Nuova Riveduta:

Neemia 13

Abusi aboliti da Neemia
1 «In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè, e vi si trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non debbono mai entrare nell'assemblea di Dio, 2 perché non erano venuti incontro ai figli d'Israele con pane e acqua e perché avevano comprato a loro danno Balaam, affinché li maledicesse; ma il nostro Dio convertì la maledizione in benedizione. 3 Quando il popolo udì la legge, separò da Israele tutti gli stranieri.
4 Prima di questo, il sacerdote Eliasib, responsabile delle camere del tempio del nostro Dio e parente di Tobia, 5 aveva messo a disposizione di quest'ultimo una camera grande là dove, prima di allora si riponevano le offerte, l'incenso, gli utensili, la decima del grano, del vino e dell'olio, tutto ciò che spettava per legge ai Leviti, ai cantori, ai portinai, e la parte che se ne prelevava per i sacerdoti. 6 Ma quando si faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme; perché l'anno trentaduesimo di Artaserse, re di Babilonia, ero tornato presso il re; e dopo qualche tempo, avendo ottenuto un congedo dal re, 7 tornai a Gerusalemme, e mi accorsi del male che Eliasib aveva fatto per amore di Tobia, mettendo a sua disposizione una camera nei cortili della casa di Dio. 8 La cosa mi dispiacque molto, e feci gettare fuori dalla camera tutte le masserizie appartenenti a Tobia. 9 Poi ordinai che si purificassero quelle camere, e vi feci ricollocare gli utensili della casa di Dio, le offerte e l'incenso.
10 Seppi pure che le porzioni dovute ai Leviti non erano state date, e che i Leviti e i cantori, incaricati del servizio, se ne erano fuggiti, ciascuno alla sua terra. 11 Io ammonii i magistrati e dissi loro: "Perché la casa di Dio è stata abbandonata?" Poi radunai i Leviti e i cantori e li ristabilii nei loro uffici. 12 Allora tutto Giuda portò nei magazzini le decime del frumento, del vino e dell'olio. 13 Affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Selemia, allo scriba Sadoc e a Pedaia, uno dei Leviti; ai quali aggiunsi Anan figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano considerati uomini fedeli. Il loro compito era di fare le ripartizioni fra i loro fratelli.
14 Ricòrdati per questo di me, o Dio mio, e non cancellare quello che ho compiuto fedelmente per la casa del mio Dio e per il suo servizio!
15 In quei giorni osservai in Giuda alcune persone intente a pigiare l'uva in giorno di sabato, altre a portare, caricandolo sugli asini, grano e anche vino, uva, fichi e ogni sorta di cose, che facevano giungere a Gerusalemme in giorno di sabato. Io li rimproverai a motivo del giorno in cui vendevano le loro derrate. 16 C'erano anche persone di Tiro, stabilite a Gerusalemme, che portavano del pesce e ogni sorta di cose, e le vendevano ai figli di Giuda in giorno di sabato, e a Gerusalemme. 17 Allora rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: "Che significa questa cattiva azione che fate, profanando il giorno del sabato? 18 I nostri padri non fecero proprio così? Il nostro Dio fece, per questo, piombare su di noi e su questa città tutti questi mali. E voi accrescete l'ira ardente contro Israele, profanando il sabato!" 19 Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere nell'ombra, prima del sabato, ordinai che queste fossero chiuse e che non si riaprissero fino a dopo il sabato; e collocai alcuni dei miei servi alle porte, affinché nessun carico entrasse in città durante il sabato. 20 Così i mercanti e i venditori di merci di ogni genere una o due volte passarono la notte fuori di Gerusalemme. 21 Allora li rimproverai e dissi loro: "Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo rifate, vi farò arrestare". Da quel momento non vennero più di sabato. 22 Ordinai anche ai Leviti di purificarsi e venire a custodire le porte per santificare il giorno del sabato. Anche per questo ricòrdati di me, o mio Dio, e abbi pietà di me secondo la grandezza della tua misericordia!
23 In quei giorni vidi pure dei Giudei che avevano sposato donne di Asdod, di Ammon e di Moab. 24 La metà dei loro figli parlava l'asdodeo, ma non sapeva parlare la lingua dei Giudei; conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro popolo. 25 Li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli, e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro, e che non avrebbero preso le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi. 26 E dissi: "Salomone, re d'Israele, non peccò forse proprio in questo? Eppure, fra le molte nazioni, non ci fu re simile a lui; era amato dal suo Dio, e Dio lo aveva fatto re di tutto Israele; tuttavia le donne straniere fecero peccare anche lui. 27 Allora dovremmo forse permettervi di commettere un male altrettanto grande, e così divenire infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?"
28 Uno dei figli di Ioiada, figlio di Eliasib, il sommo sacerdote, era genero di Samballat, il Coronita; e io lo cacciai via da me.
29 Ricòrdati di loro, o mio Dio, poiché hanno contaminato il sacerdozio e il patto dei sacerdoti e dei Leviti!
30 Così purificai il popolo da ogni elemento straniero, e ristabilii i vari servizi dei sacerdoti e dei Leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro. 31 Diedi anche disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi stabiliti e circa le primizie. Ricòrdati di me, mio Dio, per farmi del bene!».

C.E.I.:

Neemia 13

1 In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè e vi si trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nella comunità di Dio, 2 perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e l'acqua e perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in benedizione. 3 Quando ebbero udito la legge, separarono da Israele tutto l'elemento straniero che vi si trovava mescolato.
4 Prima di questo il sacerdote Eliasìb, che era preposto alle stanze della casa del nostro Dio ed era parente di Tobia, 5 aveva messo a disposizione di quest'ultimo una camera grande dove, prima di allora, si riponevano le offerte, l'incenso, gli arredi, la decima del grano, del vino e dell'olio, quanto spettava per legge ai leviti, ai cantori, ai portieri, e la parte che se ne prelevava per i sacerdoti. 6 Quando si faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme, perché nell'anno trentaduesimo di Artaserse re di Babilonia ero tornato presso il re; ma dopo qualche tempo, ottenuta una licenza dal re, 7 tornai a Gerusalemme e mi accorsi del male che Eliasìb aveva fatto in favore di Tobia, mettendo a sua disposizione una stanza nei cortili del tempio. 8 La cosa mi dispiacque molto e feci gettare fuori dalla stanza tutte le masserizie appartenenti a Tobia; 9 poi ordinai che si purificassero quelle camere e vi feci ricollocare gli arredi del tempio, le offerte e l'incenso.
10 Seppi anche che le porzioni dovute ai leviti non erano state date e che i leviti e i cantori, incaricati del servizio, erano fuggiti ognuno al suo paese. 11 Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: «Perché la casa di Dio è stata abbandonata?». Poi radunai i leviti e i cantori e li ristabilii nei loro uffici. 12 Allora tutto Giuda portò ai magazzini le decime del frumento, del vino e dell'olio; 13 affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Selemia, allo scriba Zadòk, e a Pedaia, uno dei leviti; ai quali aggiunsi Canan figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano reputati uomini fedeli. Il loro ufficio era di fare le ripartizioni tra i loro fratelli.
14 Ricordati per questo di me, Dio mio, e non cancellare le opere di pietà che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo servizio!
15 In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano nei tini in giorno di sabato, altri che trasportavano i covoni e li caricavano sugli asini, e anche vino, uva, fichi e ogni sorta di carichi, che introducevano a Gerusalemme in giorno di sabato; io protestai a causa del giorno in cui vendevano le derrate. 16 C'erano anche alcuni di Tiro stabiliti a Gerusalemme che importavano pesce e ogni sorta di merci e le vendevano ai figli di Giuda in giorno di sabato e in Gerusalemme. 17 Allora io rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: «Che cosa è mai questo male che fate, profanando il giorno di sabato? 18 I nostri padri non hanno fatto così? Il nostro Dio per questo ha fatto cadere su noi e su questa città tutti questi mali. Voi accrescete l'ira accesa contro Israele, profanando il sabato!». 19 Non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere nell'ombra della sera, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero chiuse e che non si riaprissero fino dopo il sabato; collocai alcuni miei servi alle porte, perché nessun carico entrasse in città durante il sabato. 20 Così i mercanti e i venditori di ogni merce una o due volte passarono la notte fuori di Gerusalemme. 21 Allora io protestai contro di loro e dissi: «Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo farete un'altra volta, vi farò arrestare». Da quel momento non vennero più in giorno di sabato. 22 Ordinai ai leviti che si purificassero e venissero a custodire le porte per santificare il giorno del sabato.
Anche per questo ricordati di me, mio Dio, e abbi pietà di me secondo la tua grande misericordia!
23 In quei giorni vidi anche che alcuni Giudei si erano ammogliati con donne di Asdòd, di Ammòn e di Moab; 24 la metà dei loro figli parlava l'asdodeo, conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro popolo, non sapeva parlare giudaico. 25 Io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso come mogli le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi. 26 Dissi: «Salomone, re d'Israele, non ha forse peccato appunto in questo? Certo fra le molte nazioni non ci fu un re simile a lui; era amato dal suo Dio e Dio l'aveva fatto re di tutto Israele; eppure le donne straniere fecero peccare anche lui. 27 Si dovrà dunque dire di voi che commettete questo grande male, che siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?». 28 Uno dei figli di Ioiadà figlio di Eliasìb, il sommo sacerdote, era genero di Sanballàt il Coronita; io lo cacciai via da me. 29 Ricordati di loro, mio Dio, poiché hanno profanato il sacerdozio e l'alleanza dei sacerdoti e dei leviti. 30 Così li purificai da ogni consuetudine straniera e ristabilii i servizi dei sacerdoti e dei leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro. 31 Diedi anche disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi stabiliti, e circa le primizie.
32 Ricordati di me, mio Dio, per il mio bene!

Nuova Diodati:

Neemia 13

Vari abusi aboliti da Nehemia
1 In quel giorno si lesse alla presenza del popolo il libro di Mosè, e vi si trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non dovrebbero mai entrare nell'assemblea di DIO, 2 perché non erano venuti incontro ai figli d'Israele con pane e acqua e perché avevano assoldato contro di loro Balaam, per maledirli; ma il nostro DIO cambiò la maledizione in benedizione. 3 Come ebbero udito la legge, essi separarono da Israele tutta la gente straniera che si era mescolata a loro. 4 Prima di questo, il sacerdote Eliascib, che era preposto alle camere della casa del nostro DIO ed era imparentato con Tobiah, 5 aveva preparato per costui una grande camera, dove prima riponevano le offerte, l'incenso, gli utensili, la decima del grano, del vino e dell'olio, tutto ciò che spettava per legge ai Leviti, ai cantori, ai portinai, come pure le offerte raccolte per i sacerdoti. 6 Ma durante tutto questo tempo io non ero a Gerusalemme, perché nell'anno trentaduesimo di Artaserse, re di Babilonia, ero tornato presso il re. Un po' di tempo dopo ottenni un congedo dal re 7 e tornai a Gerusalemme; così mi resi conto del male che Eliascib aveva fatto per favorire Tobiah, preparando per lui una camera nei cortili della casa di DIO. 8 La cosa mi dispiacque grandemente, e così feci gettare fuori dalla camera tutte le masserizie di casa appartenenti a Tobiah; 9 poi ordinai che si purificassero quelle camere e vi feci ricollocare gli utensili della casa di DIO, le offerte e l'incenso. 10 Venni anche a sapere che le porzioni dovute ai Leviti non erano state loro date e che i Leviti e i cantori, che prestavano servizio, erano fuggiti ciascuno alla sua terra. 11 Allora rimproverai i magistrati e dissi loro: «Perché la casa di DIO è stata abbandonata?». Poi li radunai e li ristabilii nel loro ufficio. 12 Tutto Giuda quindi portò nei magazzini le decime del frumento, del mosto e dell'olio. 13 Affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Scelemiah, allo scriba, Tsadok e a Pedaiah, uno dei Leviti; come loro aiutante, scelsi Hanan, figlio di Zakkur, figlio di Mattaniah, perché costoro erano ritenuti uomini fedeli. A loro spettava il compito di fare le ripartizioni tra i loro fratelli. 14 Per questo ricordati di me, o DIO mio, e non cancellare le buone opere che ho fatto per la casa del mio DIO e per la sua custodia. 15 In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano l'uva in giorno di sabato e portavano sacchi di grano, caricandoli sugli asini, assieme a vino, uva, fichi e ogni sorta di fardelli che facevano venire a Gerusalemme in giorno di sabato; e io li rimproverai a motivo del giorno in cui vendevano i generi alimentari. 16 Inoltre alcuni uomini di Tiro, che risiedevano a Gerusalemme, importavano pesce e ogni genere di mercanzie e le vendevano ai figli di Giuda in giorno di sabato e in Gerusalemme. 17 Allora rimproverai i notabili di Giuda e dissi loro: «Che cos'è questo male che fate profanando il giorno di sabato? 18 Non fecero i nostri padri la stessa cosa? E non fece il nostro DIO cadere su di noi e su questa città tutta questa calamità? Ma voi fate venire maggior ira su Israele, profanando il sabato!». 19 Così, appena le porte di Gerusalemme cominciavano ad essere al buio, prima che il sabato cominciasse, io ordinai che le porte fossero chiuse e che non si riaprissero fin dopo il sabato; collocai pure alcuni dei miei servi alle porte, affinché nessun carico entrasse in città durante il sabato. 20 Ma i mercanti e i venditori di ogni genere di mercanzie passarono la notte fuori di Gerusalemme una o due volte. 21 Allora io li rimproverai e dissi loro: «Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo fate un'altra volta, metterò le mani su di voi». Da quel momento non vennero più in giorno di sabato. 22 Ordinai pure ai Leviti che si purificassero e venissero a custodire le porte per santificare il giorno del sabato. Anche per questo ricordati di me, o mio DIO, e abbi pietà di me secondo la grandezza della tua misericordia! 23 In quei giorni vidi pure alcuni Giudei che avevano sposato donne di Ashdod, di Ammon e di Moab; 24 la metà dei loro figli parlava la lingua di Ashdod e non sapeva parlare la lingua giudaica, ma parlava soltanto la lingua di questo o di quel popolo. 25 Allora io li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli; li feci quindi giurare nel nome di DIO che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro e non avrebbero preso le figlie di quelli per i loro figli né per se stessi. 26 E dissi: «Non peccò forse Salomone, re d'Israele, per queste cose? Eppure fra tante nazioni, non ci fu re simile a lui; era amato dal suo DIO, e DIO l'aveva stabilito re su tutto Israele; ma le donne straniere fecero peccare anche lui. 27 Dovremmo dunque udire di voi che commettete questo grande male, che peccate contro il nostro DIO, prendendo mogli straniere?». 28 Uno dei figli di Joiada, figlio di Eliscib, il sommo sacerdote, era genero di Sanballat, lo Horonita; io lo cacciai via da me. 29 Ricordati di loro, o mio DIO, perché hanno contaminato il sacerdozio e il patto del sacerdozio e dei Leviti! 30 Così io li purificai da ogni persona straniera e assegnai le mansioni ai sacerdoti e ai Leviti, ciascuno al suo compito. 31 Diedi pure disposizioni circa l'offerta della legna ai tempi stabiliti e circa le primizie. Ricordati di me, o DIO mio, per farmi del bene!

Riveduta 2020:

Neemia 13

Abusi aboliti da Neemia
1 In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè, e vi si trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nell'assemblea di Dio, 2 perché non erano venuti incontro ai figli d'Israele con del pane e dell'acqua, e perché avevano assoldato contro di loro Balaam, per maledirli; ma il nostro Dio convertì la maledizione in benedizione. 3 Quando il popolo udì la legge, separò da Israele ogni elemento straniero. 4 Ora prima di questo, il sacerdote Eliasib, che era preposto alle camere della casa del nostro Dio ed era parente di Tobia, 5 aveva messo a disposizione di quest'ultimo una camera grande là dove, prima di allora, si riponevano le offerte, l'incenso, gli utensili, la decima del grano, del vino e dell'olio, tutto ciò che spettava per legge ai Leviti, ai cantori, ai portinai, e la parte che se ne prelevava per i sacerdoti. 6 Ma quando si faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme; perché il trentaduesimo anno di Artaserse, re di Babilonia, ero tornato presso il re; e dopo qualche tempo avendo ottenuto un congedo dal re, 7 tornai a Gerusalemme, e mi accorsi del male che Eliasib aveva fatto per amore di Tobia, mettendo a sua disposizione una camera nei cortili della casa di Dio. 8 La cosa mi dispiacque molto, e feci gettare fuori dalla camera tutte le masserizie appartenenti a Tobia; 9 poi ordinai che si purificassero quelle camere, e vi feci ricollocare gli utensili della casa di Dio, le offerte e l'incenso. 10 Seppi pure che le porzioni dovute ai Leviti non erano state date, e che i Leviti e i cantori, incaricati del servizio, se ne erano fuggiti, ciascuno alla sua terra. 11 Io ammonii i magistrati, e dissi loro: “Perché la casa di Dio è stata abbandonata?”. Poi radunai i Leviti e i cantori e li ristabilii nei loro compiti. 12 Allora tutto Giuda portò nei magazzini le decime del frumento, del vino e dell'olio; 13 e affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Selemia, allo scriba Sadoc, e a Pedaia uno dei Leviti; ai quali aggiunsi Anan, figlio di Zaccur, figlio di Mattania, perché erano reputati uomini fedeli. Il loro compito era di fare le ripartizioni tra i loro fratelli. 14 Ricòrdati per questo di me, o Dio mio, e non cancellare le buone opere che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo servizio! 15 In quei giorni osservai in Giuda alcuni che pigiavano l'uva in giorno di sabato, altri che portavano, caricandolo sugli asini, del grano o anche del vino, dell'uva, dei fichi, e ogni sorta di cose, che facevano venire a Gerusalemme in giorno di sabato; io li rimproverai a causa del giorno in cui vendevano le loro merci. 16 Vi erano anche dei Siri, stabiliti a Gerusalemme, che portavano del pesce e ogni sorta di cose e le vendevano ai figli di Giuda e in Gerusalemme, in giorno di sabato. 17 Allora io ammonii i notabili di Giuda, e dissi loro: “Che significa questa cattiva azione che fate, profanando il giorno del sabato? 18 I nostri padri non fecero così? e per questo il nostro Dio fece cadere su di noi e su questa città tutti questi mali. E voi accrescete l'ira ardente contro Israele, profanando il sabato!”. 19 E non appena le porte di Gerusalemme cominciarono a essere nell'ombra, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero chiuse, e che non si riaprissero fino a dopo il sabato; e collocai alcuni dei miei servi alle porte, affinché nessun carico entrasse in città durante il sabato. 20 Così i mercanti e i venditori di ogni sorta di cose una o due volte passarono la notte fuori di Gerusalemme. 21 Allora io li rimproverai, e dissi loro: “Perché passate la notte davanti alle mura? Se lo rifate, vi farò arrestare”. Da quel momento non vennero più il sabato. 22 Io ordinai anche ai Leviti di purificarsi e di venire a custodire le porte per santificare il giorno del sabato. Anche per questo ricordati di me, o mio Dio, e abbi pietà di me secondo la grandezza della tua misericordia! 23 In quei giorni vidi pure dei Giudei che avevano sposato donne di Asdod, di Ammon e di Moab; 24 e la metà dei loro figli parlava l'asdodeo, ma non sapeva parlare la lingua dei Giudei; conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro popolo. 25 Li rimproverai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli, e li feci giurare nel nome di Dio che non avrebbero dato le loro figlie ai figli di costoro, e non avrebbero preso le figlie di quelli per i loro figli né per loro stessi. 26 E dissi: “Salomone, re d'Israele, non peccò forse proprio in questo? e, certo, fra le molte nazioni, non ci fu re simile a lui; era amato dal suo Dio, e Dio lo aveva fatto re di tutto Israele; tuttavia, le donne straniere fecero peccare anche lui. 27 Si dovrà dunque dire di voi che commettete questo grande male, che siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?”. 28 Uno dei figli di Ioiada, figlio di Eliasib, il sommo sacerdote, era genero di Samballat, il Coronita; e io lo scacciai lontano da me. 29 Ricordati di loro, o mio Dio, poiché hanno contaminato il sacerdozio e il patto stabilito dal sacerdozio e dai Leviti! 30 Così purificai il popolo da ogni elemento straniero, e ristabilii i vari servizi dei sacerdoti e dei Leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro. 31 Diedi pure disposizioni riguardo l'offerta della legna ai tempi stabiliti, e riguardo le primizie. Ricordati di me, mio Dio, per farmi del bene!

Riveduta:

Neemia 13

Abusi aboliti da Nehemia
1 In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè, e vi si trovò scritto che l'Ammonita e il Moabita non debbono mai in perpetuo entrare nella raunanza di Dio, 2 perché non eran venuti incontro ai figliuoli d'Israele con del pane e dell'acqua, e perché aveano prezzolato a loro danno Balaam, per maledirli; ma il nostro Dio convertì la maledizione in benedizione. 3 E quando il popolo ebbe udita la legge, separò da Israele ogni elemento straniero. 4 Or prima di questo, il sacerdote Eliascib, ch'era preposto alle camere della casa del nostro Dio ed era parente di Tobia, 5 avea messo a disposizione di quest'ultimo una camera grande là dove, prima d'allora, si riponevano le offerte, l'incenso, gli utensili, la decima del grano, del vino e dell'olio, tutto ciò che spettava per legge ai Leviti, ai cantori, ai portinai, e la parte che se ne prelevava per i sacerdoti. 6 Ma quando si faceva tutto questo, io non ero a Gerusalemme; perché l'anno trentaduesimo di Artaserse, re di Babilonia, ero tornato presso il re; e in capo a qualche tempo avendo ottenuto un congedo dal re, 7 tornai a Gerusalemme, e m'accorsi del male che Eliascib avea fatto per amor di Tobia, mettendo a sua disposizione una camera nei cortili della casa di Dio. 8 La cosa mi dispiacque fortemente, e feci gettare fuori dalla camera tutte le masserizie appartenenti a Tobia; 9 poi ordinai che si purificassero quelle camere, e vi feci ricollocare gli utensili della casa di Dio, le offerte e l'incenso. 10 Seppi pure che le porzioni dovute ai Leviti non erano state date, e che i Leviti e i cantori, incaricati del servizio, se n'eran fuggiti, ciascuno alla sua terra. 11 E io censurai i magistrati, e dissi loro: 'Perché la casa di Dio è ella stata abbandonata?' Poi radunai i Leviti e i cantori e li ristabilii nei loro uffici. 12 Allora tutto Giuda portò nei magazzini le decime del frumento, del vino e dell'olio; 13 e affidai la sorveglianza dei magazzini al sacerdote Scelemia, allo scriba Tsadok, e a Pedaia uno dei Leviti; ai quali aggiunsi Hanan, figliuolo di Zaccur, figliuolo di Mattania, perché erano reputati uomini fedeli. Il loro ufficio era di fare le ripartizioni tra i loro fratelli. 14 Ricòrdati per questo di me, o Dio mio, e non cancellare le opere pie che ho fatte per la casa del mio Dio e per il suo servizio! 15 In que' giorni osservai in Giuda di quelli che calcavano l'uva negli strettoi in giorno di sabato, altri che portavano, caricandolo sugli asini, del grano od anche del vino, dell'uva, dei fichi, e ogni sorta di cose, che facean venire a Gerusalemme in giorno di sabato; e io li rimproverai a motivo del giorno in cui vendevano le loro derrate. 16 C'erano anche dei Sirî, stabiliti a Gerusalemme, che portavano del pesce e ogni sorta di cose, e le vendevano ai figliuoli di Giuda in giorno di sabato, e in Gerusalemme. 17 Allora io censurai i notabili di Giuda, e dissi loro: 'Che vuol dire questa mala azione che fate, profanando il giorno del sabato? 18 I nostri padri non fecero essi così? e l'Iddio nostro fece, per questo, cader su noi e su questa città tutti questi mali. E voi accrescete l'ira ardente contro ad Israele, profanando il sabato!' 19 E non appena le porte di Gerusalemme cominciarono ad esser nell'ombra, prima del sabato, io ordinai che le porte fossero chiuse, e che non si riaprissero fino a dopo il sabato; e collocai alcuni de' miei servi alle porte, affinché nessun carico entrasse in città durante il sabato. 20 Così i mercanti e i venditori d'ogni sorta di cose una o due volte passarono la notte fuori di Gerusalemme. 21 Allora io li rimproverai, e dissi loro: 'Perché passate voi la notte davanti alle mura? Se lo rifate, vi farò arrestare'. Da quel momento non vennero più il sabato. 22 Io ordinai anche ai Leviti che si purificassero e venissero a custodire le porte per santificare il giorno del sabato. Anche per questo ricòrdati di me, o mio Dio, e abbi pietà di me secondo la grandezza della tua misericordia! 23 In quei giorni vidi pure dei Giudei che s'erano ammogliati con donne di Ashdod, di Ammon e di Moab; 24 e la metà dei loro figliuoli parlava l'asdodeo, ma non sapeva parlare la lingua de' Giudei; conosceva soltanto la lingua di questo o quest'altro popolo. 25 E io li censurai, li maledissi, ne picchiai alcuni, strappai loro i capelli, e li feci giurare nel nome di Dio che non darebbero le loro figliuole ai figliuoli di costoro, e non prenderebbero le figliuole di coloro per i loro figliuoli né per loro stessi. 26 E dissi: 'Salomone, re d'Israele, non peccò egli forse appunto in questo? e, certo, fra le molte nazioni, non ci fu re simile a lui; era amato dal suo Dio, e Dio l'aveva fatto re di tutto Israele; nondimeno, le donne straniere fecero peccare anche lui. 27 E s'avrà egli a dir di voi che commettete questo gran male, che siete infedeli al nostro Dio, prendendo mogli straniere?' 28 Uno de' figliuoli di Joiada, figliuolo di Eliascib, il sommo sacerdote, era genero di Samballat, lo Horonita; e io lo cacciai lungi da me. 29 Ricòrdati di loro, o mio Dio, poiché hanno contaminato il sacerdozio e il patto fermato dal sacerdozio e dai Leviti! 30 Così purificai il popolo da ogni elemento straniero, e ristabilii i servizi varî de' sacerdoti e de' Leviti, assegnando a ciascuno il suo lavoro. 31 Ordinai pure il da farsi circa l'offerta delle legna ai tempi stabiliti, e circa le primizie. 32 Ricòrdati di me, mio Dio, per farmi del bene!

Ricciotti:

Neemia 13

Riforma di diversi abusi
1 In quel tempo, fu letto pubblicamente il libro di Mosè; e si trovò scritto che gli Ammoniti ed i Moabiti non dovevano mai in eterno aver parte col popolo di Dio, 2 perchè non soccorsero di pane e d'acqua i figli d'Israele, e stipendiarono contro a loro Balaam perchè li maledicesse; ma il nostro Dio convertì in benedizione quella maledizione. 3 Perciò, udita la legge, mandaron via da Israele tutti gli stranieri. 4 A ciò fu deputato Eliasib sacerdote, che era stato sopraintendente al tesoro nella casa del Dio nostro, ed era parente di Tobia. 5 E gli aveva fatto fare una gran camera, nella quale si portavano avanti a lui le offerte, l'incenso, i vasi, le decime del grano, del vino e dell'olio, la parte dei leviti, dei cantori e degli ostiarii, e le primizie sacerdotali. 6 Quando tutto ciò avvenne, io non ero in Gerusalemme; perchè, l'anno trentadue di Artaserse re di Babilonia, io ero tornato presso il re, e dopo assai tempo ebbi da lui licenza. 7 Allora tornai a Gerusalemme, e conobbi il male che Eliasib aveva fatto riguardo a Tobia, allestendogli una camera nel recinto della casa di Dio. 8 Ciò mi parve un gran male, e gettai fuori della camera tutti gli arredi della casa di Tobia; 9 ed ordinai che quelle stanze fossero purificate, e vi riportai i vasi della casa di Dio, le offerte e l'incenso. 10 Seppi ancora che i leviti non avevano ricevuto le porzioni a loro dovute, e che dei leviti e dei cantori e dei ministri del tempio eran fuggiti, ciascuno nel proprio paese. 11 Ne feci rimostranza ai magistrati, e dissi: «Perchè abbandoniamo noi la casa di Dio?». E li rimisi insieme e li feci stare ciascuno al suo posto. 12 E tutto Giuda portava al granaio la decima del frumento, del vino e dell'olio. 13 E deputammo a sopraintendere ai granai Selemia sacerdote, Sadoc scriba, Fadaiam dei leviti, e insieme a loro Anan figlio di Zacur, figlio di Matania, che erano stati conosciuti a prova come fedeli; a loro furono affidate le porzioni pei loro fratelli. 14 Ricordati di me, Dio mio, in vista di ciò; e non scancellare [dalla tua memoria] il bene che feci per la casa del mio Dio, e per le sue relative osservanze. 15 In quei giorni, vidi in Giuda alcuni che pestavano l'uva di sabato, portavano pesi, caricavano sugli asini vino ed uva e fichi ed altri generi, e li portavano a Gerusalemme in giorno di sabato; ordinai loro che vendessero in quei giorni nei quali è permesso. 16 E v'erano in città alcuni di Tiro, che portavano in Gerusalemme il pesce ed altre mercanzie, e lo vendevano ai Giudei anche al sabato. 17 Sgridai i maggiorenti di Giuda, e dissi loro: «Che male è mai questo che voi fate, profanando così il giorno del sabato? 18 Non han fatto così anche i padri nostri, e perciò il Dio nostro mandò addosso a noi ed a questa città ogni malanno? Voi accrescete il suo sdegno contro Israele, violando il sabato». 19 Ora quando alle porte di Gerusalemme cominciò ad esserci quiete per il sabato, ordinai che fossero chiuse, e che non si riaprissero sino a dopo il sabato; e misi dei miei servi alle porte, perchè nessuno portasse pesi in giorno di sabato. 20 Così, per una volta e due, i mercanti e venditori di ogni genere rimasero chiusi fuori di Gerusalemme. 21 Io li sgridai, e dissi loro: «Perchè vi fermate voi di contro alle mura? Se lo farete un'altra volta, vi farò mettere le mani addosso». Così, da allora in poi, non vennero più di sabato. 22 Dissi anche ai leviti che si purificassero, e venissero a custodire le porte, acciò il giorno del sabato fosse santificato. Anche per questo, ricordati di me, Dio mio, ed abbi di me pietà, conforme alla grandezza della tua misericordia. 23 Ma in quel tempo vidi ancora che dei Giudei avevano preso per mogli delle donne Azotite, Ammonite e Moabite. 24 I loro figliuoli parlavano mezzo azotico, e non sapevan parlare ebraico, e parlavano un po' d'una lingua e un po' di un'altra. 25 Li rimproverai, e li maledissi. E ne feci battere alcuni, e rader loro la testa, e giurare innanzi a Dio che non darebbero le loro figliuole ai figli di quelle, nè prenderebbero le figlie di quelli pei loro figli nè per sè, e dissi: 26 «Non cadde proprio in questo peccato Salomone re d'Israele? Eppure, in tanti popoli, non v'era un re simile a lui; ed era caro al suo Dio, e Dio lo aveva fatto re di tutto Israele; ed egli pure fu condotto al peccato da donne straniere. 27 Saremo dunque anche noi così disobbedienti da commettere un male sì grande, ed offendere il Dio nostro, prendendo mogli straniere?». 28 Dei figli di Joiada figlio di Eliasib gran sacerdote, ve n'era uno genero di Sanaballat Oronita, e lo cacciai via da me. 29 Ricorda, Signore Dio mio, e castiga quelli che profanano il sacerdozio, e la legge sacerdotale e levitica. 30 Io dunque li mondai da ogni contatto straniero, e stabilii gli ordini de' sacerdoti e de' leviti, ciascuno al suo uffizio, 31 per regolare le offerte della legna e delle primizie ai tempi comandati. Ricordati benevolmente di me, Dio mio. Amen.

Tintori:

Neemia 13

Riforme di Nehemia
1 In quel tempo, leggendo il libro di Mosè in presenza del popolo, vi si trovò scritto che gli Ammoniti e i Moabiti non devon entrare in eterno nell'assemblea del Signore, 2 perchè non andarono incontro ai figli d'Israele con pane ed acqua, e prezzolarono contro di essi Balaam per maledirli; ma il nostro Dio mutò in benedizione la maledizione. 3 Udita che ebbero questa legge, separarono da Israele ogni straniero. 4 C'era inoltre il sacerdote Eliasib, che era stato preposto al tesoro della casa del nostro Dio, ed era parente di Tobia, 5 al quale egli aveva fatto una gran camera, là dove avanti eran riposti i doni, l'incenso, i vasi, le decime del grano, del vino, dell'olio, le porzioni dei leviti, dei cantori, dei portinai, e le primizie sacerdotali. 6 Mentre si faceva tutto questo io non ero a Gerusalemme, perchè l'anno trentaduesimo d'Artaserse, re di Babilonia, io tornai dal re, al quale dopo un certo tempo chiesi licenza. 7 Tornato a Gerusalemme, intesi il male che Eliasib aveva fatto riguardo a Tobia, col dargli una stanza nel vestibolo della casa di Dio. 8 La cosa mi parve enorme, e gettati i mobili della casa di Tobia, 9 ordinai di purificare le stanze e vi riportai i vasi della casa di Dio, il sacrifizio e l'incenso. 10 Seppi pure che le porzioni dei leviti non erano state loro date e che ciascuno dei leviti, dei cantori e di quei che prestavano servizio se n'era fuggito al suo paese. 11 Allora, perorandone la causa contro i magistrati, dissi: «Perchè abbiamo abbandonata la casa di Dio?» E radunati i leviti, li rimisi nelle loro funzioni. 12 E tutto Giuda portò la decima del frumento, del vino e dell'olio nei magazzini. 13 Furono stabiliti sorveglianti dei magazzini: Selemia sacerdote, Sadoc scriba, Fadaia, dei leviti, ai quali fu aggiunto Anan figlio di Zacur figlio di Matania; essendo stati riconosciuti fedeli, fu loro affidato di far le parti tra i fratelli, 14 Ricordati per questo di me, o mio Dio, e non cancellare le mie misericordie, da me fatte nella casa del mio Dio e nelle sue cerimonie. 15 In quei giorni vidi in Giuda della gente, che, di sabato, pigiava negli strettoi, portava fasci, caricava vino, uve, fichi e ogni sorta di pesi sugli asini, e conduceva tutto in Gerusalemme in giorno di sabato. Ordinai loro di vendere nei giorni in cui era permesso vendere. 16 Siccome i Tiri che abitavano nella città portavano pesce o ogni sorta di cose da vendere, e le vendevano nei giorni di sabato ai figli di Giuda in Gerusalemme, 17 io rimproverai i grandi di Giuda, e dissi loro: «Perchè voi fate questo male e profanate il giorno di Sabato? 18 Non fecero forse così i nostri padri? E il nostro Dio non feci? per questo venire sopra di noi e sopra la città tutti questi mali? Voi, violando il sabato, accrescete l'ira addosso a Israele». 19 Or avvenne che quando in giorno di sabato le porte di Gerusalemme furono in riposo, io l'ordinai, e chiusero le porte, e ingiunsi di non riaprirle sin dopo il sabato, e posi alcuni dei miei servi alle porte, affinchè nessuno portasse dentro pesi nel giorno di sabato. 20 Ma i mercanti e i venditori di ogni sorta di cose restarono una o due volte fuori di Gerusalemme. 21 Allora, rimproverandoli, dissi loro: «Perchè state sotto le mura? Se lo farete una seconda volta, metterò la mano sopra di voi». Da quel giorno non vennero più di sabato. 22 Dissi inoltre ai leviti di purificarsi e venire a custodir le porte e santificare il giorno di sabato. Anche per questo ricordati di me, o mio Dio, e perdonami secondo la moltitudine del le tue misericordie. 23 In quei giorni vidi puro de' Giudei che avevan preso mogli di Azoto, di Ammon e di Moab. 24 I loro figli parlavano a metà la lingua di Azoto e senza saper parlare giudaico, parlavano secondo il linguaggio dell'uno e dell'altro popolo. 25 Io li rimproverai, li maledissi, ne feci battere alcuni, feci lor radere i capelli, e li feci giurare per Iddio di non dare le loro figlie ai figli di costoro, e di non prenderne le figlie, nè per i loro figli nè per se stessi. 26 E dissi: «Non peccò proprio in questo Salomone re d'Israele? Eppure tra le molte nazioni non vi era re simile a lui, ed era caro al suo Dio, e Dio lo aveva fatto re su tutto Israele; ma le donne straniere lo trascinarono al peccato. 27 E dovremo farlo anche noi questo gran male di disubbidire, di prevaricare contro il nostro Dio, col prendere mogli straniere?» 28 Or uno dei figli di Ioiada, figlio del sommo sacerdote Eliasib, era genero di Sanaballat Horonite e io lo cacciai da me. 29 O Signore mio Dio, ricordati, in loro danno, di coloro che contaminano il sacerdozio, il diritto sacerdotale e levitico. 30 Così dunque li purificai da tutti gli stranieri, fissai gli ordini dei sacerdoti e dei leviti, ciascuno nel suo ministero, 31 ciò che riguarda l'offerta delle legna e delle primizie nei tempi stabiliti. Ricordati di me, o mio Dio, in bene. Così sia.

Martini:

Neemia 13

Letta la legge, si cacciano gli stranieri: si assegnano le porzioni ai Leviti: sono gettati fuora del gazofilacio i mobili della casa di Tobia: e sono puniti i violatori del sabato. Nehemia sgrida i Giudei, che aveano sposate donne straniere.
1 In quel tempo a sentita del popolo si lesse nel libro della legge di Mosè, e vi si trovò scritto, come gli Ammoniti, e i Moabiti non debbono entrare nell'adunanza del Signore in eterno; 2 Perchè non andarono incontro ai figliuoli d'Israele con del pane, e dell'acqua, e con denaro indussero Balaam a maledirli; ma il nostro Dio convertì la maledizione in benedizione. 3 E udita che ebber la legge separarono tutti gli stranieri da Israele. 4 E la cura di ciò apparteneva ad Eliasib sacerdote, il quale era stato fatto soprintendente del tesoro della casa del nostro Dio, ed era parente di Tobia. 5 Egli adunque fece a lui un appartamento grande là, dove prima di lui si riponevano i doni, e l'incenso, e i vasi, e le decime del grano, vino, e olio, le porzioni de' Leviti, e de' cantori, e de' portinaj, e le primizie sacerdotali. 6 Mentre tutto ciò si faceva, io non era in Gerusalemme, perchè l'anno trenta due di Artaserse re di Babilonia andai a presentarmi al re, e alla fine dell'anno chiesi licenza al re. 7 E tornai a Gerusalemme, e fui informato del male fatto da Eliasib per amor di Tobia, facendogli delle stanze nel vestibolo della casa di Dio. 8 E la cosa mi parve molto cattiva. E gettai i mobili della casa di Tobia fuori delle stanze: 9 E come io ordinai furon purificate le stanze, e vi riportai i vasi della casa di Dio, le cose offerte, e l'incenso. 10 E intesi come non erano state date a' Leviti le loro porzioni, e che ciascuno de' Leviti, cantori, e di quei che facean le funzioni, se v'era fuggito al suo paese; 11 E rimproverai la cosa ai magistrati, e dissi: Perchè abbiamo noi abbandonata la casa di Dio? E congregai (i Leviti) e li rimessi alle loro funzioni. 12 E tutto Giuda portava ai granai la decima del frumento, del vino, e dell'olio. 13 E la cura de' granai fu data da noi a Selemia sacerdote, e a Sadoc scriba, e a Phadaia del numero de' Leviti, e dopo questi ad Hanan figliuolo di Zachur, figliuolo di Mathania, perchè questi furon trovati fedeli, e ad essi furono affidate le porzioni de' loro fratelli. 14 Ricordati per questo di me, Dio mio, e non iscancellare quel, ch'io feci di bene per la casa del mio Dio, e pel suo culto. 15 In quel tempo osservai in Giuda della gente, che spremevano il vino negli strettoi in sabato, e portavano dei pesi, e caricavano sugli asini il vino, e le uve, e i fichi, e ogni sorta di robe, e le portavano in Gerusalemme il sabato. E io ordinai loro, che vendessero nei giorni, in cui era permesso di vendere. 16 E gente di Tiro abitava nella città portandovi il pesce, e ogni sonarli cose da vendere: e le vendevano in giorno di sabato a' figliuoli di Giuda in Gerusalemme. 17 E sgridai i magnati di Giuda, e dissi loro: Perchè fate voi cosa si cattiva profanando il giorno di sabato? 18 Non è egli vero, che queste cose pur fecero i nostri padri, e il nostro Dio fece cadere sopra di noi, e sopra la città tutti quei mali? E voi tirate l'ira addosso ad Israele, violando il sabato. 19 Or quando il sabato furono in riposo le porte di Gerusalemme, io dissi: Hanno chiuse le porte, e io ho ordinato, che non le aprano sin dopo il sabato: e ho posti alcuni de' miei servi alle porte, affinchè nissuno porti dentro alcun peso nel giorno di sabato. 20 E i mercadanti, e i venditori di ogni sorte restarono fuori di Gerusalemme una, e due volte. 21 E mi dichiarai, e dissi loro: Perchè state voi dirimpetto alle mura? Se voi lo farete ancor una volta, manderò gente contro di voi. E da indi in poi non vennero in sabato. 22 E dissi anche ai Leviti, che si purificassero, e andassero a custodire le porte, e santificassero il giorno di sabato: e anche per questo ricordati di me, Dio mio, e perdonami secondo la moltitudine di tue misericordie. 23 E in quel tempo stesso vidi de' Giudei ammogliati con donne di Azoto, e di Ammon, e di Moab. 24 Onde i loro figliuoli parlavano a metà la lingua di Azoto, e non sapevano il parlare Giudeo, e il loro linguaggio era di due popoli. 25 E gli sgridai, e li maledissi. E alcuni ne feci battere, e schiantar loro i capelli, e li feci giurare per Dio, che non darebbon le loro figliuole a' figliuoli di coloro, e pei loro figliuoli non prenderebbono le figlie di coloro, né per loro stessi, 26 E dissi: Non peccò forse in questo Salomone re d'Israele? E certo tralle molte nazioni non v'ebbe re simile a lui; ed era caro al suo Dio, e Dio lo costituì re di tutto Israele: e lui pure indussero a peccato le donne straniere. 27 Farem noi pure disubbidienti tutto questo gran male di offendere il nostro Dio, prendendo mogli straniere? 28 Or de' figliuoli di Joiada figliuolo di Eliasib sommo sacerdote, uno era genero di Sanaballath Horonita, e io lo cacciai da me. 29 Ricordati Signore Dio mio, in loro danno di coloro, che contaminano il sacerdozi, e le leggi sacerdotali e levitiche. 30 Io adunque li purgai da tutte le (donne) straniere, e fissai gli ordini de' sacerdoti, e de' Leviti, ciascuno al suo ministero: 31 E ad aver cura della oblazione delle legna, e delle primizie ne' debiti tempi. Ricordati di me, o Dio mio per mia consolazione. Così sia.

Diodati:

Neemia 13

1 IN quel tempo si lesse nel libro di Mosè, in presenza del popolo; e fu trovato scritto in esso, che gli Ammoniti ed i Moabiti non debbono giammai in perpetuo entrare nella raunanza di Dio; 2 perciocchè non vennero incontro a' figliuoli d'Israele con pane ed acqua; e prezzolarono contro a loro Balaam, per maledirli; benchè l'Iddio nostro avesse convertita quella maledizione in benedizione. 3 Perciò, quando il popolo ebbe intesa quella legge, separò d'Israele ogni mischianza. 4 Ora, avanti questo, il sacerdote Eliasib, costituito sopra le camere della Casa dell'Iddio nostro, essendo parente di Tobia, 5 gli avea acconcia una gran camera ove anticamente si riponevano le offerte, l'incenso, ed i vasellamenti, e le decime del frumento, del vino, e dell'olio, ordinate per li Leviti, per li cantori, e per li portinai, e le porzioni, che se ne levavano per li sacerdoti. 6 Ora, mentre si facevano tutte queste cose, io non era in Gerusalemme; perciocchè l'anno trentaduesimo di Artaserse, re di Babilonia, io me ne venni al re. Ma in capo d'un anno, io ottenni licenza dal re. 7 E giunto in Gerusalemme, intesi il male ch'Eliasib avea fatto intorno a Tobia, avendogli acconcia una camera ne' cortili della Casa di Dio. 8 E la cosa mi dispiacque grandemente, ed io gittai fuor della camera tutte le masserizie della casa di Tobia. 9 E per mio comandamento, quelle camere furono purificate; poi io vi riportai dentro i vasellamenti della Casa di Dio, e le offerte, e l'incenso.
10 Io seppi ancora che le porzioni de' Leviti non erano loro state date; laonde i Leviti e i cantori che facevano il servigio, se n'erano fuggiti, ciascuno alla sua possessione. 11 Ed io contesi co' magistrati, e dissi loro: Perchè si è egli abbandonata la Casa di Dio? Poi raunai i Leviti, e li rimisi ne' loro ufficii. 12 E tutto Giuda portò le decime del frumento, del vino, e dell'olio, nei magazzini. 13 Sopra i quali io costituii soprastante Selemia, sacerdote, e Sadoc, scriba; e d'infra i Leviti, Pedaia; e sotto loro, Hanan, figliuolo di Zaccur, figliuolo di Mattania; perciocchè erano reputati uomini leali; e la lor cura era di distribuir le porzioni a' lor fratelli. 14 O Dio mio, ricordati di me per questo; e non iscancellar le opere pie fatte da me intorno alla Casa dell'Iddio mio, ed intorno alle cose che vi si devono osservare.
15 In que' giorni io vidi de' Giudei che calcavano ne' torcoli in giorno di sabato, ed altri che portavano de' fasci di biade, e le aveano caricate sopra asini, ed anche vino, uve, e fichi, e qualunque altra soma; e portavano quelle cose in Gerusalemme in giorno di sabato. Ed io protestai loro nel giorno che si vendevano le vittuaglie, che non dovessero più farlo. 16 I Tiri ancora, che dimoravano in Gerusalemme, adducevano pesce, ed ogni altra derrata, e vendevano quelle cose a' figliuoli di Giuda in giorno di sabato, e ciò dentro a Gerusalemme. 17 Laonde io contesi con gli uomini notabili di Giuda, e dissi loro: Quale è questo male, che voi fate, profanando il giorno del sabato? 18 I vostri padri non fecero essi così, onde l'Iddio nostro ha fatto venir sopra noi, e sopra questa città, tutto questo male? e pure anche voi accrescete l'ira, che è accesa contro ad Israele, profanando il sabato? 19 Perciò, il giorno avanti il sabato, come prima le ombre cadevano sopra le porte di Gerusalemme, per mio comandamento le porte erano serrate; ed io ordinai che non si aprissero fino al giorno d'appresso il sabato; e feci stare alcuni dei miei fanti alle porte, acciocchè non entrasse alcuna soma nel giorno del sabato. 20 Ed i merciai, e coloro che vendevano ogni sorta di derrata, stettero la notte fuor di Gerusalemme, una, e due volte. 21 Ma io protestai loro che nol facessero più, e dissi loro: Perchè state voi la notte dirincontro alle mura? Se voi tornate a farlo, io vi metterò la mano addosso. Da quel tempo innanzi non vennero più nel giorno del sabato. 22 Io dissi ancora a' Leviti che si purificassero, e venissero a guardar le porte, per santificare il giorno del sabato. Ricordati anche di questo, o Dio mio, in mio favore, e perdonami, secondo la grandezza della tua benignità.
23 In que' giorni io vidi ancora de' Giudei, che aveano menate mogli Asdodee, Ammonite, e Moabite. 24 E la metà dei lor figliuoli parlava asdodeo, e non sapeva parlar giudaico; anzi parlavano il linguaggio di un popolo e di un altro. 25 Ed io contesi con loro, e li maledissi, e ne percossi alcuni, e divelsi loro i capelli; poi li feci giurare per lo Nome di Dio, che non darebbero le lor figliuole a' figliuoli di que' popoli, e che non prenderebbero delle lor figliuole, nè per li lor figliuoli, nè per sè stessi. 26 Salomone, dissi io, re d'Israele, non peccò egli in questo, benchè fra molte nazioni non sia stato re pari a lui, e ch'egli fosse amato dall'Iddio suo, e che Iddio l'avesse costituito re sopra tutto Israele? E pur le donne straniere lo fecero peccare. 27 Ed acconsentiremo noi a voi di far tutto questo gran male, di commetter misfatto contro all'Iddio nostro, menando mogli straniere? 28 Or eziandio uno de' figliuoli di Gioiada, figliuolo di Eliasib, sommo sacerdote, era genero di Samballat Horonita; laonde lo scacciai d'appresso a me. 29 Ricordati di loro, o Dio mio; conciossiachè abbiano contaminato il sacerdozio, e il patto del sacerdozio, e de' Leviti. 30 Io dunque li nettai da ogni persona straniera; e ristabilii le mute de' sacerdoti e de' Leviti, ciascuno secondo il suo ufficio. 31 Ed anche ordinai ciò che si conveniva fare intorno all'offerta delle legne a' tempi assegnati, ed intorno alle primizie. Ricordati, o Dio mio, di me in bene.

Commentario abbreviato di Matthew Henry:

Neemia 13

1 Capitolo 13

Neemia fa uscire la moltitudine mista Ne 13:1-9

La riforma di Neemia nella casa di Dio Ne 13:10-14

Limitazione della violazione del sabato Ne 13:15-22

Il licenziamento di mogli sconosciute Ne 13:23-31

Versetti 1-9

Israele era un popolo particolare e non doveva mescolarsi con le nazioni. Vedete l'utilità di leggere pubblicamente la Parola di Dio: quando è debitamente seguita, ci scopre il peccato e il dovere, il bene e il male, e ci mostra dove abbiamo sbagliato. Quando siamo spinti a separarci dal male, ne traiamo vantaggio. Coloro che vogliono cacciare il peccato dal proprio cuore, il tempio vivente, devono gettare via le sue cose e tutte le provviste per esso, e togliere tutte le cose che sono il cibo e il combustibile della lussuria; questo è davvero mortificarlo. Quando il peccato viene cacciato dal cuore mediante il pentimento, il sangue di Cristo viene applicato ad esso mediante la fede, allora viene fornito delle grazie dello Spirito di Dio per ogni opera buona.

10 Versetti 10-14

Se il carattere sacro non impedisce agli uomini di dare il cattivo esempio, non deve mettere nessuno al riparo da colpe e punizioni meritate. I leviti avevano subito un torto; le loro porzioni non erano state date. Erano andati a cercare il sostentamento per sé e per le loro famiglie, perché la loro professione non li avrebbe mantenuti. Un mantenimento non sufficiente rende un ministero povero. L'opera è trascurata perché lo sono gli operai. Neemia ne attribuisce la colpa ai governanti. Sia i ministri e il popolo, che abbandonano la religione e i suoi servizi, sia i magistrati, che non fanno il possibile per mantenerli, avranno molto da rispondere. Non tardò a riportare i Leviti al loro posto e a far sì che venisse effettuato un giusto pagamento. Neemia in ogni occasione guardava a Dio e a Lui affidava se stesso e tutti i suoi affari. Gli faceva piacere pensare di essere stato utile per far rivivere e sostenere la religione nel suo Paese. Qui si rivolge a Dio, non con orgoglio, ma con un umile appello riguardo alla sua onesta intenzione in ciò che aveva fatto. Prega: "Ricordati di me", non "Ricompensami". "Non cancellare le mie buone azioni", non "pubblicale o registrale". Eppure fu ricompensato e le sue buone azioni furono registrate. Dio fa più di quanto siamo in grado di chiedere.

15 Versetti 15-22

L'osservanza del giorno del Signore costituisce un oggetto importante per l'attenzione di coloro che vogliono promuovere la vera pietà. La religione non prospera mai se i sabati sono calpestati. Non c'è da stupirsi che ci sia stato un generale decadimento della religione e una corruzione dei costumi tra i Giudei, quando hanno abbandonato il santuario e profanato il sabato. Chi profana il sabato non considera il male che fa. Dobbiamo rispondere dei peccati che gli altri sono portati a commettere dal nostro esempio. Neemia li accusa di essere una cosa malvagia, perché lo è, derivante dal disprezzo di Dio e delle nostre stesse anime. Egli mostra che l'infrazione del sabato era uno dei peccati per i quali Dio aveva portato dei giudizi su di loro; e se non avessero preso un avvertimento, ma fossero tornati a commettere gli stessi peccati, avrebbero dovuto aspettarsi altri giudizi. Il coraggio, lo zelo e la prudenza di Neemia in questa faccenda ci insegnano a fare altrettanto; e abbiamo ragione di pensare che la cura da lui operata sia stata duratura. Egli si sentiva e si confessava un peccatore, che non poteva pretendere nulla da Dio in quanto giustizia, quando gli gridò misericordia.

23 Versetti 23-31

Se uno dei due genitori è empio, la natura corrotta porterà i figli a seguire il suo esempio; questo è un forte motivo per cui i cristiani non dovrebbero essere uniti in modo disuguale. Nell'educazione dei figli, si dovrebbe prestare molta attenzione al governo della loro lingua, affinché non imparino la lingua di Ashdod, né discorsi empi o impuri, né comunicazioni corrotte. Neemia mostrò il male di questi matrimoni. Alcuni, più ostinati degli altri, li colpì, cioè ordinò che venissero picchiati dagli ufficiali secondo la legge, De 25:2-3. Ecco le preghiere di Neemia in questa occasione Egli prega: "Ricordati di loro, o mio Dio". Signore, convincili e convertili; fai in modo che ricordino ciò che dovrebbero essere e fare. I migliori servizi al pubblico sono stati dimenticati da coloro per i quali sono stati fatti, perciò Neemia si rivolge a Dio, affinché lo ricompensi. Questo può essere il riassunto delle nostre suppliche; non abbiamo bisogno di altro per essere felici che questo: Ricordati di me, o mio Dio, per il bene. Possiamo sperare umilmente che il Signore si ricordi di noi e dei nostri servizi, anche se, dopo una vita di attività e di utilità senza sosta, avremo ancora motivo di aborrire noi stessi e di pentirci nella polvere e nella cenere, e di gridare con Neemia: "Risparmiami, o mio Dio, secondo la grandezza della tua misericordia".

Commentario del Pulpito:

Neemia 13

1 GLI SFORZI DI NEEMIA PER LA RIFORMA DELLA RELIGIONE Neemia 13:1-31 Dopo aver esercitato l'ufficio di governatore per dodici anni, dal 444 a.C. al 432 a.C., Neemia aveva avuto occasione di visitare la corte persiana, sia per consultare personalmente Artaserse su certe questioni relative alla sua provincia, sia per qualche altra ragione a noi sconosciuta. Durante la sua assenza varie pratiche malvagie, alle quali è già stato fatto qualche riferimento in relazione al rinnovo del patto, Neemia 10:30-39 acquistò tanta forza e giunse a un tale punto che, al ritorno di Neemia a Gerusalemme allo scadere di un anno (Versetto 6), sentì la necessità di prendere provvedimenti attivi per porvi fine. In primo luogo, i matrimoni misti tra gli ebrei e i pagani vicini, come quelli che Esdra aveva sciolto venticinque anni prima, Esdra 10:16-44 si era ripetuto e stava crescendo una nuova generazione che non sapeva parlare correttamente la propria lingua (Versetto 24). La famiglia del sommo sacerdote Eliasib partecipò a questa trasgressione. Egli stesso era alleato per matrimonio con il capo ammonita, Tobia (Versetto 4), e uno dei suoi nipoti aveva preso in moglie una figlia di Sanballat, il Samaritano (Versetto 28). In secondo luogo, a causa della crescente influenza dei pagani e della loro mescolanza con gli ebrei in Giudea e a Gerusalemme, la stretta osservanza del sabato era caduta in discredito. Il commercio si svolgeva di sabato nella stessa Gerusalemme; in campagna si lavorava ai torchi e si continuavano le operazioni agricole, senza l'osservanza di alcun giorno di riposo (Versetti. 15, 16). Inoltre, il pagamento delle decime era molto irregolare; e i Leviti, che avrebbero dovuto trovare il cibo quotidiano fornito per loro nel tempio, non ricevendo lì le loro "porzioni", furono costretti ad assentarsi dal servizio quotidiano e a mantenersi coltivando i propri appezzamenti di terra (Versetti. 10, 11). Infine, il tempio aveva cessato di essere considerato sacro all'Onnipotente; una parte di essa era stata trasformata in casa d'abitazione per ordine dello stesso sommo sacerdote (Versetto 5), e all'ammonita, Tobia, era stato permesso di prenderne possesso. Neemia ci dice in questo capitolo il modo in cui ha trattato questi vari mali, trattando dei matrimoni misti in Versetti. 1-3 e 23-28; della profanazione del sabato a Versetti. 15-22; del mancato pagamento delle decime a Versetti. 10-13; e della profanazione del tempio di Versetti. 4-9. Il capitolo è notevole per il numero di "preghiere interiezionali" che contiene (Versetti. 14, 22, 29, 31), e per la semplicità e ruvidità del linguaggio (vedi specialmente Versetti. 9, 17, 21, 25, 28). La paternità di Neemia è universalmente ammessa

In quel giorno. Vedere Neemia 12:44. La frase sembra significare, in Neemia, "Verso quel tempo". Hanno letto nel libro di Mosè. Non è chiaro se si trattasse di una lettura casuale, come quella di Esdra, riportata in Neemia 8:1-8, o se si trattasse della lettura prescritta Deuteronomio 31:11 al momento della festa dei Tabernacoli. Lì è stato trovato scritto. Vedere Deuteronomio 23:3-5. Sembra implicito che la nazione in generale non avesse alcuna conoscenza della legge, tranne quella che derivava dalla lettura pubblica occasionale del Pentateuco, o di parti di esso. Le copie della legge erano estremamente scarse; e anche se un ebreo ordinario ne avesse posseduto uno, non sarebbe stato in grado di capirlo confronta sopra, Neemia 8:8

Versetti 1-3.- Separazione da Israele degli stranieri

Nella lettura pubblica della legge, fu accolto il comando di tenere gli Ammoniti e i Moabiti fuori dalla congregazione di Dio per l'eVersetto Su ciò, interpretando il precetto apparentemente come applicabile a tutti gli estranei, il popolo separò da loro "la moltitudine mista" (per la frase vedi Esodo 12:38. Fino a che punto questi fossero stati uniti a Israele in precedenza, e fino a che punto la separazione sia stata portata, non appare. La legge Deuteronomio 23:3 sembra significare chiaramente che anche se un ammonita o un moabita si convertisse dal paganesimo alla fede degli israeliti, né a lui né ai suoi discendenti, fino alla decima generazione, dovrebbe essere permesso di unirsi nel loro culto, o di essere in grado di naturalizzarsi. Questa legge fu rigidamente applicata nel caso dei proseliti dei pagani? Ma se la "moltitudine mista" non fosse stata consociata di fede, da che cosa fu ora esclusa? Sono stati espulsi dalla città? Senza tentare di rispondere a tali domande, potremmo prendere il passaggio come un suggerimento al dovere della Chiesa cristiana di mantenersi pura dagli elementi estranei. Questo dovere è chiaramente espresso in non pochi passi del Nuovo Testamento che, quando vengono letti in pubblico in alcune Chiese, devono sicuramente essere a volte percepiti come proteste contro lo stato di cose esistente

IO CHE I CRISTIANI DEVONO ESCLUDERE DALLA LORO COMUNIONE. Nessuno deve essere separato, come previsto dalla legge, a causa della nazionalità. "Non c'è né Giudeo né Greco", ecc Galati 3:28 Nessuno a causa delle colpe dei genitori, tanto meno dei lontani antenati. Ma

1. Totale incredulità nel cristianesimo. Questo è implicito in Matteo 18:17, e chiaramente incluso nella proibizione in 2Corinzi 6:14-17. Ma non ha bisogno di un precetto esplicito; è evidente dalla natura del caso che una Chiesa cristiana deve essere composta da cristiani professanti

2. Rifiutatori di verità essenziali. Soprattutto gli insegnanti di grave errore vedi 1Timoteo 1:20; 2Giovanni 10; Apocalisse 2:14,15

3. L'immorale vedi 1Corinzi 5

4. Trasgressori impenitenti contro un membro della Chiesa vedi Matteo 18:15-17

5. Disturbatori della pace e dell'unità della Chiesa Romani 16:17

II IN CHE MISURA DEVE ESSERE EFFETTUATA LA SEPARAZIONE

1. Dalla comunione ecclesiale

2. Dall'intimità della vita privata

Gli scopi principali della separazione non possono essere raggiunti se coloro che sono esclusi dalle ordinanze della Chiesa sono liberamente ammessi all'amicizia e alla vita familiare. "A uno tale non c'è da mangiare", è il linguaggio di San Paolo riguardo a certe classi di trasgressori 1Corinzi 5:11 Evitare l'amicizia privata è persino ingiunto ad alcuni che devono ancora essere considerati come fratelli 2Tessalonicesi 3:6,14,15

III PERCHÉ DEVE ESSERE FATTO. È richiesto da:

1. Le leggi di Cristo

2. L'idea e il disegno della Chiesa. Come comunità consacrata a Dio; battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; istituito per testimoniare la verità e la santità, per mantenere l'adorazione di Dio, per promuovere il suo regno, che è giustizia; costituiva il corpo visibile di Cristo, per pronunciare le sue parole, compiere la sua opera, per la conversione dei peccatori e il miglioramento spirituale e il conforto dei santi. La comunione cristiana è compromessa, il potere del ministero cristiano e delle ordinanze diminuite, quando la Chiesa stessa è palpabilmente "una moltitudine mista" di credenti e non credenti, giusti e ingiusti

3. La sicurezza della vita cristiana individuale e familiare

4. Il beneficio dei separati stessi. Affinché i non credenti possano essere impressionati dalla realtà e dall'importanza della fede e della santità cristiana, e dalla loro stessa mancanza. Se trattati come cristiani, finiranno per considerarsi cristiani, con loro grande danno. Cantici nel caso di coloro che sono colpevoli di immoralità; la loro espulsione dalla comunione deve avvenire in vista del loro pentimento e della loro restaurazione vedi 2Corinzi 2:5-8

In conclusione

1. L'esercizio di tale disciplina richiede senza dubbio molta saggezza e carità. È vano sperare, è sbagliato tentare, una perfetta separazione tra il vero e il falso, tra il grano e la zizzania. È possibile essere troppo rigidi; È più facile peccare di lassismo. C'è un pericolo da un lato del fariseismo e del bigottismo ristretto; dall'altro, della crescente indifferenza verso la verità e la giustizia, il bene delle anime e la gloria di Cristo. L'intelligenza, la pietà e l'amore cristiani, anzi, lo Spirito di Cristo, nella Chiesa possono solo preservare da questi mali opposti e guidare in un corso che si armonizza subito con la purezza e la carità che sono unite nel Vangelo e che non dovrebbero mai essere disgregate nella pratica dei cristiani. Ma, di fronte all'insegnamento e alle ingiunzioni del Nuovo Testamento, non può mai essere giusto cercare di sfuggire alle difficoltà abbandonando del tutto la disciplina della Chiesa

2. La narrazione mostra il valore della parola scritta e l'importanza della sua lettura. Preserva la verità durante i periodi di abbandono e di disobbedienza; e quando lo studia di nuovo lo riporta alla luce, per la convinzione e la riforma

3. La legge divina, anche se trascurata e disobbedita, non viene per questo abolita. Persevera come testimonianza contro coloro che disubbidiscono e la norma in base alla quale saranno giudicati

OMELIE DI R.A. REDFORD. Versetti 1-31.- La benedizione di Dio su una vita attiva fondata sulla sua parola

I LA VERA RIFORMA RELIGIOSA, sia negativa che positiva

1. Gli abusi devono essere vigorosamente attaccati e ripuliti. La casa di Dio deve essere purificata dagli estranei. La negligenza della disciplina è un male terribile. Gli infedeli amministrano la maledizione della Chiesa. La "moltitudine mista" non è forza per Gerusalemme, ma debolezza. L'osservanza del sabato. Per l'ebreo un comandamento tipico, che rappresentava l'obbedienza nel suo insieme. Mentre i giorni non possono avere lo stesso posto sotto la nuova dispensazione, c'è la tutela del giorno di riposo che è assolutamente necessario per la vita della religione. In tutti gli sforzi attivi di riforma si deve rinunciare al capriccio personale e alla mera autoaffermazione. La Bibbia aperta deve essere la solida base delle operazioni, l'arsenale infallibile da cui vengono prese le armi. Da ciò che semplicemente dipende, il vero riformatore può essere intrepido, energico, intransigente, intollerante al male, scacciando i violatori della legge di Dio e i contaminatori del suo tempio. Abbiamo un grande esempio di zelo consumante nel Signore stesso

2. Tutte le riforme veramente religiose saranno sia costruttive che distruttive. Il male scacciato tornerà trovando "la casa vuota e adorna" a meno che non sia posseduto dallo spirito di obbedienza attiva. L'unico principio in base al quale possiamo tenere lontani gli abusi è quello del giusto uso delle cose di cui si è abusato prima. Questo vale per il servizio della casa di Dio, per l'osservanza del sabato e per la purezza della comunione tra il popolo di Dio. Neemia ristabilì il vero ordine della vita religiosa. La sicurezza della Chiesa risiede nella sua attività e nel suo sviluppo secondo la Parola di Dio. Tutta la crescita vivente è difesa contro l'attacco e il decadimento

II IL VERO MEMORIALE DAVANTI A DIO E ALL'UOMO. "Ricordati di me, Signore, per sempre"

1. Dovremmo affidarci alla fedeltà di Dio. Gli uomini si dimenticano l'un l'altro. Dio ricompensa i suoi servi

2. Occupare un posto tra i nomi onorati della parola di Dio, essere nella linea della grande successione, è più di tutto ciò che questo mondo può offrirci

3. La benedizione di Dio discende sulle generazioni future. Costruiamo un monumento nei caratteri e nelle vite di coloro che lasciamo dietro di noi

OMELIE di W. CLARKSON Versetti 1-9.- Leggere, obbedire, soffrire ecc

Questi versetti registrano due purificazioni: una della congregazione e l'altra del santuario del Signore; l'uno dal popolo e l'altro da un solo servitore di Geova. Mettendoli insieme, impariamo

I CHE LA BIBBIA DOVREBBE ESSERE LETTA CON UNA VISIONE SPECIALE DEL SUO RAPPORTO CON LA NOSTRA VITA (Versetto 1). "In quel giorno si leggeva nel libro di Mosè:... e in esso fu trovato scritto che l'Ammonita e il Moabita non sarebbero entrati per sempre nella congregazione di Dio; "... e "udita la legge, si separarono", ss. (Versetti 1, 3). Gli Israeliti ascoltavano non solo per comprendere, ammirare ed essere mossi da gioia e letizia, ma anche per imparare ciò che dovevano fare, per conformarsi più perfettamente alla volontà di Dio. Possiamo leggere la nostra Bibbia da

(1) il punto di vista antiquario, o

(2) il poetico, o

(3) il professionista, o

(4) superficialmente, come parte della routine della giornata; ma non l'avremo trattata come merita di essere trattata, come il suo Divino Autore vorrebbe che la usassimo, poiché le nostre necessità spirituali richiedono che ci si avvicini, a meno che non ci avviciniamo ad essa nello spirito di quelle antiche parole: "Signore, che cosa vuoi che io faccia?" Dobbiamo studiarla devotamente, per imparare cosa c'è in noi da sradicare, da evitare, da assente da noi per essere impiantato e coltivato

II QUEL SEMPLICE DOVERE, PER QUANTO DOLOROSO, DEVE ESSERE COMPIUTO IMMEDIATAMENTE (Versetti. 3, 7, 8, 9). Ben presto si dice che "quando ebbero udito la legge avvenne che separarono da Israele tutta la moltitudine mista". Ma l'atto della separazione, dell'espulsione, deve essere stato estremamente doloroso. La "moltitudine mista" deve essere stata strettamente alleata e intrecciata con "la congregazione", e ci devono essere stati grandi strappi e lacune nelle famiglie e nei legami e nelle amicizie perché questa scomunica fosse completamente eseguita. Quando, inoltre, Neemia tornò da Babilonia, e trovò la casa del Signore usata come magazzino di un nemico, deve averlo "addolorato molto" (Versetto 8), non solo trovare questo fatto nell'esistenza, ma anche dover mettersi in diretto antagonismo con il sommo sacerdote, e riflettere così severamente sulla sua condotta come fece (Versetti. 8, 9). Cantici Paolo deve essere stato turbato per resistere a Pietro in faccia, Galati 2:11 e sappiamo come "per molta afflizione e angoscia di cuore" scrisse "con molte lacrime" una lettera di biasimo alla Chiesa di Corinto 2Corinzi 2:4 Ci viene detto che dobbiamo trattare con tenerezza e grazia i trasgressori; quelli che li ristabiliscono spiritualmente "in spirito di mansuetudine"; Galati 6:1 ma quando l'integrità, la purezza, la reputazione della famiglia, della Chiesa, della società esigono assolutamente misure severe, dobbiamo prenderle. In questi casi dovremmo agire,

(1) ove possibile, dopo aver fatto rimostranze e aver dato l'opportunità di pentirsi;

(2) con tutto il riguardo possibile per i sentimenti feriti;

(3) con manifesta attenzione alle indicazioni della Scrittura;

(4) completamente e rapidamente, affinché la negligenza o il ritardo non facciano tanto danno quanto la completa infedeltà

III CHE IL PECCATO HA CONSEGUENZE DI VASTA PORTATA NEL SUO STRASCICO. C'era scritto nella legge "che gli Ammoniti e i Moabiti non sarebbero entrati per sempre nella comunità di Dio", ss. (Versetti 1, 2). Non c'è nulla di più crudele, alla fine, dell'indebita clemenza in presenza del peccato; Non c'è nulla di così gentile e saggio, tutto considerato, come la manifestazione di "giusta indignazione" contro l'iniquità. L'ira rivelata da Dio per le trasgressioni del suo popolo era un aspetto della sua misericordia, la meno piacevole ai nostri occhi, ma non meno necessaria per la nostra redenzione. Da qui, tra l'altro, la sua severità e la sua apparente durezza. Da qui un atto di giudizio come questo contro l'Ammonita. Un atto di inospitalità, e poi di seducente tradimento, compiuto mille anni prima, che porta oggi all'esclusione dal privilegio! Che lunga serie di conseguenze ha il peccato! Fino a che punto può arrivare un'azione colpevole nei suoi risultati dannosi! "Oh, uomo mortale, bada che un'azione sbagliata non porti a un'età di preoccupazione!"

IV CHE I SINGOLI UOMINI HANNO UN GRANDE E GRAVE POTERE PER IL BENE E IL MALE (Versetti. 4, 5, 8, 9). Un uomo, il sommo sacerdote, aveva gravemente compromesso il popolo ammettendo Tobia, il nemico, in una camera della casa del Signore. È impossibile dire quanto male non sarebbe sorto da questo passo stolto se Neemia non fosse venuto in tempo per agire efficacemente contro di esso. Ma non è ogni Eliasib ad avere un Neemia per correggere le sue follie e salvare il suo paese dalle loro conseguenze. Un uomo di alto ufficio, o con grandi facoltà, o con un fascino particolare, può impegnare un gran numero di persone alla follia e al peccato, e può far cadere sul loro capo le visite più tristi. D'altra parte, un uomo saggio e forte, che agisce energicamente, può fare come fece Neemia: "scacciare" il male (Versetto 8), "purificare le camere" e ripristinare i luoghi sacri a un uso sacro (Versetto 9). L'elevato rango è molto ambito dagli uomini, ma Dio le attribuisce gravi responsabilità. Possiamo essere ben contenti di essere senza il suo fardello di obblighi; o se, nella provvidenza di Dio, ciò dovesse ricadere su di noi, diventa nostro dovere in preghiera e premura elevarci all'altezza della nostra opportunità, e dedicarla al servizio del nostro Dio e della nostra razza

2 Il versetto 2 segue da vicino Deuteronomio 23:4,5, sostituendo semplicemente la terza persona con la seconda e abbreviando un po'. Sulla trasformazione della maledizione proposta da Balaam in una benedizione, vedere Numeri 24:10 I nemici si sono trasformati in amici

"Il nostro Dio ha trasformato la maledizione in una benedizione". Balaam, che era stato assoldato per maledire Israele, e desiderava farlo, fu costretto a benedirli. Un'istanza unica; ma suggerendo la verità generale che Dio fa degli sforzi degli uomini per ferire il suo popolo un mezzo per fargli del bene: e per fare del bene agli altri attraverso di loro, che è anche un modo per benedirli. Come lo fa?

IO PER LA SUA PROVVIDENZA DOMINANTE. Il caso di Giuseppe è un esempio notevole vedi Genesi 45:5-8; 50:20 L'inimicizia e la crudeltà dei suoi fratelli, l'ira della moglie di Potifar, che scaturirono nella sua esaltazione, la preservazione della sua famiglia e il loro insediamento in Egitto

II PER LA POTENZA DEL SUO SPIRITO

1. Su coloro che desiderano fare del male agli uomini buoni. A volte rivolgendo i loro cuori all'amicizia. Paolo va a Damasco per perseguitare i cristiani, ma arriva per cooperare con loro

2. Su coloro di cui si chiede la lesione. Trasformare l'inimicizia degli uomini, e persino di Satana, in mezzi di grazia per il suo popolo; promuovendo in essi:

un. Compassione e buona volontà verso i loro nemici. Cantici che benedicano coloro che maledicono, preghino per loro, li perdonino

b. Fiducia in Dio e esperienza della sua grazia che lo sostiene

c. Pazienza e rassegnazione

d. La forza di vincere la tentazione

e. Carattere cristiano in generale. E, come risultato di tutto il Potere di fare il bene

3. Sul cuore degli altri. L'esempio e le espressioni dei cristiani così esercitati e quindi benedetti sono resi più influenti per incoraggiare e rafforzare i loro fratelli cristiani e per promuovere la salvezza dei peccatori

Le illustrazioni abbondano nelle Scritture, nelle biografie dei cristiani e nella vita cristiana ordinaria. Davide era adatto al trono per la disciplina che l'inimicizia di Saul gli offriva; e dall'esperienza di varie prove fu così arricchito nella vita spirituale da essere in grado di scrivere salmi che soddisfacevano i bisogni degli uomini pii nel corso dei secoli. Dobbiamo la morte sublime di Stefano alla rabbia dei suoi nemici maligni. Se San Paolo non fosse stato perseguitato non sarebbe stato così grande in bontà, o non avrebbe fatto tanto bene nella vita, né avrebbe scritto epistole così piene di pensieri ispiratori e di potenti consolazioni a beneficio della Chiesa per eVersetto San Giovanni, esiliato a Patmos, ha visioni celesti, ascolta voci celesti e scrive il Libro dell'Apocalisse. E "il nobile esercito dei martiri", quanto dovevano, quanto noi dobbiamo attraverso di loro, alle loro persecuzioni. Ma l'esempio più grandioso è quello del Signore stesso, reso «perfetto dalle sofferenze» e divenuto così il Salvatore del mondo, l'Amico e il Consolatore comprensivo del suo popolo sofferente, l'esempio perfetto di mitezza, di rassegnazione e di perdono dei nemici. Si noti, tuttavia, in conclusione, che nel caso dei peccatori impenitenti le benedizioni di Dio e dell'uomo si trasformano in maledizioni. Ciò che è inteso per il bene -- i doni della Provvidenza, i godimenti, le sofferenze, il Vangelo e la grazia di Dio -- diventano tutti malvagi

3 Separarono da Israele tutta la folla mista. Un processo lungo, come quello perseguito da Esdra, Esdra 10:10-19 è probabilmente colto in queste parole, e di nuovo nelle parole iniziali del Versetto 30: "Così li ho purificati da tutti gli estranei". I rimproveri di Neemia (Versetti, 25-27) non furono sufficienti a produrre un volontario ripudio delle mogli straniere. Si dovettero intraprendere procedimenti giudiziari e la "moltitudine mista" fu separata dall'autorità

4 Eliashib il sacerdote. Ci si chiede se si intenda il sommo sacerdote di Neemia 3:1, e si nota che l'espressione usata - "il sacerdote" - non sempre designa "il sommo sacerdote" (vedi Versetto 13); ma l'importante incarico che si dice gli sia stato assegnato, l'alleanza con un uomo così grande come Tobia, e l'importante passo compiuto, l'assegnazione a un pagano di una residenza all'interno del recinto del tempio, implicano un uomo di alta autorità, e si adattano meglio al sommo sacerdote che a qualsiasi altro di rango inferiore. Inoltre, il fatto che Eliasib tendesse verso i nemici di Neemia spiega la sua scomparsa dalla storia da Neemia 3:1 a Neemia 13:4. Avere la supervisione. Letteralmente, "essere deposto" - forse da Neemia, che sembra aver rivendicato la nomina a tutti gli uffici del tempio che non erano puramente spirituali vedi Neemia 12:44; 13:13 Della camera. La parola "camera" (lishkah) è qui usata in un senso collettivo per l'intero edificio che contiene le molte "camere" o "tesori" di Neemia 12:44; 13:9,12,13. Era alleato di Tobia. Karob, la parola tradotta "alleato", significa "una parentela", sia di sangue che di matrimonio. Nel caso di specie, la relazione deve essere avvenuta per mezzo di un matrimonio

Versetti 4-9.- Un intruso espulso

In questi versetti abbiamo il racconto di un grave abuso dell'autorità da parte del sommo sacerdote, e di come fu corretto da Neemia

I IL REATO. Trasformare le stanze dei cortili del tempio, destinate e utilizzate come magazzini per le decime e le offerte, ss.), in una residenza per Tobia durante le sue visite a Gerusalemme. Nel versetto 5 leggiamo di "una grande camera"; nel versetto 9 di "camere". Forse diverse stanze sono state gettate in una; oppure la parola in Versetto 5 può essere, come in Versetto 4, collettiva

1. La perversione era di per sé vergognosa. Potrebbe aver causato l'incuria registrata nel Versetto 10,

2. La persona per la quale è stato commesso non era solo un alieno, ma un nemico

3. La persona che lo ha commesso era il guardiano designato delle stanze. Come sommo sacerdote, avrebbe dovuto essere troppo geloso della santità del tempio; poiché "aveva la sorveglianza della camera della casa di Dio", avrebbe dovuto essere troppo fedele al suo dovere; come capo dei sacerdoti e dei leviti, troppo preoccupati per i loro diritti e il loro benessere, per essere disposti a permettere, e tanto meno a perpetrare, un simile abuso

II COME È STATO PERMESSO IL REATO

1. Neemia era assente. In sua assenza le cose caddero rapidamente di nuovo nel disordine. Un doloroso esempio della superficialità delle riforme attuate frettolosamente sotto l'influenza di potenti leader

2. Tobia era un grande uomo

3. Era un parente di Eliashib

4. Eliashib era indegno del suo ufficio. Era più preoccupato di stare bene con Tobia che di fare il suo dovere verso Dio e i suoi fratelli. Probabilmente era scontento di Neemia e delle sue riforme, e pensava che ora che se n'era andato avrebbe potuto fare ciò che voleva

III COME È STATO CORRETTO IL REATO. Neemia, tornato a Gerusalemme e informato di ciò che era accaduto, si indignò molto e prese subito provvedimenti per porre fine allo scandalo. Sotto la sua direzione

1. I mobili di Tobia furono espulsi sommariamente

2. Le stanze furono purificate dall'impurità cerimoniale che avevano contratto

3. Sono stati ripristinati al loro corretto utilizzo. La narrazione suggerisce

(1) L'influenza malvagia esercitata a volte nella Chiesa dal rango e dalla ricchezza, o dalla relazione con coloro che sono in carica. Questi a volte vanno oltre il carattere e la capacità (che dovrebbero essere principalmente considerati) di assicurare ai loro possessori posizioni di autorità e potere nella Chiesa. E coloro che dovrebbero protestare silenziosamente acconsentono all'abuso, o sono vilmente conniventi con esso, per poter vivere in amicizia con gli empi intrusi nel tempio di Dio, e promuovere i propri fini mondani

(2) I sentimenti che tali abusi risveglieranno negli uomini buoni

(3) Il dovere di coloro che hanno il potere di correggerli

5 Aveva preparato per lui una grande camera. Egli (Eliasib) aveva preparato (o costruito) per lui (Tobia) una grande camera, probabilmente gettando in una delle più antiche camere di magazzino. Le offerte di carne. La minchah consisteva in farina fine condita con sale e mescolata con olio e incenso. Era trasformata in una specie di focaccia, ma senza lievito, e faceva parte del sacrificio quotidiano del mattino e della sera, delle offerte del sabato e della maggior parte degli altri. L'incenso. L'incenso era un ingrediente necessario dell'incenso che veniva offerto due volte al giorno sull'"altare dell'incenso" nel luogo santo Esodo 30:34 Essendo un raro prodotto straniero, doveva necessariamente essere tenuto in magazzino. I vasi. Vasi sacri, bacinelle e simili, non necessari se non in occasione di grandi raduni. Le offerte dei sacerdoti. La parte delle offerte che apparteneva ai sacerdoti: "la decima delle decime"

6 In tutto questo tempo. Letteralmente, "durante tutto questo", mentre tutto questo veniva fatto. Il riferimento sembra essere solo alla relazione di Eliasib e Tobia. Artaserse, re di Babilonia. Il titolo di "re di Babilonia", che fu certamente portato da Ciro, Cambise e Dario Istaspe, può essere rimasto in uso fino al tempo di Neemia, o anche più tardi. Se visitava Artaserse a Babilonia, dove si trovava la corte in quel tempo, naturalmente pensava e parlava di lui come di un "re di Babilonia". Dopo determinati giorni. Letteralmente, "alla fine dei giorni", che si pensa significhi "allo scadere di un anno". Ho ottenuto il permesso dal re. Gesenius e il professor Lee dicono: "Ho chiesto il permesso al re; Houbigant, Rambach e altri, "mi è stato chiesto dal re", cioè "gli ebrei hanno chiesto che io mi rimandasse indietro per governarli"

7 Una camera nei cortili della casa di Dio. Da questa espressione sembrerebbe che la camera affidata a Tobia non facesse parte dell'edificio principale del tempio, ma una parte di qualche edificio staccato appartenente ai "tribunali". Questo, senza dubbio, rese la profanazione meno flagrante, ma era ben lungi dal giustificarla

8 Perciò ho gettato via tutte le cose domestiche. Tobia aveva arredato la sua "camera" come una casa di abitazione, riempiendola di "cose domestiche" di vario genere. Neemia, di sua propria autorità, fece uscire tutto dalla porta

9 Io ordinai, ed essi ripulirono le camere. Considerando il luogo sacro come contaminato dalla sua conversione ad usi secolari, Neemia lo fece purificare, e così riconsacrato. Ordinò quindi che i vari magazzini che erano stati rimossi fossero riportati al loro posto per far posto ai mobili di Tobia

10 Mi accorsi che le porzioni dei Leviti non erano state date loro: perché i Leviti... sono fuggiti. Ciò che Neemia vide fu che i Leviti erano assenti e "la casa di Dio abbandonata" (Versetto 11). Indagando, scoprì che la ragione della loro assenza era il mancato pagamento delle decime. Questo ha funzionato. cioè il cui compito era quello di fare il lavoro della casa, o, in altre parole, condurre il servizio divino. Ognuno nel suo campo. Ogni levita aveva un appezzamento di terreno, che coltivava quando non era impegnato nei lavori del tempio vedi Numeri 35:2; Giosuè 21:3

Versetti 10-14.- Ripristino delle ministrazioni sospese

Neemia, al suo ritorno, scopre presto un altro grave male che la sua assenza aveva causato; e, con la sua solita prontezza, abilità ed energia, lo corregge

LA GRAVE IRREGOLARITÀ CHE SI ERA VERIFICATA. I servizi del tempio, se non interrotti, erano stati privati di gran parte della loro dignità e imponenza a causa del ritiro dei Leviti, compresi i cantori, dai loro doveri. Le loro indennità giornaliere stabilite Neemia 12:47 erano stati trattenuti, ed essi si erano ritirati nei loro campi per guadagnarsi da vivere con altri impieghi

II LE SUE CAUSE

1. L'assenza di Neemia. La sua presenza e la sua autorità erano ancora necessarie per costringere tutte le classi al loro dovere. La riforma che egli aveva effettuato non era sostenuta da alcun cambiamento vitale nel cuore dei governanti o del popolo. Le loro risoluzioni, così solennemente prese sotto l'eccitazione, Neemia 10 erano superficiali e di breve durata

2. L'indifferenza e la negligenza dei governanti (Versetto 11), che avrebbero dovuto vigilare sull'osservanza delle norme

3. L'inadeguatezza al suo ufficio di sommo sacerdote. Avrebbe dovuto considerare come propri gli interessi dei ministri inferiori del santuario. Ma la sua cattiva condotta, come raccontato in Versetti. 4, 5 -- sia che la mancanza di offerte ne desse l'opportunità, sia che ne fosse occasionata -- mostra quanto poco fosse probabile che egli se ne preoccupasse, purché la sua posizione e i suoi guadagni non ne risentissero

4. La cupidigia del popolo. In questo periodo vengono rimproverati da Malachia per aver derubato Dio trattenendo le decime e le offerte Malachia3:8

Se avessero provveduto i mezzi, i tesorieri non avrebbero certo mancato di rifornire i leviti; o se questi si fossero dimostrati infedeli (come sembra accennato nel Versetto 13), il popolo avrebbe sicuramente potuto assicurarsi la sostituzione di altri

5. Probabilmente la mondanità degli stessi leviti. Se il loro cuore fosse stato nel loro lavoro, è probabile che avrebbero trovato il modo di continuare in esso. Evidentemente si era verificata una declinazione generale, e le varie classi avrebbero agito e reagito l'una sull'altra per aumentare la degenerazione di tutti

III LA SUA CORREZIONE. Neemia

1. Protestò con i governanti

2. Radunarono e reintegrarono i Leviti

3. Ripristinato il pagamento generale delle decime e delle offerte

4. Nominati tesorieri uomini di buona reputazione, per ricevere le contribuzioni del popolo, e quindi "distribuirle ai loro fratelli"

IV PREGHIERA DI NEEMIA SU QUESTO. È espressivo di

1. Soddisfazione per il suo lavoro. Potrebbe pensarlo davanti a Dio come una prova del suo amore per la casa di Dio

2. Fiduciosa attesa del riconoscimento, dell'accettazione e della ricompensa divina del suo lavoro. Poteva aspettarsi poco da questi uomini di cui aveva corretto i disturbi. Basta se Dio ha approvato

3. Umiltà. "Non spazzare via", ss.), come pensava potesse essere giustamente fatto. Versetto 22: "Risparmiami secondo la grandezza della tua misericordia". Interpretare questi appelli a Dio come "preghiera per la fama postuma" (Stanley, 'Jewish Church', 3. p. 135) significa sicuramente non coglierne il significato

In conclusione, si avvisi:

1. Il dovere di mantenere con zelo il culto pubblico di Dio. Tutti combinandosi secondo le loro capacità. Alcuni ministrano, altri contribuiscono con denaro o valore del denaro; alcuni usano fedelmente il loro talento per la gestione, altri esercitano la loro autorità per correggere gli abusi e rimproverare la negligenza. Coloro che amano la casa di Dio considereranno tali servizi un privilegio e un onore. Coloro che negano il sostegno meritano un rimprovero e non hanno il diritto di lamentarsi di un'amministrazione insufficiente. "Un mantenimento scandaloso fa un ministero scandaloso"

2. Il riconoscimento divino e la ricompensa dell'amore pratico per la casa di Dio

3. Il valore di una Chiesa di leader capaci, devoti e di mente nobile

Versetti 10-14.- Saggezza cristiana pratica

Neemia dovette essere davvero scioccato nello scoprire, al suo ritorno a Gerusalemme (Versetto 7), quale triste ricaduta avesse avuto luogo durante la sua assenza dalla città. Più doloroso di tutto deve essere stato per lui scoprire che il servizio di Geova nella sua propria casa era stato così scandalosamente trascurato. Egli scoprì non solo che le camere del tempio erano occupate dal nemico del popolo di Dio (Versetto 7), ma che, essendo i Leviti dispersi, perché la loro parte era stata trattenuta (Versetto 10), la casa di Dio era stata abbandonata (Ver 11). Da tutto l'episodio registrato a Versetti lo ricaviamo. 10-14-

I CHE LE PROVVISTE MATERIALI E LA PROSPERITÀ SPIRITUALE SONO STRETTAMENTE CONNESSE (Versetto 10). "Non era stato dato loro il porto dei Leviti" e, di conseguenza, essi erano "fuggiti ciascuno nel suo campo" (Versetto 10). Ci si può chiedere se questi leviti, cantori e altri funzionari, avessero mostrato il disinteresse e la devozione che si sarebbero potuti desiderare. Si potrebbe obiettare che, come servitori di Dio, sarebbero rimasti al loro posto e avrebbero dovuto morire di fame piuttosto che abbandonare il campo del sacro dovere. Forse, se fossero stati un po' più eroici di quello che erano, avrebbero rischiato e sofferto tutte le privazioni piuttosto che abbandonare il loro lavoro. Ma comunque sia stato, è certo che il popolo non aveva alcun diritto di contare su un tale eroismo; Avrebbero dovuto agire supponendo che si trattasse di uomini di media pietà e che gli uomini di ordinaria bontà non continueranno a servire se non sono sostenuti nel loro servizio. La natura umana che c'è in ogni uomo buono -- e che certamente si manifesterà in ogni classe e ordine di uomini buoni -- è un fattore che non deve essere trascurato. È una caratteristica che deve essere presa in considerazione; un bisogno che deve essere soddisfatto. Se non se ne tiene conto, allora, qualunque sia il sistema o la società, si troverà, come qui, la negligenza, l'abbandono, il dovere incompiuto, la casa di Dio abbandonata, la fuga dal tempio al campo. Le risorse materiali hanno il loro posto nella prosperità della migliore delle cause

II CHE BUONI UOMINI E BUONI METODI SONO NECESSARI PER UN SUCCESSO DURATURO. A giudicare dai quattro versetti conclusivi del capitolo precedente, Neemia 12:44-47 Neemia deduciamo che era stato ideato e messo in atto un sistema molto soddisfacente per ricevere e conservare le offerte, e anche per distribuirle. Eppure, in assenza di Neemia, non riuscì a realizzare il suo scopo. Quando tornò e assistette al fallimento, immediatamente

(1) si mise all'opera per riorganizzare: egli "mise al loro posto" (Versetto 11) i Leviti, che, su sua richiesta, tornarono a Gerusalemme, e "costituì tesoriere dei tesori" (Versetto 12); ma oltre a questo, lui

(2) nominò "uomini fedeli" (Versetto 12), su cui si poteva fare affidamento, per svolgere l'opera che intraprendevano, infondendo il proprio spirito in tutti gli ufficiali. Impresse in tutti loro il suo genio fervente e fedele. Per quanto tempo le cose andarono bene non lo sappiamo, ma Neemia fece del suo meglio per provvedere a una prosperità permanente: associò gli uomini buoni a un buon metodo. Non dobbiamo fidarci né dell'uno né dell'altro. Più e più volte le organizzazioni hanno rotto il pagliaccio nella Chiesa (che si trattasse di prendere la decima, di ottenere denaro o altro) perché, sebbene la macchina fosse eccellente, non c'era vapore per far funzionare le ruote; Più e più volte c'è stato uno spirito eccellente, ma tutto è fallito per mancanza di un metodo saggio. Dobbiamo

(a) usare il nostro miglior giudizio per perfezionare il nostro sistema, e

(b) Pregate per gli uomini saggi e sinceri che lo facciano e vi preoccupi

III CHE LA FEDELTÀ INDIVIDUALE INCONTRERÀ SICURAMENTE LA SUA GIUSTA RICOMPENSA (Versetti. 13, 14)

1. Di solito da parte dell'uomo. "Ho fatto tesorieri... Selemia", ss.... "poiché sono stati considerati fedeli". L'integrità, la diligenza, la coscienziosità saranno generalmente viste dall'uomo e riceveranno la loro ricompensa. Può passare inosservato, ma di regola viene riconosciuto e premiato. Siate fedeli e sarete "considerati fedeli"

2. Certamente da Dio. "Ricordati di me, o mio Dio, riguardo a questo, e non cancellare le mie buone opere", ss. (Versetto 14). Ci sono molti motivi, tutti buoni, ma alcuni più alti di altri, che dovrebbero spingerci a lavorare diligentemente e fedelmente per il nostro Signore e la nostra razza. Possiamo lavorare nella vigna del grande Vignaiolo perché

(1) ci chiama, ed è nostro preciso dovere rispondere; o perché

(2) il nostro zelo è suscitato dall'apparente e urgente necessità del nostro aiuto; o perché

(3) Ci dilettiamo nell'attività santa, e non siamo mai così felici come quando l'arma dell'utilità è nella nostra mano; o possiamo farlo perché

(4) abbiamo "rispetto per la ricompensa del nostro Dio per il bene"; vorremmo che egli "non cancellasse le nostre buone opere" (Versetto 14), ma le registrasse nel suo "libro delle memorie"; e, non essendo "ingiusto da dimenticare la nostra opera e la fatica dell'amore", Ebrei 6:10 ricompensi ciascuno secondo il suo lavoro. L'umiltà più vera Luca 17:10 possa caratterizzare lo stesso discepolo che ha la più ardente aspirazione a ricevere l'encomio del suo Maestro e ad avere il dominio che gli è stato dato su molte cose". Possiamo trasformare questa preghiera in una predizione. Dio si ricorderà di noi, e non permetterà che nulla cancelli i nostri puri sforzi dal suo libro. Sicuramente li incontreremo di nuovo. Le nostre "opere ci seguono" e ci troveranno alla sua presenza. - C

11 Allora disputai con i governanti. Mentre la colpa della profanazione del tempio ricadeva specialmente sulla classe sacerdotale, quella di trattenere le decime era principalmente imputabile ai "governanti" o "nobili". Queste persone, in quanto ricchi proprietari terrieri, avevano naturalmente un interesse pecuniario a trattenere la decima. Quando sentivano il controllo di una mano forte, effettuavano i pagamenti abbastanza regolarmente; Neemia 12:47; 13:12 ma non appena questo controllo fu tolto dalla partenza di Neemia, essi ricadettero nelle abitudini avide a cui si erano abbandonati prima che fosse nominato governatore Neemia 10:37 La Chiesa in tutte le epoche ha sofferto il torto della cupidigia di uomini ricchi tra i suoi membri. Perché la casa di Dio è abbandonata? Perché, contrariamente all'impegno distinto dato al momento del rinnovo del patto, Neemia 10:39 Hai tu permesso che la casa di Dio diventasse una solitudine, allontanando i Leviti da essa privandoli del loro sostentamento legale? Li ho radunati insieme. Neemia ricondusse i Leviti al tempio dalle loro residenze di campagna e li ristabilì nei loro uffici

Abbandonare la casa di Dio

"Perché la casa di Dio è abbandonata?" La domanda rivolta da Neemia ai governanti può ben essere stata immediatamente rispettosa della loro stessa negligenza, della negazione delle contribuzioni da parte del popolo e del conseguente abbandono del tempio da parte dei leviti. Possiamo applicarlo alla negligenza di partecipare e sostenere il culto pubblico da parte di una gran parte della popolazione del nostro paese. È

UNA DOMANDA PER I MINISTRI. Hanno il potere più grande di attrarre o respingere la casa di Dio. Domandino se la casa di Dio non può essere abbandonata a causa di difetti in

1. La loro predicazione. Che considerino se è quello che dovrebbe essere in

(1) Sostanza. Consiste nella presentazione delle grandi verità del Vangelo nella loro varia applicazione ai bisogni spirituali degli uomini

(2) Intelligenza. Rivolgendosi all'intelletto così come ai sentimenti. Non una mera espressione dogmatica, non accompagnata da ragioni

(3) Intelligibilità. Non oscurato attraverso lo sforzo di sembrare intellettuale o originale

(4) Adattamento. Adatto alla condizione mentale degli ascoltatori e di coloro che potrebbero diventare uditori

(5) Fervore. Nascendo dall'amore sincero per Cristo e per gli uomini e dal desiderio di fare il bene

2. La loro condotta. Le incoerenze di carattere, l'indolenza, l'autoindulgenza, l'inavvicinabilità, le pretese sacerdotali, le arie di autorità infallibile, la mercenarietà, tutto tende ad allontanare il popolo dal santuario. Trascurare le visite pastorali, sia per indifferenza, sia per indolenza, sia per preferenza per altre occupazioni, sia per essere troppo occupati negli affari della religione, può avere un effetto simile. Oppure le persone possono non provare alcun interesse per i ministri e il loro insegnamento perché i ministri non mostrano alcun interesse per il loro benessere generale

II UNA DOMANDA PER LE CONGREGAZIONI. I difetti di coloro che partecipano al servizio divino possono avere molto a che fare con l'assenza di altri. Che considerino se stanno mancando

1. Dovuto sostegno e incoraggiamento dei loro ministri. Sostegno pecuniario; simpatia e cooperazione negli sforzi per il bene di coloro che ne sono fuori; l'incoraggiamento di uno stile di predicazione adatto a interessarli; evitando inutili richieste di tempo e forza ai loro pastori. Il potere di utilità di un ministro dipende in gran parte dal carattere e dalla condotta verso di lui della sua congregazione

2. Cura di rendere i servizi attraenti. Con la dovuta attenzione all'edificio, al canto, ecc

3. Fornitura di un alloggio sufficiente e adeguato

4. Sforzi per indurre i trascurati del culto pubblico a partecipare

5. Calorosa accoglienza di coloro che sono indotti a partecipare

6. Una vita adatta a raccomandare la religione. Nella loro condotta generale. Nelle loro famiglie. Nei loro rapporti con coloro che li circondano, come commercianti, commercianti, datori di lavoro, ss. Nella Chiesa: unità, pace, serietà

III UNA DOMANDA PER COLORO CHE TRASCURANO IL CULTO PUBBLICO

1. Parzialmente. Perché non una presenza regolare e costante? Se la presenza è un dovere, deve essere un dovere essere regolare. Se la frequenza occasionale è buona, la costante sarebbe migliore. L'irregolarità rivela la mancanza di principi religiosi in materia, e che nessun profitto spirituale è stato ancora ricevuto dalla partecipazione. Scoraggia i ministri e le congregazioni, ostacola la salvezza di coloro che ne sono colpevoli, danneggia le loro famiglie e dà un cattivo esempio

2. Completamente. Perché abbandoni la casa di Dio? È che non provate alcun interesse per ciò che viene detto e fatto lì? Ciò rivela uno stato d'animo deplorevole e pericoloso; alienazione da Dio, indifferenza per il tuo più alto benessere, inadeguatezza per il cielo. Preferite la società e le abitudini degli empi o temete il loro scherno? Ma sacrificherete loro le vostre anime? Riuscite a pensare con piacere di condividere la loro sorte futura? È forse che, stanco delle fatiche della settimana, ti senti in diritto di trascorrere il giorno del Signore in ozioso riposo? Le sue ore sono sufficienti sia per il riposo che per il culto pubblico, e gli impegni della casa di Dio sono essi stessi riposanti. Non vi piacciono alcuni che frequentano il culto divino, o pensate che siano ipocriti? Ma, supponendo che tu abbia ragione nel tuo giudizio, non dovresti condannare e separare da tutti a causa delle colpe di pochi; e la loro cattiva condotta in una direzione non è una scusa per il tuo sbaglio in un'altra; e se sei sincero nell'adorazione, sarai benedetto, qualunque cosa accada di loro. Dici che puoi leggere la Bibbia e adorare Dio a casa? C'è da sperare che lo facciate; ma se fosse a buon fine, apprezzereste sicuramente gli esercizi del culto pubblico, e le opportunità e gli aiuti che esso offre. Considerate di nuovo le ragioni per cui non abbandonate la casa di Dio

(1) Le pretese e i comandamenti di Dio

(2) I bisogni e il valore delle vostre anime

(3) Il bene delle vostre famiglie

(4) Il bene della società, così largamente promosso dal culto e dall'istruzione pubblica

(5) Il conto che dovrai rendere in seguito a Dio, e le terribili questioni nell'eternità di una vita senza Dio

13 E ho fatto tesorieri. Fu forse per la prima volta che furono provvisti tesorieri speciali per avere la responsabilità delle camere dei magazzini del tempio, che fino ad allora erano state sotto la sovrintendenza del sommo sacerdote (Versetto 4). L'appuntamento menzionato in Neemia 12:44 è probabilmente lo stesso con questo; e l'intero dovere dei tesorieri deve essere appreso combinando quel passo con il presente. Dovevano essere sia i raccoglitori che i dispensatori delle decime. Dei quattro tesorieri, uno era un sacerdote, uno un levita, uno un laico di rango, vedi Neemia 10:22 e uno uno uno scrivano professionista. Quest'ultimo, Zadok, è forse da identificare con lo "Zidkijah" di Neemia 10:1, che sembra essere stato il segretario privato di Neemia (vedi il commento ad loc.). Ai loro fratelli, cioè ai sacerdoti e ai Leviti, ai fratelli di Scelemia e di Pedaia

14 Ricordati di me, o mio Dio, o: "Pensa a me, mio Dio", come le stesse parole sono tradotte in Neemia 5:19. Non cancellare le mie buone azioni. ad esempio: "Non cancellare le mie buone azioni dal tuo ricordo": non dimenticarle, che siano ricordate in mio favore. Per gli uffici dello stesso. Piuttosto, come a margine, "per le sue osservanze", cioè per il mantenimento dei riti, delle cerimonie, degli usi, ss. del tempio, che ho fatto del mio meglio per continuare sull'antica base

15 A quei tempi. Una nota di tempo ancora più vaga di quella di Neemia 12:44 e Neemia 13:1, ma che indica certamente una data successiva al ritorno di Neemia dalla corte persiana. Ho visto alcuni torchi che pigiavano i torchi di sabato. Sulla pigiatura dell'uva nel torchio, come primo passo verso la produzione del vino, vedi Giobbe 24:11; Isaia 63:2,3, ss. L'esecuzione di quest'opera di sabato era una flagrante violazione del quarto comandamento. Portare covoni e caricare asini. A malapena "covoni nel nostro senso della parola, poiché il grano non era immagazzinato in covoni. Piuttosto, "portare il grano e caricarlo sugli asini". Come anche. Piuttosto, "e pari". Si potrebbe sostenere che il trasporto del grano era una necessità; ma non ci poteva essere alcun bisogno assoluto di una scorta di vino, uva o fichi. Ho testimoniato contro di loro il giorno in cui vendevano viveri. Piuttosto, "ho testimoniato contro di loro riguardo al giorno in cui hanno venduto le provviste"

Versetti 15-22.- Soppressione della violazione del sabato

La promessa di osservare il sabato era uno degli articoli del patto solenne riportato nel capitolo 10. Leggiamo qui come fu violato da alcune persone, e come Neemia pose fine alle loro pratiche

I LA PROFANAZIONE DEL SABATO CHE PREVALEVA

1. Tra gli ebrei di campagna (Versetto 15). Neemia, visitando il paese, vide il popolo lavorare come gli altri giorni e portare i suoi prodotti a Gerusalemme per venderli. Non risulta che l'abbiano effettivamente venduta di sabato. La frase conclusiva del Versetto 15 sembra implicare che non lo abbiano fatto (vedi Bertheau in loc.). Ma essi disobbedirono alla legge lavorando essi stessi e costringendo le loro bestie da soma a lavorare

2. Tra i residenti di Gerusalemme. Vi abitavano i Tiri, che commerciavano in pesce e altri oggetti, e svolgevano i loro affari di sabato come negli altri giorni, mentre i Giudei incoraggiavano il traffico proibito con i loro acquisti. Entrambi hanno violato la legge; poiché lo straniero che abitava tra gli Israeliti era espressamente menzionato in esso: Esodo 20:10

II LE MISURE CON CUI NEEMIA VI POSE FINE

1. Rimproverava i trasgressori. Visitava il mercato quando la gente di campagna vendeva i loro prodotti e li rimproverava (Versetto 15). Fece le sue rimostranze con i nobili, che avrebbero dovuto impedire la profanazione (Versetti, 17, 18), accusandoli di fare ciò che era stato fatto con la loro connivenza, ricordando loro il male che tali peccati avevano portato fino ad allora sulla nazione, e avvertendoli che una nuova trasgressione avrebbe probabilmente portato a una nuova punizione. Probabilmente aveva in mente Geremia 17:21-27

2. Fece tenere chiuse le porte per tutto il sabato, ponendo alcuni dei suoi servi come guardie. Non per impedire ogni entrata e uscita, ma "che non vi sia alcun peso nel giorno di sabato" (Versetto 19)

3. Minacciò di punizione i commercianti che persistevano nell'alloggiare vicino al muro durante il sabato: e così pose fine alla pratica. Finché durava, gli ebrei erano tentati di fare acquisti di sabato; e se no, la cosa era sconveniente

4. Nominò i Leviti come guardie permanenti delle porte di sabato, ordinando loro di purificarsi come per un servizio santo prima di assumere il loro posto

III LA SUA SODDISFAZIONE PER IL SUO LAVORO. Rivolgendosi a Dio come nelle precedenti occasioni (vedi Versetto 14 e Neemia 5:19, pregando come prima di ricordarsi di lui e della sua opera; ma più umilmente di prima, appellandosi alla misericordia divina. In conclusione

1. Promuovere la dovuta osservanza del sabato è un'opera di pietà, benevolenza e patriottismo

2. Coloro che hanno il diritto e il potere di sopprimere le pratiche malvagie, ma le permettono, sono partecipi della loro colpa (Versetto 17)

3. La punizione degli altri per i peccati dovrebbe dissuaderci dal commetterli (Versetto 18). Se, invece di questo, seguiamo l'esempio dei peccatori, dobbiamo condividere la loro condanna

Versetti 15-22.- Il giorno del sabato

Fra le altre deplorevoli deviazioni dalla Legge della parola, al suo ritorno a Gerusalemme Neemia scoprì che i suoi connazionali erano caduti in flagrante disprezzo del sabato. Fu una defezione molto grave, che richiedeva una riforma molto vigorosa. Guardiamo a ciò che ha trovato e a ciò che ha fatto

SONO UNA GRAVE DELINQUENZA. La legge del sabato Esodo 20:8-11; 31:13-17; Numeri 15:32-36 è stato apertamente sfidato. I contadini pigiavano i torchi e portavano il grano in città, e caricavano gli asini in quel giorno di sacro riposo (Versetto 15); ogni tipo di frutta veniva anche trasportata e venduta (Versetto 15). Ai commercianti di Tiro era permesso di portare e vendere il loro pesce e "ogni sorta di mercanzia" (Versetto 16). Il carattere sacro di quel giorno era stato annullato e stava rapidamente scomparendo. I governanti persiani, i vicini samaritani, i commercianti fenici, avevano prevalso sui principi ebraici, e il sabato era seriamente minacciato. C'era bisogno

II UNA RIFORMA VIGOROSA. Neemia si prefisse di cambiare l'intero aspetto delle cose. Lui

(1) protestò energicamente -- "contendeva con i nobili di Giuda" (Versetto 17), accusandoli di aver causato ciò -- "Che cosa malvagia è questa che fate?" -- con la loro colpevole connivenza, e minacciandoli profeticamente con l'ira di Dio per il loro peccato (Versetto 18);

(2) fece chiudere le porte un po' di tempo prima, e le fece rimanere chiuse fino a qualche tempo dopo, l'inizio e la conclusione del giorno sacro (Versetto 19): pose i suoi servi (alcuni del suo seguito), sui quali poteva contare di più, per fare in modo che quest'ordine fosse eseguito in modo imparziale;

(3) non solo obbligava coloro che venivano a vendere a rimanere fuori tutto il giorno, ma minacciava di arrestarli se lo avessero fatto di nuovo (Versetti. 20, 21); e

(4) ottenne la simpatia e l'aiuto dei Leviti, affinché, quando fu richiamato e i suoi servi furono ritirati, potessero mantenere ciò che ora aveva istituito. Queste energiche misure riuscirono; ebbero un effetto immediato (Versetto 21), e sembra che abbiano avuto un'influenza permanente, poiché, da questo momento, abbiamo ragione di pensare che gli ebrei divennero scrupolosi, fino a un certo punto, su questa questione dell'osservanza del sabato. La riforma di Neemia fu ammirevole ed efficace perché

(a) Era audace e imparziale. Affrontava e rimproverava i nobili, i commercianti e i venditori

(b) Era energico e pieno di azione. Ha usato i diritti magisteriali; non eccedendo la sua autorità, ma usandola e agendo in armonia con i poteri del suo mandato e con la legge di Dio

(c) Era anticipatore dei bisogni futuri. Si preparò per un tempo in cui non ci sarebbe stato, e in cui altri uomini che la pensavano allo stesso modo sarebbero stati pronti a continuare la sua opera (Versetto 22)

Riguardo all'osservanza del sabato o del giorno del Signore da parte nostra, possiamo notare che è:

OVVIAMENTE HO LA VOLONTÀ DI DIO CHE DOVREMMO OSSERVARLA. Sappiamo che

1. È stato santificato fin dall'inizio della nostra razza Genesi 2:2,3

2. Era incluso negli statuti religiosi e morali dati da Dio a Mosè, come se appartenesse a ciò che è permanente e perpetuo Esodo 20

3. Fu insistito dalla voce profetica e dichiarato decisivo per la prosperità o il declino nazionale Geremia 17:19-27; Isaia 58:13,14 - i profeti sono i sostenitori della morale piuttosto che del formale e del cerimoniale

4. Fu dichiarato dal Signore Gesù Cristo che era "fatto per l'uomo" Marco 2:27

5. Continuò nella forma del giorno del Signore dopo la risurrezione; Atti 20:7; 1Corinzi 16:2Re 1:10 queste notizie incidentali indicano un'osservanza apostolica generale

II MANIFESTAMENTE NECESSARIO PER IL BENESSERE CORPORALE E SPIRITUALE

1. Corporeo; perché l'uomo e la bestia vivono più a lungo e lavorano meglio con esso che senza di esso

2. Spirituale; Infatti, senza il ristoro spirituale e il risveglio dei servizi del sabato, specialmente in questi giorni di lavoro e di cura assorbenti, la luce della vita brucerebbe ancora più fioca e debole, finché non si spense nelle tenebre. Tutti coloro che odiano la morte (spirituale) possono amarla, custodirla e usarla bene. Il nostro dovere al riguardo è

(1) Avvalerci del riposo corporale che esso comporta, e fare in modo che gli altri abbiano lo stesso vantaggio: i nostri figli si riposano dalle loro lezioni, i servi (domestici e pubblici) si riposano dal loro lavoro

(2) Di farne un giorno di speciale privilegio spirituale, tra cui

(a) adorare-avvicinarsi a Dio;

(b) istruzione: illuminazione, edificazione, il "contemplare la bellezza del Signore e interrogare nel suo tempio"; e

(c) ispirazione-nuova determinazione, rinvigorita risoluzione che in quanto a noi e alla nostra casa serviremo il Signore Cristo. - C

Versetti 23-31.- Alleanza empia (una lezione per i giovani)

Oltre all'abbandono della casa del Signore conseguente alla negligenza nel pagare le decime e al disprezzo del sabato, Neemia dovette lamentarsi di un altro grave male che si era sviluppato durante la sua assenza in Persia. In questi versetti abbiamo

UN CASO DI DEFEZIONE ALLARMANTE. "In quei giorni" del suo ritorno alcuni Giudei avevano sposato "mogli di Asdod, di Ammon e di Moab" (Versetto 23). Esdra aveva incontrato lo stesso male e gli aveva resistito con veemenza e vigore Esdra 9,ezr 10 Ma era scoppiato di nuovo, con dolore e sgomento del fedele leader e "governatore". È stata una defezione allarmante perché

(1) È stato un atto di vera e propria disobbedienza. Dio aveva detto per mezzo di Mosè: " Non farai matrimoni con loro (stranieri); non darai tua figlia a suo figlio, né prenderai sua figlia a tuo figlio" Deuteronomio 7:3 e Versetto 25). La legge divina è stata quindi deliberatamente e apertamente sfidata. Che cosa, se non l'ira divina, potevano aspettarsi di raccogliere? Soprattutto quando un uomo così importante come un nipote del sommo sacerdote aveva commesso questo peccato agli occhi di tutto il popolo, "contaminando così il sacerdozio" (Versetto 29). E perché

(2) stava sicuramente portando a conseguenze fatali. La grande, principale missione della nazione ebraica era quella di essere un popolo santificato o separato per il Signore, per preservare intatto il suo nome e la sua verità; ma il risultato di questi matrimoni fu una razza bastarda, che parlava una lingua corrotta: "i loro figli parlavano a metà nella lingua di Asdod (Filistea), e non potevano parlare nella lingua degli ebrei" (Versetto 24). Non solo la loro lingua nazionale sarebbe stata corrotta, ma anche la loro morale nazionale e la loro religione: erano su quella strada discendente che portò Salomone stesso, "amato da Dio" com'era (Versetto 26), al peccato e al dolore. La purezza della loro fede e l'integrità della loro moralità nazionale erano seriamente in gioco

II UN ESEMPIO DI CORREZIONE VIGOROSA. Nehemia

(1) ha conteso con i delinquenti (Versetto 25). Espose e ragionò con loro (Versetti. 26, 27); egli inoltre

(2) invocava solennemente su di loro la condanna e la sofferenza in caso di impenitenza: li "malediceva" (Versetto 25);

(3) fece punire alcuni di loro con il castigo corporale: "percosse alcuni di loro" (Versetto 2,5);

(4) congedò sommariamente il nipote del sommo sacerdote: "L'ho cacciato via da me (Versetto 28); Lui

(5) li indusse a ripudiare le mogli straniere e a giurare di non continuare l'offesa (Versetti. 25, 30). Neemia sentiva che il pericolo era così mortale che non solo l'energia e il vigore, ma anche la veemenza e la passione, erano giustificati per allontanarlo. Produsse in lui "indignazione,... desiderio veemente,... zelo... vendetta", affinché i suoi compatrioti potessero "essere chiari in questa faccenda" 2Corinzi 7:11

Ecco una lezione molto seria per i giovani. Coloro che sono membri della Chiesa di Cristo si trovano, come questi ebrei a Gerusalemme, sotto la tentazione di un'alleanza empia. La Chiesa e il mondo sono strettamente intrecciati, a livello locale. Si incontrano nella stessa strada, nello stesso negozio, sotto lo stesso tetto. Coloro che non scelgono di associarsi intimamente con coloro che sono servi del peccato e fonti del male, vengono involontariamente in contatto con compagni che sono privi di principi cristiani, ma che non mancano affatto di altre attrattive. Può essere la bellezza personale, o il fascino dell'indole, o il fascino dei modi, o la ricchezza, o qualche altro vantaggio mondano che attrae gusti e ambizioni che sono al netto dell'ordine più alto. Ecco la tentazione di un'amicizia intima o anche di un'alleanza per tutta la vita. Ma che i giovani ricordino che cos'è

(1) la volontà di Cristo riguardo a loro. Non c'è forse un'applicazione che dovremmo fare a noi stessi nell'ingiunzione dell'apostolo: "Non siate inegualmente aggiogati insieme agli increduli"? 2Corinzi 6:14 E non c'è forse una deduzione da trarre dallo stesso scrittore sulla nostra condotta quando parla di sposarsi "nel Signore"? 1Corinzi 7:39 Sicuramente non è sua volontà che colui che ha preso i suoi voti su di lui entri in intimità più stretta, e anche per tutta la vita, con un altro che non ha alcun interesse per la sua verità, nessun amore per se stesso. Ricordino anche loro cosa sono

(2) le inevitabili conseguenze. Il risultato per loro stessi doveva essere il declino spirituale, Cantici era con Salomone, portandolo sull'orlo della completa rovina, se non oltre il limite, e nell'abisso di esso; così è stato per molte migliaia di figlioli degli uomini. Il risultato per gli altri è il deterioramento morale e spirituale. I bambini "parlano a metà nel discorso di Ashdod" (Versetto 24): inevitabilmente colgono qualcosa del tono e della tensione di entrambi i genitori. Il loro spirito e il loro linguaggio, se stessi e la loro vita, non raggiungeranno la purezza perfetta; porteranno con sé il marchio della mondanità. Le conseguenze di tale unione sono malvagie e irreparabili. La scelta dei nostri amici intimi e del nostro unico compagno di vita è considerata troppo alla leggera. Dalla nostra saggezza o dalla nostra follia dipende qui il nostro benessere o il nostro dolore per la vita, e anche il futuro degli altri, anche di coloro a cui saremo più profondamente interessati. Se c'è un passo che, più di ogni altro, dovrebbe essere fatto con cura profonda e prolungata, con devota e religiosa riflessione, è questo passo della scelta dei nostri amici, in particolare dell' amico del cuore e della vita. Se lasciamo che l'umorismo parli su questo argomento, come facciamo di solito, dovrebbe essere solo sulla sofferenza. Dovremmo fare in modo che il buon senso, la considerazione solenne e il dovere religioso possano esprimere la loro voce ed essere obbediti

16 Là abitavano anche gli uomini di Tiro. Non era contro la legge che gli stranieri dovessero dimorare a Gerusalemme. Arauna il Gebusei vi abitò al tempo di Davide, ed Ebed-Melec l'Etiope al tempo di Sedechia Geremia 38:7 Neemia non fa obiezione ai Tiri perché abitavano a Gerusalemme, ma perché vi offrivano le loro merci in vendita di sabato, inducendo i Giudei a comprarle. Che portava pesce. Il pesce è sempre stato l'alimento preferito dagli Israeliti Levitico 11:9, Numeri 11:5, Deuteronomio 14:9, Isaia 19:10, Matteo 14:7, 15:34, Luca 24:42), ecc

Lo derivarono principalmente dal Mar di Galilea e dal Mediterraneo

17 Poi ho conteso con i nobili. Nella profanazione del sabato, come nel mancato pagamento delle decime, i nobili erano i principali trasgressori, essendo allo stesso tempo lussuosi e latitudinari. Desideravano il cibo più fresco per i loro banchetti e incoraggiavano sia gli stranieri che i nativi a infrangere la legge per soddisfare i loro appetiti carnali

18 Non hanno forse fatto così i vostri padri? La profanazione del sabato è tra i peccati più fortemente denunciati da Geremia Geremia 17:21-27 ed Ezechiele Ezechiele 30:13; 22:8,26), ecc

E il nostro Dio non ha forse fatto venire tutto questo male su di noi e su questa città? Dio aveva detto per mezzo di Geremia: "Se non mi darete ascolto per santificare il giorno di sabato e non portare alcun peso, entrando per le porte di Gerusalemme in giorno di sabato; allora accenderò un fuoco alle sue porte, ed esso divorerà i palazzi di Gerusalemme, e non si spegnerà" Geremia 17:27 L'incendio della città da parte di Nebuzaradan fu l'adempimento di questa minaccia

19 Quando le porte di Gerusalemme cominciarono ad essere buie prima del sabato. Gli ebrei hanno sempre calcolato i loro giorni dal tramonto al tramonto, fondando la loro pratica sul racconto della Creazione dato nel primo capitolo della Genesi, dove si dice che "la sera e la mattina" costituiscano ciascuno dei sei giorni. C'era anche un comando speciale che il "sabato" del grande giorno di espiazione dovesse essere osservato "dalla sera alla sera" Levitico 23:32 Ordinai che le porte fossero chiuse. I cancelli sarebbero stati naturalmente chiusi al tramonto. Neemia ordinò che la chiusura avesse luogo circa mezz'ora prima, quando le ombre si allungavano e il giorno volgeva al termine. Lo considerava come una sorta di profanazione del sabato per portare avanti il lavoro secolare fino all'ultimo momento consentito. Alcuni dei miei servitori. Confronta Neemia 4:16; 5:16. Che non ci fosse alcun peso. Ai passeggeri a piedi era senz'altro permesso di entrare e uscire dalla città di sabato, e i servitori di Neemia dovevano fare in modo che non fosse permesso alle merci di entrare sotto pretesto

20 I mercanti alloggiavano fuori. I mercanti non potevano lasciare le loro merci incustodite; e non essendo le merci ammesse in città, furono costretti ad accamparsi. Così si radunò una folla intorno alle porte, e ne causò un tumulto e un'eccitazione, che non erano adatti al sabato. Per evitare ciò, Neemia minacciò di arrestare i mercanti, al che la pratica fu abbandonata (Versetto 21)

22 E diedi ordine ai Leviti... che venissero a custodire le porte. Assegnare il compito ai suoi servi era probabilmente un accordo temporaneo. L'incarico permanente era affidato ai Leviti, ai quali era stato affidato il compito quando le porte furono erette per la prima volta Neemia 7:1 Dovevano "purificarsi", o purificarsi, perché l'incarico era considerato sacro. Ricordati di me, o mio Dio, anche riguardo a questo. Confronta Versetto 14. E risparmiami. È degno di nota il fatto che Neemia non considera le sue buone azioni sufficienti per la sua giustificazione, ma si affida senza riserve alla misericordia di Dio

23 A quei tempi. cioè "Più o meno nello stesso periodo". Confronta Versetto 15. Ho visto gli ebrei. Piuttosto, "mi sono preso cura dei Giudei". C'è un riferimento ai primi tre versetti del presente capitolo, che avevano introdotto il tema dei matrimoni misti. Neemia desidera mettere a verbale la parte che aveva preso nella faccenda, e comincia osservando che non gli era sfuggita: aveva tenuto d'occhio i trasgressori e aveva notato la loro cattiva condotta e i mali a cui conduceva. Mogli di Asdod. Mogli filistee, di una razza sempre ostile a Israele, e native di una città che aveva recentemente preso parte con gli acerrimi nemici di Neemia Neemia 4:7 di Ammon e di Moab. Confronta Esdra 9:1 e Neemia 13:1

Versetti 23-29.- Matrimoni proibiti

Questo capitolo potrebbe essere stato scritto per mettere in netto contrasto le promesse del popolo (cap. 10.) e la loro successiva pratica. In quasi tutti i particolari il patto così solennemente stipulato è stato infranto. Abbiamo registrato in questo paragrafo:

IO UN GRANDE MALE

1. Matrimoni con donne straniere. È probabile che gli ebrei a cui si fa riferimento qui vivessero vicino ai territori occupati dai popoli da cui prendevano moglie. Il matrimonio con tali era espressamente proibito dalla legge, Esodo 34:16; Deuteronomio 7:3,4 e tendevano a distruggere il carattere distintivo del popolo come "santo al Signore" e a frustrare gli scopi della loro chiamata nazionale. Alcuni dei matrimoni in questo caso erano particolarmente criminali, poiché le mogli ebree erano state divorziate affinché i pagani potessero prendere il loro posto Malachia2:11-16

2. L'effetto di questi sui bambini. Imparavano la lingua delle rispettive madri e ignoravano la lingua ebraica. O il significato potrebbe essere che parlavano un dialetto corrotto composto dalle lingue del padre e della madre

II LA CONDOTTA SEGUITA DA NEEMIA PER SOPPRIMERLO

1. Rimproverò i colpevoli, pronunciando su di loro una maledizione

2. Fece loro un giuramento di non continuare la pratica proibita

3. Ha ragionato con loro

a. Riguardo alla peccaminosità della pratica (Versetto 27)

b. Quanto al pericolo che ne deriva (Versetto 26)

Lo dimostrò con l'esempio di Salomone, il quale, sebbene così grande e così amato da Dio, fu indotto all'idolatria dalle sue mogli straniere. L'illuminazione e la convinzione su questi punti sarebbero più efficaci nel porre fine alla pratica rispetto al castigo, o anche al giuramento imposto su di essi

III IL TRATTAMENTO SPECIALE DI NEEMIA NEI CONFRONTI DI UN SACERDOTE OFFENSIVO (Versetti. 28, 29). Sebbene fosse nipote del sommo sacerdote, tuttavia, poiché aveva sposato una figlia di Sanballat, che non solo era una straniera, ma anche un'acerrima nemica di Israele

1. Lo bandì dalla sua presenza, forse da Gerusalemme, o anche dalla comunità ebraica

2. Si appellò a Dio per punire lui e i suoi sostenitori o compagni nel peccato. Il tono di questo appello sembra favorire l'opinione che, a causa delle sue alte conoscenze, o forse perché il governatore civile non riteneva opportuno interferire con la disciplina interna del sacerdozio, Neemia sentiva di poter solo proibire la presenza del reo vicino a sé, lasciando la sua dovuta punizione e quella dei suoi sostenitori, a Dio. Che meritassero una punizione più severa di altri che avevano infranto la legge in modo simile, Neemia lo lascia intendere quando dice: "Hanno contaminato il sacerdozio", ecc

Lezioni:

1. Il male dei matrimoni tra coloro che sono e coloro che non sono il popolo di Dio

(1) Sono contrari alla legge cristiana 1Corinzi 7:39; 2Corinzi 6:14

(2) Sono incompatibili con l'unione e la comunione più strette. La differenza sotto certi aspetti può promuovere l'unione; ma una seria divergenza su una questione così vitale e onnipervadente come la religione deve costantemente ostacolare la comunione di cuore e l'unità di intenti

(3) Sono pericolosi per l'anima (Versetto 26). L'influenza della vita coniugale nel rendere i due simili l'uno all'altro opererà più probabilmente a ferire la pietà nell'uno che a impiantarla nell'altro. In questo senso, è probabile che le parole di Tennyson si adempiano in qualunque delle parti sia la migliore all'inizio: "Ti abbasserai al suo livello giorno dopo giorno, ciò che è bello in te diventando grossolano per simpatizzare con l'argilla come lo è il marito, lo è la moglie: sei accoppiato con un pagliaccio, e la grossolanità della sua natura avrà un peso per trascinarti giù"

(4) Impediscono un governo familiare coerente

(5) Operano con grave danno dei figli (Versetto 24), e quindi frustrano la fine divinamente ordinata del matrimonio vedi Malachia2:15

(6) Per questi e altri motivi impediscono la felicità più alta e più pura della vita coniugale

1. L'uso che si deve fare delle cadute altrui (Versetto 26). Alcuni citano i peccati di uomini come Davide, Salomone, Pietro, ss. come scusa o attenuazione dei propri. È vero l'esatto contrario. Con tali fari la nostra colpa aumenta, se cadiamo allo stesso modo

2. La colpa maggiore dei peccati di alcuni uomini (Versetto 29). La consacrazione speciale professata a Dio aumenta la colpa. I peccati nei ministri della religione non sono solo più dannosi per gli altri, ma più malvagi in se stessi

3. La certezza della punizione divina dei peccatori, anche se sfuggono all'umano (Versetto 29)

4. Il valore di coloro che sono zelanti nell'opporsi e sopprimere il peccato. Sono tra i migliori patrioti e filantropi. Perché i pericoli degli Stati, e le miserie degli uomini in generale, derivano principalmente dal peccato. Quanto è dunque straordinariamente degno di ogni lode e amore il Figlio di Dio, che "si è manifestato per togliere i nostri peccati" e "distruggere le opere del diavolo" 1Giovanni 3:5,8

24 I loro figli parlavano a metà nel discorso di Asdod. Alcuni interpretano lo scrittore nel senso che metà dei figli in una famiglia parlava la lingua del padre e metà di quella della madre. Ma molti dei migliori ebraisti preferiscono il senso espresso dai nostri traduttori, cioè che tutti i bambini parlavano un gergo metà ashdodita e metà aramaico. Si dice che la lingua filistea assomigliasse a quella egiziana (Geronimo, 'Comment. in Isaia', 19:18)

25 Ho conteso con loro e li ho maledetti. O, "li insultò", come spiegano Gesenius e il professor Lee. e ne colpì alcuni. cioè "fece battere alcuni di loro". Alcuni capiscono da ciò che i trasgressori subivano il bastinado per sentenza di un tribunale; Deuteronomio 25:2 altri pensano che Neemia li fece coniare in modo informale dai suoi servitori. Quest'ultima spiegazione "è corroborata dalla seguente clausola, poiché "strappare i capelli" non è mai stata una punizione legale. Li ha fatti giurare per Dio. Letteralmente, "giurò loro per Dio", cioè dettò le parole, e fece loro ripetere la formula e accettare il giuramento. dicendo: Non darete. Letteralmente, "Se darete", ss. Neemia fece loro giurare che si sarebbero sposati con i pagani, la maledizione di Dio sarebbe caduta su di loro

26 Salomone non... peccato con queste cose? L'esempio addotto era più adatto di ogni altro a commuovere gli ebrei. Gli israeliti avrebbero potuto sentire più profondamente il caso di Acab 1Re 21:25 Il peccato di Salomone nel 'cercare mogli straniere', e la sua punizione, sono esposti molto ampiamente in 1Re 11:1-40. Tra molte nazioni non c'era re come lui. Il riferimento non è tanto a testi particolari ad esempio, 1Re 3:13; 2Cronache 1:12 quanto alla descrizione generale di Salomone, della sua gloria e della sua grandezza, 1Re 4-10; 2Cronache 1-9 il che lo poneva al di sopra di tutti gli altri monarchi terreni. che era amato dal suo Dio. Vedere 2Samuele 12:24. E Dio lo costituì re di tutto Israele. Vedere 1Re 4:1

27 Ti daremo dunque ascolto? Cederemo a te e adotteremo la pratica che tu raccomandi, trasgredendo così contro Dio e provocandolo a distruggerci? Sicuramente no. L'esempio di Salomone è sufficiente a scoraggiarci

28 Uno dei figli di Ioiada, figlio di Eliasib. Vedere Neemia 12:10. Sembra che Eliashib fosse ancora in vita, anche se uno dei suoi nipoti aveva l'età per contrarre matrimonio. Era genero di Sanballat, l'Horonite. Aveva quindi sposato una delle sue figlie, mentre Eliasib stesso era legato da matrimonio a Tobia. La defezione della famiglia del sommo sacerdote da quei princìpi che Esdra e Neemia consideravano vitali è fin troppo evidente. L'ho cacciato via da me. cioè l'ho costretto a lasciare il paese e a diventare un esiliato. Possiamo supporre che si rifiutò di ripudiare la moglie straniera e preferì rifugiarsi presso Sanballat in Samaria

29 Hanno contaminato il sacerdozio e l'alleanza del sacerdozio e dei Leviti. Cerchiamo invano un "patto" distinto che l'ordine sacerdotale abbia infranto alleandosi con i pagani, o addirittura una legge speciale che proibisse ai sacerdoti di prendere mogli pagane, che non fosse ugualmente vincolante per i laici. Ma Neemia sente che ogni peccato è peggiore in un sacerdote che in uno che non è un sacerdote; che un sacerdote che contrae una contaminazione "contamina il sacerdozio"; e che esiste un tacito patto con il quale i sacerdoti e i Leviti si impegnano alla santità di vita in modo più assoluto e definitivo degli altri

30 Così li purificai. Piuttosto, "E li purificai". Il processo di purificazione di cui si parla in questo versetto, e anche nel Versetto 3, non è descritto. Probabilmente assomigliava al processo adottato da Esdra Esdra 10:5-17 E ha nominato i reparti. cioè "assegnavano i loro uffici ai vari sacerdoti e leviti" vedi Neemia 11:11-24; 12:44; 13:13

Versetti 30, 31.- Neemia: il suo carattere e le sue opere

Con queste parole Neemia ricorda brevemente i servizi che aveva recentemente reso alla comunità, concludendo con un'altra preghiera affinché Dio si ricordasse di lui. Possiamo opportunamente concludere con una rassegna più generale del suo carattere e delle sue opere

I IL SUO CARATTERE. Le sue capacità naturali erano di ordine superiore: la sua sagacia, la sua lungimiranza, la sua capacità di organizzare e di dirigere, il calore dei sentimenti, la capacità di ispirare e governare gli altri, la calma considerazione nell'esporre i suoi piani, il vigore e la determinazione nell'eseguirli, ss. Ma in un'omelia si pensa piuttosto alla morale e alla spiritualità. La narrazione ce lo presenta come eminente per

1. Pietà. Questo è stato alla base del suo carattere, e ha guidato e animato tutta la sua vita. Appare nel suo

(1) Preghiera abituale. Dal primo all'ultimo questo è evidente Neemia 1:4; 2:4; 4:4,9; 5:19; 6:9,14; 13:14,22,29,31 "In ogni cosa con la preghiera e la supplica" egli faceva "conoscere le sue richieste a Dio" Filippesi 4:6

(2) Timore pratico di Dio Neemia 5:15

(3) L'amore per la casa di Dio e i suoi servizi Neemia 13:14) e altrove

(4) Il rispetto per la sua legge e il desiderio di mettere tutto in armonia con essa

(5) Fiducia in Dio Neemia 2:20; 4:14,20 - una fiducia, tuttavia, che non produceva negligenza nel consiglio o nell'azione, ma stimolava ad entrambi

(6) Riconoscimento della mano di Dio in tutti i suoi successi Neemia 2:8,12,18; 4:15; 6:16 Ha stabilito la lode di Dio come parte principale della dedicazione del muro Neemia 12:27), seg

2. Patriottismo. Un ardente desiderio per il benessere di Israele, e la volontà di fare e sopportare qualsiasi cosa per la sua promozione Neemia 2:10 Nel caso di un israelita, la pietà e il patriottismo potevano unirsi in un grado difficile da mantenere nel caso degli altri; la nazione è, come nessun'altra, il popolo di Dio, a causa sua l'esistenza, le leggi, ss.), e da lui messa da parte come suo organo speciale e per la sua speciale lode

3. Disinteresse. Non cerca alcun fine personale, non riceve alcun stipendio come governatore, ma dedica volentieri la propria fortuna al servizio del popolo Neemia 5:10,14-18

a. Imparzialità. Rimproverare gli uomini ricchi, i governanti e i preti, con la stessa libertà con cui la gente comune; far rispettare i diritti di questi ultimi con lo stesso zelo con cui fanno parte dei primi Neemia 5:7-13; 13:11

b. Coraggio. Nell'affrontare le difficoltà e l'opposizione e nel correggere i trasgressori nelle alte sfere Neemia 4:9; Cantici 6:11

c. Perseveranza. Nel proseguire la sua opera, e ricominciare da capo quando era stata parzialmente disfatta a causa della sua assenza

II I SERVIZI CHE HA RESO AL SUO POPOLO

1. Il rafforzamento di Gerusalemme. Egli vide che questa era la grande necessità che doveva essere soddisfatta, se si voleva fare qualcos'altro in modo efficace e permanente per il bene della nazione. A tal fine egli

(1) Fece riparare completamente il muro di cinta e restaurare le sue porte. Trasformando così Gerusalemme in una forte fortezza e rendendo possibile al popolo di svilupparsi di nuovo in una nazione

(2) Ha organizzato le sue forze per la difesa

(3) Ha aumentato la sua popolazione

2. Riforma della religione e della morale. Cercò di ricostituire la nazione sulla base della legge divina. Credeva che "la giustizia esalta una nazione, ma il peccato è un obbrobrio per qualsiasi popolo" Proverbi 14:34 Egli quindi

(1) Estorsione e oppressione represse (cap. 5)

(2) Separò il popolo dalle alleanze e dalle amicizie pagane (Versetto 30 e altrove)

(3) Ha promosso l'istruzione del popolo nella parola di Dio (cap. 8, ss.)

(4) Resuscitate le grandi feste religiose

(5) Ha guidato il popolo alla confessione dei peccati e al rinnovo del loro patto con Dio (capp. 9, 10)

(6) Riorganizzato i servizi del tempio

(7) Ha ravvivato il pagamento delle decime e di altre offerte per il sostentamento dei suoi ministri

(8) Ha mantenuto la sua santità Neemia 13:8,9

(9) Fece rispettare la legge per l'osservanza del sabato (Versetti. 13-22)

Nel complesso un uomo straordinario, suscitato da Dio in un periodo critico per compiere una grande opera per Israele e, attraverso quella nazione, per l'umanità. Lasciateci

(1) Glorifica Dio in lui

(2) Imitarlo per quanto le nostre capacità e opportunità lo permettono, e per quanto è coerente con il sistema più spirituale in cui Dio ci ha posti

(3) Pregate Dio di suscitare molti uomini di questo tipo per il suo servizio in patria e all'estero

31 E per l'offerta di legna. cioè: "Ho nominato delle persone che si occupano della raccolta dell'offerta di legna Neemia 10:34 e delle primizie" (ibid. Versetti. 35-37). Atti fissati tempi. Confronta l'espressione di Neemia 10:34 : "A volte stabilito di anno in anno". Ricordati di me, o mio Dio, per il bene. Una conclusione caratteristica di un libro di cui una delle caratteristiche principali è stata il costante portare a Dio tutte le preoccupazioni, i problemi e le difficoltà dell'autore vedi Neemia 1:4-11, 2:4,20, 4:4,9,20, 5:15,19, 6:9,14, 13:14,22,29 L'appello a Dio.- vedi anche Neemia 5:19; 13:14,22

Durante l'ultima parte di questo libro queste parole ricorrono come il ritornello di un salmo. Sono un appello a Dio, un appello a Dio da parte dell'uomo. C'è qualcosa di lamentoso e di supplicante nel loro tono. Guardiamo

I LA NEGLIGENZA UMANA DI CUI SONO SUGGESTIVI. Che cosa! esclama una voce seria ma inesperta; significa che Neemia, il profeta patriota, che si avventurò tanto in Persia per il popolo di Dio a Gerusalemme; il quale, di fronte a tali pericoli e difficoltà, ha gettato un muro di protezione intorno a Gerusalemme, e l'ha resa sicura e forte per secoli; che praticamente la ripopolò e la ricostruì in gran parte; che ristabilì le sue sacre feste e ristabilì il suo culto nel tempio nella sua regolarità; che ha riscattato i suoi figli dalla schiavitù; che ha purificato la sua vita domestica; che ha deposto la sua profanazione di sabato; che rifiutava di ricevere un compenso o un pagamento per i suoi servizi, mostrando nel frattempo un'ospitalità principesca, significava forse che doveva appellarsi a Dio per l'indifferenza, la negligenza dell'uomo? Fin troppo possibile, è la risposta. Non ricordiamo che gli antenati di questi Giudei si stancarono del fedele Samuele e preferirono il debole e vacillante Saul; che la Grecia aveva i suoi Socrate e Aristide, e Roma i suoi Coriolano, e la Spagna i suoi Colombo, e l'Inghilterra i suoi William Tyndale? No! possiamo dimenticare che una volta uno più grande di Neemia fu "disprezzato e rigettato dagli uomini"? Era disprezzato, e gli uomini non lo stimavano. Neemia, per essere il costruttore e il restauratore che era, doveva essere un riformatore ardente ed energico, cioè doveva entrare in forte conflitto con le opinioni e (per di più) gli interessi dei suoi contemporanei, e sfidare e persino denunciare le loro azioni. Queste parole, "Ricordati di me, mio Dio", seguono il suo resoconto della parte vigorosa che ebbe nelle questioni di

(1) usura (cap. 5);

(2) il mancato pagamento delle decime (Versetti. 10-14);

(3) profanazione del sabato (Versetti. 15-22);

(4) l'opera di pulizia (Versetto 30)

Parlano di freddezza, di sospetto, di disprezzo, di maldicenza, da parte di alcuni, se non molti, di coloro che cercava di servire. La tensione è questa: questa gente sta trascurando il mio lavoro per loro, dimenticando i sacrifici che ho fatto, non risparmiandomi i loro rimproveri. Ricordati di me, o Dio, per il bene; Non cancellare le mie buone opere, risparmiami nella grandezza della tua misericordia. Non dobbiamo entrare nel campo del lavoro cristiano solo, o principalmente, per ciò che l'uomo ci darà come ricompensa del nostro lavoro. Se lo facciamo, potremmo essere miseramente delusi; possiamo mietere più zizzania che grano nel tempo della mietitura; possiamo trovare più cardi sul terreno che frutti sull'albero; possiamo essere come il Maestro, che aveva la corona di spine premuta sulla fronte sanguinante invece della corona d'onore posata amorevolmente sul suo capo. Non sta a noi 'desiderare ardentemente' il sorriso o la lode o la ricompensa dell'uomo. Senza dubbio dovrebbe essere dato in risposta a un lavoro fedele; È meglio sia per chi dà, sia per chi riceve, che sia dato; ma come coloro che servono il Signore Gesù Cristo, come coloro che seguono il Figlio dell'uomo, dobbiamo essere preparati a fare a meno di queste cose. E possiamo permetterci di farlo, se necessario, perché rimane

II LA FEDELTÀ DIVINA SU CUI SI BASANO QUESTE PAROLE. "Pensa a me, mio Dio, per il bene, secondo tutto quello che ho fatto" (Versetto 19). Ma osiamo chiedere a Dio di pensare a noi in base a ciò che abbiamo fatto? Per lui trattare con noi secondo le nostre azioni e ricompensarci secondo le nostre azioni, non è forse per lui trattare con noi secondo i nostri peccati e ricompensarci secondo le nostre iniquità? Osiamo noi, peccatori, rivolgere il nostro appello al Dio di giustizia? Non dobbiamo rivolgerci a lui come al Dio di misericordia, che passa, cancella, "non ricorda più" le cose che avevamo pensato, detto e fatto? Veramente; eppure questa dottrina della grazia e la dottrina che Dio ricompenserà coloro che cercano di piacergli e onorarlo stanno bene insieme. Cantici Neemia sentiva; infatti, mentre chiede a Dio di ricordarsi di lui anche per "questo" (questa buona azione), gli chiede di "risparmiarlo secondo la grandezza della sua misericordia" (Versetto 22). Cantici Paul si sentiva; poiché parlando di coloro che "con la paziente perseveranza nel fare il bene cercano la gloria, l'onore e l'immortalità", ss.), Romani 2:7 egli parla di "contare ogni cosa, ma si attenne per guadagnare Cristo e farsi trovare in lui, non avendo la sua propria giustizia" Filippesi 3:8,9 La piena verità su questo argomento è che

(1) L'accettazione generale o la condanna di Dio nei nostri confronti alla fine si ripercuoterà sulla nostra accettazione o rifiuto di Gesù Cristo in questa vita, ma ciò

(2) il carattere della sua approvazione e la misura del suo premio dipenderanno dal tipo di vita cristiana che avremo vissuto. Ci sarà un'accettazione che sarà semplicemente un non essere condannati, un "essere salvati come dal fuoco", e ci sarà un cordiale, caloroso, enfatico "Ben fatto". Ci saranno, per alcuni, meno città e sfere più ristrette; per altri, più città e sfere più ampie su cui governare. Molti cristiani vivono praticamente dimenticando questo, e non fanno alcuno sforzo per ottenere una cordiale approvazione e una grande ricompensa. Perciò la loro vita cristiana è

(a) indulgente,

b) negligenza,

(c) ozioso e infruttuoso

Altri, fortunatamente, sono più saggi di loro. A costoro diciamo: Siate fedeli in ogni buona parola e opera, come Neemia, e potrete rivolgere a Dio un fiducioso appello per riconoscimento, ricordo, ricompensa. Non guardare ansiosamente intorno a te per il sorriso dell'uomo, ma guarda seriamente al di sopra di te per l'approvazione di Cristo, e al di là di te per la sua ricompensa. Non pensate che sia sbagliato trarre incentivo e ispirazione dalla speranza di una ricompensa, perché questo potrebbe non essere il motivo più alto. Non è sbagliato farlo; è sbagliato non farlo; perché Cristo vi chiama a fare così. Egli ti chiama a mettere fuori tutti i tuoi talenti, non solo perché devi metterli fuori, ma perché, così facendo, sarai benedetto nell'aldilà; Correre la tua corsa con pazienza (perseveranza), non solo perché dovresti farlo, ma anche per poter vincere il premio. Cantici testimonia con coraggio, vivi la tua vita con santità e senza colpa, fai il tuo lavoro con diligenza e in spirito di pienezza. consacrazione; non lasciarti sgomentare, scoraggiare o anche solo frenare dall'assenza di apprezzamento da parte dell'uomo; cammina con passo elastico, con salmi di speranza sulle labbra, il sentiero della santa utilità, perché il Signore tuo Salvatore si ricorderà di te per sempre, perché non "cancellerà" i tuoi sforzi, ma li scriverà in un libro di memorie che nessuna mano toccherà per macchiare o cancellare, perché ti darà una grande ricompensa, "abbondanza" di gioia eterna, nel giorno della sua apparizione. - C

Illustratore biblico:

Neemia 13

 

2 CAPITOLO 13

Neemia 13:2

Tuttavia, il nostro Dio ha trasformato la maledizione in una benedizione.-La maledizione si trasformò in una benedizione:-

Questo era proprio come Dio, il cui nome e la cui natura sono amore

1.) Il diavolo trasforma la benedizione in una maledizione. Quando Dio creò l'uomo, lo dotò del potere di scegliere, rese libera la sua volontà, affinché potesse scegliere il bene e il male. La creatura era così dotata di una benedizione inestimabile. Il diavolo, con la sottigliezza e la forza della tentazione, ha rivolto la dignità dell'uomo contro se stesso e ha operato la sua rovina, e attraverso le generazioni successive ha cercato di trasformare la benedizione in una maledizione

2.) L'uomo spesso trasforma la benedizione in una maledizione. La forza fisica, le doti intellettuali, la posizione sociale, la ricchezza, le opportunità di utilità - le cose buone in se stesse - sono spesso trasformate dalla natura depravata dell'uomo in strumenti e occasioni di male. Di tutti i complotti e gli assalti del diavolo, di tutti i propositi malvagi degli uomini malvagi, di tutti i disastri della vita, di tutte le forme di male che potremmo dover incontrare, possiamo dire: "Tuttavia, il nostro Dio ha trasformato la maledizione in una benedizione".

(I.) Dio ha trasformato la maledizione del peccato in una benedizione. L'esistenza del peccato è un fatto terribile e misterioso, permesso da Dio per questioni sagge e graziose. Non possiamo concepire una maledizione più grande. Ha separato l'uomo da Dio. Distrusse la sua giustizia originale. Lo tagliava fuori dalla felicità. Portò su di lui la condanna e la morte. Dio viene all'uomo in questo stato con le benedizioni della Sua grazia

1.) La caduta dell'uomo ha fornito un'occasione per l'esercizio della grazia restauratrice di Dio. Il peccato ha preparato la via per la salvezza. "Paradise Regained" è più di "Paradise Lost".

2.) La maledizione del peccato ha fornito l'opportunità per una tale dimostrazione del carattere e della gloria di Dio come non vediamo da nessun'altra parte. La gloria più luminosa di Dio risplende nel metodo di salvezza dell'uomo. Dio in Cristo è di gran lunga più glorioso di Dio nella creazione. Nel Salvatore del mondo abbiamo la manifestazione più perfetta di Dio

3.) In tutta la terra, seguendo le orme del distruttore, Dio concede le benedizioni della Sua grande salvezza. Dio è ancora "in Cristo che riconcilia a Sé il mondo".

(II.) Dio trasforma il dolore in una benedizione

1.) Il dolore è un insegnante. Il dolore sembra inviato per la nostra istruzione come oscuriamo le gabbie degli uccelli quando insegneremo loro a cantare. Come la notte fa emergere le stelle, così i problemi ci rivelano molte verità che altrimenti rimarrebbero invisibili. Chiarisce le nostre visioni, in modo che otteniamo nuove visioni di Dio e di noi stessi, delle verità e del dovere, di questo mondo e del prossimo

2.) Risveglia la premura

3.) Sotto questo grazioso ministero e disciplina sono stati perfezionati i caratteri più nobili. I poeti, si dice, "imparano nella sofferenza ciò che insegnano nel canto". La tristezza è una delle migliori nutrici della pietà. Alcune piante prosperano meglio in un terreno povero che in un terreno ricco; Così alcune virtù giungono a una perfezione più rapida e completa nel dolore che nella gioia. Quando le spezie vengono schiacciate, emettono i loro odori. Dopo che il diamante è stato molato e lucidato sulla ruota, le sue sfaccettature brillano di lucentezza. Si dice che quando i coltivatori di rose vogliono sviluppare la fioritura di un albero preferito in particolare ricchezza e bellezza, a volte lo privano per una stagione di luce e umidità. In questa condizione le sue foglie cadono. Ma mentre questo processo è in corso, e l'albero è quasi senza foglie, sta nascendo una nuova vita, dalla quale a tempo debito viene un fogliame più tenero e una fioritura più scelta e più abbondante. Questo suggerisce alcuni degli usi dolci del dolore

4.) Nelle graziose disposizioni di Dio il dolore è spesso seguito dalla gioia

5.) Dio sta preparando la via per l'estinzione del dolore sulla terra

(III.) Dio trasforma la maledizione della morte in una benedizione. Per l'uomo cristiano la morte cessa di essere il re dei terrori, e diventa un'amica che lo chiama a casa. Egli lo libera dalle infermità della carne, dalle corruzioni del peccato, dalle tentazioni di Satana, dalle sofferenze e dai problemi della vita. La morte è la porta della vita. In conclusione...

1.) L'argomento ci insegna la benevolenza di Dio

2.) Impara l'amorevole fiducia che puoi nutrire in Dio. Impariamo a imitare Dio. Sforziamoci per tutta la vita di trasformare la maledizione in una benedizione. (William Walters.)

I dolori si trasformarono in benedizioni:

Potremmo parlare degli effetti benedetti della cattività di Giuseppe, dei mezzi per preservare la casa di suo padre e la vita di migliaia di egiziani. Potremmo parlare dei felici risultati delle calamità nazionali di Israele; come furono spinti a cercare il Signore nel loro dolore, e il Signore li ascoltò e li ascoltò. Potremmo raccontare della prigionia di Paolo derivante dalla conversione del suo carceriere e della sua casa; oppure potremmo parlare dell'esilio di Giovanni nella solitaria isola di Patmos, dove il suo spirito fu ristorato da quelle meravigliose scoperte delle azioni e dei propositi di Dio che formano l'ultimo libro del Canone delle Sacre Scritture. In questi casi il dolore non deve essere definito una maledizione, ma una benedizione, non una punizione, ma una medicina. È vero che il dolore è stato chiamato l'inverno dell'anima, perché gela i ruscelli del conforto e ghiaccia l'anima con il gelo della tristezza; ma, come quella stagione, per quanto ruvida, tempestosa e desolata, favorisce la fertilità finale della terra, così l'inverno morale prepara subito il pieno godimento della prossima primavera di pace, ed è produttivo di un raccolto più ricco di giustizia a lode e gloria del nostro Dio. L'afflizione è stata definita la tempesta della vita; ma, come quelle tempeste che agitano il seno dell'oceano servono allo stesso modo a sopraffare la corteccia frantumata e a spingere gli altri più rapidamente verso il porto desiderato, così queste tempeste morali, mentre possono sopraffare i malvagi e gli impenitenti, sono sempre favorevoli ad accelerare il viaggio dei figli del regno verso il cielo e verso Dio. (J. Macnaughton, A.M.)

Maledizioni e benedizioni:

Neemia vede Dio all'opera in questa trasformazione, e riconosce apertamente, con gioia, con gratitudine che la trasformazione della maledizione non è stata opera della buona volontà umana o del genio umano, ma un'operazione diretta della stessa onnipotenza divina. Perdiamo così tanto a non vedere Dio immediatamente. Perché permettiamo a Dio di allontanarsi così tanto dalla nostra coscienza, dal nostro apprezzamento e dal nostro amore? Perché non gridiamo per Lui, e non gli ordiniamo di venire da noi, e non gli diamo riposo finché non si avvicina? Questa è la vera religione; Questa è la nobile pietà

(I.) Essere maledetto dall'uomo non è in realtà una prova della disapprovazione di Dio

(II.) Dovrebbe essere un uomo molto grande e un'anima molto pura, elevata e devota, che si impegna a maledire chiunque altro

(III.) Essere benedetti dall'uomo non è una prova del favore di Dio

(IV.) La vanità di confidare in tutto ciò che può essere trasformato in una maledizione. Applicazione di queste verità alla vostra esperienza personale:

1.) Le sopracciglia della società

2.) Fatto un torto negli affari

3.) L'apparente opposizione della natura. Dio è disposto e in grado di trasformare tutte le maledizioni in benedizioni. Ma la benedizione non sarà data senza un'azione da parte nostra. Stai soffrendo? Mettiti in ginocchio; dì a Dio il tuo peccato; allora la pellicola sarà tolta dai tuoi occhi: vedrai la grande, potente, Croce redentrice di Cristo, ed Egli dirà: "I tuoi peccati, che sono molti, ti sono tutti perdonati". La maledizione si trasformerà in una benedizione, e tu sarai il migliore per l'umiliazione. (Joseph Parker, D.D.)

Dolori che si tengono lontani dalla mondanità:

Un evangelista narra di un giovane ragazzo che lasciò la casa paterna per fare il marinaio. Rimase assente per tre anni, e durante il viaggio di ritorno, proprio mentre pensava a quanto presto avrebbe rivisto tutti i suoi cari a casa, la sua nave naufragò al largo delle coste della Norvegia. Molti si sono persi, ma lui e alcuni altri sono riusciti a salire su una barca. Cercarono di remare verso la riva, ma gli uomini erano bagnati e il freddo così intenso, molti di loro morirono assiderati. Il primo ufficiale aveva il comando della barca e, essendo il ragazzo uno dei suoi favoriti, temeva di cadere vittima del freddo e ogni volta che lo vedeva sonnecchiare o mostrare segni di sonnolenza, lo colpiva con un capo di corda. Invano il ragazzo si lamentò, il dimenarsi continuò finché la sonnolenza non fu scomparsa. A distanza di alcuni anni raggiunsero la terraferma, e furono ospitalmente ospitati dagli indigeni, e in tempo furono rispediti a casa. Quel giovane dice spesso che deve la sua vita al coniuge che gli ha impartito quella opportuna disciplina. Le sofferenze e i dolori che Dio pone sul Suo popolo sono come quelle bastonate. Solo per impedirgli di cadere nel sonno della mondanità che conduce alla morte, per mantenerli in vita nella grazia e, guardando a Lui, Egli li affligge

Le provvidenze di Dio non devono essere temute:

Non dovremmo mai aver paura delle provvidenze di Dio quando sembrano distruggere la nostra vita e schiacciare le nostre speranze, e persino allontanarci dai sentieri che abbiamo scelto per l'utilità e il servizio. Dio sa cosa vuole fare con noi, come può usarci al meglio e dove e in quali linee di ministero vuole che serviamo. Quando chiude una porta è perché ne ha un'altra aperta per i nostri piedi. Quando Egli fa a pezzi le nostre vite, è perché essi faranno di più per la Sua gloria e per il bene del mondo spezzato e distrutto che per il resto

7 CAPITOLO 13

Neemia 13:7-31

E io giunsi a Gerusalemme, e capii il male che Eliasib aveva fatto.-Il riformatore religioso:-

Osservazione-

(I.) Lo stato di Gerusalemme durante l'assenza di Neemia

(II.) Le riforme che ha realizzato

1.) La sua purificazione del tempio

2.) Il suo rinnovamento dell'osservanza delle ordinanze divine

3.) La sua promozione della santificazione del sabato

4.) Il suo separare Giuda dal mescolarsi con i pagani. (W. Ritchie.)

Purificazione personale del credente:

Non dobbiamo mai dimenticare che il cristiano è ora ciò che era il tempio di un tempo, la dimora dell'Altissimo 1Corinzi 6:19. Lutero osserva: "Un cristiano può essere paragonato al tempio tripartito di Salomone. Il suo spirito è il santo dei santi, la dimora di Dio in mezzo alle tenebre della fede (egli crede a ciò che non vede, né sente, né afferra); la sua anima è il luogo santo, dove sono le sette luci dei candelabri d'oro; il suo corpo è il piazzale esposto alla vista generale, dove ognuno può osservare come vive e cosa fa; nel cortile si trova l'altare degli olocausti, sul quale dobbiamo deporre i nostri corpi come sacrifici viventi a Dio. Com'è triste quando il tempio, in qualsiasi parte di esso, viene profanato! Quando il cuore in cui Cristo dovrebbe abitare è occupato dal mondo, molte cose devono essere gettate via, affinché possa diventare la dimora del Re. (W. P. Lockhart.)

Il devoto patriota:

La storia inizia con il ritorno di Neemia a Babilonia. O attraverso le notizie che i suoi nemici avevano inviato a corte, o essendo scaduto il permesso di assenza (CAPITOLO 2:6), Neemia torna dal re per presentarsi e per chiedere il permesso di un ulteriore soggiorno a Gerusalemme. Il fatto che Esdrais fosse assente allo stesso tempo rafforza l'opinione che le false dichiarazioni di coloro che li circondavano muovessero la gelosia del re e portassero al loro richiamo. È a malapena possibile pensare alla rapida e completa distruzione della vita religiosa della città, a parte un complotto profondamente congegnato da parte dei nemici che videro nel richiamo di Neemia la loro opportunità, e i cui piani furono accuratamente predisposti e coraggiosamente eseguiti non appena se ne fu andato. La costruzione delle mura e delle porte della città era stata seguita da uno sforzo ancora più audace per la sicurezza di Gerusalemme. Approfittando del fervore della nuova vita religiosa che era sorta tra loro, Neemia aveva radunato il popolo e lo aveva fatto entrare in un'alleanza molto solenne, che avevano firmato e sigillato. Viene fornito l'elenco di coloro che firmarono questo patto, di per sé un suggerimento che non fu firmato da tutti. Il primo nome è quello di Neemia: e accanto al suo vanno naturalmente cercati quello di Eliasib, il sommo sacerdote, e di Ieoiada suo figlio. Ma questi due sono vistosamente assenti. Quindi è chiaro che prima della partenza di Neemia 100 'erano due partiti il cui antagonismo non poteva che essere feroce e aspro; una parte che si era arresa alla più stretta osservanza e applicazione della legge, e un'altra parte che si era immischiata in relazioni pagane; e di quest'ultimo partito il primo e principale fu Eliasib, il sommo sacerdote. Appena Neemia se ne fu andato, Eliasib divenne subito capo e governante della città. Ora arriva la collisione delle due parti; da una parte un popolo come i puritani di un tempo: severo, risoluto, esclusivo, odioso di tutto ciò che si allontanava di un pelo dalla lettera della legge. Dall'altra parte c'era il partito della corte, a braccetto con il ricco "popolo del paese"; desiderosi del proprio avanzamento e della propria posizione. Eliashib, il capo dei cortigiani, non aveva nulla da aspettarsi dai covenanti, se non un'opposizione severa e aspra. Per rafforzare la sua posizione, e forse per la propria sicurezza personale, egli raccoglie intorno a sé questi elementi dall'esterno, con l'intenzione senza dubbio di tracciare una linea netta non appena avessero raggiunto il suo scopo, ma scoprendo, come fanno sempre questi uomini, che egli deve cedere passo dopo passo, fino a quando tutto ciò che la legge riteneva sacro sia stato distrutto prima dell'influsso del "popolo del paese". Una reazione rapida e terribile seguì il fervore acuto del grande risveglio. Le prime ad essere spazzate via furono le riforme che Neemia aveva introdotto in materia di matrimoni misti. Ciò che il sommo sacerdote stesso aveva sanzionato con l'esempio della sua famiglia fu rapidamente imitato, finché sembra che sia diventato una furia tra il popolo, poiché molti dei Giudei ripudiarono le proprie mogli per queste donne di Ammon, Moab e Asdod. Il Libro di Malachia getta una luce lurida sulla condizione delle cose sotto questo come in altri aspetti Malachia 2:11, 14, 16. Eliasib cerca ulteriormente di rafforzare la sua posizione e di indebolire quella del suo avversario con una concessione all'avidità del popolo, come aveva precedentemente assecondato la loro lussuria. Le decime e le offerte che venivano reclamate dai sacerdoti e dai leviti venivano loro negate, oppure il popolo portava solo ciò che era malato o sbranato dalle bestie selvatiche; il popolo ha derubato Dio, come dice Malachia. Così il tempio finì per essere trascurato, poiché i sacerdoti dovevano andare "ciascuno nel proprio campo". Con questo deve essere caduto ogni barriera per la protezione di Gerusalemme. Quando le cose giunsero a un tale punto, fu evidente che i pagani facevano tutto a modo loro. Le occupazioni del popolo continuavano come se non ci fosse un giorno di sabato. I torchi per il vino venivano calpestati; il grano veniva trasportato; gli asini erano carichi; Dalle porte della città entrarono gli uomini di Tiro con la frutta e il pesce in vendita; Gli stranieri riempivano le strade con le loro grida, e il luogo risuonava del rumoroso chiacchiericcio di coloro che si fermavano a vendere e di coloro che venivano a comprare. Questi stranieri portarono con loro le loro vie malvagie e le loro ripugnanti idolatrie, le stregonerie di cui parla Malachia Malachia 3:5. Questo è lo stato di cose che Neemia trova al suo ritorno a Gerusalemme. Forse la sua venuta non era attesa, il nemico sperava di tenerlo fermo alla corte del re. Abbiamo forse pensato a Neemia come al grazioso cortigiano, al maestoso coppiere, il cui aspetto avrebbe molto a che fare con la sua alta posizione. Ma qui c'è un uomo molto diverso. Sembra che stia davanti a noi con le sopracciglia aggrottate e gli occhi lampeggianti, un uomo che non esita a mettere le mani addosso ai trasgressori e le cui parole terrorizzano la città. L'indignazione di Neemia è accesa prima dalla notizia della profanazione della Casa di Dio; e affrettandosi là affronta Eliasib sul suo stesso terreno, e con le sue stesse mani getta via la "roba domestica" dell'intruso Tobia, e fa purificare le camere dalla contaminazione, e vi rimette i vasi sacri. Che Eliashib e il suo partito si siano sottomessi a un procedimento così prepotente può sembrare sorprendente; ma la coscienza del popolo era con Neemia, ed essi sentivano che era inutile resistere a uno di tale risolutezza, sostenuto da tale autorità che egli possedeva. Poi i sacerdoti e i leviti furono di nuovo rimessi al loro posto e le provviste furono debitamente consegnate, con l'incarico di ricevere e distribuire le offerte di grano, olio e vino. Nel frattempo i capi si erano radunati, come avevano fatto quando Cristo venne al tempio. L'interferenza con la speranza dei loro guadagni suscitò il loro risentimento; perché a quei nobili non c'era da dividere con leggerezza un giorno di lavoro, poiché altri facevano il lavoro di cui raccoglievano il vantaggio. Neemia ordina che le porte siano chiuse al tramonto della vigilia del sabato e che nessuno entri portando pesi fino alla fine del giorno. Ancora più difficile e complessa era la questione dei matrimoni misti. Ma in questo, come in ogni altra cosa, Neemia non tollerò mezze misure. Quando il popolo si radunò per protestare, egli ci dice che "ho conteso con loro, li ho maledetti, ho strappato loro i capelli e li ho fatti giurare per Dio, dicendo: Non darete le vostre figlie ai loro figli, né prenderete le loro figlie ai vostri figli o per voi stessi". Ioiada, figlio del sommo sacerdote e genero di Sanballat, pensò senza dubbio di nascondersi dietro queste alte relazioni. Ma invece di difendersi, si aggiunse al torto, e il governatore indignato lo cacciò dalla città e gli proibì di tornare. Rifugiatosi in Samaria con altri che si risentivano dell'azione di Neemia, vi stabilì un tempio e un servizio rivali, e così aprì la strada alle riforme che furono stabilite a Gerusalemme. Guardando indietro al capitolo, vediamo una lezione per tutti i tempi e per noi: che non possiamo mai allentare la legge di Dio in un particolare senza allentarla in tutti. La legge di Dio è una, e infrangerla in qualsiasi punto significa metterla in pericolo in tutti. L'infittirsi dei mali di Eliashib, uno dopo l'altro, fino a quando tutto è perduto, è la storia della distruzione dell'individuo e della nazione. (M. G. Pearse.)

11 CAPITOLO 13

Neemia 13:11

Allora disputai con i governanti.-Lavoro e adorazione:-

Allora l'argomento non è nuovo. È una domanda che si pone in ogni epoca. L'aspetto particolare della questione che dobbiamo affrontare ora è questo: perché l'operaio abbandona la casa di Dio? Molte delle ragioni addotte derivano dalle condizioni industriali delle classi lavoratrici

1.) Una delle ragioni addotte dagli operai è che le condizioni della loro esistenza industriale non offrono loro tempo libero. È un motivo o una scusa? È vero che c'è un numero considerevole di operai che sono condannati a trascinarsi dietro una vita stanca, triste, faticosa, senza raggi. Non hanno tempo libero. L'unico riposo che hanno è il riposo inconscio del sonno. Il sistema che perpetua questo stato di cose è ingiusto, disumano e ostile agli insegnamenti della Bibbia. Ma questo non è vero per la maggior parte degli operai; La loro assenza non nasce dalla mancanza di ozio, ma dalla mancanza di inclinazione

2.) Un'altra ragione addotta è che il ministero cristiano è in combutta con i datori di lavoro. Non sono qui per tenere un incarico per il ministero, ma sono qui per difendere gli interessi della verità, e desidero chiedere dove si trova questo ministero debole ed effeminato. Mi permetto di credere che non ci sia mai stato un tempo in cui i pulpiti risuonassero di una nota più chiara e inequivocabile, in cui ci fosse un insegnamento più diretto e salutare sugli obblighi del potere e sulle responsabilità della ricchezza. Credo che oggi si predichi molto di più ai ricchi che ai poveri, e questa accusa di silenzio peccaminoso e di adulazione peccaminosa non può essere sostenuta

3.) Un'altra ragione addotta è che i ministri non assumono la loro legittima posizione di leader del progresso secolare, e che non si trovano all'avanguardia delle riforme sociali e politiche. Questa è un'obiezione più ragionevole. Desidero confessare candidamente e francamente che, a mio parere, il pulpito è stato troppo speculativo, troppo astratto, troppo poco pratico, troppo ultraterreno. Ma questo rimprovero viene ora rapidamente spazzato via, e il ministero sta dando entrambe le mani all'opera trascurata di riforma sociale

4.) Gli operai si lamentano inoltre del fatto che quando vengono in chiesa ricevono un'accoglienza fredda e ostile. Nella chiesa c'è "rispetto per le persone". Ci viene addebitato che la nostra professione di fratellanza è una mera finzione. Si dice che gli uomini siederanno accanto ai loro simili nella casa di Dio per anni, pregheranno e canteranno della loro fratellanza e del loro amore, e poi fuori dalla chiesa li ignoreranno e li passeranno oltre senza nemmeno riconoscerlo. Contro tale condotta nessuna parola può essere troppo esplicita o troppo severa

5.) Un'altra ragione è che la chiesa non è democratica e che l'operaio non ha voce o influenza nei suoi affari. Questo motivo è stato confermato e sottolineato dai redattori della nostra stampa quotidiana. Ma è un'affermazione del tutto troppo radicale. Se l'operaio vuole chiese democratiche, non ha bisogno di cercare lontano per trovarle

6.) Un oratore in una riunione convocata per considerare questa questione, declamata contro il pulpito perché tratta di argomenti come la restaurazione dell'uomo e il perdono dei peccati. Dichiarò che non c'è alcun valore pratico in tale insegnamento, e che l'uomo lavoratore non vi si attiene né ci crede. Qui non c'è spazio per i compromessi. Oh! il Nazareno indossa molte corone, e tra le Sue corone c'è quella di Riformatore Sociale. Ma c'è un'altra corona di gran lunga più luminosa di quella del Riformatore, la corona del Redentore. Il vangelo che dobbiamo predicare non è un mero sradicamento dei torti sociali, un equalizzatore delle proprietà degli uomini; È un rigeneratore del cuore umano. Lo scopo supremo del Vangelo non è quello di abbellire le circostanze dell'uomo, ma di abbellire la vita dell'uomo. Il Maestro stesso ci ha detto quanto sia inutile riformare la casa di un uomo se non si redime l'uomo. Il Vangelo è predicato, quindi, affinché l'uomo possa essere rettificato e che l'uomo rettificato possa trasformare il mondo. L'opera del Redentore include l'opera del Riformatore, ma la redenzione è la prima e dominante nota del canto della Chiesa. D'altra parte, se siamo veramente di Cristo, siamo autentici riformatori. La Chiesa di Cristo dovrebbe essere il centro di tutte le agenzie riformatrici del nostro tempo. Tutti i veri riformatori prendono le loro armi da Cristo. (J. A. Jowett, M.A.)

14 CAPITOLO 13

Neemia 13:14-22

Ricordati di me, o mio Dio, riguardo a questo.-La misericordia di Dio è l'origine della ricompensa delle buone opere:

Imparare-

(I.) Che provvedere al mantenimento dell'adorazione di Dio e dei suoi ministri è un'opera degna e di grande stima e favore presso Dio 1Cronache 29:17, 18; Deuteronomio 12:19; 2Re 4; Luca 7:3-5; Matteo 10:41; Filippesi 4:18; 2Timoteo 1:16-18

(II.) Che Dio ricompensa queste e tutte le altre nostre buone azioni e opere non per alcun merito o dignità che è in esse, ma per la Sua gratuita misericordia e bontà

1.) Le Scritture ci incoraggiano a lavorare nella speranza della ricompensa Salmi 19:11; Proverbi 11:18; Matteo 5:11, 12; 10:41, 42; Luca 6:35; 2Giovanni 8

2.) Da dove viene questa ricompensa. "Secondo la Tua grande misericordia" Osea 10:12; Romani 6:23; Salmi 62:12

(III.) Che è lecito fare buone opere rispetto alla ricompensa della ricompensa. È chiaro che qui Neemia fece così. Così fece Mosè Ebrei 11:25, 26. (Joseph Mede, B.D.)

La legge della ricompensa:

La preghiera di Neemia ricorre tre volte in questo capitolo, alla fine di ogni sezione che racconta i suoi atti di riforma. Nel primo caso (ver. 14) è molto pieno, e pone molto chiaramente il merito delle buone azioni come una supplica a Dio. La stessa cosa è implicita nella sua forma nel versetto 22. Ma mentre, senza dubbio, il tono della preghiera ci sorprende, e non è quello che dovrebbe essere offerto ora dai cristiani, non fa che riecheggiare il principio della retribuzione che sta alla base della legge. "Fa' questo e vivrai", era il fondamento stesso della forma di rivelazione di Dio di Neemia. Noi non invochiamo i nostri meriti, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia, e il principio che sta alla base del Vangelo è la vita mediante l'impartire la misericordia immeritata e la vita divina. Ma la legge della retribuzione rimane ancora valida per i cristiani, nella misura in cui Dio non dimenticherà mai nessuna delle loro opere e darà loro piena ricompensa per la loro opera di fede e la loro opera d'amore. La vita eterna qui e nell'aldilà è interamente dono di Dio; ma questo fatto non esclude la nozione di "ricompensa della ricompensa" dalla concezione cristiana del futuro. Non conviene a noi presentare le nostre buone azioni davanti al Giudice, poiché sono macchiate e imperfette, e la bontà in esse è un Suo dono. Ma spetta a Lui coronarli con la Sua benevola approvazione e proporzionare le città governate in quel mondo futuro ai talenti fedelmente usati qui. Non dobbiamo aver paura di oscurare la verità che siamo salvati "non dalle opere, affinché nessuno si glori", anche se insistiamo sul fatto che un cristiano è ricompensato secondo le sue opere. (A. Maclaren, D.D.)

La sincerità di Neemia:

Paolo assicura agli ebrei credenti che Dio non dimenticherà "la loro opera di fede e la loro opera d'amore", e questa preghiera di Neemia non è altro che una supplica che Dio si compiaccia di adempiere la Sua stessa promessa riguardo a lui. Non era il dettame di uno spirito ipocrita. Non c'è ipocrisia nell'umile preghiera che Dio lo guardi con amore; che si degnasse di accettare i suoi deboli servigi come prova e prove di uno spirito religioso; che Egli si sarebbe compiaciuto di verificare la Sua promessa, che "andrà bene a coloro che temono il Signore" e che "la pietà è utile a tutte le cose, avendo la promessa della vita che è ora, così come di quella che deve venire". Considera-

(I.) Un cenno della storia di Neemia

(II.) Il carattere di Neemia

1.) Il suo fermo principio religioso. Dimorando in mezzo a scene molto poco congeniali al progresso della pietà nel cuore, mostrò una fermezza di principi e un ardore di sentimento religioso veramente ammirevoli. Tra le lusinghe di una corte splendida e licenziosa, egli cercava la gloria di Dio e non la gratificazione della vanità, dell'ambizione o del desiderio mondano. Circondato dalle insegne di una grossolana ed empia superstizione, innalzò uno stendardo per il vero Dio e si alzò in piedi come testimone per Lui, in mezzo ai Suoi nemici. La fiducia in Dio lo mantenne saldo sulla scena del pericolo; e gli alti scopi di uno spirito devoto lo elevarono al di sopra delle vili occupazioni del buon senso

2.) La sua abnegazione. Questa è una delle migliori prove di sani principi religiosi. Quando la volontà è soggiogata alla volontà di Dio; quando la mente si sente completamente soddisfatta della saggezza e della bontà dell'economia divina; Quando l'io viene gettato in secondo piano, e un nobile disinteresse dà il suo tono al personaggio, allora abbiamo una buona prova che la nostra religione è sincera. Neemia migliorò i suoi vantaggi alla corte persiana non per il suo bene individuale, ma per il bene dei suoi connazionali. Perse di vista le considerazioni egoistiche e, avendo un sentimento per i più umili del popolo, diede loro tutto il valore delle sue fatiche, senza la minima remunerazione. Sapeva che Dio avrebbe concesso ciò che non chiedeva all'uomo; Da qui la preghiera del testo

3.) Il suo zelo per l'adorazione e le ordinanze di Dio. Ciò si manifesta in modo particolare nella sua ansia di rivendicare le ordinanze di Dio contro gli abusi e di imporre la loro puntuale osservanza. La lettura pubblica e l'esposizione della legge, per l'edificazione del popolo, testimoniavano il suo rispetto per la Santa Parola di Dio. L'esattezza con cui si svolgevano i riti stabiliti nelle feste delle trombe e dei tabernacoli, sotto la sua sovrintendenza, testimoniava la sua riverenza per la legge, in tutta la minuzia delle sue requisizioni. Il suo zelo per la santificazione del sabato dimostrava l'alto senso che nutriva del suo valore

4.) La sua perseveranza illuminata e coerente nell'adempimento del dovere personale e ufficiale. (Robert Burns, D.D.)

15 CAPITOLO 13

Neemia 13:15-22

In quei giorni vidi in Giuda alcuni torchi che pigiavano i torchi di sabato.-Osservare il sabato:-

Nel riformare il male della profanazione del sabato, Neemia...

(I.) Conteso con i nobili, o aristocrazia ebraica. Era il loro mestiere che teneva aperti i mercati. Se si tenessero in disparte, i violatori del sabato fallirebbero per mancanza di patrocinio

(II.) Ha fatto rispettare la legge

(III.) Si occupava in particolare di coloro che cercavano di eludere la legge

(IV.) Prese misure per perpetuare la riforma. Conclusione: Rifletti sulle considerazioni che sono alla base del dovere del riposo sabbatico

1.) L'istituzione del sabato è coeva alla razza. Adamo in paradiso osservò il giorno santo. Ciò è evidenziato dalla primitiva divisione del tempo in settimane. La parola "ricordati" nel quarto comandamento mostra che questa ingiunzione non era altro che il risveglio e la ri-enfasi di quella che era sempre stata vincolante per loro

2.) Si basa su un motivo che, nella natura del caso, lo rende perpetuo. Il Signore "si riposò il settimo giorno; pertanto il Signore benedisse il giorno di sabato e lo santificò".

3.) La legge del sabato era intessuta con i nervi e i tendini della costituzione umana prima di essere iscritta sulle tavole di pietra

4.) L'ingiunzione: "Ricordati del giorno di sabato per santificarlo", quando fu posta nel Decalogo, ricevette la sanzione formale di Geova come parte essenziale della legge morale

5.) Cristo è venuto per adempiere la legge cerimoniale; alla sua venuta svanì come fanno le ombre davanti al sole. Ma quanto alla legge morale, è venuto a fissarla sempre più permanentemente nei cuori e nelle coscienze degli uomini

6.) Il passaggio dal settimo al primo giorno non è stato in alcun modo una violazione dell'ingiunzione originale, ma piuttosto in seguito ad essa. Essa commemora la risurrezione di Cristo, e così un nuovo e vivente ramo di gioia è stato innestato su di essa. (D. J. Burrell, D.D.)

Osservare il sabato:

I diversi punti suggeriti da questa narrazione sono particolarmente adatti a tempi come il nostro

(I.) Ci ricorda il potere accecante e induriente della mondanità. Ottunde la coscienza, soffoca la spiritualità e si allontana da Dio

(II.) Ci ricorda i rischi dell'associazione con vicini negligenti e irreligiosi

(III.) Ci ricorda la responsabilità degli uomini in alta posizione per i mali prevalenti

(IV.) Ci ricorda che trascurare di osservare il sabato è un male di cui Dio non può mai essere altrimenti che dolorosamente dispiaciuto

(V.) Ci ricorda la risoluta fedeltà necessaria per salvare questo giorno dalla profanazione generale. (Sermoni del club del lunedì.)

Osservare il sabato:

(I.) L'osservanza del sabato deve lottare con l'avidità degli uomini ricchi

(II.) L'osservanza del sabato protegge la comunità e la nazione dal pericolo. Le esigenze divine hanno sempre in sé uno scopo saggio e amorevole. Una nazione timorata di Dio è forte perché ha imparato, nei suoi diversi elementi, a esaltare quelle cose che hanno in sé un potere duraturo. La carità e l'integrità, la riverenza, la purezza, l'intelligenza e l'autocontrollo sono forze potenti. Contro di esse l'immoralità, l'intemperanza, l'estorsione, l'ignoranza, si innalzano come un diluvio desolante. Il sabato è una diga protettrice innalzata sul loro cammino, così chiara ed efficace che ognuno di loro lo odia e vorrebbe abolirlo. Un milione di soldati sotto le armi non può difenderci come sessanta milioni di cittadini senza altra arma che il riconoscimento delle pretese di Dio e dei diritti dei loro simili. I primi possono essere sconfitti come lo furono le numerose legioni di Roma. Questi ultimi sono invincibili

(III.) L'osservanza del sabato può essere decretata da una legge pubblica e fatta rispettare dal magistrato civile. Lo Stato può, e deve, mantenersi. Può, e deve, vietare quelle pratiche che minacciano la sua vita. Deve rispettare la natura religiosa e le esigenze dei suoi cittadini. Il suo compito non è quello di dire come uno osserverà le ore di riposo, ma semplicemente di garantire che le avrà. (Deuteronomio Witt S. Clarke.)

Il beneficio del sabato:

Consideralo...

(I.) Come un riposo accettabile dalle fatiche e dalle fatiche della vita

(II.) Come istituzione altamente utile e civile

(III.) Come ordinanza religiosa necessaria

(IV.) Come segno tra Dio e l'uomo. (J. Venn, M.A.)

Profanazione del sabato:

L'ultima pagina della storia di molti riformatori è stata, come quella di Neemia, un triste resoconto degli sforzi per arginare la marea calante dell'entusiasmo e la marea fluente della mondanità. La pesante pietra viene fatta rotolare un po' su per la collina e, non appena una mano forte viene ritirata, cade di nuovo al suo vecchio posto. L'evanescenza del lavoro dei grandi uomini fa gran parte della tragedia della storia. La nostra lezione riguarda in particolare gli sforzi di Neemia per far rispettare l'osservanza del sabato

(I.) L'abuso consisteva nel lavoro sabbatico e nel commercio. È facile ridicolizzare il sabato ebraico e "la domenica puritana". Senza dubbio ci sono stati e ci sono tentativi ben intenzionati, ma sbagliati, di insistere su un'osservanza troppo rigida. Senza dubbio è stato spesso dimenticato dalle brave persone che il Giorno del Signore cristiano non è il sabato ebraico. Naturalmente, l'osservanza religiosa del giorno non è un argomento adatto per la legislazione. Ma il bisogno di un settimo giorno di riposo è impresso nella nostra natura fisica e intellettuale; e i cuori devoti troveranno gioiosamente il loro miglior riposo nell'adorazione e nel servizio cristiano. Il vigore della vita religiosa esige stagioni speciali riservate al culto. A meno che non ci siano tali bacini idrici lungo la strada, ci sarà solo un sottile rivolo di ruscello lungo la strada. Va benissimo parlare della religione diffusa nella vita, ma non sarà così diffusa se non sarà concentrata in certi momenti. Non sono benefattori della comunità coloro che cercano di abbattere e allentare il rigore della proibizione del lavoro. Se una volta si radica l'idea che la domenica sia un giorno di divertimento, il divertimento di alcuni richiederà il duro lavoro di altri, e l'abitudine del lavoro tenderà ad estendersi, fino a quando il riposo diventerà l'eccezione e il lavoro la regola. Non c'è mai stato un tempo in cui gli uomini vivessero così furiosamente e velocemente come ora. I ritmi della vita moderna richiedono più che mai il riposo domenicale. Se un vagone ferroviario viene fatto funzionare continuamente, si consumerà prima che se fosse messo da parte per un giorno o due di tanto in tanto; e se viene eseguito a velocità elevata, avrà bisogno di più del resto. Stiamo tutti andando alla massima velocità; e ci sarebbero altri crolli se non fosse per quella benedetta istituzione che alcune persone pensano di promuovere il bene pubblico distruggendo: un settimo giorno di riposo

(II.) I vigorosi rimedi applicati da Neemia furono somministrati prima ai governanti. Mandò a chiamare i nobili e diede la colpa alle loro porte. «Voi avete profanato la giornata», disse. Gli uomini al potere sono responsabili di crimini che potrebbero controllare ma preferiscono strizzare l'occhio. Neemia era governatore del re persiano, e quindi aveva il diritto di valutare questi nobili. Al giorno d'oggi il popolo ha lo stesso diritto, e ci sono molti peccati sociali per i quali dovrebbe citare in giudizio le autorità civili e di altro tipo. I principi cristiani su cui il popolo cristiano insiste senza esitazione, e che vengono messi in pratica, con le urne elettorali e in altri modi persuasivi, su ciò che rappresenta la coscienza in alcune alte sfere, farebbero una meravigliosa differenza su molte delle abominazioni delle nostre città. Andate prima dai "nobili" e deponete il fardello sulle spalle che dovrebbero portarlo

(III.) Quindi Neemia prese misure pratiche chiudendo le porte della città alla vigilia del sabato e mettendo alcuni dei suoi stessi servi come guardia. I metodi adottati possono fornire suggerimenti per tutti coloro che vorrebbero mirare a riformare gli abusi o le immoralità pubbliche

1.) Un passo molto necessario è quello di tagliare, per quanto possibile, le opportunità per il peccato. Non ci saranno scambi se chiudi i cancelli la sera prima. Ci sarà poca ubriachezza se non ci saranno negozi di liquori. È verissimo che le persone non possono essere rese virtuose dalla legislazione, ma è anche vero che possono essere risparmiate dalle tentazioni di diventare viziose da essa

2.) Ancora una volta, la guardia dei Leviti può suggerire che l'esecuzione delle misure per la riforma dei costumi o della morale è meglio affidata a coloro che sono in simpatia con loro. I leviti divennero sentinelle fedeli. Molte misure promettenti per la riforma sono finite nel nulla perché affidate nelle mani di funzionari che non si sono preoccupati del suo successo. Gli strumenti sono importanti quasi quanto i mezzi che essi utilizzano. (A. Maclaren, D.D.)

Un argomento a favore dell'osservanza del sabato:

"Dico ai nostri direttori che se costringono i conduttori a infrangere il quarto comandamento, non hanno il diritto di aspettarsi che osservino l'ottavo". Questo era il modo commerciale dell'onorevole William E. Dodge di presentare alle compagnie ferroviarie l'argomento per l'osservanza del sabato

Lealtà al sabato:

Una compagnia di traghetti, con una buona prospettiva di un affare redditizio, desiderava che il defunto governatore Gamble facesse un investimento nelle loro azioni, che egli rifiutò, perché facevano funzionare le loro barche di sabato. "Siamo obbligati per legge a farlo", fu la scusa offerta. "Sì", rispose lui; "So che la legge impone alla vostra azienda di far funzionare le sue barche di sabato, ma la legge non mi impone di investire i miei soldi nelle vostre azioni".

Profanazione del sabato:

Considera-

(I.) Abbiamo anche un sabato che dovrebbe essere osservato

(II.) Alcuni degli abusi prevalenti del sabato

(III.) Rimedi pratici. Neemia è qui il nostro modello

1.) Egli stesso non prese parte al peccato

2.) Ha fatto una protesta pubblica

3.) Promosse misure attive per la soppressione della profanazione del sabato. (J. Hambleton.)

Osservanza del sabato:

Questo passaggio contiene una dichiarazione dettagliata delle trasgressioni degli Israeliti in questo particolare, così come della testimonianza di Dio attraverso Neemia contro di loro; e poiché indica chiaramente certe transazioni di sabato come grossolanamente peccaminose, la cui colpevolezza è da alcuni considerata quantomeno discutibile, sarà utile esaminare attentamente le parole dello scrittore sacro, al fine di dimostrare l'iniquità di tali pratiche

(I.) In che cosa consistevano gli abusi stessi

1.) Lavoro agricolo di sabato. "In quei giorni vidi in Giuda alcuni che pigiavano i torchi e portavano covoni", ecc. L'alimentazione del bestiame e lavori simili durante il sabato sono chiaramente permessi, perché la vita o la salute della bestia dipende dal suo nutrimento; ma tutti gli altri tipi di lavoro sono chiaramente cattivi, e tanto giustamente oggetto di rimprovero da parte del ministro cristiano quanto le fatiche degli ebrei lo erano da parte degli ebrei

2.) Traffico sabbatico (ver. 16) . Le eccezioni di opposizione, di convenienza e simili non possono essere consentite nemmeno come palliativo; poiché la legge di Dio non deve essere piegata o modificata per soddisfare la volontà e i capricci dell'uomo. Qui non è permesso alcun sotterfugio, o sofisma, o scusa

(II.) I procedimenti del profeta conseguenti a queste pratiche

1.) Ha testimoniato contro di loro. È dovere dei ministri su qualsiasi sintomo di irreligione nei loro rispettivi distretti rimproverare e alzare la voce contro di essa. A tal fine sono nominati sentinelle e guardiani. Ora, questa parola "testimoniare" è un termine onnicomprensivo, e significherà, in primo luogo, che egli indicò il male, che espresse la sua avversione per la pratica, che mostrò loro la sua peccaminosità e la punizione che ne derivava sicuramente. Poi li ha accusati di esso. "Lo fai tu." "Che male è questo che fate?" I migliori non erano i venditori, ma gli acquirenti; Erano conniventi con la pratica e la incoraggiavano. Di conseguenza il profeta li accusa di essere complici, e getta su di loro la maggior parte della colpa. "Voi lo fate", dice, perché se non fosse stato per i loro acquisti i mercati sarebbero stati chiusi. Li biasima, inoltre, sulla base del cattivo esempio. Il popolo naturalmente prendeva il tono da loro, e quando vedeva il traffico sabbatico dei nobili, profanava anche lui il giorno sabbatico. Rimprovera anche loro per il disprezzo di Dio e la mancanza di patriottismo. "Che male è questo che fate", ecc. Ora, questo esempio del destino di Israele prova il fatto che Dio non riserva la Sua ira contro la nazione che viola il sabato per l'altro mondo, ma qui infligge almeno una parte della retribuzione

2.) Ha esercitato la sua autorità per impedire l'ingresso dei commercianti in città. "Ho comandato che le porte fossero chiuse, e ho ordinato che non fossero aperte fino a dopo il sabato", ecc. L'autorità che esercitava era esclusivamente secolare. Pertanto, sebbene lo Stato debba essere cauto nell'interferire in questioni puramente ecclesiastiche, tuttavia con questo caso davanti a noi è evidente che il magistrato può interporsi per eseguire le ordinanze divine. L'autorità, quindi, conferita ai magistrati o ad altri dallo Stato a questo scopo è un'autorità legale, secondo la legge divina; e la condotta di Neemia in questo caso costituisce un orgoglioso esempio per i funzionari di ogni tempo e luogo, con uguale zelo e prudenza nell'eseguire le loro funzioni. (Giovanni Budgen, M.A.)

22 CAPITOLO 13

Neemia 13:22

Risparmiami secondo la grandezza della Tua misericordia.- L'appello di Neemia alla misericordia di Dio:

L'uccello che si libra più in alto costruisce il nido più basso. Quanto più un uomo si eleva in comunione con il Cielo, tanto più profondo è il suo abbassamento ai suoi stessi occhi. I più santi sono i più umili. Coloro che portano più frutto hanno meno "fiducia nella carne". Com'è interessante osservare che, sebbene le concezioni dei credenti sotto l'antica dispensazione riguardo all'esatto modo di salvezza fossero vaghe, tuttavia essi stessi si aggrappavano alla misericordia del Signore con la stessa fermezza dei credenti più privilegiati di oggi! (Hugh Stowell, M.A.)

Accrescere la santità significa accrescere la sensibilità al bisogno di misericordia:

Più lo spirito di un uomo diventa santo, più diventerà sensibile; e più sensibile è il suo spirito, più profondo e vivo sarà il suo senso di peccaminosità. Rinchiudete un individuo in una stanza buia, avvolto in ragnatele e imbrattato di polvere, ed egli sarà insensibile alla sua condizione; Poi ammettete un po' di luce, ed egli comincerà a sospettare il suo stato, e quanto più chiaramente la luce risplenderà, tanto più chiaramente discernerà le impurità che prima erano nascoste. (Ibidem)

Neemia:

Ecco che...

(I.) Un appello all'approvazione di Dio. Neemia fa spesso appelli di questo tipo. Questo era un appello a Dio...

1.) Dal giudizio dell'uomo. Si era impegnato in un'impresa che probabilmente era sufficiente per apparire spregevole agli occhi del suo conoscente persiano. Ma poi? Era per l'onore di Dio, e perciò egli disprezza questa vergogna, affidandosi all'approvazione di Dio. Questo principio fu quello che influenzò Noè, Abramo, Mosè, Davide, Paolo. È il principio della fede che rende visibile un Dio invisibile. Tali uomini attendono una futura "ricompensa di ricompensa" promessa da Colui che non sa mentire

2.) Dall'inimicizia dell'uomo. Mentre una parte si accontentava di disprezzare, c'era un'altra parte nella stessa Gerusalemme che odiava e si opponeva al suo modo di procedere. È in riferimento alla loro inimicizia che si fa appello al testo. Inimicizia moderna

3.) Dall'ingratitudine dell'uomo. Fu qui che trovò la sua prova più grande. Com'era doloroso, quando proprio le persone che in nome di Dio cercava di aiutare erano fredde, riluttanti, insensibili! Quello di Neemia non fu un caso isolato. In relazione a questo appello, si trova:

(II.) Una preghiera contrita per il perdono di Dio

1.) Dopo tutto quello che ha fatto per il servizio di Dio, Neemia non può dimenticare che c'è un carico di peccato originale e attuale registrato contro di lui per il quale nessuna successiva obbedienza può essere soddisfacente

2.) Trova che anche le sue azioni religiose sono così macchiate di peccato che, sebbene possa appellarsi all'uomo, non può farne una supplica per merito davanti a Dio

3.) Egli si affida, con fede incrollabile, alla grazia gratuita e alla misericordia del Signore. Applicazione: Se il credente disprezzato può fare appello a Dio dall'uomo, quale speranza può esserci per coloro che lo costringono a farlo? (Joseph Jowett, M.A.)

26 CAPITOLO 13

Neemia 13:26

Non peccò forse Salomone, re d'Israele, per queste cose?-Salomone:-

1.) Può sembrare notevole che uno che è caduto così gravemente abbia contribuito al Libro di Dio, né c'è nessun altro esempio del genere; Ma la sua triste storia aggiunge alle sue parole un particolare peso di avvertimento; né ci sono libri più fortemente segnati dal dito di Dio

2.) Salomone fu scelto da Dio, e in seguito rigettato come lo era stato Saul; Era pieno di sapienza e di intelligenza, e molto di più, di santità e di bontà. Forse non c'è nessuno di cui la promessa iniziale di bene sia sembrata così decisiva

3.) È stato detto, come da Sant'Agostino, che Salomone fu più danneggiato dalla prosperità che tratto profitto dalla saggezza. Tuttavia possiamo osservare che la sua apostasia non è attribuita nella Scrittura alla sua ricchezza, al suo potere e al suo onore

4.) Non possiamo concludere che Salomone stesso non si sia infine pentito, ma questo è sempre stato considerato dalla Chiesa come molto dubbio, per non dire altro. Tutto ciò che sappiamo è che la Scrittura ci ha fatto conoscere pienamente il suo allontanamento da Dio, ma non ha detto nulla del suo pentimento. Il silenzio stesso è terribile e impressionante

5.) Cosa c'è di più malinconico della caduta di una persona così grande, così saggia! Quali parole gli sarebbero potute essere dette più potenti delle sue! Quale eloquenza potrebbe descrivere la sua caduta con più sentimento e bellezza delle sue stesse parole! Che cosa potrebbe dipingere in modo più potente la bellezza di quella santità da cui è caduto? quale dolcezza irresistibile di quell'amore divino a cui egli ha permesso di rinunciare per nutrirsi di cenere! Chi può descrivere le tentazioni di quegli stessi peccati da cui è stato intrappolato in modo più penetrante di quanto abbia fatto? È molto terribile pensare come Dio possa usare gli uomini come strumenti di bene affinché il Suo Spirito possa istruirli e, attraverso di loro, insegnare agli altri e guidarli alla fonte delle acque vive, eppure essi stessi alla fine vengono meno al premio della loro alta chiamata. Che avvertimento per la paura! (Isaac Williams.)

La restaurazione di Salomone:

(I.) Le peregrinazioni di uno spirito che sbaglia. "Non peccò Salomone, re d'Israele, per queste cose?"

1.) Ciò che stava alla base di tutte le trasgressioni di Salomone era la sua intima associazione con gli stranieri. "Non peccò Salomone per queste cose?" Cioè, se guardiamo al contesto, il matrimonio con mogli straniere. La storia del testo è questa: Neemia scoprì che i nobili di Giuda, durante la cattività, quando la legge e le usanze religiose erano state allentate, avevano sposato mogli di Asdod, di Ammon e di Moab; e poi, nella sua appassionata esposizione con loro, ricorda loro che fu proprio questa trasgressione che portò alla caduta del monarca che si era distinto maggiormente per il favore di Dio. L'esclusività era il principio su cui è stato costruito l'ebraismo. Ogni cosa doveva essere distinta, così distinta come il servizio di Dio e quello del mondo. E fu questo principio che Salomone trasgredì. La legge ebraica adombrava una verità eterna. Il popolo di Dio è una nazione esclusiva; La Chiesa di Dio è per sempre separata dal mondo. Questo è il suo statuto: "Uscite di mezzo a loro e separatevi", ecc. Dobbiamo essere separati dal mondo. Non fraintendete il significato di questa parola. Il mondo cambia la sua carnagione in ogni epoca. Il mondo di Salomone era costituito dalle nazioni dell'idolatria che giacevano intorno a Israele. Il nostro mondo non è questo. Il mondo è quell'insieme di uomini di ogni epoca che vivono solo secondo le massime del loro tempo. Il mondo può essere un mondo dissoluto, o può essere un mondo morale. Tutto ciò è una questione di caso. Il nostro mondo è un mondo morale. I figli del nostro mondo non sono idolatri, non sono dissoluti; Sono, forse, tra i più affascinanti dell'umanità. Non c'è da stupirsi se un cuore giovane e ardente sente l'incantesimo del fascino. Non c'è da stupirsi se si prova un sollievo nell'allontanarsi dalla monotonia e dalla monotonia della vita domestica per la scintillante brillantezza della società mondiale. Il mondo brillante, abbagliante, realizzato: quale cristiano con una mente lucida come quella di Salomone non ne possiede il fascino? Eppure ora, fermati. È nel saggio Egitto che risiede la nostra più alta beatitudine? È nella frenetica e irrequieta Sidone? È nella lussuosa Moab? No. Il cristiano deve lasciare in pace il mondo. La sua benedizione risiede nel lavoro silenzioso con l'Israele di Dio

2.) Il secondo passo del vagabondaggio di Salomone fu la ricerca sfrenata del piacere. E un uomo come Salomone non può fare nulla a metà. Nessun uomo si è mai dato più calorosamente e sistematicamente alla ricerca. Ci sono alcuni uomini che sono prudenti nel loro epicureismo. Mettono da parte l'allegria quando cominciano a impallidire con essa, e poi vi ritornano di nuovo con moderazione. Uomini come Salomone non possono farlo. Nessun uomo serio può. No! Se la beatitudine risiede nel piacere, egli berrà la coppa fino alla feccia. Ma notiamo le peregrinazioni di un'anima immortale infinita nella sua vastità. C'è una morale da imparare dalla mondanità più sfrenata. Quando guardiamo la follia della vita e ci meravigliamo della terribile carriera della dissipazione, non proviamo disprezzo. È uno spirito immortale che si deturpa da solo. È un'anima infinita, che solo l'Infinito può soddisfare, precipitando nella rovina e nella delusione. Quell'inestinguibile impetuosità dentro di te avrebbe potuto condurti a Dio. Hai scelto invece che il tuo cuore cercherà di saziarsi con i gusci. C'era un'altra forma di mondanità di Salomone

3.) Non era la mondanità nel piacere, ma la mondanità nell'occupazione. Era entrato profondamente nelle speculazioni commerciali. Aveva alterne paure e speranze per il ritorno delle sue navi mercantili nel loro pericoloso viaggio di tre anni verso l'India e la Spagna. Aveva la mente occupata dai progetti di costruzione. L'architettura del tempio, il suo palazzo, le fortezze e le città del suo impero ora magnifico, tutto questo riempì per un po' la sua anima. Aveva iniziato un sistema di debito pubblico e di tassazione rovinosa. Gran parte di questo non era sbagliato; Ma tutto era pericoloso. È strano come gli affari offuschino l'acutezza degli affetti spirituali. È strano come l'ostilità dell'occupazione perpetua escluda Dio fuori. Ci sono scrittori che hanno detto che in questa materia Salomone era in anticipo sulla sua età, illuminato oltre la ristrettezza del giudaismo, e che questo permesso di idolatria fu la prima manifestazione di quello spirito che nei tempi moderni chiamiamo tolleranza religiosa. Ma Salomone andò ben oltre la tolleranza. La verità sembra essere che Salomone stava diventando indifferente riguardo alla religione. Era entrato nella società leggera e mondana, e il libertinaggio delle sue associazioni cominciava a fare la sua impressione su di lui. Cominciava a chiedersi: «Una religione non vale forse l'altra, purché ciascuno creda seriamente nella propria?» Ci sono pochi segni nello stato di un'anima più allarmanti di quello dell'indifferenza religiosa; cioè, lo spirito di pensare che tutte le religioni siano ugualmente vere, il cui vero significato è che tutte le religioni sono ugualmente false

(II.) L'amorevole guida di Dio su Salomone in mezzo a tutta la sua apostasia. Nelle peregrinazioni più oscure e selvagge, un uomo al quale Dio ha mostrato il suo amore in Cristo è ancora consapevole della via migliore. Nell'oscurità stessa del suo rimorso, c'è un istintivo ritorno a Dio. È annoverato tra i doni che Dio concesse a Salomone per avergli concesso "grandezza di cuore". Ora quella larghezza di cuore che chiamiamo premura e sensibilità, generosità, alto sentimento, segna per l'uomo che l'ha una vita particolare. Guardi alla vita di Salomone, e non ci sono rovesci esteriori di cui parlare. Il suo regno fu un tipo di regno del potere della pace. Nessuna guerra, nessun disastro nazionale interruppe il flusso regolare della corrente dei suoi giorni. Non c'era perdita di un figlio, come quello di Davide, che riversava fredda desolazione nella sua anima, né pestilenze né carestie. Prosperità e ricchezze, e lo sviluppo interno della vita della nazione: questo fu il regno di Salomone. Eppure, con tutto questo, Salomone era felice? Non c'è forse modo che Dio abbia di rendere il cuore grigio e vecchio prima del tempo senza mandare lutto, perdita o malattia? La Giustizia Eterna non ha forse il modo di inaridire e prosciugare le sorgenti interiori della felicità mentre tutto è verde, selvaggio e fresco esteriormente? Guardiamo alla storia di Salomone per la risposta. Il primo modo in cui la sua aberrazione da Dio gli ha procurato il castigo è stata quella stanchezza dell'esistenza che respira in tutto il libro dell'Ecclesiaste. Un'altra parte del castigo di Salomone fu il dubbio. Ancora una volta rivolgetevi al Libro dell'Ecclesiaste. "Tutte le cose sono uguali per tutti: c'è un solo evento per il giusto e per l'empio; ai buoni, ai puri e agli impuri; a chi sacrifica e a chi non sacrifica". In questo osserverete la querula lamentela di un uomo che ha cessato di sentire che Dio è il sovrano di questo mondo. Un cieco caso, o un destino oscuro, sembra governare tutte le cose terrene. E questa è la punizione di lasciare il sentiero stretto di Dio per quello più ampio e fiorito del peccato. Ma l'amore di Dio portò Salomone, attraverso tutto questo, all'età adulta spirituale. "Ascoltiamo la conclusione di tutta la questione: Temete Dio e osservate i suoi comandamenti, perché questo è tutto il dovere dell'uomo". In questo abbiamo la prova della sua vittoria. Il dubbio, la prigionia e la mondanità sono scomparsi, e l'attività chiara, la fede, la libertà, hanno preso il loro posto. Era una disciplina terribile, ma Dio ha fatto in modo che quella disciplina avesse successo. Parlo a coloro che sanno qualcosa di quanto vale il mondo, che hanno assaggiato i suoi frutti e li hanno trovati come le mele del Mar Morto: cavità e cenere. Da quei pregugli dell'imminente miseria che Dio ti ha già dato, da quei sentimenti solitari di totale miseria e delusione quando sei tornato a casa impallidito e sazio per i vistosi divertimenti, e la verità si è imprecata gelida sul tuo cuore, "Vanità delle vanità": vale la pena di vivere per questo? Con tutto ciò, state attenti. Siate fedeli alle vostre convinzioni. Siate onesti con voi stessi. Imparate dalla grandezza stessa delle vostre anime, che hanno la capacità di un'agonia infinita, che siete in questo mondo per un destino più grande di quello di sprecare la vita nell'utilità. Infine, impariamo da questo argomento l'amore di Dio per l'alleanza. C'è una cosa come l'amore che la ribellione non può stancare, che l'ingratitudine non può raffreddare. (W. F. Robertson, M.A.)

31 CAPITOLO 13

Neemia 13:31

Ricordati di me, o mio Dio, per il bene.-Semplicità e potenza:-

La coscienza della religione non può necessariamente essere sbagliata, ed è solo una falsa valutazione della natura umana rispetto a Dio che permette agli uomini di avere un altro punto di vista riguardo a tali atti. Con franchezza e senza esitazione Paolo dice di aver corso una buona condotta e di aver combattuto una buona battaglia; e si basò su questa dichiarazione che era stata riservata per lui una corona di giustizia. Allo stesso modo troviamo un costante riconoscimento da parte di Davide della sua buona condotta in tutti i Salmi; e Samuele protesta la sua innocenza agli occhi della congregazione. Ezechia, sul suo letto di malattia, narra gli atti migliori della sua vita come motivo per Dio di prolungare il suo periodo di anni; mentre più di uno degli apostoli ricorda a nostro Signore la loro adesione alla Sua causa che si negano. Mentre la consapevolezza di Neemia di certe azioni che sapeva di aver fatto per piacere a Dio risplende di una lucentezza morbida e dolce sulla sua figura ogni volta che viene notato, l'evidente semplicità del suo proposito e la sincerità della sua mente, e l'assoluta assenza di qualcosa come la censura o la vanagloria, gli impediscono di essere minimamente oscurato dalla vanità o dalla presunzione. Una visione come quella di Neemia di quegli atti che vengono compiuti con la pura intenzione di piacere a Dio è giustificata, perché...

1.) Fare ciò implica la veridicità nella nostra valutazione dell'azione morale

2.) Dell'incoraggiamento molto diretto che riceviamo dalla consapevolezza di aver fatto ciò che è gradito a Dio. Nei nostri rapporti con i nostri simili nulla incoraggia tanto nello sforzo di piacere quanto il fatto di aver piaciuto; Nulla scoraggia tanto quanto la consapevolezza di non aver dato soddisfazione, o quel che è peggio, l'impressione di essere insoddisfatti. (E. Monro.)

Preghiera per la benedizione di Dio:

Il dottor Brock, di Bloomsbury, quando aveva circa ventun anni (1828), e appena uscito dal suo apprendistato, lasciò il Devonshire per Londra. "Non si era allontanato molto da casa sua che si fermò, si sedette sotto una siepe, in un viottolo, e aprendo la sua Bibbia al capitolo 13 di Neemia, il suo occhio cadde sul versetto 31: 'Ricordati di me, o mio Dio, per il bene'. Inginocchiatosi sotto quella siepe, con la mano sul corridoio, pregò ferventemente che Dio gli facesse amicizia ricordandolo per sempre nella sua vita metropolitana. Come fu esaudita in modo sorprendente quella preghiera! Lo stesso dottor Brock era solito dire: "Chi può dire quanto del successo della mia vita dopo la morte possa essere ricondotto a quella preghiera?"

2

Riferimenti incrociati:

Neemia 13

1 Ne 8:3-8; 9:3; De 31:11,12; 2Re 23:2; Is 34:16; Lu 4:16-19; 10:26; At 13:15; 15:21
Ne 13:23; De 23:3-5; Is 15:1-16:14; Ger 48:1-47; Ez 25:1-11; Am 2:1-3
Ne 2:10,19; 4:3; Sal 83:7-9; Ger 49:1-6; Am 1:13-15

2 Mat 25:40
Nu 22:3-6; Gios 24:9,10
Nu 23:8-11,18; 24:5-10; De 23:5; Sal 109:28; Mic 6:5

3 Sal 19:7-11; 119:9,11; Prov 6:23; Rom 3:20
Ne 9:2; 10:28; Esd 10:11; Giac 1:27
Eso 12:38; Nu 11:4

4 Ne 13:7; 12:10
Ne 12:44
Ne 13:28; 6:17,18

5 Ne 10:38; 12:44; 2Cron 34:11
Nu 18:21-24

6 Eso 32:1; 2Cron 24:17,18; Mat 13:25
Ne 2:1; 5:14
Ne 2:5,6

7 Esd 9:1; 1Co 1:11
Ne 13:1,5; Lam 1:10; Mat 21:12,13; At 21:28,29

8 Esd 9:3,4; 10:1; Sal 69:9
Mar 11:15-17; Giov 2:13-17

9 Ne 12:45; 2Cron 29:5,15-19

10 Ne 10:37; 12:47; Mal 1:6-14; 3:8; 1Ti 5:17,18
Nu 35:2

11 Ne 13:17,25; 5:6-13; Giob 31:34; Prov 28:4
Ne 10:39; 1Sa 2:17; Mal 3:8-11

12 Ne 10:37-39; 12:44; Lev 27:30; Nu 18:20-26; De 14:22
Mal 3:10

13 Ne 12:44; 2Cron 31:12-15
Ne 3:30
Ne 8:4
Ne 10:12
Ne 11:22; 12:35
Ne 7:2; 2Re 12:15; 22:7; Lu 12:42; 16:10-12; At 6:3; 1Co 4:2; 1Ti 1:12; 3:10
At 4:35; 6:1

14 Ne 13:22,31; 5:19; Sal 122:6-9; Eb 6:10; Ap 3:5
Ne 13:22
1Cron 29:3; 2Cron 24:16; 31:20,21; Esd 7:20,24,27; Sal 122:6-9

15 Eso 20:8-11; 34:21; 35:2; Is 58:13; Ez 20:13
Ne 10:31; Nu 15:32-36; Ger 17:21,22,24,27
Ne 13:21; 9:29; De 8:19; 2Cron 24:19; Sal 50:7; Ger 42:19; Mic 6:3; At 2:40; 20:21; Ga 5:3; Ef 4:17; 1Te 4:6; Ap 22:18,19

16 Eso 23:12; De 5:14

17 Ne 13:11,25; 5:7; Sal 82:1,2; Prov 28:4; Is 1:10; Ger 5:5; 13:18; 22:2-23; Mic 3:1,9

18 Esd 9:13-15; Ger 17:21-23,27; 44:9,22; Ez 23:8,26; Zac 1:4-6
Lev 26:18,28; Nu 32:14; Gios 22:17,18

19 Lev 23:22
Ne 7:3; Eso 31:14-17; Ger 17:19-22

21 Ne 13:15
Esd 7:26; Rom 13:3,4; 1P 2:14

22 Ne 7:64,65; 12:30; 2Re 23:4; 1Cron 15:12-14; 2Cron 29:4,5,24,27,30; Is 49:23
Ne 12:10
De 5:12
Ne 13:14,31; 5:19; Sal 132:1-5; Is 38:3; 2Co 1:12; 2Ti 4:7,8
Sal 25:6,7; 51:1; 130:3,4,7; 143:1,2
Sal 5:7; Is 55:7

23 Ne 10:30; Esd 9:2,11,12; 10:10,44; 2Co 6:14
1Sa 5:1
Ne 13:1-3

24 Sof 3:9

25 Ne 13:11,17; Prov 28:4
Ne 5:13; De 27:14-26; Sal 15:4; Lu 11:45,46
De 25:2,3; Esd 7:26
Is 50:6
Ne 10:29,30; De 6:13; 2Cron 15:12-15; Esd 10:5
Eso 34:16; De 7:3

26 1Re 11:1-8; Ec 7:26
2Sa 12:24,25; 1Re 3:13; 2Cron 1:12; 9:22
2Sa 12:24

27 1Sa 30:24
Esd 10:2

28 Ne 12:10,22
Ne 3:1
Ne 13:4,5; 6:17-19
Ne 2:19
Ne 13:25; Sal 101:8; Prov 20:8,26; Rom 13:3,4

29 Ne 6:14; Sal 59:5-13; 2Ti 4:14
Lev 21:1-7
Nu 16:9,10; 25:12,13; 1Sa 2:30; Mal 2:4-8,10-12

30 Ne 10:30
Ne 12:1-26; 1Cron 23:1-26:32

31 Ne 10:34
Ne 13:14,22; Sal 25:7; 26:8,9; 106:4; Lu 23:42

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