Nuova Riveduta:

Giudici 18

I Daniti, alla ricerca di un territorio, rubano l'idolo di Mica
(Gc 1:34; Gs 19:40-47) Gc 17; Is 45:20; Mt 6:19
1 In quel tempo, non vi era re in Israele; e in quel medesimo tempo, la tribù dei Daniti cercava un suo territorio per stabilirvisi, perché, fino a quei giorni, non le era toccata alcuna eredità fra le tribù d'Israele. 2 I figli di Dan mandarono dunque da Sorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, scelti fra loro tutti, uomini valorosi, per esplorare ed esaminare il paese; e dissero loro: «Andate a esaminare il paese!» Quelli giunsero nella regione montuosa di Efraim, alla casa di Mica e pernottarono in quel luogo. 3 Quando furono in prossimità della casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; e, avvicinatisi, gli chiesero: «Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Perché sei qui?» 4 Egli disse loro quello che Mica aveva fatto per lui e aggiunse: «Mi stipendia e io gli servo da sacerdote». 5 Quelli gli dissero: «Consulta Dio, affinché sappiamo se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà successo». 6 Il sacerdote rispose loro: «Andate in pace; il viaggio che fate è sotto lo sguardo del SIGNORE».
7 I cinque uomini dunque partirono, giunsero a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva al sicuro, come gli abitanti di Sidone, tranquillo e fiducioso, poiché nel paese non c'era nessuno in autorità che potesse fare loro il minimo torto; inoltre erano lontani dai Sidoni e non avevano relazione con nessuno.
8 Poi tornarono dai loro fratelli a Sorea e a Estaol; i fratelli chiesero loro: «Che dite?» 9 Quelli risposero: «Su, saliamo contro quella gente; poiché abbiamo visto il paese, ed ecco, è eccellente. E voi ve ne state là senza dir nulla? Non siate pigri a muovervi per andare a prendere possesso del paese! 10 Quando arriverete là, troverete un popolo che se ne sta sicuro. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo in mano: è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra».
11 Così seicento uomini della famiglia dei Daniti partirono da Sorea e da Estaol, armati per la guerra. 12 Salirono e si accamparono a Chiriat-Iearim, in Giuda; perciò quel luogo, che è a ovest di Chiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama anche oggi Macanè-Dan. 13 Di là passarono nella regione montuosa di Efraim e giunsero alla casa di Mica.
14 Allora i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: «Sapete voi che in questa casa c'è un efod, ci sono degli idoli domestici, un'immagine scolpita, di metallo fuso? Considerate ora quello che dovete fare». 15 Essi si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, alla casa di Mica, e gli chiesero come stava. 16 I seicento uomini dei figli di Dan, armati per la guerra, si misero davanti alla porta. 17 Ma i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese salirono, entrarono in casa, presero l'immagine scolpita, l'efod, gl'idoli domestici e l'immagine di metallo fuso, mentre il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati. 18 Quando furono entrati in casa di Mica ed ebbero preso l'immagine scolpita, l'efod, gli idoli domestici e l'immagine di metallo fuso, il sacerdote disse loro: «Che fate?» 19 Essi gli risposero: «Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e ci farai da padre e da sacerdote. Che è meglio per te, essere sacerdote in casa di un uomo solo, oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?» 20 Il sacerdote si rallegrò nel suo cuore; prese l'efod, gl'idoli domestici e l'immagine scolpita e si unì a quella gente.
21 Così si rimisero in cammino, mettendo davanti a loro i bambini, il bestiame e i bagagli. 22 Quando erano già lontani dalla casa di Mica, la gente che abitava nelle case vicine a quella di Mica si radunò e inseguì i figli di Dan. 23 Siccome gridava dietro ai figli di Dan, questi, voltatisi indietro, dissero a Mica: «Che cos'hai? Perché hai radunato questa gente?» 24 Egli rispose: «Avete portato via gli dèi che mi ero fatti e il mio sacerdote e ve ne siete andati. Che cosa mi rimane? Come potete dunque dirmi: "Che hai?"» 25 I figli di Dan gli dissero: «Non alzare la voce verso di noi, perché alcuni potrebbero irritarsi e scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita tua e quella della tua famiglia!» 26 I figli di Dan continuarono il loro viaggio; e Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, se ne tornò a casa sua.

Occupazione di Lais
(Gs 19:47; De 33:22)(Le 26:1; 1R 12:28-30)
27 Essi, dopo aver preso le cose che Mica aveva fatte e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, da un popolo che se ne stava tranquillo e senza timori; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. 28 Non ci fu nessuno che la liberasse, perché era lontana da Sidone e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Reob. 29 Poi i Daniti ricostruirono la città, e l'abitarono. Le posero nome Dan, dal nome di Dan, loro padre, che era stato uno dei figli d'Israele; ma prima, il nome della città era Lais. 30 Poi i figli di Dan rizzarono per sé l'immagine scolpita; e Gionatan, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti fino al giorno in cui gli abitanti del paese furono deportati. 31 Così collocarono per sé l'immagine scolpita, che Mica aveva fatta, per tutto il tempo che la casa di Dio rimase a Silo.

C.E.I.:

Giudici 18

1 In quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele. 2 I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro: «Andate ad esplorare il Paese!». Quelli giunsero sulle montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la notte in quel luogo. 3 Mentre erano presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; avvicinatisi, gli chiesero: «Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui?». 4 Rispose loro: «Mica mi ha fatto così e così, mi dà un salario e io gli faccio da sacerdote». 5 Gli dissero: «Consulta Dio, perché possiamo sapere se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito». 6 Il sacerdote rispose loro: «Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore». 7 I cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno. 8 Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli chiesero loro: «Che notizie portate?». 9 Quelli risposero: «Alziamoci e andiamo contro quella gente, poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi? Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il paese. 10 Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra».
11 Allora seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e da Estaol, ben armati. 12 Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan. 13 Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero alla casa di Mica.
14 I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: «Sapete che in queste case c'è un efod, ci sono i terafim, una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate ora quello che dovete fare». 15 Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono. 16 Mentre i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi, stavano davanti alla porta, 17 e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono in casa, presero la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati. 18 Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita, l'efod, i terafim e la statua di getto, il sacerdote disse loro: «Che fate?». 19 Quelli gli risposero: «Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?». 20 Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l'efod, i terafim e la statua scolpita e si unì a quella gente. 21 Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini, il bestiame e le masserizie. 22 Quando erano già lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi e raggiunsero i Daniti. 23 Allora gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: «Perché ti sei messo in armi?». 24 Egli rispose: «Avete portato via gli dèi che mi ero fatti e il sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che hai?». 25 I Daniti gli dissero: «Non si senta la tua voce dietro a noi, perché uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la vita di quelli della tua casa!». 26 I Daniti continuarono il viaggio; Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa.
27 Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. 28 Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob. 29 Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais. 30 E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Manàsse, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati. 31 Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo.

Nuova Diodati:

Giudici 18

I Daniti in cerca di un territorio
1 In quel tempo non c'era re in Israele; in quello stesso tempo la tribù dei Daniti cercava per sé un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era stata assegnata alcuna eredità fra le tribù d'Israele. 2 I figli di Dan mandarono dunque da Tsorah e da Eshtaol cinque uomini valorosi, che rappresentavano l'intera loro tribù, per perlustrare il paese ed esplorarlo; e dissero loro: «Andate ad esplorare il paese!». Così essi giunsero nella regione montuosa di Efraim, alla casa di Mikah, e pernottarono in quel luogo. 3 Mentre erano presso la casa di Mikah, riconobbero la voce del giovane Levita; essi allora entrarono in casa e gli chiesero: «Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui?». 4 Egli rispose loro: «Mikah mi ha fatto questo e questo; mi ha assunto a servizio e io gli faccio da sacerdote». 5 Allora essi gli dissero: «Deh, consulta DIO, affinché sappiamo se il viaggio che abbiamo intrapreso sarà prospero». 6 Il sacerdote rispose loro: «Andate in pace; il viaggio che fate è sotto lo sguardo dell'Eterno». 7 Così i cinque uomini partirono e giunsero a Laish, e videro che il popolo che vi abitava viveva al sicuro, secondo le usanze di quei di Sidone, tranquillo e sicuro, perché non c'era nessuno nel paese che imponesse alcuna restrizione e che li potesse riprovare; essi erano lontani da quei di Sidone e non avevano relazione con alcuno. 8 Poi tornarono ai loro fratelli a Tsorah e a Eshtaol; e i fratelli chiesero loro: «Che dite?». 9 Essi risposero: «Leviamoci e saliamo contro quella gente, perché abbiamo visto il paese, ed è veramente eccellente. Perché ve ne rimanete inattivi? Non indugiate a muovervi per andare ad occupare il paese! 10 Quando arriverete troverete un popolo sicuro e un paese vasto, perché DIO ve lo ha dato nelle mani: è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra». 11 Allora seicento uomini della famiglia dei Daniti partirono da Tsorah e da Eshtaol, ben armati per la guerra. 12 Salirono e si accamparono a Kirjath-Jearim, in Giuda; (perciò quel luogo che è dietro a Kirjath-Jearim, è chiamato fino al giorno d'oggi il campo di Dan). 13 Di là passarono nella regione montuosa di Efraim e giunsero alla casa di Mikah.

I Daniti rubano gli idoli di Mikah e si impadroniscono di Laish
14 Allora i cinque uomini che erano andati ad esplorare il paese di Laish, presero a dire ai loro fratelli: «Sapete voi che in queste case c'è un efod, una casa di idoli, un'immagine scolpita e un'immagine di metallo fuso? Perciò ora considerate ciò che dovete fare». 15 Così essi si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane Levita, alla casa di Mikah, e lo salutarono. 16 Mentre i seicento uomini dei figli di Dan, ben armati per la guerra, rimanevano davanti alla porta, 17 i cinque uomini che erano andati ad esplorare il paese salirono, entrarono in casa, presero l'immagine scolpita, l'efod, la casa di idoli e l'immagine di metallo fuso. Or il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini ben armati per la guerra. 18 Quando questi entrarono in casa di Mikah e presero l'immagine scolpita, l'efod, la casa di idoli e l'immagine di metallo fuso, il sacerdote disse loro: «Che fate?». 19 Quelli gli risposero: «Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi, e sarai per noi un padre e un sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un uomo solo o essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?». 20 Così il sacerdote si rallegrò in cuor suo; prese l'efod, la casa di idoli e l'immagine scolpita e si unì a quella gente. 21 Allora si rimisero in cammino, mettendo davanti a loro i bambini, il bestiame e le masserizie. 22 Quando erano già lontani dalla casa di Mikah, gli uomini che abitavano nelle case vicine a quella di Mikah si radunarono e inseguirono i figli di Dan. 23 Gridarono quindi ai figli di Dan. Questi si voltarono e dissero a Mikah: «Che cosa hai, che hai radunata codesta gente?». 24 Egli rispose: «Avete portato via gli dèi che mi ero fatto e il sacerdote, e ve ne siete andati. Or che mi resta? Come potete dunque dirmi: "Che cosa hai?"». 25 I figli di Dan gli dissero: «Fa' che la tua voce non si senta più dietro a noi, perché degli uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi, e tu perderesti la tua vita e quella della tua famiglia!». 26 I figli di Dan continuarono il loro viaggio; e Mikah, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò e fece ritorno a casa sua. 27 Così essi, dopo aver preso le cose che Mikah aveva fatto e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Laish, a un popolo che se ne stava tranquillo e al sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. 28 Non ci fu alcuno che la liberasse, perché era lontana da Sidone, e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Beth-Rehob. Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono, 29 e la chiamarono Dan, dal nome di Dan loro padre, che fu figlio d'Israele; ma prima la città si chiamava Laish. 30 Poi i figli di Dan eressero per sé l'immagine scolpita; e Gionathan, figlio di Ghershom, figlio di Manasse, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti fino al giorno della cattività degli abitanti del paese. 31 Così eressero per sé l'immagine scolpita che Mikah aveva fatto, durante tutto il tempo che la casa di DIO rimase a Sciloh.

Riveduta 2020:

Giudici 18

La tribù di Dan ruba l'idolo di Mica e s'impadronisce della città di Lais
1 In quel tempo non c'era re in Israele; e in quello stesso tempo, la tribù dei Daniti cercava un territorio dove stabilirsi, perché fino a quei giorni, non le era toccato alcuna eredità fra le tribù d'Israele. 2 I figli di Dan mandarono dunque da Sorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, presi fra tutti loro, uomini valorosi, per esplorare ed esaminare il paese; e dissero loro: “Andate a esaminare il paese!”. Quelli giunsero nella regione montuosa di Efraim, alla casa di Mica, e pernottarono in quel luogo. 3 Come furono presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane Levita; e, avvicinatisi, gli chiesero: “Chi ti ha condotto qua? che fai in questo luogo? che hai tu qui?”. 4 Egli rispose loro: “Mica mi ha fatto questo e questo: mi stipendia, e io gli servo da sacerdote”. 5 E quelli gli dissero: “Consulta Iddio, affinché sappiamo se il viaggio che abbiamo intrapreso sarà prospero”. 6 Il sacerdote rispose loro: “Andate in pace; il viaggio che fate è sotto lo sguardo dell'Eterno”. 7 I cinque uomini dunque partirono, giunsero a Lais, e videro che il popolo che vi abitava viveva al sicuro, al modo dei Sidoni, tranquillo e fiducioso, poiché nel paese non c'era nessuno in autorità che potesse far loro il minimo torto, inoltre erano lontani dai Sidoni e non avevano relazione con nessuno. 8 Poi tornarono dai loro fratelli a Sorea e a Estaol; e i fratelli chiesero loro: “Che dite?”. 9 Quelli risposero: “Alziamoci e saliamo contro quella gente; poiché abbiamo visto il paese, ed ecco, è eccellente. E voi ve ne state là senza dire una parola? Non siate pigri a muovervi per andare a prendere possesso del paese! 10 Quando arriverete là troverete un popolo che se ne sta sicuro. Il paese è vasto, e Dio ve lo ha dato nelle mani: è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra”. 11 E seicento uomini della famiglia dei Daniti partirono da Sorea e da Estaol, muniti di armi. 12 Salirono e si accamparono a Chiriat-Iearim, in Giuda; perciò quel luogo, che è dietro a Chiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama anche oggi Maane-Dan. 13 E di là passarono nella regione montuosa di Efraim e giunsero alla casa di Mica. 14 Allora i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais, dissero ai loro fratelli: “Sapete voi che in queste case c'è un efod, ci sono degli idoli, un'immagine scolpita e un'immagine di metallo fuso? Considerate ora quello che dovete fare”. 15 Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane Levita, alla casa di Mica, e gli chiesero come stava. 16 I seicento uomini dei figli di Dan, muniti delle loro armi, si misero davanti alla porta. 17 Ma i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese, salirono, entrarono in casa, presero l'immagine scolpita, l'efod, gli idoli e l'immagine di metallo fuso, mentre il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati. 18 E quando furono entrati in casa di Mica ed ebbero preso l'immagine scolpita, l'efod, gli idoli e l'immagine di metallo fuso, il sacerdote disse loro: “Che fate?”. 19 Quelli gli risposero: “Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi, e sarai per noi un padre e un sacerdote. Cosa è meglio per te, essere sacerdote in casa di un uomo solo, oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?”. 20 Il sacerdote si rallegrò nel suo cuore; prese l'efod, gli idoli e l'immagine scolpita, e si unì a quella gente. 21 Così si rimisero in cammino, mettendo davanti a loro i bambini, il bestiame e i bagagli. 22 Quando erano già lontani dalla casa di Mica, la gente che abitava nelle case vicine a quella di Mica si radunò e inseguì i figli di Dan. 23 E siccome gridava dietro ai figli di Dan, questi, voltatisi indietro, dissero a Mica: “Che cos'hai? Perché hai radunato questa gente?”. 24 Egli rispose: “Avete portato via gli dèi che mi ero fatto, e il sacerdote, e ve ne siete andati. Che cosa mi rimane? Come potete dunque dirmi: 'Che cos'hai?'”. 25 I figli di Dan gli dissero: “Fa' che la tua voce non si oda dietro a noi, perché degli uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi, e tu ci perderesti la vita tua e quella della tua famiglia!”. 26 I figli di Dan continuarono il loro viaggio; e Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa sua. 27 Ed essi, dopo aver preso le cose che Mica aveva fatto e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, da un popolo che se ne stava tranquillo e in sicurezza; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme. 28 E non ci fu nessuno che la liberasse, perché era lontana da Sidone, e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Reob. 29 Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. E la chiamarono Dan, dal nome di Dan loro padre, che fu figlio d'Israele; ma prima, il nome della città era Lais. 30 Poi i figli di Dan eressero per sé l'immagine scolpita; e Gionatan, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti fino al giorno in cui gli abitanti del paese furono deportati. 31 Così eressero per sé l'immagine scolpita che Mica aveva fatto, durante tutto il tempo che la casa di Dio rimase a Silo.

Riveduta:

Giudici 18

La tribù di Dan ruba l'idolo di Mica e s'impadronisce della città di Lais
1 In quel tempo, non v'era re in Israele; e in quel medesimo tempo, la tribù dei Daniti cercava un possesso per stabilirvisi, perché fino a quei giorni, non le era toccato alcuna eredità fra le tribù d'Israele. 2 I figliuoli di Dan mandaron dunque da Tsorea e da Eshtaol cinque uomini della loro tribù, presi di fra loro tutti, uomini valorosi, per esplorare ed esaminare il paese; e dissero loro: 'Andate a esaminare il paese!' Quelli giunsero nella contrada montuosa di Efraim, alla casa di Mica, e pernottarono in quel luogo. 3 Come furon presso alla casa di Mica, riconobbero la voce del giovine Levita; e, avvicinatisi, gli chiesero: 'Chi t'ha condotto qua? che fai in questo luogo? che hai tu qui?' 4 Egli rispose loro: 'Mica mi ha fatto questo e questo: mi stipendia, e io gli servo da sacerdote'. 5 E quelli gli dissero: 'Deh, consulta Iddio, affinché sappiamo se il viaggio che abbiamo intrapreso sarà prospero'. 6 Il sacerdote rispose loro: 'Andate in pace; il viaggio che fate è sotto lo sguardo dell'Eterno'. 7 I cinque uomini dunque partirono, giunsero a Lais, e videro che il popolo, il quale vi abitava, viveva in sicurtà, al modo de' Sidonii, tranquillo e fidente, poiché nel paese non c'era alcuno in autorità che potesse far loro il menomo torto, ed erano lontani dai Sidonii e non aveano relazione con alcuno. 8 Poi tornarono ai loro fratelli a Tsorea ed a Eshtaol; e i fratelli chiesero loro: 'Che dite?' 9 Quelli risposero: 'Leviamoci e saliamo contro quella gente; poiché abbiam visto il paese, ed ecco, è eccellente. E voi ve ne state là senza dir verbo? Non siate pigri a muovervi per andare a prender possesso del paese! 10 Quando arriverete là troverete un popolo che se ne sta sicuro. Il paese è vasto, e Dio ve lo ha dato nelle mani: è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra'. 11 E seicento uomini della famiglia dei Daniti partirono da Tsorea e da Eshtaol, muniti d'armi. 12 Salirono, e si accamparono a Kiriath-Jearim, in Giuda; perciò quel luogo, che è dietro a Kiriath-Jearim, fu chiamato e si chiama anche oggi Mahané-Dan. 13 E di là passarono nella contrada montuosa di Efraim, e giunsero alla casa di Mica. 14 Allora i cinque uomini che erano andati ad esplorare il paese di Lais, presero a dire ai loro fratelli: 'Sapete voi che in queste case c'è un efod, ci son degl'idoli, un'immagine scolpita e un'immagine di getto? Considerate ora quel che dovete fare'. 15 Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane Levita, alla casa di Mica, e gli chiesero notizie del suo bene stare. 16 I seicento uomini de' figliuoli di Dan, muniti delle loro armi, si misero davanti alla porta. 17 Ma i cinque uomini ch'erano andati ad esplorare il paese, salirono, entrarono in casa, presero l'immagine scolpita, l'efod, gl'idoli e l'immagine di getto, mentre il sacerdote stava davanti alla porta coi seicento uomini armati. 18 E quando furono entrati in casa di Mica ed ebbero preso l'immagine scolpita, l'efod, gl'idoli e l'immagine di getto, il sacerdote disse loro: 'Che fate?' 19 Quelli gli risposero: 'Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi, e sarai per noi un padre e un sacerdote. Che è meglio per te, esser sacerdote in casa d'un uomo solo, ovvero esser sacerdote di una tribù e d'una famiglia in Israele?' 20 Il sacerdote si rallegrò in cuor suo; prese l'efod, gl'idoli e l'immagine scolpita, e s'unì a quella gente. 21 Così si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini, il bestiame e i bagagli. 22 Com'erano già lungi dalla casa di Mica, la gente che abitava nelle case vicine a quella di Mica, si radunò e inseguì i figliuoli di Dan. 23 E siccome gridava dietro ai figliuoli di Dan, questi, rivoltatisi indietro, dissero a Mica: 'Che cosa hai, che hai radunata cotesta gente?' 24 Egli rispose: 'Avete portato via gli dèi che m'ero fatti e il sacerdote, e ve ne siete andati. Or che mi resta egli più? Come potete dunque dirmi: Che hai?' 25 I figliuoli di Dan gli dissero: 'Fa' che non s'oda la tua voce dietro a noi, perché degli uomini irritati potrebbero scagliarsi su voi, e tu ci perderesti la vita tua e quella della tua famiglia!' 26 I figliuoli di Dan continuarono il loro viaggio; e Mica, vedendo ch'essi eran più forti di lui se ne tornò indietro e venne a casa sua. 27 Ed essi, dopo aver preso le cose che Mica avea fatte e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e in sicurtà; lo passarono a fil di spada, e dettero la città alle fiamme. 28 E non ci fu alcuno che la liberasse, perch'era lontana da Sidon, e i suoi abitanti non avean relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Beth-Rehob. 29 Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. E le posero nome Dan, dal nome di Dan loro padre, che fu figliuolo d'Israele; ma prima, il nome della città era Lais. 30 Poi i figliuoli di Dan rizzarono per sé l'immagine scolpita; e Gionathan, figliuolo di Ghershom, figliuolo di Mosè, e i suoi figliuoli furono sacerdoti della tribù dei Daniti fino al giorno in cui gli abitanti del paese furon deportati. 31 Così rizzarono per sé l'immagine scolpita che Mica avea fatta, durante tutto il tempo che la casa di Dio rimase a Sciloh.

Ricciotti:

Giudici 18

I Daniti conquistano Lais
1 In quel tempo non eravi re in Israele e la tribù di Dan andava cercando un possedimento per abitarvi, giacchè fino a quei giorni tra tutte le altre tribù non aveva ancora ottenuta la sua porzione. 2 I figli di Dan mandarono dunque cinque uomini tra i più forti di Saraa e di Estaol della loro stirpe e della loro famiglia per esplorare il paese ed esaminarlo minutamente, e dissero ad essi: «Andate ad esplorare il paese». Essendo venuti, cammin facendo, nella montagna di Efraim ed essendo entrati in casa di Mica, vi si riposarono. 3 Inteso che ebbero la voce del giovane levita presso il quale erano ospitati, gli chiesero: «Chi ti ha condotto qua? Cosa fai qui? Perchè hai voluto venirvi?». 4 E avendo egli risposto: «Mica mi ha fatto queste e queste proposte e mi paga, perchè io gli faccia da sacerdote». 5 Lo pregarono che consultasse il Signore per sapere se avrebbero fatto un buon viaggio e se l'impresa sarebbe riuscita. 6 Ottenuto il responso: «Andate in pace; il Signore guarda al vostro viaggio e alla via per la quale andate», 7 i cinque uomini se ne partirono e vennero a Lais e videro un popolo abitante colà senza timore alcuno, alla maniera dei Sidoni, sicuro e tranquillo, non avendo nemici, pieno di grandi ricchezze e lontano da Sidone e separato da ogni altro popolo. 8 Fecero allora ritorno ai propri fratelli in Saraa e ad Estaol e, interrogati da loro che cosa avessero fatto, risposero: 9 «Levatevi e andiamo colà, poichè abbiam visto una terra molto ricca e ubertosa; non lasciatevi sfuggir l'occasione, non perdete tempo; andiamo a possederla; non dovremo sostenere nessuna fatica. 10 Giungeremo a gente che sta sicura in un paese molto vasto, e il Signore ci darà un luogo, dove non mancherà nulla di ciò che la terra produce».

I Daniti rubano l'idolo di Mica
11 Partirono adunque dalla parentela di Dan, cioè da Saraa e da Estaol, in numero di seicento uomini armati di tutto punto. 12 Salendo si arrestarono in Cariatiarim di Giuda, in un luogo che da quel tempo in poi fu chiamato "Campo di Dan" e si trova dietro a Cariatiarim. 13 Quindi passarono sulla montagna di Efraim e venuti alla casa di Mica, 14 i cinque uomini, che erano stati mandati prima a esaminare il paese di Lais, dissero ai loro fratelli: «Dovete sapere che in questa casa vi è un efod, dei terafim e un'immagine scolpita e fusa. Vedete voi quel che vi piace». 15 Avendo deviato un po' entrarono nella casa del giovane levita, che stava con Mica, e lo salutarono amichevolmente. 16 Frattanto i seicento uomini, armati com'erano, stavano innanzi alla porta, 17 mentre quelli che erano entrati nella casa del giovane si studiavano di togliere la scoltura, l'efod, i terafim e la statua di getto. Frattanto il sacerdote stava alla porta e i seicento fortissimi uomini erano in attesa non molto lontano. 18 Quelli che erano entrati presero la scoltura, l'efod, e la statua di getto. E il sacerdote disse loro: «Che cosa fate?». 19 «Taci» risposero «e poni il tuo dito sopra la bocca e vieni con noi: così avremo in te un padre e un sacerdote. Non è meglio per te essere sacerdote in una tribù e famiglia d'Israele che nella casa di un solo uomo?». 20 A queste parole egli si acquietò e, preso l'efod, gli idoli e l'immagine scolpita, se ne andò con loro. 21 Essendosi messi in cammino, preceduti dai fanciulli, dalle bestie da soma e da tutto ciò che aveano di più prezioso, 22 erano già lungi dalla casa di Mica, quando gli uomini che stavano in quella abitazione si misero a inseguirli con grandi clamori 23 e ad alzare la voce dietro essi. Voltisi questi indietro, dissero a Mica: «Cosa vuoi? Perchè gridi?». 24 E rispondendo egli: «Mi avete portato via i miei dèi, che mi ero fatti, e il sacerdote e quanto io avea; e domandate: - Che cosa hai? -», 25 i figli di Dan gli dissero: «Guardati bene dal parlare ancora contro di noi, se no, [alcuni dei nostri], irritati, verranno a te e perirai tu e tutta la tua casa». 26 E così continuarono l'intrapreso cammino, mentre Mica, visto che erano più forti di lui, se ne tornò a casa. 27 I seicento uomini presero adunque il sacerdote e ciò che abbiamo detto e se ne vennero a Lais, a quel popol tranquillo e sicuro, e passatolo a fil di spada, diedero fuoco alla città, 28 senza che nessuno venisse a portare soccorso, perchè erano assai lontani da Sidone e non avevano alleanza o commercio con nessun altro uomo. La città, situata nella regione di Roob, fu ricostruita di nuovo dai Daniti, che l'abitarono, 29 chiamando città di Dan, dal nome del padre loro generato da Israele, quella città che prima si chiamava Lais. 30 Colà essi collocarono l'immagine scolpita e Gionata figlio di Gersam figlio di Mosè e i figli di lui furono sacerdoti nella tribù di Dan fino al tempo della loro cattività. 31 E l'idolo di Mica restò presso di loro per tutto il tempo in cui la casa di Dio stette in Silo. In quei giorni non eravi re in Israele.

Tintori:

Giudici 18

I Daniti conquistano un nuovo territorio ove portano Pidolo di Mica
1 Al tempo in cui non c'era re in Israele, la tribù di Dan cercava un territorio da abitare, non avendo fino a quel giorno ricevuta la sua parte fra le tribù. 2 I figli di Dan mandarono adunque cinque uomini della loro stirpe e della loro famiglia, tra i più valorosi di Saraa e di Estaol, ad esplorare il paese e ad esaminarlo diligentemente. Avuto l'ordine: «Andate ad esplorare il paese» e messisi in cammino, essi arrivarono al monte d'Efraim, ove, entrati in casa di Mica, vi si riposarono. 3 Trovatisi nella stessa casa col giovane levita di cui riconobbero la voce, gli dissero: «Chi ti ha condotto qua? Che fai qui? Perchè ci sei voluto venire?» 4 Egli rispose loro: «Mica ha fatto per me questo e questo, e mi ha dato uno stipendio, perchè gli serva da sacerdote». 5 Essi allora lo pregarono di consultare il Signore, per poter sapere se farebbero un felice viaggio e se andrebbe a finir bene la loro impresa. 6 Ed egli rispose loro: «Andate pure in pace: il Signore riguarda la vostra via e il vostro cammino». 7 Rimessisi in cammino, quei cinque uomini giunsero a Lais, e vedutala abitata da un popolo senza alcun timore, alla maniera dei Sidoni, sicuro e tranquillo, non avendo chi l'attacchi, e molto ricco, e lontano da Sidone, e separato da tutti gli uomini, 8 tornarono ai loro fratelli in Saraa e in Estaol, e risposero a quei che li interrogavano sulla loro missione: 9 «Su via, andiamo verso quel popolo, perchè abbiamo trovato un paese molto ricco e fertile. Non vi lasciate fuggir l'occasione! Senza por tempo in mezzo, andiamo ad occuparlo: non avremo a durar fatica. 10 Entreremo da gente senza sospetti, in un paese vastissimo, e il Signore ci darà un luogo dove nulla manca di ciò che produce la terra». 11 Così dalla famiglia di Dan, da Saraa e da Estaol partirono seicento uomini in assetto di guerra, 12 salendo si fermarono a Cariatiarim di Giuda, e quel luogo, che è a occidente di Cariatiarim, da quel giorno fu chiamato Campo di Dan. 13 Di là passarono al monte d'Efraim. Giunti alla casa di Mica, 14 i cinque che erano stati mandati ad esplorare la terra di Lais dissero agli altri loro fratelli: «Vi facciamo sapere che in queste case vi è un efod, dei terafim, una scultura e una statua di getto: pensate al da farsi». 15 E, deviando un poco entrarono nella casa del giovane levita che abitava nella casa di Mica e lo salutarono con parole di pace. 16 Or mentre i seicento uomini, armati come erano, stavano davanti alla porta, 17 quelli che erano entrati in casa del giovane si sforzavano di portar via la scultura, l'efod, i terafim e la statua di getto. Il sacerdote stava alla porta, mentre i seicento uomini di sommo valore stavano aspettando a poca distanza. 18 Quelli che erano entrati dentro portarono via la scultura, l'efod, gli idoli e la statua di getto. E il sacerdote disse loro: «Che mi fate?» 19 Gli risposero: «Taci, mettiti un dito sulla bocca e vieni con noi ad essere nostro padre e sacerdote. Che è meglio per te, essere sacerdote nella casa di un uomo solo ovvero in una tribù e in una famiglia d'Israele?» 20 Il sacerdote, sentito ciò, si arrese alle loro parole, e, preso l'efod, gli idoli e la scultura, andò con loro. 21 Essi eran già partiti, e, fatti andare innanzi i bambini, i bestiami ed ogni cosa preziosa, 22 Eran già lontani dalla casa di Mica, quando gli uomini che abitavano nelle case di Mica, radunatisi, l'inseguirono. 23 Sentendoli gridare dietro, si voltarono e dissero a Mica: «Che vuoi? Perchè gridi?» 24 E Mica: «Avete portato via gli dèi da me fatti, e il sacerdote, e tutto quello che avevo, e poi mi dite: Che cosa hai?» 25 Ma i figli di Dan gli risposero: «Guardati dal farti sentire ancora da noi, se non vuoi che ti saltino addosso degli uomini irritati a farti perire con tutta la tua casa». 26 E seguitarono il loro viaggio, mentre Mica, vedutili più forti, se ne tornava a casa. 27 Quei seicento uomini che avevan menato via il sacerdote e quanto abbiam detto sopra, giunti a Lais, ad un popolo tranquillo e sicuro, li passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme; 28 non aveva chi la soccorresse, perchè era lontana da Sidone e non aveva alleanze nè commercio con gli altri uomini. Questa città era situata nel paese di Rohob. Essi la riedificarono e l'abitarono, e, 29 dal nome del loro padre generato da Israele, chiamarono Dan la città che prima era detta Lais. 30 I figli di Dan si eressero la scultura, e Gionatan, figlio di Gersam, figlio di Mosè, e i suoi figli furon sacerdoti della tribù di Dan, sino al giorno della loro cattività. 31 L'idolo di Mica rimase presso di loro per tutto il tempo in cui la casa di Dio restò in Silo. In quel tempo non vi era re in Israele.

Martini:

Giudici 18

Mandati innanzi gli esploratori, vanno dipoi secento uomini della tribù di Dan a cercarsi luogo da stabilirsi: e tolto via l'idolo di Micha, e il sacerdote, prendono per forza la città di Lais, e ivi si fermano.
1 In quel tempo non era re in Israele, e la tribù di Dan cercava luogo da stabilirvisi: perocché fino a quel giorno ella non aveva occupata la sua porzione tra le altre tribù. 2 Mandarono adunque i figliuoli di Dan cinque uomini di Saraa, e di Esthaol, i più valorosi della loro stirpe, e famiglia, a visitare diligentemente il paese, e disser loro: Andate, ed esaminate la terra. I quali, partiti che furono arrivarono al monte Ephraim, ed entrarono in casa di Micha, e vi si riposarono: 3 E avendo riconosciuto il giovane Levita alla favella, e albergando con lui gli dissero: Chi ti ha condotto in questo luogo? che fai tu qui? e a qual fine ci se' venuto? 4 Rispose loro: Micha ha fatto per me questo, e questo, e mi dà stipendio, perch'io sia suo sacerdote. 5 E lo pregarono che consultasse il Signore, affinchè potesser sapere, se il loro viaggio sarebbe felice, e se il loro affare riuscirebbe. 6 Ed egli rispose loro: Andate in pace; il Signore seconda il vostro disegno, e il viaggio da voi intrapreso. 7 E partitisi que' cinque uomini giunsero a Lais, e videro come il popolo che l'abitava, vivea senza timori, tranquillo, e in pace, secondo il fare de' Sidoni, non avendo chi lo disturbasse, ed essendo grandemente ricco, e in lontananza da Sidone, e separato da tutti gli uomini. 8 E se ne tornarono a' loro fratelli in Saraa, e in Esthaol; e interrogati da loro di quel che avessero fatto, risposero: 9 Su via, andiamo verso quel popolo: imperocché la terra che abbiam veduta, è molto ricca e fertile: non siate negligenti, non mettete tempo in mezzo: andiamo ad occuparla, non avremo da durar fatica. 10 Entreremo in casa di gente senza sospetti, in paese vastissimo, e il Signore ci farà padroni di un luogo, dove non si scarseggia di veruna di quelle cose che son prodotte dalla terra. 11 Partirono adunque da Saraa, ed Esthaol secento uomini della stirpe di Dan armati come per fare battaglia, 12 E giunti presso a Cariathiarim di Giuda, ivi si fermarono: quel luogo da quel tempo fu nomato il campo di Dan, ed è dietro a Chariathiarim. 13 Di dove passarono al monte di Ephraim. E giunti che furono presso alla casa di Micha, 14 Dissero i cinque uomini mandati già a visitare la terra di Lais, agli altri loro fratelli: Voi sapete che in questa casa ci è un Ephod, de' Theraphim, e un simulacro scolpito, e un di getto: pensate quel che vi paja di fare. 15 E usciti un po' fuori di strada entrarono nell'abitazione del giovane Levita, il quale stava con Micha: e lo salutarono con dolci parole. 16 E i secento uomini armati com'erano, stavano davanti alla porta. 17 E quelli che erano entrati nell'abitazione del giovane, si affaccendavano per pigliare la statua, e l'Ephod: e i Teraphim, e il simulacro di getto; e il sacerdote stava alla porta, mentre i secento uomini di sommo valore stavano in poca distanza aspettando. 18 Quegli adunque che erano entrati dentro, preser la statua, e l'Ephod, e gl'idoli, e il simulacro di getto. E il sacerdote disse loro: Che fate voi? 19 Gli risposero: Taci, e mettiti un dito sulla bocca: e vieni con noi che ti terremo in luogo di padre, e di sacerdote. Che è meglio per te, di essere sacerdote nella casa di un uomo solo, ovvero in una tribù, e in una famiglia d'Israele? 20 Egli, udito questo, si arrendette alle loro parole, e prese l'Ephod, e gl'idoli, e la statua, e andossene con loro. 21 E quelli partitisi, e avendo fatto andare innanzi i bambini, e i bestiami, e tutto quel che aveano di più caro, 22 Ed essendo già lontani dalla casa di Micha, la gente che abitava nella casa di Micha, gl'inseguì con alte grida, 23 E principiarono a fare schiamazzo dietro a loro. Ed eglino rivoltatisi indietro dissero a Micha: Che vuoi? perchè gridi tu? 24 Ed egli rispose: Mi avete portato via gli dei che io mi era fatti, e il sacerdote, e tutto quel che io avea, e dite: Che hai? 25 Ma i figliuoli di Dan gli dissero: Guardati dal farne più parola con noi, affinchè non si muovan contro di te degli uomini di mal talento, e tu abbi a perire con la tua casa. 26 E così eglino seguitarono il viaggio incominciato. E Micha veggendo ch'essi ne potevano più di lui, se ne tornò a casa sua. 27 E i secento uomini menaron via il sacerdote, e quel che si è già detto: e arrivarono a Lais a quel popolo tranquillo, e senza sospetto, e ne fecer macello, e incendiarono la città. 28 Non essendovi stato nissuno che la soccorresse; perchè era lungi da Sidone, e non avea società, nè commercio con altri uomini. E questa città era situata nel paese di Rohob: ed essi la riedificarono, e l'abitarono, 29 Chiamando città di Dan dal nome del padre loro figliuolo d'Israele quella che prima dicevasi Lais. 30 Ed eressero la loro statua, e Gionatham figliuolo di Gersam figliuolo di Mosè, e i suoi figliuoli furon sacerdoti nella tribù di Dan fino al giorno della sua schiavitù. 31 E l'idolo di Micha rimase presso di loro per tutto il tempo in cui la casa di Dio stette in Silo: in quel tempo non v'era re in Israele.

Diodati:

Giudici 18

1 IN quel tempo non v'era re alcuno in Israele; e in que' dì la tribù di Dan si cercava eredità, da abitare; perciocchè fino a quel dì non le era scaduta sorte fra le tribù d'Israele in eredità. 2 Laonde i figliuoli di Dan mandarono cinque uomini della lor nazione, presi qua e là d'infra loro, uomini di valore, da Sorea e da Estaol, a spiare un certo paese, e ad investigarlo; e dissero loro: Andate, investigate quel paese. Essi adunque, giunti al monte di Efraim, alla casa di Mica, albergarono quivi. 3 Come furono presso alla casa di Mica, riconobbero la voce del giovane Levita; e, ridottisi là, gli dissero: Chi ti ha condotto qua? e che fai qui? e che hai da far qui? 4 Ed egli disse loro: Mica mi ha fatte tali e tali cose, e mi ha condotto per prezzo per essergli sacerdote. 5 Ed essi gli dissero: Deh! domanda Iddio, acciocchè sappiamo se il viaggio che facciamo sarà prospero. 6 E il sacerdote disse loro: Andate in pace; il viaggio che voi fate è davanti al Signore.
7 Que' cinque uomini adunque andarono; e, giunti in Lais, videro il popolo che era in quella città, la quale era situata in luogo sicuro, stare in riposo e in sicurtà, nella maniera de' Sidonii; non essendovi alcuno nel paese, che desse loro molestia in cosa alcuna; ed erano padroni del loro stato, e lontani da' Sidonii, e non aveano da far nulla con alcuno. 8 Poi, essendo ritornati a' lor fratelli, in Sorea ed in Estaol, i lor fratelli dissero loro: Che dite voi? 9 Ed essi dissero; Or su, saliamo contro a quella gente: perciocchè noi abbiamo veduto il paese, ed ecco, egli è grandemente buono: e voi ve ne state a bada? non siate pigri a mettervi in cammino, per andare a prender possessione di quel paese. 10 Quando voi giungerete là (conciossiachè Iddio ve l'abbia dato nelle mani), verrete ad un popolo che se ne sta sicuro, e il paese è largo; è un luogo, nel quale non v'è mancamento di cosa alcuna che sia in su la terra. 11 Allora seicent'uomini della nazione de' Daniti si partirono di là, cioè, di Sorea e di Estaol, in armi. 12 E salirono, e si accamparono in Chiriat-iearim, in Giuda; perciò quel luogo è stato chiamato Mahane-Dan, fino a questo giorno; ed ecco, egli è dietro a Chiriat-iearim. 13 E di là passarono al monte di Efraim, e giunsero alla casa di Mica.
14 Allora, i cinque uomini ch'erano andati a spiare il paese di Lais, fecero motto a' lor fratelli, e dissero loro: Sapete voi che in queste case vi è un Efod, e delle immagini, e una scultura, e una statua di getto? Ora dunque, considerate ciò che avete a fare. 15 Ed essi si ridussero là, e vennero alla casa del giovane Levita, nella casa di Mica, e gli domandarono del suo bene stare. 16 Or i seicent'uomini de' figliuoli di Dan armati si fermarono all'entrata della porta. 17 Ma que' cinque uomini, ch'erano andati per ispiar il paese, salirono, ed entrarono là entro, e presero la scultura, e l'Efod, e le immagini, e la statua di getto, mentre il sacerdote era arrestato all'entrata della porta, co' seicent'uomini armati. 18 Essi adunque, essendo entrati in casa di Mica, e avendo presa la scultura, e l'Efod, e le immagini, e la statua di getto, il sacerdote disse loro: Che fate voi? 19 Ed essi gli dissero: Taci; mettiti la mano in su la bocca, e vieni con noi, e siici per padre, e per sacerdote; quale è meglio per te, esser sacerdote a una casa d'un uomo, ovvero esser sacerdote a una tribù, e ad una nazione in Israele? 20 E il sacerdote se ne rallegrò nel suo cuore, e prese l'Efod, e le immagini, e la scultura, e se ne andò fra quella gente. 21 Poi i Daniti si rimisero al lor cammino, avendo posto innanzi a loro i piccoli fanciulli, ed il bestiame, e le robe. 22 Ed essendo già lungi della casa di Mica, gli uomini ch'erano nelle case vicine alla casa di Mica, si adunarono a grida, e seguitarono di presso i figliuoli di Dan. 23 E gridarono a' figliuoli di Dan. Ed essi, voltando la faccia, dissero a Mica: Che cosa hai, che tu hai adunata la tua gente? 24 Ed egli disse: Voi avete presi i miei dii, che io avea fatti, e il sacerdote, e ve ne siete andati via. Che mi resta egli più? E come dunque mi dite voi: Che hai? 25 Ma i figliuoli di Dan gli dissero: Non far che s'intenda la tua voce appresso di noi; che talora alcuni uomini d'animo iracondo non si avventino sopra voi; e che tu, e que' di casa tua, perdiate la vita. 26 I figliuoli di Dan adunque seguitarono il lor cammino; e Mica, veggendo ch'erano più forti di lui, rivoltosi indietro, se ne ritornò a casa sua.
27 Ed essi, preso quello che Mica avea fatto, e il sacerdote ch'egli avea, giunsero a Lais, ad un popolo che se ne stava in quiete e in sicurtà; e percossero la gente a fil di spada, e arsero la città col fuoco. 28 E non vi fu alcuno che la riscotesse; perciocchè era lungi di Sidon, e gli abitanti non aveano da far nulla con niuno; e la città era nella valle che è nel paese di Bet-rehob. Poi riedificarono la città, e abitarono in essa. 29 E le posero nome Dan, del nome di Dan, lor padre, il qual fu figliuolo d'Israele; in luogo che il nome di quella città prima era Lais. 30 E i figliuoli di Dan si rizzarono la scultura; e Gionatan, figliuolo di Ghersom, figliuolo di Manasse, e i suoi figliuoli dopo di lui, furono sacerdoti della tribù di Dan, infino al giorno che gli abitanti del paese furono menati in cattività. 31 Si rizzarono adunque quella scultura di Mica, ch'egli avea fatta; ed ella vi fu tutto il tempo che la Casa di Dio fu in Silo.

Commentario abbreviato:

Giudici 18

Capitolo 18

I Daniti cercano di allargare la loro eredità e derubano Mica

I Daniti decisero di portare con sé gli dèi di Mica. Oh, la follia di questi Daniti! Come potevano pensare di essere protetti da quegli dèi che non riuscivano a non farsi rubare! Prenderli per uso personale era un doppio crimine; dimostrava che non temevano Dio né consideravano l'uomo, ma che avevano perso sia la pietà che l'onestà. Che follia fu per Mica chiamare suoi dèi quelli che aveva fatto, quando solo Lui deve essere adorato da noi come Dio, che ci ha fatto! Questo viene messo al posto di Dio, di cui ci preoccupiamo, come se il nostro tutto fosse legato ad esso. Se gli uomini camminano nel nome dei loro falsi dei, tanto più dovremmo amare e servire il vero Dio!

Commentario del Pulpito:

Giudici 18

1 

A quei tempi, ecc. Vedi Giudici 17:6 . La tribù dei Daniti cercò loro un'eredità, ecc. Questo non significa che l'intera tribù di Dan stesse ancora cercando la propria eredità. La maggior parte della tribù, come leggiamo in Giosuè 19:40-48 , ricevette la sua eredità a sorte prima della morte di Giosuè (ibid. Versetto 49) ed Eleazaro (ibid. Versetto 51). Ma finché una parte della tribù non era abitata, la tribù in quanto tale, nella sua unità, cercava ancora una soluzione. La terra per la loro eredità non era ancora caduta nella sua integrità nella tribù. Questo è in parte spiegato da ciò che leggiamo in Giudici 1:34 , che gli Amorrei non avrebbero permesso ai figli di Dan di scendere nella valle, così che coloro che non potevano entrare in possesso della loro terra sarebbero stati ammassati in altre parti del territorio tribale. Questi Daniti, di cui stiamo leggendo qui, dimoravano a Zora e a Eshtaol,

Giudici 13:1,25

come vediamo da Versetti. 2, 11. Fino a quel giorno, ecc. Traduci questa clausola, poiché fino a quel giorno il paese (cioè l'intero paese) non era caduto nelle loro mani in mezzo alle tribù d'Israele per un'eredità. Le parole la terra devono essere fornite dopo l'analogia Numeri 34:2 . Quello che segue in questo capitolo è un resoconto più dettagliato di quanto è stato brevemente accennato in Giosuè 19:47 , dove però l'A.V è uscito troppo poco per loro non è una traduzione del testo ebraico, che è molto difficile da spiegare. Houbigant, con un'ingegnosa congettura, dà il senso che era troppo ristretto per loro. Dalla menzione di questa migrazione nel Libro di Giosuè, è probabile che abbia avuto luogo non molti anni dopo la morte di Giosuè

Versetti 1-31. Società senza testa che cessa di essere società

Lo scrittore degli ultimi cinque capitoli del Libro dei Giudici aveva un compito doloroso da svolgere. Scrivendo la storia del suo popolo, e loro del popolo di Dio, dovette raccontare una storia di violenza, saccheggio, spargimento di sangue, brutalità, guerra civile e sterminio, dal lato secolare, e di superstizione, scisma e idolatria, dal lato religioso della sua storia. E possiamo osservare, a proposito, che abbiamo una prova lampante della veridicità e dell'imparzialità del narratore in questa spietata esposizione dei peccati e dei misfatti dei suoi connazionali. Né siamo in difficoltà nel trarre la lezione che egli intendeva trarre dal racconto che ha dato; poiché non meno di quattro volte nel corso del suo breve racconto egli imprime nella mente dei suoi lettori il fatto che nei giorni in cui venivano compiute queste azioni vergognose "non c'era re in Israele, ma ognuno faceva ciò che era giusto ai suoi occhi".

Giudici 17:6;18:1;19:1;21:25

Senza dubbio lo scrittore si riferiva in particolare a quel governo che conosceva, il governo dei re propriamente detti, dei quali Saul fu il primo, e Davide e la sua lunga discendenza furono i successori. Ma quando ricordiamo che nei suoi giorni migliori la nazione israelita non aveva altro re che Dio, ed era governata sotto di lui da governanti come Mosè, Giosuè, Gedeone, Samuele e gli altri giudici, ci renderemo conto che la lezione da imparare non è tanto quella della superiorità della monarchia su altre forme di governo (per quanto vera possa essere),come dell'assoluta necessità, per il benessere religioso e civile di un popolo, che esista un governo fermo, che controlli con la forza della legge gli eccessi della volontà individuale, e che costringa entro certi limiti l'azione degli individui per il bene pubblico. Considerando le loro diverse influenze sul corpo del popolo israelita, quanto fu pernicioso il furto da parte di Michea del tesoro accumulato da sua madre; quanto fu dannoso per la comunità il culto idolatrico istituito da Michea, e ciò di generazione in generazione; quanto disastroso fu per la repubblica d'Israele il brutale oltraggio degli uomini di Ghibea; quanto era intollerabile la spedizione di predoni dei Daniti, sia per i tranquilli abitanti del paese che per i pacifici vicini al di là del suo confine; E quale completo allentamento di tutte le articolazioni della vita sociale mostrano le diverse transazioni! Da nessuna parte vediamo uno scopo comune per il bene comune, se non la cupidigia, la superstizione, la lussuria, la rabbia, la crudeltà di ogni uomo, che persegue obiettivi privati a spese degli interessi pubblici. Le idee di una società, di uno stato, di una Chiesa, di una nazione, si sono perse nell'egoismo individuale. Ora, ciò era in gran parte dovuto alla mancanza di un'autorità suprema centrale che reprimesse, dirigesse e dominasse. Proprio come la natura materiale, se il potere di gravitazione fosse rimosso, cadrebbe a pezzi, e tutta la coesione scomparirebbe, così, senza un'autorità comune che eserciti il potere della legge, la società umana cadrebbe a pezzi, e sarebbe ridotta al caos. Gli uomini sono accecati dalle loro stesse passioni; particolari settori della società non possono vedere altro che i propri interessi immaginari; la violenza illegale saccheggerebbe qui; lo zelo impulsivo si precipitava laggiù; una superstizione fanatica metterebbe i suoi altari dove non dovrebbe; una feroce rivalità sorgerebbe sulle rovine del suo antagonista; la vendetta si sazierebbe di distruzione; un mestiere avrebbe cercato la soppressione di tutto ciò che si trovava sulla sua strada; Un interesse ne divorava un altro, una classe ne soppiantava un'altra, un rango ne calpestava un altro. E' compito della legge esercitata dal potere sovrano guardare con uguale occhio a tutti i diversi interessi dello Stato, favorire tutti non favorendo nessuno a spese degli altri, reprimere ogni azione individuale che danneggerebbe il tutto e regolare tutte le forze separate che sarebbero dannose per il tutto. La legge, come l'occhio di Dio, è imparziale nel suo osservare; Il suo fine è quello di produrre ordine, armonia e pace. Sotto il regno equo della legge la violenza eccentrica è sconosciuta, e la sua pressione costante ma irresistibile dà consistenza e forza all'intero tessuto della società. Sotto il suo regno viene dato pieno spazio a ogni energia per il bene, e tutte le forze sparse delle singole parti sono concentrate a beneficio del tutto. Sotto le sue sane restrizioni non si permette alle passioni egoistiche dell'uomo di nuocere a se stesso o agli altri, e la follia degli stolti e la malvagità dei malvagi sono frenate nelle loro dannose condotte. Non ciò che è giusto ai suoi occhi, e che l'egoismo desidera, ma ciò che la legge, il riflesso della mente di Dio, comanda, è la regola secondo la quale le azioni di ogni uomo devono essere quadrate. La perfezione di un sistema di governo umano è quella in cui le leggi sagge governano l'intero movimento sociale con la stessa certezza con cui le leggi della natura governano il mondo materiale. È interesse di tutte le classi della comunità inchinarsi a questa supremazia del diritto e unirsi in un patto fermo per sostenere l'autorità centrale nella repressione di ogni atto di illegalità, sia commesso da un individuo che da una società. È solo così che il caos sociale può essere evitato e che il cosmo civile, che solo è civiltà, può essere mantenuto per la vera libertà e il benessere dell'umanità. È proprio lo stesso con la Chiesa di Dio, che è la comunità dei suoi santi. In esso la parola di Dio deve regnare sovrana. In esso le opinioni individuali, i sentimenti, i desideri e i sentimenti devono essere subordinati alla legge divina. In essa le eccentricità egoistiche, le ambizioni, le attività devono essere frenate da un governo saggio e regolare, se la Chiesa deve essere la dimora dell'ordine, della pace e dell'amore. Nell'abbandono della volontà individuale alla disciplina dell'autorità suprema, la sacra repubblica trova il suo perfetto equilibrio, e ogni membro è in grado di rendere quel servizio che in verità è la perfetta libertà; perché il potere incontrollato di fare ciò che è giusto ai suoi occhi non è la libertà di un uomo, ma la sua schiavitù. La volontà egoistica è messa in moto dal peccato; Ma la legge è il frutto della saggezza e della giustizia che si muovono per la felicità di tutti, assicurando il diritto e sbarrando le passerelle del torto. Dallo spirito dell'iniquità libera la tua Chiesa, o Signore!

OMELIE DI A.F. MUIR. Versetti 1-13. La storia di un ministero creato dall'uomo:2. Il suo abuso

Un esempio speciale del modo in cui ha causato danni nella migrazione dei Daniti. La vicinanza della casa di Michea alla grande strada del nord la rendeva un luogo di riposo naturale per i viaggiatori, e così le spie vi trovavano la strada. Da loro viene riconosciuto il giovane prete, che si scopre essere una conoscenza precedente. L'esistenza della "casa degli dèi" viene così resa nota, ed essi desiderano che egli consulti l'oracolo riguardo alle loro fortune. Sebbene la loro avventura fosse malvagia e senza scrupoli, viene detto loro: "Andate in pace, davanti al Signore è la via per la quale andate". Vengono poi narrate la visita delle spie a Lais, il loro rapporto ai loro fratelli e la partenza dei 600 Daniti, che giungono ancora una volta nella prima fase della loro marcia a casa di Michea. Vediamo, quindi...

I COME UN SACERDOZIO E UN SANTUARIO MERCENARIO POSSONO ESSERE PROSTITUITI PER USI VILI. L'oracolo di Shiloh era il simbolo e il sigillo dell'unità nazionale e il suo sacerdozio rappresentava la coscienza nazionale. Sarebbe stato impossibile per loro sanzionare un simile crimine. Ma la cosa avvenne diversamente per il sacerdote e la "casa degli dèi" di Michea. Quest'ultima era una speculazione mercantile, un'impresa privata, ed era quindi odiosa a qualsiasi tentazione come questa. Un sorprendente parallelo a questo è offerto dalla Chiesa di Roma, con la sua vendita di indulgenze, ecc

II QUANTO GLI UOMINI EMPI SIANO DESIDEROSI DI SANZIONI RELIGIOSE NELLE LORO AZIONI FRAUDOLENTE E OMICIDE. Quando la religione diventa una questione di denaro, e i suoi vantaggi vengono venduti al miglior offerente, essa cessa di essere il giudice del bene e del male. La contraddizione tra l'incarico per il quale erano stati mandati e lo spirito della rivelazione di Dio avrebbe dovuto colpirli. Eppure questo non è che un esempio di un errore quasi universale. Immaginano che la vera religione possa chiamare bene il male e male il bene

III COME IN TAL MODO UNA TRIBÙ TURBOLENTA SIA INCORAGGIATA NEI SUOI DISEGNI SU UN DISTRETTO PACIFICO, E VENGA INFLITTO UN TORTO PERMANENTE. La morale latente nell'incidente è quindi nettamente precisata. Deve apparire a tutti quanto debba essere dannosa, sovversiva della società umana e della religione, una tale istituzione. L'unica salvaguardia contro tali mali è che l'autorità centrale di Silo sia riconosciuta, e che tale autorità sia fatta rispettare da un re debitamente eletto.

2 

Giunsero al monte Efraim.

Giudici 17:1,8

La regione montuosa di Efraim sarebbe stata in cammino verso nord da Estaol. Naturalmente avrebbero evitato la pianura dove gli Amorrei e i Filistei erano forti

3 

Quando. Piuttosto, mentre. Vicino alla casa. Piuttosto, dentro o in casa. Conoscevano la voce, avendolo, come alcuni pensano, conosciuto prima che lasciasse Betlemme, o percependo un accento meridionale. Ma potrebbe semplicemente significare che essi riconobbero la sua voce mentre cantava o recitava preghiere nella casa di Dio. Sembra che la casa di Michea fosse un insieme di case (Versetti 14, 22), a cui si accedeva da una porta (Versetto 16), in una delle quali abitava il levita. Essi vi si voltarono. Sembra che fosse la mattina dopo, quando stavano iniziando il loro viaggio. Udita la voce del levita, si diressero verso la sua casa. Che cosa fai, ecc. Piuttosto, che cosa fai in questo luogo? e che cosa ti occupi qui?

4 

E io sono il suo prete, o, per essere il suo prete

5 

Chiedi consiglio a Dio, o semplicemente Chiedi a Dio, poiché la frase identica è resa in Giudici 1:2 , dove vedi nota

OMELIE DI W.F. ADENEY versetto 5. La religione della convenienza

IO UOMINI CHE NON SONO DISPOSTI A FARE LA VOLONTÀ DI DIO SONO A VOLTE ANSIOSI DI OTTENERE IL SUO AIUTO. Questi Daniti sono poco meglio dei filibustieri; sono determinati ad andare per la loro strada; non desiderano essere guidati da Dio; desiderano semplicemente essere sicuri del successo. Cantici sono molti che hanno una fede religiosa sufficiente per desiderare la benedizione di Dio sulla loro vita, ma non abbastanza per sottomettersi alla sua guida e autorità. La vera lealtà a Dio ci farà non limitarci a consultarlo per quanto riguarda il successo della nostra opera, ma per quanto riguarda la sua giustezza, e non limitarci a chiederci se la via per la quale siamo decisi a seguire prospererà, ma a chiederci quale via Dio vuole che prendiamo

LA PREGHIERA PER LA PROSPERITÀ, NON ACCOMPAGNATA DALLA SOTTOMISSIONE ALLA VOLONTÀ DI DIO, NON GIUSTIFICA LA LINEA D'AZIONE A CUI SI RIFERISCE. Abbiamo delle superstizioni sulla preghiera. Siamo troppo pronti a immaginare che tutto vada bene se abbiamo cercato la benedizione di Dio sul nostro lavoro. Ma abbiamo il diritto di chiederlo solo quando stiamo facendo bene. La preghiera non può santificare una cattiva azione. I Daniti non erano giustificati nella loro spedizione di predoni perché prima avevano consultato un presunto oracolo divino. Gli uomini cercano la benedizione di Dio sui loro affari mentre li conducono in modo disonesto, sul loro paese mentre favoriscono guerre di aggressione e ingiustizie nazionali, sulla loro vita privata mentre perseguono una condotta mondana, forse anche immorale. Tale condotta aggrava piuttosto che mitigare la colpa, perché tradisce la cecità della coscienza alla luce penetrante della presenza di Dio

III LA CERTEZZA DEL SUCCESSO NON È UNA PROVA DEL FAVORE DI DIO. Siamo troppo pronti ad adorare il successo come se fosse una giustificazione dei mezzi con cui è stato raggiunto. In questo mondo, visto da un punto di vista umano, la bontà spesso fallisce e la malvagità spesso ha successo. Il nostro sentimento di sicurezza non è motivo di ragionevole fiducia. Coloro che sono in ottimi rapporti con se stessi non sono quindi in migliori rapporti con Dio. L'anima timida, diffidente, scoraggiata può essere realmente guardata con favore da Dio, mentre l'anima vanitosa ed egocentrica può vivere sotto il suo cipiglio. La fede che salva non è la fiducia in se stessi né la certezza del successo, mala fiducia sottomessa e obbediente in un Signore e Salvatore

COLORO CHE FANNO DELLA RELIGIONE UN CONVENIENZA, SCOPRIRANNO ALLA FINE CHE ESSA SARÀ IL LORO GIUDICE DI CONDANNA. Il sacerdote disse ai Daniti che la loro via era davanti al Signore. Dio li avrebbe osservati. Avevano invocato il suo nome. Alla fine avrebbero capito cosa comportava la sua presenza. Il riconoscimento di Dio che comporta la ricerca della sua benedizione aumenterà la nostra condanna se ignoriamo la sua volontà. — A

6 

E il sacerdote disse, ecc., avendo prima, si deve presumere, messo l'efod.

vedi Giudici 8:26,27 , nota; Giudici 17:5

Davanti al Signore c'è la tua via, cioè egli la guarda con benevolenza, la rispetta e la farà riuscire a successo, come è detto in Salmi 34:15 : "Gli occhi del Signore sono sui giusti". "Se", dice il vescovo Patrick, "abbia avuto una risposta dai teraphim, o l'abbia finta di propria voce, è incerto".

7 

A Laish. Chiamato in Giosuè 19:47 Leshem, che forse è una corruzione causata dall'affermazione che lo chiamarono con il nome (Keshem) di Dan, o potrebbe essere solo un'altra forma. Il nome è stranamente corrotto nella Septuaginta di Versetto 29 di questo capitolo in Oulamais, e in Giosuè 19:47 in Lesem-dan. San Girolamo, fuorviato dalla Settanta, ha Lesem Dan. Laish si trovava a quattro miglia romane da Bahias, sulla strada per. Tiro, su una delle sorgenti del Giordano. Robinson la identifica senza esitazione con Tell-el-Kady, "il monte del giudice" (dove Kady ha lo stesso significato di Dan), vicino alla grande fontana, "una delle più grandi fontane del mondo", chiamata el-Leddan, che è la sorgente del Giordano minore (Giuseppe Flavio), e che potrebbe essere molto probabilmente l'ultima forma di ed-Dan, corrotto in Eddan,el-Eddan, Led-dan, el-Leddan, per successive incorporazioni dell'articolo el nella parola stessa, di cui ci sono altri esempi. Il resto di questo versetto è estremamente oscuro; una traduzione probabile è la seguente: "E videro il popolo che era in mezzo ad esso dimorare al sicuro alla maniera dei Sidoni, 'quieto e sicuro, e nessuno faceva del male ad alcuno nel paese, possedendo ricchezze; ' ed erano lontani dai Sidoni, e non avevano affari con nessuno". Le parole in corsivo sono probabilmente una citazione poetica, descrittiva del popolo di Laish, che spiegherebbe la particolare dizione e i cambiamenti grammaticali; Infatti, mentre la parola abitare è di genere femminile, concordare con le persone, le parole quieto e sicuro e possedere sono al maschile, il che può essere facilmente spiegato se è una citazione. Questo spiegherebbe anche la tautologia, "dimorare in sicurezza", "quieto e sicuro", e il carattere poetico della frase "possedere ricchezza", e per la forma insolita della parola qui resa ricchezza (etzer con un ain, invece del solito otzar con un aleph), in accordo con la Septuaginta e la Vulgata e Gesenius, che derivano il significato di ricchezza dal collezionare,da cui deriva il significato di colletta o congregazione di persone

9 

Andare, ed entrare. Il significato esatto è: Non essere pigro ad andare (cioè a proseguire per la tua strada da qui), in modo da entrare e prendere possesso della terra. Questo sarebbe espresso lasciando fuori a prima di entrare, andare ed entrare

10 

Traduci: "Quando verrete, arriverete a un popolo al sicuro; e la terra è molto grande (perché Dio l'ha data nelle vostre mani), un luogo dove non c'è bisogno", ecc. L'ebraico di molto grande è, letteralmente, largo su entrambe le mani. La parentesi perché Dio l'ha data nelle tue mani, spiega semplicemente perché ne parlano con tanta fiducia.

Confronta Deuteronomio 8:9

11 

La famiglia, cioè la tribù.

vedi Giudici 13:2 , nota, e Confronta Giosuè 7:17

Forse una ragione per l'uso della parola famiglia qui e nel Versetto 2, applicata a Dan, potrebbe essere che c'era una sola famiglia nella tribù di Dan, quella degli Shuamiti.

Numeri 26:42

Seicento uomini. Con le loro mogli, sorelle e figli (vedi Versetto 21), l'intera compagnia doveva ammontare a due o tremila anime

12 

Kirjath-Jearim (città delle foreste), altrimenti chiamata Kirjath-Baal e Baalah, nella regione montuosa di Giuda.

Giosuè 15:60

Essa, giaceva sul confine di Beniamino.

Giosuè 18:14,15

Il suo rappresentante moderno è con ogni probabilità Kurit-el-enab, anove miglia da Gerusalemme, sulla strada per Giaffa. Il quartiere è ancora molto boscoso. Mahaneh-dan, cioè l'accampamento di Dan.

vedi Giudici 13:25

Dietro, cioè a ovest di. Il sito esatto di Mahaneh-dan non è stato identificato con certezza. Al signor Williams è stato mostrato un sito chiamato Beit-Mahanem nel Wady Ismail che risponde bene in posizione, ma non è stato notato da nessun altro viaggiatore ('Dizionario della Bibbia')

14 

In queste case, a dimostrazione che Bet-Michea, la casa di Michea, era in realtà un piccolo villaggio (vedi Versetto 22)

Versetti 14-31. Il suo trasferimento e la sua istituzione in una comunità senza legge

Le spie si erano evidentemente consultate con i 600, perché il furto degli dei avviene in modo freddo e professionale; ed essi hanno evidentemente un disegno stabilito riguardo a loro. Tutto ciò che potrebbe essere d'intralcio o dannoso per loro viene mandato davanti. La rimostranza vera o finta del prete, e la sua volontaria accondiscendenza al loro desiderio, e la ricerca da parte di Michea, sono tocchi realistici che aggiungono molto all'interesse e alla naturalezza della narrazione. Si suggerisce che il massacro, ecc. a Laish sia stato della descrizione più orribile: "Non c'era nessun soccorritore".

Coloro che sovvertono i principi della morale non dovrebbero aspettarsi di essere trattati secondo quei principi

PER QUANTO APPARENTEMENTE SIANO I TRASGRESSORI RELIGIOSI, LA LORO CONDOTTA NON PERDE IL SUO CARATTERE ESSENZIALE E SARÀ GIUDICATA. Il racconto dell'evento lo ha preservato per sempre, ed è condannato davanti alla sbarra della retta coscienza

III SI DOVREBBE PRESTARE LA MASSIMA ATTENZIONE AL PRIMO SEGNO DI SCISMA O DI ERRORE, POICHÉ TALI COSE TENDONO A PERPETUARSI. Viene istituito un sacerdozio regolare, con i suoi privilegi e doveri ereditari

IV L'EFFETTO REALE DI TALI MOVIMENTI RELIGIOSI È A SCAPITO DELLA VERA RELIGIONE. La "casa degli dèi" di Lais è una rivale della "casa di Dio" di Silo. Durante quei primi giorni della nazionalizzazione ebraica e dell'educazione religiosa, i danni e gli ostacoli causati da essa devono essere stati enormi. La vera religione è sempre osteggiata nel mondo. I suoi peggiori nemici sono quelli che più gli assomigliano nelle cerimonie esteriori, ma i cui motivi sono impuri.

15 

fino alla casa, ecc. Piuttosto, a Bet-Michea

17 

Salito, cioè, nella camera superiore, dove sembra la cappella wan Cantici leggiamo in 2Re 23:12 che c'erano altari sul tetto della camera superiore di Acaz.

Confronta Geremia 19:13

E si avvicinò, e prese. Non c'è e in ebraico, e il tempo del verbo è cambiato. Un punto più completo deve essere messo dopo è salito. E poi il racconto prosegue, con una certa solennità di dizione: Entrarono là, presero l'immagine scolpita, l'efod, il terafim e l'immagine fusa. La narrazione continua, Ora il prete stava in piedi all'ingresso della porta, ecc. Ma questi cinque entrarono nella casa di Michea, ecc., come appena detto, e naturalmente li portarono fuori alla porta dove il sacerdote stava con i 600 Daniti

18 

L'immagine scolpita. Dovrebbe essere l' immagine scolpita, come altrove. Il testo ebraico qui ha l'immagine scolpita dell 'efod, come è stato notato in Giudici 17:3 , nota. Ma è molto probabile che il raggio, e, sia caduto fuori dal testo per caso, e non sembra probabile che in questo punto si debba adottare una frase diversa da quella seguita in tutto l'elenco degli articoli nella cappella di Michea, così che l'A.V ha probabilmente ragione. Allora disse il prete, ecc. Quando vide gli idoli e i terafim nelle mani dei cinque uomini, gridò allarmato. È notevole che qui e nel versetto precedente sia chiamato il prete

19 

Metti la tua mano sulla tua bocca. Cfr. Giobbe 21:5; 29:9; 40:4 . Un padre e un prete. Vedi Giudici 17:10 , nota

Versetti 19, 20 Il sacerdote mercenario

L'avidità e l'ambizione sono i peccati che affliggono i preti depravati. Entrambe queste caratteristiche malvagie sono evidenti nel levita di Michea

L 'UFFICIO SACERDOTALE È DEGRADATO DALL'AVIDITÀ MERCENARIA. Michea aveva adottato il levita quando era senza casa e indigente, e lo aveva trattato con la gentilezza di un padre verso suo figlio; Eppure, non appena scopre la possibilità di una paga migliore, l'uomo miserabile diserta e deruba il suo patrono. Nessun uomo può servire veramente Dio se il denaro, il salario del suo servizio sono la considerazione principale per lui. Benché possa accettare il giusto pagamento che gli viene dato se è un fedele servitore di Dio, sentirà, come i fedeli Leviti, che la sua vera parte è l'Eterno.

Giosuè 13:33

Un tale uomo dovrebbe anche considerarsi legato da vincoli di affetto e di obbligo amichevole verso il popolo in mezzo al quale esercita il suo ministero. Se cerca una promozione semplicemente per amore di un vantaggio pecuniario, e indipendentemente dalla perdita che può essere subita nella sua sfera attuale, e dalla sua possibile inadeguatezza per una sfera più ampia, è colpevole di grossolana mondanità e di malvagio egoismo

II L'UFFICIO SACERDOTALE È DEGRADATO DALL'AMBIZIONE EGOISTICA. Il levita è tentato dalla prospettiva di esercitare le sue funzioni in modo più ampio come sacerdote di una tribù. Una tale offerta sarebbe possibile in Israele solo in circostanze di declino religioso e disordine sociale. Anche allora il levita doveva sapere che non era affatto sacerdote secondo la legge di Dio, perché non apparteneva alla famiglia di Aronne. Ma l'ambizione calpesta la legge per il proprio avanzamento. Naturalmente ci sono occasioni in cui un uomo può naturalmente sforzarsi di elevarsi nel mondo, e se può essere sicuro che estenderà la sua utilità, è suo dovere farlo. Ma...

1. L'opportunità di un servizio più esteso altrove non giustifica l'infedeltà al nostro servizio attuale. Chiaramente il levita trattava il suo benefattore con imperdonabile ingratitudine e tradimento abbandonandolo per il servizio dei Daniti

2. È solo un'ambizione colpevole che porterà un uomo a cercare una posizione più elevata semplicemente per il proprio onore e profitto, e non per il bene di coloro che sono affidati alle sue cure. Il prete esiste per il popolo, non il popolo per il prete. Ma quest'ultima condizione è stata fin troppo evidente nel corso delle corruzioni della cristianità. L'ufficio è stato cercato esclusivamente per soddisfare l'avidità e l'ambizione dell'aspirante. Quanto è contrario all'insegnamento di Cristo, che disse: "Chi vuol diventare grande tra voi, sia vostro servo"!

Matteo 20:27

20 

Il cuore del prete si rallegrava, ecc. La prospettiva di una maggiore dignità e di un maggiore emolumento soffocò tutti i sentimenti di gratitudine e di lealtà verso Michea, e lo rese allegramente connivente con un atto di furto e di sacrilegio

21 

Essi voltarono, cioè voltarono le spalle a Bet-Michea, e proseguirono il loro cammino verso il nord. I più piccoli. Il termine include necessariamente le donne del partito emigrante. Confronta la cura di Giacobbe per le sue mogli e i suoi figli;

Genesi 33:1-5

solo Giacobbe si aspettava un attacco da Esaù di fronte, i Daniti un attacco da Michea da dietro. La carrozza. È la stessa parola tradotta in Genesi 31:1 gloria; potrebbe essere reso un oggetto di valore. Senza dubbio includeva le preziose immagini e l'efod che avevano appena rubato

22 

Le case vicino alla casa di Micah. Vedi Versetto 14, nota. Anno a, la stessa parola ebraica resa da in Versetto 3, dove vedi nota

23 

Che tu venga, ecc., letteralmente, che tu sia radunato, la stessa parola di Versetto 22. È l'idea del clan, o della famiglia, o della tribù che causa la frase. Proprio come Israele o Giuda designano l'intera nazione, o l'intera tribù, sotto il nome del loro patriarca, così qui Michea includeva tutto il clan che abitava nella casa di Michea; e quindi i Daniti parlano di Michea radunato

Versetti 23, 24. L'angoscia dell'idolatra

Michea ha in un colpo solo perduto dèi ed efod e sacerdote. Poiché i suoi principali guadagni e la sua immaginaria importanza derivavano da questa fonte, era desolato

COLORO CHE CONFIDANONELLE COSE ESTERIORI E IL CUI CUORE È LEGATO AD ESSE, SONO ESPOSTI A GRAVI PERICOLI E SVANTAGGI. Le perdite di vite umane; le ansie e i timori; lutto. La religione dei dettagli esterni, come si disordina facilmente! L'intero "establishment" può essere spazzato via!

II LE PERSONE DI MENTALITÀ SPIRITUALE SONO LIBERATE DA QUESTE PREOCCUPAZIONI E, SEBBENE SOFFRANO DI PRIVAZIONI E PERDITE SIMILI, NON SONO PRIVE DI CONFORTO. "Dio è uno spirito, e quelli che lo adorano", ecc. Il cuore che riposa su Cristo è al sicuro contro tutti i pericoli esterni. Le forme, l'esteriorità, ecc. non sono essenziali per la vera religione. I "mezzi della grazia" non devono diventare un fine in se stessi, e dove il fine è raggiunto altrimenti se ne può fare a meno.

24 

I miei dèi, o, come alcuni lo dicono, il mio dio. Ma il plurale è probabilmente corretto, poiché Michea pensava alle immagini fuse e scolpite, e ai terafim, e li chiamò dèi, senza forse intendere che ci fosse un Dio all'infuori di Geova

Gli dei perduti

L'angoscia di Michea per la perdita dei suoi dèi e del suo sacerdote può essere considerata da due parti: dalla parte della superstizione e da quella della vera devozione

I IL LATO SUPERSTIZIOSO DELL'ANGOSCIA DI MICHEA

1. Il dio che può essere rubato non deve essere un vero Dio. Michea avrebbe dovuto vedere la follia della sua idolatria nella catastrofe che gli era capitata. Se gli idoli non potevano proteggere il loro santuario, cosa potevano fare per la casa del loro proprietario?

2. L'uomo il cui carattere è corrotto è inutile come sacerdote. Eppure, dopo che il levita si era comportato nel modo più vile, Michea sentiva ancora amaramente la sua perdita. Questa angoscia derivava dalla sua fede superstiziosa nell'efficacia della residenza di un prete ufficiale nella sua casa, qualunque fosse la bassezza del carattere dell'uomo o la vacuità dei suoi servizi

3. Una religione che dipende da qualsiasi cosa materiale o ufficio umano per la sua efficacia è estranea al carattere dell'adorazione spirituale del vero Dio. Fu un errore per Michea supporre che avrebbe perso la presenza di Dio perdendo le immagini che aveva fatto, o la benedizione di Dio perdendo il suo sacerdote. Nulla di ciò che viene fatto alla vita esterna di un uomo può influire sulle sue benedizioni religiose. Dio abita nel santuario del cuore. Nessuna persecuzione può privarci della sua presenza. I Valdesi nella loro caverna di montagna avevano perso ogni conforto terreno, ma non avevano perso Dio. Le benedizioni di Dio non dipendono da ordinanze esterne, anche se questi sono i canali abituali attraverso i quali fluiscono. Se non abbiamo un tempio, un altare, un sacerdote o un servizio visibile, Dio può comunque benedirci pienamente

II IL LATO NATURALE DELL'ANGOSCIA DI MICHEA. C'è molto in esso che parla bene per Michea. Michea è un uomo religioso. Per lui la perdita di quella che crede essere la fonte delle benedizioni religiose è un grande problema. Coloro che possono perdere la presenza reale di Dio nei loro cuori senza alcun sentimento di rimorso non sono forse molto più smarriti di quest'uomo con tutta la sua idolatria e superstizione? Dio è la luce e la vita dell'anima. Com'è strano dunque che qualcuno viva senza di lui e non sappia che qualcosa lo "apre"! Ma qualunque cosa un uomo faccia di un dio per se stesso lo interesserà profondamente. Se fa del suo denaro, della sua arte, del suo figlio un dio, la perdita del suo dio lo farà precipitare nell'oscurità della disperazione

1. Poiché siamo così profondamente colpiti dall'oggetto della nostra suprema devozione, vediamo che questa non è una cosa terrena che può essere rubata o distrutta, ma il vero, eterno Dio che non ci lascerà mai

2. A volte Dio ci toglie i tesori terreni di cui abbiamo fatto dèi affinché possiamo vedere l'errore della nostra idolatria, e così imparare ad elevare i nostri cuori alla presenza eterna.

25 

Corri su di te. Piuttosto, corri o cadi su di te; È il pronome plurale, che comprende l'intero partito. L'argomento dei Daniti era l'argomento dei più forti

26 

Il versetto ci dice ciò che fecero le due parti, ma non nell'ordine in cui lo esprimerebbe uno scrittore inglese; perché senza dubbio i Daniti, carichi delle loro donne, dei loro bambini e dei loro bagagli, non proseguirono per la loro strada finché Michea e il suo gruppo non furono tornati indietro, sebbene in inglese l'ordine contrario sia piuttosto implicito. L'ebraico si limita a mettere le azioni una accanto all'altra, e lascia che l'ordine sia dedotto

27 

E loro. In ebraico il loro è enfatico. Sarebbe meglio esprimerlo in inglese ripetendo I figli di Dan. La ripetizione degli epiteti quieti e sicuri, applicati al popolo di Lais, sembra piuttosto indicare la riprovazione dell'atto da parte dello scrittore come crudele, come quella di Simeone e Levi nell'uccidere Hamor e Sichem. Li colpirono a fil di spada, una frase che denota un massacro sterminatore.

Esodo 34:26 Giosuè 19:47;1Samuele 15:8 , ecc

E hanno bruciato la città, ecc. Forse avevano fatto del popolo e della città un cherem, una cosa devota, e quindi uccisero l'uno e bruciarono l'altro;

Confronta Numeri 21:3 Giosuè 8:19;11:11 , etc

o l'incendio della città potrebbe essere stato uno dei mezzi con cui hanno distrutto il popolo

28 

Perché era lontano, ecc. Ritorna di nuovo alla descrizione data nel versetto 7. Che giace presso Bet-Rehob. Letteralmente, che appartiene a Bet-Rehob, cioè la valle di cui si parla qui faceva parte del territorio dei Siri di Bet-Rehob al tempo di Davide (e molto probabilmente prima), come leggiamo in 2Samuele 10:6 . Sembra che abbia preso il nome, Casa di Rehob, da Rehob padre di Hadadezer, re di Zobah,

2Samuele 8:12

e che fosse stata chiamata Bet-Rehob proprio come l'insediamento di Michea si chiamava Bet-Michea. È stato anche chiamato per brevità : Rehob, Numeri 13:21, Giudici 1:31, 2Samuele 10:8 . Era situata, come apprendiamo da Giudici 1:31 , nei confini della tribù di Aser, nell'estremo nord della Terra Santa, vicino all'ingresso di Hamath, il cui sito, tuttavia, è sconosciuto.

vedi Numeri 13:21

La valle è quella attraverso la quale scorre la fontana di Leddan (Versetto 7, nota), ed è la parte superiore della pianura chiamata el-Hulleh, che è la continuazione settentrionale della valle del Giordano. Hanno costruito una città. Piuttosto, hanno ricostruito la città

29 

Comunque Laish fosse il nome, ecc. La strana forma qui data nella Settanta, Oulamais, deriva dal fatto che hanno preso la parola ebraica per howbeit (oulam) come parte del nome, e hanno omesso la L di Laish (vedi Versetto 7, nota)

30 

Versetti 30, 31.E i figli di Dan, ecc. Fu probabilmente la lunga esistenza di questa adorazione semi-idolatrica dell'immagine scolpita a Dan che indusse il re Geroboamo a erigere uno dei suoi vitelli d'oro a Dan, come abbiamo in 1Re 12:28-30 . Gionathan, figlio di Ghershom, figlio di Manasse. Il testo ebraico ha in realtà il figlio di Mosè. Ma una piccola n è scritta sopra la riga tra la M e la S di Mosè (Mosheh), in modo da poter essere letta Manasse, così: MSH; in modo che evitassero il dolore di leggere ad alta voce che il nipote o discendente di Mosè era un sacerdote idolatra, senza effettivamente alterare il testo scritto. È davvero molto triste che sia stato così, anche se non mancano esempi simili, come, ad esempio, i figli di Eli e di Samuele. Per Gershom, figlio di Mosè, vedi Esodo 2:22; 18:3; 1Cronache 23:14-16 . Non ne consegue che Gionatan, il sacerdote dei Daniti, fosse letteralmente figlio di Ghersom. Potrebbe semplicemente significare che era della famiglia di cui Gershom era il capo. Fino al giorno della cattività della terra. C'è una grande diversità di opinioni sul significato di questa frase. Molti lo capiscono, come lo è l'ovvio significato delle parole, della cattività assira.

2Re 15:29;17:6

Ma alcuni dei migliori commentatori, come il Kimchi tra gli ebrei, e molti moderni, pensano che si riferisca alla presa prigioniera dell'arca da parte dei Filistei ai giorni di Eli, perché questo è il tempo indicato nel versetto successivo dalla menzione della casa di Dio a Silo. L'arca di Dio non tornò mai più a Silo dopo che fu portata via

1Samuele 4:3,4

e catturati dai Filistei (ibid. Versetto 11). Si nota anche che l'espressione, L'arca di Dio è andata in cattività (è presa, A.V), ricorre in 1Samuele 4:21,22 . Sarebbe certamente strano che un versetto (30) parlasse del culto dell'immagine scolpita che durò fino alla conquista assira del paese, e il successivo versetto (31) lo limitasse al tempo in cui la casa di Dio era a Silo, circa 300 anni prima. Atti nello stesso periodo si noti che il versetto 30 parla del tempo in cui i figli di Gionata erano sacerdoti della tribù di Dan, e il versetto 31 del culto dell'immagine di Michea. È molto probabile che i discendenti di Gionatan siano stati nominati sacerdoti a Dan per l'adorazione del vitello d'oro di Geroboamo, anche se l'originale immagine scolpita di Michea potrebbe essere stata distrutta da Saul o Davide; e nell'intervallo fra tale distruzione dell'immagine di Michea e l'erezione dei vitelli di Geroboamo essi possono essere stati i sacerdoti di un'adorazione irregolare su un alto luogo a Tell-el-Kady. E questo ci permetterebbe di dare quello che è certamente il suo significato naturale alle parole "la cattività della terra". Ma non si può arrivare a nessuna certezza senza una maggiore conoscenza effettiva. Molti commentatori adottano la congettura di Houbigant di leggere arca per terra alla fine del Versetto 30 (aron per aretz). Altri pensano che qui si parli di una deportazione dei Daniti da parte dei Siriani o di altri popoli vicini non ricordata nella storia. Per tutto il tempo la casa di Dio, ecc. Questo deve essere stato scritto non prima del tempo di Samuele, e forse molto più tardi. La casa di Dio, cioè il tabernacolo, era a Silo dai giorni di Giosuè

Giosuè 18:1

fino ai giorni di Eli,

1Samuele 1:3

dopo di che non abbiamo alcun conto di dove fosse la casa di Dio fino a quando l'arca fu portata a Gerusalemme dal re Davide dalla casa di Obed-Edom di Gath.

2Samuele 6:12

e posto nel tabernacolo che Davide aveva eretto per esso;

2Samuele 6:17

ma non risulta se questo fosse il tabernacolo che era stato eretto a Silo o uno nuovo. Non è improbabile che Samuele possa aver spostato il tabernacolo da Silo a.

1Samuele 7:17

L'arca aveva riposato nella casa di Abinadab a Baaleh o Kirjath-Jearim per vent'anni

1Samuele 7:2

prima della sua rimozione da parte di David

Riferimenti incrociati:

Giudici 18

1 Giudic 17:6; 19:1; 21:25
Gios 19:40-48
Giudic 1:34

2 Giudic 18:8,11; 13:2,25; 16:31; Ge 42:9; Gios 19:41
Nu 13:17; Gios 2:1; Prov 20:18; Lu 14:31
Giudic 17:1; 19:1,18; Gios 17:15-18

3 Giudic 12:6; Ge 27:22; Mat 26:73
Is 22:16

4 Giudic 17:10; Prov 28:21; Is 56:11; Ez 13:19; Os 4:8,9; Mal 1:10; Giov 10:12,13; At 8:18-21; 20:33; 1Ti 3:3; Tit 1:11; 2P 2:3,14,15

5 1Re 22:5; 2Re 16:15; Is 30:1; Ez 21:21; Os 4:12; At 8:10
Giudic 18:14; 17:5,13

6 1Re 22:6,12,15; Ger 23:21,22,32
De 11:12; Sal 33:18; 1Te 3:11

7 Gios 19:47
Giudic 18:27,28; Ap 18:7
1Sa 3:13; 1Re 1:6; Rom 13:3; 1P 2:14

8 Giudic 18:2,11; 13:2; 16:31

9 Nu 13:30; 14:7-9; Gios 2:23,24
1Re 22:23
Gios 18:3; 1Sa 4:9; 2Sa 10:12; Giov 6:27; Eb 6:11,12; 2P 1:10,11

10 Giudic 18:7,27
De 2:29; 4:1; Gios 6:16
Eso 3:8; De 8:7-9; 11:11,12; Ez 20:6; 1Ti 6:17

12 Gios 15:60; 1Sa 7:1; 1Cron 13:5,6; 2Cron 1:4
Giudic 13:25

13 Giudic 18:2,3; 17:1; 19:1; Gios 24:30,33

14 1Sa 14:28
Giudic 18:3,4; 17:5
Prov 19:27; Is 8:19,20

15 Ge 37:14; 43:27; 1Sa 17:22; 2Re 4:26; Mat 10:12,13; Lu 10:4-6; Giov 14:27

16 Giudic 18:11

17 Giudic 18:2,14
Giudic 6:31; 17:4,5; Eso 32:20; 1Sa 4:11; 6:2-9; 2Re 19:18,19; Is 46:1,2,7

19 Giob 21:5; 29:9; 40:4,5; Prov 30:32; Mic 7:16
Giudic 17:10; 2Re 6:21; 8:8,9; 13:14; Mat 23:9

20 Giudic 17:10; Prov 30:15; Is 56:11; Ez 13:19; Os 4:3; At 20:33; Fili 3:19; 2P 2:3,15,16

23 Ge 21:17; 1Sa 11:5; 2Sa 14:5; 2Re 6:28; Sal 114:5; Is 22:1

24 Giudic 17:13; Sal 115:8; Is 44:18-20; Ger 50:38; 51:17; Ez 23:5; Abac 2:18,19; At 19:26; Ap 17:2

25 1Sa 30:6; 2Sa 17:8; Giob 3:5; 27:2

27 Giudic 18:7,10
De 33:22; Gios 19:47
Gios 11:11

28 2Sa 14:6; Sal 7:2; 50:22; Dan 3:15-17
Giudic 18:1,7; Gios 11:8; Is 23:4,12
Nu 13:21
2Sa 10:6

29 Giudic 20:1; Ge 14:14; Gios 19:47; 2Sa 17:11; 1Re 12:29,30; 15:20
Ge 30:6; 32:28

30 Eso 20:4; Lev 26:1; De 17:2-7; 27:15; 31:16,29; Gios 19:40-48; Sal 78:58-61
Giudic 13:1; 1Sa 4:2,3,10,11; Sal 78:60-62

31 Giudic 19:18; 21:21; Gios 18:1; 1Sa 1:3; 4:4; Ger 7:12

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