Commentario abbreviato:

Matteo 26

1 Capitolo 26

I governanti cospirano contro Cristo Mt 26:1-5

Cristo unto a Betania Mt 26:6-13

Giuda si impegna a tradire Cristo Mt 26:14-16

La Pasqua ebraica Mt 26:17-25

Cristo istituisce la sua Santa Cena Mt 26:26-30

Avverte i suoi discepoli Mt 26:31-35

La sua agonia nel giardino Mt 26:36-46

Viene tradito Mt 26:47-56

Cristo davanti a Caiafa Mt 26:57-68

Pietro lo rinnega Mt 26:69-75

Versetti 1-5

Nostro Signore aveva spesso raccontato le sue sofferenze come se fossero lontane, ora ne parla come se fossero a portata di mano. Nello stesso momento il consiglio ebraico si consultava su come metterlo a morte in segreto. Ma a Dio piacque sconfiggere il loro intento. Gesù, il vero Agnello pasquale, doveva essere sacrificato per noi proprio in quel momento, e la sua morte e risurrezione rese pubbliche.

6 Versetti 6-13

Il versamento dell'unguento sul capo di Cristo era un segno del massimo rispetto. Se nel cuore c'è vero amore per Gesù Cristo, nulla sarà ritenuto troppo bello da donare a lui. Quanto più i servitori di Cristo e i loro servizi vengono disprezzati, tanto più egli manifesta la sua accettazione. Questo atto di fede e di amore era così notevole che sarebbe stato riportato, come memoriale della fede e dell'amore di Maria, in tutte le epoche future e in tutti i luoghi in cui il Vangelo sarebbe stato predicato. Questa profezia si è avverata.

14 Versetti 14-16

Gli apostoli erano solo dodici e uno di loro era come un demonio; di certo non dobbiamo aspettarci che nessuna società sia del tutto pura al di qua del cielo. Quanto più gli uomini fanno professione di religione, tanto più hanno la possibilità di fare del male, se il loro cuore non è retto da Dio. Osservate che lo stesso discepolo di Cristo, che conosceva così bene la sua dottrina e il suo modo di vivere, ed era falso nei suoi confronti, non poteva accusarlo di nulla di criminale, anche se ciò sarebbe servito a giustificare il suo tradimento. Cosa voleva Giuda? Non era forse il benvenuto ovunque fosse il suo Maestro? Non si è comportato come Cristo? Non è la mancanza, ma l'amore per il denaro la radice di tutti i mali. Dopo aver fatto quel patto scellerato, Giuda ebbe il tempo di pentirsi e di revocarlo; ma quando atti di disonestà minori hanno indurito la coscienza, gli uomini fanno senza esitazione ciò che è più vergognoso.

17 Versetti 17-25

Osservate che il luogo in cui mangiare la Pasqua è stato indicato da Cristo ai discepoli. Egli conosce quelli nascosti che favoriscono la sua causa e visiterà benevolmente tutti coloro che sono disposti a riceverlo. I discepoli fecero come Gesù aveva stabilito. Coloro che vogliono avere la presenza di Cristo nella Pasqua del Vangelo, devono fare ciò che egli dice. È bene che i discepoli di Cristo siano sempre gelosi di se stessi, soprattutto nei momenti difficili. Non sappiamo quanto possiamo essere tentati, né quanto Dio possa abbandonarci a noi stessi, perciò abbiamo motivo di non essere altezzosi, ma di temere. L'esame del cuore e la preghiera fervente sono particolarmente appropriati prima della cena del Signore, affinché, essendo Cristo la nostra Pasqua ora sacrificata per noi, possiamo mantenere questo banchetto, rinnovando il nostro pentimento, la nostra fede nel suo sangue e abbandonandoci al suo servizio.

26 Versetti 26-30

Questa ordinanza della cena del Signore è per noi la cena della Pasqua, con la quale commemoriamo una liberazione molto più grande di quella di Israele dall'Egitto. Prendete, mangiate; accettate Cristo come vi viene offerto; ricevete l'espiazione, approvatela, sottomettetevi alla sua grazia e al suo governo. La carne guardata, anche se il piatto è ben guarnito, non nutre; deve essere mangiata: così deve fare la dottrina di Cristo. Questo è il mio corpo, cioè, spiritualmente, significa e rappresenta il suo corpo. Noi prendiamo parte al sole, non mettendolo nelle nostre mani, ma facendone scendere i raggi su di noi; così prendiamo parte a Cristo partecipando alla sua grazia e ai frutti benedetti della rottura del suo corpo. Il sangue di Cristo è significato e rappresentato dal vino. Egli rese grazie, per insegnarci a guardare a Dio in ogni parte dell'ordinanza. Questo calice lo diede ai discepoli con il comando: "Bevetene tutti". Il perdono dei peccati è la grande benedizione che viene conferita a tutti i veri credenti nella Cena del Signore; è il fondamento di tutte le altre benedizioni. Egli si congeda da questa comunione e assicura loro un incontro felice alla fine: "Fino a quel giorno in cui lo berrò di nuovo con voi", può essere inteso come le gioie e le glorie dello stato futuro, che i santi parteciperanno con il Signore Gesù. Quello sarà il regno di suo Padre; il vino della consolazione sarà sempre nuovo. Mentre guardiamo i segni esteriori del corpo di Cristo spezzato e del suo sangue versato per la remissione dei nostri peccati, ricordiamo che il banchetto gli è costato tanto quanto se avesse letteralmente dato la sua carne da mangiare e il suo sangue da bere.

31 Versetti 31-35

Un'errata fiducia in se stessi, come quella di Pietro, è il primo passo verso la caduta. Tutti noi siamo inclini a essere troppo sicuri di noi stessi. Ma quelli che cadono più presto e più gravemente sono i più fiduciosi in se stessi. Sono meno sicuri coloro che si credono più sicuri. Satana è attivo per portare tali persone fuori strada; essi sono i più fuori guardia: Dio li abbandona a se stessi, per umiliarli.

36 Versetti 36-46

Colui che ha espiato i peccati dell'umanità, si è sottomesso in un giardino di sofferenza alla volontà di Dio, alla quale l'uomo si era ribellato in un giardino di piacere. Cristo portò con sé, in quella parte del giardino dove soffrì la sua agonia, solo coloro che avevano assistito alla sua gloria nella trasfigurazione. Sono meglio preparati a soffrire con Cristo coloro che per fede hanno visto la sua gloria. Le parole usate denotano il più completo sconforto, lo stupore, l'angoscia e l'orrore della mente; lo stato di chi è circondato da dolori, sopraffatto da miserie e quasi inghiottito dal terrore e dallo sgomento. Cominciò ad essere addolorato e non smise di esserlo finché non disse: "È finita". Pregò affinché, se possibile, il calice passasse da lui. Ma mostrò anche la sua perfetta disponibilità a sopportare il carico delle sue sofferenze; era disposto a sottoporsi a tutto per la nostra redenzione e salvezza. Secondo questo esempio di Cristo, dobbiamo bere il calice più amaro che Dio mette nelle nostre mani; anche se la natura lotta, deve sottomettersi. Dovremmo preoccuparci più di santificare i problemi e di appagare i nostri cuori sotto di essi, che di eliminarli. È bene per noi che la nostra salvezza sia nelle mani di Colui che non dorme e non riposa. Tutti sono tentati, ma noi dovremmo avere molta paura di entrare in tentazione. Per essere al sicuro da questo, dobbiamo vegliare e pregare, e guardare continuamente al Signore affinché ci sostenga per essere al sicuro. Senza dubbio nostro Signore aveva una visione chiara e completa delle sofferenze che avrebbe dovuto sopportare, eppure ha parlato con la massima calma fino a questo momento. Cristo era un garante, che si impegnava a rispondere dei nostri peccati. Di conseguenza, si è fatto peccato per noi e ha sofferto per i nostri peccati, il Giusto per l'ingiusto; e la Scrittura attribuisce le sue sofferenze più pesanti alla mano di Dio. Egli aveva piena conoscenza dell'infinita malvagità del peccato e dell'immensa portata della colpa per la quale doveva espiare; aveva una visione terribile della giustizia e della santità divine e della punizione meritata dai peccati degli uomini, che nessuna lingua può esprimere né la mente concepire. Allo stesso tempo, Cristo soffriva per essere tentato; probabilmente Satana gli suggeriva pensieri orribili che tendevano alla cupezza e a ogni terribile conclusione, che sarebbero stati tanto più difficili da sopportare a causa della sua perfetta santità. E il peso della colpa imputata gravava così tanto sull'anima di Colui di cui si dice: "Egli sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza"? In quale miseria devono sprofondare coloro i cui peccati sono lasciati sulla propria testa! Come potranno sfuggire coloro che trascurano una così grande salvezza?

47 Versetti 47-56

Nessun nemico è tanto da aborrire quanto quei discepoli che tradiscono Cristo con un bacio. Dio non ha bisogno dei nostri servigi, tanto meno dei nostri peccati, per realizzare i suoi scopi. Sebbene Cristo sia stato crocifisso per debolezza, si è trattato di una debolezza volontaria; si è sottomesso alla morte. Se non fosse stato disposto a soffrire, non avrebbero potuto conquistarlo. Era un grande peccato per coloro che avevano lasciato tutto per seguire Gesù; ora lo abbandonavano per non si sa cosa. Che follia, per paura della morte, fuggire da Colui che sapevano e riconoscevano essere la Fonte della vita!

57 Versetti 57-68

Gesù fu accompagnato a Gerusalemme. Non è bello, anzi è di cattivo auspicio, quando coloro che vogliono essere discepoli di Cristo non sono disposti a farsi riconoscere come tali. Qui iniziò il rinnegamento di Pietro: seguire Cristo da lontano, infatti, significa iniziare ad allontanarsi da Lui. È più importante prepararsi alla fine, qualunque essa sia, che chiedersi curiosamente quale sarà la fine. L'evento è di Dio, ma il dovere è nostro. Ora si sono adempiute le Scritture che dicevano: "Contro di me sono sorti falsi testimoni". Cristo è stato accusato, affinché noi non fossimo condannati; e se in qualche momento soffriamo così, ricordiamoci che non possiamo aspettarci di cavarcela meglio del nostro Maestro. Quando Cristo si è fatto peccato per noi, ha taciuto e ha lasciato che fosse il suo sangue a parlare. Finora Gesù aveva raramente professato espressamente di essere il Cristo, il Figlio di Dio; il tenore della sua dottrina lo diceva e i suoi miracoli lo dimostravano; ma ora non avrebbe omesso di farne aperta confessione. Sarebbe sembrato come declinare le sue sofferenze. Confessò così, come esempio e incoraggiamento ai suoi seguaci, di confessarlo davanti agli uomini, qualunque fosse il rischio che correvano. Il disprezzo, la crudele derisione e l'aborrimento sono la parte sicura del discepolo, come lo furono del Maestro, da parte di coloro che vogliono insultare e deridere il Signore della gloria. Queste cose sono state esattamente predette nel cinquantesimo capitolo di Isaia. Confessiamo il nome di Cristo e sopportiamo il rimprovero, ed egli ci confesserà davanti al trono del Padre suo.

69 Versetti 69-75

Il peccato di Pietro è veramente correlato, perché le Scritture lo trattano fedelmente. Le cattive compagnie portano al peccato: chi vi si infila inutilmente può aspettarsi di essere tentato e insidiato, come Pietro. Difficilmente possono uscire da tale compagnia senza sensi di colpa o dolore, o entrambe le cose. È una grande colpa essere timidi nei confronti di Cristo; e dissimulare la nostra conoscenza di lui, quando siamo chiamati a riconoscerlo, è, in effetti, rinnegarlo. Il peccato di Pietro era aggravato; ma egli vi cadde di sorpresa, non come Giuda, con un disegno. Ma la coscienza dovrebbe essere per noi come il canto del gallo, per farci ricordare i peccati che avevamo dimenticato. Pietro fu così lasciato cadere, per ridurre la sua fiducia in se stesso e renderlo più modesto, umile, compassionevole e utile agli altri. Da allora questo evento ha insegnato molte cose ai credenti e se infedeli, farisei e ipocriti vi inciampano o ne abusano, è a loro rischio e pericolo. Non sappiamo come dovremmo agire in situazioni molto difficili, se fossimo lasciati a noi stessi. Chi pensa di stare in piedi, dunque, stia attento a non cadere; diffidiamo tutti del nostro cuore e affidiamoci completamente al Signore. Pietro pianse amaramente. Il dolore per il peccato non deve essere lieve, ma grande e profondo. Pietro, che pianse così amaramente per aver rinnegato Cristo, non lo rinnegò mai più, ma lo confessò spesso di fronte al pericolo. Il vero pentimento per qualsiasi peccato sarà dimostrato dalla grazia e dal dovere contrari; questo è un segno del nostro dolore non solo amaro, ma sincero.

Commentario del Nuovo Testamento:

Matteo 26

1 CAPO 26 - ANALISI

1. Gesù annunzia di nuovo la sua morte; ed intanto il Sinedrio cospira per togliergli la vita. Già in tre occasioni diverse, il Signore aveva predetto che sarebbe arrestato dai Giudei, e da essi dato in potere dei Romani per essere crocifisso; ma, prima di tornarsene dal monte degli Ulivi dove aveva fatti tutti quei discorsi, egli indicò il tempo preciso cioè due giorni dopo in cui doveva essere tradito. Questo ci fece probabilmente per imprimere sempre più nel cuore dei discepoli i solenni avvertimenti, ch'egli aveva loro dati. Frattanto il Sinedrio, avendo deciso di far morire Gesù, si riunì in solenne conclave, per deliberare sul miglior modo di eseguire quel suo disegno. Si riconobbe che, essendo Gesù tenuto in grande stima dal popolo, sarebbe stato prudente non arrestarlo nel giorno stesso della festa, ma impadronirsene di nascosto Matteo 26:1-5.

2. Gesù cena in Betania nella casa di Simone il Lebbroso. Simone aveva probabilmente invitato Gesù in segno di riconoscenza per essere stato da lui nettato dalla lebbra. Il convito ebbe luogo, senza dubbio, la sera stessa del giorno in cui Cristo pronunziò i discorsi precedenti altrimenti Giuda non avrebbe più avuto il tempo necessario per stringere, coi capi del Sinedrio, il suo infame contratto. Giovanni 12 ci narra che Lazzaro e le sue sorelle erano presenti alla cena, e che Maria fu quella che sparse il prezioso olio profumato sulla testa di Cristo. Giuda, avendo biasimato quell'atto come una perdita inutile, ed alcuni discepoli avendo dato a conoscere che dividevano il suo parere, Gesù difende l'azione di Maria, dichiara che essa aveva versato quell'olio sul suo capo come per imbalsamarlo, e che dovunque il Vangelo sarebbe annunziato nel mondo, sarebbe pure stato proclamato l'affetto che essa portava al suo Salvatore, nonché il sacrificio fatto per dimostrarglielo. Giovanni ci avverte pure che Giuda era un ladro. Come cassiere della piccola comitiva, gli era facile soddisfare la sua disonestà; ed il vederla frustrata in questa circostanza fu forse il motivo che lo indusse a tradire il Maestro. La relazione di Matteo infatti sembra accennare a qualche relazione fra quell'incidente della cena e la sua risoluzione. Checché ne sia, il giorno dopo Giuda ottenne una udienza dai principali sacerdoti e patteggiò di dar loro Cristo in mano, per 30 monete d'argento Matteo 6-16.

3. Preparativi per la Pasqua, e sua celebrazione. La Pasqua si mangiava dopo il tramonto del sole, cioè al principio del 15cesimo giorno del mese di Nisan. Nell'ultime ore del giorno le quali appartenevano ancora al 14esimo di Nisan, alcuni dei discepoli aveano domandato al Maestro dove dovessero fare i preparativi della Pasqua. In Gerusalemme, quasi tutte le case avevano una stanza riserbata per i forestieri, la quale volentieri si metteva a disposizione di persone venute da altre parti del paese, affinché vi potessero preparare e mangiare insieme l'agnello pasquale. Gesù dà quivi una prova novella della sua divina onniscienza, ordinando ai suoi discepoli di seguire sino a casa sua un uomo che avrebbero incontrato nelle strade di Gerusalemme, portando un vaso pieno d'acqua al padrone di costui dovevano domandare il permesso di servirsi della sua stanza. A sera, il Signore vi si reca cogli altri discepoli, e mentre tutti mangiano la Pasqua, Gesù dà a conoscere con un segno che Giuda era quello che lo avrebbe tradito Matteo 26:17-25.

4. Istituzione della Cena del Signore. Dopo la partenza di Giuda, ed in sul finire della Cena pasquale, Gesù prende d'in sulla tavola un po' di pane e di vino, ed avendo reso grazie, innesta sull'ultima Pasqua da lui celebrata, la prima Eucaristia cristiana. Così egli crea un legame fra l'antico ed il nuovo Patto Matteo 26:25-36.

5. Gesù si ritira coi discepoli sul monte degli Ulivi. In questa occasione il Signore predice che sarebbe stato abbandonato da tutti i suoi discepoli. Vantandosi Pietro di rimanergli fedele più degli altri, Gesù gli predice chiaramente, che anzi egli rinnegherebbe il suo Signore. Pietro risponde protestando con molto calore di esser pronto a morire piuttosto che abbandonarlo, e gli altri discepoli fanno eco alle sue parole Matteo 26:31-35.

6. Gesù in Getsemane. Attraversato il Chedron e giunto verso il monte degli Ulivi, Gesù prende seco Pietro, Giacomo e Giovanni, e se ne va in disparte nel giardino di Getsemane. Quivi egli lotta in preghiera col suo Padre, finché un sudore di sangue gl'irrora la fronte. La sua umanità, santa sì, ma fragile, rifuggiva dal calice dell'ira che suo Padre gli porgeva alle labbra. Era giunta "l'ora e la potenza delle tenebre" Luca 22:53. Il sonnecchiare e la insensibilità dei suoi diletti discepoli accrescevano la sua "agonia", e lo privavano di quella simpatia dietro alla quale la sua umana natura così potentemente anelava Matteo 26:36-46.

7. Gesù è arrestato da una schiera condotta da Giuda. Quella schiera era composta probabilmente di soldati della fortezza Antonia, che facevan la guardia al tempio, e di leviti, addetti al tempio stesso. Giuda s'avanza e bacia il suo Maestro: tale il segnale che aveva dato ai soldati affinché sapessero chi doveano arrestare. Pietro fa un tentativo di resistenza, e, con un colpo di spada, spicca l'orecchio di Malco, servitore del sommo sacerdote; ma Gesù sana la ferita e sgrida il suo temerario discepolo, dicendogli che, se avesse voluto rimanere libero, gli sarebbe bastato di pregare il Padre, il quale gli avrebbe subito mandato una legione di angeli. Si arrende quindi senza resistenza, dopo aver provveduto alla salvezza dei suoi discepoli Matteo 26:47-56.

8. Gesù comparisce davanti al Sinedrio, nella casa di Caiafa. Tradotto primieramente in casa di Caiafa, sommo sacerdote di quell'anno, è quivi mantenuto in arresto durante la notte. Intanto i membri del Sinedrio sono avvertiti della sua cattura e si riuniscono all'alba, per giudicarla i primi testimoni non potendo addurre nulla contro di lui, il supremo Tribunale della nazione non si perita di cercar falsi testimoni per poter condannare Gesù, il quale rifiuta di difendersi. Scongiurato però dal sommo sacerdote secondo la formula solenne della legge mosaica, per la prima volta egli si proclama pubblicamente Figlio di Dio e Messia, e ciò conferma con una predizione della sua seconda venuta. In conseguenza di questa dichiarazione, che agli orecchi loro suona bestemmia, egli è condannato a morte Matteo 26:57-68.

9. Pietro rinnega il suo Signore. L'evangelista si ferma a questo punto, per riferire un incidente che accadde mentre Gesù era detenuto nella casa di Caiafa. Pietro, mercé la protezione di un amico, aveva potuto introdursi nella corte esterna del palazzo; non perché si vergognasse di avere abbandonato il suo Maestro e ora volesse riprendere il suo posto accanto a lui e dimostrargli il suo amore e la sua simpatia, ma semplicemente per aggirarsi fra i servi e gli astanti, e soddisfare una colposa curiosità. Così, senza necessità, egli s i espose alla tentazione, e vedendosi additare come discepolo di Cristo, rinnega Cristo con veemenza per tre volte. Finalmente, il canto del gallo gli richiama alla mente l'ammonizione del Maestro, ond'egli esce e piange amaramente Matteo 26:69-75.

Matteo 26:1-5. GESÙ ANNUNZIA AI DODICI CHE FRA DUE GIORNI VERREBBE MESSO A MORTE. IL SINEDRIO INTANTO COSPIRA CONTRO DI LUI Marco 14:1-2; Luca 22:1-2

1. Ed avvenne che, quando Gesù ebbe finiti tutti questi ragionamenti,

I due precedenti capitoli contengono un discorso che venne pronunziato tutto in una volta da Gesù, mentre, seduto coi suoi discepoli sul monte degli Ulivi, stava con essi contemplando il tempio. Forse, per far contrasto colla gloria di cui aveva testè parlato, scelse egli questo momento per annunziar loro la sua morte imminente. Può darsi però che non ne ragionasse prima, d'essere arrivato alla scesa, dal lato orientale della montagna, ritornando verso Betania Vedi Note Matteo 24:13.

disse ai suoi discepoli: 2. Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua;

Siccome la Pasqua si celebrava il 15 di Nisan, vale a dire immediatamente dopo il tramonto del 14, quest'annunzio della sua morte deve essere stato dato il 12 di quel mese.

2 e il Figliuol dell'uomo sarà consegnato per esser crocifisso.

Mentre egli era ancora in Galilea, poi, per istrada, venendo a Gerusalemme, il Signore aveva già annunziato ai suoi discepoli che sarebbe stato dato in mano dei Gentili per essere crocifisso, ma ora, per la prima volta, egli indica il momento preciso in cui doveva essere tradito.

PASSI PARALLELI

Matteo 19:1

Marco 14:1-2; Luca 22:1-2,15; Giovanni 13:1

Esodo 12:11-14; 34:25; Giovanni 2:13; 11:55; 12:1

Matteo 26:24-25; 17:22; 20:18-19; 27:4; Luca 24:6-7; Giovanni 13:2; 18:2

3 3. Allora i capi sacerdoti, e gli anziani del popolo, si raunarono nella corte del sommo sacerdote, detto Caiafa; 4. E deliberarono nel loro consiglio di pigliar Gesù con inganno, e di farlo morire.

Fu questa un'assemblea generale del Sinedrio, poiché son nominate le diverse persone che lo componevano, il luogo ordinario di quelle riunioni era una sala nel recinto del tempio; ma in questa occasione si venne nell'aula del palazzo del sommo sacerdote. Questa si potrebbe quasi considerare come una consultazione segreta senonché la seduta nella quale il nostro Signore venne giudicato e condannato fu tenuta nello stesso luogo. L'oggetto della presente convocazione era di trovare un'occasione propizia per arrestare Gesù di nascosto, sapendo che non si sarebbe potuto farlo pubblicamente. Il severo linguaggio usato da Cristo il giorno precedente, sia a loro direttamente, sia quando parlava di loro al popolo, li aveva esasperati, ed in conseguenza di ciò s'erano decisi di conferire insieme.

PASSI PARALLELI

Matteo 21:45-46; Salmo 2:1-2; 56:6; 64:4-6; 94:20-21; Geremia 11:19; 18:18-20

Giovanni 11:47-53,57; Atti 4:25-28

Matteo 26:58; Geremia 17:27; Marco 14:54

Giovanni 11:49; 18:13-14,24; Atti 4:5-6

Salmo 2:2

Matteo 23:33; Genesi 3:1; Atti 7:19; 13:10; 2Corinzi 11:3

5 5. Ma dicevano: Non durante la festa; perché non accada tumulto nel popolo.

Le parole "la festa" possono intendersi o del giorno di Pasqua istesso, o dei sette giorni degli azzimi, durante i quali continuava la solennità. È probabile che sieno prese qui in quest'ultimo senso. Alla fine dei sette giorni, infatti, essendo partita una gran parte della moltitudine accorsa in Gerusalemme, l'arresto di Cristo si poteva fare con rischio minore. Dunque, nello stesso momento in cui Cristo annunziava che avrebbe sofferto la morte nel giorno di Pasqua, i suoi nemici prendevano la decisione di non arrestarlo durante la festa! Ma ciò che Dio ha deciso deve accadere a dispetto dei piani e delle risoluzioni degli uomini. La predizione divina si avverò in modo tale, quale essi non avrebbero pensato, mercé l'offerta fatta da Giuda, il giorno dopo, di tradire il suo Maestro.

PASSI PARALLELI

Salmo 76:10; Proverbi 19:21; 21:30; Isaia 46:10; Lamentazioni 3:37; Marco 14:2,12,27

Luca 22:7; Giovanni 18:28; Atti 4:28

Matteo 14:5; 21:26; Luca 20:6

6 Matteo 26:6-16. LA CENA A BETANIA. MARIA UNGE IL CAPO DI GESÙ. GIUDA PATTUISCE COI CAPI SACERDOTI DI TRADIRE IL SUO SIGNORE Marco 14:3-11; Luca 22:3-5; Giovanni 12:1-7

Per la esposizione vedi Marco 14:3-11.

17 Matteo 26:17-30. PREPARAZIONE PER LA PASQUA E ULTIMA SUA CELEBRAZIONE. GESÙ INDICA GIUDA COME IL TRADITORE. ISTITUZIONE DELLA SANTA CENA Marco 14:12-26; Luca 22:7-23;Giovanni 13:1-30

Per la esposizione vedi Marco 14:12-26.

31 Matteo 26:31-35. GESÙ ANNUNZIA CHE SAREBBE ABBANDONATO DAI SUOI DISCEPOLI E RINNEGATO DA PIETRO Marco 14:27-31; Luca 22:24-38; Giovanni 13:36-38

Per la esposizione vedi Luca 22:24-38.

36 Matteo 26:36-46. AGONIA DI CRISTO IN GETSEMANE Marco 14:32-42; Luca 22:39-46

Per la esposizione vedi Marco 14:32-42.

47 Matteo 26:47-56. GESÙ È TRADITO ED ARRESTATO. I DISCEPOLI SI DISPERDONO Marco 14:43-52; Luca 22:47-53; Giovanni 18:1-12

Per la esposizione vedi Giovanni 18:1-12.

57 Matteo 26:57-75. GESÙ COMPARISCE DINANZI AL SINEDRIO. VIENE CONDANNATO A MORTE, E TRATTATO CON IGNOMINIA. PIETRO RINNEGA IL SUO SIGNORE Marco 14:53-72; Luca 22:54-71; Giovanni 18:13-27

Per la esposizione vedi Marco 14:53-72.

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