Genesi 39

1 Capitolo 39

Giuseppe preferito da Potifar Gen 39:1-6

Giuseppe resiste alla tentazione Gen 39:7-12

Giuseppe è accusato dalla sua padrona ingiustamente Gen 39:13-18

Egli è gettato in prigione ma Dio è con lui Gen 39:19-23

Versetti 1-6

I nemici possono privarci dei nostri possessi materiali ma non possono privarci della saggezza e della grazia, possono separarci da amici, parenti e dal nostro paese ma non possono toglierci la presenza del Signore. Essi possono privarci di benefici esterni, derubarci della libertà e rinchiuderci in prigioni sotterranee ma essi non possono tagliarci fuori dalla comunione con Dio, dal trono di grazia o privarci dei benefici della salvezza. Giuseppe fu benedetto e benedetto grandemente perfino nella casa dove fu schiavo. La presenza di Dio in noi ci fa prosperare in tutto ciò che facciamo. I buoni sono la benedizione del luogo dove vivono e i buoni servi possono anch'essi così stimati tali. La prosperità del malvagio, in un modo o in un altro, favorisce i buoni. Qui troviamo una famiglia malvagia benedetta per amore di un loro buon servo.

7 Versetti 7-12

La bellezza degli uomini e delle donne causa spesso problemi sia a se stessi che agli altri. Essa ci proibisce di inorgoglirci e richiede costante premura contro la tentazione che assale. Abbiamo un grande bisogno di fare un patto con i nostri occhi, affinché essi non infettino il cuore. Quando la lussuria prende il potere, la decenza, la reputazione e la coscienza vengono tutte sacrificate. La moglie di Potifar dimostrò che il suo cuore era rivolto completamente a fare del male. Satana, quando capì di non potere sopraffare Giuseppe con le difficoltà e le preoccupazioni del mondo, poiché egli ancora resisteva ad essi, l'assalì con quei piaceri che l'avrebbero potuto maggiormente rovinare. Ma Giuseppe, per grazia di Dio, fu capace di resistete e di superare questa tentazione e la sua fuga fu un grande esempio della potenza Divina come fu la stessa durante la liberazione dei tre giovinetti dalla fornace di fuoco. Questo peccato era uno di quelli che potevano soggiogare Giuseppe facilmente perché la tentatrice era la sua padrona, una il cui favore lo avrebbe potuto aiutare in appresso e offenderla e trasformarla in sua nemica fu un rischio e un pericolo non trascurabile. L'ora e il luogo, inoltre, favorivano la tentazione e a tutto questo bisogna aggiungere la frequenza costante e l'insistenza degli assalti. La grazia onnipotente di Dio permise a Giuseppe di superare anche questo assalto del nemico. Gli spronava rendere sia a Dio che al suo padrone ciò che a loro apparteneva. L'onore, la giustizia e la gratitudine ci obbligano a non fare alcun torto a quelli che pongono la loro fiducia in noi e ad evitare quanto perfino segretamente possiamo fare loro di male. Egli non avrebbe mai offeso il suo Dio. Tre cose ci fanno riflettere del comportamento di Giuseppe in questa situazione: 1. Egli considerò chi era tentato: una persona che aveva un patto con Dio, che si dichiarava religiosa e che era in comunione con lui. 2. Il tipo di peccato con cui egli fu tentato: gli altri potrebbero considerarlo una faccenda da nulla ma Giuseppe non la pensò così. Chiamiamo sempre il peccato con il suo vero nome e non ridimensioniamolo mai. Consideriamo sempre questo tipo di peccato estremamente malvagio e grandemente peccaminoso. 3. Contro chi egli fu tentato a peccare e cioè contro Dio: il peccato è contro Dio, contro la sua natura e il suo dominio, contro il suo amore e i suoi piani. Chi ama Dio deve per questo odiare ogni tipo di peccato. La grazia di Dio permise a Giuseppe di superare la tentazione fuggendo l'occasione. Egli non si mise a ragionare con la tentazione ma fuggì da essa per salvare l'anima. Se non vogliamo fare ingiustizie, fuggiamo come fa un uccello dall'insidia e come il capriolo dal cacciatore.

13 Versetti 13-18

La padrona di Giuseppe, avendo provato invano di farlo cadere, cercò di vendicarsi. Quelli che non rispettano i vincoli di modestia non saranno nemmeno trattenuti dal vincolo della verità. Non è una novità che gli uomini migliori siano falsamente accusati dei peggiori crimini e proprio da coloro che sono i peggiori criminali. È bello sapere che verrà il giorno della verità in cui ciascuno mostrerà il suo vero volto.

19 Versetti 19-23

Il padrone di Giuseppe credette all'accusa. Potifar probabilmente scelse quella prigione perché era la peggiore, ma Dio decise di aprire la strada all'onore di Giuseppe. Giuseppe fu posseduto e giustificato dal suo Dio. Egli fu allontanato da tutti i suoi amici e dalla vita normale e sebbene non avesse più nessuno da aiutare o da consolare, tuttavia il Signore fu con Giuseppe e gli mostrò clemenza. Quelli che hanno una buona coscienza in prigione, avranno un Dio benevolo anche là. Dio gli diede grazia agli occhi del custode della prigione e questi ebbe fiducia in lui facendogli gestire i compiti della prigione. Un uomo buono farà del bene dovunque egli è e sarà una benedizione anche per chi è in prigione o messo al bando. Non dimentichiamo mai, mediante Giuseppe, di guardare a Gesù, che soffrì la tentazione senza avere mai peccato, che fu calunniato e perseguitato e incarcerato senza motivo e che per mezzo della croce salì al trono di grazia. Che il Signore ci conceda di seguire la stessa strada nella sottomissione e nella sofferenza per arrivare a quello stesso luogo di gloria.

Dimensione testo:


Visualizzare un brano della Bibbia

Aiuto Aiuto per visualizzare la Bibbia

Ricercare nella Bibbia

Aiuto Aiuto per ricercare la Bibbia

Ricerca avanzata