parola di Dio. Conferma il racconto che la Bibbia fa

(1) La Creazione, che ci dice che l'umanità è nata dagli stessi due genitori

(2) La caduta. Sebbene gli uomini abbiano cercato molte invenzioni per spiegare la depravazione universale dell'umanità; eppure la Bibbia ne dà l'unico resoconto razionale, che per la disobbedienza di un solo uomo tutti furono costituiti peccatori

(3) Il Diluvio. I pagani hanno alcune oscure tradizioni riguardo a questa terribile catastrofe, ma non sono mai riusciti a darne un resoconto razionale. Non può essere credibilmente spiegata se non supponendo che tutte le nazioni siano dello stesso sangue, universalmente depravate e universalmente meritevoli di distruzione

(2.) Quella nozione di patriottismo che è generalmente assorbita e ammirata, è falsa e antiscritturale. Una nazione non ha il diritto di cercare i propri interessi in modo esclusivo, o in opposizione agli interessi di altre nazioni, più di quanto un membro della stessa famiglia debba cercare il proprio interesse in opposizione all'interesse del resto della famiglia. Tutte le nazioni sono moralmente obbligate a cercare gli interessi degli altri e ad astenersi dal fare qualsiasi cosa che ritengano dannosa

(3.) Non hanno il diritto di schiavizzarsi l'un l'altro. Tutti gli uomini hanno diritti naturali e inalienabili, che non dovrebbero mai essere loro tolti con la forza e la violenza

(4.) Dio ha manifestato particolare cura, saggezza e gentilezza nel fissare i vari luoghi della loro residenza, nel modo migliore, secondo le loro relazioni e connessioni reciproche. E come gli Ebrei fissarono i confini delle loro abitazioni, così gli Ebrei fissarono i loro tempi. Cioè, il tempo in cui ogni nazione dovrebbe sorgere o cadere, o mescolarsi con qualsiasi altra nazione. Ci vuole grande cura, saggezza e gentilezza in un genitore disporre della sua numerosa famiglia nel modo più saggio e migliore; richiede di più in un principe; ma richiedeva molto di più in Dio

(5.) Dio ha esercitato la Sua sovranità assoluta in modo molto sorprendente. Ebrei ha fatto grandi e innumerevoli distinzioni tra le nazioni e gli abitanti della terra. In che modo gli ebrei trattarono in modo diverso i tre rami della famiglia di Noè, Isacco e Ismaele, Giacobbe ed Esaù! Ebrei ha posto una nazione in un paese caldo e un'altra in un paese freddo, una in un ricco e un'altra in un povero. Ed è impossibile per qualsiasi membro della famiglia umana essere felice in questo mondo, o nell'altro, senza vedere e amare la Sua sovranità

(6.) Abbiamo motivo di pensare che il mondo resisterà ancora per molti secoli. La terra è ben lungi dall'essere completamente abitata

(7.) L'intera famiglia di Adamo sarà immensamente numerosa. Se la progenie di Abramo sarà come le stelle del cielo per moltitudine, quale sarà la progenie di Adamo? Il loro numero sarà al di là del calcolo umano, se non al di là della concezione umana. Questa immensa famiglia avrà un unico incontro universale e solenne nel Giorno del Giudizio. (N. Emmons, D.D.) L'unità della razza:

(I.) C'è esattamente lo stesso piano in tutte le razze: ossa, nervi, arterie, struttura, ecc. Le grandi funzioni e gli organi sono gli stessi. Se l'africano avesse il cuore nel fegato sarebbe un argomento duro; Ma che differenza fa che i suoi capelli siano attorcigliati? Il chirurgo, l'infermiere, il dietologo tratteranno lui e te esattamente allo stesso modo. Eppure si sentono gli uomini dire: "Guarda il suo naso piatto. Crede che sia uno con l'uomo che ha il naso greco?" Ma l'olfatto non è forse lo stesso in entrambi? La variazione della forma superficiale non tocca la questione dell'unità di funzione e di struttura. In realtà le differenze tra una parte e l'altra della famiglia umana non sono maggiori di quelle che esistono in una sola famiglia in cui un figlio è un genio e un altro pratico, uno poetico e un altro prosaico

(II.) Tutte le razze umane sono educabili. Non è così per gli animali inferiori. Puoi portarli un po' nell'istruzione, e tutto il resto è un trucco. Ma nel momento in cui si colpisce l'umanità al suo livello più basso, si trova la capacità della cultura. Se si prendono i più grandi selvaggi e li si mettono in relazioni e condizioni migliori, essi dimostrano di appartenere alla razza universale dell'uomo

(III.) Tutti hanno il senso del bello. Non c'è alcuna prova che ciò esista in misura considerevole nel regno animale. Ma talvolta, come tra gli indiani, si trova questo senso molto sviluppato nei più incolti

(IV.) Tutti hanno la percezione dell'arguzia e dell'umorismo. L'uomo è l'unico animale che ride al mondo

(V.) Il senso morale è comune a tutti. Quando gli uomini credono di uccidere i loro padri e le loro madri, pensano che sia giusto, anche se la loro comprensione è ottenebrata, e sono fuorviati, proprio come un marinaio si fa strada verso una falsa luce credendo che sia vera, e così fa naufragare il suo vascello

(VI.) Il mondo intero è suscettibile di comprensione simpatica, cooperazione e condizioni sociali simili. Sarebbe impossibile radunare insieme le diverse razze di animali a meno che non si tagliassero loro le unghie, si estraessero i loro denti o non li si stordisse. Ma gli uomini di tutte le nazioni possono associarsi. Conclusione:1. Questi pensieri sono resi enfatici dalla tendenza non intenzionale all'unità che lo sviluppo degli affari del mondo sta producendo. Gli sviluppi economici e scientifici dell'epoca stanno funzionando allo stesso modo per tutte le nazioni. Grandi miglioramenti meccanici e commerciali stanno unendo il mondo intero. Il turco sta prendendo in prestito la civiltà dagli europei; e l'europeo sta portando più fili di conoscenza dai cinesi e dai giapponesi. Le montagne e gli oceani non si dividono più. Tunnelizziamo l'uno e gettiamo un nervo attraverso l'altro

(2.) La Chiesa propone, come ha fatto da tempo, di andare avanti su questa marea. Ha commesso molti errori, ma non c'è mai stato un momento in cui non abbia rivolto la faccia verso l'unità umana e non abbia insegnato che Dio appartiene a tutti gli uomini allo stesso modo. (H. W. Beecher. L'unità della razza è coerente con le sue diversità: - In una riunione pubblica della Società Antropologica fu fatto l'asserzione che gli aborigeni dell'Australia, i dell'Africa e altri miserabili emarginati non appartenevano affatto alla famiglia umana, ma erano semplicemente un tipo superiore di orango-outang, o gorilla; che, non possedendo anime, Non richiedono la simpatia e la cura che gli Amici delle Missioni erano così ansiosi di estendere loro. Immediatamente un giovane africano chiese il permesso di parlare all'incontro. Essendo tutti gli occhi fissi su di lui, con un'espressione dignitosa e una voce incrollabile, parlò come segue: "Signor Presidente, signore e signori, l'oratore che ha appena parlato alla riunione pensa che io e i miei fratelli della razza non siamo uomini perché abbiamo i capelli ricci, i nostri crani sono spessi e abbiamo un'andatura strascicata quando camminiamo; Di recente sono stato nel Dorsetshire, dove ho osservato che i braccianti agricoli hanno un'andatura strascicata; e pensavo che i miei compatrioti, che in genere camminano molto meglio, sarebbero stati tentati di ridere di loro per la loro goffaggine se li avessero visti, ma non credo che avrebbero dubitato della loro umanità per questo motivo. E per quanto riguarda i nostri capelli ricci, penso che non ci sia nulla da denigrare, poiché ho conosciuto persone di carnagione chiara che cercano di arricciare i loro senza successo. Per quanto riguarda lo spessore dei nostri crani, posso osservare che suppongo che il nostro Creatore Onnipotente e Onnisciente sapesse ciò che gli Ebrei stavano facendo quando ci ha fatti così. La nostra casa si trova in un clima molto caldo e afoso, dove i raggi infuocati del sole hanno un grande potere, e dove la regione interna del cranio richiede senza dubbio una tale difesa. Se, per qualche errore nella nostra conformazione, fossimo stati fatti con crani fragili come quelli del dotto gentiluomo che ha parlato per ultimo, il nostro cervello, sotto l'influenza del calore, sarebbe diventato sottile e confuso come il suo, a giudicare dall'affermazione sciocca e non filosofica che ha fatto, e allora si sarebbe potuto ragionevolmente dubitare che fossimo uomini degni di essere ascoltati. Il giovane riprese il suo posto tra gli applausi scroscianti e, almeno per una volta, sembrò essere opinione generale che il nero fosse intelligente quanto l'uomo bianco. Aspetti evangelici dell'unità della razza:

(I.) L'unità naturale della razza. Questo è

1.) Insegnato nella Bibbia

(2.) Corroborato dalla tradizione

(3.) Confermato dalla scienza

(1) Un chimico può provare la differenza tra il sangue umano e quello animale, ma non trova alcuna differenza tra il sangue dei e quello degli europei.

(2) La filologia ha ridotto le lingue in poche classi ordinate, e queste a loro volta in una lingua comune. Questa dottrina offre l'unica soluzione al problema dell'origine della

(1) La depravazione universale con la sua coscienza universale della colpa

(2) Il culto sacrificale che gli uomini hanno sempre e ovunque praticato

(II.) L'interesse comune della nostra razza nelle disposizioni di redenzione. La dottrina implica... l. Il nostro comune bisogno di redenzione e una comune capacità di goderne i benefici. "Per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo", ecc

(2.) Quella salvezza per Adamo e la sua posterità decaduta deve essere stata provveduta per tutti gli uomini. La razza esisteva potenzialmente nel "primo uomo Adamo"; Quando, quindi, la redenzione gli fu estesa, era destinata a beneficiare la sua progenie. Ebrei, che ha "fatto di un solo sangue tutte le nazioni" ha fatto del nostro Redentore un "riscatto per tutti".

(III.) La responsabilità della Chiesa in relazione alla razza

(1.) Questo scaturisce dalla fratellanza cosciente dell'uomo. Se crediamo pienamente di condividere i mali comuni della Caduta e nell'amore di Cristo, come può chiunque sperimenti la grande salvezza evitare ogni senso di obbligo di salvare gli altri? 2. Questo è stabilito autorevolmente da Cristo. "Andate in tutto il mondo". 3. Le successive aperture per le missioni e le crescenti risorse delle nazioni cristiane hanno lo scopo di accelerare questo. (W. Hansford.Questa dottrina ha tre parti:

(I.) L'unità del Creatore

(1.) Ogni nazione nel oscuro passato aveva i suoi dèi, e la credenza che fossero superiori a quelli dei loro vicini

(2.) Ma opposto a questo è la rivelazione di un solo Dio, Creatore, Governatore Universale che è al di sopra di tutti, e tutto in tutti

(II.) L'unità del genere umano

(1.) Dio creò l'uomo, maschio e femmina

(2.) Questo era un unico atto, non diviso o ripetuto a intervalli in luoghi diversi

(3.) Da questa unica coppia il mondo è stato popolato, attraverso le leggi della generazione e della dispersione. Ciò contraddice la superstizione dei pagani in riferimento alla loro origine, ad esempio, la credenza ateniese che fossero autoctoni, scaturiti dal suolo

(III.) L'unità del destino

(1.) L'uomo ha una natura comune, una mente che pensa, un cuore che sente, una volontà che sceglie, un'anima che non muore mai

(2.) Ogni nazione ha gli stessi problemi della società, del governo e della religione, da scoprire e applicare

(3.) Ogni nazione è soggetta alle stesse malattie, fisiche e morali, e conduce una carriera simile di rovina o prosperità

(IV.) Risultati

(1.) La marea purpurea di sangue imparentato da una sorgente scrive una dichiarazione comune dei diritti che nessun cristiano è libero di ignorare. Essere semplicemente un uomo o una donna significa avere diritti su tutta la razza

(2.) Le nazioni sono così legate insieme nel progresso e nei privilegi, materiali, morali e spirituali, che tutto ciò che aiuta o danneggia l'uomo in un quarto del globo è in definitiva un aiuto o un danno per tutti

(3) È dovere comune delle nazioni cristiane lavorare per la diffusione generale della religione e della civiltà, in modo che la pace, l'arte e la scienza possano prevalere universalmente, e ogni facoltà umana trovi libertà senza ostacoli di svilupparsi per la gloria di Dio, il benessere individuale e il bene dell'umanità. (Mensile del predicatore.) E ha determinato i tempi precedentemente stabiliti, e i confini delle loro abitazioni.-Conseguenze che derivano dalla Paternità Divina per la razza:-

(I.) Dio, come Padre di tutti, ha disposto, in modo sovrano, delle diverse nazioni degli uomini. Come un padre dispone del suo patrimonio ai suoi figli, e come la sua semplice volontà determina la ripartizione di ciascuno, così Dio ha "costituito degli uomini perché dimorino", ecc. (Genesi 1:28 ). E se ci si chiede: Perché questa nazione è qui o quella nazione là? la risposta è: Non per caso, ma perché Dio lo ha determinato. E se si chiede ancora: A che cosa si devono attribuire le mutazioni delle nazioni, l'estinzione di alcuni popoli o il loro assorbimento in altri? la risposta è: La volontà di Dio ha determinato i tempi e i limiti della dimora di ciascuno. Questa rappresentazione dell'apostolo

1.) Ci fornisce una visione più profonda e più giusta della filosofia della storia umana di quanto di solito si suggerisca. Mentre, da una parte, ripudiamo la dottrina dei centri separati della creazione e trattiamo come una fantasia la dottrina dello sviluppo, dall'altra parte ci viene insegnato a deviare dall'opinione che tutte le varietà umane siano dovute a semplici differenze di clima e di circostanze esterne. La persistenza delle razze, il mantenimento, generazione dopo generazione, da parte di intere comunità, delle caratteristiche peculiari della varietà a cui appartengono; e che nelle condizioni più mutate del clima, dell'occupazione, del cibo, è contrario. Guardate, ad esempio, gli ebrei e gli europei stabiliti in Africa, o gli africani in Nord America

(2.) Ci permette di leggere e comprendere correttamente la storia del mondo. Ci sono alcuni che vedono nei cambiamenti nazionali nient'altro che il risultato di leggi meccaniche fisse. Altri, ancora, non vedono altro che il risultato di un capriccio incontrollato o delle passioni e delle tendenze ordinarie degli uomini. Ma su nessuna di queste ipotesi si può costruire una vera e propria filosofia della storia. Possiamo raggiungere questo solo mantenendo salda la verità, che tutte le operazioni umane sono condotte sotto la supervisione di un Essere infinitamente saggio e potente, che, senza interferire con il libero arbitrio dell'uomo, o interrompere alcuna delle leggi ordinarie della natura, regola tutti gli eventi secondo il consiglio della Sua volontà, e usa tutti gli agenti come strumenti di un vasto piano mondiale. di cui solo Ebrei conosce la bussola e i dettagli. Su questi due poli ruota tutta la vera filosofia della storia. Se consideriamo l'uomo come un mero pezzo di meccanismo organizzato, non possiamo affatto portare i fenomeni della sua storia nell'ambito della scienza moderna; se neghiamo o trascuriamo la supremazia di Dio, ci troviamo su un vasto mare, attraverso il quale non è tracciato alcun sentiero e sul quale non si posa alcuna luce

(3.) Ci mostra quanto siano contrari all'ordine primario del mondo, e alla volontà del grande Padre della razza, tutti i tentativi di estirpare le razze, o di cacciare le persone dal loro suolo natale, o di prenderne possesso con la forza. Dio, senza dubbio, può annullare tali azioni; ma le opere stesse sono empie. Ogni nazione detiene il paese che ha originariamente occupato per diritto divino, per volontà del Padre comune. Chi può dire quante delle calamità che colpiscono le grandi nazioni sono solo punizioni per le azioni di rapina e di torto perpetrate nel giorno dell'orgoglio e della forza della nazione su un popolo più debole o su un popolo completamente indifeso?

(II.) Il dovere che impone agli uomini di cercare Dio. Paolo lo introduce per descrivere lo scopo che Dio aveva nel distribuire le nazioni, e nell'assegnare a ciascuna il suo posto e il suo tempo

(1.) Essendo così distribuite su tutta la faccia del globo e poste sotto la costante sovrintendenza di Dio, le nazioni hanno avuto l'intera rivelazione di Dio nella natura e nella provvidenza sottoposta al loro studio

(2.) Che sia dovere dell'uomo cercare Dio, è una delle verità primarie della morale e della religione naturale. Nel suo stato attuale l'uomo non conosce Dio correttamente, né le sue relazioni con Dio sono quelle che erano in origine. Perciò ha bisogno di cercare Dio per poter entrare in giusti rapporti e vera comunione con Lui. Queste parole descrivono la condotta dell'uomo riguardo a questa grande questione. Dotati di un principio religioso, gli uomini si sentono costretti dai più alti bisogni della loro natura a cercare Dio; eppure, quando sono stati lasciati ai loro sforzi da soli, sono sempre stati solo come uno che brancola nel buio e in un'avventura, che hanno proseguito la loro ricerca. Ad alcuni degli spiriti più elevati e più puri giunsero, come visite di angeli, di tanto in tanto, brevi rivelazioni del mistero nascosto, pensieri giusti e veri dell'Infinito. Ma per la massa degli uomini fu un brancolare infruttuoso, finché alla fine, sconcertati e scoraggiati, furono pronti a portare il loro omaggio a qualsiasi altare che il clericale o la superstizione potessero erigere, o nel migliore dei casi, a incarnare contemporaneamente i loro desideri immortali e la loro consapevole impotenza in un altare a "un Dio sconosciuto". 3. A che cosa si deve ricondurre questa malinconica mancanza? Non per mancanza di mezzi e materiali per il successo, ricordava l'apostolo, non per mancanza di mezzi e materiali. Dio, che così sventuratamente brancolavano, era, per tutto il tempo, "non lontano da ciascuno di loro". Non solo le prove dell'esistenza e degli attributi divini sono presentate in abbondanza da ogni parte, ma il fatto che l'uomo è la progenie di Dio gli fornisce l'aiuto più naturale per realizzare la verità riguardo a Dio. Perché, se l'uomo è figlio di Dio, deve avere una capacità naturale di Dio. E c'è quindi una solida base posta nella costituzione stessa della natura dell'uomo su cui può essere costruita una vera teologia; e quando la pagina della creazione e della provvidenza si apre davanti a un essere così adatto e preparato ad apprendere le lezioni che essi insegnano così abbondantemente riguardo a Dio, può essere solo a causa di una certa perversità della sua mente che egli non riesce a raggiungere la conoscenza di Dio (Romani 1:20-22 ). Ma il peccato li aveva sedotti da Dio, così divenne il grande ostacolo per ricevere quelle giuste visioni di Dio che i fenomeni intorno a loro insegnavano così chiaramente

(4.) Fu così che le nazioni furono tradite nell'idolatria. Nulla può essere più assurdo in sé che rappresentare il Grande Spirito sotto le sembianze di qualsiasi creatura; e nulla può essere più incoerente che per coloro che si definiscono progenie di Dio "pensare che la Divinità sia simile all'oro, o all'argento, o alla pietra scolpita dall'arte o dall'ingegno dell'uomo". Chi di noi accetterebbe qualsiasi immagine che l'abilità umana possa produrre come una rappresentazione appropriata di ciò che realmente ci costituisce: la nostra anima? E questa è la vera fonte di tutte quelle visioni sbagliate, ingannevoli e degradanti di Dio, dalle quali gli uomini sono ancora sviati, anche dove si gode della luce della rivelazione scritta. Magari tutti coloro che rabbrividiscono al pensiero dell'ateismo fossero ugualmente consapevoli del male e del pericolo di un teismo falso, imperfetto o fantasioso! (W. L. Alexander, D.D.) Dio nella storia: - Ebrei si manifesta in essa -

(I.) Il suo potere creativo, che fa sì che lo spirito umano si dispieghi nella molteplicità degli spiriti nazionali

(II.) La Sua graziosa bontà, dando ad ogni nazione il tempo e lo spazio per sviluppare la sua peculiarità

(III.) La sua rettitudine giudiziaria, che assegna ad ogni nazione, sia essa la Grecia o Roma o Israele, il fine e il limite del suo potere e della sua prosperità

(IV.) Il Suo santo amore: l'intera storia del mondo che mira a questo, affinché il regno di Dio possa venire e gli uomini possano cercarlo e trovarlo. (K. Gerok.La dottrina secondo cui Dio "ha determinato i tempi prima fissati e i limiti delle loro abitazioni", fu insegnata da Mosè: "Quando l'Altissimo divise alle nazioni la loro eredità, quando gli Ebrei separarono i figli di Adamo, gli Ebrei stabilirono i confini del popolo secondo il numero dei figli d'Israele". I periodi della loro esistenza sono stati definiti e i suoi limiti tracciati da Dio. Per periodi egli intende non solo la loro durata naturale, ma anche la crisi o i punti di svolta nella loro esperienza nazionale. E ne hanno avuti molti nella loro storia. Per non parlare di epoche come il ritorno degli Eraclidi, la missione religiosa di Epimenide, le gesta degli Alcmeonidi, il dispotismo di Pisistrato o l'usurpazione dei trenta tiranni, c'era stata la battaglia di Maratona, quando l'invasione asiatica fu respinta da un galante pugno, e, dieci anni dopo, la vittoriosa azione navale a Salamina, entrambe fuggite per un pelo per Atene, e entrambi assicuravano contro la perdita della libertà e la degradazione in una satrapia persiana. Questi importanti frangenti furono la prima nomina di un Protettore non riconosciuto, che stabilisce i confini delle nazioni; perché c'è un confine che non possono oltrepassare, qualunque sia la loro ambizione e quale sia il successo delle loro armi. Le loro stesse sconfitte e l'ostracismo di tanti dei loro leader lo avevano dimostrato. Milziade, il patriota di Maratona, e Temistocle, l'eroe di Salamina, erano stati mandati in esilio per disavventure, con le quali erano limitati gli ambiziosi progetti della Grecia, e simile era stata la sorte di Cimone e di Alcibiade. Oltre certi termini Atene non poteva, con tutta la sua abilità e il suo valore, portare le armi; Un braccio invisibile definiva i suoi limiti e la teneva dentro di essi. Minerva non poteva proteggerla: Serse aveva bruciato la sua dimora, e la sua lancia e il suo scudo non avevano respinto Filippo da nord, né respinto i guerrieri romani da ovest. Rimase immobile su quella roccia, indifesa contro l'invasore. La morte improvvisa di Alessandro spezzò in quattro principati l'immenso impero che egli contemplava. Ma la Divina Provvidenza abbraccia tutto, e tutta la storia lo proclama. La battaglia di Zama sollevò l'Italia e la civiltà da ogni timore di Cartagine. Il potere saraceno fu cacciato dall'Europa centrale in un periodo molto critico, e l'ondata di fanatismo turco fu finalmente fermata sotto le mura di Vienna. Gli Ebrei soffiarono con i Suoi venti e dispersero l'Armada spagnola. Borodino, Lipsia, Trafalgar e Waterloo hanno fissato i confini con la Francia in tempi recenti, e Blenheim e Ramilies in tempi passati. Bunker's Hill pose fine alla supremazia britannica nelle vecchie colonie americane. E il proposito morale di Dio nell'assegnazione e nel governo delle diverse nazioni era uno speciale: "Che cerchino il Signore, se per caso potessero cercarlo e trovarlo, anche se gli Ebrei non sono lontani da ciascuno di noi". Perché le nazioni cessano di esistere, e perché i loro confini sono invasi e abbattuti? Semplicemente perché non possiedono o non seguono questo scopo divino. Essi divinizzano se stessi e dimenticano Colui che è al di sopra di loro: vivono solo per se stessi e "sentono l'esaltazione" e non dopo di Lui. I cananei erano maturi per l'espulsione all'invasione di Giosuè, e lo stesso lo erano gli stessi ebrei prima del romano Tito. Le libertà della Grecia erano state abbattute sul campo fatale di Ch&ae;ronea, e molte nazioni sono state espropriate del loro suolo. Nessun popolo ha uno statuto irrevocabile; lo possiedono solo finché ne sono degni e agiscono in armonia con Colui che li ha piantati in esso. E sono sfollati affinché anche il nuovo occupante possa essere messo alla prova. In questa luce si possono considerare quelle conquiste che stanno stabilendo le colonie moderne: il conquistatore a sua volta è giudicato e, se Dio lo decreta, sarà a sua volta esiliato. Gli Anglosassoni hanno respinto i Celti fino all'orlo dell'Atlantico, ma gli Sclave possono essere incaricati di esercitare la stessa forza sugli Anglosassoni se questi non prestano servizio come inquilini di Dio nelle Sue terre. E così Dio sarà per la Gran Bretagna, finché la Gran Bretagna sarà per Dio. (Prof. Eadie.)

27 CAPITOLO 17

Atti 17:27

Che cerchino il Signore.-Dio l'oggetto principale della ricerca:-

I.In che senso è vero che Dio non è lontano da nessuno di noi? Ebrei è vicino-l. Nella creazione intorno a noi

(2.) Nel senso di dipendenza e fiducia creaturale

(3.) In quanto Ebrei è l'Essere verso il quale l'anima tende

(II.) In che senso l'uomo si sente nei confronti di Dio? 1. In ogni ricerca di un oggetto d'amore c'è un brancolare dietro a Dio

(2.) L'intenso desiderio di comunione umana è il sentimento di Dio

(3.) Quindi c'è nell'istinto di acquisizione

(4.) Nell'immensa necessità che c'è nell'uomo per l'adorazione

(III.) C'è qualche certezza che l'uomo Lo troverà? Il peccato ha separato l'uomo da Dio.

(2.) L'uomo non desiderava ritenere Dio nella Sua conoscenza

(3.) Ma Dio vuole trovare l'uomo. Testimone

(1) Incarnazione

(2) Disposizioni per la nuova nascita

(IV.) C'è la necessità imposta ad ogni anima di trovare Dio. Per quanto saggio e colto, se un uomo non trova Dio, ha perso l'oggetto dell'esistenza. (B. M. Palmer, D.D.) La ricerca di Dio e la sua soddisfazione:

(I.) Dio ha fatto l'uomo per cercarlo

(1.) L'uomo è per natura religioso. Nessuno ha mai scoperto la luce o inventato l'udito; L'uomo vedeva perché aveva occhi e udiva perché aveva orecchie. E la religione è naturale come l'una o l'altra, perché è autoctona ed essenziale. Quindi l'uomo entra nella religione come nelle altre cose naturali, spontaneamente. Ma per uscirne deve ragionare in una strana posizione. Nessun uomo è ateo per natura, ma solo per arte; e un'arte che ha da offrire alla natura una resistenza incessante. L'ateo non fugge da Dio, trova solo un sostituto ideale per Lui

(2.) Essendo la religione così nativa dell'uomo, il suo essere è antico quanto il suo, e... 3. Come universale. Nelle sue molteplici fedi ha adempiuto ciecamente il decreto divino di cercare Dio. Da questo punto di vista le religioni del mondo hanno un'importanza molto toccante; mostrano uomini in ritardo, che inciampano oscuramente, spinti dalla sua divina nostalgia di casa. Le religioni dell'uomo sono come voci che dicono: "Vieni ad aiutarci". 4. Ad essa risponde la natura che esige la religione. Sappiamo quanto sia stato cattivo il mondo con le sue religioni, ma cosa sarebbe stato senza di esse? Nonostante le loro falsità, hanno aiutato l'uomo a vivere la sua piccola vita nella misura delle sue capacità. Esso, e solo esso, è stato in grado di elevare l'uomo fino alla vetta del monte dello Spirito. Ma se la religione è il punto in cui l'uomo tocca l'altezza più alta, allora è quella che trova, vivifica e dirige il meglio che è in lui. È solo quando la natura che è venuta da Dio ritorna a Lui che pensa la più saggia, fa la più nobile e diventa la migliore

(II.) La religione non è solo naturale e necessaria all'uomo, ma anche ai popoli. Quando un popolo ha la più nobile concezione di Dio, il suo spirito è nel suo stato d'animo più sublime ed eroico. Un ambasciatore inglese sedeva alla tavola di Federico il Grande, con ingegno infedele che si faceva beffe della religione. Improvvisamente il discorso cambiò in guerra. L'ambasciatore, a lungo silenzioso, disse: "L'Inghilterra, con l'aiuto di Dio, starebbe dalla parte della Prussia". Ah!" Frederick disse: "Non sapevo che tu avessi un alleato con quel nome". Piacete dunque a Vostra Maestà", fu la rapida risposta, "gli Ebrei sono l'unico alleato a cui non mandiamo sussidi". Lì stava la verità confessata. Il miglior alleato dell'Inghilterra è Dio. Un'epoca scettica non è mai un'età grande o d'oro; né un popolo infedele, un popolo nobile o creativo. Per l'azione, la politica, le lettere, l'arte, la religione sono una necessità. Nella ricerca di popoli che non conoscono Dio, i nostri filosofi devono rivolgersi ai cannibali

(III.) Poiché la religione è così necessaria, più alta e pura è la religione, maggiore sarà il suo potere per il bene. La storia si dipana in una storia meravigliosa. In India alcune migliaia di inglesi controllano l'impero su più di duecento milioni di uomini. La ricchezza e la cultura sono arrivate negli indù secoli prima di arrivare a noi, ma come si trovano ora rispettivamente loro e noi? Perché l'Indù è diminuito di potere man mano che cresceva in moltitudine, mentre il Sassone, nato tardivamente, si è "allargato con il processo dei soli"? Perché la fede dell'uno cresceva come una cinghia di ferro intorno al suo spirito pieno di falsità consacrate, mentre all'altro veniva una fede forte e soave che soffiava in lui uno spirito più puro e scopi più nobili. Così, mentre l'Indù si sente come stretto nei terribili legami del destino, il Sassone si sa figlio di Dio, fratello dell'uomo, inviato per rendere la terra più felice e più santa

IV.By quale religione l'uomo può meglio trovare Dio e realizzare il fine del suo essere. Le religioni possono essere divise in due classi. l. Religioni artificiali o fittizie: quelle dell'immaginazione o della ragione individuale; "Sostituti ideali della religione". A questa classe appartengono

(1) La Religione della Natura, quel prodotto del XVIII secolo, che, tuttavia, non era né una religione né una cosa della natura. Era semplicemente un sistema speculativo così chiamato che avrebbe potuto offendere meglio il cristianesimo. Non fu mai professato in nessun luogo, se non dai suoi creatori, che non erano in uno stato di natura, ma erano colti con la cultura dei secoli cristiani. Questo tentativo di darci il cristianesimo senza Cristo è fallito completamente

(2) Il tentativo di Strauss di costruire sul nostro fisico moderno una fede in cui l'universo è diventato l'unico Dio. Ma l'uomo può solo amare il bene e fidarsi del giusto, e poiché questi sono gli attributi di una persona, Strauss ha fallito

(3) L'apoteosi comtista dell'uomo. Ma l'adorazione implica riverenza. Il pensatore nel suo studio, erede di una splendida eredità, può ben sentire quanto magnifici siano i doni dell'umanità; Ma che cosa ha fatto l'umanità per il condannato o per la miserabile vittima della lussuria? La religione di cui l'uomo ha bisogno non è quella che può deliziare solo gli illuminati, ma quella che può salvare i perduti

(2.) Le vere religioni, quelle della storia e dei fatti. Questi possono essere suddivisi in

(1) Le religioni nazionali del passato. Tutt'intorno a noi giacciono le rovine delle antiche fedi dell'Egitto, della Fenicia, della Grecia, di Roma. Sono tutti morti, per non rianimare più: soppiantati dalla fede universale e unificante di Cristo

(2) Passando dal passato morto al presente vivente abbiamo... (a) Confucianesimo: ma la sua saggezza prudenziale è priva dell'entusiasmo dell'umanità. Guardatelo come si realizza in un popolo così arguto ma così fermo, e poi immaginate cosa sarebbe se il mondo fosse un immenso impero cinese. (b) Brahminismo: la più terribile tirannia dei costumi e delle caste, alla quale la moralità è sconosciuta, e che può divinizzare il più vile con la stessa facilità del migliore. Il brahmanismo universalizzato non poteva che significare l'uomo depravato, e mandato stancamente a vagare nel tempo alla ricerca dell'oblio eterno e della pace. (c) Il buddismo, numericamente la religione più potente del mondo: ma nonostante la sua ammirevole etica, una religione senza Dio né speranza, radicalmente egoista e tanto impotente quanto egoista. (d) L'Islam, la cui religione non purifica la casa e quindi non può rigenerare la razza. (e) L'ebraismo, che era grande solo come religione profetica, e la cui vita negli ultimi diciotto secoli non è stata che una reminiscenza

(3) Da queste fedi imperfette rivolgiamoci a ciò che ha creato la civiltà e le più nobili qualità morali del mondo occidentale. Studialo

(1) Per quanto riguarda il suo contenuto ideale. Prendete la sua concezione: (a) Di Dio. Un Dio come quello del cristianesimo, un eterno Padre e Sovrano, un infinito amore personalizzato e giustizia, ha una promessa illimitata di bene e di speranza per l'uomo. (b) Dell'uomo. Le dottrine cristiane sull'origine, la natura, il privilegio e il destino dell'uomo sono elevanti e nobilitanti come nessun'altra

(2) Per quanto riguarda i suoi risultati effettivi. Guardati intorno; vi trovate di fronte a una civiltà che nei suoi elementi alti, generosi e umani è stata creata dal cristianesimo; che ha, a tutti i suoi elementi ignobili e perniciosi, nel cristianesimo un nemico spietato. Ha trasformato il peccatore in santo, ha liberato lo schiavo, ha costruito l'ospedale e ha creato in ogni generazione un nobile esercito di maestri, riformatori, filantropi. Conclusione: La religione di Cristo è l'unica religione di cui l'uomo ha bisogno; è venuto da Dio per portarlo a Dio. Qui sta il segreto della sua preminenza. Altri sono sorti dalla ricerca di Dio da parte dell'uomo; questo per la ricerca di Dio per l'uomo. (Preside Fairbairn.) Natura religiosa e carattere religioso:

1.) L'espressione "provare dopo" si riferisce a ciò che essi stavano facendo come cieca progenie di Dio; e "trovatelo", a ciò che Dio, mai lontano, vuole che facciano. In uno si riconoscono i profondi aneliti di una natura fatta per Dio e per la religione; nell'altro uno stato soddisfatto di santa scoperta e riposo in Dio

(2) Che la natura e il carattere religioso debbano essere distinti è importante in vista di un grande pericolo religioso. Un tempo era dottrina comune che l'uomo peccatore non aveva alcuna affinità con Dio, aveva solo una natura anti-religiosa, e che nulla poteva essere fatto per noi o da noi fino a quando non fosse stata data una nuova natura. Ora, la pietà è considerata come una sorta di gusto naturale, e moltitudini si rallegrano di essere cristiani migliori di quanto non ci fossero un tempo, sulla base di un semplice sentimento naturale, perché riformatori migliori, ecc. Dove rimarremo bloccati in questo processo superficiale è troppo evidente. Il cristianesimo diventerà sempre più un fatto perduto, e un naturalismo insulso e senz'anima prenderà il suo posto

(I.) Che cosa significa avere una natura religiosa? Né più né meno che essere un uomo, un essere fatto per Dio e per la religione

(1.) Siamo fatti in modo da volere Dio, proprio come un bambino vuole il padre e la madre. La nostra natura non può desiderare consapevolmente Dio come un orfano per i suoi genitori perduti; eppure Dio è il complemento necessario di tutti i suoi sentimenti, speranze, soddisfazioni e sforzi. E non per questo meno ha fame di stare in disparte da Lui e di cercare di dimenticarlo, così come il pazzo affamato è nondimeno affamato da rifiutarsi di mangiare

(2.) Questo qualcosa nell'anima, che fa di Dio il suo principale e primo desiderio, include quasi tutto il suo naturale. Sente la bellezza di Dio e prova ammirazione verso di Lui. La ragione non ottiene soddisfazione finché non culmina in Lui. Anche la paura vuole venire a nascondersi nel suo seno; e la colpa, appassita sotto il Suo cipiglio, lo aggrotterebbe le sopracciglia solo se gli Ebrei non fossero esattamente giusti

(3.) Né queste cose sono meno vere sotto gli effetti pervertitori della depravazione. La natura umana così come è stata creata è retta; come nato o propagato una natura corrotta o danneggiata, ma per quanto abbia l'impronta divina originale su di esso. La natura religiosa si erge come tempio immobile per Dio, solo sfregiato e annerito dai fuochi di zolfo del male

(4) Negando quindi che la natura umana sia meno realmente religiosa perché depravata, non si deve negare che ci sono momenti e stati d'animo in cui sarà esasperata dalle perfezioni divine, cioè quando sarà tormentata dalla colpa e decisa su una condotta a cui Dio è noto per opporsi. Ma questi sono solo stati d'animo. La natura religiosa ha stati d'animo più costanti che perversi, e si protende sempre verso Dio in un certo modo di desiderio naturale

(II.) Che cosa significa avere un carattere religioso

(1.) Il mero desiderio naturale, il bisogno, il sentimento verso Dio non lo fanno. Che cosa significa che la natura si sente dietro a Dio quando la vita è completamente contro di Lui? Se un uomo ha un senso naturale dell'onore, questo lo rende un uomo d'onore quando tradisce ogni fiducia? Anche un ladro può avere un buon sentimento di giustizia, ed essere solo più consapevolmente colpevole a causa di ciò

(2.) Per rispondere alla domanda, due cose devono essere comprese in anticipo

(1) Che il carattere religioso è più e diverso dal carattere naturale. È ciò che risiede nella scelta, e di cui siamo quindi responsabili

(2) Che le anime sono fatte per Dio. Devono conoscerlo ed esserne coscienti

(3.) Assumendo questi punti, ne consegue che l'uomo non è mai in carattere religioso finché non ha trovato Dio, e che non lo troverà mai fino a quando tutta la sua natura volontaria, abbandonando i propri fini, non lo inseguirà e non interverrà con i suoi principi e fini. Dio non può avere spazio per diffondersi nell'anima quando si abbraccia. Con quanta facilità, e in quanti modi, le operazioni della natura meramente religiosa possono essere confuse con il carattere religioso. l. L'ammirazione per la bellezza di Dio: che cos'è, diranno alcuni, se non amore? Persino i profondi palpiti di bisogno dell'anima, che cosa sono se non la sua fame di giustizia? E così avviene che la religione è la stessa cosa del semplice sentimento naturale; e il sentimento dopo Dio sostituisce il trovare Dio. Ma non organizzerà una chiesa, né solleverà una missione, né istigherà una preghiera. È esattamente la religione di Erode, che ascoltò volentieri Giovanni e poi lo uccise. Pilato aveva la stessa natura religiosa, sentì la grandezza di Gesù e finì per abbandonarlo. Felice aveva la stessa religione, e Agrippa, e Balaam: il mondo ne è pieno: la sensibilità verso Dio e la verità, unita a una pratica non-ricezione di tutto

(2.) Ne risulta che ci sono sempre due tipi di religione; quelli che sono il prodotto del sentimento religioso più o meno cieco, e quelli che cercano la rigenerazione del carattere. La religione degli Ateniesi era del primo tipo, come lo sono tutte le idolatrie. Che prova spaventosa della natura religiosa del sentirsi vagamente dietro a Dio, immaginando che Ebrei sia nel sole, nella luna, nei serpenti, negli scarafaggi, ecc. Guardate questi e vedete come l'uomo si sente per Dio: lo trova dunque? E che cosa sono queste idolatrie, se non colline di carattere? 3. Anche sotto le spoglie del cristianesimo possiamo distinguere almeno due tipi di religione corrotta dalle infusioni dello stesso errore. Una è la religione delle forme, dove l'anima è presa da esse come una questione di gusto; ama giocare con riverenza sotto di loro; l'altra è una religione del sentimento nutrita dalla ragione: il sentimento di Dio nella bellezza della natura, deliziato dalle lezioni di virtù naturali di Cristo; e lodandolo come il più bello di tutti i grandi uomini

(4.) Ora, il vero vangelo è quello che porta il potere rigenerativo e crea di nuovo l'anima a immagine di Dio. Qualsiasi religione che non abbia questo è, finora, una religione finta. La domanda di prova, quindi, è: ho trovato Dio nella mia religione? La vita di Dio nell'anima dell'uomo, questo è un carattere religioso, e oltre a questo non ce n'è. (H. Bushnell, D.D.Se per caso potessero cercarlo e trovarlo.- Sentirsi alla ricerca di Dio. - Hassell, nel suo "Da un polo all'altro", cita quanto segue: "Un gruppo di groenlandesi battezzati", dice il signor Crantz, "un giorno espresse il loro stupore per aver trascorso la loro vita in uno stato di così completa ignoranza e sconsideratezza. Uno del gruppo si alzò immediatamente e parlò così: 'È vero che eravamo pagani ignoranti e non sapevamo nulla di Dio e di un Redentore; perché chi avrebbe potuto informarci della loro esistenza prima del tuo arrivo? Eppure ho spesso pensato che un rajak, con i dardi che gli appartengono, non esiste di per sé, ma deve essere fatto con la fatica e l'abilità delle mani degli uomini; e chi non ne capisce l'uso lo rovina facilmente. Ora, il più piccolo uccello è composto con maggiore arte del miglior rajak, e nessun uomo può fare un uccello. L'uomo è ancora più squisitamente fatto di tutti gli altri animali. Chi dunque lo ha fatto? Ebrei viene dai suoi genitori, e loro sono venuti di nuovo dai loro genitori. Ma da dove venne il primo uomo? Gli ebrei devono essere cresciuti dalla terra. Ma perché oggi gli uomini non crescono dalla terra? E da dove procedono la terra, il mare, il sole e le stelle? Ci deve essere necessariamente qualcuno che ha creato tutto, che è sempre esistito e non può avere fine. Gli ebrei devono essere inconcepibilmente più potenti e abili del più saggio degli uomini. Anche gli Ebrei devono essere molto buoni, perché tutto ciò che Ebrei ha fatto è tanto utile e necessario per noi. Se solo lo conoscessi, quale amore e rispetto dovrei provare per Lui! Ma chi lo ha visto o ha conversato con Lui? Nessuno di noi uomini. Eppure ci sono anche uomini che sanno qualcosa di Lui. Con costoro converserei volentieri. Appena dunque ho sentito parlare da te di questo Grande Essere, ti ho creduto immediatamente e volentieri, avendo desiderato per lungo tempo tali informazioni'".La parabola delle piante rampicanti:

1.) La prima particolarità della pianta rampicante su cui il signor Darwin richiama la nostra attenzione è "la lenta rivoluzione, in un cerchio più o meno grande, delle estremità superiori in cerca di un appoggio", e quando nelle loro rivoluzioni vengono messe a contatto con un oggetto solido, immediatamente premono contro di esso e così si attorcigliano intorno ad esso. La pianta non può stare in piedi da sola e inizia a cercare supporto non appena inizia a crescere. Non assistiamo forse in questi movimenti a un'analogia con l'apertura dell'anima verso Dio? L'anima sa che non può prosperare da sola, che ha bisogno di un Potere più forte di lei a cui aggrapparsi; e lo cerca se per caso lo trova. Ciecamente, nell'oscurità, le menti degli uomini brancolano dietro a questo Oggetto della loro fede. Non sono solo i pagani ad avere questa esperienza. Sai, amico mio, per quanto irreligiosa possa essere stata la tua vita, che il tuo cuore spesso anela a un bene che non hai ottenuto; che il senso di impotenza e di dipendenza a volte si impadronisce di te e ti scaccia dal cuore il grido: "Oh, se sapessi dove potrei trovarlo e aggrapparmi alla sua forza!" 2. "Su un'altra pianta", dice il signor Darwin, "tre paia di viticci sono stati prodotti contemporaneamente da tre germogli, e tutti sono stati diretti in modo diverso. Ho messo il vaso in una scatola aperta solo da un lato e obliquamente rivolta verso la luce; In due giorni tutti e sei i viticci puntarono con infallibile verità verso l'angolo più buio della scatola, anche se per farlo ognuno doveva piegarsi in modo diverso. Il viticcio è alla ricerca di un oggetto a cui aggrapparsi, la luce che arriva liberamente da un lato mostra che non c'è alcun oggetto, quindi i viticci girano nell'altra direzione; Il supporto è il più vicino sul lato in cui si trova l'ombra. Ma in che modo questo prefigura la nostra relazione spirituale con Dio? Dio è luce; è vero, ma le nuvole e le tenebre sono la dimora del Suo trono. Quando si dice che in Lui non c'è affatto oscurità, le tenebre sono morali; non c'è in Lui inganno, insincerità, odio. Il Suo carattere è leggero, ma ci sono molte cose della Sua natura che sono oscure per noi. Ed è proprio alla Sua grandezza trascendente che ci affidiamo la nostra fiducia. Vogliamo un Potere alla cui grandezza non possiamo abbracciare con il nostro pensiero. Un Dio di cui potevamo comprendere che non potevamo fidarci completamente. Ed è così che la nostra fede si allontana dalla luce sgargiante della saggezza umana verso le profondità insondabili della Deità. C'è un'altra somiglianza qui. L'oscurità è un simbolo dell'infinità di Dio, del velo della Sua natura dalla nostra vista. Ma è solo con l'aiuto delle ombre che vediamo. Guardate direttamente il sole e non vedrete nulla. È quando si dà le spalle al sole che si vede più chiaramente. La nostra fede, come i viticci, si rivolge non solo verso le tenebre che nascondono l'infinità di Dio, ma anche verso l'ombra, perché in essa è visibile qualcosa della Sua natura. L'ombra non solo nasconde, ma rivela. Non potete concepire una divinità assoluta. La tua mente è abbagliata quando guardi Dio in faccia, proprio come i tuoi occhi sono abbagliati quando guardi il sole. E gli uomini hanno sempre trovato necessario imparare che cosa sia Dio guardando verso le ombre e i tipi che Ebrei 101 ha dato. L'Incarnazione è Dio nell'ombra. La nostra fede trova qui qualcosa a cui possiamo aggrapparci e a cui possiamo aggrapparci

(3.) "Sapendo", dice il signor Darwin, "che i viticci evitavano la luce, diedi loro un tubo di vetro annerito all'interno, e una lastra di zinco ben annerita; ma ben presto si allontanarono da questi oggetti con quello che posso solo chiamare disgusto, e si raddrizzarono. Qui non abbiamo una somiglianza, ma un contrasto. Spesso i viticci del nostro desiderio si fissano a ciò che ci contamina; e la fede che dovrebbe legarci saldamente alla giustizia e alla potenza di Dio è intrecciata intorno a qualche vile superstizione o a qualche peccato irretinte

(4.) "Quando un viticcio", dice ancora il nostro maestro, "non è riuscito ad afferrare un sostegno, né con il proprio movimento rotatorio né con quello del germoglio, né girandosi verso qualsiasi oggetto che intercetti la luce, si piega verticalmente verso il basso e poi verso il proprio stelo, che afferra, insieme al bastone di sostegno, se ce n'è uno". Così, quando i nostri istinti spirituali che si rivolgono naturalmente a Dio e alla bontà non si aggrappano al loro normale sostegno, anch'essi sono molto inclini a volgersi verso il basso e verso l'interno, e ad aggrapparsi a quel sé che era la loro vera funzione legare a un solido sostegno. E quando ciò è fatto, gli affetti tendono a volgersi all'indietro su di sé; L'uomo arriva a credere solo in se stesso e ad adorare se stesso, e il carattere che si sviluppa è un prodotto molto sgradevole dell'egoismo e dell'egoismo

(5.) "Se il viticcio non si impiglia in nulla", dice questo naturalista, "presto si secca e cade". È possibile così, con la semplice negligenza, distruggere quella parte della nostra natura con la quale ci aggrappiamo a Dio. L'estinzione della facoltà di fede è una calamità possibile, ed è la più terribile. Come può la pianta rampicante aggrapparsi quando i viticci sono appassiti e caduti? Da allora in poi dovrà strisciare nella terra ed essere calpestata dagli uomini. E come può l'anima elevarsi, quando tutte le facoltà con cui si aggrappa a Dio sono cadute in decadenza? 6. Ascoltiamo di nuovo il signor Darwin: "I viticci, subito dopo aver catturato un supporto, diventano molto più forti, più spessi e durevoli, e questo dimostra quanto i loro tessuti interni debbano essere cambiati. Occasionalmente è la parte che è avvolta attorno a un supporto che diventa principalmente più spesso e più forte. Non è forse vero anche nel regno superiore? Gli istinti dell'anima che si avvicinano a Dio si rafforzano meravigliosamente quando lo trovano e si impadroniscono della sua potenza. La fede cresce con l'esercizio

(7.) "Il viticcio colpisce un oggetto", prosegue il signor Darwin, "e lo afferra saldamente. Nel corso di alcune ore si contrae in una spira, trascinando verso l'alto il gambo e formando un'ottima molla. Tutti i movimenti ora cessano. Con la crescita, i tessuti diventano presto meravigliosamente forti e durevoli". Il carattere stesso e la qualità dei viticci stessi cambiano man mano che si fissano al loro supporto e svolgono la funzione a cui la natura li ha assegnati. E così è con queste nostre facoltà spirituali che ci aggrappiamo a Dio. La nostra fiducia, invece di essere una cosa tenera e fragile, diventa salda e forte e ci tiene saldi al trono di Dio con la consapevolezza che le scosse del cambiamento non possono spezzare né le tempeste delle avversità allentare. 8. Ancora una volta, "I viticci e gli internodi di Ampelopsis hanno poco o nessun potere di ruotare; i viticci sono poco sensibili al contatto; le loro estremità uncinate non possono afferrare i loro oggetti; non stringono nemmeno un bastone a meno che non abbiano estremo bisogno di sostegno; ma passano dalla luce all'oscurità e, allargando i loro rami a contatto con qualsiasi superficie quasi piana, sviluppano dischi. Questi aderiscono per secrezione di cemento a una parete o anche a una superficie levigata. Il rapido sviluppo di questi dischi aderenti è una delle peculiarità più notevoli possedute da qualsiasi viticcio". Non posso fare a meno di vedere in questo un'analogia di quel fenomeno della vita spirituale a cui siamo così spesso testimoni, per mezzo del quale quelle nature che hanno solo un piccolo potere di comprendere la verità religiosa - di raggiungerla e di afferrarla con la loro comprensione - vi si aggrappano ancora in un modo tutto loro. e tieniti stretto ad esso anche molto saldamente. Ci sono cristiani la cui fede non sembra aver bisogno dei fili conduttori della logica o della teologia, ma si innalza con la propria intuizione sicura. Ed è una cosa benedetta che coloro per i quali i sentieri della filosofia sono spinosi e i ripidi della speculazione difficili da scalare, possano così, con una semplice e diretta fiducia nel Cristo stesso, che è per tutti coloro che lo ricevono la Via, la Verità e la Vita, ascendere alle altezze serene e tranquille della virtù. (Washington Gladden, D.D.Anche se gli Ebrei non sono lontani da ognuno di noi.Non lontano da nessuno di noi: Questo è il pensiero principale che il Vangelo ci impone in vari modi. Nel suo Figlio Gesù Cristo Dio si è avvicinato al mondo

(2.) La dimora dello Spirito Santo nel cuore del cristiano avvicina Dio

(3.) Ma Paolo parla della presenza di Dio nella natura

(I.) Distinguere tra la rivelazione di Dio attraverso la natura e nelle Scritture

(1.) La rivelazione nella natura è la più antica e la più diretta, quella nella Scrittura la più tarda e la più mediata

(2.) Dio ci parla per natura in modo inarticolato; dalla Scrittura con voce articolata. "La natura è molto bella, ma è così insensibile". 3. La natura parla di più ai nostri sentimenti e alla nostra immaginazione. La Scrittura più per la nostra comprensione

(II.) Si notino alcuni dei segni della natura di Dio. l. Il suo effetto sui sensi come prova della bontà divina

(2.) Il suo effetto sulle emozioni che danno un piacere squisito ed evocano gratitudine verso il lavoratore invisibile

(3.) Il suo effetto sull'immaginazione produce la coscienza della presenza di una mente in sintonia con la nostra

(4.) Il suo effetto sulla ragione rivelando oltre a Dio l'immortalità e creando un senso di peccato

Ma la natura può solo suggerirci quelle verità di cui abbiamo bisogno per la nostra pace e salvezza, per la loro piena esposizione dobbiamo rivolgerci alla Bibbia. (E. Johnson, M.A.La vicinanza di Dio: Dio non è lontano da ognuno di noi

(I.) Nella natura e nelle aspirazioni dell'anima. "Anche noi siamo la Sua progenie"". Non dobbiamo pensare che la Divinità sia simile all'oro, all'argento, o alla pietra scolpita dall'arte e dall'ingegno dell'uomo". L'arte dello scultore può avere un'esatta somiglianza con il corpo umano, ma non può fare una similitudine con l'anima. Ed è nell'anima che si trova la somiglianza del nostro bambino con Dio. Ebrei, che è il Padre dei nostri spiriti, deve essere egli stesso uno spirito. E che il nostro spirito sia dotato di ragione, affetto e volontà, suggerisce la concezione di un'intelligenza suprema, l'affetto. Lo stesso vale per le nostre doti morali. Il nostro senso del bene e del male (Romani 2. 15 ) punta verso l'alto verso un Essere di assoluta verità e santità. E così anche i desideri della nostra anima sono indicazioni di un Essere nel cui amore possiamo trovare riposo assoluto, e dalle cui risorse possono essere soddisfatti tutti i nostri bisogni spirituali. La progenie porta le sembianze del Padre universale. È la Sua testimonianza, la Sua impronta e il marchio della nostra Paternità Divina; "in cui Ebrei non è lontano da ognuno di noi".

(II.) Nella Sua presenza essenziale. Ebrei è onnipresente nella Sua autorità e influenza, come un re in tutti i suoi domini. Ma la Sua presenza non è solo influente, è reale. "In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo". Ebrei è Dio "al di sopra di tutti, per mezzo di tutti e in tutti voi"". Ebrei riempie il cielo e la terra". Questa presenza universale e attuale di Dio è, secondo la Scrittura, la fonte della Sua perfetta conoscenza. C'è senza dubbio un mistero sublime in questa concezione. Ma posso concepire altrettanto facilmente uno spirito infinito che riempie l'immensità come uno spirito finito che riempie il mio corpo. Né c'è alcuna parentela tra questa onnipresenza divina e il panteismo. C'è una differenza mondiale tra dire che Dio è ovunque e dire che tutto è parte di Dio. L'uno lo degrada, l'altro lo esalta. L'uno è il fondamento di ogni idolatria; L'altro sta alla base di ogni vera adorazione e di ogni vera religione. Che l'uomo si renda conto che non potrà mai essere solo, perché il Padre è con lui, e il pensiero sublime lo tratterrà dal peccato, e proprio nella misura in cui apprende la saggezza, la potenza e l'amore di Dio, riempirà il suo cuore di fiducia e le sue labbra di preghiera, e sosterrà tutto il suo essere con la forza divina

(III.) Nell'opera quotidiana della Sua provvidenza. Ebrei "non ha mai lasciato se stesso senza testimonianza" della Sua presenza universale. Il suo sole splende allo stesso modo sui cattivi e sui buoni; tutte le rivoluzioni e l'ordine dell'universo materiale, e tutte le influenze misteriose che tengono insieme la società umana, testimoniano in perpetua la presenza e la bontà di Dio. È vero che gli uomini non sempre ascoltano questa testimonianza, e che quando la ascoltano spesso la fraintendono e la pervertengono. È facile per noi attribuire tutte queste cose all'azione di cause seconde, e persino adorare le cose che si vedono, e non è meno facile attribuirle tutte all'azione cieca della legge naturale, ed escludere ogni pensiero di una legge intelligente. Ma dopo tutto c'è nell'anima dell'uomo una percezione intuitiva di Dio e un desiderio di Lui. "Poiché gli Ebrei hanno fatto di un solo sangue", ecc., cioè gli Ebrei costituiscono la loro natura comune "affinché cerchino il Signore", ecc. Ed è a questa comune natura religiosa che si sente dopo Dio che le Scritture si appellano costantemente

(IV.) Come nostro giudice. L'incompletezza e i disordini della vita presente puntano tutti a una punizione oltre la tomba. La coscienza ce ne avverte. La speranza aspira ad essa. La paura si ritrae da essa. E chi determinerà questo destino per noi, se non il Dio nelle cui mani è il nostro respiro e di cui sono tutte le nostre vie? E quanto è vicino il giudizio! C'è solo un soffio tra noi e la morte e le tremende realtà che essa ci rivelerà. Il giudice sta alla porta. Il nostro carattere sarà determinato, e la nostra condizione sarà fissata da Dio in cui viviamo, ci muoviamo e abbiamo il nostro essere

(V.) Nella predicazione del vangelo e in tutti i mezzi di grazia e di salvezza. È qui che la religione rivelata interviene per integrare e dare efficacia all'insegnamento della religione naturale. (H. J. Van Dyke, D.D.) La vicinanza di Dio all'uomo:

1.) In relazione a questa verità la nostra razza può essere divisa in cinque classi

1.) Coloro che godono della Sua presenza, come il Salmista, che disse: "Quando sarò sveglio, sarò ancora con Te". 2. Coloro che sono stolidamente insensibili alla Sua presenza, come quelli descritti da Paolo in Efesini 2:12 come "senza Dio e senza speranza nel mondo". 3. Coloro che hanno un orribile terrore della Sua presenza, come quelli di Giobbe 21:14. "Partire!" -Questo è il grido incessante dell'inferno

(4.) Coloro che sono alla seria ricerca della Sua presenza (Giobbe 23:3 ). Questa classe comprende tutti coloro che sono sinceri

(5.) Coloro che teoricamente negano la Sua presenza (Giobbe 22:12, 13). Ma queste diverse opinioni e sentimenti non alterano, nemmeno all'ombra di un'ombra, il fatto che Dio è vicino. La terra spazza il suo maestoso corso intorno al sole, sebbene tutti i sacerdoti di Roma neghino il fatto del suo movimento. Dio è...

(I.) Localmente vicino (Geremia 23:24 ). Un esistente assoluto non ha alcuna relazione con il tempo o con il luogo. Nessuna metafisica può spiegare, nessun pensiero finito comprendere, come gli Ebrei possano essere ugualmente presenti in tutti i luoghi allo stesso tempo; ma la sua negazione implica contraddizioni filosofiche, divinizza Dio e contravviene agli insegnamenti più chiari e sublimi dell'ispirazione. Allora

1.) Tutti gli uomini dovrebbero vivere sotto l'impressione costante della Sua presenza

(2.) Tutti i tentativi di segretezza nel peccato sono fino all'ultimo grado futili e assurdi

(3.) La morte non può effettuare alcuna separazione locale dell'anima da Dio

(II.) Relazionalmente vicino. Ebrei è la parentela più stretta che abbiamo. Ebrei è il nostro Sovrano, che domina tutte le cose che riguardano noi e la nostra storia; nostro Padre, il nostro Creatore, che ha creato ogni particella del nostro essere; il nostro Proprietario, la nostra Vita. Senza di Lui non possiamo muovere un muscolo, respirare un respiro, pensare un pensiero, provare un'emozione. "In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo". Due verità sono deducibili dalla Sua vicinanza relazionale

(1.) Che la necessità dell'Espiazione non può essere discussa in modo soddisfacente, per le menti pensanti, sulla remota relazione di Dio come Governatore dell'uomo

(2.) Che la conservazione della perfetta libertà di azione morale dell'uomo è molto meravigliosa. Mentre Ebrei 101 muove, noi siamo moralmente liberi nel muoverci. Il come di tutto questo è il problema con cui tutte le epoche riflessive hanno lottato duramente, e fino a questo momento rimane irrisolto. Sento di essere libero, e nessun argomento può distruggere questo sentimento

(III.) Simpaticamente vicino. Quanto è vicino il cuore di una madre al suo bambino! Ma noi siamo più vicini al cuore di Dio di quanto il bambino sia al cuore di quella madre. "Può una donna dimenticare il suo bambino che allatta", ecc. Ci sono tre cose che mostrano la vicinanza del Suo cuore a noi

(1.) La sua bontà distintiva nella creazione della nostra esistenza. Ebrei 101 ha dato maggiori capacità di felicità di quelle che Ebrei ha per qualsiasi altra creatura di cui abbiamo una qualche conoscenza. I piaceri sensuali, intellettuali, sociali e religiosi sono nostri

(2.) La sua meravigliosa pazienza nella preservazione della nostra esistenza. Noi siamo ribelli contro il Suo governo come creature decadute, eppure come sopportano gli Ebrei (Versetto Osea 2:8 )

(3.) La sua infinita misericordia nella redenzione della nostra esistenza. Ecco il culmine dell'amore. "Dio ha tanto amato il mondo", ecc. Conclusione: È vero che il Dio che indaga il cuore è così vicino a noi? 1. Allora la nostra indifferenza è più anomala della condotta di colui che si sdraia a dormire sul seno di un vulcano in fiamme

(2.) Allora quanto è assurda e malvagia l'ipocrisia

(3.) Allora cerimonialisti, perché essere così particolari riguardo ai rituali, ai luoghi e ai tempi di adorazione? "Dio è uno Spirito". (D. Thomas, D.D.) Rendendosi conto della vicinanza di Dio: - Si dice che siamo, noti per essere, più vicini al sole in inverno che in estate. Ma l'accresciuta rapidità del moto terrestre nella sua orbita, insieme all'inclinazione dell'asse nella stessa, impedisce l'aumento del calore che altrimenti sarebbe inevitabile. La superficie della terra, per questo motivo, è esposta molto meno tempo ai raggi del sole, e in modo così obliquo che il calore è diminuito dalla vicinanza. Proprio così, il mondo può essere più vicino a Dio in posizione, grazie ai vantaggi provvidenziali, alle opportunità e nella conoscenza divina speculativa, più vicino e tuttavia più lontano dall'amore di Dio, meno influenzato dalla Sua misericordia, meno riscaldato e vivificato dalla Sua luce. Così può essere con un cuore individuale. Un uomo può davvero essere più lontano da Dio in posizione di un altro, e tuttavia avere una stagione estiva nella sua anima; mentre l'altro, sebbene più vicino a ogni vantaggio e opportunità, può rimanere nel cuore dell'inverno. Il clima dell'anima non dipende tanto dalla vicinanza e dall'abbondanza dei raggi, se essi volano rapidamente attraverso di essi e se ne allontanano obliquamente, ma dalla fermezza e dalla costanza con cui sono ricevuti da un cuore rivolto direttamente verso di essi. Guardare costantemente a Cristo è la condizione della luce e della vita. (W. Cheever.) La vicinanza di Dio all'uomo: effetti della coscienza di: - Due uomini camminano sulla stessa pianura, e ciascuno volge il viso verso il cielo. La luce del sole risplende su entrambi, ma uno non vede il sole, mentre l'altro vede non solo la luce, ma la faccia del sole, e il suo occhio è sopraffatto dalla sua gloria. Cosa fa la differenza tra i due? Non che uno sia nelle tenebre e l'altro nella luce; non che uno sia vicino al sole e l'altro lontano; non che uno abbia un occhio costituito in modo diverso dall'altro; ma semplicemente che c'è una nuvola sottile tra il cielo e l'uno, e nessuna nuvola tra esso e l'altro. Quest'ultimo non solo può rintracciare la prova che c'è un sole, e che lui è lassù, ma ha la presenza di quel sole davanti al suo volto, e la sua gloria che riempie i suoi occhi. Così due uomini stanno in relazione al Dio universale e onnipresente. Si crede, si deduce, si sa intellettualmente, che Ebrei è; sì, che Ebrei è presente; eppure non lo discerne: è una questione di deduzione, non di coscienza; e pur credendo che Dio è, e che gli Ebrei sono presenti, egli pecca. Un altro discerne spiritualmente, sente la Sua presenza; ed egli 'starà in timore e non peccherà'. (W. Arthur, M.A.)

28. In Lui viviamo, ci muoviamo e siamo.-In Lui viviamo, ci muoviamo e siamo:-

(I.) Alla base di tutte le false teorie della religione ci sono visioni errate della natura di Dio.

1.) Che Ebrei è un Essere limitato, che dimora nei templi, ricevendo doni dall'uomo. Questa era l'idea popolare qui combattuta

(2.) Che Ebrei è un Essere infinito, ma rimosso da noi; il Creatore, ma non il Governatore Morale

(3.) Che Ebrei è l'unico Essere, tutto ciò che è semplicemente fenomeni di Lui; in modo che non ci sia un'esistenza separata, nessuna attività personale, responsabilità, peccato, santità o aldilà

(II.) La vera dottrina qui insegnata

(1.) Che Dio è un Essere personale, distinto dal mondo; il suo Creatore e PresentatoVersetto 2. Che Ebrei non è lontano da nessuno di noi, ma è presente ovunque, guarda, dirige, controlla tutte le cose; un Essere da cui dipendiamo e verso il quale siamo responsabili

(3.) Che la nostra dipendenza da Lui è assoluta per l'essere, la vita e l'attività, ma allo stesso tempo è coerente con l'esistenza separata, la libertà e la responsabilità

(III.) Questi sono i punti fermi nel teismo di Paolo. Come devono essere compresi questi punti? 1. Per il motivo. Il problema da risolvere è come l'agente onnipresente della Causa Prima si ponga in relazione al mondo fenomenico

(1) La soluzione più naturale è quella panteistica. (a) Perché è il più semplice e il più intelligibile. (b) Perché è stata la soluzione più generalmente accettata. Brahm era la sostanza universale di cui tutte le cose sono la manifestazione. Questo principio era alla base del culto della natura degli Egiziani, ed era la fede esoterica dei filosofi greci superiori e della scuola alessandrina. Riappare tra gli scolari, ed è la fede popolare di molti insegnanti moderni

(2) Il rimbalzo da questo estremo è il Deismo, un Dio ultramondano, ma indifferente a qualsiasi Sua efficienza negli eventi del mondo

(2.) Dalle intuizioni della nostra natura morale e religiosa illuminate dalle Scritture

(1) Che tutta l'esistenza è da e in Dio

(2) Che tutta la vita proviene da Lui e in Lui, e... (3) Ogni attività, fino a quel punto che senza il sostegno di Lui nessuna causa seconda potrebbe agire

(IV.) Da tutto ciò consegue

1.) Che siamo sempre più vicini a Dio. Questa presenza è una presenza di conoscenza, potere, approvazione o disapprovazione

(2.) Che siamo quindi dipendenti per la vita naturale, intellettuale e spirituale

(3.) Che questo consenso dell'umano e del Divino è secondo leggi fisse, che sono, tuttavia, sotto il controllo di un Dio personale, che può sospenderle a volontà. Se riconosciamo queste leggi e agiamo in base ad esse, sperimentiamo il loro normale funzionamento, diventiamo sempre più destinatari della vita di Dio. Se li trasgrediamo, il risultato opposto è inevitabile

(4.) Che poiché tutto il nostro essere e la nostra beatitudine dipendono dal mantenere la vera relazione con Dio, dovremmo stare sempre in guardia contro la violazione delle Sue leggi; in tutte le cose agendo secondo la Sua volontà, sentendo la nostra dipendenza e il nostro obbligo, rendendogli fiducia, gratitudine e amore

(5.) In ogni circostanza siamo sempre in contatto con la fonte infinita della conoscenza, dell'essere e della beatitudine; ma i malvagi sono sempre in contatto con Lui come un fuoco consumante. (C. Hodge, D.D.) In Lui viviamo, ci muoviamo e siamo: -In Lui-

(I.) Noi viviamo. Senza di Lui la nostra vita decadrebbe e si spegnerebbe come una fiamma che è stata improvvisamente privata del suo elemento sostenitore

(II.) Ci muoviamo. Senza di Lui non solo siamo inerti e indifesi, ma nemmeno un movimento che sostenga la vita delle piante sarebbe possibile per noi

(III.) Abbiamo il nostro essere. In Lui noi siamo; senza di Lui non solo dovremmo cessare di essere ciò che siamo, ma dovremmo cessare di essere affatto; è solo la mano di Dio che si interpone tra noi e l'annientamento. (W. L. Alexander.In Dio: Applichiamo la dottrina di Paolo a...

(I.) Il mondo della materia. Siamo incarnati da forze potenti che consideriamo semplicemente come strumenti di Dio. Ma la scienza si presenta come interprete di Dio, e indica con Sir Giovanni Herschel la forza di gravitazione, ad esempio, come l'energia di una volontà onnipresente. Ancora una volta, parliamo di "materia morta", ma la scienza prende gli atomi ultimi di cui si occupa la chimica, così piccoli che nessun microscopio può rilevarli, e dà loro spazio libero per muoversi all'interno della decimilionesima parte del venticinquesimo di pollice ciascuno, e li mostra spintonarsi l'un l'altro con un'attività incessante, anche nel blocco di pietra e nella barra d'acciaio; e secondo Jevons ognuno di questi atomi ariosi è probabilmente un sistema molto più complicato di quello dei pianeti e dei loro satelliti. Ma secondo Faraday e Boscovitch un atomo è un mero centro di forza. Quando l'abbiamo analizzata nei suoi costituenti elementari, è viva di energie inconcepibilmente sottili. E tutta questa forza è l'energia immediata dell'onnipresente Creatore. "La materia è forza e la forza è mente", dice la scienza. Così dice la Scrittura. "Mediante la parola del Signore sono stati fatti i cieli". Questa solida struttura non è, nella sua essenza più intima, altro che una forma del pensiero di Dio

(II.) Il corpo umano

(1.) Vediamo come la stessa forza divina tiene insieme la nostra struttura fisica. Cinque o sesti di essa sono acqua, una creatura di quella forma di forza chiamata affinità chimica. Ogni molecola è un composto di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Se non fosse per l'azione costante di questa forza divina, che tiene l'elemento gassoso in una combinazione inflessibile, i nostri corpi diventerebbero una forma di materia invisibile come l'aria. Oltre a ciò, i processi di crescita e di riparazione sono portati avanti incessantemente da questa stessa energia chimica di Dio che incolla sempre atomo ad atomo nel sangue, nella pelle e nelle ossa, ecc., sotto la direzione dell'operaio maestro che chiamiamo Vita, nella cui abilità vediamo l'intelligenza divina di Colui in cui viviamo e che rinnova la nostra sostanza giorno dopo giorno

(2.) Ed è meraviglioso quanto Dio fa e quanto poco facciamo noi. Respiriamo perché non possiamo farci niente. Da una specie di batteria elettrica di cellule nella testa scorre lungo i nervi una corrente di forza divina, che fa lavorare i muscoli della respirazione, nonostante il massimo sforzo di volontà per trattenere il respiro. Mangiamo e beviamo, ma è semplicemente come il servo che apre la porta di casa per ricevere le provviste. La corrente nervosa fornisce all'apparato digerente il potere di convertire il cibo in carne, e aziona la pompa di forza centrale che trasporta in ogni parte del sistema il suo giusto rifornimento. E se dipendesse da noi mantenere il cuore pulsante? E ancora, in ogni movimento e in ogni espressione tutto ciò che facciamo è per la nostra volontà di liberare la forza quasi elettrica che è in noi, ma non è nostra, per mezzo della quale si contraggono i muscoli appropriati e si compie la nostra volontà. "In Lui ci muoviamo". Ma gran parte della nostra esperienza è passiva. Caldo e freddo, amaro e dolce, chiaro e scuro, ecc. Che cosa siamo noi per tutte queste fasi di forza circostante se non un'arpa di tante corde che risponde alle dita di Dio nella Natura? E poi questi tocchi esteriori delle dita divine risvegliarono altri poteri. Il dolore del fuoco e il rinculo della carne sono indipendenti dalla nostra volontà, e l'azione di una volontà non è la nostra. Così di nuovo con il nostro istinto; il loro potere automatico è l'energia immediata del Dio in cui viviamo

(III.) La mente. Il nostro pensiero avviene per mezzo del cervello, come il nostro sollevamento avviene per mezzo dei muscoli. In entrambi i casi premiamo semplicemente il tasto. La corrente divina del potere scorre secondo la misura della porta che apriamo, sia essa stretta nel caso del contadino o larga in quello del filosofo

(IV.) L'anima. "Noi siamo la Sua progenie". È il suo ruscello che scorre incessantemente che riempie le minuscole pozze della nostra esistenza. Pensiamo; ma tutta la verità che pensiamo sia Sua. Le nostre scoperte sono le Sue rivelazioni. Desideriamo; ma le nostre aspirazioni sono le ispirazioni di Dio. Preghiamo; ma la preghiera è la circolazione del Suo Spirito attraverso di noi e di nuovo a Lui. La nostra è la gioia di fare il bene, ma è una cosa sola con la gioia di Dio nella bontà; il nostro è il dolore di fare il male, ma è la resistenza di Dio dentro di noi al male. (J. M. Whiton, Ph.D.) Il nostro essere in Dio:

1.) Dov'è Dio? Voi risponderete: "In cielo". Vero. Nostro Signore ci insegna a pregare: "Padre nostro che sei nei cieli"; E quale bambino non desidererebbe essere dov'era suo padre? Qui sulla terra non possiamo vedere Dio. In cielo Ebrei è visto nella Sua gloria

(2.) Ma Dio è confinato al cielo? Molti lo pensano così, e molti lo desiderano, affinché gli Ebrei non prestino attenzione a loro e alle loro vie. Ma Dio dice: "Non riempio io il cielo e la terra?" L'eternità di Dio contiene tutto il tempo; l'essere di Dio, tutto l'essere; l'infinità di Dio, tutto lo spazio. Se potessimo vederlo qui così pienamente come gli angeli, anche questo sarebbe il cielo. Eppure "Dio è dappertutto, interamente, eppure tutto Lui non è in nessun luogo". Infatti, se gli Ebrei non fossero qui interamente, gli Ebrei sarebbero divisi in parti; il che non può essere. L'aria ci circonda, e noi ci siamo dentro, anche se non la vediamo, solo, a volte, l'umidità in essa. Dio ci circonda e noi siamo in Lui, anche se non abbiamo sensi per vederlo o sentirlo

(3.) Dio opera in tutte le cose intorno a noi, operando a distanza, o dando leggi secondo le quali tutte le cose dovrebbero essere e realizzare il loro essere. Dovunque c'è o si può lavorare, c'è Dio. Non è con Dio come quando costruiamo una casa e separiamo ciò che è fuori da ciò che è dentro, che così Dio dovrebbe essere escluso dalle opere delle Sue stesse mani. Ebrei è sopra, sotto, dietro, davanti a loro; non una parte di essi, non mescolata con essi, né confusa con essi; né fanno parte di Lui; eppure non ostacolano la Sua presenza. Ebrei non è in un modo dentro di loro, in un altro modo senza di loro; ma un solo e medesimo Dio tutto dappertutto

(4.) Ma poi, poiché Dio è dappertutto, ci muoviamo, parliamo, agiamo, pensiamo, in Dio. Questa potrebbe essere la beatitudine quasi dei beati in cielo. Ma ha anche il suo lato terribile. Poiché pensiamo, parliamo, agiamo in Dio, allora ogni peccato è commesso in Dio. Non può essere altrimenti. Non si può sfuggire alla presenza di Dio più di quanto non si possa sfuggire all'aria che si respira. L'infinita, immutabile santità di Dio è colta da ogni peccato di ogni creatura, ma non può essere danneggiata da ogni peccato. I sentimenti umani che Dio ci ha dato fanno sì che gli uomini si tirino indietro dal compiere opere di vergogna anche in questa luce creata. Ma per Dio, le tenebre sono luce. Dio non solo vede attraverso l'oscurità, ma anche gli Ebrei sono in essa. Ecco gli Ebrei, dove tu pecchi. Non puoi allontanarti da Dio, se non per incontrarLo. Puoi allontanarti dal Suo amore, ma solo per incontrarlo nel Suo dispiacere. Convertiti, dunque, nel dolore del tuo peccato, e lo incontrerai e vedrai che ti perdona

(5.) Sì, c'è una presenza più benedetta di quella attraverso la quale, nella natura, "viviamo, ci muoviamo e siamo" in Dio, più vicina, più vicina, più cara, più piena, per cui l'anima, per grazia, può essere, o è, in Dio. Dio ha voluto, prima della fondazione del mondo, farci una cosa sola con Sé in Cristo. Gli ebrei non ci hanno creati per esistere solo attraverso di Lui, o per essere circondati da Lui. Gli Ebrei volevano che fossimo nell'unione più intima dell'amore e dell'essere di cui gli esseri creati sono capaci. A questo scopo Dio il Figlio, in eterna armonia con la volontà del Padre, ha portato l'età adulta in Dio. Quando gli uomini videro il Signore nostro Gesù Cristo nel corpo, videro Colui che non era solo uomo, ma Dio; videro Colui che era, con il Padre, un solo Dio. E questa unità con noi Ebrei 50 'ha presa, non solo per riconciliarci con Dio allontanando l'ira del Padre, ma per unirci a Dio in Sé. Meravigliosa misericordia! Eppure, poiché Dio si è degnato di fare questo, sarebbe più strano che Dio, che è la vita della nostra vita, ci formasse capaci di questo, e tuttavia non ci desse il suo amore, se lo vogliamo; che gli Ebrei 101 rendano capaci di essere uniti a Lui, e non ci uniscano se vogliamo. Così gli Ebrei non ci hanno lasciati. "Chi abita nell'amore, dimora in Dio e Dio in lui". Gli Ebrei che sono uniti al Signore sono un solo spirito". L'amore di Dio si diffonde nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è dato". 6. Poiché allora tutto è da Dio, e in Dio, poiché noi, se le nostre anime sono vive, siamo in Cristo e per Cristo in Dio, non c'è posto per rivendicare nulla come nostro. Farlo significava derubare Dio. Ma chi potrebbe desiderarlo? Quanto più benedetto è attingere ogni respiro della nostra vita in Lui. Come nella natura, anche la forza di cui gli uomini abusano contro Dio è ancora continuata da Dio, così, nella grazia, ogni atto con cui, dal sacrificio di Abele, Dio si è compiaciuto, è stato compiuto per la potenza della Sua grazia espressa negli uomini, e da Lui perfezionato in loro. Dove può dunque essere il vanto, o il pensiero di qualcosa come nostro, o il piacere di qualsiasi opera come nostra? (E. B. Pusey, D.D.L 'Onnipresenza di Dio:

(I.) La sua natura. L'idea semplice e popolare è che Dio è ugualmente presente ovunque. La comprensione, tuttavia, richiede un'affermazione più particolare per evitare che concepiamo Dio come esteso. La natura del tempo e dello spazio coinvolti in questa concezione è tra le questioni filosofiche più difficili. Fortunatamente, alcune delle verità più semplici sono le più misteriose. Sappiamo che i nostri spiriti sono qui e non altrove, eppure il rapporto delle nostre anime con lo spazio è imperscrutabile. Quindi sappiamo che Dio è dappertutto, ma la Sua relazione con lo spazio è al di là della scoperta

(1.) Ebrei è presente ovunque per quanto riguarda

(1) La sua essenza, poiché Ebrei non ammette divisione

(2) La Sua conoscenza, poiché nulla sfugge alla Sua attenzione

(3) La Sua potenza, come Ebrei, opera tutte le cose secondo il consiglio della Sua volontà

(2.) Questo attributo, quindi, include l'idea

(1) Che l'universo esiste in Dio. Tutte le creature "vivono, si muovono e hanno la loro esistenza" in Lui

(2) Che tutta l'intelligenza indicata nella natura è l'intelligenza onnipresente di Dio. Creature razionali Ebrei le ha dotate di un'intelligenza propria

(3) Che tutta l'efficienza manifestata nella natura è la potestas ordinata di Dio

(II.) Le sue conseguenze. Quindi

1.) L'universo è una manifestazione di Dio. Vediamo Dio in ogni cosa

(2.) Tutti gli eventi, la caduta di un passero o di un regno; il corso della storia; gli eventi della nostra vita, sono tutte manifestazioni della Sua presenza

(3.) Siamo sempre alla presenza di Dio. Tutti i nostri pensieri, sentimenti, azioni sono aperti alla Sua visione

(4.) Un Aiuto e una Porzione infinita sono sempre vicini a noi. La fonte di ogni beatitudine è sempre a portata di mano da cui possiamo trarre inesauribili provviste di vita

(5.) Tutti i peccati e i peccatori sono avvolti, per così dire, da un fuoco consumante. Loro non possono fuggire più di quanto noi possiamo fuggire dall'atmosfera

(III.) Riflessioni. La contemplazione di questa dottrina serve

1.) Esaltare le nostre concezioni di Dio facendo di tutte le cose la manifestazione della Sua gloria e potenza

(2.) Per promuovere la nostra pace e sicurezza, perché sappiamo che Dio è ovunque e controlla tutti gli eventi

(3.) Per eccitare la paura

(4.) Per stimolare la gioia e la fiducia

(5.) Insegnare ai peccatori la certezza e la paura del loro destino. Conclusione: Poiché ogni religione consiste nella comunione con Dio, e poiché ogni comunione suppone la Sua presenza, questa dottrina sta alla base di ogni religione. (C. Hodge, D.D.Accertatevi anche dei vostri stessi poeti hanno detto: Poiché anche noi siamo la Sua progenie.La citazione ha un interesse speciale perché è tratta da un poeta che era un connazionale di San Paolo. Arato, probabilmente di Tarso (circ. 272 a.C.), aveva scritto un poema didattico sotto il titolo di "Phoenomena", comprendente i principali fatti della scienza astronomica e meteorologica come allora conosciuta. Si apre con un'invocazione a Zeus, che contiene le parole citate da San Paolo. Parole simili si trovano in un inno a Zeusby di Cleante (300 a.C.). Entrambi i passaggi meritano di essere citati:

Da Zeus cominciamo; non lasciarci mai andare via

Il suo nome non è stato amato. Di lui, di Zeus, sono pieni

Percorriamo tutti i sentieri e tutti i mercati degli uomini;

Riempiva anche il mare, e ogni insenatura e baia;

E tutto sommato abbiamo bisogno dell'aiuto di Zeus,

Poiché anche noi siamo sua progenie

Arato, "Fenom.", 1-5

"Il più glorioso degli immortali, dai molti nomi,

Onnipotente e per sempre, tu, o Zeus,

Sovrano sulla natura, che guida con la tua mano

Tutte le cose che sono, le salutiamo con lodi. Te

"Tismeet che i mortali chiamano di comune accordo,

Poiché noi siamo la tua progenie, e noi soli

Di tutti coloro che vivono e si muovono su questa terra,

Ricevi il dono della parola imitativa".

Cleante, "Inno a Zeus". -(Dean Plumptre.)

L'uomo, progenie di Dio: - Questo fatto glorioso nella nostra natura -

(I.) Indica una somiglianza costituzionale con Dio. Significa qualcosa di più che essere creature di Dio, come la terra, il mare, il cielo, ecc.; ma implica somiglianze negli attributi essenziali: personalità spirituale, percezione intellettuale, sensibilità morale, simpatia amorevole, attività spontanea. Questa somiglianza

1.) Costituisce l'uomo la più alta rivelazione naturale di Dio. Benché sia relativamente un semplice atomo, egli è il più luminoso riflettore dell'Infinito. Come vedo l'oceano in una goccia di rugiada e il sole in una particella di luce, vedo Dio nell'uomo

(2.) Spiega il nostro potere di formare idee su Dio. Se non avessimo attributi simili, la Sua esistenza sarebbe per noi un vuoto. Se non avessimo la personalità, l'amore, ecc., le Sue perfezioni sarebbero prive di significato. L'aquila ha una visione della natura più vasta di quella che possiamo vedere noi; eppure non vede Dio perché non fatto, come noi, a immagine del Creatore

(II.) Suggerisce la logica delle leggi divine. Perché Dio ci ha dato delle leggi? Limitare la nostra libertà o limitare i nostri piaceri? Le Sue leggi, come quelle dei monarchi umani, derivano forse dalla politica dell'egoismo o della paura? Gli Ebrei sono obbligati, come i governanti mortali, a custodire il Suo trono per legge? No. Le Sue leggi sono le premurose istruzioni di un Padre amorevole, profondamente desideroso che la Sua progenie sfugga a tutti i mali e realizzi il sommo bene. Gli ebrei che hanno il vero spirito di un bambino diranno sempre con il Salmista: "Oh, quanto amo la tua legge!" Se qualcuno mette in dubbio questa interpretazione del codice divino, che

1.) Esamina attentamente il carattere di quelle leggi, e vedi se riesce a trovarne una che non tenda alla felicità

(2.) Consulta l'esperienza dell'obbediente e vedi se riesce a trovare qualcuno che non dica: "Nell'osservanza dei Tuoi comandamenti c'è una grande ricompensa".

(III.) Spiega l'interposizione di Cristo. Che cosa c'era nell'uomo insignificante e peccatore per arruolare questo? Era il valore intrinseco dell'anima umana? L'anima, è vero, è superiore all'universo irrazionale; ma è inferiore, forse, ad altre intelligenze; e in confronto alla mente infinita, che cos'è? Trovo la ragione nella relazione dell'anima, in quanto "progenie" di Dio. L'amore dei genitori tra gli uomini, invece di essere raffreddato dalle infermità del bambino, è acceso da loro. Questo principio, che è un impianto divino, mi permette di capire, in alcune umili misure, perché il Padre Infinito dovrebbe mostrare tutta questa meravigliosa compassione agli uomini

(IV.) Espone l'enormità del peccato. Quali leggi sono così vincolanti, quale autorità è così sacra come quella di un vero Padre? Quanto è odioso il peccato

1.) In relazione a Dio, quando pensi a Lui come a un Padre! La più grande ingratitudine è quella che trascura la gentilezza di un padre; La più grande criminalità è quella che viola i precetti di un padre; La ribellione più grande è quella che disprezza l'autorità di un padre

(2.) In relazione alla società. Siamo tutti fratelli e sorelle. Quanto sono dunque enormemente inique, dunque, la schiavitù, la guerra, la crudeltà e l'oppressione di ogni genere?

(V.) Ci aiuta a valutare la beatitudine trascendente del dovere. L'ufficio di un padre è quello di provvedere ai suoi figli. Come custode, Dio protegge la mente così come il corpo, e protegge la nostra esistenza con tutti i suoi diritti e interessi. Come educatore, Ebrei sviluppa tutti i meravigliosi poteri della nostra natura, ci addestra non solo per qualche ufficio nel tempo, ma per gli alti servizi dell'eternità. Come nutritore, Ebrei ha provviste per tutti i bisogni ora e per l'eVersetto Conclusione: Uomo, riverisci la tua natura! agisci in modo degno della tua alta relazione; tu sei un figlio dell'Infinito. Il grande universo è la casa di tuo Padre. Cerca per mezzo di Cristo il perdono dei tuoi peccati e il vero spirito di adozione, e troverai finalmente, nella grande eternità, una "dimora" preparata per te. (D. Thomas, D.D.L 'uomo, con poche eccezioni, non è mai stato in grado di credere di trovarsi solo nell'universo, un orfano indifeso, circondato da forze cieche e irresistibili, e spinto in avanti da un destino inevitabile. Ovunque la voce della natura dell'uomo sia autorizzata a parlare, essa afferma che egli è la progenie di Dio. Questo fatto è dimostrato da:

(I.) La superiorità intellettuale dell'uomo. Nella sua natura fisica egli è alleato degli animali inferiori; Ma la differenza intellettuale tra il selvaggio più basso e l'animale più alto è così grande che può essere spiegata solo dal testo. Le meravigliose potenze dell'uomo si manifestano nella scoperta delle leggi dell'universo, nell'imporre alla natura i suoi segreti, nell'assoggettarla a servirlo, e soprattutto nella sua capacità di conoscere Dio. Tutto ciò lo eleva incommensurabilmente al di sopra di tutte le altre creature

(II.) La sua natura morale. In tutti gli uomini c'è una conoscenza delle distinzioni rurali, e come da esse deriva il senso del dovere. In alcune comunità questa conoscenza è imperfetta e persino pervertita, ma c'è. Non può essere il risultato dell'educazione, ma deve far parte della costituzione della nostra natura, perché così universale. Questo fatto pone ancora una volta un abisso invalicabile tra l'uomo e tutte le altre creature, ed è inspiegabile se non in base all'ipotesi del testo

(III.) La sua natura religiosa

(1.) La sua coscienza della colpa, dimostrata ovunque dal sacrificio, mostra la sua alienazione da un Essere con il quale era stato un tempo in armonia

(2.) Le sue lotte per una vita più pura e più elevata non sono altro che lo sforzo del figlio di Dio per recuperare una condizione e una relazione perdute

(3.) La sua irrequietezza e insoddisfazione fino a quando non trova riposo in Dio è la prova culminante. Conclusione: Cristo è venuto per ricondurci a Dio, per farci veri figli in Lui, in modo che Suo Padre diventi nostro Padre. (J. Fraser, M.A.L'uomo, progenie di Dio: - Che benedetta dottrina! Quanto è alta la nostra dignità! Quanto è ricco il nostro patrimonio! Ovunque ci troviamo, in qualsiasi parte del Suo universo, siamo ancora nella Sua casa, la nostra casa. Non potremo mai superare il nostro patrimonio. Il Padre ha adattato la natura non solo per soddisfare i nostri bisogni, ma anche per provvedere al nostro diletto: lo scintillio della stella e della goccia di rugiada, il colore e il profumo del fiore, la freschezza e la bellezza per gli occhi, e il canto e la melodia per l'orecchio. La casa del Padre nostro non è appena arredata, ma riccamente decorata. Le rocce sono ammucchiate in montagne canute e altezze pittoresche; i boschi germogliano alla vita in primavera, carichi di fogliame in estate, o dondolano i loro grandi rami alla tempesta dell'inverno; il cielo piega le tende e rifila le lampade; le acque danzano a torrenti e saltano a cascata, oltre a riempire i mari; C'è l'oro come il ferro, le gemme come i graniti, il rossore e la fragranza dei fiori, così come la dolcezza e l'abbondanza dei frutti. Anche la struttura umana ha simmetria e forza, possiede molto più di quanto sia semplicemente essenziale per la vita e il lavoro; L'occhio, il labbro e la fronte sono ricchi di espressione e potere. Non c'è solo il potere del pensiero essenziale per gli affari e la religione, ma c'è la guarnitura dell'immaginazione, della poesia così come della scienza, della musica oltre alla parola, dell'ode e dell'oracolo così come dei fatti e della dottrina nella Scrittura, la lira del bardo non meno della penna dell'apostolo. Al di sopra della sensazione si eleva il potere della scoperta: l'invenzione si fonde con l'esperienza. Nell'uomo e intorno a lui non c'è mera provvista per le necessità; Ci sono lussi abbondanti. "La sua progenie" cammina nello splendore del suo amore. Li rallegra sapere che il potere che governa non è un oscuro fantasma velato di mistero; nessuna forza maestosa e onnipotente, uno scettro potente e senza ombre; non una mera onniscienza, un occhio che non dorme mai; non uno Spirito fioco, che ha la sua unica coscienza nella coscienza dell'uomo, ma un Padre con un cuore paterno che ci ama e ai cui desideri possiamo sempre fare appello, un orecchio paterno che ci ascolta e una mano paterna che benedice con beneficenze gentili e continue. E, come abbiamo vagato, non dirà ciascuno di noi: "Mi alzerò e andrò al Padre mio"? Gli Ebrei non accetteranno forse il ritorno del bambino, dandoci l'adozione di figli, rivelandosi misericordiosamente attraverso Cristo, il Fratello Maggiore, che ci porta a gridare con vera devozione filiale: "Padre nostro che sei nei cieli"? (Prof. Eadie.L'uomo è discendente di Dio: l'uomo non è asceso dall'animale, diciamo piuttosto che è disceso da Dio. La linea del suo albero genealogico punta non verso il basso verso la polvere, ma verso l'alto verso il cielo. "Il figlio di Set, il figlio di Adamo, il figlio di Dio". Poiché anche noi siamo sua progenie"; non la progenie dello scimpanzé. Confrontate la testa dell'uomo più incivile con la testa della scimmia meglio addestrata, e la differenza è immensa. Qual è la capacità del cervello di scimmia? Trentadue pollici cubi. Qual è la capacità del cervello umano? Novanta pollici cubi. Vedete quindi che il cervello dell'uomo più sottosviluppato, che non è assolutamente un idiota, è quasi tre volte più capace del cervello della scimmia più civilizzata in questo o in qualsiasi altro paese. Come contabilizzare la differenza? Al giorno d'oggi si parla e si scrive molto sull'"anello mancante", l'anello mancante tra la scimmia e l'uomo. Manca davvero l'anello! Non è un anello che manca, ma un'intera catena. La ragione umana non è uno sviluppo del cervello di scimmia; piuttosto è il risultato immediato della Vita Divina. (J. C. Jones, D.D.)

29 CAPITOLO 17

Atti 17:29

Perché, allora non dobbiamo pensare che la Divinità sia simile all'oro.- L'argomento cumulativo di Paolo: - Fino a questo Paolo ha fatto un'affermazione generale riguardo a Dio. Qui egli pone le basi di una vera e duratura filosofia cristiana. L'armamentario della Chiesa è nella parola "forasmuch". Getta l'uomo su se stesso e dice: "Se vuoi sapere che cos'è Dio, conosci te stesso". Poiché dunque siamo la progenie di Dio, non dobbiamo pensare", ecc. Gli ebrei 101 hanno creati; come hanno detto alcuni dei vostri poeti. Poi giudica il Padre dal figlio; il Creatore per mezzo della creatura fatta a sua immagine e somiglianza, e l'elevazione dall'umano al divino: l'ascesa della ragione e la via della fede. Ora so con certezza che la rappresentazione biblica di Dio è vera, perché è vera per me stesso. Il mio ragionamento è ora invincibile, perché prende questa svolta, cioè...

(I.) Poiché, dunque, non siamo completamente compresi, anche da coloro che ci conoscono meglio e ci amano di più, così Dio è un mistero

(II.) Poiché, quindi, non siamo stati visti dai nostri più cari ammiratori, non dobbiamo pensare che la Divinità possa essere vista. Non hai mai visto il tuo amico; Non hai mai visto te stesso. Qualsiasi mistero che troviamo in Dio, lo troviamo inizialmente e tipicamente nella nostra stessa natura

(III.) Come esprimiamo il nostro pensiero e sentimento attraverso il corpo e la forma, così fa Dio. Procediamo per incarnazione. Poiché, dunque, il nostro amore deve incarnarsi e incarnarsi, in modo da toccarci, non dobbiamo pensare che la Divinità sia indipendente dal metodo che tra noi gli Ebrei ha reso essenziale per l'unione e la felicità. Se siamo giunti a questa dottrina attraverso lo studio profondo della nostra natura e dei nostri modi di auto-rivelazione, quando arriviamo alla Betlemme storica sentiamo di essere solo tornati a casa. Quella Betlemme è stata nei nostri cuori, ed è il cerchio interno della nostra sacra casa

(IV.) Poiché, quindi, come perdoniamo ai nostri figli che si pentono dei loro peccati, non dovremmo pensare che la Divinità non sia disposta a perdonare. Poiché, dunque, come quell'uomo fece così a quel figlio peccatore, non dovremmo pensare che la Divinità sia una statua scolpita nel cielo. "Come un padre ha pietà dei suoi figli", ecc. (J. Parker, D.D.)

30 CAPITOLO 17

Atti 17:30

Ai tempi di questa ignoranza Dio strizzava l'occhio.-Dio e i tempi dell'ignoranza:

1.) Circondato dai rappresentanti delle grandi scuole filosofiche, e con i begli oggetti della devozione pagana da ogni parte, Paolo caratterizza l'errore dell'idolatria come un segno di ignoranza. Era una cosa severa da dire a un popolo che amava così tanto il passato e che si vantava della propria cultura; e forse la cosa non meno irritante era che Paolo rappresentava il suo Dio - quel Dio così nuovo e strano per i suoi ascoltatori - come se tollerasse la loro adorazione come una questione che non riguardava in alcun modo il Suo onore

(2) Ciò solleva la difficile questione riguardante certe cose che Dio ha permesso che seguissero il loro corso nelle epoche passate, che non reggeranno alla prova nemmeno della più bassa morale cristiana

(3.) Mentre studiamo la storia biblica, vediamo due movimenti in corso contemporaneamente. Uno è il movimento storico naturale; cioè il progresso di una storia, come quella di Israele, ad esempio, secondo le leggi naturali sotto le quali maturano le nazioni, come il clima, il suolo, le migrazioni, le conquiste. C'è chi si rifiuta di vedere nella storia biblica qualcosa di più di questo. Ma le madri scoprono un'altra influenza che dà carattere e direzione all'altra: il movimento provvidenziale, l'attuazione di un proposito divino. Così, dove il filosofo vede solo la migrazione di una tribù sotto una certa pressione fisica, lo storico delle religioni sente il Signore dire ad Abramo: "Vattene via dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre". 4. Ora, la nostra difficoltà nasce dal fatto che questi due movimenti sono misteriosamente intrecciati; che il disegno di Dio si realizzi attraverso molte cose che, per un senso cristiano colto, sono crudeli ed egoiste, e per mezzo di uomini che cadono anche al di sotto dei tipi più bassi della morale sociale dei nostri giorni. Certo, se fossimo chiamati a scegliere tipi di devoti servitori di Dio, non sceglieremmo Sansone né Barac, e nemmeno Gedeone; eppure sono collocati nel Nuovo Testamento tra gli eroi della fede. Oppure, c'è quell'orribile faccenda dei cananei, che, almeno per alcuni aspetti, deve, temo, continuare a essere un enigma. Prendiamo la questione della genealogia, quella linea che dovremmo naturalmente supporre sarebbe stata mantenuta assolutamente pura, la discendenza umana di nostro Signore. Eppure non è così: Giuda e Raab sono entrambi in esso. Tali illustrazioni ci mostrano che, nella Bibbia, le correnti naturali e provvidenziali si mescolano; cosicché, agli occhi umani, l'opera di Dio nella storia appare scolorita dalla passione e dall'infermità umana

(5.) Ora questi fatti comportano difficoltà; ma possiamo nondimeno scoprire, percorrendoli, alcuni sentieri rettilinei che ci portano a tre principi generali

(I.) Che c'è un progresso nella rivelazione divina nella Bibbia, da una rivelazione limitata a una più completa, da visioni contratte a visioni espanse di Dio e della verità. Prendere

(1.) L'incarnazione. C'è una pienezza di tempo che deve venire prima che il Redentore possa essere rivelato; Fino ad allora ci sono prefigurazioni, tipi, profezie. Ora, dopo la venuta di Cristo, vige la stessa legge. Ebrei dice chiaramente ai discepoli: "Ho molte cose da dirvi, ma voi non potete portarle ora", ecc

(2.) Immortalità. Com'è imperfetta la sua rivelazione nelle Scritture precedenti!

(3.) Spiritualità nella vita e nel culto. Non c'è forse un netto progresso da una religione che richiedeva il complicato apparato degli altari, ecc., a quella che accetta intelligentemente la verità che Dio è uno Spirito? Così, anche, c'è un progresso dalla moralità che deve essere attenuta al dovere da piccoli precetti, alla libertà con cui Cristo rende liberi i suoi discepoli, mettendoli sotto la guida della coscienza illuminata dal suo Spirito

(II.) Ma questo principio ne richiede un secondo: quello dell'accomodamento

(1.) Se leggiamo l'Antico Testamento aspettandoci di trovare le norme e i principi del Nuovo Testamento in funzione, rimarremo costantemente delusi e perplessi. Quando si legge il Libro dei Giudici, per esempio, non si può fare a meno di dire: "Questi personaggi non sono per la mia imitazione". Non si può fare a meno di pensare che c'è una terribile incoerenza se non si riconoscono i fatti del progresso e dell'adattamento della rivelazione alla condizione reale dell'umanità. Non ci si può aspettare che l'intera marea della rivelazione cristiana si adatti alle condizioni morali di Israele prima del Sinai. E perciò troviamo che Dio adatta loro la Sua rivelazione, dando loro simboli e riti. Che cos'era la rivelazione di Dio in forma umana se non un accomodamento? L'uomo non capirebbe Dio sentendo che Dio è uno Spirito; e così l'Infinito prese su di sé la forma di un servo. E c'è una gloria da rivelare; potremmo giustamente chiederci perché Dio non ci rende subito adatti a ricevere il suo pieno peso? Sappiamo semplicemente che quella non è la Sua via; che non potremmo sopportarlo se fosse rivelato

(2.) Ma questo principio va oltre. Dio dà una sanzione temporanea a certe cose che non resisteranno alla prova della morale cristiana. C'è la poligamia, per esempio, che il Nuovo Testamento rifiuta di riconoscere. La schiavitù fu incorporata nella legge mosaica. Dio avrebbe potuto portare le età di Debora e Sansone al livello del Sermone della Montagna, ma gli Ebrei non lo fecero. Gli Ebrei avrebbero potuto realizzare il Suo proposito con nuovi metodi appositamente escogitati; ma gli Ebrei presero la rozzezza degli uomini - la pratica della guerra, ecc. - così com'erano, e li lasciarono lavorare secondo lo spirito e i metodi della loro epoca

(3.) Cristo riconobbe questo fatto abbastanza chiaramente. "Mosè, a causa della durezza dei vostri cuori, vi ha sofferto". Che cos'era il battesimo di Cristo da parte di Giovanni se non un adattamento temporaneo a rozze concezioni religiose? Che cos'altro intendevano gli Ebrei con "soffrire ora"? O le Sue parole non rimandano a un simile accomodamento? "Voi avete udito che è stato detto da quelli dell'antichità; ma io vi dico qualcosa di meglio".

A questi dobbiamo aggiungere un terzo principio, senza il quale l'intera questione sarebbe lasciata in una confusione peggiore di prima, cioè che attraverso questa rivelazione parziale, crescente e accomodata, Dio lavora continuamente verso il Suo ideale perfetto. Se ammettete una volta questo fatto di una rivelazione progressiva, il carattere della rivelazione deve essere giudicato dalla sua tendenza generale e dal suo esito. Supponiamo che io dia un nocciolo di pesca a un uomo che non ha mai visto una pesca, e gli dica che, se la piantasse, darebbe un frutto delizioso; e se, dopo alcune settimane, lo dissotterrava e, trovando il seme appena germogliato, veniva a schernire e a dire: "La chiami una cosa deliziosa?" Vedete tutti quale sarebbe la risposta corretta. Il dorso del frutto è un processo lungo, e non puoi pronunciarti sul significato o sulla qualità di quel processo fino a quando l'albero non è cresciuto. Allora tutto diventa chiaro. Così, dietro la legge perfetta e la virilità del Vangelo c'è questa lenta crescita morale dell'umanità. Una volta che percepisci che la Bibbia significa Cristo, che la storia registrata nella Bibbia si muove costantemente verso Cristo, allora potresti cominciare a capire che la tolleranza e l'accomodamento di Dio sono semplicemente parti del processo che deve scaturire nell'allegra sottomissione di un uomo in Cristo alla legge perfetta del vangelo. Quando si vuole formare un giudizio su un grande uomo storico, si legge la sua vita a ritroso alla luce del suo glorioso splendore. Biasimate suo padre perché ha sopportato la follia infantile del ragazzo e ha adattato la sua saggezza superiore all'ignoranza e alla rozzezza del ragazzo? Ma, con tutti i suoi accomodamenti, l'economia di Dio non si accontenta mai di lasciare l'uomo o il popolo nella condizione in cui si adatta. Si adatta a rilanciare. La sua testimonianza contro il peccato è chiara in tutto il libro. C'è un passaggio molto significativo alla fine di Ebrei xi., in cui questi santi dell'Antico Testamento sono classificati tra gli eroi della fede: "Dio ha provveduto per noi qualche cosa migliore, affinché essi, senza di noi, non siano resi perfetti". Che cosa insegna questo, se non che il proposito di Dio nell'educazione degli uomini non si realizza in nessun uomo o generazione di uomini, ma in tutta la storia dell'umanità? Infine, non dobbiamo lasciare questo argomento senza alludere alla conclusione pratica che Paolo trae dalla pazienza di Dio nelle epoche passate: "Ma ora Ebrei comanda agli uomini che tutti si ravvedano in ogni luogo". In altre parole, la tolleranza di Dio nel passato è un avvertimento contro la presunzione della Sua pazienza nel presente. Dio sopportò la rozzezza e l'ignoranza degli uomini dei tempi antichi, affinché gli uomini di un tempo successivo e più illuminato non avessero scuse per reclamare la Sua pazienza. Una conclusione molto diversa da quella di coloro che fanno registrare in questo Antico Testamento un motivo di attacco al carattere di Dio, e una ragione per rigettare la Sua successiva rivelazione in Cristo. Quando in tempi più felici leggiamo di quei vecchi tempi, il nostro giusto sentimento è quello di meraviglia per la pazienza di Dio in tutte queste epoche, di ammirazione per la saggezza della Sua pazienza, di congratulazione per il fatto che Ebrei 101 ha provveduto qualcosa di migliore

(2.) Questa storia viene riprodotta, su scala ridotta, nella vostra vita individuale. Hai avuto i tuoi momenti di ignoranza; e sebbene tu abbia avuto meno scuse di loro, tuttavia come la tua vita è stata segnata dalla pazienza di Dio! Qual è il risultato pratico di questa tolleranza? Ti ha portato a una vera stima del peccato? Vi ha forse condotti all'Agnello di Dio, che toglie il peccato? o si sono verificate in te quelle terribili parole dell'apostolo: "O disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua longanimità", ecc. (Romani 2:4-6 ). (M. R. Vincent, D.D.) Tolleranza passata e dovere presente:

(I.) L'esortazione si compone di due parti

1.) La censura dei tempi passati

(1) Erano tempi di ignoranza, e questo porta facilmente all'errore. Ma ora che la luce del Vangelo era stata portata a loro, Dio insistette più perentoriamente sul Suo diritto e comandò loro di pentirsi; perché le pratiche dell'ignoranza non diventeranno un tempo di conoscenza (1Pietro 1:14 ). C'è stato un tempo in cui non conoscevamo né il terrore, né la dolcezza del Signore, ma vivevamo tranquillamente nel peccato; ciò che abbiamo fatto allora ci converrà ora (Romani 13:12 ). I peccati sono più aggravati nei momenti di più piena luce evangelica (Giovanni 3:1 9)

(2) Dio strizzava l'occhio in questi momenti. (a) Il significato. Certamente non si intende che Dio abbia permesso le loro idolatrie; ciò avrebbe trincerato il Suo onore e ostacolato il loro pentimento. Primo. Alcuni pensano che parli di indulgenza. Dio non si è preso cura di loro per punirli delle loro idolatrie. L'ignoranza è talvolta usata come scusa a tanto, anche se non a totò (iii. 17; CAPITOLO 1; Timoteo i. 13). Secondariamente. Altri pensano che pronunci un giudizio. Dio trascurò quei tempi, o non li considerò (vi. 1; CAPITOLO Ebrei 8:9 ). Propendo per questo senso, in parte perché è spiegato in modo parallelo (xiv. 16, 17), perché concorda con la cosa stessa (Salmi 147:19-2011), e perché Dio ha punito l'ignoranza e l'errore dei Gentili abbandonandoli a vili affetti ( #Romani 1:2411). Ma tuttavia non escludo il primo senso, perché, sebbene l'idolatria delle nazioni sia continuata per molti anni, tuttavia Dio ha continuato molte misericordie temporali significative verso di loro. (b) La necessità e l'uso di questa riflessione. È una risposta al loro cavillo (18), e Paolo, per quanto in lui giace, toglie il pregiudizio della pratica dei tempi passati con una censura prudente e morbida (1Corinzi 2:8 ), e insinua che l'ignoranza non scusa completamente coloro che sbagliano, ma piuttosto loda la pazienza del Signore

(2.) Il dovere del tempo presente. Il dovere premuto è il pentimento, che qui è rappresentato non come una cosa indifferente e arbitraria, ma come espressamente e assolutamente comandato, e ciò universalmente

(II.) L'argomento o il motivo. 1; Come proposto

(1) Le circostanze. a) Il tempo stabilito è fissato per un certo periodo di tempo determinato. L'opera non può essere spedita in ventiquattr'ore. Quando sarà questo tempo non possiamo dirlo, perché Dio non l'ha rivelato (Matteo 24:36 ); e quindi è curiosità indagare, e temerarietà determinare (i. 7). Ci basta credere la cosa, che non è estranea alla ragione, che Dio chiami le sue creature a rendere conto. (b) La maniera: "Nella giustizia". Ma Dio giudica il mondo in modo diverso se non con giustizia? No; ma (Genesi 18:25 ). Ebrei ora giudica il mondo con pazienza, ma allora con giustizia. (c) La persona. Perché chiama Cristo uomo, piuttosto che Dio? Primo. Riguardo all'incapacità dei Gentili di comprendere il mistero della Trinità o dell'Incarnazione; e ci interessa dispensare le verità secondo cui le persone sono in grado di portarle. Secondariamente. Cristo deve adempiere a questo ufficio nell'aspetto visibile dell'uomo. Come il giudizio doveva essere visibile, così il giudice (Tito 2:13; 2Timoteo 4:8; Matteo 24:30 ). Terzo. Questo potere è dato a Cristo come ricompensa della Sua umiliazione (Filippesi 2:9-1011; Confronta #Romani 14:10:11)

(2) La prova successiva: "Di cui gli Ebrei hanno dato assicurazione a tutti gli uomini, in quanto gli Ebrei lo hanno risuscitato dai morti". Questa è una testimonianza sufficiente per convincere il mondo intero. La risurrezione è una prova certa e un argomento della dignità della persona di Cristo (Romani 1:4 ), del Suo ufficio e della Sua dottrina (Giovanni 5:27-29 )

(2.) Quale influenza ha questo sul pentimento

(1) Il giorno stesso stabilito implica la necessità di un cambiamento sia del cuore che della vita; poiché in quale altro modo staremo in giudizio noi che abbiamo infranto le leggi di Dio, e siamo odiosi alla Sua ira e al Suo dispiacere (Ecclesiaste 11:9 )?

(2) Dal modo o dal rigore del resoconto di quel giorno; Gli Ebrei giudicheranno il mondo con giustizia (Ecclesiaste 12:14 ). Che cos'è dunque il nostro dovere se non quello di esercitarci sia nella fede che nel pentimento, affinché il nostro Giudice possa essere il nostro Salvatore, e possa andare bene per noi quando questa ricerca sarà fatta? (T. Manton, D.D.) Ignoranza passata e responsabilità presente:

(I.) La pazienza di Dio nei primi giorni: "Ai tempi di questa ignoranza Dio strizzava l'occhio". Questa espressione è gravida di misteri. Implica un Dio santo che condona il peccato, un Dio giusto che trascura l'iniquità. Prima di arrivare alla spiegazione appropriata, sarà necessario esaminare brevemente due punti: in che modo Dio trascurò e perché

(1.) Come Dio strizzò l'occhio all'ignoranza dei primi abitanti del mondo

(1) Gli ebrei non diedero loro la conoscenza. Gli ebrei 51 lasciarono nel loro stato originale di ignoranza. Tutta la conoscenza e la luce devono venire da Lui, il Padre delle luci. Questo non era il caso di tutti, ma era il caso della maggior parte del mondo

(2) Gli ebrei non punivano la loro ignoranza. Le grandi nazioni pagane erano state prospere ed eminenti. Erano sedi della scienza, dell'arte e del lusso. E tale fu loro permesso. Fu solo quando vennero in contatto con l'eletta nazione di Dio che furono resi esempi di giudizio

(2.) Perché Dio ha fatto l'occhiolino a questa ignoranza

(1) Gli Ebrei desideravano sviluppare i Suoi piani e schemi per la salvezza dell'uomo. Questo doveva essere fatto attraverso la strumentalità umana. Questo processo doveva essere portato avanti tra un popolo semplice, ignorante e ribelle, e dovevano passare generazioni ed ere prima che fosse completato

(2) Gli Ebrei permisero che fosse data una prova a tutti i tempi, per sempre, del completo abbandono del cuore umano al male e al peccato, e per mostrare che nessun uomo si sarebbe mai convertito dalla sua natura malvagia e dai suoi desideri peccaminosi di sua spontanea volontà. Le epoche dell'ignoranza dimostrano in modo conclusivo che nessun uomo, attraverso la ricerca, può trovare Dio. Così vediamo il principio della tolleranza di Dio? che è molto meglio espresso dalle parole del testo: "ammiccato". Dio non ha lasciato il vecchio mondo nell'ignoranza per misericordia, ma per la giusta esecuzione dei Suoi propositi

(II.) L'attuale comando di Dio: "Che tutti gli uomini, in ogni luogo, si pentano". Il mondo è andato avanti per la sua strada fino all'avvento di Cristo

(1.) Lo schema della rivelazione fu completato

(2.) La stagione della disciplina era finita. La legge consegnata a pochi eletti era la disciplina che doveva essere sopportata

(3.) L'opera di salvezza fu completata. Quando Cristo morì, fu posta la pietra superiore dell'edificio. Così, avendo raggiunto il compimento di tutte le cose, si aprì la via per l'applicazione universale della religione. E poi uscì il "comando" che tutti gli uomini credessero. Il sole cominciò a sorgere e l'oscurità doveva ormai essere dissipata. E qual è stato il risultato? Un terribile cambiamento nella responsabilità dell'uomo e nella politica di Dio

(1) Per quanto riguarda la responsabilità dell'uomo. Ora non ci sono più scuse per l'oscurità o l'ignoranza. Se l'uomo non ascolta e non obbedisce, la colpa è sua

(2.) Per quanto riguarda la politica di Dio. Ebrei non strizza più l'occhio all'ignoranza o al male. Tolta la causa, Ebrei non accetta più la scusa. Con Lui ora c'è una giustizia severa e dura. (Omileta.) L'età del vangelo: - Nota

1.) La relazione di Dio con il mondo prima dell'età del vangelo. Le ere precedenti al vangelo furono "tempi di ignoranza" per quanto riguarda i grandi soggetti della religione: "il mondo non conobbe Dio per mezzo della sapienza". Questa era un'ignoranza colpevole. La natura esteriore e le intuizioni delle loro anime erano sufficienti per insegnare loro la conoscenza di Dio; ma i mezzi li hanno trascurati. A questa ignoranza "Dio strizzava l'occhio", non che gli Ebrei fossero conniventi con essa, ma la trascuravano. Gli ebrei trattarono con indulgenza quei secoli bui. Gli ebrei non si interposero in modo speciale, né per vendetta né per grazia. Questa è una domanda che, se è proprio il caso di porsi, è impossibile da risolvere. Possiamo scoprire certi fini utili a cui risponde esso; e questi fini saranno sufficienti per convincerci che la Sua pazienza era degna di Lui stesso. Serve a mostrare

(1) L'insufficienza della ragione umana in materia di religione. Dio ha dato alla ragione umana tutto il tempo per esaurire tutte le sue risorse nel tentativo di scoprirlo

(2) La necessità di una rivelazione speciale. Poiché Dio ha dato all'umanità così tante ere per cercare di scoprirLo, e hanno fallito, gli uomini sono lasciati senza l'ombra di un fondamento per supporre di poter fare a meno del vangelo di Gesù Cristo

(2.) La relazione di Dio con il mondo nell'età del vangelo. La condotta di Dio verso il mondo è cambiata. Gli ebrei che trascurarono con pazienza la malvagità dei tempi passati, ora comandano "a ogni uomo di pentirsi, in ogni luogo". Avviso-

(I.) L'unico grande dovere dell'uomo nell'età del vangelo. Pentirsi; che significa qualcosa di più della contrizione o del cambiamento di opinione, o della rinuncia a un'abitudine; Significa un cambiamento nella disposizione dominante della vita. Ogni uomo è sotto una disposizione dominante, in cui si possono risolvere tutte le azioni della sua vita quotidiana. Questo è il cuore dell'uomo. Il pentimento è un cambiamento in questo. Questa riforma dell'anima è l'unico dovere urgente di ogni uomo. Perché? 1. Perché è giusto. Tutti gli uomini, ovunque, hanno torto, e la rettitudine eterna esige un cambiamento

(2.) Perché è indispensabile. Non c'è possibilità di essere felici senza di esso

(II.) L'unica grande prospettiva dell'uomo nell'età del vangelo. Il giorno del giudizio

(1.) Il periodo è fissato (Matteo xxv.). Chissà quando? Nessuno. Arriverà, forse, come venne il diluvio, mentre gli uomini mangiano e bevono, ecc.; o come Cristo venne, nel profondo silenzio delle tenebre, quando gli uomini erano tutti addormentati. Non sappiamo quando, ma sappiamo che è fisso. È registrato nei Suoi piani non realizzati. La sua Provvidenza si avvicina ad essa ogni ora. "Dio ha fissato un giorno". Deve venire

(2.) Il giudice è nominato. «Da quell'uomo.» ecc. Quest'Uomo finora ha sempre agito con misericordia. Ora, la rettitudine eterna è la regola della sua condotta. La cosa grandiosa che si profilava davanti al vangelo era l'età del vangelo stessa; La cosa grandiosa che si profila nel futuro dell'umanità ora è il Giorno del Giudizio. Che argomento a favore del pentimento è questo giusto giudizio! Dobbiamo avere il diritto di essere messi in piedi in quel giorno

(III.) L'unico fatto dimostrativo per l'uomo nell'età del vangelo "di cui Ebrei ha dato l'assicurazione", o che verrà un giorno di giudizio, o che Cristo è il Giudice Divino. Quest'ultima è l'idea più probabile

(1.) Ogni insegnante, che vive una vita santa e risorge dai morti secondo il suo annuncio, deve essere Divino

(2.) Cristo, come Maestro, visse una vita santa e risuscitò dai morti secondo il Suo stesso annuncio. Chi può sfuggire alla deduzione? (D. Thomas, D.D.Ma ora comanda a tutti gli uomini, in ogni luogo, di pentirsi.- Pentimento: - Il pentimento è qui sollecitato come il comando dell'Onnipotente. In altri luoghi è dichiarato indispensabile per la salvezza. Eppure gli uomini hanno molte obiezioni. Atti una volta affermano di non aver fatto nulla che richieda pentimento. Non si sono resi colpevoli di omicidio, frode o falsità. Atti un'altra volta si dice che il pentimento è del tutto al di là del potere dell'uomo; e si esprime meraviglia che si debba esortare a comandare di fare ciò che non sarà mai fatto se non con l'assistenza divina. Atti, un'altra volta si sostiene che il requisito sia del tutto arbitrario. Perché Dio ha scelto queste semplici emozioni del cuore preferendole a un corretto carattere morale come condizioni del Suo favore? Di nuovo ci si chiede: perché Dio ha reso il sentiero per il cielo un sentiero di dolore? Questi sono alcuni dei sentimenti che sorgono nella mente quando veniamo da noi e li esortiamo al dovere del pentimento. Il mio desiderio è convincervi che sono infondati

(I.) Il pentimento è una semplice operazione della mente compresa e praticata da tutti. Non si può trovare una persona che in qualche momento non abbia esercitato il pentimento; e nelle emozioni di un bambino, quando prova dolore per aver fatto del male, e decide di confessarlo e di non farlo più, hai gli elementi di tutto ciò che Dio richiede dall'uomo come condizione di salvezza. Una parte non trascurabile della vita di ogni uomo è fatta di rimpianti per gli errori e le follie del passato. Invadono la mente perché sentiamo di aver fatto qualcosa di sbagliato e che avremmo dovuto fare diversamente. Non sono arbitrari. Sono le operazioni delle leggi regolari della mente; e sono operazioni che un cuore generoso e nobile non vorrebbe frenare o impedire. Se tali sentimenti si manifestano effettivamente nel ricordo del passato, è naturale chiedersi perché non dovremmo aspettarci di trovarli nella religione. Inoltre, la mente non conosce da nessun'altra parte emozioni così travolgenti come nei ricordi di colpe passate. E perché, allora, si dovrebbe considerare fanatico che l'anima sia oppressa da un senso di colpa quando ritorna a Dio?

(II.) Dio può stabilire le Sue condizioni. Questo è vero in relazione a tutto. La salute è il Suo dono; ed Ebrei ha il diritto assoluto - un diritto che Ebrei esercita costantemente - di dichiarare all'uomo a quali condizioni può essere goduto; e se non sceglie di conformarsi a quei termini, Dio non si allontanerà dalle Sue leggi stabilite per dargli la salute per miracolo. Allo stesso modo, il perdono è il dono di Dio, e gli Ebrei hanno il diritto di dire a quali condizioni può essere ottenuto. Dio sta trattando con te sotto questo aspetto proprio come tu tratti con i tuoi simili. Non ammetterai nella tua abitazione nessuno che non scelga di rispettare le condizioni ragionevoli che potresti scegliere di far osservare. Sei un genitore. Un bambino viola i tuoi comandi. Non senti di avere il diritto di prescrivere le condizioni alle quali egli può ottenere il tuo perdono? Anche se la nomina fosse del tutto arbitraria, Dio ha il diritto di farla, e l'uomo non ha il diritto di lamentarsi

(III.) Quando è stato fatto del male tra gli uomini, l'unico modo per ottenere di nuovo il favore di coloro che sono stati offesi è il pentimento. Tu sei un padre. Un bambino fa il male. Verso quel figlio si nutre ancora tutti i sentimenti di un padre; ma voi rifiutate di ammetterlo allo stesso grado di fiducia e di favore di prima senza alcuna prova di pentimento. Hai avuto un amico. Ma lui ti ha tradito. Chiedo a qualcuno se può ricevere di nuovo un tale amico nel suo seno senza qualche segno di rammarico, e qualche prova che non lo farà di nuovo.

(IV.) Nel corso effettivo degli eventi sotto l'amministrazione divina, è solo in connessione con il pentimento che i favori perduti possono essere recuperati. Non intendo dire che il pentimento riparerà sempre il male del passato, ma che se un uomo che ha fatto del male viene mai restituito al favore perduto di Dio, sarà in connessione con il pentimento. Un uomo ha sprecato la sua salute e la sua proprietà con l'intemperanza. C'è un modo, ora, per cui la salute, la pace domestica, la proprietà e la rispettabilità possano essere recuperate? C'è. Ma come? Da questo corso. Perché si dovrebbe pensare che sia più strano nella religione che nel corso effettivo degli eventi?

(V.) La necessità del pentimento non potrebbe essere evitata con alcun accordo, qualunque esso sia. Un momento di riflessione soddisferà uno qualsiasi di questi. La legge di Dio esige l'amore per Lui come regola suprema della vita. Quella legge l'uomo l'ha violata, e il vangelo che richiede il pentimento lo incontra come un peccatore, e gli richiede di ritornare all'amore di Dio. Ora, nessun uomo alienato può tornare a questo amore di Dio senza rimpiangere di essersi allontanato da Lui. (A. Barnes, D.D.) Pentimento:

(I.) La sua natura

(1.) Un vero senso del peccato. Questo è naturalmente il primo passo, poiché finché un individuo non è stato reso consapevole del suo peccato, è assolutamente senza speranza aspettarsi che se ne allontani. La maggior parte degli uomini è disposta ad ammettere in termini generali la verità che "tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio", ma pochi in confronto possiedono una convinzione illuminata e sincera della loro colpa personale e della loro impurità agli occhi di Dio. Quando lo Spirito illumina la mente del peccatore per discernere l'estensione, la severità e la spiritualità della legge di Dio, che prende conoscenza di ogni pensiero, parola e azione, e che richiede la perfezione assoluta in tutte le cose, la sua coscienza si risveglia al senso delle sue trasgressioni, così che è pronto a sprofondare sotto il peso della sua colpa

(2.) Tristezza secondo Dio a causa del peccato. C'è un dolore spurio che non considera tanto il peccato in sé quanto la miseria che ne è il frutto. È anche possibile che un uomo sia veramente dispiaciuto per particolari peccati, eppure sia completamente estraneo al vero pentimento. Di questo abbiamo un esempio spaventoso nel caso di Giuda Iscariota. Ma il dolore di un vero penitente è per il peccato, come commesso contro Dio, come ribellione contro la Sua legittima autorità, come violazione della Sua santa legge, e come un ristoro vile e ingrato per tutta la Sua bontà

(3.) Un'apprensione della misericordia di Dio in Cristo verso coloro che sono penitenti. Se non avessimo motivo di nutrire la speranza che Dio avrebbe perdonato i nostri peccati, non potremmo mai tornare a Lui come penitenti sinceri, ma inevitabilmente sprofonderemo nella disperazione

(4.) Un volgersi dal peccato a Dio, con un proposito sincero e sforzarsi di camminare con Lui in tutte le vie dei Suoi comandamenti. Questo costituisce la grande distinzione tra il vero pentimento e tutte le false apparenze. Di conseguenza San Paolo esortò sia gli ebrei che i gentili, non solo a "pentirsi e convertirsi a Dio", ma anche a "fare opere degne di ravvedimento".

(II.) I motivi che dovrebbero condurci ad esso

(1.) Un rispetto per l'autorità divina e per il nostro vero interesse. Nessuna ingiunzione può essere più esplicita di questa, che è vincolante per tutti gli uomini di ogni rango e carattere. Osiamo così disprezzare la Sua autorità, specialmente ora che "i tempi dell'ignoranza ai quali Dio strizzava l'occhio" sono finiti, e l'Aurora dall'alto è sorta sulla nostra terra un tempo ottenebrata. Considerate quali devono essere le conseguenze di tale colpa aggravata. Gesù Cristo ha dichiarato: "Se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo". 2. Le molte dichiarazioni e promesse incoraggianti rivolte a coloro che esercitano il pentimento

(3.) Gli esempi con cui la Parola di Dio ci fornisce di peccatori, la cui colpa era particolarmente grande, ma che, nonostante ciò, dopo il pentimento furono perdonati e salvati

(4.) Il grande giorno del giudizio. Questa è la grande ragione che l'apostolo assegna a Dio che comanda agli uomini di ogni luogo di pentirsi. (P. Grant.) Pentimento:

I. La sua natura. Un profondo senso di indegnità a ricevere il perdono divino. Giobbe pensò: "Signore, sono vile: come ti risponderò?" Così pensò Isaia: "Guai a me!" ecc. Pietro sentì così: "Allontanati da me, perché io sono un peccatore, o Signore". Così fece anche Paolo: "O miserabile uomo che sono, chi mi libererà dal corpo di questa morte?" 2. Amaro dolore per il peccato passato. Quando Pietro colse l'occhio di rimprovero del suo Signore, il suo pentimento fu evidenziato dal fatto che "uscì e pianse amaramente". Paolo "rimase tre giorni e non mangiò né bevve"; tanta era la sua angoscia d'animo. Quando il carceriere di Filippi fu svegliato, venne tremante

(3.) Confessione del peccato davanti a Dio. Il figliol prodigo andò da suo padre e gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te", ecc. "Poiché con il cuore l'uomo crede alla giustizia, e con la bocca si fa confessione per la salvezza". 4. Una ferma determinazione ad abbandonare d'ora in poi, con l'aiuto di Dio, i peccati precedenti. Erode udì Giovanni Battista predicare volentieri la dottrina del pentimento, e fece molte cose che gli era stato prescritto; eppure non rinunciò alla moglie di suo fratello Filippo, e così il suo pentimento non gli giovò a nulla. Si dice che Giuda, quando vide che il suo Signore era stato condannato, si pentì, ma poi andò e si impiccò

(5.) Emendamento della vita, santità e diligenza nel servizio di Dio

(6.) Restituzione

(II.) I suoi obblighi. Pentitevi, perché

1.) Dio lo comanda

(2.) A causa dell'espiazione fatta per il peccato da Cristo. Il pentimento non sarebbe di per sé di alcuna utilità per la salvezza; trae tutto il suo valore dalla morte di Gesù

(3.) Perché in virtù dell'intercessione di Gesù Cristo lo Spirito Santo è ora inviato per renderli capaci di obbedire al comando. Il pentimento, per quanto necessario, non è un sentimento che un uomo può produrre quando vuole; non è un prodotto della mente naturale

(4.) Perché "Dio ha fissato un giorno in cui gli Ebrei giudicheranno il mondo con giustizia per mezzo di quell'Uomo che gli Ebrei hanno ordinato". Gli Ebrei che ora aspettano di essere misericordiosi come il nostro misericordioso Salvatore nel perdono dei nostri peccati, allora saranno diventati il nostro giusto Giudice. E affinché la certezza di questo terribile evento potesse essere fortemente fissata nella mente degli uomini, Ebrei 50 'ha verificata con lo stupefacente miracolo della risurrezione di Gesù. (R. M. Jones, M.A.Quando pensiamo alla prevalenza dell'idolatria e della superstizione, siamo inclini a chiederci: Dov'è la saggezza, la giustizia o la misericordia di intere nazioni che soffrono per secoli e millenni per non conoscere l'adorazione del vero Dio? Ma tutte queste domande sono messe a tacere nel testo. Dio non chiamerà gli uomini che hanno abitato in essi a una resa dei conti come quella che gli Ebrei chiameranno noi: essi non hanno avuto la rivelazione che ora avete voi. Ma sebbene "ai tempi di questa ignoranza Dio strizzasse l'occhio; Ebrei ora comanda a tutti gli uomini, in ogni luogo, di pentirsi".

(I.) Ciò che Dio comanda. Tutti gli uomini "dappertutto si pentano", ora. Ebrei si rivolge agli idolatri dicendo che abbandonino i loro falsi dèi e diventino adoratori del vero Dio. Tu ed io non dobbiamo pentirci in questo senso: i nostri antenati lo avevano fatto. Ma ora non c'è più un altare del culto druidico. Tuttavia, l'idolatria può esistere nel cuore. Ora, il significato radicale del pentimento è il cambiamento

(1.) Della mente

(1) Quanto a Dio. Quanto alla legge di Dio

(2) Quanto al peccato

(3) Quanto a Cristo. Alcuni accusano i predicatori di disturbare le menti dei nostri ascoltatori. Ma non portiamo lì le cose che vengono scoperte: è la luce che le rivela

(2.) Di disposizione conseguente a un cambiamento di opinione. Ciò che prima era odiato ora è amato: la Bibbia, il Salvatore, la religione

(3.) Un cambiamento di condotta, perché se la mente e la disposizione sono cambiate, il comportamento è cambiato. Perciò il Battista, quando predicò al popolo nel deserto, disse loro di "produrre frutti degni di pentimento". Dio, dunque, comanda agli uomini di pentirsi. Ebrei comanda a tutti gli uomini, ai poveri e ai ricchi, ai re e ai loro sudditi, ai giovani, alle persone di mezza età e ai vecchi

(II.) Il motivo per cui viene dato il comando

(1.) La certezza del giorno del giudizio è insegnata da

(1) Ragione. Osserviamo la condotta degli uomini intorno a noi: a volte vediamo che i virtuosi vengono premiati; ma spesso vediamo il contrario di ciò, e se crediamo nel governo divino dobbiamo supporre che ci sia uno stato dopo questo in cui tutte queste discrepanze saranno regolate

(2) Coscienza

(3) La credenza generale della Chiesa di Dio in tutte le epoche

(4) La Parola di Dio

(2.) Il periodo "nominato". L'orario è fisso; nulla può rimandarlo o precederlo. Un giorno è un periodo misurato, così lungo, e non di più. Non sappiamo quanto durerà questo giorno: "Un giorno con il Signore è come mille anni, e mille anni come un giorno". Ci sarà tempo a sufficienza per giudicare un esame determinato di ogni individuo. L'effettivo arrivo di questa giornata ci è sconosciuto. Questo è saggio. I malvagi, che presumono così com'è, allora presumerebbero molto di più; I buoni allora, con ogni probabilità, si rilasserebbero nel loro zelo, assiduità e scrupolosità. "Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora in cui il Figlio dell'uomo verrà". In un certo senso, il giorno della nostra morte sarà una sorta di prova generale del giudizio. Ma l'ultimo giorno è lontano, e avrà luogo alla fine del mondo. Se ogni uomo dovesse essere giudicato per aver commesso un solo atto di peccato, tutto verrebbe gettato nella confusione e la società ne sarebbe turbata. Tutte le nazioni degli uomini hanno certi giorni fissi - giorni d'assise - in cui la maestà della legge e dell'ordine sono rivendicate. È così nel governo di Dio

(3) La Persona che deve presiedere le solennità di quel giorno. Il peccatore non può obiettare, perché l'Uomo Cristo Gesù è morto per salvarlo; e se Ebrei lo condanna, egli deve, in verità, meritare di essere condannato. Il santo non può obiettare a ciò, perché ha effettivamente ottenuto la sua comunione con Cristo sulla terra; e, quindi, vede nella persona del giudice, suo fratello, suo amico, suo redentore. Questa è l'occasione in cui la natura umana di Cristo sarà esaltata; questa è una parte della ricompensa che il Padre darà al Figlio per i Suoi atti di mediazione. «Il Padre non giudica alcuno, ma ha affidato ogni giudizio al Figlio; che tutti gli uomini onorino il Figlio, come onorano il Padre". Chiunque presieda le solennità del giorno del giudizio deve essere onnisciente; Gli ebrei devono essere in grado di valutare i motivi e i principi che ci spingono; Gli ebrei devono essere una persona di perfetta equità e perfezione assoluta; Gli Ebrei devono, in breve, essere Dio. Pertanto, la natura umana che deve sedere sul trono del giudizio sarà la natura umana in connessione con una delle persone della Divinità

(4.) Il processo: "nella giustizia". Ci saranno

(1) Scrutinio. Quegli occhi che sono come una fiamma, quegli occhi che vedono in tutte le profondità del cuore umano scruteranno ogni singolo carattere. Oh, che dispiegarsi della storia, del carattere e della condotta

(2) Separazione: il bene dal male. E la separazione sarà così completa che non si troverà un solo peccatore nella congregazione dei giusti, né un giusto nella congregazione degli empi

(3) Decisione. La sentenza sui giusti sarà: "Venite, benedetti dal Padre mio, ereditate il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo". Questo vi fa capire la vastità della nostra futura felicità. Ma poi l'altra frase è altrettanto forte: "Andate nel fuoco eterno, preparati per il diavolo e i suoi angeli". È un fatto solenne che la sentenza che determinerà il nostro destino per sempre non è sconosciuta; lo sappiamo in anticipo. Conclusione: Impariamo una lezione di

1.) Conferma della nostra fede

(2.) Autoesame. Siamo preparati per questo processo

(3.) Diligenza. (J. Beaumont, M.D.) Pentimento:

(I.) La natura del vero pentimento. Comprende

1.) Un vero senso del peccato. Questo deve essere il fondamento di tutto il resto, perché è impossibile odiare ciò che non proviamo

(2.) Il secondo passo del pentimento è essere colpiti da un dolore e dall'odio per il peccato. Il primo era un sentimento egoistico; Questa è una passione generosa. Il primo considera il peccato come rovinoso per il peccatore; questo lo considera offensivo per Dio

(3.) Il terzo passo nel pentimento verso Dio è l'apprensione della misericordia di Dio in Cristo e l'abbandono del peccato. Questo è propriamente un atto di fede

(II.) I motivi del pentimento

(1.) La luce e le informazioni superiori che la religione cristiana ha fornito al mondo, riguardo alla regola della giustizia secondo la quale dovremmo condurre la nostra vita, suggeriscono un forte incentivo al pentimento. Che cosa significa l'eccellenza superiore della tua religione, se la sua superiorità non appare nella tua vita? A che vi giova la luce, se continuate a camminare nelle tenebre? Se non vi pentite, sarebbe stato meglio per voi che il regno di Dio non fosse mai venuto in mezzo a voi. Se camminate ancora nella regione e nell'ombra della morte, sarebbe stato meglio che l'Aurora dall'alto non fosse mai sorta sulla vostra terra ottenebrata

(2.) Un secondo motivo e incoraggiamento al pentimento è la speranza e la prospettiva del successo. La porta della misericordia è spalancata dal sangue di Gesù; e un'eredità che è incorruttibile, incontaminata e che non appassisce, è promessa a tutti coloro che si pentono sinceramente dei loro peccati, a tutti coloro che credono e obbediscono al Vangelo

(3.) Un terzo motivo per il pentimento è l'assistenza dello Spirito, che il Vangelo offre

(4) In quarto luogo, come incentivo al pentimento, considerate la croce di Cristo, che ha sofferto la punizione dovuta ai nostri peccati. Quanto grande deve essere il male del peccato, e quanto forte deve essere l'obbligo per noi di pentirci dei nostri peccati, quando un tale sacrificio era richiesto per espiare la nostra colpa

(5.) È un altro motivo di pentimento che Dio "ha fissato un giorno in cui gli Ebrei giudicheranno il mondo". (Giovanni Logan.) Natura e necessità del vero pentimento:

(I.) Si estende al cuore così come alla pratica. Ogni vero penitente ha infatti un senso commovente dei molti peccati e delle imperfezioni colpevoli della sua vita; Ma poi il suo pentimento non si ferma qui, ma guarda negli orribili arcani, nei segreti della malvagità che hanno dentro. Ebrei ripercorre questi ruscelli corrotti fino alla fonte più corrotta nel suo cuore, da cui sgorgano. Il pentimento di Davide raggiunse il suo cuore. Perciò nella sua penitenza (salmo li.) non solo confessa di essere colpevole del sangue di Uria, ma di essere stato plasmato nell'iniquità e concepito nel peccato, e prega ardentemente: "Crea in me, o Dio, un cuore puro, e rinnova in me uno spirito retto" (Salmi 51:5, 6, 10). Ed è profondamente sensibile alla mancanza di verità o integrità nelle parti interiori

(II.) Nel pentimento evangelico c'è un profondo senso del male intrinseco del peccato, e un sincero dolore per esso come fatto contro Dio. Il peccato appare al vero penitente come una sorta di veleno per noi; cioè, non solo odioso perché è mortale e distruttivo, ma odioso e nauseante in sé. Non voglio dire che la paura della punizione non sia un ingrediente del vero pentimento; l'amore di Dio e l'amor proprio sono molto coerenti, se quest'ultimo è tenuto in debita subordinazione al primo; E quindi il timore della punizione ha un grande peso anche presso il penitente evangelico. Ma intendo dire che la paura della punizione non è la principale, e tanto meno l'unica molla e motivo del vero pentimento: il vero penitente odia il peccato, anche quando non pensa al paradiso o all'inferno, ma lo vede solo nella sua natura. Ebrei è anche profondamente dispiaciuto per il peccato, come contro Dio, o come contrario a Lui. Come ribellione contro la Sua autorità, come contrarietà alla Sua santità, come opposizione alla Sua volontà e al Suo compiacimento, come ricompensa vile e ingrata per tutta la Sua bontà, e come causa di tutte le agonie del beato Gesù; la odia, la piange con ingenui e gentili rinvii di cuore. Anzi, di natura così generosa è il pentimento evangelico, che l'anima penitente non si scioglie mai così liberamente, né scoppia in un fiume di ingenui dolori, come quando ha motivo di sperare che un Dio misericordioso l'abbia perdonata liberamente. Allora vede la vile ingratitudine e la complicata viltà del peccato, commesse contro un Dio così misericordioso. Il fatto che Dio perdoni il penitente è per lui una ragione per cui non dovrebbe mai perdonare se stesso

(III.) Il vero pentimento si estende a tutti i peccati conosciuti, senza eccezione. Sono tutti proibiti dalla stessa autorità divina; tutto contrario alla natura santa di Dio; tutto opposto agli obblighi di dovere e di gratitudine che siamo sottoposti a Lui; e quindi tutti devono essere pentiti. Questo era il carattere di Davide: "che odiava ogni via falsa" (Salmi 119:128 )

(IV.) Il vero pentimento include sempre la riforma. Ricordate la massima del saggio: "Gli ebrei che coprono i loro peccati non prospereranno; ma chiunque li confessa e li abbandona, avrà misericordia" (Proverbi 28:13 ). Osservare, non solo confessarli, ma anche abbandonarli, è necessario per ottenere la misericordia. La stessa cosa appare dalle varie espressioni usate nella Scrittura per descrivere il pentimento. Pentirsi, nel linguaggio della Bibbia, significa allontanarsi dalle nostre vie malvagie; cessare di fare il male e imparare a fare il bene; per pulire le nostre mani e purificare i nostri cuori: queste espressioni significano non solo dolore per il peccato, ma soprattutto riforma da esso. Invano, quindi, pretendi di pentirti, se continui a commettere i peccati di cui ti penti

(V.) Il pentimento evangelico implica un'applicazione credente a Dio per il perdono solo attraverso Gesù Cristo. Quanto è opposto a questo lo spirito prevalente del mondo! Se si pentono, è per fare ammenda per i loro peccati, e procurarsi il favore divino con il loro pentimento, e così anche il loro pentimento diventa per loro una trappola, e una causa della loro distruzione. In questo senso, può essere vera un'audace affermazione di uno dei padri: "Che più anime sono distrutte dal loro pentimento che dal loro peccato"; cioè, il peccato è evidentemente un male, ed essi non corrono il pericolo di confidare in esso per raccomandarli a Dio. Ma anche il loro pentimento servile superficiale ha l'apparenza della bontà, e quindi ne fanno una giustizia; e su queste sabbie mobili costruiscono le loro speranze, finché sprofondano in una rovina senza rimedio. Ho solo due o tre osservazioni da fare per illustrare ulteriormente questo argomento. La prima è che tutti i principi della natura degenerata non potranno mai produrre questo pentimento generoso e completo, ma che è l'opera peculiare dello Spirito Santo.

(2.) La seconda osservazione è che questo generoso pentimento soprannaturale non è il primo pentimento di un peccatore risvegliato. No; dapprima è allarmato dal terrore e dalle terribili apprensioni della punizione; e tutte le sorgenti della natura sono messe in moto prima che questi principi più nobili siano infusi, ed egli sia portato a un genuino pentimento evangelico. Pertanto-3. L'unico modo per giungere a questo pentimento soprannaturale è quello di usare tutti i mezzi appropriati per eccitare le sorgenti del pentimento naturale, in particolare, per riflettere sui vostri peccati, sul loro numero e sul loro aggravamento e sul vostro terribile pericolo. Il mio argomento è ora maturo per un'applicazione, e questa non sarà altro che una breve illustrazione delle altre parti del mio testo. E al grande Dio devi rispondere della tua disubbidienza. Il mio testo ti dice che Dio comanda a tutti gli uomini di pentirsi, a tutti gli uomini, di ogni rango e carattere. Questo comando quindi è vincolante per tutti voi. Per rendere l'appello ancora più acuto e universale, si aggiunge: "Ebrei comanda a tutti gli uomini, in ogni luogo, di pentirsi". Ovunque, in città e in campagna; nei palazzi e nelle case; in Europa, Asia, Africa e America, ovunque la tromba del Vangelo suoni l'allarme per pentirsi; proprio in questo punto, dove ora ci troviamo. Qui il comando di Dio ti scopre e ti chiama a pentirti. Né ti è permesso ritardare la tua conformità. Il pentimento è il vostro dovere attuale: perché "ora Ebrei comanda a tutti gli uomini, in ogni luogo, di ravvedersi": ora, quando i tempi dell'ignoranza sono finiti, e i vangeli spargono il giorno celeste tra voi, ora, quando gli Ebrei non strizzeranno più l'occhio, né saranno conniventi con la vostra impenitenza, ma ne terranno strettamente conto con giusta indignazione: ora, mentre dura il giorno della grazia, e c'è ancora posto per il pentimento: ora, prima che tu sia indurito dall'inganno del peccato, e mentre il Suo Spirito sta lottando con te: ora, mentre hai tempo, che potrebbe esserti tolto l'anno prossimo: ora, mentre godi della salute del corpo e dell'esercizio della tua ragione; e la tua attenzione non è legata al dolore e all'agonia: Ebrei non ti concede un'ora di ritardo; E che diritto avete di concedervelo? (S. Davies, M.A.)

31 CAPITOLO 17

Atti 17:31

Perché gli Ebrei hanno fissato un giorno nel quale gli Ebrei giudicheranno il mondo con giustizia.- Il giorno del giudizio: -

I. Ci sarà un giorno di giudizio

(1.) "Un giudizio particolare". Nel giorno della morte l'anima ha un giudizio emesso su di essa (Ebrei 9:27 ; Ecclesiaste 12:7 )

(2.) "Un giorno generale di giudizio"; che è la grande assise, quando il mondo sarà radunato (Ecclesiaste 12:14 ; Matteo 12:36 ; Salmi 96:13 )

(II.) Perché ci deve essere un giorno del giudizio

(1.) Affinché Dio possa fare giustizia sui malvagi. Le cose sembrano essere portate qui nel mondo con un equilibrio ineguale (Giobbe 29:3 ; Malachia 3:15 ). Diogene, vedendo Arpalo, un ladro, andare avanti prosperamente, disse [che] sicuramente Dio aveva rigettato il governo del mondo, e non si curava di come andavano le cose quaggiù (2; Pietro iii. 3, 4). Perciò Dio avrà un giorno d'assise per rivendicare la Sua giustizia; Gli Ebrei faranno sapere ai peccatori che la lunga pazienza non è un perdono

(2.) Affinché Dio eserciti misericordia verso i pii. Qui la pietà era il bianco a cui si sparava (Romani 8:36 ). Dio avrà quindi un giorno di giudizio, affinché gli Ebrei possano ricompensare tutte le lacrime e le sofferenze del Suo popolo (Apocalisse 7:9 )

(III.) Quando sarà il giorno del giudizio. È certo che ci sarà un giudizio; incerto, quando (CAPITOLO Matteo 24:36 ). E il motivo è

1.) Che non siamo curiosi. Ci sono alcune cose che Dio vorrebbe che ignorassimo (i. 7). "È una specie di sacrilegio", come dice Salviano, "che chiunque entri nel Santo dei Santi ed entri nei segreti di Dio". 2. Che non possiamo essere negligenti. "Dio vuole che viviamo ogni giorno", dice Austin, "come se si avvicinasse l'ultimo giorno". Questo è l'uso che ne fa il nostro Salvatore (Marco 13:32, 33)

(IV.) Chi sarà il giudice? L'Uomo che è Dio-uomo. Dobbiamo stare attenti a non giudicare gli altri; questa è l'opera di Cristo (Giovanni 5:22 ). Ci sono due cose in Cristo che lo qualificano eminentemente come Giudice

1.) Prudenza e intelligenza, per comprendere tutte le cause che gli vengono sottoposte (Zaccaria 3:9 ; Ebrei 4:13 ). Cristo è "un Scrutatore del Cuore"; Ebrei non giudica solo il fatto, ma anche il cuore, cosa che nessun angelo può fare

(2.) Forza, per mezzo della quale Ebrei è in grado di vendicarsi dei Suoi nemici (Apocalisse 20:10 )

(V.) L'ordine e il metodo del processo

(1.) La citazione in tribunale (1Tessalonicesi 4:16 )

(1) Lo stridore della tromba. Risuonerà così forte che i morti lo udranno

(2) L'efficacia della tromba. Non solo farà sobbalzare i morti, ma li risusciterà dalle loro tombe (Matteo 24:31 )

(2.) Il modo in cui il giudice si presenta al banco

(1) Sarà glorioso per i pii (Tito 2:13 ). (a) La persona di Cristo sarà gloriosa. La sua prima venuta nella carne fu oscura (Isaia 53:2,3). Ma la Sua seconda venuta sarà "nella gloria del Padre suo" (Marco 8, 38). (b) I servitori di Cristo saranno gloriosi (Matteo 25:31 )

(2) Terribile per gli empi (2Tessalonicesi 1:7, 8). 3. Il processo o il processo stesso

(1) La sua universalità. Sarà un'assise molto grande; non si vide mai qualcosa di simile (2Corinzi 5:10 ). Re e nobili, consigli ed eserciti, coloro che qui erano al di sopra di ogni prova, non hanno alcuna carta di esenzione. Coloro che hanno rifiutato di venire al "trono della grazia" saranno costretti a presentarsi alla sbarra della giustizia. E i morti e i vivi devono fare la loro apparizione (Apocalisse 20:12 ); e non solo uomini ma angeli (Giuda 6 )

(2) La sua formalità. Che consiste nell'apertura dei libri (Daniele 7:10 ; Apocalisse 20:12 ). (a) Il libro dell'onniscienza di Dio (Malachia 3:16 ). (b) Il libro della coscienza. Gli uomini hanno i loro peccati scritti nella loro coscienza; ma il libro è stretto (il bruciore della coscienza è l'aggrapparsi al libro); ma quando questo libro di coscienza sarà sciolto nel gran giorno, allora tutta la loro ipocrisia, il loro tradimento, il loro ateismo, appariranno agli occhi degli uomini e degli angeli (Luca 12:3 )

(3) Le sue circostanze. (a) Imparzialità. Gesù Cristo renderà giustizia ad ogni uomo. I Tebani raffiguravano i loro giudici ciechi per non rispettare le persone; senza mani, affinché non accettassero regali. Lo scettro di Cristo è "uno scettro di giustizia" (Ebrei 1:8 ). Ebrei non è un "riguardo per le persone" (Atti 10:34 ). (b) Esattezza del processo. Sarà molto critico (Matteo 3:12 ). Non una grazia o un peccato ma il Suo ventaglio scoprirà (c) Perspicaciumità. I peccatori saranno condannati in modo così chiaro che alzeranno la mano alla sbarra e grideranno "colpevole" (Salmi 51:4 ). Il peccatore stesso libererà Dio dall'ingiustizia. (d) Supremazia. Gli uomini possono spostare le loro cause da un luogo all'altro, ma dal tribunale di Cristo non c'è appello; Colui che una volta è condannato qui, la sua condizione è irreversibile

(VI.) L'effetto del processo

(1.) Segregazione. Cristo separerà i pii dai malvagi come il ventaglio separa il grano dalla pula, come una fornace separa l'oro dalle scorie

(2.) La frase

(1) La sentenza di assoluzione pronunciata contro il pio (Matteo 25:34 )

(2) La sentenza di condanna pronunciata contro gli empi (Matteo 25:41 ). Gli empi una volta dissero a Dio: "Allontanati da noi" (Giobbe 21:14 ); e ora Dio dirà loro: "Allontanatevi da me"". Allontanatevi da Me, alla cui presenza c'è pienezza di gioia". 3. L'esecuzione (Matteo 13:30 ). Cristo dirà: "Raccogli questi peccatori; qui un mucchio di ipocriti; là un branco di apostati; là un fascio di profano; impacchettali e gettali nel fuoco". E ora non prevarranno grida o suppliche presso il Giudice. Conclusione:1. Permettetemi di persuadere tutti i cristiani a credere a questa verità, che ci sarà un giorno di giudizio (Ecclesiaste 11:9 ). Quanti vivono come se questo articolo fosse cancellato dal loro Credo! Gli uomini hanno il coraggio di giurare, di essere imcasti, di vivere nella malizia, se hanno creduto nel giorno del giudizio? 2. Vedi qui la triste e deplorevole condizione degli uomini malvagi. (T. Watson, A.M.) La rettitudine del giudizio finale: - Con queste parole osservo questi cinque particolari

(I.) In primo luogo, l'affermazione di una sentenza a venire. Gli ebrei giudicheranno il mondo. Per la più chiara comprensione della piena importanza di cui si deve notare che ci sono due parti della Divina Provvidenza. Il primo, quello con cui Ebrei prende nota delle azioni degli uomini in questa vita; il secondo, quello con cui Ebrei fa rendere conto agli uomini nell'altro mondo. Quali due rami della Provvidenza si deducono e si provano a vicenda. Perché, da una parte, se non ci fosse un occhio saggio di Dio che osservi rigorosamente le azioni degli uomini in questo mondo, sarebbe impossibile che venisse alcun giudizio, almeno non un giudizio di giustizia; poiché come giudicheranno gli Ebrei che non discernono? E d'altra parte, se non ci fosse stato alcun giudizio a venire, non sarebbe servito a nulla che Dio si preoccupasse degli affari dell'umanità quaggiù. Ora, questa dottrina è l'anima e lo spirito di tutta la religione, e il tendine di ogni governo e società. È l'anima di tutta la religione, perché che cosa significa la fede in un Dio (anche se dovremmo immaginare che non sia mai stato così grande, glorioso e felice) se gli Ebrei non si preoccuperanno del governo; in breve, se gli ebrei non ricompenseranno né puniranno; La virtù non è quindi che un nome vuoto. Ed è il tendine di ogni governo; perché è certo che a volte le trame possono essere così profonde che nessun occhio dell'uomo può scoprirle. E ci può essere una confederazione così potente di uomini malvagi, da affrontare la giustizia umana, nel qual caso, che cosa impedirà al mondo di cadere nella confusione e di diventare un inferno sulla terra, se non l'occhio perspicace e la mano ferma della Provvidenza?

(II.) Il secondo osservabile nel mio testo è che non solo c'è un giudizio a venire, ma che il giorno di esso è determinato. "Gli Ebrei hanno fissato un giorno in cui,ecc. Aggiornare a un tempo non certo è, credo, sciogliere la corte; e non fissare un giorno significa deludere l'azienda; l'Onnipotente, quindi, ha fissato un tempo espresso e solenne per questa grande transazione. E in verità è degno di nota il fatto che, in tutti i grandi passi della Divina Provvidenza, gli Ebrei hanno emanato su di essi un decreto così immutabile, che il tempo del loro evento non può essere più casuale delle cose stesse. Così Esodo 12:41, la schiavitù dei figli d'Israele fu fissata a quattrocentotrent'anni, e il testo ci dice "che quando furono trascorsi i quattrocentotrent'anni, anche in quello stesso giorno tutto l'esercito del Signore se ne andò dal paese d'Egitto". Ancora 2Cronache 36:21, Dio aveva decretato di punire la nazione dei Giudei con settant'anni di cattività in Babilonia, e precisamente allo scadere di quel termine, quando la Parola del Signore pronunziata per bocca di Geremia fu compiuta, Dio mise in cuore a Ciro di proclamare loro la libertà

(III.) Il terzo osservabile, vale a dire, che come è fissato il giorno del giudizio, così anche la persona del Giudice è costituita e ordinata; "Gli Ebrei giudicheranno il mondo per mezzo dell'uomo che gli Ebrei hanno ordinato", ecc. E come tutte le circostanze di tempo, luogo e persone sono prove di fatto e assicurazioni dell'attività principale, così questa particolare designazione del giudice conferma ulteriormente la certezza della sentenza. E non solo, ma ci apre anche la grande profondità della bontà divina, specialmente su queste due considerazioni

(1.) In primo luogo, è meraviglioso decoroso e degno della Maestà Divina, e giusto verso la persona del nostro Salvatore, che gli Ebrei che si sono umiliati per prendere su di Sé la nostra natura, e in essa per adempiere esattamente la legge divina, siano esaltati per essere il Giudice del mondo, per cui gli Ebrei morirono (Filippesi 2:9 )

(2.) Ancora, in secondo luogo, mostra meravigliosamente la bontà divina verso di noi, che gli Ebrei siano nominati il nostro Giudice, che è stato, ed è ancora nella nostra natura, che ha sentito le nostre infermità, in conflitto con le stesse tentazioni, e che nonostante ciò ha avuto così tanto amore per noi da morire per noi. Che la Divina Maestà non ci opprima con la Sua gloria, né impiegherà un arcangelo per giudicare su di noi, che come gli Ebrei non hanno avuto alcun commercio con un corpo di carne e sangue, non può avere sufficiente compassione delle nostre infermità

(IV.) Nel quarto particolare del mio testo, Ebrei ha dato assicurazione a tutti gli uomini che Ebrei lo hanno risuscitato dai morti. Ma come ci assicura questo di questo grande e comodo punto? È vero che la risurrezione del nostro Salvatore lo ha indicato come una persona grande e straordinaria, ma questo non è un argomento sufficiente per sostenere che gli Ebrei saranno Giudici del mondo; la prova sta quindi in questo, il nostro Salvatore, Cristo Gesù, mentre Ebrei era nel mondo, aveva spesso dichiarato che Ebrei era stato nominato da Dio per giudicare i vivi e i morti, e si appellava alla Sua risurrezione come la grande prova di ciò

(V.) C'è un altro particolare nel mio testo che merita una considerazione speciale, ed è il modo di questo giudizio, o piuttosto le misure con cui questo Giudice procederà in quel grande giudizio, e cioè in rettitudine; Gli Ebrei giudicheranno il mondo in modo ingiusto. Ora, per raggiungere questo obiettivo, dobbiamo prima stabilire la nozione scritturale di questa frase "giustizia" o "in giustizia". E ciò che osservo per primo a questo scopo è questo: in nessun luogo in tutta la Scrittura la giustizia significa rigore. Io dico che non c'è un tale uso di questa parola nella Scrittura, quando viene applicata alle azioni di Dio, no, né quando viene applicata agli uomini; un uomo severo, duro, rigoroso è così lontano dall'essere un uomo giusto nello stile della Scrittura, che Ebrei è del tutto sotto un altro carattere. Ma per tornare al punto, la piena della mia osservazione riguardo alla nozione scritturale della frase nel mio testo è questa, che δικαιοσύνη, o giustizia, è sempre usato lì in senso ampio, in modo da includere non solo la giustizia e la rettitudine, e l'imparzialità, e simili, ma anche la bontà, la gentilezza, l'equità, clemenza, candore e misericordia. "Gli Ebrei giudicheranno il mondo con giustizia e i popoli con equità" (versetto Salmi xcviii. ultimo). Dove, come il mondo e le persone sono espressioni equivalenti, e si interpretano a vicenda, così la giustizia e l'equità sono fatte per esprimersi l'una dell'altra. Ora, in accordo con questa nozione, cercherò, sotto la guida della stessa Sacra Scrittura, di rappresentare le misure di quel grande giorno

(1.) Cristo Gesù, il Giudice di tutto il mondo, non procederà all'ultimo giorno arbitrariamente con gli uomini, ma secondo le leggi conosciute; cioè, gli Ebrei non assolveranno e salveranno nessuno solo perché gli Ebrei hanno decretato di farlo (Apocalisse 2:23 ; 2Corinzi 5:10 ). In verità in questo mondo Dio agisce per prerogativa, e dispensa i mezzi della grazia così come altri favori, come piace agli Ebrei, da cui avviene che ad alcune persone siano conferiti maggiori vantaggi che ad altre, ma questo non è il caso alla fine del mondo, quando Dio viene a dimostrare la Sua giustizia e giustizia. E inoltre, perché si dice che il giudice è colui che indaga i cuori, se gli ebrei procedono proletticamente sulla base di una semplice risoluzione o determinazione? Perché si dice che gli Ebrei separano le pecore dai capri, se gli Ebrei fanno una distinzione senza differenza? Perché si chiama processo infuocato se non c'è discriminazione; e in una parola, se gli ebrei salvano e dannano per prerogativa? 2. Il Giudice del mondo non sarà parziale, né userà alcun rispetto per le persone; cioè, gli Ebrei non assolveranno né condanneranno alcun uomo o uomini di sorta, in considerazione delle circostanze esterne. Per quanto riguarda i parenti e la famiglia, gli ebrei erano soliti tenersi per mano con la loro discendenza e discendenza, che erano la progenie di Abramo. Dio eserciterà più presto la Sua onnipotenza nel miracolo più improbabile che gli Ebrei abbiano mai compiuto, piuttosto che ammettere una persona empia in cielo con il pretesto di parentela e consanguineità. E per quanto riguarda la setta e l'opinione, è notoriamente evidente che non c'è opinione così ortodossa, né partito così canonico, ma un uomo malvagio può esserne parte, e in quel giorno nulla passerà corrente per il bene del timbro pubblico su di essa, se non secondo il valore intrinseco; perché tutti saranno pesati sulla bilancia del santuario. A questo capo mi riferisco anche, che questo giusto Giudice non è capace di affetto o indulgenza, non sarà mosso da alcuna adulazione, non apprezzerà nulla che gli uomini possano fare o soffrire per Lui senza un temperamento santo, una vita abitualmente pia e virtuosa, e tali qualifiche inerenti che si addicono a un uomo per il regno dei cieli

(3.) Il procedimento in questo grande tribunale sarà così giusto e retto, che come nessuno sarà salvato per la giustizia di un altro, così nessuno sarà dannato per il peccato di un altro, ma ognuno porterà il proprio fardello. Qualunque cosa piaccia alla Divina Maestà di fare in questo mondo, dove le Sue inflizioni non sono così propriamente vendicate o l'esplosione della giustizia, come metodi di misericordia per riscattare gli uomini dal peccato; Ma in quel giorno i figli non porteranno più l'iniquità dei padri, ma ciascuno porterà il proprio peso, e morirà solo l'anima che pecca

(4.) Questo Giudice di tutto il mondo in quel grande giorno interpreterà candidamente le azioni degli uomini e trarrà il meglio dalle cose che il caso sopporterà. Ora, a questo proposito, il tenore di tutto il vangelo ci assicura che il nostro misericordioso Giudice non guarderà vantaggi contro gli uomini, non insisterà sulla puntiglios, ma guarderà principalmente alla sincerità delle intenzioni degli uomini (Matteo 25:34 ). Ma ciò che noto principalmente in questo luogo è la benignità della Sua interpretazione, poiché quando i giusti dicono: "Signore, quando ti abbiamo visto avere fame", Ebrei risponde: "In quanto l'avete fatto al più piccolo di questi", ecc., come se Ebrei avesse detto: Conosco la sincerità delle tue intenzioni, e prendo nota del temperamento virtuoso da cui provenivano quelle tue azioni; È il cuore che apprezzo più della cosa fatta, o dell'opportunità di fare

(5.) L'ammirevole equità del grande e finale giudizio è questa: che la gloria e la felicità degli uomini buoni nell'altro mondo siano aumentate proporzionalmente alla misura delle loro difficoltà, sofferenze e calamità qui in questo mondo. L'apostolo ci dice: "Come una stella differisce da un'altra in gloria, così è anche la risurrezione dei morti". (J. Goodman, D.D.Quando la città sepolta di Pompei fu portata alla luce, fu trovato in una piccola stanza di pietra un cerchio di uomini che giacevano morti intorno a un tavolo. Erano stati invitati, come guardiani prima di un funerale, a rimanere con il cadavere per tutta la notte, mentre i parenti affaticati riposavano. Secondo l'usanza, era stato preparato un banchetto come offerta allo spirito del defunto. Questi amici disinteressati e onorevoli pensarono di servirsi di una parte delle delicate provviste, e furono indotti a mangiare le vivande e a sorseggiare il vino. Proprio nel bel mezzo della loro empia baldoria la cenere cominciò a cadere, i vapori sulfurei si riversarono dentro, e furono strangolati sul fatto. La città fu presto coperta dalle scariche della montagna in fiamme: gli edifici erano tutti nascosti, le strade erano tutte riempite; E così passarono duemila anni. Ora l'intera transazione, in tutta la sua disonestà e indicibile meschinità, ha raggiunto la luce. I corpi degli osservatori e i corpi dei morti che fingevano di guardare giacevano insieme lì in mezzo agli scavi. Le ere passarono prima che gli occhi degli uomini lo vedessero, ma Dio, l'Onniveggente, era consapevole dell'infame inganno dal momento in cui fu perpetrato. Oh, quanto sobrie, eppure quanto sorprendenti, saranno le rivelazioni dell'iniquità segreta, dei peccati nascosti, dell'ipocrisia del sabato e della vita non genuina, nella grande luce del giudizio futuro, che verrà a rivelarle all'alba dell'eternità! (C. S. Robinson, D.D.Ci sono due momenti nella storia di questo mondo in cui il velo viene tolto dal governo di Dio, e si vede, senza alcun dubbio o confusione, come Ebrei dia un giudizio chiaro e deciso dalla parte della bontà e della verità. Uno di questi momenti deve ovviamente arrivare, l'altro è passato. Dio, infatti, è ben lungi dal lasciare il suo giudizio senza testimonianza nella storia del mondo. Dio premia e punisce ora. Ma la vita umana, così come la guardiamo dall'esterno, è ancora piena di oscurità e di perplessità. La perfetta, definitiva e manifesta purificazione del giudizio di Dio su ciò che gli uomini pensano e fanno non è ora. Non è fino alla fine e al tempo della mortalità, quando il Giudice siederà sul trono, che questo sarà pronunciato, in modo che nessuno possa dubitarne. E nel corso del mondo non c'è che un'altra occasione simile nella sua orribilità, simile nella sua chiarezza. Fu quando gli Ebrei, che erano stati condannati come peccatori per la causa della verità e della bontà, furono risuscitati dalla gloria del Padre il terzo giorno. Cristo ha sofferto per la giustizia, e in Lui la giustizia è stata giustificata davanti al mondo, e in previsione di quel grande giorno in cui la giustizia finalmente trionferà. Molti uomini, prima e dopo di Lui, hanno sofferto per la giustizia, ma la loro giustizia è stata lasciata ai giudizi variabili e contraddittori degli uomini. Sembrava che l'esperienza attuale avesse trovato solo il male, mantenendo l'innocenza e aggrappandosi alla cosa giusta. Era solo la fede che osava fidarsi contro la malinconica rassegnazione dell'esperienza. Ma in Cristo si è mostrato anche compiuto lo spettacolo che in altri era stato solo iniziato. Il mondo aveva spesso guardato la vista della giustizia sconfitta e rovesciata; Aveva visto l'inizio del suo corso, ma non come doveva finire. Ma, per una volta, in Cristo è stato mostrato agli uomini sulla terra sia l'inizio che la fine. Mai prima d'ora una tale giustizia aveva sofferto. D'altra parte, mai prima d'ora era stato giustificato in modo così inconfutabile. "Ora è il giudizio di questo mondo", disse nostro Signore, quando gli Ebrei stavano per soffrire. Il mondo aveva dubitato che Dio giudicasse e governasse il corso delle cose sulla terra. "Dov'era", aveva chiesto, "il Dio del giudizio", e nella persona di Gesù Cristo, il rappresentante della razza umana, la sfida era stata risolta; il mondo stesso doveva essere giudicato. In Gesù Cristo si è fatto il vanto della malvagità in tutta la sua insolenza. Ma in Gesù Cristo la prova della giustizia, della giustizia nella vera natura dell'uomo, non è stata rimessa fino al mondo a venire. In questa tremenda violazione delle leggi della mortalità e della morte, vediamo la risposta alla sfida del mondo, e possiamo essere certi che i giusti andranno bene. Di questo Dio ha dato assicurazione a tutti gli uomini, in quanto Ebrei ha risuscitato "i crocifissi dai morti". Non sono sicuro che comprendiamo sempre adeguatamente quanto forte debba essere stata la fede necessaria prima che Cristo risuscitasse per credere seriamente a questo. Gli uomini buoni ci credevano. I Salmi sono pieni di questa credenza; ma sono anche pieni della sua difficoltà. Confidavano come bambini nella loro generale fiducia nella bontà del Signore, nonostante la morte; erano sicuri che, in un modo o nell'altro, avrebbero "visto la bontà del Signore nella terra dei viventi". Ma a noi la prova è stata data. E non sono sicuro che comprendiamo sempre come, anche ancora, quella fede abbia bisogno di tutto il sostegno che Dio le ha dato. Il potere del peccato non diminuisce. Il giusto e il peccatore sembrano lasciati allo stesso modo a trovare la loro strada nella vita. Ma quando il nostro cuore verrà meno, quando il mondo si farà beffe di noi, torniamo come i cristiani ai giorni degli apostoli, alla tomba aperta e vuota del Signore, rialziamoci con il pensiero e con i sentimenti all'ineffabile preziosità di quella pietra di fondamento di tutte le speranze umane, "ma ora Cristo è risorto dai morti, e divenire le primizie di coloro che dormono". Nessun trionfo del male ora può eguagliare ciò che accadde quando gli Ebrei soffrirono per noi e furono svergognati; "ma ora Cristo è risorto dai morti", "ora è il giudizio del mondo". (Dean Church. Il giorno del giudizio: il giorno in cui Lord Exeter fu processato per alto tradimento; il giorno in cui la Camera dei Comuni si mosse per l'impeachment di Lord Lovatt; il giorno in cui Carlo

(I.) e la regina Carolina furono processati; il giorno in cui Robert Emmet fu accusato di ribellione; il giorno in cui Blennerhasset fu portato in aula perché aveva cercato di rovesciare il governo degli Stati Uniti, e tutti gli altri grandi processi del mondo non sono nulla in confronto al grande processo in cui tu ed io compariremo. convocato davanti al Giudice dei vivi e dei morti. Non ci sarà alcuna eccezione per "la prescrizione"; non "trasformare le prove dello Stato", cercando di toglierci di dosso, mentre gli altri soffrono; Non "muoversi per un non-suit". Il caso si ripercuoterà inesorabilmente, e noi saremo processati. Tu, fratello mio, che sei stato così spesso avvocato degli altri, allora avrai bisogno di un avvocato per te stesso. L'hai scelto tu? Il Lord Cancelliere dell'universo. Se qualcuno pecca, abbiamo un avvocato: Gesù Cristo, il giusto. Non è chiaro quando il tuo caso sarà chiamato in causa. "Siate pronti anche voi". (T. Deuteronomio Witt Talmage.Di ciò Ebrei ha dato assicurazione a tutti gli uomini, in quanto Ebrei lo ha risuscitato dai morti.-La dottrina di un giudizio futuro confermato dalla risurrezione di Cristo:

I. Un'espressa dichiarazione di Dio riguardo a un giudizio futuro e generale. Ebrei ha stabilito un giorno in cui gli Ebrei giudicheranno il mondo. Bisogna ammettere che le prove naturali di un giudizio futuro, se non fosse stato reso un articolo della nostra fede, sono molto forti e convincenti. La distribuzione promiscua delle benedizioni e dei mali di questa vita agli uomini malvagi e buoni. I trionfi dell'ingiustizia e la famigerata oppressione del diritto, e ciò non per un breve periodo, ma per un corso di molti anni, hanno sempre dimostrato che il Giudice di tutta la terra un giorno farà il bene e giustificherà i metodi saggi, anche se imperscrutabili, della Sua provvidenza in questo mondo, ricompensando gli innocenti e portando il peccatore presuntuoso e di successo a una punizione adeguata. E in verità non c'è nulla di più vero o certo di fatto di ciò che osserva Salomone (Ecclesiaste 8, 14, ecc.). Ma sebbene questa e molte altre prove, che sono tratte dalla religione naturale, di un giudizio futuro debbano essere ammesse non solo altamente probabili, ma molto evidenti, si deve ammettere, nonostante una grande felicità per l'umanità in generale, che Dio si è compiaciuto di fare di questo principio naturale un articolo della nostra fede cristiana. In questo modo, infatti, coloro che non sono in grado di ragionare rettamente sulla natura delle cose, o di portare avanti una lunga serie di prove, sono convinti della verità di un giudizio futuro sull'autorità di Dio

(II.) La giustizia e l'equità con cui Dio procederà nel giudicare il mondo-"Ebrei ha fissato un giorno in cui gli Ebrei giudicheranno il mondo "con giustizia". La giustizia del procedimento in quel giorno apparirà in questo, che Dio, nel premiare e punire gli uomini, farà una distinzione più visibile tra i malvagi e i buoni di quanto gli Ebrei facciano ordinariamente in questa vita. Qui sta anche la giustizia della grande e ultima corte di giustizia che nessuna registrazione parziale deve essere data a nessuna persona a causa della loro superiore qualità, fortuna o altri vantaggi in questo mondo. Per mostrare l'esecuzione imparziale della giustizia in quel giorno, abbiamo un particolare elenco degli uomini della terra che hanno abusato del loro potere, della loro autorità o delle loro ricchezze per fini peccaminosi, e un'immagine molto viva e l'orrore della disperazione che li coglierà (Apocalisse 6:15-17 )

(III.) La designazione della Persona che deve essere il nostro Giudice. "Quell'uomo che Ebrei ha ordinato". Si sarebbe forse potuto pensare che fosse più adatto alla terribile solennità dell'ultimo giorno, e alla dignità e gloria in cui Cristo apparirà allora, se Ebrei fossero stati descritti nel carattere del Giudice come il Figlio di Dio, lo splendore della Sua gloria e l'espressa immagine della Sua persona, o in quegli altri magnifici termini in cui si parla così spesso di Ebrei negli scritti profetici. Ma è ancora più adatto allo stato e alla condizione dell'umanità, e alla Sua tenera compassione verso di essa, che quando Ebrei parla di venire a giudicare il mondo, Ebrei 101 dia piuttosto un'idea della Sua natura umana che della Sua natura divina. Infatti, se consideriamo le infinite persecuzioni della natura divina e a quale distanza infinita i nostri peccati ci hanno separati da essa, l'eterno Dio stesso, senza l'interposizione di un mediatore, avrebbe creduto opportuno convocare il mondo in giudizio davanti a lui. Ahimé! il migliore degli uomini sarebbe stato così oppresso dai pensieri della Sua gloria e dai propri demeriti, che per necessità, anche sotto le loro speranze più fondate, sarebbe sprofondato in un grande sconforto della mente. Gli Ebrei che hanno assunto la nostra natura, e hanno fatto e sofferto tanto per noi in essa, mostreranno certamente tutta la clemenza e la tenerezza che i termini dell'obbedienza evangelica ammetteranno

(IV.) Abbiamo qui una circostanza molto particolare e straordinaria per convincerci della verità e della certezza della venuta di Cristo per giudicare il mondo, e cioè con la Sua risurrezione dai morti. I miracoli che furono compiuti dal nostro Salvatore durante l'intero corso del Suo ministero portarono con sé una prova e un'attestazione sufficiente delle verità che gli Ebrei insegnavano, perché nessuno avrebbe potuto fare quelle cose che gli Ebrei fecero nel modo più aperto e pubblico senza l'assistenza di un potere divino. Ora, essendo questo un grande articolo della religione, gli Ebrei vennero a predicare e a stabilire che Dio ha stabilito un giorno in cui gli Ebrei giudicheranno il mondo, si può dire: Che bisogno c'era di un ulteriore testimone per confermare questo articolo? O perché, quando era stato sufficientemente confermato prima, è stata data tanta importanza alla risurrezione di Cristo per averne la prova? Ma c'era ancora qualcosa di peculiare in ciò che si riferiva alla risurrezione di Cristo, che lo rendeva un argomento della verità della Sua religione più adatto a persuadere la maggior parte degli uomini e a convincere i contraddittori rispetto al resto dei Suoi miracoli. Per

1.) Ebrei stesso si era appellato a questa testimonianza come una grande prova e caratteristica della Sua missione e autorità divina (Versetti, Giovanni, ii, 16). E quindi, oltre al fatto che la sua risurrezione fu un evento miracoloso e straordinario, che superò le potenze della natura, fu un argomento del fatto che egli fu ispirato da uno Spirito profetico, e che Dio, che solo si appropria della conoscenza degli eventi futuri, era anche con lui sotto questo aspetto

(2.) La cautela che gli ebrei usarono per impedire, se possibile, la risurrezione di Cristo, diede maggiore forza agli argomenti che ne traiamo come prova della nostra santa religione. Di modo che i suoi stessi nemici, che vorrebbero affibbiare su di lui un'accusa così chimerica, devono almeno confessare che la sua risurrezione non poteva essere effettuata per mezzo di essa, ma che Ebrei è stato risuscitato da una potenza veramente divina

(3.) Ancora, mentre si sarebbe potuto obiettare che gli altri suoi miracoli furono compiuti davanti a persone di circostanze oscure e meschine, davanti a una schiera di Galilei analfabeti e alla moltitudine credula alla quale non è difficile imporre in qualsiasi momento per uomini di parti e destrezza; sebbene questa obiezione sia facilmente risolta, dal modo pubblico in cui il nostro Salvatore operava i Suoi miracoli, e dal Suo proporli in seguito all'esame dei Suoi più grandi nemici, i Farisei, tuttavia nella Sua risurrezione il fondamento stesso di queste congetture è del tutto rimosso. Non ci poteva essere artificio usato in un'occasione così straordinaria e straordinaria

(4.) C'è qualcosa nella natura stessa della cosa atta a persuadere gli uomini, dalla risurrezione di Cristo, che le dottrine insegnate da Ebrei erano vere, e che Ebrei era il Messia, il Figlio di Dio. Infatti, sebbene ogni miracolo sia al di sopra del corso ordinario e delle forze della natura, e supponga certi cambiamenti di corpi che non possono essere spiegati secondo l'ordine stabilito delle cose; tuttavia, dove tutte le forze corporee di un uomo sono rese incapaci di agire, e tutte le sorgenti della vita sono completamente spezzate, sembra ancora meno concepibile come gli Ebrei possano essere in grado di operare un qualsiasi cambiamento su altri corpi, o di riportare in vita il proprio corpo. Conclusione:1. Se Dio ha stabilito un giorno in cui gli Ebrei giudicheranno il mondo, facciamolo spesso nei nostri pensieri, e pratichiamo attentamente i doveri che lo preparano

(2.) Se Dio ha stabilito un giorno in cui gli Ebrei giudicheranno il mondo con giustizia, allora ci preoccupiamo molto di stare in giudizio davanti a Lui, di aver cura di vivere e morire in uno stato santo e giusto

(3.) Poiché il nostro Beato Salvatore, parlando del giudizio finale, si compiace più in modo particolare di definirsi il Figlio dell'Uomo. Questa considerazione rafforzerà potentemente tutti i veri penitenti contro quei pensieri oscuri e scoraggianti che a volte tendono a sorgere nelle menti degli uomini molto buoni. Per quanto grandi o numerosi siano stati i nostri peccati, tuttavia, se ci siamo umiliati davanti a Dio e ne siamo veramente pentiti, sappiamo che il sangue di Gesù Cristo è sufficiente per espiare la loro colpa

(4) Poiché con la risurrezione di Cristo abbiamo una certezza più piena ed espressa di un giudizio futuro di quella che avremmo potuto avere dalla semplice luce della ragione, questa considerazione ci spinga a camminare in modo degno di un'evidenza così luminosa e gloriosa. Decidiamo di vivere, non come persone che hanno alcune nozioni e congetture probabili su una tale cosa, ma come uomini che credono pienamente e seriamente che un giorno dovremo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ognuno possa ricevere le cose fatte nel corpo secondo ciò che ha fatto, che sia un bene o un male. (R. Fiddes, D.D.)

32-34. E quando udirono della risurrezione dei morti, alcuni si fecero beffe."Questa è stata una delle peggiori notti", dice il signor Bampton, un missionario indiano, "che io abbia mai sopportato. Scherno! scherno! Scherno crudele, quasi insopportabile! Parlai per un po', e fui ascoltato da alcuni, delle benedizioni di cui si gode la fede in Cristo, quando un uomo viene con un'espressione indurita dall'inferno e quella particolare risata costante che riesco a malapena a sopportare. Il peso del suo grido era: "Juggernaut è il fondamento! Juggernaut è completamente Dio! Vittoria a Juggernaut!" Gli Ebrei gli battevano le mani, gridava, rideva e induceva gli altri, o gran parte di loro, a fare lo stesso. Per motivi di ragione non temo nessuno, e di solito sopporto molto bene la rabbia; Ma questi eterni buffoni che ridono sono quasi troppo per me. È mia grande cura, che in mezzo a una folla insultante e ridente, non sembri imbarazzato". (Museo Biblico.Il deriso è il difetto naturale del predominio del mero intelletto non accompagnato da una corrispondente crescita e vivacità degli affetti morali, in particolare dall'ammirazione per l'eccellenza morale. (T. Arnold, D.D.Ti sentiremo di nuovo su questa faccenda.Nella cattedrale di Genova c'è un vaso di smeraldo che si dice sia stato uno dei doni della regina di Saba a Salomone. La sua storia autentica risale a ottocento anni fa. La tradizione vuole che quando il re Salomone lo ricevette lo riempì con un elisir che solo lui sapeva come distillare, e di cui una sola goccia avrebbe prolungato la vita umana in misura indefinita. Un miserabile criminale, morente di lenta malattia in prigione, supplicò il re di dargli una goccia di questa pozione magica. Salomone rifiutò. "Perché dovrei prolungare una vita così inutile?" ha detto. "Lo darò a coloro la cui vita benedirà i loro simili". Ma quando gli uomini buoni lo imploravano, il re era di cattivo umore o troppo indolente per aprire il vaso, o prometteva e dimenticava. Così passarono gli anni finché divenne vecchio, e molti degli amici che amava erano morti; e ancora il vaso non era mai stato aperto. Allora il re, per scusarsi, gettò dubbi sulle virtù dell'elisir. Atti 50 'ultimo si è ammalato lui stesso. Allora i suoi servi portarono il vaso perché potesse salvarsi la vita. Gli Ebrei lo aprirono. Ma era vuoto. L'elisir era evaporato fino all'ultima goccia. Il rabbino o il prete che ha inventato questa storia non intendeva forse trasmettervi una grande verità? Non abbiamo tutti dentro di noi un vaso più prezioso di qualsiasi smeraldo, nel quale Dio ha messo una parte dell'acqua della vita? È per la nostra guarigione, per la guarigione degli altri. Lo nascondiamo, non lo usiamo, per falsa vergogna, o per ozio, o per dimenticanza. A un certo punto cominciamo a dubitare della sua efficacia. Quando la morte si avvicina, ci rivolgiamo ad essa in fretta e furia. Ma la fede trascurata ha lasciato l'anima. Il vaso è vuoto. Gli effetti del sermone: - Imparate

1.) Che, qualunque sia la diversità nelle posizioni, nei talenti e nei sentimenti degli uomini, le dottrine della vera religione sono importanti per tutti. Agli "Ebrei", agli "Epicurei" e agli "Stoici" l'apostolo proclamò le stesse dottrine

(2.) Che qualunque possa essere il potere con cui vengono sollecitate le grandi verità della vera religione, non c'è da aspettarsi un risultato necessario e uniforme. Lo stesso strumento, maneggiato dalla stessa mano e con la stessa forza e abilità, potrebbe produrre lo stesso effetto sulla stessa specie di pietra, metallo o legno; ma le stesse dottrine sollecitate dallo stesso uomo, allo stesso tempo producono risultati molto diversi nello stesso luogo sulla stessa congregazione. Ecco tre classi morali: - Alcuni tra il suo pubblico lo hanno ascoltato -

(I.) Con incredulità derisoria. "Alcuni derisi". Gli epicurei lo farebbero in modo particolare. Negavano uno stato futuro e consideravano la morte come un sonno eterno. Tre cose probabilmente li indurrebbero a ridicolizzare questa dottrina

(1.) Si opponeva alle loro nozioni preconcette. Molti scettici rifiutano il cristianesimo per questo stesso motivo. Com'è sciocco, com'è arrogante questo! Le loro piccole nozioni sono la misura, la somma di tutta la verità? 2. Era apparentemente improbabile per loro. Le generazioni degli uomini non sono forse ridotte in polvere? Le particelle di cui erano composti i loro corpi non sono state forse forgiate nella struttura di ogni specie e forma di vita vegetale e animale? Dove sono i sintomi di una risurrezione? Ma che sciocchezza questo! Gli uomini che videro i sacerdoti che cercavano di spianare le mura di Gerico, soffiando nel corno dei montoni, probabilmente li avrebbero "derisi" per questo motivo, ma le mura caddero nonostante ciò. Lot sembrava uno che "si faceva beffe dei suoi generi" quando li avvertiva dell'imminente giudizio; ma la tempesta di fuoco venne comunque, ecc.

(3.) Gli ebrei che proclamarono loro la dottrina non erano un insegnante riconosciuto. Gli ebrei non appartenevano alla loro scuola. Ebrei era un povero ebreo. Che cosa sapeva dunque di queste cose?

(II.) Con una risoluzione procrastinatrice. "Altri dicevano: Ti ascolteremo di nuovo su questa faccenda". Probabilmente si trattava di alcuni stoici, che credevano in uno stato futuro e che erano disposti a prestare un po' di attenzione all'argomento in un momento futuro. Questo procrastinare l'argomento della religione è estremamente sciocco, perché

1.) È, di tutti gli argomenti, il più importante

(2.) Perché un passo importante verso la sua ricezione è stato fatto quando è stato creato un interesse

(3.) Qualsiasi parte del tempo futuro è molto incerta, e anche se dovesse essere garantita, l'interesse esistente potrebbe non essere mai rinnovato. Una "stagione più conveniente" potrebbe non arrivare mai

(III.) Con fede pratica. "Ma certi uomini si sono uniti a lui", ecc. Questi due nomi suggeriscono: che il cristianesimo è ugualmente adatto a entrambi i sessi. Che la donna si ponga come rappresentante del potere intuitivo e l'uomo come quello logico. Oppure che la donna si erga a rappresentante di coloro che devono occuparsi dei doveri più privati e domestici, e l'uomo a rappresentante di coloro che devono essere nel mondo aperto - nei campi, al mercato, nel negozio, nella casa del senato - combattendo con le difficoltà. Il cristianesimo è abbastanza grande per i più grandi, e abbastanza semplice per i più semplici. Conclusione: Dal tutto possiamo imparare

(1) Che il vangelo è morale nella sua influenza sul mondo. Non abbatte l'uomo con la violenza e la forza

(2) Che il Vangelo non deve essere limitato a nessuna classe

(3) Che i ministri non disperino per mancanza di successo. Anche se alcuni deridono e altri procrastinano, alcuni ci crederanno. (D. Thomas, D.D.Così Paolo si allontanò di mezzo a loro.-L'addio di Paolo ad Atene:- Gli ebrei lasciano Atene-

(I.) Avendo notevolmente alterato la sua condizione spirituale

(1.) Gli ebrei gli hanno lasciato un nuovo stimolo al pensiero. Gli ebrei diedero alla loro comprensione una nuova teoria dell'universo, un nuovo metodo per la felicità, una nuova manifestazione di Dio

(2.) Ebrei accrebbe la sua responsabilità. La responsabilità si misura in base ai privilegi. Atene era stata molto favorita; ma Paolo diede loro più pensiero del Divino che di tutti i loro filosofi. O Atene, è meglio mille volte che Paolo non sia mai entrato in te, piuttosto che tu venga meno alla nuova responsabilità imposta!

(II.) Con una stima più elevata del cristianesimo. L'apostolo fece un grande esperimento portando il Vangelo ad Atene. Gli ebrei avevano senza dubbio sentito parlare dei loro grandi saggi, e forse conoscevano i loro sistemi di pensiero. Gli ebrei avevano senza dubbio ricevuto una profonda impressione dell'inventiva, dell'energia e dell'estetica del loro intelletto nell'architettura e nella statuaria della loro città. Come considereranno tali uomini, forse si sarà chiesto, la storia che ho da raccontare loro di Gesù di Nazaret? Ma dopo il suo sermone sul Colle di Marte, tutti questi timori avrebbero lasciato il posto a una fiducia illimitata nella gloria del suo messaggio. Il cristianesimo è stato messo alla prova da ogni scuola di filosofia, da ogni grado di intelletto e da ogni sistema religioso, e ne è sempre uscito il potere trionfante. Come dovrebbe essere illimitata, quindi, la nostra fiducia!

(III.) Forse non lo visiterò mai più. C'è qualcosa di molto commovente in una separazione di questo tipo. Era commovente vedere Mosè lasciare il Faraone per non incontrarlo più fino al giudizio; il giovane avvocato che lascia Cristo, se ne va addolorato; e ora Paolo lascia Atene. Anche se non sarebbe tornato da loro di nuovo

1.) Gli Ebrei avevano liberato la sua coscienza ed erano stati purificati dal loro sangue

(2.) Gli ebrei sarebbero stati impegnati nella diffusione del vangelo. Ebrei partì per Corinto, e da lì in poi, perché il suo vangelo era un vangelo per l'umanità

(3.) Anche se non sarebbe tornato da loro di nuovo, si aspettava di incontrarli alla punizione. Gli Ebrei avevano parlato loro di un giorno di giudizio, e in quel giorno egli li avrebbe incontrati

Le opere del defunto reverendo C. H. Spurgeon sono state utilizzate nella preparazione di questo volume con il permesso dei signori Passmore e Alabaster.

Commentario del Nuovo Testamento:

Atti 17

1 5. A Tessalonica e da Tessalonica ad Atene (Atti 17:1-15)

Amfipoli.

Ecco l'itinerario di Paolo. Da Filippi ad Amfipoli, 33 miglia; da Amfipoli ad Apollonia, 30 miglia; da Apollonia a Tessalonica, 37 miglia; da Tessalonica a Berea, circa 50 miglia; e di qui alla costa, per imbarcarsi per Atene. Amfipoli, ai tempi di Paolo, era una forte stazione militare. Si chiamò già Ennea Hodoi o le Nove Vie; fu famosa nella guerra del Peloponneso e sotto i romani fu fatta capitale della Macedonia prima. Era vicina alla Tracia, non lungi dalla foce del fiume Strimone, il quale, siccome scorreva intorno intorno alla città, avea dato l'idea del nome della città stessa. Amfipoli, difatti, vuol dire intorno alla città. Il villaggio che oggi sta sul luogo occupato dall'antica Amfipoli, si chiama Empoli o Yamboli che può essere una corruzione di Amfipoli.

Apollonia.

Non deve esser confusa con l'Apollonia dell'Illiria. Era città commerciale tra Amfipoli e Tessalonica. Il punto esatto dove sorgeva, non si può accertare.

Tessalonica.

Paolo traversa rapidamente una gran parte della Macedonia, senza fermarsi nelle città che trova per via. Gli preme d'arrivare nel capoluogo politico della provincia, nella sede del proconsolo, e che a quel che pare dal testo (dov'era la sinagoga...), era il solo luogo di cotesta contrada, ove i giudei fossero allora abbastanza numerosi da avere un culto regolare. Tessalonica, che si chiamò già Ematia, Halia e Terma, era situata sul golfo termaico ed aveva un porto di considerevole importanza commerciale. Ebbe il nome di Tessalonica o da Cassandro, che l'avrebbe chiamata così in onore di sua moglie Tessalonica, ch'era figliuola di Filippo; o in ricordo d'una vittoria, che Filippo riportò sugli eserciti della Tessaglia. L'antica Tessalonica è oggi Salonicco o Saloniki, uno dei centri commerciali più importanti della Turchia europea. Anche oggi gli israeliti formano una parte notevole della popolazione di Saloniki.

2 Secondo la sua usanza

Vedi Atti 13:5, 14, 15; 14:1 ecc.

E per tre sabati

ecc. Questo passo va tradotto così: Secondo la sua usanza, Paolo entrò da loro e discusse con loro per tre sabati di seguito, spiegando e dimostrando, con le Scritture alla mano, che il Messia doveva soffrire e risuscitare dai morti: "e questo Messia, aggiungeva egli, è quel Gesù che io v'annunzio".

4 E si aggiunsero

Letteralmente: προσεκληρωθησαν; furono messi (da Dio) nella sorte, nella parte di Paolo e di Sila. Si potrebbe tradurre: furono guadagnati da Paolo e Sila.

Greci religiosi:

È meglio: Greci tementi Iddio; cioè, gran numero di proseliti greci..

Donne principali.

Donne della miglior società di Tessalonica.

5 Ma i Giudei ch'erano increduli

Ma i giudei rimasti increduli, mossi da invidia, raccolsero alcuni piazzaioli, cattivi soggetti; provocarono una sommossa, e misero sossopra la città. Poi presero d'assalto la casa di Giasone, e cercavano Paolo e Sila, per trarli dinnanzi all'assemblea popolare.

Gente di piazza.

Erano dei fannulloni, degli schiavi fuggiti dai loro padroni, dei proletari disoccupati; gente che abbondava specialmente in quei tempi in cui fioriva la schiavitù, Che dondolava qua e là per l'agorà, ossia per il mercato, per la pubblica piazza, sempre pronta a far baldoria. Questi vagabondi che Erodoto chiamava ὁι εν τη αγορα αναστρεφομενοι, erano i sub-rostrani o la turba forensis degli scrittori latini. È probabile che qualcuno di questi tipi scivolasse poi nella chiesa, e non cambiasse modo col cambiar d'ambiente 2Tessalonicesi 3:10-11.

Giasone.

Giasone era l'equivalente greco di Giuseppe, secondo il Lindsay: secondo l'Ellicott, era l'equivalente di Giosuè. Ch'ei fosse un cristiano d'origine giudaica, si può dire quasi con certezza; ma affermare ch'ei fosse lo stesso Giasone di Romani 16:21, e quindi un parente di San Paolo, è affermare, mi sembra, un po' troppo.

Fuori al popolo.

L'idea era questa; impadronirsi di Paolo e Sila e farli giudicare immediatamente davanti all'assemblea popolare; vale a dire, dai magistrati che teneano seduta nell'agorà; in piazza. Tessalonica era una libera città greca quindi, in modo assoluto, indipendente. L'autorità suprema, in Tessalonica, come in tutte le antiche città della Grecia, risedeva nel popolo.

6 Ai rettori della città

Letteralmente: ai politarchi. La parola politarca non si trova che in questo luogo; non esiste altrove, né nel Nuovo T., ne nel greco classico. Una iscrizione trovata recentemente sopra un arco in una via di Salonicco (l'antica Tessalonica) mostra che politarca era il nome locale dei sette magistrati, scelti dal popolo per il governo della città.

Hanno messo sottosopra il mondo.

È una esagerazione; anche se per il mondo s'intenda l'impero romano; nondimeno, è una frase che dimostra come l'evangelo progredisse per il potente ministerio degli apostoli.

7 Contro agli statuti di Cesare

Dalla lettera ai Tessalonicesi sappiamo che Paolo annunziava il regno di Dio 1Tessalonicesi 2:12; 2Tessalonicesi 1:5. "Questo annunziare un altro re, dicevano quei giudei, ci può compromettere; perché è vero che Tessalonica è città libera; ma. è anche vero che ha la sua libertà dall'imperatore, e che l'imperatore potrebbe toglierle ogni privilegio, il giorno in cui pigliasse ombra". L'accusa è di natura politica. Ora non è già che i giudei fraintendessero la natura e le intenzioni del vangelo, o che fossero tanto teneri dell'imperatore e del governo imperiale; ma gli è che sapeano bene che un'accusa di cotesto genere avea, più d'ogni altra, probabilità d'essere accolta ed ascoltata. Era la tattica che avea già fatto buona prova nel caso di Gesù davanti a Pilato.

8 I rettori

Vedi Atti 17:6.

9 Ricevuta cauzione da Giasone e dagli altri

Gli altri sono gli alcuni dei fratelli del vers. 6. Il το ἱκανον come il latino satis datio, satis accipere era il termine legale per la cauzione. La mallevadoria in danaro od in altra forma. Qui non si tratta di cauzione data per le persone di Paolo e Sila; ma di una mallevadoria, senza dubbio in danaro, per costringere i cristiani a non far più nulla che potesse turbare l'ordine pubblico.

10 Berrea

meglio: Berea. Era una città commerciale della Macedonia, vicina al monte Citano, al sud di Tessalonica e non lungi da Pella. Oggi si chiama Kara Fería o Verria. In Berea, che fu patria di Sopatro Atti 20:4, c'erano molti giudei.

12 Donne greche onorate

Donne greche distinte per posizione sociale (vedi Atti 17:4).

14 Mandarono fuori Paolo

Meglio: fecero partire.

Facendo vista d'andare al mare.

È traduzione sbagliata. L' ὡς επι την θαλασσαν che è in G. H., in altri codici, che son dei migliori (A. B. E. Sinaitico), si legge invece così: ἑως επι την θαλασσαν: fino al mare, verso il mare, in direzione del mare. Anche, se invece di ἑως si dovesse leggere ὡς, non vuol dire che Paolo dovesse fare una mossa finta; la traduzione vera sarebbe pur sempre quella di S. Girolamo nella Vulgata: usque ad... fino al mare La traduzione esatta del passo è dunque questa. Allora i fratelli fecero immediatamente partir Paolo in direzione del mare; ma Sila e Timoteo rimasero a Berea.

15 Sila e Timoteo

Da 1Tessalonicesi 3:1-3 sappiamo che Timoteo andò ad Atene ma che tornò subito a Tessalonica per confortar quivi i fratelli.

Atene

(Vedi Atti 17:16 per il commento). Fra Berea ed Atene, nella Tessaglia, nella Focide, nella Beozia non c'erano, probabilmente, dei centri giudaici; Paolo preferisce quindi la via di mare, perché più sicura e meno faticosa; e perché, soprattutto, può farlo senz'aversi a rimproverare la negligenza d'alcun campo adatto all'opera sua missionaria.

Riflessioni

1. Lo spirito nel quale gli apostoli vennero da Filippi a Tessalonica Atti 17:1, ci e mostrato da 1Tessalonicesi 2:1-2: "Voi stessi sapete bene, fratelli, che la nostra venuta fra voi non è stata vana; ma che all'uscir da Filippi, dove avevamo sofferto ed eravamo stati maltrattati, voi non lo ignorate, confidando nel nostro Dio, non ci stancammo d'annunziarvi arditamente il suo evangelo, malgrado grandi lotte". L'apostolo, che in cotesto spirito va da un campo di lavoro in un altro, è l'apostolo che avrà senza dubbio molto a soffrire, ma che passerà pur sempre di vittoria in vittoria di trionfo in trionfo.

2. Grande impressione deve aver prodotto Paolo sui giudei di Tessalonica, se gli fu permesso di parlar loro per tre sabati consecutivi Atti 17:2. La predicazione di Paolo in Tessalonica ha le due tesi fondamentali dell'insegnamento apostolico primitivo:

1) Ei dimostrava, con la interpretazione di passi scritturali, che il Cristo promesso ed atteso non doveva fondar subito il suo regno glorioso, ma doveva prima soffrire, morire, e poi risuscitare.

2) Ei provava, con la risurrezione e per via d'altri argomenti, che le promesse messianiche s'erano compiute nella persona di Gesù di Nazaret Atti 17:3. Nelle due lettere ai tessalonicesi troviamo degli importanti accenni al contenuto dei discorsi ch'ei tenne in questa occasione a Tessalonica (vedi 1Tessalonicesi 1:5; 2:1-2, 5, 10-11; 3:3-4; 4:1,6; 5:2; 2Tessalonicesi 2:15). Il modo della sua predicazione è definito stupendamente in 1Tessalonicesi 1:5: - "Il nostro evangelo non vi è stato annunziato (a voi, tessalonicesi) con delle parole soltanto, ma con potenza, con lo Spirito Santo e con una profonda convinzione". I sentimenti che gli apostoli nutrivano per i tessalonicesi che evangelizzavano, eccoli qui: "Noi ci siamo mostrati pieni d'affabilità nel mezzo di voi. Come una balia ha tenera cura dei suoi propri figliuoli, così, nella nostra tenerezza per voi, avremmo voluto darvi non solo l'evangelo di Dio, ma anche le nostre proprie vite; tanto ci eravate cari". Che pagina eloquente di "teologia pastorale!"

3. "Costoro hanno messo sottosopra il mondo!" dicevano i giudei Atti 17:6; e queste parole, che, come ho detto più sopra, sono una esagerazione, contengono nondimeno due cose:

1) un'idea giusta dell'opera apostolica, in quanto l'evangelo che gli apostoli predicano, trasforma il mondo interno ed esterno; trasforma il cuore e la condotta; la famiglia e lo stato; l'arte e la scienza;

2) una testimonianza in favore degli apostoli. Il loro scopo non è di sovvertire e distruggere, ma di rigenerare e glorificare ogni cosa in ciascuna di coteste sfere, per mezzo del vangelo. Le parole dei nemici rendon loro questa testimonianza; ch'essi s'avanzano arditamente alla volta dello scopo. Questi giudei ribelli hanno dimenticata la parola d'Aggeo: "Così parla l'Eterno degli eserciti: Ancora un po' di tempo, ed io scrollerò i cieli e la terra, il mare e il continente; scrollerò tutte le nazioni; i tesori di tutte le nazioni verranno, ed lo riempirò di gloria questa casa, dice l'Eterno degli eserciti" Aggeo 2:6-7; Ebrei 12:26. Questa immensa prospettiva di gloria che dee risultare dal rinnovamento morale e fisico dell'universo che il Messia produrrà, i giudei carnali, che dànno l'assalto alla casa degli apostoli del Messia, non la godono più; e la profezia di tanta gloria non è più per loro che lettera morta.

4. Il fatto dei beresi e la testimonianza che è loro resa dallo scrittore sacro Atti 17:11, sono cose preziose. Il Martini, a questo proposito, nota: "Essi ricevettero la parola con tutta avidità, esaminando ogni dì le Scritture... paragonando la dottrina predicata da Paolo con quello che era scritto nella legge e nei Profeti, affine di conoscerne la conformità. Facevano questi Ebrei quello che Gesù Cristo insegnava di fare a quei di Gerusalemme, dicendo, che se esaminavano le Scritture, avrebbero pur dovuto conoscere che queste di lui parlavano". È meglio non si potrebbe dire. Ma come spiega il Martini il fatto che la chiesa romana non incoraggi, a nei privati cotesto esame della dottrina? Se i beresi faceano bene, se Gesù stesso ha detto che è così che si deve fare, o come mai la chiesa romana dice: "Nossignori! cosi non si deve fare"? E se i beresi sono lodati quando confrontano con le Scritture le cose predicate loro, nientemeno che da un apostolo come San Paolo, perché dobbiamo esser noi biasimati quando vogliamo confrontare con le Scritture gli insegnamenti di chi può aver l'autorità che si vuole, ma non arriva a quella di un San Paolo? In tempi più tristi dei nostri, cotesto privato esame costò la vita agli imitatori dei beresi; oggi, costa la taccia di ribelli, di eretici e che so io. Ma ai seguaci dei beresi che non sanno che farsi d'una fede cieca fondata sulla instabile autorità dell'uomo e vogliono una fede illuminata che si radichi nella incrollabile parola di Cristo, bastano l'omaggio di Luca e l'approvazione di Dio.

16 6. In Atene. All'Areopago (Atti 17:16-34)

Atene.

Era la città più famosa della Grecia. Fondata da Cecrope e da, una colonia egizia circa 1556 anni prima di Cristo, era posta sotto la protezione di Minerva ch'era in modo tutto speciale quivi adorata. Ai tempi ai quali ci conduce il nostro racconto, Atene non era più pagana di altre città meno celebri. Anzi si può dire, che l'insegnamento libero e contradditorio che vi si dava dei diversi sistemi di filosofia, vi minava le tradizionali credenze religiose. Ma se questo è vero, è pur vero che in niun luogo il gusto dell'arte ed il lusso del l'architettura aveano, come in Atene, largamente profuso i simboli di coteste credenze. Ed è appunto questo vederla "piena d'idoli" Atti 17:16 che inacerbisce lo spirito di Paolo. Petronio diceva che in Atene "era più facile trovare un dio che un uomo" (Sat. XVII).

17 Con le persone religiose

Meglio: Con gli uomini tementi Iddio; coi proseliti, come abbiamo visto altrove.

In su la piazza;

sull'agorà; sulla piazza pubblica.

Con coloro che mi scontravano.

Meglio: coi primi venuti; con quelli nei quali s'imbatteva.

18 Alcuni dei filosofi...

Due cose importanti ha questo brano; il discorso di Paolo e questo primo incontro dell'evangelo di questo germe d'una nuova civiltà, con la filosofia; col frutto più squisito, cioè, della civiltà antica.

Epicurei e Stoici.

Queste due scuole noveravano un gran numero di aderenti anche fra quelli che non erano, a rigor di termini, uomini di studio. Chiunque avea ricevuto una vernice di educazione letteraria, secondo le disposizioni morali che aveva e secondo le condizioni di spirito in cui si trovava, si dava all'una o all'altra di coteste due scuole. Le dottrine di Platone e di Aristotele erano piuttosto affare dei filosofi di professione. La scuola epicurea ebbe il nome dal suo fondatore Epicuro (342-270 a.C.). Le speculazioni di Epicuro comprendevano ad un tempo una soluzione fisica ed etica dei problemi dell'universo. Ecco alcune grandi linee dell'insegnamento di Epicuro. "Gli dei, nella loro eterna tranquillità, son troppo lungi dall'uomo per darsi la pena d'occuparsi, dei suoi dolori o dei suoi peccati. Essi non hanno bisogno di sacrifici e non rispondono alle preghiere. Il gran male del mondo, la sorgente dei delitti e delle miserie del mondo è la superstizione, che fa schiave le menti del più degli uomini. L'ultimo nemico da debellare è la credenza nella immortalità, nella retribuzione d'oltre tomba. Il primo asso dell'uomo verso la felicità e la sapienza è quello di emanciparsi dalla propria schiavitù; il secondo sta nel riconoscere che la felicità consiste nel massimo aggregato di emozioni gradevoli. L'esperienza insegna che quelli che si chiamano piaceri, hanno spesso un triste, largo compenso nei dolori che tengon loro dietro; quindi, gli eccessi sensuali sono da fuggirsi". Questa la teoria; ma che avveniva? Siccome l'epicureismo non ammetteva le legge scritta nei cuori, e considerava le leggi umane come tanti ordinamenti convenzionali ognuno dovea da sè stimare e giudicare le cose che, gli avrebbero arrecato piacere; e il più degli uomini si decideva per una vita disordinata; a volte, tenuta a freno dal calcolo; a volte, perduta in braccio della voluttà più sfrenata. Per quel che riguarda il concetto fisico del mondo, Epicuro ha in germe parecchi dei risultati della scienza moderna. Epicuro esclude ogni idea di creazione e di Provvidenza. La materia è eterna e gli atomi infiniti di cui è composta, per l'azione di forze d'attrazione e di ripulsione a noi ancora ignote, è passata per tante e diverse combinazioni, e, da coteste combinazioni, come ultimo stadio della evoluzione, è uscito il mondo della natura che noi oggi contempliamo. La più stupenda espressione è, questo sistema, praticamente ateo, è il poema di Lucrezio: De Rerum Natura; e fra gli studi più pregevoli che del poema lucreziano si sono. fatti ultimamente in Italia, sono quelli del Prof. Trezza, che fu apostolo convinto dell'epicureismo nella sua forma più alta, più nobile e più pura. La scuola stoica non ebbe nome dal suo fondatore, che fu Zeno di Cizio in Cipro, ma dal Pecile (ἡ ποικιλη στοα ), al celebre portico d'Atene. Ecco le linee principali dell'insegnamento stoico. "La vera sapienza consiste nel rendersi superiori, non schiavi, delle circostanze. Le cose che non sono entro i limiti del poter nostro, non sono cose né da ricercare né da temere; ma cose da accettarsi con calma equanimità. Chi vuol conseguire la vera sapienza deve quindi diventare indifferente tanto al piacere quanto al dolore e devo mirare ad un'assoluta apatia". Quant'è al concetto teologico delle cose, gli stoici parl avano di una Mente divina che pervade l'universo e regola tutte le cose per la sua Provvidenza. Essi riconoscevano il governo di cotesta Provvidenza nella vita delle nazioni e degli individui. Nel Manuale di Etica d'Epitetto è nelle Meditazioni di Marco Aurelio, lo schiavo e l'imperatore sono posti allo stesso livello; e in Seneca gli stoici esprimono delle massime che paiono massime di etica cristiana, Giuseppe Flavio (Vit. e. 2) paragonava gli stoici ai farisei; e qualcuno ha chiamato gli epicurei e gli stoici, i sadducei ed i farisei del paganesimo.

19 Lo presero e lo menarono

Non è che gli facessero violenza; anzi, ad escludere questa impressione che la traduzione diodatina produce, sarebbe meglio dire: lo presero seco e lo menarono...

Nell'Areopago.

Il rumore della piazza pubblica impedisce loro d'udir bene quello che Paolo dice; quindi, lo conducono in un posto più isolato e più tranquillo, all'Areopago, ch'era un luogo elevato, nelle vicinanze dell'Acropoli, ove si tenevano anche le sedute d'un tribunale, che si chiamò Areopago, dal luogo. Qui, però, non si tratta né del tribunale, né d'un giudizio. Questa gente vuole far parlare Paolo, lo vuole ascoltare con tutta comodità; vuol soddisfare quella curiosità che Luca, d'accordo in questo con tutti gli antichi, dà come un tratto caratteristico degli ateniesi Atti 17:21.

20 Noi vogliamo dunque sapere...

Noi vorremmo dunque sapere che cosa tutto questo significhi.

21 I forestieri

domiciliati in Atene. Si tratta, probabilmente, della folla svariata dei giovani romani mandati quivi a completare la loro educazione, degli artisti, dei viaggiatori per diporto e dei filosofi che quivi convenivano da ogni parte dell'impero.

22 lo vi veggo quasi troppo religiosi in ogni cosa

Non è traduzione esatta: Meglio è dire così: Io m'accorgo che ogni rispetto voi siete religiosissimi. Il rendere che qualcuno fa questo religiosi. per superstiziosi è falso. Neppure è da credere che Paolo sia ironico nel suo dire. È un mezzo elogio ch'egli fa agli ateniesi. Egli vede, in mezzo alle aberrazioni politeistiche del paganesimo, le tracce d'un bisogno religioso, ch'egli nota con sincero compiacimento e da cui anzi prende le mosse per il suo dire. Ei vede che nel popolo ateniese il sentimento religioso c'è quei che gli manca, è la retta intelligenza delle cose.

23 Le vostre deità

Meglio: i vostri oggetti sacri, gli oggetti del vostro culto; o anche i vostri luoghi santi; o i vostri monumenti sacri.

All'Iddio sconosciuto.

Letteralmente: A un dio ignoto. Per testimonianza di autori classici si sa che c'erano ad Atene degli altari recanti la iscrizione menzionata nel nostro testo. L'origine di questi altari, il significato autentico e primitivo della iscrizione e la forma esatta della iscrizione stessa non possono essere stabiliti in modo perfettamente sicuro. La spiegazione più probabile è che si trattava di un omaggio di propiziazione da rendere, durante una pubblica calamità, a una divinità che non si potea determinare, perché non si sapeva esattamente quale d'esse, nella sua ira, avesse mandato il flagello che si voleva allontanare. Pausania e Filostrato parlano di cotesti altari. È un fatto però che cotesti altari non uscivano dalla cerchia delle idee del politeismo nazionale. Paolo interpreta l'iscrizione in senso monoteista; ei suppone nella iscrizione la presenza dell'articolo, (al Dio ignoto) e attribuisce agli ateniesi, come s'è visto, un'aspirazione, un presentimento di qualche verità religiosa, di cui ei si propone di dar loro adesso la conoscenza chiara ed esatta.

Il quale voi servite;

meglio: Il quale voi onorate o riverite...

24 Non abita in templi

È un'eco delle parole di Stefano Atti 7:48.

25 Come avendo bisogno

Meglio: Come se avesse bisogno di qualcosa.

Il fiato:

il respiro.

26 Atti 17:26-27 debbono esser tradotti così: È lui che ha fatto nascere tutte le nazioni da un uomo solo e le ha fatte abitare su tutta la superficie della terra, fissando a ciascuna la durata della propria esistenza (i tempi determinati) ed i limiti del proprio dominio, affinché cerchino Iddio, se pur mai giungano, brancolando, a trovarlo... benchè ei non sia lungi da ognuno di noi. Traduco: Da un uomo solo: perché i codici migliori omettono la parola sangue ( ἁιματος) e dicono: da uno solo; il che non si può intendere che per una referenza al racconto genesiaco delle origini della umanità con Adamo (Genesi 1:27 ecc.). Vedi Malachia 2:10.

I tempi prefissi,

che traduco per la durata della propria esistenza comprendono le vicende storiche di ciascuna nazione; il sorgere, il tramontare; tutto quanto il periodo in cui ogni nazione ed ogni razza sono chiamate a svolgere la loro parte nel gran dramma della storia della umanità.

I confini della loro abitazione,

che rendo per: i limiti del proprio dominio, comprendono i confini veri e propri delle nazioni, ed anche tutto quante le circostanze locali di suolo e di clima che influiscono sul carattere nazionale.

27 Affinché cerchino Iddio

È il germe della teodicea (giustificazione delle vie di Dio) paulina della lettera ai romani. Iddio educa, nei suoi modi non sempre chiari ma sempre grandi e sublimi, l'umanità intera. L'ordine intero delle cose, come Dio l'ha stabilito, mira a cotesta educazione. È lui che sveglia nel cuore della umanità quei bisogni quelle aspirazioni, quei sospiri ineffabili, che si estrinsicano in quelle cento e cento belle e poetiche forme politeistiche, che non sono però altro, come dice il Tennyson, che il grido

"del bambinel che grida: luce! luce!

e altra lingua non ha fuor che quel grido".

   (In Memoriam LIV).

Se pur talora...

il pensiero dell'apostolo è chiaro; ed è, che le nazioni non ci arrivano da sè a trovare Iddio; e di questo fatto gli altari ateniesi ad un dio ignoto sono i testimoni. Vedi 1Corinzi 1:21.

Il come a tastone

ecc. io traduco così: Se pur mai giungano, brancolando, a trovarlo; il che mi sembra rendere esattamente tutti gli elementi del testo.

28 Alcuni dei vostri poeti

La citazione dell'apostolo è la metà d'un esametro, che può essere di Arato, poeta di Tarso, 272 circa, av. Cr., o di Cleante, altro poeta greco del 300 av. Cr. Il brano d'Arato dov'è la citazione, dice:

   "Di lui, di Giove, son pieni

tutti sentieri per cui passiamo, e tutti i mercati degli uomini

pieni son di lui pure il mare ed ogni seno ed ogni baia

e tutti quanti, per ogni cosa, abbiam bisogno dell'aiuto di Giove,

perché noi pure siam progenie di lui!"

   (Fenom. 1-5).

E il brano di Cleante:

   "Te, o Giove,

sovrano della Natura, che guidi con la tua mano

tutto quello che esiste, te salutiamo e lodiamo. A te

è giusto che i mortali si rivolgano unanimi

poichè siam tua progenie".

   (Inno a Giove)

30 Dissimulati i tempi dell'Ignoranza

Meglio: Iddio dunque, passando sopra a secoli d'ignoranza, fa oggi invitare gli uomini tutti e da per tutto, a ravvedersi; perché ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo d'un uomo che ha designato a questo scopo, accreditandolo dinnanzi a tutti col farlo risuscitare dai morti.

Dissimulare

non è la parola; l' ὑπεριδειν del testo corrisponde alla παρεσις di Romani 3:25; è il praetermittere dei latini e significa passar oltre, obliare, non tener conto e simili.

31 In giustizia.

Meglio, per amor di chiarezza: con giustizia; secondo la sua giustizia.

Per quell'uomo.

Letteralmente: per un uomo... Chi fosse quest'uomo e che cosa fosse venuto a fare nel mondo, e per quali ragioni Iddio avesse rimesso "nelle mani di lui tutto il giudicio" Giovanni 5:22, sono cose che Paolo avrebbe dette in seguito, se l'avessero lasciato continuare. Ma, giusto a questo punto, il discorso fu interrotto.

32 Quando udirono...

Ecco la spensierata ironia dell'intelletto greco, che non sente neppure il bisogno d'impegnarsi in una lotta seria con questo nuovo, ignorato elemento; e che, non avendo idea del conflitto che questo elemento susciterà più tardi, si limita ad una formula sarcastica di convenienza sociale per isviare un insegnamento, contro il quale, in seguito, quando la dialettica non basterà più, ei dovrà scatenare le ire ufficiali. La scena raccontata qui è in qualche modo commentata da Paolo stesso in 1Corinzi 1:20 e seg.

34 Si aggiunsero con lui

Si unirono a lui e divennero credenti.

Dionigio l'Areopagita.

La leggenda ha fatto di questo Dionigio, membro dell'Areopago, un vescovo d'Atene. Vedi Eusebio (Hist. 3:4; 4:23); poi, un missionario messo a morte a Parigi, sotterrato a Saint-Denys e patrono della Francia. Nel medio evo il suo nome era famoso, perché identificato col Dionigio, autore di opere mistiche. Ma le opere mistiche che gli si attribuiscono, sono per lo meno del quarto, se non del quinto secolo. Nell'Areopago della moderna Atene c'è una chiesa dedicata a lui.

Damaris.

Di Damaris non si sa nulla. Il Crisostomo dice che era moglie di Dionigio; ma, più che probabilmente, si tratta di un matrimonio cervellotico. Lasciamo da parte tutte coteste inconcludenti leggende, e domandiamoci piuttosto: Atene ebbe ella o no chiesa cristiana? Ecco come risponde il Prof. Barde: "Se non è possibile di connettere, in modo assolutamente certo, con la visita di Paolo la formazione di una chiesa cristiana in Atene, è un fatto che l'esistenza di cotesta chiesa è provata da buone testimonianze. Nel 179, il seggio episcopale d'Atene è occupato da un certo Publio, che ci è, del resto, affatto sconosciuto. Già nel 125, in occasione d'un viaggio in cotesta capitale, l'imperatore Adriano ci avea trovato due apologisti, Quadrato e Aristide, pronti ambedue a difendere i diritti della Chiesa minacciati, e ambedue autori di apologie conosciute ancora nel quarto secolo. Se ce ne stiamo ad Aristide, la chiesa d'Atene avrebbe conservata per un certo tempo la dottrina essenzialmente paulina della universalità del cristianesimo. Dopo essersi sviluppata assai liberamente al di fuori del giudaismo, ella sembra averne a poco a poco subita l'influenza, con una mescolanza di paganesimo per giunta; ella si sarebbe data al culto degli angeli ed alla meticolosa osservanza delle feste. Aristide allora le rivolge dei rimproveri, che sono analoghi a quelli di Paolo ai Galati 4:9-11. Atenagora, il filosofo apologista del secondo secolo, si connette con la chiesa d'Atene; nel quarto secolo, Basilio e Gregorio Nazianzeno si recano a studiare sotto i maestri famosi di cotesta città; nel sesto, Giustiniano vi fa chiudere le scuole di filosofia e vi consacra il Partenone, al culto di Maria; il tempio di Teseo, a San Giorgio di Cappadocia. Poco dopo, il cristianesimo, sul suolo ateniese, si spegne quasi completamente".

Riflessioni

1. In Gerusalemme i sadducei ed i farisei; in Atene, gli epicurei e gli stoici Atti 17:18; oggi, l'amore del piacere da un lato; e dall'altro, orgoglio che nasce dallo sconfinato concetto d'una "propria giustizia", che non esiste. Cambiano i nomi; ma i nemici dell'evangelo rimangono pur sempre gli stessi, come se si tramandassero gelosamente la triste eredità, di generazione in generazione.

2. È la prima volta che troviamo l'evangelo di fronte all'arte. Notiamo il fatto, che è degno d'essere studiato. Non sappiamo tutte le impressioni che Paolo provò dinnanzi alle ineffabili creazioni dell'arte greca, che Atene conteneva; non sappiamo se Paolo avesse temperamento d'artista, o no; io, per esempio, se ciò può far piacere a chi sempre ci contraddice, son disposto ad ammettere che Paolo non l'avesse cotesto temperamento; e son disposto ad ammetterlo in considerazione della razza semitica a cui apparteneva; razza pratica, commerciale, ma poco o punto artista. Ammettiamo dunque pure che Paolo non fosse scosso da alcun fremito d'artista dinnanzi ai monumenti d'Atene; gliene faremo noi una colpa? Son pur tanti anche fra i grandi che dobbiamo al genio ariano, quelli che gustan poco le grandi manifestazioni dell'arte!... San Paolo è preoccupato d'una cosa: del nesso che c'è fra l'arte e la religione. L'arte pagana trasse, come l'arte cristiana ha poi tratto, le sue più grandi ispirazioni dalla religione. Ed è un fatto sublime; che niuno spettacolo più bello e più edificante può il mondo contemplare, di quello che gli è dato da una statua o da un quadro, a cui la religione abbia fornito la grandezza della idea, e l'arte la squisitezza della forma. Ma quando l'arte, come in Atene, è quasi tutta al servizio del politeismo, e mira a glorificare come permanenti e definitivo delle forme simboliche d'un culto che ha le sue ragioni storiche, ma che non è che transitorio, lo capisco lo spirito di Paolo che "s'inacerbisce" Atti 17:16. Lo capisco perché "s'inacerbisce" anche il mio, quando pur ammirando le Madonne di Raffaello onde va giustamente superba l'arte italiana, io penso al triste ministerio che coteste Madonne hanno esercitato, rendendo popolare l'anticristiano concetto mariolatrico in questa paganeggiante Italia che tanto bisogno avrebbe invece del Redentore! L'arte è da Dio; e chi nell'Apollo, nel Laocoonte, nel Davide e nel Mosè di Michelangelo, nella Transfigurazione di Raffaello, nel Cenacolo di Leonardo o di Andrea del Sarto non sente quel tanto del "divino" che spirano, "non ha il senso esercitato a discernere le cose di Dio". Le furie iconoclaste furono delle reazioni; e delle reazioni ebbero la esagerazione e gli accessi; "l'arte per l'arte" è formula atea, come diceva Giuseppe Mazzini; è il culto della forma, senza riguardo alla fedeltà all'idea che è chiamata a rappresentare. L'arte ideale sta, per me, nella perfezione della forma, che avvolge come in un volo divino, la verità dell'idea.

3. Ed è anche la prima volta che l'evangelo si trova di fronte alla filosofia. È da osservarsi, per prima cosa, che, in tutto il racconto, non è Paolo che assale in alcun modo la filosofia; sono i filosofi che assalgono lui. Non è l'evangelo che respinge la filosofia; è, per solito, la filosofia che respinge l'evangelo. E non se ne sa davvero il perché. Come definiamo noi la filosofia? La definiamo noi con Socrate "meditazione della morte"? Meditazione della morte all'imperio dei sensi per viver più libera la vita dello spirito? E sia pur così; ma leggete il sesto capitolo ai romani ed avrete il mezzo, il solo mezzo possibile per arrivare all'ideale socratico. È che mai cerca la filosofia? Non cerca ella "la ragione ultima delle cose"? Ma la ragione ultima delle cose è in Dio; e poichè Cristo è colui che ci rivela Iddio Giovanni 1:18, salutiamo in fede il giorno in cui non più i cristiani soltanto, ma tutta quanta l'umanità esclamerà con Paolo: "Cristo è la nostra filosofia!" 1Corinzi 1:30,24.

4. Riassumiamo il discorso di Paolo Atti 17:22-31. L'esordio del discorso è un capolavoro d'arte retorica Atti 17:22-23. Le idee fondamentali del discorso, nel loro nesso logiche sono queste:

1) C'è un Dio unico, creatore dell'universo Atti 17:24.

2) Questo Dio è in modo assoluto indipendente dal mondo materiale, e il culto a cui ha diritto, dev'essere un culto conforme a questo principio Atti 17:24-25.

3) Gli uomini son tutti proceduti da "un solo" e non possono quindi avere che un solo e medesimo Iddio Atti 17:26. (Qui bisogna notare che la differenza della nazionalità era una delle basi principali del politeismo antico).

4) Le differenze nazionali dipendenti da circostanze di tempo e di luogo, sono regolate dalla suprema volontà di Dio, che è l'arbitro sovrano dei destini umani. Esse non impediscono che lo scopo comune degli uomini, lo scopo che agli uomini e proposto da Dio, sia uno solo e molto al disopra dei loro interessi materiali. Essi debbono arrivar tutti alla conoscenza di Dio; e le loro vicende rappresentano l'educazione per la quale Dio li conduce alla volta di cotesto scopo Atti 17:26-27.

5) Questa conoscenza di Dio non è difficile. Iddio e vicino a noi; è in noi; o, il che qui torna a dir lo stesso, non è che per la intimità con lui e la continuità delle relazioni fra lui e noi, che noi abbiamo l'esistenza. C'è nella natura umana un qualcosa di divino, un legame che congiunge l'uomo al cielo; e questa idea alcuni dei poeti pagani hanno già da tempo espressa Atti 17:28.

6) Non è dunque che per una deplorevole aberrazione dello spirito, che l'uomo ha potuto assimilare la divinità alle invenzioni dell'arte ed alla materia plasmata dalla sua mano Atti 17:29.

7) Nondimeno, l'apostolo non si presenta oggi a castigare cotesto aberrazioni. Tutt'altro. Egli annunzia, anzi, che Dio vuol gettare nel mar dell'oblio il passato. Si tratta dunque di spingere gli sguardi negli orizzonti del futuro; si tratta di cominciare una vita nuova e di romperla, una volta per sempre, con delle credenze che non fanno altro se non stornare l'uomo dal suo Dio, dal suo dovere, dalla sua felicità Atti 17:30.

8). A quest'ultima considerazione si rannodano naturalmente gli elementi del vangelo; il giudizio, il Cristo, la risurrezione di lui, considerata come prova della sua missione Atti 17:31. Ma questi elementi, schiettamente evangelici, non fanno presa sulla intelligenza dei greci; non hanno alcuna relazione con la filosofia contemporanea, e il discorso è interrotto nel modo che s'è visto.

5. Il metodo didattico di Paolo ha una lezione che può essere profittevole a più d'un evangelista dei tempi nostri. Ei non comincia col dire agli ateniesi che sono "superbi", "vermi", "creature vili", "polvere", "figliuoli del diavolo" o che so io. Il guaio ch'ei trova in loro, è invece questo: essi non sono, non vivono, all'altezza della loro condizione. Hanno dimenticato la nobiltà della loro origine Atti 17:28 e si son quindi resi, come i giudei ribelli, "indegni della vita eterna" Atti 13:46.

6. Qual tesoro di grazia, di giustizia e d'amore è in quel divino "passar sopra a secoli d'ignoranza" Atti 17:30. Iddio non imputa falli all'uomo, che li ha commessi nella ignoranza del Vero 1Timoteo 1:13. Di qui, il giusto principio: la responsabilità dell'uomo è proporzionale al grado di conoscenza ch'egli ha della "legge"; della espressione, cioè, della volontà di Dio Romani 5:13; 3:25; Luca 12:48. I tempi della "ignoranza" sono passati per noi; il sole dell'evangelo, che è l'ultima, perfetta, definitiva espressione della volontà di Dio all'uomo, risplende in tutto il suo fulgore sul nostro orizzonte. Ed è grande il nostro privilegio, niuno dimentichi che alla grandezza del privilegio corrisponde una grande responsabilità di fronte a Dio ed alla società in cui egli vive.

Riferimenti incrociati:

Atti 17

1 At 20:4; 27:2; Fili 4:16; 1Te 1:1; 2Te 1:1; 2Ti 4:10
At 14:1; 15:21; 16:13

2 Lu 4:16; Giov 18:20
At 17:10,17; 9:20; 13:5; 14:1; 18:4; 19:8
At 24:25; 28:23; 1Sa 12:7; Is 1:18; Eb 7:1-10:39

3 At 2:16-36; 3:22-26; 13:26-39
Lu 24:26,27,32,44,46; 1Co 15:3,4; 1Te 1:5,6
At 2:36; 9:22; 18:28; Ga 3:1
At 1:4

4 At 17:34; 2:41,42,44; 4:23; 5:12-14; 14:1,4; 28:24; Prov 9:6; 13:20; CC 1:7,8; 6:1; Zac 2:11; 8:20-23; 2Co 6:17,18
2Co 8:5
At 15:22,27,32,40
At 17:17; 13:43; 16:3; 18:4; 19:10; 21:28
At 17:12; 13:50

5 At 17:13; 7:9; 13:45; 14:2,19; 18:12; Prov 14:30; Is 26:11; Mat 27:18; 1Co 3:3; Ga 5:21,26; Giac 4:5
Giudic 9:4; Giob 30:1-10; Sal 35:15; 69:12
At 19:24-34,40
At 17:7; Rom 16:21

6 At 6:12,13; 16:19,20; 18:12,13
At 21:28-31; 22:22,23; 24:5; 28:22; 1Re 18:17,18; Eso 3:8,9; Ger 38:2-4; Am 7:10; Lu 23:5

7 At 16:21; 25:8-11; Esd 4:12-15; Dan 3:12; 6:13; Lu 23:2; Giov 19:12; 1P 2:15

8 Mat 2:3; Giov 11:48

10 At 17:14; 9:25; 23:23,24; Gios 2:15,16; 1Sa 19:12-17; 20:42
At 17:13; 20:4
At 17:2; 14:6,7; 1Te 2:2

11 Prov 1:5; 9:9; Ger 2:21; Giov 1:45-49
At 2:41; 10:33; 11:1; Giob 23:12; Prov 2:1-5; 8:10; Mat 13:23; 1Te 1:6; 2:13; 2Te 2:10; Giac 1:21; 1P 2:2
Sal 1:2,3; 119:97,100,148; Is 8:20; 34:16; Lu 16:29; 24:44; Giov 3:21; 5:39; 2Ti 3:15-17; 1P 1:10-12; 2P 1:19-21; 1G 4:5,6

12 At 17:2-4; 13:46; 14:1; Sal 25:8,9; Giov 1:45-49; 7:17; Ef 5:14; Giac 1:21
At 13:50; 1Co 1:26; Giac 1:10

13 At 17:5; Mat 23:13; 1Te 2:14-16
At 6:12; 14:2; 21:27; 1Re 21:25; Prov 15:18; 28:25; Lu 12:51

14 At 17:10; 9:25,30; Mat 10:23
At 20:3; Gios 2:16
At 19:22; 1Ti 1:3; Tit 1:5

15 At 18:1; 1Te 3:1
At 18:5; 2Ti 4:10,11,20,21; Tit 3:12

16 Eso 32:19,20; Nu 25:6-11; 1Re 19:10,14; Giob 32:2,3,18-20; Sal 69:9; 119:136,158; Ger 20:9; Mic 3:8; Mar 3:5; Giov 2:13; 2P 2:7
At 17:23

17 At 17:2-4; 14:1-4
At 8:2; 10:2; 13:16
Prov 1:20-22; 8:1-4,34; Ger 6:11; Mat 5:1,2; Mar 16:15; Lu 12:3; 2Ti 3:2,5

18 Rom 1:22; 1Co 1:20,21; Col 2:8
At 6:9; Mar 9:14; Lu 11:53
Prov 23:9; 26:12; 1Co 3:18
At 17:31; 26:23; Rom 14:9,10; 1Co 15:3,4

19 At 17:22
At 17:20; 24:24; 25:22; 26:1; Mat 10:18
Mar 1:27; Giov 13:34; 1G 2:7,8

20 Os 8:12; Mat 19:23-25; Mar 10:24-26; Giov 6:60; 7:35,36; 1Co 1:18,23; 2:14; Eb 5:11; 1P 4:4
At 2:12; 10:17; Mar 9:10

21 Ef 5:16; Col 4:5; 2Te 3:11,12; 1Ti 5:13; 2Ti 2:16,17

22 At 17:19
At 17:16; 19:35; 25:19; Ger 10:2,3; 50:38

23 Rom 1:23-25; 1Co 8:5; 2Te 2:4
Sal 147:20; Giov 17:3,25; Rom 1:20-22,28; 1Co 1:21; 2Co 4:4-6; Ga 4:8,9; Ef 2:12; 1Ti 1:17; 1G 5:20
At 17:30; Sal 50:21; Mat 15:9; Giov 4:22; 8:54

24 At 17:26-28; 4:24; 14:15; Sal 146:5; Is 40:12,28; 45:18; Ger 10:11; 32:17; Zac 12:1; Giov 1:1; Eb 1:2; 3:4
Ge 14:19,22; 2Re 19:15; Sal 24:1; 115:16; 148:13; Ger 23:24; Dan 4:35; Mat 5:34; 11:25; Lu 10:21; Ap 20:11
At 7:48; 1Re 8:27; 2Cron 2:6; 6:18; Is 66:1; Giov 4:22,23

25 Giob 22:2; 35:6,7; Sal 16:2; 50:8-13; Ger 7:20-23; Am 5:21-23; Mat 9:13
At 17:28; 14:17; Ge 2:7; Nu 16:22; 27:16; Giob 12:10; 27:3; 33:4; 34:14; Sal 104:27-30; Is 42:5; 57:16; Zac 12:1; Mat 5:45; Rom 11:35; 1Ti 6:17

26 Ge 3:20; 9:19; Mal 2:10; Rom 5:12-19; 1Co 15:22,47
At 15:18; De 32:7,8; Giob 14:5; Sal 31:15; Is 14:31; 45:21; Dan 11:27,35; Eb 2:3

27 At 15:17; Sal 19:1-6; Rom 1:20; 2:4
At 14:17; 1Re 8:27; Sal 139:1-13; Ger 23:23,24

28 1Sa 25:29; Giob 12:10; Sal 36:9; 66:9; Lu 20:38; Giov 5:26; 11:25; Col 1:17; Eb 1:3
Tit 1:12
Lu 3:38; Eb 12:9

29 Sal 94:7-9; 106:20; 115:4-8; Is 40:12-18; 44:9-20; Abac 2:19,20; Rom 1:20-23
Eso 20:4; 32:4; Is 46:5,6; Ger 10:4-10

30 At 14:16; Sal 50:21; Rom 1:28; 3:23,25
At 3:19; 11:18; 20:21; 26:17-20; Mat 3:2; 4:17; Mar 6:12; Lu 13:5; 15:10; 24:47; Rom 2:4; 2Co 7:10; Ef 4:17-32; 5:6-8; Tit 2:11,12; 1P 1:14,15; 4:3

31 At 10:42; Mat 25:31-46; Giov 5:22,23; Rom 2:5,16; 14:9,10; 1Co 4:5; 2Co 5:10; 2Ti 4:1; 2P 3:7; Giuda 1:14,15
At 17:18; 2:23,24,32; 3:15,16; 4:10; 5:30-32; 10:39-41; 13:30,31; Lu 24:46-48; 1Co 15:3-8

32 At 17:18; 2:13; 13:41; 25:19; 26:8,24,25; Ge 19:14; 2Cron 30:9-11; 36:16; Lu 22:63; 23:11,36; 1Co 1:23; 4:10; Eb 11:36; 13:13
At 24:25; Lu 14:18; 2Co 6:2; Eb 3:7,8

34 At 17:4; 13:48; Is 55:10-11; Mat 20:16; Rom 11:5,6
At 17:19; Giov 7:48-52; 19:38-42; Fili 4:22

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