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Commentario:Galati 2:2Or vi salii in seguito ad una rivelazione; non per alcun bisogno che avesse d'istruzione o di direzione, e neppure in ubbidienza ad un semplice mandato della chiesa d'Antiochia, ma seguendo ( κατα = secondo) la direzione impartitagli da una rivelazione divina. Come nel caso della sua fuga da Gerusalemme Atti 22:18 o nel caso dell'andata di Pietro in casa di Cornelio, l'occasione umana non contraddice alla intima direzione divina. Benchè fosse al chiaro sui principii coinvolti nella disputa e sulla loro importanza, e fosse deciso a difenderli, poteva esitare sulla opportunità di portare la questione davanti agli apostoli ed alla chiesa di Gerusalemme, cittadella del giudeo-cristianesimo, poteva esitare sulla convenienza di recarsi colà lui ch'era stato persecutore e che poteva ridestare colla sua presenza il fanatismo giudaico. La direzione divina lo persuase ad andare e l'esposizione che vi fece del Vangelo che predicava da anni e dei frutti che avevano coronate le sue fatiche, contribuì ad assicurare la vittoria dei principii che sosteneva. L'intesa fraterna che allora si stabilì fra i rappresentanti degli etnico-cristiani e quelli dei giudeo-cristiani valse a cementare la pace tra le due grandi sezioni della Chiesa primitiva. ed esposi loro l'evangelo che io predico fra i Gentili, in privato poi l'esposi ai più ragguardevoli onde io non corressi o non avessi corso invano; L'evangelo che Paolo espose è l'evangelo della salvazione per grazia, offerta a tutti, sotto la sola condizione della fede, e senza obbligo di osservanze legali. A chi lo espose? C'è chi risponde: lo espose soltanto ai capi più autorevoli della chiesa di Gerusalemme e ciò in conferenza privata: al pubblico dei fratelli non fece alcuna esposizione dottrinale ma narrò le grandi cose che Dio aveva operate fra i Gentili per mezzo di lui e di Barnaba. Chi intende così il loro traduce: «ed esposi loro l'evangelo... e ciò in privato ai più ragguardevoli...» Sembra però più conforme al testo di Paolo ed anche a quello di Luca in Atti 15 il veder qui accennata una duplice esposizione: una dinanzi all'intera chiesa di Gerusalemme (Cfr. Atti 15:4-22) più semplice, più indiretta, materiata di fatti, l'altra più profonda, più dommatica, più completa, davanti agli uomini più autorevoli. Luca accenna ad un'adunanza «degli apostoli e degli anziani» Atti 15:6 che forse precedette l'adunanza più generale e decisiva della «moltitudine» dei fratelli. Era ad ogni modo naturale che i capi, prima di giungere a una decisione, esaminassero tra loro più a lungo la questione e cercassero il miglior modo di mantener l'unione senza sacrificare i diritti della verità. Quello infatti che preoccupa Paolo nelle conferenze di Gerusalemme è il pericolo di veder compromessa tutta l'opera sua missionaria tra i Gentili. Il correre è immagine tolta dalle gare atletiche dei Greci e designa l'attività strenua e costante spiegata dall'apostolo. Egli non dubita per nulla della verità del Vangelo da lui predicato; ma qualora i giudaizzanti seguitassero a valersi dell'autorità degli apostoli e della chiesa di Gerusalemme per combatterlo, le chiese da lui fondate sulla base della libertà cristiana correrebbero pericolo di sfasciarsi miseramente. Se in materia tanto essenziale quale è quella delle condizioni della salvezza, fossero stati discordi fra loro gli apostoli, chi avrebbe potuto conoscere con certezza la mente di Cristo? E come si sarebbe mantenuta salda la fede nei neofiti così da resistere agli assalti degli avversari ed alle persecuzioni? Se si fosse deciso che i pagani dovevano, in certo modo, passare per il giudaismo per diventar cristiani, Paolo potea facilmente prevedere che ciò getterebbe lo scompiglio nelle chiese già fondate in paese pagano, taglierebbe i nervi alla sua predicazione e arresterebbe i trionfi del Vangelo. Riferimenti incrociati:Galati 2:2At 16:9,10; 18:9; 23:11 Dimensione testo: |