Nuova Riveduta:

Giudici 19

Violenza fatta alla moglie di un Levita in Ghibea di Beniamino
Ge 19:1, ecc.; Gc 20:4-7
1 In quel tempo non c'era re in Israele. Un Levita, il quale abitava nella parte più lontana della regione montuosa di Efraim, si prese per concubina una donna di Betlemme di Giuda. 2 Questa sua concubina gli fu infedele e lo lasciò per andarsene a casa di suo padre a Betlemme di Giuda, dove stette per un periodo di quattro mesi. 3 Suo marito si mosse e andò da lei per parlare al suo cuore e ricondurla con sé. Egli aveva preso con sé il suo servo e due asini. Lei lo condusse in casa di suo padre; e come il padre della giovane lo vide, gli si fece incontro festosamente. 4 Suo suocero, il padre della giovane, lo trattenne ed egli rimase con lui tre giorni; mangiarono, bevvero e pernottarono là.
5 Il quarto giorno si alzarono di buon'ora e il Levita si disponeva a partire; il padre della giovane disse a suo genero: «Prendi un boccone di pane per fortificarti il cuore; poi ve ne andrete». 6 Si sedettero ambedue, mangiarono e bevvero insieme. Poi il padre della giovane disse al marito: «Ti prego, acconsenti a passare qui la notte e il tuo cuore si rallegri». 7 Ma quell'uomo si alzò per andarsene; nondimeno, per l'insistenza del suocero, pernottò di nuovo là.
8 Il quinto giorno egli si alzò di buon'ora per andarsene; e il padre della giovane gli disse: «Ti prego, fortificati il cuore e aspettate finché declini il giorno». Si misero a mangiare insieme. 9 Quando quell'uomo si alzò per andarsene con la sua concubina e con il suo servo, il suocero, il padre della giovane, gli disse: «Ecco, il giorno volge ora a sera; ti prego, trattieniti qui questa notte; vedi, il giorno sta per finire; pernotta qui e il tuo cuore si rallegri; domani vi metterete di buon'ora in cammino e te ne andrai a casa». 10 Ma il marito non volle passarvi la notte; si alzò, partì, e giunse di fronte a Gebus, che è Gerusalemme, con i suoi due asini sellati e con la sua concubina.
11 Quando furono vicini a Gebus, era quasi notte; il servo disse al suo padrone: «Vieni, ti prego, dirigiamo il cammino verso questa città dei Gebusei e passiamoci la notte». 12 Il padrone gli rispose: «No, non dirigeremo il cammino verso una città di stranieri i cui abitanti non sono figli d'Israele, ma andremo fino a Ghibea». 13 Disse ancora al suo servo: «Andiamo, cerchiamo d'arrivare a uno di quei luoghi e pernotteremo a Ghibea o a Rama». 14 Così passarono oltre e continuarono il viaggio; e il sole tramontò quando erano presso Ghibea, che appartiene a Beniamino. 15 Volsero il cammino in quella direzione, per andare a pernottare a Ghibea.
Il Levita andò e si fermò sulla piazza della città; ma nessuno li accolse in casa per la notte. 16 Quando ecco un vecchio, che tornava la sera dai campi, dal suo lavoro; era un uomo della regione montuosa d'Efraim, che abitava come forestiero a Ghibea, in mezzo ai Beniaminiti. 17 Il vecchio alzò gli occhi, vide quel viandante sulla piazza della città e gli disse: «Dove vai, e da dove vieni?» 18 Quello gli rispose: «Siamo partiti da Betlemme di Giuda e andiamo nella parte più remota della zona montuosa d'Efraim. Io sono di là ed ero andato a Betlemme di Giuda; ora sto andando alla casa del SIGNORE, ma nessuno mi accoglie in casa sua. 19 Eppure abbiamo paglia e foraggio per i nostri asini e anche pane e vino per me, per la tua serva e per il giovane che è con i tuoi servi; a noi non manca nulla». 20 Il vecchio gli disse: «La pace sia con te! Mi incarico io di ogni tuo bisogno; ma non devi passare la notte sulla piazza». 21 Così lo condusse in casa sua e diede del foraggio agli asini; i viandanti si lavarono i piedi, mangiarono e bevvero.
22 Mentre stavano rallegrandosi, ecco gli uomini della città, gente perversa, circondarono la casa, picchiarono alla porta e dissero al vecchio, al padrone di casa: «Fa' uscire quell'uomo che è entrato in casa tua, perché vogliamo abusare di lui!» 23 Ma il padrone di casa, uscito fuori, disse loro: «No, fratelli miei, vi prego, non fate una cattiva azione; dal momento che quest'uomo è venuto in casa mia, non commettete quest'infamia! 24 Ecco qua mia figlia che è vergine, e la concubina di quell'uomo; io ve le condurrò fuori e voi abusatene e fatene quel che vi piacerà; ma non commettete contro quell'uomo una simile infamia!» 25 Ma quegli uomini non vollero dargli ascolto. Allora l'uomo prese la sua concubina e la condusse fuori da loro; ed essi la presero, abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; poi, allo spuntar dell'alba, la lasciarono andare.
26 Quella donna, sul far del giorno, venne a cadere alla porta di casa dell'uomo presso il quale stava suo marito e rimase lì finché fu giorno chiaro. 27 Suo marito, la mattina, si alzò, aprì la porta di casa e uscì per continuare il suo viaggio, quand'ecco la donna, la sua concubina, giaceva distesa alla porta di casa, con le mani sulla soglia. 28 Egli le disse: «Àlzati, andiamocene!» Ma non ebbe risposta. Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare a casa sua.
29 Quando giunse a casa, si munì di un coltello, prese la sua concubina e la divise, membro per membro, in dodici pezzi, che mandò per tutto il territorio d'Israele. 30 Tutti quelli che videro ciò dissero: «Una cosa simile non è mai accaduta né si è mai vista, da quando i figli d'Israele salirono dal paese d'Egitto fino al giorno d'oggi! Prendete a cuore questo fatto, consultatevi e parlate».

C.E.I.:

Giudici 19

1 In quel tempo, quando non c'era un re in Israele, un levita, il quale dimorava all'interno delle montagne di Efraim, si prese per concubina una donna di Betlemme di Giuda. 2 Ma la concubina in un momento di collera lo abbandonò, tornando a casa del padre a Betlemme di Giuda e vi rimase per quattro mesi. 3 Suo marito si mosse e andò da lei per convincerla a tornare. Aveva preso con sé il suo servo e due asini. Ella lo condusse in casa di suo padre; quando il padre della giovane lo vide, gli andò incontro con gioia. 4 Suo suocero, il padre della giovane, lo trattenne ed egli rimase con lui tre giorni; mangiarono e bevvero e passarono la notte in quel luogo. 5 Il quarto giorno si alzarono di buon'ora e il levita si disponeva a partire. Il padre della giovane disse: «Prendi un boccone di pane per ristorarti; poi, ve ne andrete». 6 Così sedettero tutti e due insieme e mangiarono e bevvero. Poi il padre della giovane disse al marito: «Accetta di passare qui la notte e il tuo cuore gioisca». 7 Quell'uomo si alzò per andarsene; ma il suocero fece tanta insistenza che accettò di passare la notte in quel luogo. 8 Il quinto giorno egli si alzò di buon'ora per andarsene e il padre della giovane gli disse: «Rinfràncati prima». Così indugiarono fino al declinare del giorno e mangiarono insieme. 9 Quando quell'uomo si alzò per andarsene con la sua concubina e con il suo servo, il suocero, il padre della giovane, gli disse: «Ecco, il giorno volge ora a sera; state qui questa notte; ormai il giorno sta per finire; passa la notte qui e il tuo cuore gioisca; domani vi metterete in viaggio di buon'ora e andrai alla tua tenda».
10 Ma quell'uomo non volle passare la notte in quel luogo; si alzò, partì e giunse di fronte a Iebus, cioè Gerusalemme, con i suoi due asini sellati, con la sua concubina e il servo.
11 Quando furono vicino a Iebus, il giorno era di molto calato e il servo disse al suo padrone: «Vieni, deviamo il cammino verso questa città dei Gebusei e passiamovi la notte». 12 Il padrone gli rispose: «Non entreremo in una città di stranieri, i cui abitanti non sono Israeliti, ma andremo oltre, fino a Gàbaa». 13 Aggiunse al suo servo: «Vieni, raggiungiamo uno di quei luoghi e passeremo la notte a Gàbaa o a Rama». 14 Così passarono oltre e continuarono il viaggio; il sole tramontava, quando si trovarono di fianco a Gàbaa, che appartiene a Beniamino. Deviarono in quella direzione per passare la notte a Gàbaa. 15 Il levita entrò e si fermò sulla piazza della città; ma nessuno li accolse in casa per passare la notte. 16 Quand'ecco un vecchio che tornava la sera dal lavoro nei campi; era un uomo delle montagne di Efraim, che abitava come forestiero in Gàbaa, mentre invece la gente del luogo era beniaminita. 17 Alzati gli occhi, vide quel viandante sulla piazza della città. Il vecchio gli disse: «Dove vai e da dove vieni?». 18 Quegli rispose: «Andiamo da Betlemme di Giuda fino all'estremità delle montagne di Efraim. Io sono di là ed ero andato a Betlemme di Giuda; ora mi reco alla casa del Signore, ma nessuno mi accoglie sotto il suo tetto. 19 Eppure abbiamo paglia e foraggio per i nostri asini e anche pane e vino per me, per la tua serva e per il giovane che è con i tuoi servi; non ci manca nulla». 20 Il vecchio gli disse: «La pace sia con te! Prendo a mio carico quanto ti occorre; non devi passare la notte sulla piazza». 21 Così lo condusse in casa sua e diede foraggio agli asini; i viandanti si lavarono i piedi, poi mangiarono e bevvero. 22 Mentre aprivano il cuore alla gioia ecco gli uomini della città, gente iniqua, circondarono la casa, bussando alla porta, e dissero al vecchio padrone di casa: «Fa' uscire quell'uomo che è entrato in casa tua, perché vogliamo abusare di lui». 23 Il padrone di casa uscì e disse loro: «No, fratelli miei, non fate una cattiva azione; dal momento che quest'uomo è venuto in casa mia, non dovete commettere questa infamia! 24 Ecco mia figlia che è vergine, io ve la condurrò fuori, abusatene e fatele quello che vi pare; ma non commettete contro quell'uomo una simile infamia». 25 Ma quegli uomini non vollero ascoltarlo. Allora il levita afferrò la sua concubina e la portò fuori da loro. Essi la presero e abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; la lasciarono andare allo spuntar dell'alba. 26 Quella donna sul far del mattino venne a cadere all'ingresso della casa dell'uomo, presso il quale stava il suo padrone e là restò finché fu giorno chiaro. 27 Il suo padrone si alzò alla mattina, aprì la porta della casa e uscì per continuare il suo viaggio; ecco la donna, la sua concubina, giaceva distesa all'ingresso della casa, con le mani sulla soglia. 28 Le disse: «Alzati, dobbiamo partire!». Ma non ebbe risposta. Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare alla sua abitazione.
29 Come giunse a casa, si munì di un coltello, afferrò la sua concubina e la tagliò, membro per membro, in dodici pezzi; poi li spedì per tutto il territorio d'Israele. 30 Agli uomini che inviava ordinò: «Così direte ad ogni uomo d'Israele: È forse mai accaduta una cosa simile da quando gli Israeliti sono usciti dal paese di Egitto fino ad oggi? Pensateci, consultatevi e decidete!». Quanti vedevano, dicevano: «Non è mai accaduta e non si è mai vista una cosa simile, da quando gli Israeliti sono usciti dal paese d'Egitto fino ad oggi!».

Nuova Diodati:

Giudici 19

Il Levita di Efraim, e l'abuso fatto alla sua concubina
1 In quel tempo, quando non c'era re in Israele, un Levita, che dimorava nella parte più remota della regione montuosa di Efraim, si prese per concubina una donna di Betlemme di Giuda. 2 Questa concubina commise adulterio contro di lui e lo lasciò per tornare a casa di suo padre a Betlemme di Giuda, dove rimase quattro mesi. 3 Suo marito allora si levò e andò da lei per parlare al suo cuore e riportarla a casa. Egli aveva preso con sé il suo servo e due asini. Così ella lo condusse in casa di suo padre; come il padre della giovane lo vide, lo accolse con gioia. 4 Suo suocero, il padre della giovane, lo trattenne, ed egli rimase con lui tre giorni; così mangiarono e bevvero e passarono la notte là. 5 Il quarto giorno si levarono al mattino presto, e il Levita si disponeva a partire; ma il padre della giovane disse al suo genero: «Prendi un boccone di pane per ristorarti; poi ve ne andrete». 6 Così si posero ambedue a sedere e mangiarono e bevvero assieme. Poi il padre della giovane disse al marito: «Ti prego, acconsenti a passare qui la notte, e il tuo cuore si rallegri». 7 Quell'uomo si alzò per andarsene; ma il suocero insistette tanto che egli passò ancora la notte là. 8 Il quinto giorno egli si alzò al mattino presto per andarsene; e il padre della giovane gli disse: «Ti prego, ristorati il cuore». Così si fermarono fino al pomeriggio, ed entrambi mangiarono. 9 Quando quell'uomo si alzò per andarsene con la sua concubina e col suo servo, il suocero, il padre della giovane, gli disse: «Ecco, il giorno volge a sera; ti prego, passa qui la notte; vedi, il giorno sta per finire; passa qui la notte e il tuo cuore si rallegri; domani vi metterete in cammino presto e andrai a casa». 10 Ma quell'uomo non volle passare la notte là; così si alzò, partì e giunse di fronte a Jebus, che è Gerusalemme, con i suoi due asini sellati e con la sua concubina. 11 Quando furono vicini a Jebus, il giorno era completamente trascorso; il servo disse al suo padrone: «Vieni, ti prego, entriamo in questa città dei Gebusei e passiamo in essa la notte». 12 Il padrone gli rispose: «No, non entreremo in una città di stranieri che non sono figli d'Israele, ma andremo fino a Ghibeah». 13 Disse quindi al suo servo: «Vieni, raggiungiamo uno di questi luoghi e passeremo la notte a Ghibeah o a Ramah». 14 Così passarono oltre e continuarono il viaggio; e il sole tramontò su di loro presso Ghibeah, che appartiene a Beniamino. 15 Là si volsero per entrare e passare la notte a Ghibeah. Così il Levita entrò e si fermò sulla piazza della città; ma nessuno li accolse in casa per passare la notte. 16 Proprio allora un vecchio rientrava di sera dal suo lavoro nei campi; egli era della regione montuosa di Efraim e risiedeva come forestiero in Ghibeah, ma la gente del luogo era Beniaminita. 17 Alzati gli occhi, vide il viandante sulla piazza della città. Il vecchio gli disse: «Dove vai e da dove vieni?». 18 Il Levita gli rispose: «Stiamo andando da Betlemme di Giuda verso la parte più remota della regione montuosa di Efraim. Io sono di là ed ero andato a Betlemme di Giuda; ora mi reco alla casa dell'Eterno, ma non c'è nessuno che mi riceva in casa sua. 19 Eppure abbiamo paglia e foraggio per i nostri asini e anche pane e vino per me, per la tua serva e per il garzone che è con i tuoi servi; non ci manca nulla». 20 Il vecchio gli disse: «La pace sia con te! Tuttavia lascia che io mi prenda cura di ogni tuo bisogno; ma non devi passare la notte sulla piazza». 21 Così lo condusse in casa sua e diede foraggio agli asini; i viandanti si lavarono i piedi, poi mangiarono e bevvero. 22 Mentre stavano rallegrandosi, ecco alcuni uomini della città, gente perversa, circondarono la casa, picchiando alla porta, e dissero al vecchio padrone di casa: «Fa' uscire quell'uomo che è entrato in casa tua, perché lo vogliamo conoscere!». 23 Ma il padrone di casa, uscito fuori, disse loro: «No, fratelli miei, vi prego, non comportatevi in modo così malvagio; poiché quest'uomo è venuto in casa mia, non commettete una simile infamia! 24 Ecco qui mia figlia vergine e la concubina di quest'uomo; io ve le condurrò fuori, e voi umiliatele e fatene ciò che vi pare; ma non commettete contro quest'uomo una simile infamia!». 25 Ma quegli uomini non vollero dargli ascolto. Allora l'uomo prese la sua concubina e la condusse fuori da loro; essi la conobbero e abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; la lasciarono andare solo quando cominciava ad albeggiare. 26 Sul far del giorno quella donna venne a cadere alla porta di casa dell'uomo presso cui stava suo marito e là rimase finché fu giorno. 27 Al mattino suo marito si levò, aperse la porta di casa e uscì per continuare il suo viaggio; ed ecco la sua concubina giaceva distesa alla porta di casa con le mani sulla soglia. 28 Egli le disse: «Alzati e andiamocene!». Ma non ci fu risposta. Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare a casa sua. 29 Come giunse a casa, afferrò un coltello, prese la sua concubina e la tagliò, membro per membro, in dodici pezzi, che mandò per tutto il territorio d'Israele. 30 Or chiunque vide ciò disse: «Non è mai accaduta e non si è mai vista una cosa simile, da quando i figli d'Israele salirono dal paese d'Egitto fino al giorno d'oggi! Considerate la cosa; consigliatevi e parlate».

Riveduta 2020:

Giudici 19

Il Levita di Efraim
1 In quel tempo non c'era re in Israele; e avvenne che un Levita, che abitava nella parte più remota della regione montuosa di Efraim, si prese per concubina una donna di Betlemme di Giuda. 2 Questa sua concubina gli fu infedele e lo lasciò per andarsene a casa di suo padre a Betlemme di Giuda, dove stette per un periodo di quattro mesi. 3 E suo marito si alzò e andò da lei per parlare al suo cuore e ricondurla con sé. Egli aveva preso con sé il suo servo e due asini. Lei lo condusse in casa di suo padre; e come il padre della giovane lo vide, gli si fece incontro festosamente. 4 Suo suocero, il padre della giovane, lo trattenne, ed egli rimase con lui tre giorni; e mangiarono e bevvero e pernottarono là. 5 Il quarto giorno si alzarono di buon'ora, e il Levita si disponeva a partire; ma il padre della giovane disse a suo genero: “Prendi un boccone di pane per fortificarti il cuore; poi ve ne andrete”. 6 E si misero entrambi a sedere e mangiarono e bevvero assieme. Poi il padre della giovane disse al marito: “Ti prego, acconsenti a passare qui la notte, e il tuo cuore si rallegri”. 7 Ma quell'uomo si alzò per andarsene; tuttavia, per l'insistenza del suocero, pernottò di nuovo là. 8 Il quinto giorno egli si alzò di buon'ora per andarsene; e il padre della giovane gli disse: “Ti prego, fortificati il cuore, e aspettate finché declini il giorno”. E si misero a mangiare assieme. 9 E quando quell'uomo si alzò per andarsene con la sua concubina e con il suo servo, il suocero, il padre della giovane, gli disse: “Ecco, il giorno volge ora a sera; ti prego, trattieniti qui questa notte; vedi, il giorno sta per finire; pernotta qui, e il tuo cuore si rallegri; e domani vi metterete in cammino di buon'ora e te ne andrai a casa”. 10 Ma il marito non volle passare là la notte; si alzò, partì, e giunse di fronte a Gebus, che è Gerusalemme, con i suoi due asini sellati e con la sua concubina. 11 Quando furono vicini a Gebus, il giorno era di molto calato; e il servo disse al suo padrone: “Vieni, ti prego, e dirigiamo il cammino verso questa città dei Gebusei e pernottiamo là”. 12 Il padrone gli rispose: “No, non dirigeremo il cammino verso una città di stranieri i cui abitanti non sono figli d'Israele, ma andremo fino a Ghibea”. 13 E disse ancora al suo servo: “Andiamo, cerchiamo di arrivare a uno di quei luoghi, e pernotteremo a Ghibea o a Rama”. 14 Così passarono oltre e continuarono il viaggio; e il sole tramontò quando erano presso Ghibea, che appartiene a Beniamino. E continuarono il cammino in quella direzione, per andare a pernottare a Ghibea. 15 Il Levita entrò e si fermò sulla piazza della città; ma nessuno li accolse in casa per passare la notte. 16 Quando ecco un vecchio, che tornava la sera dai campi, dal suo lavoro; era un uomo della regione montuosa d'Efraim, che abitava come straniero a Ghibea, mentre la gente del luogo era Beniaminita. 17 Alzati gli occhi, vide quel viandante sulla piazza della città. E il vecchio gli disse: “Dove vai, e da dove vieni?”. 18 E quello gli rispose: “Siamo partiti da Betlemme di Giuda e andiamo nella parte più remota della regione montuosa di Efraim. Io sono di là ed ero andato a Betlemme di Giuda; ora mi reco alla casa dell'Eterno, e non c'è nessuno che mi accolga in casa sua. 19 Eppure abbiamo della paglia e del foraggio per i nostri asini, e anche del pane e del vino per me, per la tua serva e per il giovane che è con i tuoi servi; a noi non manca nulla”. 20 Il vecchio gli disse: “La pace sia con te! Io mi incarico di ogni tuo bisogno; ma non devi passare la notte sulla piazza”. 21 Così lo condusse in casa sua e diede del foraggio agli asini; i viandanti si lavarono i piedi, e mangiarono e bevvero. 22 Mentre si stavano rallegrando, ecco gli uomini della città, gente perversa, circondare la casa, picchiare alla porta, e dire al vecchio padrone di casa: “Porta fuori quell'uomo che è entrato in casa tua perché vogliamo abusare di lui!”. 23 Ma il padrone di casa, uscito fuori, disse loro: “No, fratelli miei, vi prego, non fate una cattiva azione; poiché quest'uomo è venuto in casa mia, non commettete questa infamia! 24 Ecco qua mia figlia che è vergine, e la concubina di quell'uomo; io ve le condurrò fuori, e voi servitevene, e fatene quello che vi pare; ma non commettete contro quell'uomo una simile infamia!”. 25 Ma quegli uomini non vollero dargli ascolto. Allora l'uomo prese la sua concubina e la condusse fuori da loro; ed essi la presero e abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; poi, allo spuntare dell'alba, la lasciarono andare. 26 E quella donna, sul far del giorno, venne a cadere alla porta di casa dell'uomo presso il quale stava suo marito, e là rimase finché fu giorno chiaro. 27 Suo marito, la mattina, si alzò, aprì la porta di casa e uscì per continuare il suo viaggio, quando ecco la donna, la sua concubina, giaceva distesa alla porta di casa, con le mani sulla soglia. 28 Egli le disse: “Alzati, andiamocene!”. Ma non ebbe risposta. Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare a casa sua. 29 E quando fu giunto a casa, si munì di un coltello, prese la sua concubina e la divise, membro per membro, in dodici pezzi, che mandò per tutto il territorio d'Israele. 30 Tutti quelli che videro ciò dissero: “Una cosa simile non è mai accaduta né si è mai vista, da quando i figli d'Israele salirono dal paese d'Egitto, fino al giorno d'oggi! Prendete a cuore questo fatto, consigliatevi e parlate”.

Riveduta:

Giudici 19

Il Levita d'Efraim
1 Or in quel tempo non v'era re in Israele; ed avvenne che un Levita, il quale dimorava nella parte più remota della contrada montuosa di Efraim, si prese per concubina una donna di Bethlehem di Giuda. 2 Questa sua concubina gli fu infedele, e lo lasciò per andarsene a casa di suo padre a Bethlehem di Giuda, ove stette per lo spazio di quattro mesi. 3 E suo marito si levò e andò da lei per parlare al suo cuore e ricondurla seco. Egli aveva preso con sé il suo servo e due asini. Essa lo menò in casa di suo padre; e come il padre della giovane lo vide, gli si fece incontro festosamente. 4 Il suo suocero, il padre della giovane, lo trattenne, ed egli rimase con lui tre giorni; e mangiarono e bevvero e pernottarono quivi. 5 Il quarto giorno si levarono di buon'ora, e il Levita si disponeva a partire; e il padre della giovane disse al suo genero: 'Prendi un boccon di pane per fortificarti il cuore; poi ve ne andrete'. 6 E si posero ambedue a sedere e mangiarono e bevvero assieme. Poi il padre della giovane disse al marito: 'Ti prego, acconsenti a passar qui la notte, e il cuor tuo si rallegri'. 7 Ma quell'uomo si alzò per andarsene; nondimeno, per le istanze del suocero, pernottò quivi di nuovo. 8 Il quinto giorno egli si levò di buon'ora per andarsene; e il padre della giovane gli disse: 'Ti prego, fortificati il cuore, e aspettate finché declini il giorno'. E si misero a mangiare assieme. 9 E quando quell'uomo si levò per andarsene con la sua concubina e col suo servo, il suocero, il padre della giovane, gli disse: 'Ecco, il giorno volge ora a sera; ti prego, trattienti qui questa notte; vedi, il giorno sta per finire; pernotta qui, e il cuor tuo si rallegri; e domani vi metterete di buon'ora in cammino e te ne andrai a casa'. 10 Ma il marito non volle passar quivi la notte; si levò, partì, e giunse dirimpetto a Jebus, che è Gerusalemme, coi suoi due asini sellati e con la sua concubina. 11 Quando furono vicini a Jebus, il giorno era molto calato; e il servo disse al suo padrone: 'Vieni, ti prego, e dirigiamo il cammino verso questa città de' Gebusei, e pernottiamo quivi'. 12 Il padrone gli rispose: 'No, non dirigeremo il cammino verso una città di stranieri i cui abitanti non sono figliuoli d'Israele, ma andremo fino a Ghibea'. 13 E disse ancora al suo servo: 'Andiamo, cerchiamo d'arrivare a uno di que' luoghi, e pernotteremo a Ghibea o a Rama'. 14 Così passarono oltre, e continuarono il viaggio; e il sole tramontò loro com'eran presso a Ghibea, che appartiene a Beniamino. E volsero il cammino in quella direzione, per andare a pernottare a Ghibea. 15 Il Levita entrò e si fermò sulla piazza della città; ma nessuno li accolse in casa per passar la notte. 16 Quand'ecco un vecchio, che tornava la sera dai campi, dal suo lavoro; era un uomo della contrada montuosa d'Efraim, che abitava come forestiero in Ghibea, la gente del luogo essendo Beniaminita. 17 Alzati gli occhi, vide quel viandante sulla piazza della città. E il vecchio gli disse: 'Dove vai, e donde vieni?' 18 E quello gli rispose: 'Siam partiti da Bethlehem di Giuda, e andiamo nella parte più remota della contrada montuosa d'Efraim. Io sono di là, ed ero andato a Bethlehem di Giuda; ora mi reco alla casa dell'Eterno, e non v'è alcuno che m'accolga in casa sua. 19 Eppure abbiamo della paglia e del foraggio per i nostri asini, e anche del pane e del vino per me, per la tua serva e per il garzone che è coi tuoi servi; a noi non manca nulla'. 20 Il vecchio gli disse: 'La pace sia teco! Io m'incarico d'ogni tuo bisogno; ma non devi passar la notte sulla piazza'. 21 Così lo menò in casa sua, e diè del foraggio agli asini; i viandanti si lavarono i piedi, e mangiarono e bevvero. 22 Mentre stavano rallegrandosi, ecco gli uomini della città, gente perversa, circondare la casa, picchiare alla porta, e dire al vecchio, padron di casa: 'Mena fuori quell'uomo ch'è entrato in casa tua ché lo vogliam conoscere!' 23 Ma il padron di casa, uscito fuori, disse loro: 'No, fratelli miei, vi prego, non fate una mala azione; giacché quest'uomo è venuto in casa mia, non commettete questa infamia! 24 Ecco qua la mia figliuola ch'è vergine, e la concubina di quell'uomo; io ve le menerò fuori, e voi servitevene, e fatene quel che vi pare; ma non commettete contro quell'uomo una simile infamia!' 25 Ma quegli uomini non vollero dargli ascolto. Allora l'uomo prese la sua concubina e la menò fuori a loro; ed essi la conobbero, e abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; poi, allo spuntar dell'alba, la lasciaron andare. 26 E quella donna, sul far del giorno, venne a cadere alla porta di casa dell'uomo presso il quale stava il suo marito, e quivi rimase finché fu giorno chiaro. 27 Il suo marito, la mattina, si levò, aprì la porta di casa e uscì per continuare il suo viaggio, quand'ecco la donna, la sua concubina, giacer distesa alla porta di casa, con le mani sulla soglia. 28 Egli le disse: 'Lèvati, andiamocene!' Ma non ebbe risposta. Allora il marito la caricò sull'asino, e partì per tornare alla sua dimora. 29 E come fu giunto a casa, si munì d'un coltello, prese la sua concubina e la divise, membro per membro, in dodici pezzi, che mandò per tutto il territorio d'Israele. 30 Di guisa che chiunque vide ciò, disse: 'Una cosa simile non è mai accaduta né s'è mai vista, da quando i figliuoli d'Israele salirono dal paese d'Egitto, fino al dì d'oggi! Prendete il fatto a cuore, consigliatevi e parlate'.

Ricciotti:

Giudici 19

Infamia dei Gabaiti
1 Eravi un certo levita, che abitava sul fianco della montagna di Efraim e che aveva preso moglie in Betleem di Giuda. 2 Costei abbandonò il marito e fece ritorno in Betleem a casa di suo padre e restò presso di lui quattro mesi. 3 Il marito, accompagnato da un servo e da due asini, la seguì, volendosi riconciliare e guadagnarla colle buone per ricondurla seco. La moglie lo accolse e lo introdusse in casa di suo padre. Avendo inteso ciò e avendolo visto, il suocero gli mosse incontro festante 4 e lo abbracciò e per tre giorni trattenne in casa il genero, mangiando e bevendo famigliarmente. 5 Al quarto giorno il levita si levò che era ancor notte e volle partire; ma il suocero lo trattenne e gli disse: «Prendi un po' di pane per ristorarti lo stomaco e poi partirai». 6 Sedettero insieme e mangiarono e bevettero. Poi il padre della fanciulla disse al genero: «Te ne prego, resta qua oggi e stiamo allegri insieme». 7 Ma egli, levatosi, voleva andarsene. Tuttavia il suocero con grandi istanze lo fece restare presso di sè. 8 Il mattino seguente il levita erasi preparato per andarsene e il suocero ancora gli disse: «Te ne prego, prendi un po' di cibo e ristorati le forze; quando il giorno sarà più inoltrato, potrai andare». Mangiarono adunque insieme 9 e poi il giovane, levatosi, fece per partire colla moglie e col servo. Di nuovo gli venne detto dal suocero: «Guarda che il giorno è più vicino al tramonto e s'avvicina la sera; resta con me anche oggi e passa allegramente la giornata, e domani partirai per tornare a casa tua». 10 Ma il genero non volle accondiscendere alle parole del suocero e partì immediatamente. Venne davanti a Jebus, chiamata con altro nome Gerusalemme, conducendo seco i due asini carichi e la moglie. 11 Arrivato adunque presso Jebus, e avvicinandosi la notte, il servo disse al padrone: «Vieni, te ne prego, dirigiamoci alla città dei Jebusei e tratteniamoci in essa». 12 Ma il padrone rispose: «Non entrerò in una borgata di gente straniera, che non è dei figli d'Israele, ma passerò fino a Gabaa; 13 e giuntivi pernotteremo colà oppure nella città di Rama». 14 Oltrepassarono adunque Jebus e continuando l'incominciato cammino, il sole tramontò presso Gabaa, che è nella tribù di Beniamino. 15 Si diressero colà per fermarvisi ed, entrati nella città, sedettero nella piazza, ma nessuno li volle ospitare. 16 Quand'ecco apparve un uomo vecchio, di ritorno la sera dal campo e dal lavoro, il quale era pure della montagna di Efraim e forestiero abitava in Gabaa, mentre tutti gli uomini di quella regione erano figli di Jemini. 17 Alzati gli occhi, il vecchio vide l'uomo seduto coi suoi bagagli nella piazza della città e gli chiese: «Donde vieni? E dove vai?». 18 Al che egli rispose: «Siamo partiti da Betleem di Giuda e siamo incamminati verso casa nostra, che sta all'estremità del monte di Efraim, donde eravamo partiti per Betleem ed ora ce ne andiamo alla casa del Signore. Ma nessuno ci ha voluto accogliere sotto il suo tetto; 19 eppure abbiamo paglia e fieno per foraggio degli asini, e pane e vino per me, per la mia ancella e per il servo che è meco; non abbiam bisogno che dell'ospitalità». 20 Il vecchio gli rispose: «La pace sia con te; io ti darò tutto ciò che ti è necessario; ma te ne prego, non restar nella piazza». 21 E li introdusse in casa sua e diede foraggio agli asini e dopo che si furono lavati i piedi li ricevette a mensa. 22 Mentre essi mangiavano e dopo la fatica del viaggio si ristoravano il corpo col cibo e colla bevanda, giunsero gli uomini di quella città, figliuoli di Belial (vale a dire senza freno), e circondata la casa del vecchio, cominciarono a battere alla porta e a gridare al padrone della casa dicendo: «Menaci fuori l'uomo che entrò in casa tua, perchè abusiamo di lui». 23 Il vecchio se ne uscì verso di loro e disse: «Non vogliate, fratelli, non vogliate fare questo male così grande, poichè quest'uomo ha ricevuto da me l'ospitalità. Non commettete quest'infamia. 24 Ho una figlia vergine e costui ha la moglie; ve le condurrò fuori affinchè le disonoriate e soddisfacciate la vostra libidine: vi prego soltanto di non compiere su quest'uomo un delitto così grande contro natura». 25 E vedendo che essi non volevano lasciarsi persuadere dalle sue parole, l'uomo condusse a loro la moglie e l'abbandonò ai loro oltraggi; ed essi, dopo averne abusato per tutta la notte, la rimandarono verso il mattino. 26 E la donna al farsi del giorno venne alla porta della casa dove si trovava il suo signore e ivi cadde per terra. 27 Fattosi giorno, l'uomo si levò e aprì la porta per proseguire il suo cammino e vide la donna sua giacer distesa dinanzi alla porta colle mani sul limitare. 28 E credendola riposare, le disse: «Lèvati e andiamocene». Ma, non ricevendo nessuna risposta, capì che era morta. Presala allora, la pose su un asino e se ne tornò a casa. 29 Entrato che fu, prese una spada, tagliò il cadavere della moglie colle sue ossa in dodici parti e le mandò in tutto il territorio d'Israele. 30 Tutti quelli che videro si fecero a gridare: «Non è mai stata fatta cosa simile in Israele dal giorno in cui i padri nostri salirono dall'Egitto fino a questo giorno. Raccoglietevi a consiglio e insieme decretate ciò che si debba fare».

Tintori:

Giudici 19

Un levita è ospitato da un efraimita a Gabaa
1 Vi fu un certo levita che abitava all'estremità del monte d'Efraim. Egli prese una moglie di Betlemme di Giuda, 2 la quale, lasciatolo, tornò a Betlemme, a casa di suo padre, ove stette quattro mesi. 3 Il marito andò a trovarla per riconciliarsi con lei, guadagnarla colle buone e ricondurla con sè. Andato adunque con un servo e due asini, fu accolto da lei che lo menò in casa di suo padre. Appena il suocero seppe che era venuto, l'aveva visto, gli andò incontro tutto lieto, 4 e lo abbracciò, e lo tenne in casa tre giorni, a mangiare e bere con lui familiarmente. 5 Al quarto giorno il levita si alzò di notte per partire; ma il suocero lo trattenne col dirgli: «Assaggia prima un po' di pane, fortificati lo stomaco e poi partirai». 6 E si misero insieme a sedere e mangiarono e bevvero. Poi il padre della giovane disse a suo genero: «Fammi il piacere di restar qui anch'oggi per stare allegri insieme». 7 Ma il levita s'apparecchiò a partire; però il suocero gli fece tanta violenza da farlo restare ancora. 8 Venuta poi la mattina dopo, il levita si preparava a partire; ma il suocero di nuovo gli disse: «Fammi il piacere, prendi un po' di cibo, per ristorar le forze; aspetta che cresca il giorno per partire». Mangiaron dunque insieme; 9 poi il giovane si alzò per andarsene colla moglie e col servo. Ma il suocero di nuovo a dirgli: «Vedi bene che il giorno è molto inclinato al tramonto e si avvicina la sera: resta con me anch'oggi, a passare un giorno allegro, poi domani partirai per tornare a casa tua». 10 Il genero non volle piegarsi alle sue parole, ma partì subito, e con i due asini carichi e la donna giunse dirimpetto a Gebus, chiamata anche Gerusalemme. 11 Quando furono vicino a Gebus, siccome il giorno si cambiava in notte, il servo disse al padrone: «Vieni, ti prego, andiamo alla città dei Gebusei per passarvi la notte». 12 Il padrone gli rispose: «Per non entrare nella città d'una gente straniera, che non è dei figli d'Israele, andremo sino a Gabaa; 13 cerchiamo d'arrivarci per passarvi la notte, almeno nella città di Rama». 14 Oltrepassata adunque Gebus, continuarono il loro viaggio, e siccome il sole tramontò loro vicino a Gabaa, che è nella tribù di Beniamino, 15 andarono a questa città per passarvi la notte, ed entrati in città si posero a sedere sulla piazza della città; ma nessuno volle ospitarli. 16 Finalmente comparve un vecchio che sul far della sera tornava dal suo lavoro dei campi, e che, pur essendo anche lui della montagna di Efraim, abitava come forestiero in Gabaa, abitata dai figli di Iemini. 17 Il vecchio, alzati gli occhi e visto l'uomo seduto col suo piccolo bagaglio nella piazza della città, gli disse: «Donde vieni? e dove vai?» 18 E quello gli rispose: «Partiti da Betlemme di Giuda, andiamo a casa nostra, che è all'estremità del monte d'Efraim, da cui eravam partiti per Betlemme. Ora andiamo alla casa di Dio, e nessuno vuole accoglierci sotto il suo tetto; 19 eppure ho paglia e fieno per gli asini, ho pane e vino per me, per la tua serva e per il servo che ho meco: non abbiamo bisogno che di ricovero». 20 Il vecchio gli rispose: «La pace sia con te: io ti darò tutto il necessario; ma, ti scongiuro, non restar più sulla piazza». 21 E lo menò in casa sua, ove dato da mangiare agli asini, fece agli ospiti un banchetto, lavati che si ebbero i piedi.

Il delitto dei Gabaiti
22 Or mentre essi mangiavano e ristoravano il corpo col cibo e colla bevanda, dopo la fatica del viaggio, vennero degli uomini di quella città, figli di Belial (vale a dire senza freno), e circondata la casa del vecchio, cominciarono a picchiare alla porta e a gridare al padrone della casa: «Metti fuori quell'uomo che è entrato in casa tua, che vogliamo abusarne». 23 E il vecchio, uscito fuori verso di loro, disse: «No, fratelli, non vogliate fare questo male: quest'uomo è entrato sotto il mio tetto ospitale: rinunziate a quest'infamia. 24 Io ho una figlia vergine; quest'uomo ha la sua donna: le condurrò a voi, affinchè ve ne serviate e saziate la vostra libidine, purché non commettiate, ve ne scongiuro, verso quest'uomo una scelleraggine contro natura». 25 Ma siccome essi non volevano arrendersi alle parole del vecchio, l'uomo, ciò visto, menò fuori la sua donna, e l'abbandonò ai loro oltraggi. Essi, dopo averne abusato tutta la notte, la rimandarono sul far del mattino. 26 La donna, al dileguarsi delle tenebre, giunse alla porta della casa dove stava il suo signore, ed ivi cadde per terra. 27 Alzatosi la mattina, l'uomo apri la porta per continuare il viaggio, ed ecco la sua donna giacere dinanzi alla porta, colle mani distese sopra la soglia. 28 E lui, credendo che dormisse, a dirle: «Su, andiamo!» Ma nessuno rispondeva. Allora egli, compreso che era morta, la prese, la mise sull'asino e se ne tornò a casa sua, 29 ove, appena giunto, prese una spada, e spezzato il cadavere della moglie, colle ossa, in dodici parti, le mandò in tutto il territorio d'Israele. 30 Nel vederle tutti esclamarono: «Non è mai stata fatta tal cosa in Israele, dal giorno in cui i nostri padri salirono dall'Egitto fino ad oggi: giudicate e decidete in comune il da farsi».

Martini:

Giudici 19

Un Levita riconducendo dalla casa de' genitori di lei la sua moglie, questa con inauditi orribili insulti e messa a morte da' Gabaoniti, che erano delta tribù di Beniamin: il marito, tagliato il corpo in dodici pezzi, ne manda un pezzo ad ogni tribù, chiamando tutte le altre a far vendetta di sì orrenda scelleraggine.
1 Eravi un certo Levita che abitava accanto al monte di Ephraim, il quale prese una moglie di Bethlehem di Giuda: 2 La quale lo lasciò, e tornò a casa di suo padre a Bethlehem, e si stette con lui quattro mesi. 3 E suo marito andò a trovarla, volendo riconciliarsi con lei, e colle buone parole ricondurla seco; egli avea con se un servo, e due asini: ed ella lo accolse, e menollo in casa di suo padre. E il suocero saputo che ebbe il suo arrivo, e vedutolo, gli andò incontro con festa, 4 E abbracciollo. E il genero stette in casa del suocero tre giorni, mangiando e bevendo con lui familiarmente. 5 E il quarto giorno alzatosi che era ancor notte, volea partire; ma il suocero lo trattenne, e gli disse: Assaggia prima un po' di pane, e fortificati lo stomaco, e poi anderai. 6 E si posero insieme a sedere, e mangiarono e bevvero. E il padre della donna disse a suo genero: Di grazia per oggi sta qui, e facciamo allegria insieme. 7 Ma quegli alzatosi volea andarsene. E nulladimeno il suocero gli fece violenza, e lo fece restare in sua casa. 8 Venuta poi la mattina, il Levita si pose in ordine per partire. E di nuovo il suocero: Di grazia prendi, gli disse, un po' di cibo, e ristorate le forze sino tanto che il giorno cresca, poscia te n'andrai. Mangiarono adunque insieme: 9 E il giovane si alzò per partire colla sua moglie, e col servo, Ma il suocero di nuovo gli disse: Rifletti che il dì s'avanza, e si avvicina la sera: rimanti ancora quest'oggi meco, passa il dì allegramente, e domani partirai per andare a casa tua. 10 Non volle il genero piegarsi alle sue parole; ma tosto se n'andò, e giunse dirimpetto a Jebus, la quale con altro nome è chiamata Gerusalemme, conducendo seco due asini carichi, e la donna: 11 E già erano vicini a Jebus, e il dì faceva luogo alla notte: e il servo disse al suo padrone: Vieni di grazia, pigliam la strada della città delli Jebusei, e ivi fermiamoci. 12 Il padrone gli rispose: Io non entrerò in una città di gente estrania che non è de' figliuoli d'Israele, ma anderò fino a Gabaa: 13 E arrivato ch'io sia colà ivi resteremo, o per lo meno nella città di Rama. 14 Trapassarono adunque Jebus, e continuavano il viaggio incominciato, e il sol tramontò loro vicino a Gabaa, che è nella tribù di Beniamin: 15 E vi entrarono per fermarvisi. E quando furono dentro, si posero a seder sulla piazza della città, ma nissuno volle albergarli. 16 Quand'ecco comparve un vecchio uomo che tornava dal campo, e dal suo lavoro sul tardi, che era egli pure della montagna di Ephraim, e abitava forestiero in Gabaa: ora gli uomini di quel paese eran figliuoli di Jemini. 17 E alzati gli occhi il vecchio vide l'uomo fermo col suo piccolo bagaglio nella piazza della città, e dissegli: Donde vieni? e dove vai? 18 E quegli rispose a lui: Siamo partiti da Bethlehem di Giuda, e andiamo a casa nostra, la quale è accanto al monte Ephraim, donde eravamo andati a Bethlehem, e ora andiamo alla casa di Dio, e nissuno vuol darci ricetto sotto il suo tetto, 19 Avendo noi paglia, e fieno pegli asini, e pane, e vino pel bisogno mio, e della tua serva, e del garzone che è meco: non abbiamo bisogno d'altro che di ricovero. 20 Risposegli il vecchio: Pace sia a te; io ti somministrerò tutto il necessario: solo ti prego di non istar sulla piazza. 21 E li menò in casa sua, e diede da mangiare agli asini: e lavati che ebbero i loro piedi fece loro un banchetto. 22 Nel tempo che essi cenavano, e dopo la fatica del viaggio ristoravan col cibo, e colla bevanda i corpi loro, arrivarono degli uomini di quella città, figliuoli di Belial (vale a dire senza giogo), e circondata la casa del vecchio principiarono a picchiare gridando, e dicendo al padrone di casa: Conduci fuora quell'uomo, che vogliamo abusarne. 23 E il vecchio uscì fuora a trovarli, e disse: Non vogliate, fratelli, non vogliate far questo male, perocché quest'uomo è venuto da me in ospizio: guardatevi da tanta stoltezza. 24 Io ho una figliuola vergine, e quest'uomo ha la sua concubina; le condurrò a voi, e voi servitevene, e saziate la vostra libidine: di questo solo vi prego, che non commettiate con un uomo una scelleraggine contraria alla natura. 25 Non volevano quegli rendersi alle sue parole: lo che vedendo quell'uomo (Levita) trasse lor fuora la sua concubina, e l'abbandonò a' loro scherni: ed eglino dopo averla straziata tutta la notte, la rimandarono di gran mattino. 26 Ma la donna, dileguandosi già le tenebre, andò fino alla porta della casa, dove stava il suo signore, e ivi cadde per terra. 27 Fattosi giorno si levò il marito, e aperse la porta per continuare il suo viaggio; ed ecco vede la sua concubina giacente dinanzi alla porta, colle mani distese sopra la soglia. 28 Ed egli credendola addormentata, le diceva: Alzati, e andiamcene. Ma non rispondendo ella niente, comprese come era morta, e la prese, e la mise sull'asino, e tornossene a casa sua. 29 E appena vi fu entrato prese un coltello, e il cadavere della donna colle sue ossa divise in dodici parti, e mandolle per tutte le regioni d'Israele. 30 E a tale spettacolo esclamavano ad uno ad uno: Non è mai avvenuta cosa simile in Israele da quel giorno, in cui i padri nostri uscirono dall'Egitto fino al presente: ponderate il fatto, e per comun consiglio determinate quello che sia da farsi.

Diodati:

Giudici 19

1 OR in quel tempo, non essendovi alcun re in Israele, avvenne che un uomo Levita, dimorando nel fondo del monte di Efraim, si prese una donna concubina di Bet-lehem di Giuda. 2 E questa sua concubina fornicò in casa sua, e si partì da lui, e se ne andò a casa di suo padre, in Bet-lehem di Giuda, ove stette lo spazio di quattro mesi. 3 Poi il suo marito si levò, e le andò dietro, per piegare il cuor suo con dolci parole, e per ricondurla; e avea seco il suo servitore, e un paio d'asini. Ed ella lo menò in casa di suo padre; e il padre della giovane, come l'ebbe veduto, gli si fece lietamente incontro. 4 E il suo suocero, padre della giovane, lo ritenne; ed egli dimorò con lui tre giorni; e mangiarono, e bevvero, e albergarono quivi. 5 E, al quarto giorno, si levarono la mattina; e il Levita si mise in ordine per andarsene; ma il padre della giovane disse al suo genero: Confortati il cuore con un boccon di pane, e poi voi ve ne andrete. 6 Così si posero amendue a sedere, e mangiarono, e bevvero insieme; e il padre della giovane disse a quell'uomo: Deh! piacciati star qui questa notte, e il cuor tuo si rallegri. 7 Ma quell'uomo si levò per andarsene; ma pure il suo suocero gli fece forza, talchè egli se ne ritornò, e stette quivi quella notte. 8 E al quinto giorno, egli si levò la mattina per andarsene; e il padre della giovane gli disse: Deh! confortati il cuore. E, postisi amendue a mangiare insieme, indugiarono finchè il giorno fu calato. 9 Allora quell'uomo si levò, per andarsene con la sua concubina, e col suo servitore. Ma il suo suocero, padre della giovane, gli disse: Ecco ora, il giorno vien mancando e fassi sera; deh! state qui questa notte: ecco, il giorno cade; deh! sta' qui questa notte, e rallegrisi il cuor tuo; e domattina voi vi leverete per andare a vostro cammino, e tu te ne andrai a casa tua. 10 Ma quell'uomo non volle star quivi la notte; anzi si levò, e se ne andò; e giunse fin dirincontro a Iebus, che è Gerusalemme, co' suoi due asini carichi, e con la sua concubina. 11 Come furono presso a Iebus, il giorno era molto calato; laonde il servitore disse al suo padrone: Deh! vieni, riduciamoci in questa città de' Gebusei, e alberghiamo in essa. 12 Ma il suo padrone gli disse: Noi non ci ridurremo in alcuna città di stranieri, che non sia de' figliuoli d'Israele; anzi passeremo fino a Ghibea. 13 Poi disse al suo servitore: Cammina, e arriviamo ad uno di que' luoghi, e alberghiamo in Ghibea, o in Rama. 14 Essi adunque passarono oltre, e camminarono; e il sole tramontò loro presso a Ghibea, la quale è di Beniamino. 15 Ed essi si rivolsero là, per andare ad albergare in Ghibea. Ed essendo quel Levita entrato nella città, si fermò in su la piazza; e non vi fu alcuno che li accogliesse in casa per passar la notte.
16 Ma ecco, un uomo vecchio, che veniva in su la sera dal suo lavoro da' campi, il quale era della montagna di Efraim, e dimorava in Ghibea; gli abitanti del qual luogo erano Beniaminiti. 17 Ed esso, alzati gli occhi, vide quel viandante nella piazza della città; e gli disse: Ove vai? ed onde vieni? 18 Ed egli gli disse: Noi passiamo da Bet-lehem di Giuda, per andare al fondo della montagna di Efraim; io sono di là, ed era andato fino a Bet-lehem di Giuda; e ora me ne vo alla Casa del Signore; e non vi è alcuno che mi accolga in casa. 19 E pure abbiamo della paglia, e della pastura, per li nostri asini; e anche del pane e del vino, per me, e per la tua servente, e per lo famiglio che è co' tuoi servitori; noi non abbiamo mancamento di nulla. 20 E quell'uomo vecchio gli disse: Datti pace; lascia pur la cura a me d'ogni tuo bisogno; sol non istar la notte in su la piazza. 21 Ed egli lo menò in casa sua, e diè della pastura agli asini; ed essi si lavarono i piedi, e mangiarono e bevvero.
22 Mentre stavano allegramente, ecco, gli uomini di quella città, uomini scellerati, furono attorno alla casa, picchiando all'uscio; e dissero a quell'uomo vecchio, padron della casa: Mena fuori quell'uomo ch'è venuto in casa tua, acciocchè noi lo conosciamo. 23 Ma quell'uomo, padron della casa, uscì fuori a loro, e disse loro: No, fratelli miei; deh! non fate questo male; poichè quest'uomo è venuto in casa mia, non fate questa villania. 24 Ecco, la mia figliuola, ch'è vergine, e la concubina di esso; deh! lasciate che io ve le meni fuori, e usate con esse, e fate loro ciò che vi piacerà; ma non fate questa villania a quest'uomo. 25 Ma quegli uomini non vollero ascoltarlo; laonde quell'uomo prese la sua concubina, e la menò loro nella strada; ed essi la conobbero, e la straziarono tutta quella notte infino alla mattina; poi, all'apparir dell'alba, la rimandarono. 26 E quella donna se ne venne, in sul far del dì, e cascò alla porta della casa di quell'uomo, nella quale il suo signore era; e stette quivi finchè fosse dì chiaro. 27 E il suo signore si levò la mattina, e aprì l'uscio della casa, e usciva fuori per andarsene a suo cammino; ed ecco, quella donna, sua concubina, giaceva alla porta della casa, con le mani in su la soglia. 28 Ed egli le disse: Levati, e andiamocene. Ma non v'era chi rispondesse. Allora egli la caricò sopra un asino, e si levò, e se ne andò al suo luogo. 29 E, come fu giunto a casa sua, tolse un coltello, e prese la sua concubina, e la tagliò, per le sue ossa, in dodici pezzi, e la mandò per tutte le contrade d'Israele. 30 E chiunque vide ciò, disse: Tal cosa non è giammai stata fatta, nè veduta, dal dì che i figliuoli d'Israele salirono fuor del paese di Egitto, fino a questo giorno; prendete il fatto a cuore, tenetene consiglio e parlamento.

Commentario abbreviato:

Giudici 19

Capitolo 19

La malvagità degli uomini di Ghibea

I tre capitoli rimanenti di questo libro contengono una storia molto triste della malvagità degli uomini di Ghibea, in Beniamino. Il Signore giusto permette ai peccatori di compiere la giusta vendetta gli uni sugli altri, e se la scena qui descritta è orribile, quali saranno le scoperte del giorno del giudizio! Ognuno di noi consideri come sfuggire all'ira che verrà, come mortificare i peccati del proprio cuore, come resistere alle tentazioni di Satana e come evitare le contaminazioni che ci sono nel mondo.

Commentario del Pulpito:

Giudici 19

1 

Quando non c'era un re.

Giudici 17:6;18:1;21:25

Da Giudici 20:27,28 risulta che gli eventi narrati in questi ultimi tre capitoli del Libro dei Giudici accaddero durante la vita di Fineas, e mentre l'arca era a Silo.

vedi Giudici 20:27 , nota

Fineas evidentemente sopravvisse a Giosuè,

Giosuè 24:29,33

anche se non ci sono prove per dimostrare per quanto tempo. Gli eventi di questi capitoli devono essere accaduti nell'intervallo tra la morte di Giosuè e la morte di Fineas. Un certo levita, ecc. È una curiosa coincidenza che sia il levita di cui si narra la triste storia, sia il levita, figlio di Ghersom di cui leggiamo nei capitoli precedenti, soggiornassero nella regione montuosa di Efraim, e fossero anche strettamente legati a Betlemme di Giuda. Forse la deduzione legittima (vedi Versetto 18, e Giudici 20:26,27 ) è che in entrambi i casi i Leviti furono attratti da Efraim dal fatto che l'arca era a Silo, e anche che c'era una colonia di Leviti a Betlemme-Giuda. Se ci fosse qualche connessione tra la presenza dei Leviti a Betlemme e il sacrificio annuale a Betlemme che esisteva al tempo di Davide, e che sostiene l'esistenza di un alto luogo lì, può essere solo una questione di congetture.

vedere 1Samuele 9:13 e 1Samuele 20:29

Tutto quello che possiamo dire è che c'era la prevalenza universale dell'adorazione di alto luogo durante il tempo dei giudici, e che i servizi dei leviti erano ricercati in relazione ad essa.

Giudici 17:13

Sul lato. Ebraico, lati. Nella forma maschile la parola indica l'anca e la parte superiore della coscia; Nel femminile, come qui, si applica solo agli oggetti inanimati, come una casa, il tempio, una grotta, il nord, una fossa, un paese, ecc., ed è usato nel numero duale.

vedi 1Samuele 24:4, 1Re 6:16, Salmi 48:3, 128:3, Isaia 37:24, Ezechiele 32:23 , ecc

Significa le parti più interne, più arretrate, più lontane. Sembra che l'applicazione qui al lato settentrionale di Efraim implichi che lo scrittore scrisse nel sud, probabilmente in Giuda. Una concubina. Una moglie inferiore, che non aveva per sé o per i suoi figli lo stesso diritto che aveva la moglie .

vedi Genesi 25:6

Versetti 1-30. Il progresso verso il basso

Non è certo senza uno scopo che abbiamo nella Sacra Scrittura di tanto in tanto esibizioni del peccato nelle sue forme più ripugnanti e ripugnanti. La regola generale che ci dice che "è una vergogna anche solo parlare di quelle cose che si fanno di loro in segreto" è, per così dire, violata in queste occasioni, perché è più importante che la depravazione di cui la natura umana è capace nel suo peggio sia rivelata, piuttosto che che il rossore della vergogna sia impedito dal suo occultamento. Il peccato, in alcune delle sue forme, è così mascherato, attenuato e addolcito, che la mente naturale dell'uomo non si sottrae ad esso con orrore, né percepisce la sua natura mortale, o le sue conseguenze fatali. Ma è essenziale che il peccato sia conosciuto per quello che è, e soprattutto che sia reso chiaro con quali discese graduali un uomo può scivolare da uno stadio di malvagità all'altro, riempire, in circostanze favorevoli, raggiunge un abisso di viltà che un tempo sarebbe sembrato impossibile. Il processo attraverso il quale si raggiunge questa discesa non è difficile da tracciare. C'è in ogni uomo un certo senso morale che lo trattiene dal commettere certi atti, siano essi di falsità, disonestà, crudeltà, ingiustizia, sensualità o qualsiasi altra forma di peccato. E mentre quel senso morale è mantenuto nel suo vigore, tali atti possono sembrargli impossibili da commettere. Ma questo senso morale è indebolito, e più o meno distrutto, da ogni azione compiuta in contraddizione con la sua autorità. Atti ad ogni stadio successivo di discesa c'è meno shock per il senso morale indebolito dall'aspetto di tali o tali peccati di quanto non ci sia stato nello stadio precedente. Il peccato appare meno odioso, e la forza di resistenza è meno forte. È verissimo che in molti casi, anche dopo che il senso morale è stato distrutto, la forza dell'opinione pubblica, il senso degli interessi propri di un uomo, l'abitudine, l'autorità della legge e altre cause esterne all'io di un uomo, operano per mantenerlo entro certi limiti e per trattenerlo da certi eccessi di ingiustizia. Ma, d'altra parte, può accadere, e spesso accade, che queste cause contrastanti non siano in funzione. Un uomo è collocato in una società in cui l'opinione pubblica tollera il vizio, in cui non sembra che egli sia in pericolo di alcuna perdita di reputazione o di fortuna a causa dei più vili atti di malvagità, in cui l'autorità della legge è in sospeso e, in una parola, in cui non c'è altra barriera che il timore di Dio e il suo senso morale per trattenerlo dagli abissi più bassi della malvagità. Allora il malinconico passaggio dalla luce all'oscurità avviene senza impedimenti o impedimenti. Il rispetto di sé, l'onore, la decenza, i sentimenti gentili verso gli altri, il rispetto per l'umanità, la giustizia, la vergogna, bruciano gradualmente con una luce sempre più fioca all'interno, e infine l'ultima scintilla della luce dell'umanità si spegne, e non lascia altro che l'orrore di una grande oscurità, in cui nessun crimine o malvagità sconvolge, e nessuna lotta della coscienza è mantenuta. Gli uomini di Ghibea avevano raggiunto questo abisso spaventoso. Non all'improvviso, possiamo esserne certi, perché nemo repente fiet turpissimus; ma con un graduale progresso verso il basso. Ci deve essere stato per loro un tempo in cui le potenti azioni di Dio presso il Mar Rosso, nel deserto, nelle guerre di Canaan, erano fresche nei loro pensieri, o nei loro ricordi, o in quelli dei loro genitori. Il grande nome di Giosuè, l'esempio vivente di Fineas, le tradizioni degli anziani sopravvissuti, devono aver posto davanti a loro uno stendardo di rettitudine, e averli impressionati con il senso di essere il popolo di Dio. Ma non avevano agito all'altezza della loro alta chiamata. Senza dubbio si erano mescolati con i pagani e avevano imparato le loro opere. I loro cuori si erano allontanati da Dio, dal suo timore e dal suo servizio. L'idolatria aveva intaccato come un cancro il loro principio morale. La sua vergognosa licenziosità li aveva adescati e sopraffatti. Lo Spirito di Dio era irritato dentro di loro. La luce della sua parola si spense nelle tenebre di un materialismo grossolano. Sopraggiunse una totale insensibilità di coscienza. Cominciarono a deridere la virtù e a farsi beffe del timore di Dio. Quando il timore di Dio fu scomparso, presto scomparve anche l'onore dovuto all'uomo e a se stesso. E così avvenne che, al tempo di questa storia, l'intera comunità sprofondò al livello del paganesimo più vile. Ospitalità agli stranieri, sebbene quegli stranieri fossero la loro stessa carne e il loro sangue, non ce n'era; pietà per i senzatetto e gli stanchi, sebbene uno di loro fosse una donna, non c'era nemmeno; Il rispetto per i vicini e per i concittadini, la comune decenza e umanità, e ogni sentimento che distingue un uomo da una bestia feroce o da un diavolo, avevano completamente abbandonato i loro vili petti, e, popolo di Dio com'era per privilegio e patto, erano nella loro abbandonazione completamente figli del diavolo. L'esempio così riportato con incrollabile verità è necessario per la nostra generazione. Gli Israeliti furono separati da Dio da abominevoli idolatrie. Il tentativo della nostra epoca è quello di separare gli uomini da Dio con una negazione blasfema del suo Essere. Il risultato è lo stesso, comunque si possa arrivare: Che il timore di Dio si estingua una volta nel petto umano, e che il rispetto per l'uomo e per la propria natura umana perisca inevitabilmente. La virtù non può sopravvivere alla pietà. Lo spirito dell'uomo è nutrito dallo Spirito di Dio. Estingue lo spirituale e dell'uomo non rimane altro che la carne corrotta. E l'uomo senza spirito non è affatto un uomo. È nella coltivazione degli affetti spirituali, nel costante rafforzamento del senso morale, nella costante resistenza ai primi inizi del peccato e nella salda adesione a Dio, che risiede la salvezza dell'uomo. È nel mantenimento della religione che consiste la sicurezza della società. Senza il timore di Dio l'uomo diventerebbe presto un diavolo e la terra diventerebbe un inferno

OMELIE DI A.F. MUIR. versetto 1.— Cfr. su Giudici 18:1-13 . — M

2 

Ha giocato alla puttana, ecc. Forse la frase significa solo che lei si è ribellata a lui e lo ha lasciato. Il suo ritorno a casa di suo padre, e l'ansia di lui di rimediare alla lite, scoraggiano entrambi l'assunzione della frase nel suo senso peggiore. Quattro mesi interi. Letteralmente, giorni, quattro mesi; che significa o un anno e quattro mesi, come in 1Samuele 27:7 , dove, tuttavia, la e è espressa; o giorni (cioè molti giorni), cioè quattro mesi.Per l'uso dei giorni per un anno vedi Esodo 13:10, Giudici 17:10 , ecc

3 

Per riportarla di nuovo. Cantici i Keri. Ma il Cethib deve portarlo lui, cioè di nuovo ilsuo cuore. Ma la frase per parlare al suo cuore è così comune per parlare amichevolmente o gentilmente a qualcuno che non è probabile che qui si debba usare diversamente, in modo che il pronome si riferisca al cuore. Se il maschile è qui la lettura corretta, potrebbe essere un arcaismo che rende il suffisso del genere comune come il suffisso plurale nel Versetto 24, che è maschile, anche se applicato alle donne, e come il pronome maschile stesso, che è così usato in tutto il Pentateuco e altrove.

vedi anche Giudici 21:12 Esodo 1:21

Un paio di asini. Uno per sé e uno per lei. Si rallegrò. Senza dubbio, almeno in parte, perché le spese per il mantenimento della figlia sarebbero state trasferite da lui al marito della figlia

4 

Lo trattenne. Si veda la stessa frase 2Re 4:8 , dove è resa lei lo costrinse . La frase completa è in Genesi 21:18 , tienilo in mano

Versetti 4-10. Ospitalità problematica

Non c'è immagine più vivida di questa stravaganza. Il levita è ritardato oltre ogni sua immaginazione, e forse attraverso questo è esposto ai mali narrati successivamente. C'è un proposito latente tradito dall'ansia del suo ospite, che priva l'offerta della sua semplicità e della sua vera ospitalità. Come tutti coloro che simulano una virtù per qualcosa di diverso dal semplice amore per essa, egli oltrepassa i limiti della modestia e del decoro, e diventa un inconveniente invece che un aiuto

LA VERA OSPITALITÀ DOVREBBE ESSERE PER IL BENE DELL'OSPITE, E NON DEL PADRONE DI CASA

II L 'ECCESSO DI OSPITALITÀ PUÒ COMPORTARE DISAGI E TORTI PER IL NOSTRO OSPITE

III QUANDO L'OSPITALITÀ È OFFERTA PER UNO SCOPO ESTRINSECO, PERDE IL SUO VERO CARATTERE

IV CRISTO IL GRANDE ESEMPIO DELL'ESERCITO. La sua moderazione; attento calcolo delle esigenze dei suoi ospiti; pienezza della simpatia umana; impartire la grazia spirituale alle vivande più umili. — M

5 

Consola il tuo cuore, ecc. Confronta Genesi 18:5

6 

Poiché il padre della fanciulla aveva detto, ecc., o meglio, E il padre della fanciulla ha detto. All'inizio non aveva intenzione di rimanere, ma di riprendere la sua strada dopo aver mangiato e bevuto (Versetto 5). Ma quando ebbero prolungato la loro baldoria, il padre della fanciulla lo convinse a rimanere un'altra notte

7 

Alloggiò di nuovo lì. Letteralmente, è tornato e ha alloggiato lì. La Settanta e un manoscritto ebraico leggono: Ed egli si fermò e vi alloggiò

8 

E si attardarono. Dovrebbe piuttosto essere reso in modo imperativo: E aspettate fino al pomeriggio. Cantici li hanno mangiati entrambi. Il conforto imperativo del tuo cuore è al singolare, perché solo l'uomo e il suocero sono rappresentati in tutto mentre mangiano e bevono, entrambi insieme. L' imperativo tarry ye è al plurale perché si applica sia alla moglie che all'uomo

9 

Si avvicina alla sera. La frase ebraica, che è rara, è: Il giorno si sta allentando per diventare sera, cioè il caldo e la luce del giorno stanno diventando deboli e deboli, e la sera sta arrivando. Il giorno volge al termine. Un'altra frase insolita; letteralmente, Osserva il declinare del giorno, o, come alcuni lo dicono, l'accamparsi del giorno, come se il sole dopo il viaggio del suo giorno stesse ora piantando la sua tenda per la notte. Va' a casa. Letteralmente, alla tua tenda, come in Giudici 20:8 . Cantici la frase, Alle tue tende, o Israele, significa: Va' a casa.

vedi 1Re 12:16 , ecc

10 

Gebus. Vedi Giudici 1:21 , nota. Gerusalemme è annoverata tra le conquiste di Giosuè in Giosuè 10:23; 12:10 . Ma da questo versetto sembrerebbe che la popolazione israelita si fosse ritirata e avesse lasciato la città per essere interamente occupata dai Gebusei, che la tennero fino al tempo di Davide.

2Samuele 5:6

Gerusalemme dista solo circa due ore da Betlemme

12 

Ghibea (o ha-Ghibea, la collina).. Nella tribù di Beniamino;

Giosuè 18:28

Il luogo di nascita di Saul. Il suo nome moderno è Jeba. Sarebbe stato a circa due ore e mezza di viaggio da Gerusalemme

13 

Ramah (ha-Ramah, l'altezza). Ora er-Ram, a meno di un'ora di viaggio da Ghibea, essendo entrambi quasi equidistanti da Gerusalemme

14 

Versetti 14-21. Ospitalità eccezionale. Come benvenuto!

Pochi di noi, ma prima o poi sono stati in ritardo in un posto strano. Non conosciamo nessuno, e forse la gente è riservata e diffidente. In tal caso un amico, l'unico, e, come quest'uomo, che dipende dal lavoro quotidiano per il pane quotidiano, diventa di inestimabile servizio. La sensazione di essere senza casa si sarebbe aggravata nel caso del levita quando si fosse ricordato del buon umore da cui era venuto

COLORO CHE SONO STATI ESTRANEI SONO PIÙ CAPACI DI SIMPATIZZARE CON GLI ESTRANEI. " Soggiornò a Ghibea".

II I POVERI SONO SPESSO PIÙ OSPITALI DEI RICCHI. La loro occupazione spesso li introduce a persone in difficoltà. "Che cosa farebbero i poveri se non fosse per i poveri?" La semplicità della vita tende a coltivare la vera simpatia

III NON C'È LUOGO COSÌ MALVAGIO E PRIVO DI AMORE DA ESSERE PRIVO DI UNA TESTIMONIANZA DI VERITÀ E BONTÀ. Che inferno questa Ghibea! Eppure in esso c'era uno "simile al Figlio dell'uomo". Quali giudizi può aver evitato dai suoi abitanti colpevoli! Una pietà eccezionale come questa non è una cosa casuale; ancor meno può essere il prodotto delle influenze sociali circostanti. Ci sono molti modi in cui non serviamo i nostri simili, se l'amore di Dio è nei nostri cuori. Forse la gente lo pensava eccentrico; molti lo disprezzerebbero come povero e straniero; ma fu l'unico uomo che compì l'opera di Dio in un momento in cui ne aveva disperatamente bisogno. Tale ospitalità non sarà forse ricordata nel regno? "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; Ho avuto sete e mi avete dato da bere; Ero uno straniero, e voi mi avete accolto", ecc. — M.

Matteo 25:35,40

15 

Una strada della città. Piuttosto, l'ampio spazio o luogo vicino alla porta, come è consuetudine in una città orientale.

Confronta Rut 4:1

Non c'era nessuno che li accogliesse in casa sua. Questa assenza dei comuni riti di ospitalità verso gli stranieri era un segno del carattere degradato degli uomini di Ghibea.

vedi Genesi 18:3-8; 19:2,3; Romani 12:13; Ebrei 13:2; 1Pietro 4:9

16 

Che era anche del monte Efraim. L'ebraico è: E l'uomo era della contrada montuosa di Efraim. Ciò non significa che anche lui, come il levita, fosse di Efraim

OMILIE di W.F. Adeney Versetti 16-21. Ospitalità

ANCHE SE GLI UOMINI CHE SONO ABBANDONATI AI PIACERI PECCAMINOSI POSSONO DILETTARSI NELLA COMPAGNIA DI COMPAGNI DI BENE, SI MOSTRERANNO PRIVI DELLA GENEROSITÀ DELLA VERA OSPITALITÀ. Gli uomini di Ghibea si sarebbero uniti in apparente amicizia per la riottosa malvagità; ma mancavano della quasi universale gentilezza orientale verso lo straniero. Gli intemperanti e i viziosi possono sembrare più generosi nella loro chiassosa libertà rispetto alle persone di abitudini più rigide; ma sono troppo egoisti per la vera generosità. L'autoindulgenza è essenzialmente egoistica; Il vizio è naturalmente cupo

DOBBIAMO SFORZARCI DI FARE IL BENE, ANCHE SE CIÒ PUÒ ESSERE CONTRARIO ALL'ESEMPIO DEI NOSTRI VICINI. Il vecchio rimase scioccato dall'inospitalità degli uomini di Ghibea. Non era nativo del luogo e, sebbene possa avervi vissuto a lungo, ha conservato le abitudini più gentili della sua casa natale. Quando siamo a Roma, non dobbiamo fare come fa Roma, se questo è chiaramente sbagliato. Gli inglesi all'estero possono trovare difficile resistere alle cattive influenze sociali delle città straniere; ma se sono cristiani sentiranno che la prevalenza universale di una cattiva usanza non è una giustificazione per la loro adozione di essa. Ma quanto è difficile vedere il nostro dovere quando questo è contrario alle abitudini della società in cui viviamo, e quanto più difficile essere indipendenti e fermi nell'adempierlo!

III LAGENTILEZZA VERSO GLI ESTRANEI È UN DOVERE OBBLIGATORIO PER TUTTI NOI. L'immagine grafica del vecchio che torna dal suo lavoro nei campi alla sera e prende nota degli estranei senza casa è l'unico elemento di sollievo nella terribile storia delle azioni di quella notte. Le abitudini moderne e occidentali possono modificare la forma della nostra ospitalità, ma non possono esonerarci dal dovere di mostrare una gentilezza simile in circostanze simili. Dal mitico gentiluomo che si scusava per non aver salvato un uomo che stava annegando perché non gli era stato presentato, all'indigeno dello Yorkshire che, vedendo una faccia strana nel suo villaggio, gridò: "Tiriamogli addosso un mattone!" com'è comune per le persone limitare la loro gentilezza alle persone di loro conoscenza! La parabola del buon samaritano ci insegna che chiunque ha bisogno del nostro aiuto è il nostro prossimo.

Luca 10:29-37

LA GENTILEZZA VERSO GLI ESTRANEI PUÒ ESSERE RICOMPENSATA DALLA SCOPERTA DI LEGAMI DI AMICIZIA SCONOSCIUTI. Il vecchio scopre che il levita viene dalla sua stessa parte del paese. Senza dubbio fu così in grado di sentire notizie di vecchie conoscenze. Il mondo non è così grande come sembra. L'estraneo è spesso più vicino a noi di quanto sospettiamo. Sebbene la vera ospitalità non si aspetti alcun ritorno,

Luca 14:12-14

può trovare una ricompensa inaspettata in compagnie amichevoli scoperte di recente. — A

18 

Il fianco del monte Efraim. Vedi Versetto 1, nota. Vado alla casa del Signore, cioè al tabernacolo di Silo. Ma alcuni traducono le parole che frequento, checonosco, che entrano, nella casa del Signore, cioè che sono un levita. Ma il primo sembra la migliore resa in generale

19 

Eppure c'è paglia, ecc., cioè voleva solo un riparo, aveva con sé tutte le sue provviste, era poco quello che chiedeva, eppure nessuno lo accoglieva

20 

Si lavarono i piedi. Vedi Genesi 18:4, 19:2, 1Timoteo 5:10 , ecc

22 

Rallegrando i loro cuori, come in Versetti 6, 9 e in Giudici 16:25 Rut 3:7 . Ma non c'è nulla nell'espressione che implichi un eccesso nel bere. Genera l'uomo. Il carattere abbandonato degli uomini appare in questo, che non solo non offrivano ospitalità allo straniero stessi, ma erano pronti a violare la santità dell'ospitalità della casa del vecchio con la loro brutale violenza. Ci deve essere stata una spaventosa assenza di ogni legge, ordine e governo quando tali azioni potevano essere compiute senza alcuna interferenza da parte del magistrato o dell'anziano o del governante di qualsiasi tipo. La singolare somiglianza dell'intera narrazione con quella di Genesi 19 suggerisce che gli Israeliti, con il loro contatto con i maledetti Cananei, si fossero ridotti al livello di Sodoma e Gomorra. Sicuramente questo dimostra la saggezza del comando di distruggere completamente gli operatori dell'abominio. Figli di Belial. Vedi Giudici 20:13 , dove la stessa frase ebraica è resa figli di Belial. Belial in questa frase comune non è un nome proprio, ma un sostantivo che significa inutilità. Figli o uomini di Belial significa individui indegni

Versetti 22-28. Mostruosa malvagità

Di tanto in tanto il mondo è inorridito dalla notizia di qualche spaventosa atrocità di fronte alla quale il peccato ordinario sembra quasi virtuoso. Com'è possibile una tale malvagità?

LA MOSTRUOSA MALVAGITÀ È FRUTTO DELL'EGOISMO. Gli uomini di Ghibea furono abbandonati a una grossolana indulgenza verso se stessi fino a ignorare completamente i diritti e le sofferenze degli altri. Nulla è così crudelmente egoistico come la degradazione di quell'amore affettuoso più disinteressato. Quando il piacere egoistico è l'unico motivo della condotta, gli uomini sono accecati nella coscienza più che da qualsiasi altra influenza

II LA MOSTRUOSA MALVAGITÀ SI OTTIENE ATTRAVERSO SUCCESSIVI GRADI DI DEPRAVAZIONE. NESSUN uomo cade improvvisamente dall'innocenza alla grossolana licenziosità e alla crudeltà spietata. Il primo passo è leggero; Ogni passo successivo sembra solo un piccolo aumento del peccato, fino a quando il fondo del pozzo stesso dell'iniquità non viene raggiunto quasi inconsciamente. Se l'uomo malvagio avesse potuto prevedere fin dall'inizio la profondità della sua caduta, non l'avrebbe creduto possibile. Gli uomini dovrebbero stare attenti al primo passo verso il basso

LA MOSTRUOSA MALVAGITÀ È LA PIÙ AVANZATA NELLA SOCIETÀ DI MOLTI UOMINI MALVAGI. Come il fuoco arde di più quando viene riunito, il vizio si infiamma di più quando gli uomini sono compagni di malvagità. Ognuno tenta gli altri con il suo esempio. Il senso di colpa sembra essere diminuito dall'essere condiviso. Gli uomini giustificano la loro condotta paragonandola a quella dei loro vicini. Così la più grande depravazione si vede più spesso nelle città, nel concorso di molti uomini. Nell'eccitazione di una folla gli uomini commettono eccessi dai quali si ritrarrebbero in un'azione solitaria. Tuttavia, la responsabilità è ancora individuale, e ogni uomo deve in ultima analisi rispondere dei propri peccati

LA MOSTRUOSA MALVAGITÀ È RESA POSSIBILE DALLA GRANDEZZA STESSA DELLA NATURA UMANA. La natura umana ha una vasta gamma di capacità. L'uomo può elevarsi infinitamente al di sopra del bruto, e può cadere infinitamente al di sotto del bruto. Può elevarsi all'angelico, può cadere al diabolico. La sua originalità di immaginazione, la sua capacità inventiva e la sua libertà di volontà gli aprono vie del male e vie del bene che sono chiuse alla vita più ottusa del mondo animale. Maggiore è la capacità dello strumento, più orribile è la dissonanza che risulta dal suo scordo. Quegli uomini che hanno il più alto genio hanno la facoltà per il peccato peggiore. Cantici tremenda è la capacità dell'anima sia per il bene che per il male, che l'uomo saggio e umile, temendo di affidarla sola alle tentazioni della vita, impari a "affidarla alla custodia di un fedele Creatore".

1Pietro 4:19

23 

Invoca la santità dell'ospitalità

25 

L'uomo prese la sua concubina, ecc. Ribolle il sangue a tanta bassezza egoistica e a tanta vile crudeltà. Non è del tutto chiaro se l'uomo si riferisca al levita o all'antico efraimita

26 

finché non fu luce, o, come possono significare le parole, alla luce del giorno

27 

La donna cadde sulla porta, ecc. Poverina! con l'ultimo respiro si voltò verso la casa dove si trovava colui che avrebbe dovuto essere il suo protettore, ma che l'aveva abbandonata nel momento del bisogno

29 

Confronta 1Samuele 11:8

30 

E così fu, ecc. Alcuni traducono questo versetto in modo molto diverso. Essi comprendono l'intero versetto come ciò che disse il Levita quando mandò i dodici pezzi della donna uccisa alle dodici tribù, così: "Egli la mandò in tutti i confini d'Israele (Versetto 29), dicendo: Accadrà che tutti quelli che lo vedranno diranno: Non si è fatto nulla e non si è visto nulla di simile da quel giorno,and so on. Ma l'A.V ha molto senso, e l'ebreo lo sopporterà. Pensaci, ecc. Il senso generale di tutta la nazione era quello di convocare un consiglio nazionale per decidere cosa fare. Il levita era riuscito a suscitare l'indignazione delle dodici tribù per vendicare il suo terribile torto

Un crimine senza pari: lo spirito e il metodo con cui devono essere affrontati i suoi problemi

La narrazione del libro si è gradualmente approfondita in tragico interesse e importanza morale; ora raggiunge il suo culmine. La sentenza che il popolo stesso ha emesso su questo crimine è ripetuta, affinché l'inchiesta pubblica possa essere diretta al significato di esso, alle cause della sua produzione e ai mezzi per prevenire il ripetersi di simili enormità. Per l'autore l'unità della nazione, pubblicamente rappresentata nel tabernacolo di Silo e nel trono del nuovo regno, come simboli esteriori del governo teocratico, è il grande specifico, e la prova di ciò si può dire che sia lo scopo dogmatico della sua opera. Studiando lo stesso problema nelle sue illustrazioni moderne, siamo portati avanti verso una causa più profonda e più radicale, e, di conseguenza, verso la necessità di un'influenza più potente e interiore di moderazione e salvezza. Ma studiamo a sufficienza, dal punto di vista filosofico e religioso più elevato, i grandi crimini che ci spaventano di giorno in giorno? Non sarebbe un "mezzo di grazia" da non disprezzare in alcun modo se dovessimo cimentarci con gli aspetti spirituali e pratici di tali avvenimenti? Non ci potrebbe essere una condotta più giudiziosa in tali eventi di quella consigliata dallo scrittore. È conciso, naturale, filosofico

I MEDITAZIONE PERSONALE. "Pensaci." In tutte le sue relazioni, le nostre e gli altri. Lasciamo che ci mostri la misura della declinazione pubblica nella morale e nella religione. Chiedete quale sia la causa della negligenza in materia di istruzione, fratellanza sociale o insegnamento e influenza religiosa. Fino a che punto sono, come individuo, in sintonia con le idee, i costumi e l'intera vita pubblica del mio tempo? Fino a che punto sono il custode di mio fratello? Si può fare qualcosa per risvegliare la coscienza pubblica a un'attività più acuta e più influente? Quanto sarebbe facile o difficile per me un clima simile? Preghiere affinché io possa essere preservato da una cosa del genere e possa guidare gli altri verso una via migliore

II CONSULTAZIONE. Non a caso, ma di persone qualificate per consigliare. Le deliberazioni della "Società di Aiuto ai Prigionieri" fornirebbero un modello per la discussione pratica. Ma le "statistiche" non risolveranno mai il problema. È una questione di depravazione umana, e c'è bisogno di un pentimento generale e di un'attenzione allarmata

III SENTENZA. Un'opinione attenta, matura, ben informata e consigliata; ma, essendo l'opinione della nazione, deve essere messa in pratica. Qualcosa va fatto, oltre che pensato. Quanto è prezioso e influente un giudizio del genere! Essa porta in sé i germi della riforma e le condizioni della ripresa.

Il dovere di considerare argomenti dolorosi

IO È SBAGLIATO CHE LA CHIESA IGNORI LA MALVAGITÀ DEL MONDO. La Chiesa non è libera di godere dei fiori e dei frutti del suo "piccolo giardino murato intorno" trascurando la landa selvaggia e ululante all'esterno. Essa non ha il diritto di chiudere gli occhi di fronte al peccato del mondo mentre sogna la perfezione ultima dell'umanità. Una buona dose di sciocco ottimismo è raccontata da persone che non si prendono la briga di indagare sullo stato reale della società. Questa è una falsa meticolosità che rifiuta di prendere nota dei temi oscuri perché sono rivoltanti e contaminanti. La vera purezza sarà sconvolta non solo dalla conoscenza del male, ma più dalla sua esistenza, e troverà espressione non solo nell'evitare la vista di esso, ma nel superarlo attivamente. Tale azione, tuttavia, può essere intrapresa solo dopo che il male è stato riconosciuto. È quindi compito della Chiesa considerare seriamente i mali spaventosi della dissolutezza, dell'intemperanza e della corruzione sociale in generale. Il dovere di contemplare le cose celesti non è una scusa per ignorare il male del mondo, che è nostro preciso dovere illuminare e purificare per mezzo del vangelo di Cristo

LA MOSTRUOSA MALVAGITÀ DOVREBBE SUSCITARE UNA PROFONDA E SERIA CONSIDERAZIONE. È facile indignarsi. Ma la precipitosa passione dell'indignazione può fare più male che bene. Potrebbe colpire nel posto sbagliato; può solo toccare i sintomi superficiali e lasciare la radice del male; ed è probabile che si esaurisca con la stessa rapidità con cui spunta. I grandi peccati dovrebbero essere puniti non con la rabbia della vendetta, ma con una giustizia grave e severa. Dovremmo "considerare e accettare consigli", riflettere, consultarci, discutere la causa e il rimedio. La natura umana indisciplinata esprimerà orrore e cercherà vendetta alla rivelazione di un grande crimine. Vuole la riflessione cristiana e una profonda, triste convinzione del dovere per praticare l'autocontrollo nel momento dell'indignazione, e per indagare con cura l'argomento doloroso dopo che l'interesse di un'eccitazione temporanea si è affievolito

III È NOSTRO DOVERE PARLARE E AGIRE IN RELAZIONE A TEMI DOLOROSI QUANDO SI PUÒ FARE QUALCOSA PER OTTENERE UN MIGLIORAMENTO. I mali sono lasciati incontrollati perché una falsa modestia teme di parlarne. Gli uomini e le donne che superano questo e difendono coraggiosamente questioni impopolari dovrebbero essere trattati con ogni onore dalla Chiesa cristiana. Se il cristiano non fa nulla per controllare le pratiche viziose e le istituzioni corrotte che lo circondano, diventa responsabile della loro esistenza.

Riferimenti incrociati:

Giudici 19

1 Giudic 17:6; 18:1; 21:25
Giudic 17:1,8; Gios 24:30,33
Ge 22:24; 25:6; 2Sa 3:7; 5:13; 16:22; 19:5; 20:3; 1Re 11:3; 2Cron 11:21; Est 2:14; CC 6:8,9; Dan 5:3; Mal 2:15
Giudic 17:8; Ge 35:19; Mat 2:6

2 Lev 21:9; De 22:21; Ez 16:28

3 Giudic 15:1
Ge 50:21; Lev 19:17; 20:10; Os 2:14; Mat 1:19; Giov 8:4,5,11; Ga 6:1
Ge 34:3
Ger 3:1
Nu 22:22

5 Giudic 19:8; Ge 18:5; 1Sa 14:27-29; 30:12; 1Re 13:7; Sal 104:15; Giov 4:34; At 9:19
Giudic 19:22

6 Giudic 19:9,21; 9:27; 16:25; Ru 3:7; 1Sa 25:36; Est 1:10; Sal 104:15; Lu 12:19; 1Te 5:3; Ap 11:10,13

9 Lu 24:29
Prov 27:1; Giac 4:13,14

10 Giudic 1:8; Gios 15:8,63; 18:28; 2Sa 5:6

11 Giudic 19:10; 1:21; Ge 10:16; Gios 15:63; 2Sa 5:6

13 Gios 18:25,26,28; 1Sa 10:26; Is 10:29; Os 5:8

15 Giudic 19:18; Ge 18:2-8; 19:2,3; Mat 25:35,43; Eb 13:2

16 Ge 3:19; Sal 104:23; 128:2; Prov 13:11; 14:23; 24:27; Ec 1:13; 5:12; Ef 4:28; 1Te 4:11,12; 2Te 3:10

17 Ge 16:8; 32:17

18 Giudic 18:31; 20:18; Gios 18:1; 1Sa 1:3,7
Giudic 19:5; Sal 26:9; Giov 15:6

20 Giudic 6:23; Ge 43:23,24; 1Sa 25:6; 1Cron 12:18; Lu 10:5,6; Giov 14:27; 1Co 1:3
Rom 12:13; Ga 6:6; Eb 13:2; Giac 2:15,16; 1P 4:9; 1G 3:18
Ge 19:2,3; 24:31-33

21 Ge 24:32; 43:24
Ge 18:4; 1Sa 25:41; 2Sa 11:8; Lu 7:44; Giov 13:4,5,14,15; 1Ti 5:10

22 Giudic 19:6,7; 16:25
Giudic 20:5; Ge 19:4; Os 9:9; 10:9
De 13:13; 1Sa 1:16; 2:12; 10:27; 25:25; 2Sa 23:6,7; 2Co 6:15
Ge 19:5; Rom 1:26,27; 1Co 6:9; Giuda 1:7

23 Ge 19:6,7
Giudic 20:6; Ge 34:7; Gios 7:15; 2Sa 13:12

24 Ge 19:8; Rom 3:8
Ge 34:2; De 21:14

25 Ge 4:1
Ger 5:7,8; Os 7:4-7; 9:9; 10:9; Ef 4:19

26 Giudic 19:3,27; Ge 18:12; 1P 3:6

28 Giudic 20:5; 1Re 18:29

29 Giudic 20:6,7; Rom 10:2
De 21:22,23

30 Giudic 20:7; Prov 11:14; 13:10; 15:22; 20:18; 24:6

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