![]() |
||||||
Commentario:Galati 5:22Ma il frutto dello Spirito è carità, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, mansuetudine, continenza. Il testo non offre qui varianti degne di nota. Alle opere della carne l'apostolo contrappone un quadro succinto di disposizioni e di virtù ben diverse ch'egli chiama non più le opere dello Spirito, ma il frutto dello Spirito, il risultato lento, maturo, bello, benefico, vantaggioso all'uomo nel presente e nell'avvenire, dell'azione dello Spirito nel cuore del credente. L'immagine dell'albero e del frutto applicata all'uomo ed alle manifestazioni della sua natura è frequente nelle Scritture. Gesù parlò più volte dell'albero buono che fa buoni frutti e dell'albero cattivo che ne da di cattivi Matteo 7:17; 12:33; assomigliò i suoi a dei tralci uniti alla vite e che portano molto frutto. Paolo parla del frutto della luce che consiste in ogni bontà, giustizia e verità" Efesini 5:9, parla del "portar frutti per Dio" Romani 7:4; 6:21-22. Sono enumerati qui nove virtù che sono il contrapposto delle disposizioni carnali prima indicate. La prima è la carità o l'amore che è come la regina delle disposizioni create dallo Spirito e comprende virtualmente tutte le altre. È chiamata in Romani 15:30 la "carità dello Spirito" appunto perchè ha per autore lo Spirito di amore" 2Timoteo 1:7, Paolo la dice il legame della perfezione Colossesi 3:14 e ne celebra l'eccellenza e la permanenza eterna 1Corinzi 13. L'allegrezza non è la giovialità di temperamento, ma la gioia profonda e santa che inonda l'anima quando è fatta dallo Spirito conscia e certa dell'amore di Dio e della propria salvezza. È chiamata perciò "l'allegrezza dello Spirito Santo" 1Tessalonicesi 1:6. Quando dall'alto sorride l'amor di Dio e la coscienza si mantiene pura, la gioia sgorga anche in mezzo alle tristezze. Paolo e Sila cantano inni a Dio nel carcere di Filippi e i martiri salgono, cantando, sul rogo o sul patibolo. Cfr. 1Tessalonicesi 5:16. Pace s'intende qui della pace cogli uomini, ossia della disposizione a vivere in pace con tutti quando ciò è possibile. L'essere in pace con Dio rende più facile il vivere in pace cogli uomini. Il "regno di Dio non consiste in cibo nè in bevanda ma è giustizia, pace ed allegrezza nello Spirito Santo" Romani 14:17; Efesini 4:3; Romani 12:18. La longanimità è virtù passiva, che sopporta pazientemente i torti inflitti da altri senza lasciarsi andare all'ira o alla vendetta. «L'amore è longanime». La benignità è la disposizione d'animo benevola, amabile, servizievole. La bontà è virtù più attiva, che cerca il bene del prossimo e si adopera nel procurarlo. La beneficenza è una delle sue manifestazioni ma non la sola. La parola che segue ( πιστις) può tradursi fedeltà o fede come porta il Diodati. Essa ha il senso di buona fede, di onestà, di fedeltà, in passi come Matteo 23:23; Romani 3:3 «la fedeltà di Dio», Tito 2:10 ove i servi sono esortati a mostrare «ogni buona fede» verso i loro padroni. Sembra che rivesta quel senso qui ove sta tra le parole bontà e mitezza. Altri però le danno anche qui il senso più ordinario di fede in Dio e nella verità evangelica. La mansuetudine o mitezza è l'opposto dell'irascibilità e va unita a modestia. La continenza o temperanza è, come l'indica la parola greca, la padronanza di se per contenere entro giusti limiti gli appetiti del corpo. È opposto quindi tanto ai peccati di sensualità come agli eccessi nel mangiare e nel bere. Riferimenti incrociati:Galati 5:22Ga 5:16-18; Sal 1:3; 92:14; Os 14:8; Mat 12:33; Lu 8:14,15; 13:9; Giov 15:2,5,16; Rom 6:22; 7:4; Ef 5:9; Fili 1:11; Col 1:10 Dimensione testo: Indirizzo di questa pagina: |