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Commentario:Ebrei 12:11Ora ogni castigo non sembra, per il presente, esser [cagione] di allegrezza ma di tristezza; però alla, fine rende un frutto pacifico di giustizia a coloro che sono per mezzo di esso esercitati. La divina disciplina non mira soltanto ad un altissimo fine, ma, a suo tempo, lo raggiunge. Solo, come il frutto dell'albero non matura, che lentamente, così il frutto della educazione di Dio non si scorge subito. Anzi nel momento in cui uno è chiamato a sostenere la divina ed anche l'umana paideia, qualunque sia la sua natura o forma speciale (ogni castigo) essa non appare quale sorgente di allegrezza, ma solo di tristezza per il dolore che cagiona, poichè la verga fa piangere e non se ne scorge subito il movente ch'è la bontà, nè il fine ch'è il nostro bene: ma in seguito, essa produce il suo frutto prezioso consistente in giustizia. Quel frutto è qualificato pacifico perchè si raccoglie in pace dopo la lotta, dopo la fatica dell'esercizio, allorquando son cessati il turbamento, l'angoscia e le lagrime ed è tornato a splendere il sole in un cielo sereno. L'osservazione è intesa a produrre pazienza e fede nei lettori che sono sottomessi alla disciplina di Dio come gli atleti ad un esercizio ginnastico regolare, faticoso, pieno di privazioni. Il risultato ultimo sarà non solo utile (un frutto), ma buono (giustizia), e dolcissimo (pacifico). Talchè, i tre raggi dell'ideale biblico sparsi e divisi nelle teorie umane, si trovano qui riuniti in sintesi superiore: l'utilità, la giustizia e la vera felicità. Riferimenti incrociati:Ebrei 12:11Sal 89:32; 118:18; Prov 15:10; 19:18 Dimensione testo: Indirizzo di questa pagina: |