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Commentario:Colossesi 4:16Dopo i saluti, l'apostolo dà un ordine relativo alla lettera che scrive. Egli desidera che la sua lettera ai colossesi sia fatta conoscere anche a quei di Laodicea; e la cosa è chiara; le incertezze nascono piuttosto a proposito della seconda parte dell'ordine apostolico. Paolo, con la nostra lettera, ne avea scritto anche un'altra; e quest'altra, che avrebbe dovuto andare a Laodicea, egli desiderava che fosse letta anche dai colossesi. Ora, di che lettera si tratta egli? A questa domanda si può rispondere e si è risposto in tre modi. 1°) Si tratta di una vera e propria lettera, che Paolo avrebbe scritto ai laodicesi, ed il cui testo ci è stato preservato. E difatti, esiste una lettera intestata Ad Laodicenses, che può anche essere stata in origine scritta in greco, ma di cui oggi non possediamo che il testo latino. Vedi l'Appendice, alla fine del Commento. Ma non è che una sterile compilazione di frasi pauline, rubacchiate qua e là, e specialmente dalle lettere ai filippesi ed ai galati; e si rivela da sè per uno di quei documenti fabbricati chi sa per quale scopo e da chi, i quali, nei tempi in cui la critica biblica non era ancora nata, facevan presto ad acquistarsi un po'di credito fra la gente di fede grossa. Di questa lettera Girolamo dice (Vir. Ill. 5): «Legunt quidam et ad Laodicenses, sed ab omnibus exploditur». Ed Erasmo: «Nihil habet Pauli praeter voculas aliquot ex caeteris ejus epistolis mendicatas... Non est cujusvis hominis Paulinum pectus effingere. Tonat, fulgurat, meras fiammas loquitur Paulus. At haec, praeterquam quod brevissima est (non è più lunga del 4° Capitolo di questa lettera che studiamo), quam friget, quam jacet!... Nullum argumentum efficacius persuaserit eam non esse Pauli quam ipsa epistola». Si trova in parecchie Bibbie latine dal 6° al 15° secolo; e, come dice il Lightfoot, per più di nove secoli «gironzolò attorno alle porte del Canone sacro, senz'esservi mai ammessa e senz'esserne mai decisamente scacciata». Col rinascimento degli studi biblici però fu da tutti e da per tutto condannata. 2°) Si tratta di una vera e propria lettera scritta da Paolo ai laodicesi, ma oggi completamente perduta. Il codice muratoriano, che col frammento che dà della lista dei libri sacri ci riconduce senza dubbio fino al secondo secolo, cita difatti due lettere di Paolo, una ai laodicesi, e l'altra agli alessandrini; ma le ripudia com'essendo spurie ed eretiche. Quindi, il nesso fra il nostro passo e la menzione del codice muratoriano è dal codice medesimo provato immaginario e vano. Certo, non è impossibile che Paolo scrivesse delle altre lettere oltre quelle che noi conosciamo; delle lettere, che non sarebbero giunte fino a noi; ma, nel caso nostro, se oltre a quelle agli efesini, ai colossesi ed a Filemone, Paolo avesse mandato in Asia Minore anche una quarta lettera ai laodicesi, egli è certo ch'egli non avrebbe detto nel nostro passo: Fate in modo di leggere quella da Laodicea ( την εκ Λαοδικειας); ma avrebbe detto invece: Fate in modo di leggere quella a Laodicea ( την προς Λαοδικειας). 3°) Si tratta di una delle lettere che noi possediamo, ma con un'altra intestazione. E fin dal 4° secolo, Filastrio, seguìto poi da qualche rarissimo moderno, disse trattarsi della Lettera agli Ebrei; ma è impossibile che le due lettere ai colossesi ed agli ebrei siano state scritte da uno stesso autore, in un identico momento storico, e ad un medesimo ambiente ecclesiastico. Il Wieseler opinò trattarsi invece della Lettera a Filemone; ma la lettera a Filemone è un bigliettino confidenziale, privato; e dice bene l'Abbott: tutta la fragranza, tutta la delicatezza che spira sarebbero perdute, se l'apostolo avesse disposto che cotesto biglietto fosse letto in pubblica chiesa. 4°) Non rimane che una quarta ipotesi; che si tratti della Lettera agli efesini che sappiamo essere stata scritta da Paolo presso a poco contemporaneamente all'altra ai colossesi; essere stata portata dallo stesso inviato, ed aver avuto carattere di lettera circolare anzichè carattere di lettera intestata ad una chiesa determinata. E qui non mi dilungo, ma rimando il lettore alla Introduzione alla lettera agli efesini. Tichico, quindi, sarebbe stato il latore delle due lettere. Prima di tutto, avrebbe portato la «circolare» alla chiesa d'Efeso, com'essendo la più importante fra le chiese asiatiche; di là egli l'avrebbe fatta girare di chiesa in chiesa, finch'egli non fosse giunto a Laodicea; e da Laodicea, avendo sempre con sè le due lettere, si sarebbe finalmente spinto su per la valle, fino a Colosse. Riferimenti incrociati:Colossesi 4:16File 1:2 Dimensione testo: |