Nuova Riveduta:

Neemia 2

Neemia a Gerusalemme
1 «Nel mese di Nisan, il ventesimo anno del re Artaserse, il vino stava davanti al re; io lo presi e glielo versai. Io non ero mai stato triste in sua presenza. 2 Il re mi disse: "Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che per una preoccupazione". Allora fui colto da grande paura 3 e dissi al re: "Viva il re per sempre! Come potrei non essere triste quando la città dove sono le tombe dei miei padri è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco?" 4 E il re mi disse: "Che cosa domandi?" Allora io pregai il Dio del cielo; 5 poi risposi al re: "Se ti sembra giusto e il tuo servo ha incontrato il tuo favore, mandami in Giudea, nella città dove sono le tombe dei miei padri, perché io la ricostruisca". 6 Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: "Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?" La cosa piacque al re, che mi lasciò andare, e gli indicai una data. 7 Poi dissi al re: "Se il re è disposto, mi si diano delle lettere per i governatori d'oltre il fiume affinché mi lascino passare ed entrare in Giuda, 8 e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, affinché mi dia del legname per costruire le porte della fortezza annessa al tempio del SIGNORE, per le mura della città e per la casa che abiterò". Il re mi diede le lettere, perché la benefica mano del mio Dio era su di me.
9 Mi recai presso i governatori d'oltre il fiume e diedi loro le lettere del re. Il re mi aveva dato una scorta di ufficiali e di cavalieri. 10 Quando Samballat, il Coronita, e Tobia, il servo ammonita, furono informati del mio arrivo, furono molto contrariati dalla venuta di un uomo che cercava il bene dei figli d'Israele.
11 Così giunsi a Gerusalemme e, trascorsi tre giorni, 12 mi alzai di notte, presi con me pochi uomini e non parlai a nessuno di quello che Dio mi aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme. Non avevo con me altra cavalcatura oltre a quella che usavo. 13 Uscii di notte per la porta della Valle e mi diressi verso la sorgente del Dragone e la porta del Letame, osservando le mura di Gerusalemme, quanto erano rovinate e come le sue porte erano consumate dal fuoco. 14 Passai presso la porta della Sorgente e il serbatoio del Re, ma non c'era posto per cui potesse passare la mia cavalcatura. 15 Allora risalii di notte la valle, sempre osservando le mura; poi, rientrato per la porta della Valle, me ne tornai a casa.
16 Le autorità non sapevano né dove fossi andato né che cosa facessi. Fino a quel momento, io non avevo detto nulla né ai Giudei, né ai sacerdoti, né ai notabili, né ai magistrati, né ad alcuno di quelli che si occupavano dei lavori. 17 Allora dissi loro: "Voi vedete in che misera condizione ci troviamo; Gerusalemme è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco! Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme, e non saremo più nella vergogna!" 18 Raccontai loro come la benefica mano del mio Dio era stata su di me e riferii le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: "Sbrighiamoci e mettiamoci a costruire!" E si fecero coraggio con questo buon proposito.
19 Ma quando Samballat, il Coronita, e Tobia, il servo ammonita, e Ghesem, l'Arabo, lo seppero, si fecero beffe di noi e ci disprezzarono dicendo: "Che cosa state facendo? Volete forse ribellarvi al re?" 20 Allora risposi loro: "Il Dio del cielo ci farà ottenere successo. Noi, suoi servi, ci alzeremo e costruiremo; ma voi non avete né parte, né diritto, né memoria a Gerusalemme".

C.E.I.:

Neemia 2

1 Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo versai. Ora io non ero mai stato triste in sua presenza. 2 Perciò il re mi disse: «Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può esser altro che un'afflizione del cuore». Allora io ebbi grande timore 3 e dissi al re: «Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non esser triste quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?». 4 Il re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io pregai il Dio del cielo, 5 e poi risposi al re: «Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai suoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla». 6 Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?». Io gli indicai un termine di tempo. La cosa piacque al re; mi lasciò andare. 7 Poi dissi al re: «Se piace al re, mi si diano le lettere per i governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare ed entrare in Giudea, 8 e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia il legname per costruire le porte della cittadella presso il tempio, per le mura della città e per la casa che io abiterò». Il re mi diede le lettere perché la mano benefica del mio Dio era su di me.
9 Giunsi presso i governatori dell'Oltrefiume e diedi loro le lettere del re. Il re aveva mandato con me una scorta di capi dell'esercito e di cavalieri. 10 Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita furono informati del mio arrivo, ebbero gran dispiacere che fosse venuto un uomo a procurare il bene degli Israeliti.
11 Giunto a Gerusalemme, vi rimasi tre giorni. 12 Poi mi alzai di notte e presi con me pochi uomini senza dir nulla ad alcuno di quello che Dio mi aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme e senza aver altro giumento oltre quello che io cavalcavo. 13 Uscii di notte per la porta della Valle e andai verso la fonte del Drago e alla porta del Letame, osservando le mura di Gerusalemme, come erano piene di brecce e come le sue porte erano consumate dal fuoco. 14 Mi spinsi verso la porta della Fonte e la piscina del re, ma non vi era posto per cui potesse passare il giumento che cavalcavo. 15 Allora risalii di notte la valle, sempre osservando le mura; poi, rientrato per la porta della Valle, tornai a casa.
16 I magistrati non sapevano né dove io fossi andato né che cosa facessi. Fino a quel momento non avevo detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti, né ai notabili, né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano dei lavori. 17 Allora io dissi loro: «Voi vedete la miseria nella quale ci troviamo; Gerusalemme è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco. Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme e non saremo più insultati!». 18 Narrai loro come la mano benefica del mio Dio era stata su di me e anche le parole che il re mi aveva dette. Quelli dissero: «Alziamoci e costruiamo!». E misero mano vigorosamente alla buona impresa.
19 Ma quando Sanballàt il Coronita e Tobia lo schiavo ammonita, e Ghesem l'Arabo seppero la cosa, ci schernirono e ci derisero dicendo: «Che state facendo? Volete forse ribellarvi al re?». 20 Allora io risposi loro: «Il Dio del cielo ci darà successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire; ma voi non avete né parte né diritto né ricordo in Gerusalemme».

Nuova Diodati:

Neemia 2

Artaserse permette a Nehemia di andare a Gerusalemme
1 Nel mese di Nisan, l'anno ventesimo del re Artaserse, come il vino era portato davanti a lui, io presi il vino e lo porsi al re. Ora io non ero mai stato triste in sua presenza. 2 Perciò il re mi disse: «Perché hai l'aspetto triste, anche se non sei malato? Non può esser altro che un'afflizione del cuore». Allora fui preso da una grandissima paura 3 e dissi al re: «Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio volto non essere triste quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco?». 4 Il re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io pregai il DIO del cielo 5 e poi risposi al re: «Se questo piace al re e il tuo servo ha trovato favore agli occhi tuoi, lasciami andare in Giudea, nella città dei sepolcri dei miei padri, perché possa ricostruirla». 6 Il re mi disse (la regina stava seduta al suo fianco): «Quanto durerà il viaggio e quando ritornerai?». Così piacque al re di lasciarmi andare, e io gli indicai un termine di tempo. 7 Poi dissi al re: «Se così piace al re, mi si diano delle lettere per i governatori della regione oltre il Fiume affinché mi diano il lasciapassare finché sia giunto in Giuda, 8 e una lettera per Asaf, sorvegliante della foresta del re, affinché mi dia il legname per costruire le porte della cittadella annessa al tempio, per le mura della città e per la casa in cui andrò ad abitare». Il re mi diede le lettere, perché la mano benefica del mio DIO era su di me. 9 Giunsi così presso i governatori della regione oltre il Fiume e diedi loro le lettere del re. Con me il re aveva pure mandato una scorta di capi dell'esercito e di cavalieri. 10 Quando però Sanballat, lo Horonita, e Tobiah, il servo Ammonita, vennero a saperlo, furono grandemente turbati, perché era giunto un uomo che cercava il bene dei figli d'Israele.

Nehemia fa l'ispezione delle mura di Gerusalemme
11 Così giunsi a Gerusalemme e vi rimasi tre giorni. 12 Poi mi levai di notte assieme a pochi altri uomini, ma non dissi nulla ad alcuno di ciò che il mio DIO mi aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme. Non avevo con me alcun altro giumento all'infuori di quello che io cavalcavo. 13 Uscii di notte per la porta della Valle, nella direzione della sorgente del Dragone e della porta del Letame, ispezionando così le mura di Gerusalemme che erano piene di brecce e le sue porte che erano consumate dal fuoco. 14 Proseguii quindi per la porta della Sorgente e la piscina del Re, ma non v'era posto per cui far passare il giumento sul quale ero. 15 Allora risalii di notte la valle, sempre ispezionando le mura; infine ritornai indietro, rientrando per la porta della Valle, e così feci ritorno. 16 I magistrati non sapevano dove io fossi andato né che cosa avessi fatto. Fino a quel momento non avevo ancora detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti né ai notabili né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano dei lavori. 17 Allora io dissi loro: «Voi vedete la misera condizione nella quale ci troviamo: Gerusalemme è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco! Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme, e così non saremo più nell'obbrobrio!». 18 Raccontai quindi loro come la mano benefica del mio DIO era stata su di me e anche le parole che il re mi aveva detto. Essi allora dissero: «Leviamoci e mettiamoci a costruire!». Così presero coraggio per mettere mano a questo importante lavoro. 19 Quando però Sanballat, lo Horonita, e Tobiah, il servo Ammonita, e Ghescem, l'Arabo, vennero a saperlo, ci schernirono e ci disprezzarono, dicendo: «Che cosa state facendo? Volete forse ribellarvi al re?». 20 Allora io risposi e dissi loro: «Sarà il DIO stesso del cielo a darci buon successo. Noi, suoi servi, ci metteremo a costruire, ma per voi non ci sarà né parte né diritto né ricordo in Gerusalemme».

Riveduta 2020:

Neemia 2

Neemia a Gerusalemme
1 Nel mese di Nisan, il ventesimo anno del re Artaserse, appena il vino fu davanti al re, io presi il vino e glielo porsi. Ora io non ero mai stato triste in sua presenza. 2 Il re mi disse: “Perché hai l'aspetto triste? eppure non sei malato; non può essere altro che un'afflizione del cuore”. Allora ebbi grandissima paura, 3 e dissi al re: “Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non essere triste quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è distrutta e le sue porte sono consumate dal fuoco?”. 4 E il re mi disse: “Che cosa domandi?”. Allora io pregai l'Iddio del cielo; 5 poi risposi al re: “Se questo piace al re e il tuo servo ha incontrato il tuo favore, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io la ricostruisca”. 6 Il re, che aveva la regina seduta accanto, mi disse: “Quanto durerà il tuo viaggio? e quando ritornerai?”. La cosa piacque al re, egli mi lasciò andare, e io gli fissai un termine di tempo. 7 Poi dissi al re: “Se questo piace al re, mi si diano delle lettere per i governatori di oltre il fiume affinché mi lascino passare ed entrare in Giuda, 8 e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, affinché mi dia del legname per costruire le porte della fortezza annessa alla casa dell'Eterno, per le mura della città, e per la casa che abiterò io”. E il re mi diede le lettere, perché la benefica mano del mio Dio era su di me. 9 Io giunsi presso i governatori di oltre il fiume, e diedi loro le lettere del re. Il re aveva mandato con me dei capi dell'esercito e dei cavalieri. 10 Quando Samballat, il Coronita, e Tobia, il servo Ammonita, furono informati del mio arrivo, ebbero grande dispiacere della venuta di un uomo che procurava il bene dei figli d'Israele. 11 Così giunsi a Gerusalemme e, trascorsi tre giorni, 12 mi alzai di notte, presi con me pochi uomini, e non dissi nulla a nessuno di quello che Dio mi aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme; non avevo con me altra cavalcatura oltre quella che montavo. 13 Uscii di notte per la porta della Valle, e mi diressi verso la sorgente del Dragone e la porta del Letame, osservando le mura di Gerusalemme, come erano rovinate e come le sue porte erano consumate dal fuoco. 14 Passai presso la porta della Sorgente e il serbatoio del Re, ma non c'era posto per cui la mia cavalcatura potesse passare. 15 Allora risalii di notte la valle, sempre osservando le mura; poi, rientrato per la porta della Valle, me ne tornai a casa. 16 I magistrati non sapevano né dove fossi andato né cosa facessi. Fino a quel momento, io non avevo detto nulla né ai Giudei, né ai sacerdoti, né alle autorità né ai magistrati né a nessuno di quelli che si occupavano dei lavori. 17 Allora io dissi loro: “Voi vedete la misera condizione nella quale ci troviamo; Gerusalemme è distrutta, e le sue porte sono consumate dal fuoco! Venite, ricostruiamo le mura di Gerusalemme, e non saremo più nella vergogna!”. 18 E raccontai loro come la benefica mano del mio Dio era stata su di me, senza omettere le parole che il re mi aveva detto. E quelli dissero: “Alziamoci, e mettiamoci a costruire!”. E si fecero coraggio per mettere mano alla buona impresa. 19 Ma quando Samballat, il Coronita, e Tobia, il servo Ammonita, e Ghesem, l'Arabo, seppero la cosa, si fecero beffe di noi, e ci disprezzarono dicendo: “Che cosa state facendo? Vi volete forse ribellare contro il re?”. 20 Allora io risposi e dissi loro: “L'Iddio del cielo è colui che ci darà buon successo. Noi, suoi servi, ci alzeremo e costruiremo; ma voi non avete né parte né diritto né memoria a Gerusalemme”.

Riveduta:

Neemia 2

Nehemia a Gerusalemme
1 L'anno ventesimo del re Artaserse, nel mese di Nisan, come il vino stava dinanzi al re, io presi il vino e glielo porsi. Or io non ero mai stato triste in sua presenza. 2 E il re mi disse: 'Perché hai l'aspetto triste? eppure non sei malato; non può esser altro che un'afflizione del cuore'. Allora io ebbi grandissima paura, 3 e dissi al re: 'Viva il re in eterno! Come potrebbe il mio aspetto non esser triste quando la città dove sono i sepolcri de' miei padri è distrutta e le sue porte son consumate dal fuoco?' 4 E il re mi disse: 'Che cosa domandi?' Allora io pregai l'Iddio del cielo; 5 poi risposi al re: 'Se così piace al re e il tuo servo ha incontrato favore agli occhi tuoi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri de' miei padri, perché io la riedifichi'. 6 E il re, che avea la regina seduta allato, mi disse: 'Quanto durerà il tuo viaggio? e quando ritornerai?' La cosa piacque al re, ei mi lasciò andare, e io gli fissai un termine di tempo. 7 Poi dissi al re: 'Se così piace al re, mi si diano delle lettere per i governatori d'oltre il fiume affinché mi lascino passare ed entrare in Giuda, 8 e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, affinché mi dia del legname per costruire le porte del castello annesso alla casa dell'Eterno, per le mura della città, e per la casa che abiterò io'. E il re mi diede le lettere, perché la benefica mano del mio Dio era su me. 9 Io giunsi presso i governatori d'oltre il fiume, e diedi loro le lettere del re. Il re avea mandati meco dei capi dell'esercito e dei cavalieri. 10 E quando Samballat, lo Horonita, e Tobia, il servo Ammonita, furono informati del mio arrivo, ebbero gran dispiacere della venuta d'un uomo che procurava il bene de' figliuoli d'Israele. 11 Così giunsi a Gerusalemme; e quando v'ebbi passato tre giorni, 12 mi levai di notte, presi meco pochi uomini, e non dissi nulla ad alcuno di quello che Dio m'avea messo in cuore di fare per Gerusalemme; non avevo meco altro giumento che quello ch'io cavalcavo. 13 Ed uscii di notte per la porta della Valle, e mi diressi verso la sorgente del Dragone e la porta del Letame, considerando le mura di Gerusalemme, com'erano rotte e come le sue porte erano consumate dal fuoco. 14 Passai presso la porta della Sorgente e il serbatoio del Re, ma non v'era posto per cui il giumento ch'io cavalcavo potesse passare. 15 Allora risalii di notte la valle, sempre considerando le mura; poi, rientrato per la porta della Valle, me ne tornai a casa. 16 I magistrati non sapevano né dov'io fossi andato né che cosa facessi. Fino a quel momento, io non avevo detto nulla né ai Giudei né ai sacerdoti né ai notabili né ai magistrati né ad alcuno di quelli che si occupavano di lavori. 17 Allora io dissi loro: 'Voi vedete la misera condizione nella quale ci troviamo; Gerusalemme è distrutta, e le sue porte son consumate dal fuoco! Venite, riedifichiamo le mura di Gerusalemme, e non sarem più nell'obbrobrio!' 18 E narrai loro come la benefica mano del mio Dio era stata su me, senza omettere le parole che il re m'avea dette. E quelli dissero: 'Leviamoci, e mettiamoci a costruire!' E si fecero animo per metter mano alla buona impresa. 19 Ma quando Samballat, lo Horonita, e Tobia, il servo Ammonita, e Ghescem, l'Arabo, seppero la cosa, si fecero beffe di noi, e ci sprezzarono dicendo: 'Che cosa state facendo? Vi volete forse ribellare contro al re?' 20 Allora io risposi e dissi loro: 'L'Iddio del cielo è quegli che ci darà buon successo. Noi, suoi servi, ci leveremo e costruiremo; ma voi non avete né parte né diritto né ricordanza in Gerusalemme'.

Ricciotti:

Neemia 2

1 Ora avvenne, l'anno ventesimo del re Artaserse, nel mese di Nisan, che, essendogli portato il vino, io presi questo vino, e lo porsi al re. Ma io stavo dinanzi a lui come uno che langue. 2 Mi disse il re: «Perchè sei triste di aspetto, mentre non veggo che tu sii malato? Certo, non è senza motivo; ma io non so qual male tu porti nel cuore». Io mi spaventai oltre modo, 3 e dissi al re: «Vivi in eterno, o re! Come potrebbe non esser mesto il mio aspetto, mentre la città che è il luogo de' sepolcri de' padri miei trovasi deserta, e le sue porte sono consunte dal fuoco?». 4 E il re mi disse: «Che cosa vorresti?». Io invocai il Dio del cielo, 5 e dissi al re: «Se al re par bene, e se il tuo servo trova favore innanzi a te, mandami nella Giudea, alla città dov'è il sepolcro del padre mio, a riedificarla». 6 Mi disse il re, e la regina che sedeva presso di lui: «Quanto tempo durerà il tuo viaggio, e quando ritornerai?». Ed io assegnai il tempo, 7 e dissi al re: «Se al re par bene, mi dia lettere pei governatori delle regioni di là dal fiume, affinchè mi facciano scortare sino in Giudea; 8 ed una lettera per Asaf, custode dei boschi del re, affinchè mi dia legna per rifare le porte della torre del tempio, e le mura della città, e la casa dove abiterò». Ed il re me le dette, poichè la mano del mio Dio era con me. 9 Venni dunque ai governatori delle regioni di là dal fiume, e detti loro le lettere del re. Ed il re aveva mandato meco dei capi di milizia, e de' cavalieri. 10 Quando ciò seppero Sanaballat Oronita, e Tobia servo Ammanita, s'ebbero grandemente a male che fosse arrivato uno il quale cercava la prosperità de' figli d'Israele.

Neemia rifà le mura e le porte.
11 Arrivai dunque a Gerusalemme, e stetti fermo tre giorni. 12 Poi, la notte, m'alzai, e presi con me pochi uomini; a nessuno feci sapere ciò che Dio m'aveva messo in cuore di fare per Gerusalemme; nè avevo con me altro giumento che quello sul quale sedevo. 13 Uscii di notte per la porta della Valle, e fui davanti alla fonte del Dragone ed alla porta Stercoraria; e rimiravo le mura di Gerusalemme in rovina, e le sue porte consunte dal fuoco. 14 Passai alla porta della Fonte, ed all'acquedotto del Re; e non v'era posto da potervi passare la cavalcatura sulla quale sedevo. 15 Salii, di notte, lungo il torrente, per osservar la muraglia; rientrai per la porta della Valle, e fui di ritorno. 16 I magistrati però non sapevano dove fossi andato, nè che cosa volessi fare; ed anche ai Giudei, sacerdoti, ottimati, magistrati, ed a tutti quelli addetti ai lavori, niente sino a questo momento aveva fatto sapere. 17 Allora però dissi: «Voi sapete in qual afflizione ci troviamo; che Gerusalemme è deserta, e le porte sue son consunte dal fuoco. Su via; rialziamo le mura di Gerusalemme, e non stiamo più oltre nell'abiezione». 18 Raccontai loro dell'aiuto del mio Dio che si era fatto sentire su me, e le parole che il re m'aveva detto, e conchiusi: «Andiamo, e fabbrichiamo!». E quelli presero coraggio. 19 Quando ciò udirono Sanaballat Oronita, Tobia servo Ammanita, e Gosem Arabo, ci derisero, ci disprezzarono, e ci dissero: «Che cosa fate voi? Forse volete ribellarvi al re?». 20 Ma io pigliai la parola, e dissi loro: «Il Dio del cielo, egli stesso ci aiuta, e noi siamo suoi servi. Andiamo avanti, e fabbrichiamo. Quanto a voi, non avete parte nè diritto nè ricordanza in Gerusalemme».

Tintori:

Neemia 2

Nehemia avutone il permesso da Artaserse, va a Gerusalemme
1 Nel mese di Nisan, l'anno ventesimo del re Artaserse, mentre il vino si trovava dinanzi a lui, io presi il vino e lo presentai al re. Siccome io stavo come un sofferente davanti al suo cospetto, 2 il re mi disse: «Perchè hai l'aspetto triste? Malato non sembri. Un motivo ci deve essere; ma io non conosco il male che è nel tuo cuore». Io, pieno di grandissima paura, 3 dissi al re: «O re, vivi in eterno! Come potrebbe non esser triste la mia faccia, mentre la città, luogo dei sepolcri dei miei padri, è deserta e le sue porte son consumate dal fuoco?» 4 Il re mi disse: «Che domandi?» Io, pregato il Dio del cielo, 5 dissi al re: «Se così piace al re, se il tuo servo ha trovato grazia davanti al tuo cospetto, mandami nella Giudea, alla città del sepolcro di mio padre, a riedificarla». 6 Allora, il re, colla regina che gli sedeva accanto, mi disse: «Quanto durerà il tuo viaggio? quando ritornerai?» Essendo piaciuto al cospetto del re di mandarmi, io gli fissai il tempo. 7 Poi dissi al re: «Se al re piace, mi dia lettere per i governatori del paese di là dal fiume, affinchè mi facciano condurre, finché io non sia arrivato nella Giudea, 8 e una lettera a Asaf, custode della foresta reale, affinchè mi dia legname per coprire le porte della torre della casa, le mura della città e la casa nella quale andrò a stare io». Il re, essendomi favorevole la mano del mio Dio, mi diede le lettere. 9 Giunto che fui dai governatori del paese di là dal fiume, diedi loro le lettere del re. Il re aveva mandato con me dei capi della milizia e dei cavalieri. 10 Or quando Sanaballat Horonita e Tobia, servo Ammonita, ne furono informati, ebbero gran dispiacere della venuta d'un uomo che procurasse il bene dei figli d'Israele.

Nehemia esorta a riedificare le mura di Gerusalemme
11 Giunto a Gerusalemme, dopo avervi passato tre giorni, 12 mi levai di notte con pochi uomini, senza manifestare ad alcuno quel che Dio m'aveva messo in cuore di fare in Gerusalemme, e senza avere con me altro giumento oltre quello da me cavalcato. 13 Uscito di notte per la porta della Valle, (passando) davanti alla fonte del Dragone e alla porta del Letame, andai ad esaminare le mura di Gerusalemme atterrate e le sue porte consumate dal fuoco. 14 Passai alla porta della fontana e all'acquedotto del re, e non essendovi posto da passare col giumento da me cavalcato, 15 salii durante la notte pel torrente, esaminai le mura, fino a ritornare alla porta della Valle. Poi me ne ritornai. 16 I magistrati non sapevano dove fossi andato, nè quel che facessi, e fino a quel momento io non avevo detto nulla, nè ai Giudei, nè ai sacerdoti, nè ai grandi, nè ai magistrati, nè a quelli che facevano i lavori. 17 Poi dissi loro: «Voi conoscete l'afflizione nella quale ci troviamo: Gerusalemme è deserta, le sue porte son consumate dal fuoco: venite, riedifichiamo le mura di Gerusalemme, per non stare più in questo obbrobrio». 18 Esposto come mi avesse favorito la mano del mio Dio, riferite le parole che il re m'aveva dette, soggiunsi: «Su via, mettiamoci a fabbricare!» E le loro mani presero vigore per lavorare nel bene. 19 Ma Sanaballat Horonita, Tobia, servo Ammonita, e Gosem Arabo, udito ciò, si misero a beffarsi di noi, a disprezzarci e a dire: «Che cosa vi mettete a fare? Forse vi ribellate contro il re?» 20 Ma io in risposta dissi loro: «Il Dio stesso del cielo ci aiuta, e noi siamo suoi servi e possiamo metterci a fabbricare; ma voi non avete parte, nè diritto, nè memoria in Gerusalemme».

Martini:

Neemia 2

Nehemia, ottenute lettere del re va a Gerusalemme, esorta a ristorar le muraglia, e vi dà opera, fremendo invano i nemici.
1 Or egli avvenne, che l'anno ventesimo del re Artaserse, nel mese di Nisan, essendo portato il vino dinanzi al re, io lo presi, e lo presentai al re; ma io era come languente davanti a lui. 2 E il re mi disse: Per qual motivo la tua faccia è maninconiosa non vedendo, che tu abbi alcun male? questo non è senza motivo; ma tu covi in cuor tuo non so che di sinistro. E io ebbi paura grandissima: 3 E dissi al re: O re, sia eterno il tuo vivere: come vuoi tu, che la mia faccia non sia dolente, mentre la città, casa de' sepolcri de' padri miei, è deserta, e le sue porte consunte dal fuoco? 4 E il re mi disse: Che domandi? E io pregai il Dio del cielo, 5 E dissi al re: Se il re lo crede ben fatto, e se il tuo servo ha incontrato favore dinanzi a te, mandami nella Giudea alla città, dove posa il sepolcro del padre mio, e io la riedificherò. 6 E il re, e la regina, che gli sedeva accanto, mi dissero: Quanto durerà il tuo viaggio, e quando ritornerai? E io fissai il tempo, e il re mostrò di esser contento: e mi diede licenza. 7 Ma io dissi al re: Se al re così pare, mi dia lettere ai governatori del paese di là dal fiume, affinchè mi diano scorta, sino al mio arrivo nella Giudea: 8 E una lettera ad Asaph custode dei boschi reali, affinchè mi somministri del legname, ond'io possa formare le porte della torre del tempio, e le mura della città, e la casa, dov'io abiterò. E il re mi esaudì, perchè la mano aiutatrice del mio Dio era meco. 9 E io giunsi presso ai governatori del paese di là dal fiume, e diedi loro le lettere del re. Ma il re avea mandati meco dei capitani delle milizie, e de' cavalieri. 10 E fu portata questa nuova a Sanaballath Horonita, e Tobia servo Ammonita: ed ebbero grandissimo dolore dell'arrivo di un uomo, che proccurava il bene de' figliuoli d'Israele. 11 E giunsi a Gerusalemme, e mi riposai per tre giorni. 12 E di notte tempo mi alzai io, e pochi altri con me, e non manifestai a veruno quel, che Dio mi aveva ispirato di fare in Gerusalemme; e non aveva meco altro giumento, che quello, ch'io cavalcava. 13 E uscii di notte per la porta della valle, e dinanzi alla fontana del dragone, e presso la porta stercoraria, e considerava le mura di Gerusalemme atterrate, e le sue porte consunte dalle fiamme. 14 E andai innanzi fino alla porta della fontana, e all'acquidotto del re; ma non v'era tanto di strada, per cui passasse il giumento, ch'io cavalcava. 15 Ed essendo ancor notte, salii pel torrente, e considerava le mura, e data volta indietro arrivai alla porta della valle, e tornai (a casa.) 16 Ma i magistrati non sapevano, dov'io fossi andato, né quel, ch'io mi facessi: e sino a quel punto io non mi era aperto di niente co' Giudei sia sacerdoti, sia magnati, e capi, né con alcuno di quelli, che erano destinati ai lavori. 17 Quindi io dissi loro: Voi vedete in quale afflizione ci troviamo: Gerusalemme è deserta, e le sue porte consunte dal fuoco: venite, edifichiamo le mura di Gerusalemme, e non istiamo più in questa ignominia. 18 E indicai loro come la mano aiutatrice di Dio era meco, e le parole dettemi dal re; e soggiunsi: Su via, mettiamoci a fabbricare. E quelli preser vigore a ben fare. 19 Ma Sanaballath Horonita, e Tobia servo Ammonita, e Gosem Arabo, saputa la nuova, ci dileggiavano, e per ispregio dicevano: Che è quel, che voi fate? Vi ribellate forse contro del re? 20 Ma risposi a coloro, e dissi: Il Dio del cielo egli è, che ci aiuta, e noi siamo suoi servi, e anderemo avanti, e fabbricheremo: ma voi non avete comunanza, né diritto, né ricordanza in Gerusalemme.

Diodati:

Neemia 2

1 ED avvenne l'anno ventesimo del re Artaserse, nel mese di Nisan, che, essendo stato portato il vino davanti a lui, io presi il vino, e lo porsi al re. Or io non soleva esser mesto nel suo cospetto. 2 E il re mi disse: Perchè è la tua faccia mesta, non essendo tu infermo? questo non è altro se non afflizione di cuore. Ed io ebbi grandissima paura; 3 e dissi al re: Possa il re vivere in perpetuo; come non sarebbe la mia faccia mesta, rimanendo la città, che è il luogo delle sepolture de' miei padri, distrutta, e le sue porte consumate dal fuoco? 4 E il re mi disse: Che chiedi tu? Allora io pregai l'Iddio del cielo; 5 e dissi al re: Se così piace al re, e se il tuo servitore ti è in grazia, mandami in Giudea, nella città dove sono le sepolture de' miei padri, acciocchè io la riedifichi. 6 E il re mi disse, ed anche la sua moglie che gli sedeva allato: Quanto tempo metterai alla tua andata, e quando ritornerai? E quando io ebbi detto il tempo al re, egli ebbe a grado di darmi licenza. 7 Poi dissi al re: Se così piace al re, sienmi date lettere a' governatori di là dal fiume, acciocchè mi lascino passare, finchè io sia giunto in Giudea. 8 Ed anche lettere ad Asaf, guardiano de' boschi del re, acciocchè mi dia legname per fabbricar le porte del palazzo della Casa di Dio, e per le mura della città, e per la casa nella quale io entrerò. E il re mi diede quelle lettere, secondo che la mano di Dio era buona sopra me.
9 Ed io me ne venni a' governatori di qua dal fiume, e diedi loro le lettere del re (or il re avea mandati meco capitani e cavalieri). 10 Quando Sanballat Horonita; e Tobia, servo Ammonita, ebbero udite queste cose, ebbero gran dispiacere che fosse venuto alcuno per procacciar del bene a' figliuoli d'Israele. 11 Poi giunsi in Gerusalemme; ed essendovi stato tre giorni, 12 mi levai di notte, con alcuni pochi uomini, e non dichiarai ad alcuno ciò che l'Iddio mio mi metteva in cuore di fare a Gerusalemme; e non avea meco alcun'altra bestia, che quella che io cavalcava. 13 Io adunque uscii di notte dalla porta della valle, e passai dirincontro alla fontana del dragone, ed alla porta del letame; ed andava considerando le mura di Gerusalemme, come erano rotte, e come le porte di essa erano consumate dal fuoco. 14 E di là io passai alla porta della fontana, e all'acquidotto del re; e non vi era spazio per la mia cavalcatura da passar sotto di me. 15 E risalendo per lo torrente, mentre era ancora notte, io andava considerando le mura; poi rientrai per la porta della valle, e così me ne rivenni. 16 Ora i magistrati non sapevano ove io fossi andato, nè ciò che io facessi; ed io fino allora non l'avea dichiarato nè ai Giudei, nè a' sacerdoti, nè agli uomini notabili, nè a' magistrati, nè agli altri che aveano la cura dell'opera. 17 Allora io dissi loro: Voi vedete la miseria nella quale noi siamo, come Gerusalemme è distrutta, e le sue porte sono bruciate col fuoco: venite, riedifichiamo le mura di Gerusalemme, acciocchè non siamo più in vituperio. 18 Ed io dichiarai loro come la mano dell'Iddio mio era buona sopra me; ed anche le parole del re, che egli mi avea dette. Ed essi dissero: Or mettiamoci ad edificare. Così presero animo a far bene. 19 Ma Sanballat Horonita, e Tobia, servo Ammonita, e Ghesem Arabo, avendo udito questo, ci beffavano, e ci sprezzavano, e dicevano: Che cosa è questo che voi fate? vi volete voi ribellar contro al re? 20 Ed io risposi, e dissi loro: L'Iddio del cielo è quel che ci farà prosperare; e noi, suoi servitori, ci metteremo ad edificare; ma voi non avete parte, nè diritto, nè memoria alcuna in Gerusalemme.

Commentario abbreviato di Matthew Henry:

Neemia 2

1 Capitolo 2

La richiesta di Neemia al re Ne 2:1-8

Neemia arriva a Gerusalemme Ne 2:9-18

L'opposizione degli avversari Ne 2:19-20

Versetti 1-8

Le nostre preghiere devono essere accompagnate da sforzi seri, altrimenti ci prendiamo gioco di Dio. Non siamo limitati a certi momenti per rivolgerci al Re dei re, ma abbiamo la libertà di andare da lui in ogni momento; gli approcci al trono della grazia non sono mai fuori stagione. Ma il senso del dispiacere di Dio e le afflizioni del suo popolo sono cause di dolore per i figli di Dio, sotto le quali nessuna delizia terrena può consolare. Il re incoraggiò Neemia a dire la sua. Questo gli diede il coraggio di parlare; tanto più l'invito che Cristo ci ha dato a pregare, e la promessa che saremo veloci, possono incoraggiarci a venire con coraggio al trono della grazia. Neemia pregò il Dio del cielo, infinitamente al di sopra anche di questo potente monarca. Sollevò il suo cuore a quel Dio che comprende il linguaggio del cuore. Non dovremmo mai impegnarci in un'attività in cui sarebbe sbagliato cercare e aspettarci la direzione, l'assistenza e la benedizione divina. La risposta alla sua preghiera fu immediata, perché il seme di Giacobbe non ha mai cercato invano il Dio di Giacobbe.

9 Versetti 9-18

Quando Neemia ebbe considerato la questione, disse ai Giudei che Dio gli aveva messo in cuore di costruire le mura di Gerusalemme. Non si impegna a farlo senza di loro. Sollecitando noi stessi e gli altri a ciò che è buono, ci rafforziamo a vicenda. Siamo deboli nel nostro dovere quando siamo freddi e disattenti.

19 Versetti 19-20

L'inimicizia del seme del serpente contro la causa di Cristo non è limitata a nessuna epoca o nazione. L'applicazione a noi stessi è evidente. La Chiesa di Dio chiede il nostro aiuto. Non è forse desolata ed esposta agli assalti? La considerazione della sua bassa condizione vi provoca qualche dolore? Non lasciate che gli affari, i piaceri o il sostegno di un partito impegnino l'attenzione al punto che Sion e il suo benessere non siano nulla per voi.

Commentario del Pulpito:

Neemia 2

1 Nel mese di Nisan. Il quarto mese dopo Chisleu, corrispondente quasi al nostro aprile. Come avvenne che Neemia non mise il favore del re alla prova prima che fossero trascorsi più di tre mesi, possiamo solo congetturare. Forse la corte era stata assente da Susa, passando l'inverno a Babilonia, come a volte accadeva, e lui non l'aveva accompagnata. Forse, sebbene presente a corte, non era stato chiamato a svolgere il suo ufficio, non essendo arrivato il suo turno. Forse, pur svolgendo di tanto in tanto i suoi doveri, non aveva trovato l'occasione di liberarsi, poiché il re non si era accorto del suo dolore. Lui. potrebbe anche aver fatto del suo meglio per nasconderlo, perché ci si aspettava che i sudditi persiani fossero perfettamente felici in presenza del loro re. Probabilmente non aveva fatto alcun piano, ma aspettava con la fiduciosa speranza che la provvidenza di Dio avrebbe ordinato gli eventi, che si sarebbe presentata un'occasione di cui avrebbe potuto approfittare. Nel ventesimo anno di Artaserse. Come Daniele, Zaccaria, Aggeo ed Esdra, Neemia data gli avvenimenti in base all'anno di regno dell'attuale re persiano. Il suo Artaserse è, di comune accordo, lo stesso di Esdra, e difficilmente si può supporre che fosse un altro monarca se non Longimano, che regnò dal 465 a.C. al 425 a.C. Ora, non ero mai stato triste prima in sua presenza. Sono state proposte altre versioni, ma questo è probabilmente il vero significato. Fino a quel momento avevo sempre avuto un'espressione allegra davanti a lui, ora era diverso, il mio dolore si manifestava mio malgrado

Versetti 1-8.- Preghiera esaudita

Trascorsero tre o quattro mesi da quando Neemia sentì per la prima volta parlare della condizione angosciata dei suoi fratelli a Gerusalemme, e cominciò a pregare per loro, e che gli fosse permesso di visitarli e di soccorrerli. Cantici a lungo la risposta alla sua preghiera fu ritardata. Ma senza dubbio continuò a pregare, e alla fine la risposta arrivò. Nel frattempo, sarebbe stato in grado di maturare i suoi piani e prepararsi per la sua impresa. Avviso-

ALLA FINE GLIENE FU OFFERTA L'OPPORTUNITÀ. Derivante da:

1. Il suo accesso al re

2. L'avviso del re della sua tristezza e la gentile domanda al riguardo (Versetto 2). Un esempio per i superiori in relazione agli inferiori; ai padroni e alle padrone rispetto ai loro servi. I più alti sono soggetti a soffrire, e possono essere lieti della simpatia e dei servizi di coloro che sono sotto di loro, che li renderanno tanto più allegri se la gentilezza è stata mostrata loro. Dio intende le relazioni della vita per il conforto e il beneficio reciproco. La simpatia beneficia sia il donatore che il ricevente. La simpatia è come l'olio per la macchina della vita. Unisce le classi in legami più sacri, felici e duraturi delle leggi o dell'interesse personale. Ognuno ha il potere di rendere, con la sua cura e la sua ostentazione, un servizio inestimabile alla società. La simpatia tra datori di lavoro e dipendenti è uno dei più grandi desideri dell'Inghilterra

3. La sua risposta. Descrivendo la triste condizione di Gerusalemme e accennando a lui come "il luogo dei sepolcri dei suoi padri" (Versetto 3)

4. L'incoraggiamento del re a presentare la sua richiesta (Versetto 4). Una parola gentile farà molto per alleviare il dolore; la disponibilità a dare più sollievo pratico. Il re incoraggiò Neemia a sperare in questo; né la speranza fu delusa

II L'USO CHE HA FATTO DELLA SUA OPPORTUNITÀ

1. Lo riempì di paura (Versetto 2). Il momento che aveva tanto desiderato era arrivato; ma all'inizio il suo arrivo lo rese solo "molto spaventato". Cantici dipendeva molto da esso; Era così incerto del suo potere di produrre la giusta impressione sul re, la cui volontà avrebbe determinato se il suo piano dovesse essere eseguito

2. Lo condusse alla preghiera (Versetto 4). Mentre si trovava davanti al monarca, imbarazzato e tremante, elevò il suo cuore a Dio, implorando aiuto e successo. La cosa migliore che potesse fare. La preghiera calma gli ansiosi, Filippesi 4:6,7 dà all'anima il possesso di se stessa, porta Dio in aiuto dell'uomo. Con la forza di Dio Neemia poté rivolgersi al re

3. Presentò la sua petizione ad Artaserse (Versetto 5). Umilmente e cortesemente, come si addiceva a lui, ed era il più adatto a garantire il suo scopo

4. Fece ulteriori e più grandi richieste quando la prima fu accolta (Versetti. 7, 8). La lezione generale è: Cogli le tue opportunità, sia per ottenere che per fare del bene. "C'è una marea negli affari degli uomini", ss. L'impressione fatta da un giovane in un breve colloquio può determinare la carnagione di tutta la sua vita dopo la morte. Il fallimento è spesso solo opportunità perse per vendicarsi. È così non solo nelle questioni secolari, ma anche in quelle spirituali. "I momenti d'oro nel flusso della vita ci passano davanti e non vediamo altro che sabbia; gli angeli vengono a farci visita, e noi li riconosciamo solo quando se ne sono andati" (G. Eliot)

III IL SUO SUCCESSO. Il re non solo gli concesse le sue richieste, ma gli diede apparentemente più di quanto avesse chiesto (Versetto 9)

IV IL SUO PIO RICONOSCIMENTO DELLA SUA FONTE SUPREMA. "Secondo la buona mano del mio Dio su di me" (Versetto 8). Molti falliscono in questo. Anche coloro che hanno pregato per ciò che hanno ricevuto non sempre danno il dovuto riconoscimento. I ringraziamenti non sono così abbondanti come le preghiere

In conclusione, osservare:

1. I cristiani hanno sempre accesso al trono del Apocalisse dei re. Prova un profondo interesse per loro, simpatia per loro; li incoraggia a raccontargli i loro dispiaceri e a presentare le loro petizioni. Possono venire a lui non solo in periodi stabiliti, ma in qualsiasi momento, attraverso la mediazione del Signore Gesù

2. Dovrebbero avvalersi di questo privilegio non solo per il proprio vantaggio, ma per il bene degli altri. Dovrebbero pregare costantemente "per la pace di Gerusalemme", per il "buon stato della Chiesa cattolica". Dio si propone e promette il bene alla sua Chiesa, ma ingiunge la preghiera per ciò che ha promesso vedi Ezechiele 36:37 Nostro Signore ci insegna, nella preghiera modello che ci ha dato, a pregare prima per la santificazione del nome di Dio e per la venuta del suo regno. Eppure molti cristiani sono egoisti nelle loro preghiere, e così alimentano il loro egoismo

3. Possono chiedere grandi cose. Colui al quale vengono ha "il potere di fare molto più di ogni cosa chiediamo o pensiamo", e ha fatto grandi cose in risposta alla preghiera

4. Le risposte passate alle preghiere dovrebbero incoraggiare ulteriori e più grandi richieste

OMELIE DI J.S. EXELL. Versetti 1-8.- Tristezza

I CHE ERA FRUTTO DI UN VERO PATRIOTTISMO (Versetto 2). Questa tristezza non fu causata da perdite temporali, da lutti domestici o da un'amicizia infedele, ma dalla condizione desolata di Gerusalemme. La città era "desolata". Molte città del nostro paese sono devastate dal peccato; L'uomo buono non può essere indifferente, deve simpatizzare e aiutare l'opera di restaurazione morale. Se gli uomini sono preoccupati per le mura, dovrebbero esserlo molto di più per la morale di una città; se per le tombe dei morti, molto di più per il benessere dei vivi. Il peccato consuma una città come con il fuoco. La desolazione causata dal peccato, nel commercio, nella società, nella casa, e specialmente tra i giovani, non può che risvegliare un profondo dolore nel cuore

II CHE È STATO SPERIMENTATO NEL CORSO DELLE SUE OCCUPAZIONI QUOTIDIANE. "E presi il vino e lo diedi al re" (Versetto 1). Quanti uomini affrontano il loro lavoro quotidiano con un dolore che l'occupazione e l'industria non possono far loro dimenticare. Neemia era solito rallegrarsi davanti al re; gli affari dovrebbero essere fatti con uno stato d'animo gioioso; Ma ci sono momenti in cui il dolore prevarrà

III CHE SI MANIFESTAVA NELL'ASPETTO DELLA STRUTTURA FISICA. "Perché il tuo volto è triste?" (Versetto 2). Quanto del dolore del mondo è nascosto. In un senso molto vero è il dolore del cuore; non è mai esplicito nelle spiegazioni o nelle lamentele. Ma tale sacro dolore non è nascosto a Dio. Il volto riflette le emozioni dell'anima; rivelò il dolore di Neemia, la gioia di Stefano. Quanti volti addolorati incontriamo in un giorno. Un volto triste dovrebbe risvegliare una tenera indagine, una saggia considerazione e un aiuto volenteroso. Non trascuriamo il dolore del mondo. Cristo è solo vera consolazione

IV CHE ERA AIUTATO DALLA COMUNIONE SEGRETA CON IL DIVINO. "Cantici ho pregato il Dio del cielo" (Versetto 4)

1. Il dolore ha spesso grandi opportunità che gli si aprono. "Che cosa chiedi?" Il dolore di Neemia gli aprì le risorse del re. I nostri dolori spesso ci arricchiscono il cielo

2. Il dolore ha bisogno di una guida, in modo da fare buon uso delle opportunità che gli si presentano

3. Il dolore trova nella preghiera la guida e la cultura di cui ha bisogno per usare rettamente la sua opportunità

a. La memoria è aiutata;

b. la difficoltà è prevista;

c. la preparazione è compiuta (Versetto 7);

d. le agenzie si perfezionano (Versetto 8)

V CHE È STATO IMPIEGATO NELLA MERAVIGLIOSA PROVVIDENZA DEL CIELO. "E il re me lo concesse secondo la buona mano del mio Dio su di me" (Versetto 8)

1. Il dolore di Neemia era alleato del benessere del suo popolo. Portò alla ricostruzione delle mura distrutte di Gerusalemme. Le nostre prove sono spesso il mezzo per promuovere il benessere degli altri. Le sofferenze di Cristo sono alleate delle nostre migliori delizie e delle nostre più nobili conquiste. E' vero che gli altri costruiscono perché noi abbiamo sofferto

2. Il dolore di Neemia era alleato della beneficenza del re. Ha risvegliato la simpatia e l'aiuto del monarca. I dolori degli uomini risvegliano i ministeri amorevoli

3. Il dolore di Neemia era alleato della provvidenza di Dio. Per mezzo di esso il Cielo aprì il cuore del re pagano in simpatia e la sua mano in aiuto. Il dolore del mondo è fatto per raggiungere alti fini morali; una saggia provvidenza lo impiega nella costruzione di muri rotti

OMULIE di W. CLARKSON Versetti 1-8.- Conquistare la causa

Era un periodo di grande suspense, la più difficile da sopportare per i cuori umani. Il futuro di Gerusalemme dipendeva ora dalla costruzione delle mura, e questo dipendeva dall'interposizione personale di Neemia e dal piacere di Artaserse. Quando i grandi eventi dipendono da una sola circostanza, da questioni profonde e gravi per la carica di un reggimento, per l'abilità di un uomo di Stato, per il capriccio di un re, possiamo ben aspettare con ansia. Nulla poteva essere fatto ora per Gerusalemme, parlando umanamente, senza il consenso di questo sovrano persiano. C'era

ASSENZA DI OPPORTUNITÀ. Trascorsero più di tre mesi tra la ricezione della notizia da parte di Neemia e il suo appello ad Artaserse. Da dove viene questo ritardo? Indubbiamente l'inaccessibilità reale o virtuale del re. O non era stato chiamato alla presenza del re, o il sovrano non era ovviamente dell'umore giusto. Quanto è diverso da questo il trono sempre aperto della grazia al quale, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, possiamo andare, sicuri di essere ascoltati attentamente da "colui che dà generosamente e non rimprovera"

II DIPLOMAZIA. Neemia dimostrò grande abilità

1. Nell'introduzione della sua causa. Come avrebbe dovuto chiedere di essere mandato altrove quando era già "in piedi dinanzi al re"? Questo era considerato il culmine dell'ambizione di un uomo, come le nostre Scritture suggeriscono abbondantemente. "Stare davanti ai re", stare alla "presenza del re, davanti al suo volto, era l'apice della speranza e della soddisfazione. Chiedere di essere licenziato era scortese e pericoloso. Stava andando in questa direzione, infatti, per sembrare tutt'altro che gioioso (Versetti. 1, 2). Ma Neemia si avventurò fin qui; non ha mascherato o trattenuto il suo dolore; era evidente nel suo volto. Questo sarebbe stato un appello energico al re, e ancor più alla regina, che era presente (Versetto 6)

2. Nel suo lamento. Era "l'unico tocco della natura che rende il mondo intero", per alludere alla "città dei sepolcri dei suoi padri che giace desolata" (Versetto 3): questo avrebbe toccato una corda in qualsiasi cuore umano; lo faceva dentro il re

3. Nella sua richiesta. Era mentalmente preparato per l'enunciazione; aveva anche calcolato il tempo necessario (Versetto 6), e i materiali, ss. di cui aveva bisogno per il lavoro (Versetti, 7, 8). Non dobbiamo aspettarci di riuscire in un'impresa delicata se non la affrontiamo con calcolo e cura. Ci sono cose da fare per Dio che possono essere compiute con pura e semplice serietà; Ma ci sono momenti in cui, se non siamo in grado di fornirlo da soli, dobbiamo cedere il posto all'uomo che può portare al compito raffinatezza, delicatezza, tatto. Dobbiamo cedere il passo al Neemia della nostra Chiesa o società; Egli riuscirà ammirevolmente dove noi falliremmo ingloriosamente

III PREGHIERA. "Cantici ho pregato il Dio del cielo" (Versetto 4). Questa è una parentesi bella e suggestiva. Tra la domanda del re e la risposta del cortigiano ci fu un momentaneo appello al cielo. "Il cuore del re è nelle mani del Signore; come fiumi d'acqua, egli la volge dove vuole" Proverbi 21:1 Una cosa eccellente è che un uomo cammini con Dio in modo da vivere così vicino a lui, che in qualsiasi momento, e in qualsiasi momento di particolare bisogno, possa eiaculare una preghiera; così che sarà naturale per lui ritirarsi per un breve intervallo da questo mondo e dall'uomo, ed elevare il cuore al cielo. Questo è un modo in cui possiamo "pregare sempre", Efesini 6:18 "incessantemente" 1Tessalonicesi 5:17

IV GRATITUDINE PER IL SUCCESSO. "Il re me lo concesse secondo la buona mano del mio Dio su di me" (Versetto 8). Neemia, come tutti gli uomini che pregano, gli fu grato. Attribuiva il successo non alla sua ingegnosità, ma alla "buona mano di Dio". Gli uomini che non sono devoti sono necessariamente ingrati e autocompiaciuti; si congratulano con se stessi invece di benedire Dio. Molto più bello e appropriato è rendersi conto che la mano del Supremo controlla tutte le questioni, e quindi conferisce tutto il bene. In alcuni la prosperità porta all'orgoglio e al danno spirituale, mentre in altri ispira gratitudine e devozione

OMELIE di R.A. REDFORD -- Versetti 1-8. Questi versetti descrivono le circostanze in cui Neemia ottenne l'incarico di restauratore di Gerusalemme. Mostrano che egli prosperò, e che la sua prosperità era dovuta alla benedizione di Dio. Potremmo notare

I LA RICOMPENSA DELLA FEDE NELLA RISPOSTA ALLA PREGHIERA

1. La fede è stata messa alla prova dall' attesa. L'opportunità non deve essere creata con tentativi frettolosi e presuntuosi di comandare gli eventi, ma osservando la Provvidenza. Neemia pregava ancora, e poi un certo giorno poté dire: "Avvenne

2. L'interposizione divina si è manifestata nel controllo dei pensieri e della disposizione del monarca. Avrebbe potuto facilmente essere altrimenti. Un despota orientale sospettoso avrebbe potuto essere geloso e arrabbiato. Quando lo scopo di Dio è quello di aiutare, anche i segreti dell'uomo interiore ne sono influenzati. Dobbiamo lasciare a lui il compito di rispondere alla preghiera quando e come gli piace

3. Ci fu una speciale concessione di grazia su Neemia stesso. Aveva bisogno di padronanza di sé, prudenza, audacia, destrezza. E quando viene sfidato a rivelare ciò che c'era nel suo cuore, che rende triste il suo volto, deve fare affidamento sull'ispirazione per essere in grado di dire esattamente la cosa giusta, e di dirla in modo da ottenere il suo desiderio. Il suo patriottismo, la sua purezza di motivi, la sua fiducia nella propria vocazione per adempiere un incarico così grande, tutto richiedeva in quel momento di essere sostenuto. Egli "pregò l'Iddio del cielo". La risposta fu subito inviata, nel coraggio, nella saggezza, nell'abnegazione, nella semplicità del coppiere di fronte a un despota orientale, che chiedeva di essere affidato al potere per poterlo usare per Dio e per il suo popolo

4. C'è stata una provvidenziale congiunzione di circostanze, sia nel passato che nel presente. Neemia era già nel palazzo per aiutare l'importante lavoro di ricostruzione delle mura di Gerusalemme. Quanto poco possiamo seguire l'opera della mano divina! La risposta alla nostra preghiera può essere già stata fornita, anche prima che presentiamo la petizione. Ciò che sembra difficile da ottenere, non è difficile da dare per Dio

II LO SVILUPPO DELLE CAPACITÀ SULLA BASE DELLA RELIGIONE

1. L'inizio di tutto, la devozione, il rapporto con Dio, la spiritualità dello scopo e del motivo, i grandi desideri per il benessere del popolo di Dio, e quindi del mondo

2. Su questo si costruisce la purezza, la forza e l'altruismo che tanto conquistano la fiducia negli altri. Neemia trovò il favore di Artaserse perché c'era qualcosa nel suo stesso volto che il monarca si compiaceva di guardare. Dovremmo raccomandare la religione con onestà trasparente, allegria e altruismo

3. Il potere intellettuale si basa sulla morale, ed entrambi su quello spirituale. Il coppiere non avrebbe potuto impegnarsi ad essere un governante e un capo degli uomini nelle circostanze più difficili se non ci fosse stata in lui la creazione di un governante. Alcuni dei nostri più grandi statisti hanno dovuto gran parte della loro superiorità alla loro religione. "L'ingresso della tua parola dà luce, dà intelligenza ai semplici"

4. Chi si pone in una posizione di grande responsabilità richiede uno sguardo lungimirante e una forte volontà. Questi sono meravigliosamente aiutati dalla coltivazione di una natura più profonda. Neemia sapeva cosa chiedere, materiali e uomini; prevedeva le esigenze dell'opera e i suoi pericoli; Con salda fiducia in se stesso e intrepida fiducia nella sua influenza sul re, fece grandi richieste, e furono "esaudite, secondo la buona mano del suo Dio su di lui". La radice di tutta la sua forza era la sua totale dipendenza da Dio

5. Nel carattere di Neemia c'è un'illustrazione dell'effetto della religione nell'amare gli elementi superiori della natura e nel mantenerli in una bella e potente armonia. Amava "il luogo dei sepolcri dei suoi padri", amava la sua nazione; ma soprattutto amava la Chiesa di Dio. Il sentimento personale, l'entusiasmo patriottico e la fede religiosa, quando tutti si uniscono come principi attivi in un solo uomo, producono un'altezza e un eroismo che lo preparano per i più grandi sforzi e successi

2 Il re mi disse: "Perché il tuo volto è triste?". Questa "domanda gentile" posta dal grande re al suo umile servitore è la sua migliore pretesa al giudizio favorevole delle epoche successive. La storia ce lo presenta come un monarca debole, uno che potrebbe compromettere la dignità regale scendendo a patti con un suddito rivolto, mentre la disonorava rompendo la fede con un nemico conquistato. Ma se debole come re, come uomo era di buon cuore e gentile. Pochi monarchi persiani sarebbero stati sufficientemente interessati ai loro servitori da notare se erano tristi o no; Ancora meno avrebbero mostrato simpatia in un'occasione del genere. Serse potrebbe aver ordinato al colpevole l'esecuzione immediata. Longimano prova compassione e desidera placare il dolore del suo servo. Allora ebbi molta paura. Nonostante le parole gentili e compassionevoli del re, Neemia sente il pericolo. Ha avuto un'aria triste in presenza del re. Sta per chiedere il permesso di lasciare il tribunale. Questi sono entrambi peccati contro la dottrina fondamentale della vita di corte persiana, secondo cui crogiolarsi alla luce del volto regale è il massimo della felicità. Il re sarà dispiaciuto, rifiuterà la sua richiesta, lo destituirà dal suo incarico, lo getterà in prigione, o perdonerà la sua scortesia e permetterà la sua richiesta?

Il dolore e il suo Consolatore

"Questo non è altro che dolore del cuore"

IL DOLORE DEL CUORE PUÒ COESISTERE CON IL BENESSERE ESTERNO. Neemia era sano, onorato, ricco, ma triste. I cantici sono molti in circostanze simili. I dolori della simpatia, del patriottismo e della pietà, come lo erano quelli di Neemia; quelli della penitenza o del rimorso; di affetto ferito o di fiducia delusa; Quelli causati da problemi familiari, ss.), possono invadere i cuori dei più ricchi. Ed è bene che lo facciano. La prosperità senza dolore tende alla rovina morale

II IL DOLORE DEL CUORE È BENIGNAMENTE NOTATO E ALLEVIATO DAL RE DEI RE

1. Osserva il cuore addolorato. Di solito si rivela nel volto; ma se no, Dio lo vede Salmi 31:7; 38:9

2. Si diletta a confortare il cuore addolorato. "Egli guarisce gli afflitti dal cuore e fascia le loro ferite". Mandò suo Figlio "a guarire quelli che hanno il cuore rotto". Lo Spirito che egli manda è "il Consolatore". Con la sua provvidenza, con la rivelazione che dà della sua pietà paterna e dei fini benevoli dell'afflizione, con le sue assicurazioni di favore e di amore, con le sue promesse, con la simpatia e il conforto umani, egli conforta ora i suoi figli; e alla fine asciugherà tutte le loro lacrime

IL DOLORE DEL CUORE DOVREBBE RICEVERE TENERA SIMPATIA E SOCCORSO UMANO. Dovremmo essere sensibili ai suoi segni, e pronti a sentire con e per esso, e a offrire consolazione e sollievo. Questo corso è

1. Spinto dalla natura. Declinare questo dovere è fare violenza a noi stessi. È "chiudere le nostre viscere di compassione", 1Giovanni 3:17 a meno che, in effetti, non siamo così al di sotto del livello di umanità da non averne

2. Ingiunto dalla religione. La legge e il Vangelo coincidono qui

3. Richiesto dalla nostra relazione con i sofferenti. La fratellanza tra uomo e uomo, tra cristiani e cristiani

4. Reso possibile dal nostro possesso del Vangelo. Che è una raccolta di cordiali per tutte le varietà di dolore umano. Chi ha questo, anche se ha poco in più, può essere il consolatore di molti

5. Illustrato dall'esempio divino (vedi II)

6. Rafforzato dalla rivelazione del giudizio finale vedi Matteo 25:35-45; 1Giovanni 4:17 Infine, c'è il dolore che si abbatte sull'impenitente che non riceverà alcun conforto da Dio, dall'angelo o dall'uomo vedi Luca 16:24-26

3 Possa il re vivere per eVersetto Una forma comune di complimento orientale, 1Re 1:31; Daniele 2:4; 3:9), ecc

ma detto ora con particolare intenzione di conciliare, e intendeva esprimere un profondo interesse per la vita e la persona reale. La città, il luogo dei sepolcri dei miei padri. Da ciò si capisce che la famiglia di Neemia doveva appartenere alla capitale. I Persiani, come gli Ebrei, avevano un grande rispetto per la tomba e consideravano la sua violazione con orrore. Artaserse avrebbe naturalmente simpatizzato con il desiderio del suo seguace di dare sicurezza alla città in cui erano stati sepolti i suoi antenati. Sembra che i Persiani in generale in questo periodo (Erode, 1:140), i re certamente ('Ancient Monarchies', vol. 3. p. 231, seconda edizione), seppellissero i loro morti. Giace spreco. Il calore dei sentimenti di Neemia esagera il fatto; Ma forse non si era reso conto dell'esagerazione. Ripete la frase ai capi di Gerusalemme dopo aver fatto la sua ispezione delle mura (Versetto 17)

Tristezza, quando e fino a che punto è giustificabile

"Perché il mio volto non dovrebbe essere triste?"

LA TRISTEZZA È SPESSO GIUSTIFICABILE, O ADDIRITTURA LODEVOLE

1. In grandi difficoltà. Lo stoicismo non è né naturale né cristiano. I guai sono destinati a disturbarci. Se non lo fanno, non mettono alla prova la fede e la pazienza e non possono realizzare il loro proposito di disciplina e miglioramento

2. Sotto la coscienza del peccato. In vista del suo male essenziale commesso contro Dio, i suoi diritti, le sue leggi e la sua bontà; la sua dannosità per noi stessi e per gli altri; le sue conseguenze finali a meno che non siano perdonate

3. In simpatia con i problemi degli altri. Il che li rende nostri. Cristiano, la nave include la comunità dei sofferenti. "Se un membro soffre, tutte le membra soffrono con esso"

4. A causa dei peccati altrui Salmi 119:136,158; Ezechiele 9:4; Filippesi 3:18

5. A causa dei problemi della Chiesa. La tristezza di Neemia gli era onorevole

II EPPURE LA TRISTEZZA NON DOVREBBE ESSERE INCONSOLABILE

1. Non è necessario. Poiché un rimedio sicuro è fornito dalle verità e dalle promesse del Vangelo, e l'aiuto sempre disponibile dello Spirito Santo

2. Non dovrebbe. Perché la fede e la preghiera, aprendo il cuore alle consolazioni divine, e assicurando l'aiuto divino, trasformerebbero la tristezza in pace, se non in gioia. Devono tuttavia essere esclusi quei casi in cui la malinconia scaturisce da cause fisiche e necessita di cure corporali piuttosto che spirituali

III LA TRISTEZZA NON DOVREBBE MAI ESSERE PREDOMINANTE NEL CRISTIANO. Per la sua abituale tristezza di spirito, di volto o di parola

1. Disonora Dio

2. Deruba se stesso. Contrastare il disegno della nostra religione, ovunque prominente nel Nuovo Testamento. "Affinché abbiano la mia gioia compiuta in se stessi". "Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo". "Il regno di Dio è... gioia nello Spirito Santo". "Il frutto dello Spirito è amore, gioia", ss. "Vi scriviamo queste cose, perché la vostra gioia sia piena"

3. Ostacola il servizio cristiano. "La gioia del Signore è la tua forza"

4. Ritarda il progresso della religione. Scoraggiare il ricercatore e dare occasione agli avversari di parlare male della vita religiosa

4 Allora il re mi disse: «Che cosa chiedi?». Artaserse capì che nel discorso di Neemia c'era una lamentela e che doveva avere una richiesta da fare. Con graziosa gentilezza ne facilita l'enunciazione. Cantici Ho pregato il Dio del cielo. Neemia era enfaticamente un uomo di preghiera. In ogni pericolo, in ogni difficoltà, ancor più in ogni crisi, la preghiera saliva alle sue labbra vedi Neemia 4:4,9; 5:19; 6:9,14; 13:14), ecc

A volte, come oggi, la preghiera veniva offerta in silenzio e rapidamente

Preghiera giaculatoria

"Cantici ho pregato il Dio del cielo". Neemia, rattristato dalla notizia che aveva ricevuto sulla condizione dei Giudei che erano tornati nel loro paese, aveva deciso di visitarli, per incoraggiarli e prendere l'iniziativa nel fortificare la città e mettere le cose in una condizione più promettente. Ciò dipendeva dal consenso del monarca di cui era il coppiere e dall'ottenimento di una commissione da lui. Aveva già pregato per il successo della sua richiesta, e ora che si presentava l'occasione desiderata, sentiva l'importanza del momento e, alla presenza del re, mandò mentalmente un'altra preghiera. Abbiamo qui

PREGO PER UN UOMO GRANDE E RICCO. Costoro hanno molte tentazioni di trascurare la preghiera; tentazioni all'orgoglio e all'autosufficienza, alla mondanità e all'autoindulgenza, che tendono a perdere ogni senso del loro bisogno di Dio e del bene spirituale, al completo assorbimento nelle preoccupazioni della loro posizione, alla falsa vergogna davanti ai loro pari, ss.); eppure hanno bisogno di preghiera tanto quanto i più poveri, e per certi aspetti di più. Hanno ugualmente bisogno della misericordia divina come peccatori, e dell'aiuto e della guida divina; E hanno responsabilità speciali, tentazioni e potere per il bene o per il male, e quindi hanno bisogno di una grazia speciale. Nell'intraprendere un'opera come quella che Neemia si proponeva, i più grandi potrebbero sentire il bisogno dell'aiuto divino. È piacevole contemplare tali uomini quando sono uomini dediti alla preghiera. Molti esempi nella Bibbia: Abramo, Giacobbe, Mosè, Davide, Salomone, Ezechia, Daniele, Cornelio

II PREGHIERA IN UN LUOGO E IN UN MOMENTO INSOLITI. Non in un tempio o in una sinagoga o in una camera segreta; ma alla presenza di un re e di una regina, e mentre era impegnato a servirli. Imparate che nessun luogo è inadatto, nessun tempo inopportuno per la preghiera; perché Dio è dappertutto e il suo orecchio è sempre aperto

III PREGHIERA SILENZIOSA. Fu forse un esercizio della mente e del cuore, sconosciuto al re. La preghiera non si limita all'espressione udibile. Questo è desiderabile dove è possibile, anche nel culto privato, perché l'espressione aiuta il pensiero e il sentimento, ed è indispensabile per la preghiera comune. Bisogna parlare affinché tutti possano unirsi. Un incontro silenzioso, come tra gli Amici, può essere un vero incontro di preghiera per i singoli, ma difficilmente un incontro per la preghiera unita. Ma nelle circostanze di Neemia le parole udibili non sarebbero state adatte: e sempre il valore e l'efficacia della preghiera scaturiscono non dalle parole, ma dai principi e dai sentimenti che rappresentano. È sempre ciò che passa nella mente e nel cuore che fa sì che la preghiera sia preghiera. Quanto c'è di desiderio, rivolto a Dio con fede, tanto c'è di preghiera. "La preghiera è il desiderio sincero dell'anima, pronunciato o inespresso, il movimento di un fuoco nascosto, che trema nel petto"

Gran parte delle preghiere più vere non possono essere pronunciate. "Gementi che non possono essere pronunciati"

IV UNA BREVE PREGHIERA. La lunghezza è in una certa misura, e in alcune circostanze, un elemento della vera preghiera. Colui che si accontenta, nei suoi regolari periodi di adorazione, con una frase o due, è colpevole di irriverenza e mostra di non provare alcun piacere nella comunione con Dio. Ma in un'occasione come quella del testo, solo una breve preghiera è possibile o necessaria. E quanto può essere espresso o sottinteso in poche parole; Quanto amore, o fiducia, o desiderio! Allo stesso modo può avere molto significato in una breve preghiera. Esempi: il Padre Nostro; quello del pubblicano; quello del ladrone sulla croce

V UNA PREGHIERA GIACULATORIA. Una breve e fervente preghiera "sfrecciava" verso l'alto in un'occasione improvvisa, quando si avvertì inaspettatamente un particolare bisogno dell'aiuto di Dio. L'abitudine di pregare in questo modo è molto desiderabile

1. Le occasioni per tali preghiere sono numerose quanto le diverse esigenze della vita, specialmente quelle improvvise e impreviste, e quando è impossibile pregare più a lungo

(1) Ricevendo una grande, inaspettata benedizione, o diventando improvvisamente consapevoli della preservazione da un pericolo imminente. Gridare "Benedici il Signore!" all'udito degli altri può spesso essere inopportuno; ma nel cuore è sempre adatto

(2) Quando si è coinvolti in una perplessità inaspettata. "Signore, guidami". Il "grido" di Mosè al Mar Rosso, a cui si fa riferimento in Esodo 14:15, potrebbe essere stato un'eiaculazione mentale

(3) Quando improvvisamente esposto a un pericolo evidente. Corporalmente, come i discepoli in una tempesta: "Signore, salvaci; noi periamo". Pietro che affonda: "Signore, salvami". O morale e spirituale: assalti improvvisi di feroce tentazione. "Signore, aiutami"

(4) Quando improvvisamente tradito nel peccato. Non aspettate l'ora della preghiera prima di chiedere perdono, ma innalzate subito il vostro cuore in un "Signore. abbi pietà di me"

(5) Quando vengono fatte richieste speciali ai principi cristiani e si avverte il conseguente bisogno speciale dell'assistenza divina

(6) In relazione a qualsiasi compito importante e difficile. Negli affari, nella vita familiare, nell'attività cristiana (visitare i poveri, distribuire elemosine, cogliere l'opportunità di dare consigli religiosi). Entrando in chiesa; prima del sermone (breve preghiera per il predicatore e per te stesso); all'uscita dalla chiesa, ecc

(7) Sotto tutte le varietà di sentimenti. Quando il cuore è toccato e tenero verso Dio (gratitudine, ammirazione, penitenza, amore, desiderio) o verso gli uomini (affetto, sollecitudine, ss. - Genesi 43:29. Quando si prova piacere alla vista della felicità o della bontà, o dolore alla vista della miseria o del peccato. (Camminando per le strade, pregate per coloro che sentite di non poter aiutare o salvare)

2. Il valore di tali preghiere

(1) Come evidenziatore e coltivatore dello spirito devoto. Coloro che hanno lo spirito di preghiera difficilmente possono accontentarsi di tempi stabiliti, o non guardare a Dio in necessità impreviste, o lodarlo subito per benedizioni inaspettate. E così lo spirito di preghiera è amato e mantenuto. È un modo per adempiere al comandamento: "Pregate incessantemente"

(2) Come mantenere un conversetto abituale con Dio. Considereremmo una calamità se limitasse i nostri avvicinamenti a lui a certe ore; Non limitiamoci in modo simile

(3) Come aiuto per santificare l'intera vita. Mescolando l'adorazione e il sentimento devoto con ogni parte di esso

(4) Come assicurare la costante assistenza divina. La preghiera di Neemia fu ascoltata; così sarà il nostro

6 La regina. Da Ctesia (§ 44) risulta che Artaserse Longimano aveva una sola moglie legittima, una certa Damaspia. Di lei non si sa nient'altro, oltre a questa menzione e al fatto che morì lo stesso giorno del marito. (La traduzione dei Settanta di hashegal di η παλλακη è sbagliato.) Seduto accanto a lui. Non è una circostanza insolita. Anche se, quando il monarca intratteneva gli ospiti, la regina rimaneva nei suoi appartamenti privati, Ester 1:9-12 ma in altre occasioni portava spesso con sé i suoi pasti ('Ancient Monarchies', vol. 3. p. 214). Gli ho fissato un orario. Neemia probabilmente menzionò un periodo come un anno, o due anni, uno spazio tale da essere sufficiente per il doppio viaggio e il restauro delle fortificazioni. Rimase lontano, però, come ci racconta: Neemia 5:14 dodici anni, ottenendo senza dubbio di tanto in tanto una proroga del suo congedo (Bertheau)

7 Lasciate che le lettere mi siano consegnate ai governatori al di là del fiume Non è del tutto chiaro perché non siano state necessarie lettere ai governatori tra Susa e l'Eufrate. Forse, mentre viaggiare era sicuro, almeno con una scorta, nelle province più centrali, oltre il fiume diventava pericoloso vedi Esdra 8:31

8 La foresta del re. Patrick suppone che la foresta sul Monte Libano sia intenzionale; ma Neemia non avrebbe mai desiderato trasportare legname per scopi di costruzione ordinari da una tale distanza. Inoltre, la parola usata non è applicabile a una foresta naturale, ma solo a un parco, o a un luogo di piacere piantumato con alberi, e circondato da una recinzione o da un muro. La parola è pardes, il rappresentante ebraico di quel termine persiano che i Greci hanno reso con παραδεισος, da cui il nostro "paradiso". Dobbiamo capire un parco reale nelle vicinanze di Gerusalemme, di cui un ebreo, Asaf, era il custode. Il palazzo che apparteneva alla casa. La "casa" di cui si parla qui è senza dubbio il tempio; e la birah, che le appartiene, è, quasi certamente, la fortezza all'angolo nord-ovest dell'area del tempio, che allo stesso tempo la comandava e la proteggeva. Giuseppe Flavio dice (15:11, §4) che questa fortezza era chiamata Βαρις in origine. In epoca romana era conosciuta come la "Turris Antonia". La casa in cui entrerò. La residenza del governatore. Neemia presume che i poteri che chiede implichino la sua nomina a governatore della Giudea. Il re me lo concesse secondo la buona mano del mio Dio su di me. Grazie allo speciale favore di Dio verso di me, il re fu indotto ad esaudire la mia richiesta

Il successo attribuito a Dio

"E il re me lo concesse secondo la buona mano del mio Dio su di me". Neemia, come Esdra prima di lui, Esdra 7:6 attribuisce il successo della sua richiesta al re alla "buona mano di Dio", che era stata, in verità, cospicua. Le circostanze che avevano spianato la strada alla presentazione della sua petizione, la prontezza del consenso del re alle sue richieste, l'ampiezza delle facilitazioni che gli erano state concesse, indicavano che il suo Dio, di cui aveva cercato l'aiuto, aveva ordinato gli eventi e influenzato il cuore del monarca

IO, LA BUONA MANO DI DIO È IN TUTTI I SUCCESSI DEI SUOI SERVI. La mano di Dio è, infatti, nei successi di tutti; e anche nei loro fallimenti e nei loro rovesci; Ed è sempre una buona mano. Perché è la mano di colui che è buono, che cerca il bene delle sue creature, e sicuramente "farà del bene a quelli che sono buoni" Salmi 125:4 Né è facile dire se la bontà della mano di Dio si manifesti maggiormente nei successi o nei rovesci. E' di successo, tuttavia, che il testo parli; e questo viene da Dio, come egli

1. Organizza gli eventi che portano al successo

2. Fornisce le qualità che contribuiscono ad esso. Sapienza, potenza, bontà, in noi stessi o negli altri

3. Annulla le circostanze o i tentativi avversi

4. Lavora in modi inconcepibili e indescrivibili per rendere tutti efficienti

II LA BUONA MANO DI DIO È PARTICOLARMENTE EVIDENTE IN ALCUNI SUCCESSI. Sorvoliamo su coloro che sono stati colpiti dalla manifestazione della potenza divina nei miracoli. Neemia non registra alcun miracolo. La mano di Dio è particolarmente evidente nei successi ottenuti dove

(1) grandi difficoltà sono superate, o

(2) l'opposizione strenua è superata, o

(3) sono stati utilizzati strumenti deboli, o

(4) si presenta un aiuto prezioso e inaspettato, o

(5) molte condizioni improbabili concorrono, e

(6) il segnale buono è stato raggiunto

Tutti questi furono combinati nei successi del vangelo nei primi tempi, e in molti risvegli, riforme o liberazioni nei giorni successivi

III LA BUONA MANO DI DIO DOVREBBE SEMPRE ESSERE DEVOTAMENTE RICONOSCIUTA E RICONOSCIUTA. Con ammirazione, gratitudine e lode. Questo è giusto, giusto e redditizio. Non essere in grado di vedere la mano di Dio significa essere nella condizione di un bruto. Chiudere gli occhi e rifiutarsi di vederlo è parte di un infedele determinato. Vedere, e non riconoscerlo in modi adeguati, è almeno essere colpevoli di empietà, ingratitudine e codardia

IV LA BUONA MANO DI DIO SARÀ RICONOSCIUTA E RICONOSCIUTA DAGLI UOMINI PII. Essi hanno la fede che lo discerne, l'amore che si compiace di seguirne l'opera, la gratitudine che spinge al riconoscimento di esso. Questo sarà specialmente il caso quando il successo ottenuto è una risposta manifesta alle loro preghiere

9 IL VIAGGIO DI NEEMIA A GERUSALEMME Neemia 3:9-11 Sulla strada per Gerusalemme, Neemia passava attraverso le province di vari satrapi e governatori persiani. A coloro che si trovavano al di là dell'Eufrate portava delle lettere, che si premurava di consegnare, anche se così facendo suscitava l'ostilità di San-ballat. Essendo accompagnato da una scorta di soldati persiani, non incontrò né difficoltà né pericoli lungo la strada, ma compì il suo viaggio in circa tre mesi

Sono venuto dai governatori al di là del fiume Giuseppe Flavio dà il nome del satrapo, di Siria in questo momento come Adieus, ('Ant. Jud:, 11:5, §6, ad fin) ma è incerto su quale autorità. Gli altri "governatori" li chiama Ipparchi

Versetti 9-20.- Preparazione per una grande opera

Racconto dei primi passi compiuti da Neemia nell'esecuzione del suo incarico

I IL SUO VIAGGIO A GERUSALEMME (Versetti. 9, 11). Senza dubbio non perse tempo a partire; e fece il viaggio con adeguata dignità e sicurezza, grazie alla scorta concessa dal re e all'obbedienza dei "governatori al di là del fiume" alle "lettere del re"

II LA SUA INDAGINE PRELIMINARE (Versetti. 12-15). Questo era

1. Personale. Avrebbe visto con i suoi occhi le condizioni del muro, in modo da giudicare la praticabilità del suo piano per restaurarlo

2. Segreto. Forse i nemici all'esterno non sarebbero stati in grado di ostacolarlo, né i loro partigiani all'interno li avrebbero informati dei suoi movimenti

3. Accurato. Nonostante la difficoltà di completarlo. In tutte le imprese, un'attenta indagine deve precedere l'azione se vogliono prosperare. Nostro Signore ingiunge a coloro che stanno pensando di diventare suoi discepoli di "calcolare il costo"; e una simile considerazione precedente è necessaria negli sforzi per far avanzare il suo regno. Chiunque voglia ravvivare, riformare o restaurare, deve prima accertare lo stato di cose esistente e calcolare le sue risorse per realizzare il suo scopo. "La conoscenza di una malattia è metà della sua cura". È probabile che lo zelo avventato finisca con un fallimento. Dobbiamo solo stare attenti a non mettere la considerazione al posto dell'azione; di "pensare" la decisione nella religione invece di decidere; di "considerare" come possiamo fare del bene fino a quando non se ne va l'opportunità di farlo

III IL SUO SUCCESSO NELL'APPELLO AL POPOLO. Nonostante le condizioni rovinose delle mura e la debolezza degli ebrei

1. Era fiducioso e risoluto. Assicurato che il lavoro poteva essere fatto, e pronto a fare la sua parte, e altro ancora

2. Ha infuso il suo spirito nel popolo

(1) Si rivolgeva a tutte le classi: governanti, preti, nobili, operai. La cooperazione di tutti era essenziale

(2) Il suo appello era rivolto a tutti riuniti insieme. Assicurando così l'entusiasmo generato dai numeri

(3) Il suo appello è stato forzato

(a) Ricordando loro l'attuale condizione della città. Disprezzo rovinoso, indifeso, eccitante

(b) Informandoli della piega favorevole che le cose avevano preso. La benevola interposizione di Dio. L'incarico del re nei suoi confronti e le parole di grazia

(c) Convocandoli a unirsi a lui nella costruzione del muro

(4) Il suo appello è stato accolto. Li ha spinti a

a) Determinazione rapida e determinata

b) Istigazione reciproca

c) Fiducia e coraggio

"Cantici hanno rafforzato le loro mani per il buon lavoro." Osservare-

1. Il valore di leader competenti. La moltitudine impotente senza di loro. Un uomo, capace e risoluto, può trasformare la debolezza in forza e la depressione in prosperità. Nell'opera di Cristo i buoni leader hanno un valore incalcolabile. L'avvento di tali spesso cambia l'intero aspetto delle cose

2. Il dovere di coloro che sono adatti ad essere leader. Su di loro grava una grande responsabilità. Non rifiutino i posti per i quali sono adatti a causa della spesa o dell'abnegazione che comporta occuparli. Studino per condurre bene, non per il loro onore, ma per la gloria di Cristo e il bene dei loro fratelli. Che guidino con il loro esempio così come con i loro discorsi; in modo che possano dire con Neemia: "Vieni, e costruiamo", ecc

3. Il dovere del popolo nei suoi confronti. Riconoscerli, accoglierli con gratitudine, collaborare con loro con tutto il cuore. Se il popolo è debole senza buoni leader, questi sono altrettanto deboli senza il popolo. Ma entrambi uniti di cuore, possono fare miracoli

IV IL SUO TRATTAMENTO DEI VICINI MALDISPOSTI

1. Come hanno considerato il suo procedimento

(1) Con grande dispiacere e mortificazione (Versetto 10)

(2) Con disprezzo palese (Versetto 19). "Volete ribellarvi al re?" è forse da considerarsi ironico piuttosto che insinuare un'accusa seria. "Voi gracili ebrei, credete di poter sfidare il potere della Persia a cui siete soggetti?" In caso contrario, potremmo aggiungere:

(3) Con falsa dichiarazione

2. Come li ha trattati

Si rivolse a loro seriamente, esprimendo la sua fiducia in Dio, la sua determinazione, insieme ai suoi fratelli, a procedere con l'impresa, il suo rifiuto della loro ingiustificabile interferenza

(2) Ha semplicemente continuato con il lavoro. Osservare-

1. Ogni opera buona incontrerà opposizione, se non disprezzo

2. Tale opposizione si incontra meglio con la fiducia in Dio, con sincera risoluzione e con una maggiore attività

OMELIE DI W. CLARKSON. Versetti 9-11.- Gelosia empia (non cristiana)

Neemia, accompagnato da una scorta persiana, giunse sano e salvo a Gerusalemme. Il re lo aveva trattato liberamente; gli fornì una guardia militare per proteggerlo dai pericoli della strada e lettere di istruzioni da usare alla fine del suo viaggio (Versetto 9). Ma il profeta scoprì ben presto -- ciò che tutti noi scopriamo abbastanza presto -- che l'opera che tentiamo per Dio può essere compiuta solo trionfando sulle difficoltà. Il sentiero del santo servizio si snoda su molte pianure roventi, su per molte montagne scoscese, lungo molti "luoghi scivolosi". Il grande ostacolo di Neemia si trovava nella virulenta inimicizia di Sanballat e Tobia. Quando questi uomini seppero del suo arrivo, "furono grandemente addolorati che fosse venuto un uomo a cercare il benessere dei figli d'Israele" (Versetto 10). Guardando questa affermazione riguardante questi uomini, notiamo

I LA LORO RELATIVA INNOCENZA QUANDO GIUDICATA SECONDO GLI STANDARD UMANI. Gli Atti dapprima pensarono che fosse quasi incredibile che fossero stati "addolorati grandemente" perché un uomo era venuto a cercare il benessere del loro prossimo. Ma quando ci chiediamo se Sanballat e Tobia fossero molto peggiori dell'umanità in generale, siamo costretti ad ammettere che il loro non era altro che un esempio di ordinario egoismo umano. In ogni paese e in ogni epoca gli uomini sono stati gelosi della prosperità dei loro rivali. Questi uomini conclusero che l'elevazione di Gerusalemme significava praticamente la depressione di Samaria; che, indirettamente, Neemia era venuto per abbassare la dignità, se non per diminuire la prosperità del loro stato, e lo consideravano un nemico. Cantici hanno litigato dappertutto anche fino ad ora. Le guerre che sono state dichiaratamente combattute con qualche piccolo pretesto sono state in realtà combattute perché una nazione forte era gelosa del crescente vigore di qualche potenza vicina. Non solo le nazioni, ma anche le tribù, le famiglie, le società e (bisogna ammetterlo con tristezza) le Chiese cristiane si sono permesse di essere gelose della crescita di altre nazioni, di altre tribù, di altre Chiese, e si sono addolorate quando gli uomini "hanno cercato" e promosso "il loro benessere". Cantici generali e diffusi è questo egoismo, che prende la forma della gelosia per la prosperità altrui, che non sta a noi "scagliare la prima pietra" di amaro rimprovero. Ma dobbiamo vedere

II LA LORO COLPA EFFETTIVA AGLI OCCHI DI DIO. Una gelosia egoistica come quella di Sanballat e Tobia, un dolore per la prosperità dei vicini e dei concorrenti, sia nel mondo civile che in quello religioso, è agli occhi di Dio

(a) ingiusto. I nostri vicini hanno tutto il diritto di sfruttare al massimo i loro poteri e le loro opportunità, tanto quanto noi abbiamo del diritto di farlo, di elevarci al di sopra di noi con mezzi leciti, come noi di rimanere al di sopra di loro. Noi, così come loro, abbiamo ricevuto la nostra eredità dagli uomini e da Dio, e non abbiamo alcun diritto morale di limitare il loro successo, o di obiettare al loro potere, o di essere offesi dalla loro superiorità

(b) Miope. Dovremmo capire che siamo arricchiti dalla prosperità gli uni degli altri. "Siamo membri gli uni degli altri e dobbiamo gioire del benessere gli uni degli altri. Questo è così con

(1) nazioni confinanti;

(2) Chiese sorelle;

(3) capitale e lavoro;

(4) Varie industrie contemporanee

Più uno prospera, più prospererà anche un altro. Se un uomo viene a "cercare il benessere" di un qualsiasi "Israele", non dovremmo essere "estremamente addolorati", ma di cuore lieti

(c) Peccaminoso. Anche se non ci denunciamo l'un l'altro, siamo tutti, insieme, sotto la condanna di Dio. Come può egli essere altrimenti che addolorato con noi quando invidiamo il benessere dei nostri fratelli? Che coloro che sono figli dello stesso Padre Divino e membri della stessa famiglia si augurino il male l'un l'altro, deve irritare il suo spirito amorevole

(d) Qualcosa di cui vivremo per vergognarci completamente. Quanti devono ricordare con vergogna che quando gli uomini "vennero a cercare il benessere del popolo di Dio", erano in disaccordo quando avrebbero dovuto essere amichevoli. - C

10 Sanballat. Secondo Giuseppe Flavio, Sanballat era "satrapo di Samaria" sotto i Persiani, e per discendenza un Cuteo. ('Ant. Giuda', 11:7, §2) Probabilmente era incluso tra i governatori ai quali Neemia aveva portato delle lettere, e apprese il fatto che "un uomo era venuto a cercare il benessere dei figli d'Israele" con la consegna delle lettere a lui. L'Horonite, nato, cioè, in uno dei due Beth-horons, il superiore o l'inferiore, menzionati in Giosuè Giosuè 16:3,5 come appartenente a Efraim, e ora sotto Samaria. Tobia il servo, l'Ammonita. Si è soliti considerare Tobia come un capo indigeno degli Ammoniti, il quale, dopo essere stato paggio o altro servitore alla corte persiana, era stato nominato capo della nazione. Ma sembra altrettanto probabile che fosse un servitore di Sanballat, che godeva del suo favore, gli dava consigli e forse era il suo segretario Neemia 6:17,19 Neemia erano estremamente addolorati. Dal momento in cui Zerub-Babele rifiutò la cooperazione dei Samaritani nella ricostruzione del tempio, Esdra 4:3 tra i due popoli c'era un'inimicizia che continuò fino alla distruzione di Gerusalemme da parte di Tito. Le due capitali erano troppo vicine per non essere rivali; e la maggiore prosperità (generale) di Gerusalemme fece di Samaria l'avversario più acerrimo

Cercare il benessere della Chiesa

"C'era un uomo venuto a cercare il benessere dei figli d'Israele". Così, con un certo disprezzo, Sanballat e Tobia pensarono e parlarono della venuta di Neemia in Palestina. Ma se inteso come una derisione, può essere accettato come un elogio: come "un amico dei pubblicani e dei peccatori". Neemia è descritto correttamente nelle parole. Essi ci pongono davanti un comportamento che deve essere imitato dai cittadini e dagli uomini di Stato nei confronti della comunità in generale, dai cristiani nei confronti della Chiesa e del mondo in generale

CERCARE IL BENESSERE DELLA CHIESA DI CRISTO È DOVEROSO PER TUTTI I CRISTIANI. Il mantenimento delle ordinanze religiose, la diffusione del cristianesimo, l'aumento e la prosperità della Chiesa, il beneficio dei suoi singoli membri, sono la preoccupazione di ogni cristiano, e non dovrebbero essere lasciati a pochi. Sono necessari gli sforzi di tutti; Ognuno può fare qualcosa, e dovrebbe farlo con tutto il cuore e con gioia. I grandi motivi dello zelo valgono per tutti, come per i pochi che sentono il loro potere. Quando i molti potranno essere descritti come coloro che con tutte le loro forze "cercano il benessere" della Chiesa e del regno di Dio, inizierà una nuova era nella storia del cristianesimo

1. Come dovremmo cercare il benessere della Chiesa. Con i nostri sforzi, doni, preghiere

2. Perché siamo obbligati a farlo. La natura della nostra religione, che è l'amore; lo scopo della nostra chiamata come cristiani: essere "luci nel mondo"; i comandi espliciti di nostro Signore; gli esempi divini e molti umani; le benedizioni che abbiamo ricevuto dal Vangelo e dalla Chiesa; le benedizioni che possiamo impartire; la nobiltà dello spirito e delle ricerche altruistiche, e l'accrescimento che essi assicurano alla vera ricchezza e beatitudine del nostro stesso essere, sono tutte potenti ragioni per cui dovremmo interessarci al bene della Chiesa, e quindi del mondo, e fare tutto il possibile per promuoverlo

II È PARTICOLARMENTE INCOMBENTE SU COLORO CHE HANNO TALENTI SPECIALI. Tutti i talenti possono trovare impiego in questo servizio; Tutti dovrebbero essere consacrati ad essa. Più ne abbiamo di facoltà e attitudini, più siamo costretti a impiegarle. L'energia corporea, il potere mentale e la cultura, le conquiste spirituali, la ricchezza, la posizione sociale e l'influenza, dovrebbero essere tutti allegramente dedicati a Cristo e al bene degli uomini. "A chi molto sarà dato, molto sarà richiesto"

III LO SPIRITO PUBBLICO MOSTRATO DA CHIUNQUE SIA PARTICOLARMENTE QUALIFICATO PER FARE IL BENE DOVREBBE RISVEGLIARE LA GRATITUDINE, E I LORO SERVIZI DOVREBBERO ESSERE ACCETTATI VOLENTIERI. Perché tali uomini sono molto necessari e, se ben sostenuti, possono fare molto più bene degli uomini comuni; e poiché il numero di tali è relativamente piccolo, tanto forti sono le tentazioni di uno stile di vita inferiore. Eppure, anche in un periodo di depressione, l'apparizione sulla scena di un uomo di capacità e risorse eccezionali, disposto a dedicarsi al bene comune, non è sempre ben accolta da tutti. Non solo, all'esterno, i Sanballat e i Tobiah sono addolorati e arrabbiati, ma all'interno si trovano alcuni che sentono minacciata la propria importanza nella comunità, e permettono alla gelosia, all'invidia e alla mancanza di carità, che culminano forse in aperta ostilità, di prevalere su un debole amore per Cristo, la sua causa e il popolo, come possono possedere

IV LA MISSIONE E L'OPERA DI NEEMIA POSSONO BEN RICORDARCI COLUI CHE NEL SERVIZIO AMOREVOLE È "PIÙ ALTO DEL PIÙ ALTO". Egli venne "a cercare il benessere" non solo dei "figli d'Israele", ma del mondo. Egli venne con l'incarico non di un monarca terreno, ma del Padre che è nei cieli. Le sue qualifiche personali non erano semplicemente quelle di un uomo eccellente e capace, ma di perfetta umanità unita alla perfetta Deità. La sua compassione per gli uomini era quella dell'amore incarnato. Le sue fatiche e le sue sofferenze, che si concludono con una morte di agonia e di vergogna, superano incalcolabilmente tutto ciò che gli uomini migliori abbiano mai sopportato nel servire i loro simili. Le sue risorse sono quelle dell'universo, "ogni potenza in cielo e in terra". I benefici che egli conferisce sono di entità e durata corrispondenti. Eppure gli uomini lo guardavano con odio e invidia, e ancora si allontanano da lui; e il suo popolo gli rende un amore e una cooperazione miseramente piccoli, di gran lunga inferiori a quelli che Neemia ricevette dai suoi compagni Giudei. Stiamo attenti a riceverlo con fede sincera e sottomissione per la nostra salvezza; e poi consacrare tutto noi stessi al suo servizio, non contando nulla di troppo grande da fare per lui, nessun sacrificio troppo doloroso da fare nel promuovere i suoi disegni per il benessere presente ed eterno degli uomini

OMELIE DI R.A. REDFORD Versetti 10-20.- La vera opera è riuscita da Dio

Ecco l'impresa brevemente abbozzata: le rovine da costruire; il mare circostante di disprezzo, odio e opposizione da tenere a bada; la cooperazione dei governanti e del popolo deve essere mantenuta. Un uomo evidentemente doveva essere la vita e l'anima di tutta l'opera. "Non ho detto a nessuno quello che il mio Dio si era messo in cuore di fare per Gerusalemme"

Tutti i lavori veramente religiosi dovrebbero essere compiuti nello spirito di una fedeltà senza compromessi

1. Completa indipendenza di coloro che non hanno cuore di "cercare il benessere dei figli di Israele"

2. Impavidità dell'opposizione, aperta o traditrice

3. Saggia discrezione nell'uso dei metodi. I meno fiduciosi devono essere sostenuti dagli uomini di fede più forte. A volte è bene impegnare le energie degli uomini buoni in un'impresa degna prima che facciano troppi calcoli, per timore che il loro cuore non li tradisca

4. Il vero leader non deve aspettare gli altri. La prontezza è l'anima dell'attività e il sigillo del successo. Neemia inizia con la sua spedizione notturna di ricognizione: "Io e alcuni pochi uomini con me"

II REALTÀ E VERITÀ è la base di tutta la fede e dello zelo per Dio. Guardate i fatti. "Vedete l'angoscia." Gerusalemme che giace devastata; le sue porte bruciavano di fuoco; l'effettivo biasimo sul popolo di Dio. Qualunque cosa tentiamo di costruire, sia l'edificio della nostra vita religiosa, o la prosperità della Chiesa, o la struttura delle prove cristiane, siamo sicuri di comprendere il vero stato delle cose; ciò che è in rovina, ciò che rimane incrollabile, ciò che ci si aspetterà da noi, qual è il biasimo che deve essere cancellato; Non dobbiamo né attenuare né esagerare

III FRATELLANZA e COOPERAZIONE la speranza di una Chiesa rianimata. "Vieni e lasciaci costruire". Per quanto sia necessario che gli uomini buoni, sotto certi aspetti e per un certo tempo, lavorino da soli (Neemia non disse nulla all'inizio agli ebrei, "sacerdoti, nobili, governanti e gli altri"), quando il grande sforzo deve essere fatto, dovrebbe essere fatto in spirito di unione e amore fraterno. "Gliel'ho detto". "Ed essi dissero: Alziamoci e costruiamo". La vera cooperazione non sarà una semplice associazione di individui, ma una fratellanza spirituale, un patto con Dio e gli uni con gli altri, riconoscendo la "mano di Dio", e la "buona opera", e il ministero divinamente stabilito, e la guida speciale e la grazia, entrambe già concesse e promesse

IV OGNI SUCCESSO, contro il mondo e la sua inimicizia, di fronte al disprezzo, alla contumelia, alla menzogna e ai malvagi stratagemmi, DEVE VENIRE DALL'ARMONIA TRA I PROPOSITI DI DIO E LA NOSTRA VOLONTÀ. Prospererà. Ci alzeremo e costruiremo. Dobbiamo fare in modo che la nostra parte, il nostro diritto, il nostro memoriale siano a Gerusalemme. Ci sono i tre grandi sostegni alla fiducia e alla speranza di ogni lavoratore serio. Egli ha gettato la sua sorte con il popolo di Dio, è entrato in relazione di alleanza con Dio, e ha quindi un diritto su Gerusalemme, che è la sede e la fonte delle sue più benedette memorie. "Lì abitano i suoi migliori amici, i suoi parenti; là regna Dio, suo Salvatore". Tutto il lavoro felice e di successo nella Chiesa di Cristo sarà svolto da uomini spirituali, mossi da motivi spirituali e dipendenti dalla forza spirituale. Il più grande ostacolo al progresso della vera religione è stato l'intromettersi nelle sue operazioni da parte di coloro che "non hanno parte, né diritto, né memoriale a Gerusalemme". -R

11 Io... è stato lì tre giorni. Confronta Esdra 8:32. Dopo il lungo viaggio, furono necessari tre giorni di riposo

PASSI COMPIUTI DA NEEMIA PRELIMINARI ALLA SUA COSTRUZIONE DELLE MURA, E PRIMA COMPARSA DI OPPOSIZIONE Neemia 2:12-20 Fino a quel momento Neemia non aveva comunicato il suo proposito a nessuno se non al re e alla regina di Persia. Si aspettava un'opposizione e decise di confondere i suoi avversari, il più a lungo possibile, nascondendo i suoi precisi disegni. Anche quando l'ulteriore occultamento era sul punto di diventare impossibile, fece la sua ispezione notturna del muro, in modo che potesse sfuggire all'osservazione. Ultimi atti, essendo giunto il momento di agire, fu costretto a esporre la questione ai capi della città (Versetto 17), che persuase facilmente quando li assicurò del consenso e della buona volontà di Artaserse. Si cominciarono quindi i preparativi; e subito sorsero mormorii di opposizione. Ora si parla di tre oppositori: Sanballat, Tobiah, e un arabo, Ghesem o Gashmu, non menzionati in precedenza. Sembra che queste persone abbiano inviato un messaggio formale alle autorità di Gerualem (Versetto 19), tassandole con l'intenzione di ribellarsi. Neemia non rispose direttamente a questa accusa, ma dichiarò coraggiosamente la sua determinazione a "sorgere e costruire", e negò il diritto di Sanballat di interferire con lui (Versetto 20)

OMULIE di W. CLARKSON Versetti 11-20.- Procedura saggia in presenza di una grande opera

Neemia davanti a Gerusalemme, il fervente profeta patriota davanti alla città di Dio, che giace desolato ed esposto, ci suggerisce:

I LA PRESENZA DI UNA GRANDE OPERA CHE CI ASPETTA. "Cantici sono venuto a Gerusalemme" (Versetto 11). Ci sono oggi molte Chiese, società, interessi, più o meno cari a Dio, che sono "in difficoltà" (Versetto 17), che hanno urgente bisogno di restaurazione e di difesa, perché non siano attaccabili e perché "non siano più un rimprovero" (Versetto 17) per il popolo di Dio. La nostra opera, come quella di Neemia davanti a Gerusalemme, può essere grande, in quanto

(1) sarà costoso, richiederà tempo e denaro;

(2) sarà delicato e difficile, e richiederà la cooperazione di uomini di molte menti e di vari interessi;

(3) Avrà grandi problemi, la fine sarà o un triste e umiliante crollo o un nobile e utile trionfo. I passi che Neemia fece per realizzare il suo grande progetto suggeriscono punti in un

II PROCEDURA SAGGIA NEL NOSTRO LAVORO. Il primo e molto essenziale punto è

1. Piena considerazione, in privato prima di fare proposte in pubblico. Neemia "rimase lì tre giorni (Versetto 11) prima di agire. Invece di illustrare la massima: "Più fretta, peggio velocità", agì su un'altra e migliore, "Abbastanza in fretta se abbastanza bene"; anzi, su un'altra e meglio ancora: "Chi crede non avrà fretta" Isaia 28:16 Dopo aver aspettato tre giorni a Gerusalemme, fece un'ispezione molto accurata della città, girando tutto intorno ed esaminandola a fondo (Versetti. 12-15). Egli "usciva di notte" (Versetto 13), per essere più inosservato, e si preoccupava che "i governanti non sapessero dove andasse, né che cosa facesse" (Versetto 16); né disse a nessuno, prete, governante, nobile o operaio (Versetto 16), di cosa si trattasse. Prima si mise a "consigliarsi"; esaminò attentamente, considerò attentamente, approfondito, approfondiva e ripensava alla questione nella sua mente. Un po' di tempo trascorso in meditazione seria e devota prima spesso salverà un '"età di preoccupazioni" e un "mondo di guai" dopo. Allora Neemia parlò

2. Consultazione gratuita prima di altre azioni. "Allora dissi loro", ss. (Versetto 17). Evidentemente egli fece loro una dichiarazione completa "in pubblica adunanza radunata". Li convocò, senza dubbio usando l'incarico del re. Si consigliò con i capi (quelli specificati nel Versetto 16). La consultazione è saggia, giusta, in vista della cooperazione. Esso

(a) concilia coloro di cui abbiamo bisogno di buona volontà. Agli uomini non piace essere trattati come se il loro giudizio fosse inutile e il loro consenso non necessario

(b) Fa emergere preziosi suggerimenti. L'uomo più saggio trascura alcune cose, e coloro che dedicano tutte le loro forze a particolari industrie, acquisiscono una conoscenza e possono fornire aiuto in consiglio in questioni relative al proprio dipartimento che altri non possono contribuire

3. Presentazione forzata dei motivi. Neemia espose loro l'intera causa e si appellò a "

(a) L'urgenza del loro bisogno: l'angoscia in cui si trovavano; Gerusalemme devastata; le porte bruciate (Versetto 17)

(b) Il segno del favore di Dio che si posa su di loro. "La mano del mio Dio che ha agito su di me" (Versetto 18)

(c) L'incoraggiamento che ricevettero dall'uomo e da Dio. "Le parole del re" (Versetto 18)

(d) C'era bisogno di riconquistare l'onore che avevano perduto tra le nazioni. "Che non siamo più un rimprovero"

(1) Necessità,

(2) la presenza manifesta di Dio,

(3) l'aiuto umano disponibile,

(4) la nostra reputazione (e quindi la reputazione dell'opera di Dio), sarà spesso il motivo principale con noi

Non dovremmo tralasciare nessuno che possa essere portato, perché tutti sono utili, e uno sarà utile con un uomo, e un altro con un altro

1. Risoluzione energetica. "Dissero: Alziamoci e costruiamo. Cantici hanno rafforzato le loro mani per questo buon lavoro" (Versetto 18). L'entusiasmo all'inizio non è tutto, ma è molto. È di gran lunga migliore della contesa o della freddezza. Cingiamoci alla lotta con l'energia dell'anima, e la battaglia è già vinta a metà

2. Disprezzo del ridicolo (Versetti. 19, 20). Lo zelo è sordo al sarcasmo; spazza via le lance del disprezzo; fa uscire dal campo gli oziosi

12 Alcuni uomini con me. Tutte le disposizioni sono prese per evitare preavviso. Neemia esce di notte, con pochi servitori e con una sola bestia. È ansioso di vedere con i propri occhi qual è l'entità della riparazione necessaria, ma desidera che il meno possibile sappia del suo procedimento

Pensieri e impulsi dati da Dio

"E non dissi ad alcuno ciò che il mio Dio si era messo in cuore di fare a Gerusalemme"

QUANDO POTREMO TRANQUILLAMENTE ATTRIBUIRE A DIO CIÒ CHE È SORTO NEI NOSTRI CUORI. C'è il pericolo, a cui la fervente religiosità espone gli uomini, di illusione, fanatismo ed empietà nell'attribuire a Dio i loro pensieri, sentimenti o propositi. Quando possiamo dire con sicurezza: "Dio me l'ha messo nel cuore"?

1. Quando il pensiero, il sentimento o lo scopo sono manifestamente buoni. Dio è l'autore di ogni bene, e solo del bene. Non può mettere il male nel cuore. Attribuirlo a lui è una bestemmia. L'odio, la malizia, la mancanza di carità, il travisamento, l'ingiustizia, la crudeltà, anche se assumono l'abito della pietà, non possono venire da lui. Portano su di loro l'impronta del loro padre, il diavolo. Che i bigotti furiosi, calunniatori dei loro fratelli cristiani e persecutori, mettano a cuore questo. Prima di attribuire a Dio ciò che è nel nostro cuore, dobbiamo confrontarlo con ciò che sappiamo essere da Lui: l'insegnamento del nostro Signore, il suo carattere, l'enumerazione dei frutti dello Spirito Galati 5:22,23; Efesini 5:9 Qualunque cosa corrisponda a questi, possiamo tranquillamente concludere che proviene da Dio. E più stretta è la corrispondenza, più certa è la conclusione

2. Quando si emette in un grande bene. Neemia, scrivendo dopo aver eseguito il suo proposito e averne visto i benefici risultati, poté parlare con fiducia circa la sua fonte. Questa regola per determinare l'origine divina delle nostre operazioni mentali deve, tuttavia, essere applicata con cautela. È solo subordinato, non sufficiente di per sé. Per

(1) Dio trae il bene dal male. Il peccato e Satana, e gli uomini cattivi, malvagi in se stessi, sono schiavi di Dio per operare il bene Comp. Genesi 50:20; Atti 2:23), sez

(2) I buoni desideri non sono sempre realizzati. Davide si propose di costruire il tempio; il suo proposito è dichiarato buono, e quindi da Dio, sebbene non fosse volontà di Dio che lo eseguisse. Tuttavia, quando i nostri pensieri, ss.), sono messi in atto e producono un bene grande e duraturo, la nostra fiducia è giustamente accresciuta che venivano da lui

II PERCHÉ DOVREMMO ATTRIBUIRE A DIO IL BENE CHE SORGE NEI NOSTRI CUORI

1. È manifestamente secondo la verità

2. È richiesto dalla gratitudine Un grande beneficio e onore ci viene così conferito

3. L'umiltà esige ed è promossa da essa. Eppure il cuore umano è così ingannevole, che sotto una dimostrazione di umiltà l'orgoglio e l'autocompiacimento possono nascondersi, ed essere alimentati dal pensiero della distinzione di cui si gode

4. Il dovuto riguardo per la gloria di Dio ci indurrà a far questo

5. È accettevole a Dio, che ricompenserà con "più grazia"

III LA CORRETTEZZA E LA SAGGEZZA DI NASCONDERE A VOLTE AGLI UOMINI CIÒ CHE DIO HA MESSO NEI NOSTRI CUORI. C'è "un tempo per tacere", ma c'è anche "un tempo per parlare"

1. La reticenza riguardo ai nostri pii pensieri, emozioni e propositi può essere giusta. Come, per esempio, quando si indulge

(1) Dal senso della loro sacralità

(2) Per mettere alla prova la loro bontà. Nel caso delle emozioni della religione personale, per accertare la loro genuinità. Nel caso di piani di utilità, per determinarne la praticabilità. Cantici Neemia

(3) Per promuovere la loro maturità

2. La reticenza può essere, o diventare, sbagliata. È così

(1) Quando la vigliaccheria la produce, e la confessione di Cristo viene così elusa. All'inizio si può sopportare "un discepolo segreto", ma Cristo richiede la confessione pena il rifiuto

(2) Quando gli altri sono in tal modo privati dell'aiuto e dell'incoraggiamento

(3) Quando la linea d'azione a cui punta ciò che è stato messo nel nostro cuore è irragionevolmente ritardata. Neemia rivelò presto ad altri i suoi piani, per poterli realizzare con la loro cooperazione

OMULIE di J.S. Exell Versetti 12-20.- Il modo di vedere e riparare le fortune rovinate

I Il modo di VEDERE le fortune rovinate. "E vide le mura di Gerusalemme, che erano state distrutte" (Versetto 13). Ci sono fortune infrante nella Chiesa, negli affari e nella casa; vediamo come dobbiamo considerarli

1. Ponderato. Neemia fece un'attenta ispezione della città in rovina

2. Religiosamente. "Quello che Dio ha messo in cuore di fare a Gerusalemme" (Versetto 12)

3. Coscienziosamente. "Che furono distrutte e le loro porte furono consumate dal fuoco" (Versetto 13). Neemia non cercò di convincersi che la città fosse in uno stato migliore di quello in cui si trovava realmente; vedeva le cose nel loro giusto aspetto

4. In modo indipendente. "E i governanti non sapevano dove andassi" (Versetto 16). Neemia era animato da un forte proposito

5. Con cautela. "E mi alzai nella notte" (Versetto 12)

6. Con rimprovero. Dobbiamo considerare le nostre fortune distrutte come un rimprovero per noi

7. Speriamo

II Il modo per RIPARARE le fortune rovinate

1. L 'energia deve essere risvegliata. "Vieni e costruiamo il muro"

2. La Provvidenza deve essere riconosciuta. "La mano del mio Dio che è stata buona su di me"

3. Devono essere sfruttate le circostanze. "Come pure le parole che il re mi aveva detto"

4. La cooperazione reciproca deve essere attuata. "Cantici hanno rafforzato le loro mani per questo buon lavoro."

5. Il disprezzo deve essere resistito (Versetti. 9-20)

13 La porta della valle. Porta sul lato occidentale o sud-occidentale di Gerusalemme, che si apre verso la valle di Hinnom. Non ci sono mezzi per fissare la sua posizione esatta. Era uno di quelli che Uzzia fortificò 2Cronache 26:9 Il pozzo del drago. Dean Stanley suggerisce che "il pozzo del drago" sia la sorgente conosciuta generalmente come "la piscina di Siloe", e che la leggenda, che descrive il flusso intermittente dell'acqua di Siloe come prodotto dall'apertura e dalla chiusura della bocca di un drago, fosse già sorta ('Lectures on the Jewish Church,' Third Series, p. 125); ma la sorgente di Siloe sembra trovarsi troppo a est per adattarsi al passaggio attuale, ed è molto probabilmente rappresentata dalla "piscina del re" del Versetto 14. Il porto del letame. "Il cancello fuori del quale giacevano i mucchi delle spazzature e delle sgombramenti delle strade" ('Stanley', 1. s.c.); situato verso la metà della parete meridionale

14 Il cancello della fontana. Una porta vicino alla piscina di Siloe; che, sebbene porti questo nome in Neemia 3:15), sembra essere qui chiamata "la piscina del re"

forse la "porta fra due mura di 2Re 25:4. Non c'era posto per la bestia che era sotto di me per passare. La spazzatura accumulata bloccava la strada. L'animale non poteva proseguire. Neemia smontò quindi da cavallo e "nella notte, per quanto fosse buio, proseguì la sua via a piedi

15 Vicino al ruscello. "Il torrente Kidron", che costeggiava la città a est. Da questo sarebbe stato in grado di "guardare il muro orientale" per tutta la sua lunghezza, e vedere le sue condizioni. Seguendo il ruscello, fu portato all'angolo nord-orientale della città; raggiunto il quale sembra che sia "tornato indietro" verso il punto da cui era partito, e costeggiato il muro settentrionale, per rientrare dalla porta della valle

16 I governanti. Al suo arrivo a Gerusalemme, Neemia non trovò un singolo individuo che esercitava l'autorità, ma un certo numero di persone, una sorta di consiglio cittadino, che egli chiama khorim e saganim. Non è chiaro se egli abbia reso loro noto il suo incarico in un primo momento, o addirittura se lo abbia divulgato prima dell'intervista menzionata nei Versetti, 17 e 18. Il resto che ha fatto il lavoro. Questo sembra essere detto per anticipazione, e per significare coloro che successivamente hanno costruito il muro

17 Allora dissi loro. Ewald presume audacemente che ciò sia accaduto il giorno successivo; ma non c'è nulla che dimostri che sia stato così presto. L'originale non contiene alcuna nota di tempo, nemmeno la parola "allora". Neemia dice semplicemente: "E io dissi loro". L'angoscia. O "afflizione", come la parola è tradotta in Neemia 1:3. Sembra che non ci sia alcuna sofferenza particolare, oltre a quella di esporsi agli attacchi e di essere un "rimprovero" agli occhi dei pagani. Giace spreco. Su questa iperbole cfr. il commento al Versetto 3

18 Allora parlai loro della mano del mio Dio. Neemia disegnò la storia della sua vita passata e mostrò come la provvidenza di Dio lo avesse sempre protetto e sostenuto. Questo, tuttavia, non avrebbe avuto un grande effetto se non fosse stato in grado di appellarsi ulteriormente alle parole del re che aveva pronunciato. Queste parole contenevano chiaramente il permesso di ricostruire le mura e tolsero il pericolo che ciò fosse considerato un atto di ribellione dai Persiani. Ciò che gli altri potrebbero pensare non aveva molta importanza. Ed essi dissero: "Alziamoci e costruiamo". Il discorso di Neemia ebbe tutto l'effetto che sperava. Era ansioso di portare con sé la nazione e di indurla, una e tutta, a impegnarsi di cuore nell'opera, che doveva essere compiuta, se doveva essere compiuta, con qualcosa di simile a uno scoppio di entusiasmo. Evoca una tale esplosione, e il suo risultato si vede nel capitolo successivo. Quasi tutto il popolo si fece avanti, e si mise all'opera con zelo Cantici, rafforzarono le loro mani per questo buon lavoro. L'originale è più breve e più enfatico: "E rafforzarono le loro mani per sempre". Abbracciarono la buona causa, presero la parte buona, si misero a lavorare con tutto il cuore dalla parte giusta

Incoraggiamento reciproco

"Ed essi dissero: Alziamoci e costruiamo. Cantici hanno rafforzato le loro mani per il buon lavoro". Narra l'effetto prodotto su tutte le classi di Gerusalemme dal discorso di Neemia

IO COSA LI HA MOSSI

1. C'era un chiaro bisogno di un'azione energica e unita

2. Avevano un buon leader. Competente, risoluto, coraggioso, generoso, devoto, abnegato; e pur avendo autorità

3. Ci sono stati molti incoraggiamenti e aiuti

4. In tutto, la volontà e la provvidenza favorevole di Dio sembravano manifeste

II A CIÒ CHE LI HA PORTATI

1. Entusiasmo ardente

2. Determinazione risoluta

3. Esortazione reciproca. "Alziamoci e costruiamo"

4. Fiducia e coraggio

5. Tutto concorre a conferire vigore al lavoro

"Hanno rafforzato le loro mani", si sono preparati "per il buon lavoro". Si noti che i cristiani hanno incentivi simili per il loro lavoro, e dovrebbero esserne influenzati allo stesso modo. C'è una rovina più triste e più diffusa a muovere i nostri cuori; abbiamo un leader divino; la parola, la grazia e la provvidenza di Dio si combinano per spingerci e incoraggiarci. "Provociamoci" gli uni gli altri "all'amore e alle buone opere" e doniamoci a loro con zelo, risolutezza e fiducia unanimi; così "rafforziamo le nostre mani per l'opera buona"

19 Gheshem l'Arabo, altrove chiamato Gashmu, Neemia 6:6 potrebbe essere stato uno sceicco indipendente che possedeva autorità in Idumea, o nel paese desertico adiacente ad Ammon; ma sembra altrettanto probabile che fosse semplicemente il capo di un corpo di truppe arabe mantenuto da Sanballat a Samaria Neemia 4:7 Sanballat, Tobia e Ghesem sono uniti così strettamente e agiscono così tanto insieme, Neemia 4:1-7; 6:1,2,6,12,14 che è difficile supporre che siano tre capi tribù che risiedono su tre lati della Giudea, il nord, l'est e il sud, che si limitano a tenere rapporti diplomatici tra loro, che è l'idea ordinaria. Si noti che Tobia è presente con Sanballat in Samaria in un'occasione, Neemia 4:3 e che Ghesem e Sanballat propongano un colloquio congiunto con Neemia su un altro Neemia 6:2 Ci hanno riso con disprezzo, e hanno detto. O da messaggeri, come Sennacherib, 2Re 18:17-35 o con una comunicazione scritta formale, come suppone Ewald (History of Israel, vol. 5, p. 154, E. Tr.). Volete ribellarvi? Confronta Neemia 6:6 ; e vedi anche Esdra 4:12-16. Se Artaserse non avesse concesso il permesso, il procedimento di Neemia avrebbe naturalmente potuto sostenere questa interpretazione

Versetti 19, 20.- Religione e ridicolo

I Che la religione è spesso oggetto di RIDICOLO. "Ci hanno riso con disprezzo"

1. Le sue dottrine sono ridicolizzate. Gli uomini ridono del soprannaturale

2. La sua impresa è ridicolizzata. Gli uomini disprezzano l'idea di una conquista morale mondiale

3. Le sue agenzie sono ridicolizzate. "Non è costui il figlio del falegname?"

4. Le sue esperienze vengono ridicolizzate. "Molta scienza ti fa impazzire." Questo ridicolo è

a. invidioso;

b. imbecille;

c. sprezzante;

d. ignorante;

5. Ribelle. "Volete ribellarvi contro il re?" Cristo fu disprezzato e rigettato dagli uomini

II La RISPOSTA che la religione dovrebbe dare per ridicolizzare

1. Che spesso è saggio rispondere al ridicolo. "Allora ho risposto loro"

2. Che la religione deve essere ridicolizzata esprimendo fiducia in Dio. "Il Dio del cielo ci farà prosperare"

3. Che la religione deve affrontare il ridicolo con una determinazione che non può essere mossa da essa. "Perciò noi, suoi servitori, ci alzeremo ed edificheremo"

4. Che la religione deve essere ridicolizzata negando il suo diritto o la sua capacità di interferire. "Ma voi non avete alcuna parte, né diritto, né memoriale a Gerusalemme."

5. Che la religione deve essere ridicolizzata dichiarandola estranea agli alti privilegi della verità. Non ha parte a Gerusalemme. Questa è la risposta ideale alla derisione

20 Allora risposi. È degno di nota il fatto che Neemia non si accorga della grave accusa mossa contro di lui, non dica di aver avuto il permesso del re, ma piuttosto lasci supporre agli "avversari" che non l'avesse avuto. Forse pensava che rivelare la verità li avrebbe spinti a qualche tentativo disperato, e quindi l'ha soppressa. Il Dio del cielo, ci farà prosperare. Invece di essere un umano, Neemia reclama una sanzione divina per il suo operato. Egli e i suoi fratelli edificheranno come servi dell'Iddio del cielo. Confrontate la risposta data a Tatnai al tempo di Zorobabele: "Noi siamo servi dell'Iddio del cielo e della terra, e costruiamo la casa che fu costruita molti anni fa" Esdra 5:11 Voi non avete alcuna parte, né diritto, né memoriale a Gerusalemme. Poiché la pretesa dei Samaritani di interferire negli affari degli Ebrei era stata respinta quando arrivarono con un'offerta di aiuto, Esdra 4:2,3 Così ora, quando la loro interferenza è di carattere ostile, è ancora più ferocemente e indignatamente respinta. Viene detto loro che non hanno alcuna parte a Gerusalemme, nessun diritto, nemmeno tanto quanto un posto nella memoria degli abitanti. La loro ingerenza è pretestuosa, impertinente: che cosa hanno a che fare con Neemia, o con gli Israeliti, o con Gerusalemme? Si accontentino di gestire gli affari della loro comunità idolatrica e non disturbino gli adoratori del vero Dio. Neemia evita l'opposizione nascondendosi il più a lungo possibile; ma quando l'opposizione si manifesta comunque, egli la affronta con sfida

Assicurazione della cooperazione divina

"Il Dio del cielo ci farà prosperare", ss. Risposta di Neemia agli oppositori che volevano dissuaderlo dall'opera che stava intraprendendo

QUANDO POTREMO APPREZZARE LA CERTEZZA DELL'AIUTO E DELLA BENEDIZIONE DIVINA NEI NOSTRI SFORZI. In generale, quando i nostri sforzi sono in accordo con la volontà di Dio, in linea con i suoi piani e propositi. E questo è il caso quando

1. Il lavoro è buono

2. La chiamata divina ad essa è chiara. Ciò è accertabile da

(1) la parola di Dio, le sue rivelazioni, i suoi comandi, le sue promesse

(2) La grazia di Dio, che produce desiderio e disponibilità nei nostri cuori; o in alcuni casi ci pone in una relazione con la sua Chiesa tale da darci il diritto di agire

(3) La provvidenza di Dio, che dà capacità, opportunità e facilitazioni

1. I nostri motivi sono puri e cristiani

2. I nostri metodi giusti. Essere secondo le indicazioni e in armonia con lo spirito di Cristo

3. Si fa affidamento sulla benedizione di Dio e si cerca sinceramente

II GLI EFFETTI CHE TALE GARANZIA PRODURRÀ

1. Fiducia nel successo. Nonostante le difficoltà, il travisamento, il disprezzo, l'opposizione (vedi Versetto 19) e gli occasionali pensieri scoraggianti

2. Sforzo intenso. "Perciò", ss.), non, "Perciò non abbiamo bisogno di lavorare, o possiamo essere negligenti nei nostri sforzi". La fiducia che opera in tal modo è presunzione. Dio farà di più quando gli uomini faranno del loro meglio

3. Rifiuto dell'interferenza aliena. Ciò ha assunto la forma di opposizione nel caso di Sanballat, ss. Eppure il linguaggio di Neemia sembra implicare che questi obiettori avrebbero cooperato, se fosse stato loro permesso, a condizioni per loro accettabili. "Noi, suoi servitori, ci alzeremo ed edificheremo; ma voi non avete alcuna parte", ss. Cantici era almeno per quanto riguarda l'erezione del tempio Esdra 4:1-3 E ai nostri giorni molti "del mondo" sono disposti ad unirsi alla Chiesa nelle sue opere. Il pericolo è che, accogliendo il loro aiuto, la Chiesa assorba il loro spirito, perdendo così la propria forza. Non possiamo, è vero, tracciare una linea così netta tra la Chiesa e il mondo come Neemia tra ebrei e non ebrei. Ma abbiamo un grande bisogno di stare in guardia contro l'influenza insidiosa dello spirito mondano e l'adozione di mezzi mondani per fare ciò che professa di essere, ma poi cessa di essere, l'opera di Cristo. Forse non siamo giustificati a rifiutare l'aiuto materiale degli uomini del mondo quando ci viene offerto senza condizioni (Neemia aveva accettato quello di Artaserse), ma non dobbiamo mai accettare i loro consigli. Il mondo è più pericoloso all'interno della Chiesa che in aperta opposizione. La fede nell'aiuto divino preserverà da una tale politica. Avendo a cuore questo, sentiremo che, sia che il mondo sorrida o aggrotti le sopracciglia, alla fine avremo successo; ma che se Dio dovesse ritirare il suo aiuto dovremmo fallire (comunque possiamo per un certo tempo sembrare di avere successo); e che è probabile che ci abbandoni se ci affidiamo agli altri in modo da essere infedeli e disubbidienti a lui, rinunciando alla nostra distinzione come discepoli di Cristo

Illustratore biblico:

Neemia 2

1 CAPITOLO 2

Neemia 2:1-8

E avvenne nel mese di Nizan.- Interposizione divina:

(I.) Era opportuno

1.) Che i piani di Dio siano eseguiti con la massima precisione

2.) Che Dio spesso interferisce a favore del Suo popolo quando meno se lo aspetta

3.) Che Dio generalmente interferisce per conto del Suo popolo nelle sue condizioni più urgenti

(II.) Necessaria cooperazione umana

(III.) È stato accompagnato da coincidenze provvidenziali

1.) Neemia era insolitamente triste

2.) Il re era insolitamente amichevole

3.) Anche la regina era presente. (Commento omiletico.)

Un vero patriota:

Questa è solo una piccola parte del vangelo che porta un uomo a chiedersi: "Che cosa devo fare per essere salvato?" Il glorioso vangelo del Dio benedetto va avanti con noi, interessati a tutto ciò che ci riguarda come uomini: a casa, negli affari, nelle città, nelle campagne, in tutti gli affari nazionali, in tutto il mondo. Un cristiano può gettarsi sconsideratamente nell'eccitazione politica senza altro motivo che quello del sentimento di partito; ma poiché è un cristiano, sarà lieto di far risplendere la luce di Dio sui suoi scopi e motivi, e sarà lieto di vedere il suo dovere nella quiete e nella sacralità di quest'ora. La Bibbia, che ci dà esempi di uomini in ogni posizione dove il dovere conduce, ci ha dato tra i suoi caratteri più brillanti e nobili questo dell'uomo di Stato. Se qualcuno dovesse pensare che una tale posizione sia inseparabile da un'ambizione di mestiere e da fini di partito, prenda nota di questo fatto. Neemia vive alla corte del re, occupa una posizione di alto rango, di grande influenza, di grande fiducia. Se la cosa principale nella vita è prendersi cura dei propri agi e del proprio lusso, e non preoccuparsi troppo dei bisogni e dei dolori degli altri, allora ecco un uomo che ha tutto ciò che il cuore può desiderare. Ci sono uomini, migliaia di loro, che non hanno alcun pensiero o scopo nella vita al di là di se stessi. Sicuramente questo significa degradare la nostra virilità. Ma che dire di un uomo che si dicesse cristiano e tuttavia vivesse tutto assorto in se stesso, come se non valesse la pena di pensare a come possa essere il più felice possibile sulla terra, e poi ancora più felice in un altro mondo? Ora al cortile dove abita Neemia vengono certi Giudei di Gerusalemme, ed egli va a informarsi sulla condizione dei suoi connazionali e della città diletta. Come uomo, come fratello, come servo del Dio vivente, egli è tenuto a sentire la più profonda preoccupazione per il benessere della sua nazione. È abbastanza facile pensare a ciò che Neemia avrebbe potuto dire, se fosse stato accomodante ed egoista: "Mi dispiace davvero, mi dispiace molto, ma non vedo che posso fare nulla, sai. È tutto ciò che posso fare per badare ai miei doveri qui senza preoccuparmi degli affari della nazione". Ci sono alcune brave persone che parlano così oggi e pensano che suoni pio. Avrebbe potuto dare loro una sottoscrizione, diciamo di una ghinea. E poi avrebbe potuto trasformarsi nel palazzo, grato di non essere immischiato in quelle faccende mondane. Oppure avrebbe sorseggiato il suo vino da un calice d'oro e pensato che fosse un peccato che tutti non potessero stare comodi come lui. Ebbene, se l'avesse fatto, potete star certi che né questo Libro di Dio né nessun altro avrebbe trovato posto per il suo nome. Oppure avrebbe potuto addurre di trovarsi in una posizione molto delicata e di responsabilità, avendo un ufficio sotto il re, e che non sarebbe mai stato opportuno per lui immischiarsi in queste questioni. Quelle brave persone che si separano dai doveri della cittadinanza non possono trovare alcun esempio nelle Scritture. Di tutte le false nozioni sulla rigenerazione del mondo, la più completamente falsa, così come la più pigra, è pensare che questa sia la vittoria che vince il mondo per fuggire da esso. Questo Libro non insegna che il mondo è del diavolo, e che meno possiamo avere a che fare con esso, meglio è. No, davvero! "La terra è del Signore e la sua pienezza". Gli uomini della Bibbia non sono monaci e reclusi; ma sono proprio in mezzo al mondo e occupati nei suoi affari. I suoi profeti e messaggeri sono uomini la cui intera vita ha a che fare con i consigli dei re, con le vie delle città e delle corti. Certo è impossibile pensare alla religione di Gesù Cristo come a qualcosa di diverso da un profondo e ardente interesse per il benessere dei nostri simili, dei loro corpi così come delle loro anime; del loro lavoro così come del loro culto; delle loro case sulla terra e del loro arrivo in cielo. Né nessuno ha il diritto di tenersi in disparte dalla politica perché è mescolata con la lotta di partito. Deploriamo e condanniamo l'amarezza della politica di partito, ma non si parla forse di politica di partito senza troppe sciocchezze? Come si farà mai ad avere la politica senza la politica di partito? Se volete che gli abusi siano rovesciati, che le iniquità siano corrette, che i privilegi di pochi siano condivisi da molti, che abomini come il commercio dell'oppio siano spazzati via, e che le grandi maledizioni dell'alcol, della lussuria e del gioco d'azzardo siano scacciate, dobbiamo forse incrociare le nostre mani perché siamo cristiani, e lasciare che il diavolo faccia a modo suo perché queste cose implicano lotte! Certo che lo fanno, e lo faranno sempre. Dobbiamo aspettarci opposizione, eccitazione, sopruso. Il benedetto Signore Gesù accettò e adempì i doveri della cittadinanza. Insieme alla Sua santità, alla Sua mansuetudine, alla Sua maestà, c'è un'altra grazia e virtù: c'è in Lui un perfetto patriottismo. "O Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto radunare i tuoi figli come una gallina raccoglie la sua covata sotto le ali, e tu non hai voluto! Ecco, la tua casa ti è lasciata desolata". E questo esempio, per quanto sublime, è seguito da vicino dall'apostolo Paolo, il cui amore appassionato per i suoi connazionali spinge a quell'audace espressione Romani 9:1. E ora passiamo a noi stessi. Cosa ne pensi? Possiamo osare chiamarci con il nome di Gesù Cristo e tuttavia essere indifferenti ai bisogni, ai dolori, ai bisogni, ai fardelli del nostro paese? Infine, guarda come quest'uomo coraggioso ha servito il suo paese. Neemia vede che il suo potere di aiutare il suo paese non è principalmente nel suo rango, né nella sua influenza sulla regalità; È in suo potere pregare. Questa è la grande verità a cui vogliamo aggrapparci. Il potere più grande di benedire questa terra è nel nostro potere di pregare per essa. Qui tutti sono allo stesso livello. Donne e uomini. Non dobbiamo aspettare il Parlamento in questa materia. I diritti delle donne sono, come i nostri, sul trono della grazia celeste. Cominciando così, nella preghiera e ben presto, si compie una gloriosa riforma di fronte ai nemici che complottano. Nonostante la povertà e la scarsità della gente, la città viene ricostruita. Così la città di Dio sarà ancora una volta ristabilita in mezzo agli uomini, se ogni uomo e donna cristiani prenderà nel suo cuore i bisogni, i guai, i torti, i dolori della nostra terra, e supplicherà Dio di mandarci un parlamento che cercherà prima in tutte le cose il Suo regno e la sua giustizia. (M. G. Pearse.)

Il patriottismo religioso esemplificato nella storia di Neemia:

Il patriottismo di Neemia era basato sulla religione, e da qui l'interesse che egli scoprì per i suoi lontani ma afflitti connazionali, e i sacrifici che fece per il loro benessere. L'amore per la patria, perché è il paese in cui siamo nati, e che ci siamo conosciuti, non è un bigottismo di vedute ristrette, come hanno immaginato alcuni infedeli superficiali nel loro presunto amore per l'umanità universale. È un principio della natura umana impiantato nei nostri cuori per gli scopi più saggi. C'è un patriottismo che è di natura piuttosto egoistica. La loro esaltazione, o quella dei loro amici e partigiani, è la somma e la sostanza del loro patriottismo. Il vero patriottismo, come ogni altra grande virtù, deve essere fondato sulla vera religione. Se Neemia non fosse stato un uomo pio, e non avesse amato il Dio dei suoi padri con tutto il cuore, e non avesse amato i suoi connazionali perché portavano l'immagine di Dio, non avrebbe mai rinunciato ai suoi alti vantaggi nel palazzo di Artaserse e sacrificato così tanto per il loro beneficio. Il vero modo di amare l'uomo è cominciare dall'amare Dio. Sentendo parlare dell'afflizione dei suoi compatrioti, che a quel punto si sarebbe potuto aspettare si sarebbero trovati in condizioni prospere, Neemia si mette a pregare. Tutto ciò dimostra la familiarità di Neemia con la sua Bibbia, e anche il calore della sua pietà. Ci saremmo potuti aspettare che, vivendo in una corte pagana, lontana dai mezzi della grazia, con pochi a rafforzarlo o incoraggiarlo, egli, sebbene un uomo buono, avrebbe scoperto nella sua pietà lo svantaggio delle circostanze in cui era stato posto. Ma no: Dio può compensare, e spesso lo fa, con effusioni più ricche della Sua grazia, per una situazione esteriore avversa. E qui segnamo la condotta che egli seguì nel cercare di alleviare e ristorare i suoi afflitti connazionali. Non disse, come molti avrebbero fatto, con spirito orgoglioso e vanaglorioso: "Io sono il coppiere del re. Sostenuto dalla sua autorità e armato inoltre di ricchezza e potere, ridurrò presto Gerusalemme e il suo popolo a una condizione giusta; Presto sederò ogni opposizione, riedificherò le mura, innalzerò le porte e renderò la città gloriosa come un tempo". Questo era stato lo spirito dell'uomo arrossato dall'orgoglio del potere; ma egli era stato istruito da Dio, e così inizia con l'umiltà e la preghiera. Seguiamo, e tutti seguano il suo esempio. Tutti sono occasionalmente nella provvidenza di Dio chiamati ad assolvere grandi doveri. Imprese importanti, che coinvolgono la gloria di Dio e il bene degli altri, richiedono sempre i nostri servizi. Come dovremmo impegnarci in essi? In uno spirito di orgoglio e fiducia in se stessi? No. Ma in spirito di preghiera e di penitenza. Siamo inclini a disperare di un'impresa quando è sospesa dalla volontà dell'uomo, ed egli è al di sopra di noi, e abbiamo motivo di comprendere la sua ostilità. Facciamo in modo che questo ci incoraggi ad essere molto in preghiera per una buona causa, anche quando sembra appendere alla volontà dell'uomo, e questa apparirà irrimediabilmente contrastata. Neemia, essendosi così preparato con la preghiera, non tarda a mettersi all'opera. Qui possiamo notare la prudenza e la pietà di questo eccellente ebreo. Mostrò prudenza nell'indicare alla mente del re un motivo per il suo viaggio, che il monarca poteva capire e apprezzare. Non chiese il permesso di andare a Gerusalemme per la sua religione, ma per i sepolcri dei suoi padri. Questo era un argomento al quale anche un pagano si sarebbe rimesso a farlo. Riguardo alla sua pietà, non solo pregò Dio per avere consiglio prima di fare la sua richiesta, ma si rafforzò e si incoraggiò con la preghiera proprio nel momento in cui si trovava alla presenza di Artaserse. E poi, dopo aver avuto successo nella richiesta, non riferì il successo alla sua saggezza, o ai suoi servizi come servo fedele, ma alla buona mano di Dio su di lui. Non si arrogava nulla; attribuiva tutto a Dio. Quanta pietà c'è qui, e quanto è bella l'unione tra pietà e prudenza! Considerando le difficoltà con cui i cristiani devono lottare, il Salvatore possa esortare i suoi seguaci ad essere saggi come serpenti, mentre sono innocui come colombe. È degno di nota il fatto che, profondamente devoto e dipendente da Dio come lo era Neemia, egli non trascurava il dovere di usare tutti i mezzi legittimi per garantire l'importante obiettivo che aveva in vista. La preghiera rettamente intesa non distrugge l'uso dei mezzi; Ne rafforza e regola solo l'applicazione. La preghiera senza mezzi, e i mezzi senza la preghiera, sono ugualmente presuntuosi. Il dovere sta nell'impiegare entrambi, ma nel mantenerli entrambi al loro posto. Quest'uomo eccellente si mise in viaggio, ricevette l'aiuto dei governatori pagani lungo la strada e presto raggiunse Gerusalemme in sicurezza. Con la sua solita prudenza, in prima istanza, non informò nessuno, preti, nobili o governanti, quali fossero le sue intenzioni. Desiderava vedere la città con i propri occhi e trarre le proprie conclusioni, prima di far conoscere loro l'oggetto della sua missione. Questo gli permetteva di parlare per osservazione personale, e di parlare con maggiore efficacia. (J. G. Lorimer.)

Perché il tuo volto è triste?-Avversione reale per la vista della sofferenza:-

Una defunta imperatrice di Russia promulgò una severa punizione, se un corteo funebre fosse passato in vista del suo palazzo. Una principessa di Francia, in viaggio verso la capitale, una volta ordinò che tutti i mendicanti e le persone che soffrivano di malattie fossero rimossi dalla linea del suo viaggio per non poterli vedere. Questo monarca persiano nota segni di dolore sul suo fedele servitore con segni di dispiacere. Com'è diverso con il nostro Re Salvatore! Il suo cuore è la sede della compassione per gli afflitti. (W. Ritchie.)

Così pregai il Dio del cielo.-La preghiera eiaculatoria efficace è il risultato dell'abitudine alla preghiera:

È lui che coltiva l'abitudine alla preghiera che coglierà l'occasione adatta per tali giaculatorie. Alcuni pensano, perché possono pregare in qualsiasi luogo e in ogni tempo, che quindi i tempi di preghiera possano essere trascurati impunemente; ma solo colui che si diletta nella comunione con Dio, e non omette tempi stabiliti per tale comunione, scopre che quando sorge l'emergenza, e viene dato solo un momento, può pregare con la stessa verità e con la stessa calma che nella sua cameretta. (W. P. Lockhart.)

Preghiera giaculatoria:

(I.) La natura della preghiera eiaculatoria. Si differenzia dagli altri tipi di preghiera in quanto...

1.) Non dipende da nessun luogo. La preghiera è fondata sulla piena convinzione della perfezione naturale di Dio; La sua onnipresenza, onniscienza e onnipotenza. Nella convinzione che l'oggetto della preghiera è presente dappertutto, e che possiamo in ogni luogo far conoscere la nostra richiesta. Artigiano, mercante, medico possono pregare ovunque si trovino

2.) Non dipende da un tempo particolare

3.) Non dipende da nessuna occasione particolare. Non c'è bisogno di aspettare il sabato o l'ora del culto pubblico

(II.) Esempi di preghiera giaculatoria. servo di Abramo ( Genesi 24:12 ) Sansone ( Giudici 16:28 ) ; Stefano Atti 7:59, 60 ; Cristo in varie occasioni

(III.) Occasioni necessarie per la preghiera giaculatoria

1.) Quando improvvisamente chiamato a compiti importanti e difficili

2.) Il giorno di sabato e l'assemblea dei fedeli. Se gli ascoltatori fossero più impegnati nella preghiera giaculatoria, i ministri sarebbero predicatori di maggior successo

3.) L'ora della tentazione

4.) L'ora della malattia

(IV.) I vantaggi della preghiera eiaculatoria

1.) Mantiene un senso abituale della nostra dipendenza da Dio

2.) Conserva la nostra mente in un tono appropriato per i vari esercizi di devozione

3.) È un potente preventivo contro il peccato

4.) Ci rende audaci lottare con nemici o difficoltà

5.) Stimola il nostro zelo e la nostra attività nella causa di Dio. (J. A. James.)

Raccoglimento spirituale:

Questa è una notevole illustrazione della presenza religiosa di spirito

(I.) L'esito di una vita consacrata

(II.) Il risultato di una lunga abitudine

(III.) Un segno di umiltà diffidente in se stessi

(IV.) Una fonte di benedizione incalcolabile. (Commento omiletico.)

Preghiera giaculatoria:

Era...

(I.) Improvvisamente richiesto

(II.) Offerto silenziosamente

(III.) Adeguatamente indirizzato

(IV.) Molto breve

(V.) Completamente riuscito. (Ibidem)

Preghiera giaculatoria:

Neemia si era informato sullo stato della città di Gerusalemme, e la notizia che aveva udito gli causò un amaro dolore. «Perché il mio volto non dovrebbe essere triste», disse, «quando la città, luogo dei sepolcri dei miei padri, giace devastata e le sue porte sono consumate dal fuoco?». Non poteva sopportare che fosse un semplice mucchio di rovine. Mettendo a cuore la questione, non cominciò a parlare ad altre persone di ciò che avrebbero fatto, né elaborò un piano meraviglioso su ciò che si sarebbe potuto fare se tante migliaia di persone si fossero unite all'impresa; ma gli venne in mente che avrebbe fatto qualcosa da solo. Questo è proprio il modo in cui gli uomini pratici iniziano una questione. Gli irpratici pianificheranno, organizzeranno e speculeranno su ciò che può essere fatto, ma il sincero e scrupoloso amante di Sion si pone questa domanda: "Che cosa puoi fare?" Giunto così lontano, decise di riservare un tempo per la preghiera. Non se lo è mai tolto dalla testa per quasi quattro mesi. Quando dormiva, sognava Gerusalemme. Quando si svegliò, il primo pensiero fu: "Povera Gerusalemme!" L'uomo di una cosa, si sa, è un uomo terribile; e quando una sola passione avrà assorbito tutta la sua virilità, qualcosa ne verrà sicuramente fuori. Di lì a poco Neemia ebbe un'opportunità. Uomini di Dio, se volete servire Dio e non riuscite a trovare l'occasione propizia, aspettate un po' in preghiera e la vostra opportunità irromperà sul vostro cammino come un raggio di sole. Non c'è mai stato un cuore vero e valoroso che non sia riuscito a trovare una sfera adatta da qualche parte al Suo servizio. Quell'opportunità è arrivata, è vero, in un modo che non avrebbe potuto aspettarsi. Arrivava attraverso la sua tristezza di cuore. Questa faccenda tormentò la sua mente finché cominciò a sembrare estremamente infelice. Ma vedete, quando si presentò l'occasione, ci furono problemi, perché egli dice: "Avevo molta paura". Tu vuoi servire Dio, giovanotto; Vuoi essere al lavoro. Forse non sai cosa comporta questo lavoro. Non è tutto piacere. Così abbiamo rintracciato Neemia fino al punto particolare in cui il nostro testo lo riguarda

(I.) Il fatto che Neemia pregasse attira l'attenzione. Gli era stata posta una domanda dal suo sovrano. La cosa giusta che si potrebbe supporre è quella di rispondere. Non è così. Prima di rispondere, pregò il Dio del cielo. Non credo che il re si accorse della pausa. Probabilmente l'intervallo non fu abbastanza lungo da essere notato, ma fu abbastanza lungo perché Dio lo notasse. Siamo tanto più stupiti della sua preghiera, perché era così evidentemente turbato nella mente. Quando sei agitato e spento, potresti dimenticare di pregare. Alcuni di voi non la considerano una valida scusa per omettere la vostra ordinaria devozione? Se qualcuno ti avesse detto: "Non hai pregato quando eri in quella faccenda", avresti risposto: "Come ho potuto?" Era così abitualmente in comunione con Dio che, non appena si trovava in un dilemma, volava via da Dio, proprio come la colomba volerebbe a nascondersi nelle fessure della roccia

1.) La sua preghiera fu tanto più notevole in questa occasione, perché deve essersi sentito molto ansioso del suo scopo. Il re gli chiede che cosa vuole, e tutto il suo cuore è deciso a costruire Gerusalemme. Non vi sorprende che non abbia subito detto: "O re, vivi in eterno. Desidero ardentemente costruire le mura di Gerusalemme. Dammi tutto l'aiuto che puoi"? Ma no, ansioso com'era di balzare sull'oggetto desiderato, ritira la mano finché non si dice: "Così ho pregato il Dio del cielo". Vorrei che il cuore di ogni cristiano avesse proprio quella santa cautela che non gli permettesse di affrettarsi così tanto da trovare la cattiva velocità

2.) È tanto più sorprendente che egli abbia pregato deliberatamente proprio in quel momento, perché già da tre o quattro mesi pregava per la stessa questione. Alcuni di noi avrebbero detto: "Questa è la cosa per cui ho pregato; ora tutto quello che devo fare è prenderlo e usarlo. Perché pregare ancora?" Ma no, scoprirete sempre che l'uomo che ha pregato molto è l'uomo che deve pregare di più. Se avete familiarità con il propiziatorio, lo visiterete costantemente

3.) Un'altra cosa vale la pena di ricordare, e cioè che si trovava nel palazzo di un re, e anche nel palazzo di un re pagano; ed egli stava proprio per porgere al re il calice di vino. Ma questo devoto israelita, in un tale momento e in un tale luogo, quando si trova ai piedi del re per porgergli il calice d'oro, si astiene dal rispondere alla domanda del re prima di aver pregato il Dio del cielo

(II.) Il modo di questa preghiera

1.) Era quella che chiamiamo preghiera giaculatoria, preghiera che, per così dire, scaglia un dardo e poi è fatta. Non era la preghiera che bussa alla porta della misericordia

2.) Notate quanto deve essere stato molto breve. Era stato introdotto, infilato, inserito tra la domanda del re e la risposta di Neemia

3.) Sappiamo, inoltre, che deve essere stata una preghiera silenziosa; e non solo silenzioso per quanto riguarda i suoni, ma silenzioso per quanto riguarda i segni esteriori, perfettamente segreto. Artaserse non seppe mai che Neemia pregava, anche se probabilmente si trovava a un metro da lui. Nel santuario più interno del tempio, nel sancta sanctorum della sua anima segreta, pregava. Era una preghiera sul posto. Non andò nella sua camera come fece Daniele, e aprì la finestra

4.) Non ho dubbi, dalla formulazione stessa del testo, che si sia trattato di una preghiera molto intensa e diretta. Questo era il nome preferito di Neemia per Dio, il Dio del cielo. Sapeva a chi stava pregando. Non ha tirato un arco in un'impresa e non ha sparato le sue preghiere in ogni caso

5.) Era una preghiera di un tipo notevole. So che era così, perché Neemia non dimenticò mai che lo pregava

(III.) Per raccomandarvi questo eccellente stile di preghiera

1.) Per affrontare questa questione in modo pratico, quindi, è il dovere, il dovere e il privilegio di ogni cristiano di avere dei tempi di preghiera stabiliti

2.) Ma ora, dopo aver insistito sull'importanza di tale pietà abituale, voglio imprimere in voi il valore di un altro tipo di preghiera, vale a dire, le brevi eiaculazioni brevi, rapide, frequenti di cui Neemia 101 dà un esempio. E lo consiglio, perché non ostacola nessun impegno e non occupa tempo. Richiede di non andare in nessun posto particolare. Non c'è bisogno di nessun altare, nessuna chiesa, nessun cosiddetto luogo sacro, ma ovunque voi siate, una piccola preghiera come questa raggiungerà l'orecchio di Dio e otterrà una benedizione. Una preghiera del genere può essere offerta ovunque, in qualsiasi circostanza. Il vantaggio di un tale modo di pregare è che si può pregare spesso e pregare sempre. Tale preghiera può essere suggerita da ogni sorta di ambiente

3.) Queste preghiere sono lodevoli, perché sono veramente spirituali. Questo tipo di preghiera è esente da ogni sospetto che sia suggerita dal motivo corrotto di essere offerta per piacere agli uomini. Se vedo scintille che escono da un camino, so che c'è un fuoco dentro da qualche parte, e le preghiere giaculatorie sono come le scintille che volano da un'anima che è piena di carboni ardenti d'amore a Gesù Cristo. Le brevi preghiere eiaculatorie ci sono di grande utilità. Spesso ci controllano. Persone di cattivo umore, se pregaste sempre un po' prima di lasciarvi sfuggire espressioni di rabbia, perché molte volte non direste affatto quelle parole cattive. L'abitudine di offrire queste brevi preghiere metterebbe alla prova la tua fiducia in te stesso. Mostrerebbe la tua dipendenza da Dio

4.) Inoltre, in realtà ci portano benedizioni dal cielo. Credo che sia molto adatto ad alcune persone di un temperamento particolare che non hanno potuto pregare a lungo per salvarsi la vita. Le loro menti sono rapide e veloci. Ma se devo darvi una selezione di orari adatti, dovrei menzionare questi tempi. Ogni volta che provi una grande gioia, grida: "Signore, fa' che questa sia per me una vera benedizione". Non esclamare con gli altri: "Amos, non sono un uomo fortunato?", ma di': "Signore, dammi più grazia e più gratitudine, ora che moltiplichi i tuoi favori". Quando hai un'impresa ardua da portare a termine o un affare pesante, non toccarlo finché non hai esalato la tua anima in una breve preghiera. Quando avete davanti a voi una difficoltà, e siete seriamente perplessi, quando gli affari si sono messi in un groviglio o in una confusione che non potete sbrogliare o risolvere, respirate una preghiera. I bambini sono particolarmente fastidiosi per te? Pensi che ci sia una tentazione davanti a te? Inizi a sospettare che qualcuno stia complottando contro di te? Ora per una preghiera: "Guidami per un sentiero pianeggiante, a causa dei miei nemici". Sei al lavoro al banco, o in un negozio, o in un magazzino, dove conversazioni oscene e vergognose bestemmie assalgono le tue orecchie? Ora una breve preghiera. Il peccato comincia ad affascinarti? Ora una preghiera, un grido caldo, fervoro, appassionato: "Signore, tienimi su". E quando l'ombra della morte si addensa intorno a te, e strane sensazioni ti arrossano o ti raggelano, e dicono chiaramente che sei vicino alla fine del viaggio, allora prega. Oh! Questo è il momento dell'eiaculazione. "Non nascondermi il tuo volto, o Signore"; o questo: "Non essere lontano da me, o Dio", ti andrà senza dubbio bene. "Signore Gesù, ricevi il mio spirito", furono le emozionanti parole di Stefano nella sua estremità. (C. H. Spurgeon.)

Preghiera giaculatoria:

Una tale improvvisa elevazione dell'anima a Dio è la più reale di tutte le preghiere. L'uomo che può così trovare Dio in un momento deve avere l'abitudine di ricorrere frequentemente alla presenza divina. Questa preghiera pronta sgorga solo dalle labbra di un uomo che vive in un'abitudine quotidiana di preghiera. Gli esercizi deliberati di adorazione, confessione e supplica preparano l'unica eiaculazione improvvisa. Lì vediamo il fiume profondo che alimenta il mare della devozione da cui la preghiera momentanea si solleva come lo spruzzo di un'onda. Possiamo paragonare i due tipi di preghiera di Neemia con la piena e calma intercessione di nostro Signore in Giovanni 17. e il grido breve e angosciato della Croce. (W. F. Adeney, M.A.)

Preghiera giaculatoria:

(I.) La persona nominata

1.) Come patriota

2.) Come statista

3.) Come uomo di Dio. Non guidato dalla politica del mondo. Non faceva nulla senza la preghiera

(II.) L'occasione. Un momento che richiede grande saggezza

(III.) La lezione insegnata. Il grande dovere della preghiera giaculatoria. Vari usi:

1.) Getta luce su testi come 1Tessalonicesi 5:17 e 1Corinzi 10:31

2.) Conforto nel dolore fisico Salmi 103:13; 119:2

3.) Aiuta alla vittoria sul peccato. (Canon Titcomb, M.A.)

Preghiera prima di scegliere:

All'inizio due cose ci colpiscono qui

1.) Una rara opportunità di avanzamento mondano. Ecco un re che dice al suo coppiere: "Che cosa vuoi che io faccia per te?" Che occasione per qualsiasi uomo! La ricchezza, la dignità, l'influenza, tutto messo alla sua portata, lasciato dipendere dalla sua scelta

2.) Un raro trattamento di una tale opportunità. Che cosa diremmo se il nostro sovrano ci parlasse così? La maggior parte direbbe: "Dateci una villa in cui vivere, una tenuta signorile come nostra eredità, titoli abbaglianti e un ampio mecenatismo". Cosa disse Neemia? Si fermò e rifletté, poi pregò. Non avrebbe scelto per se stesso. L'uomo è una creatura che sceglie; La sua quotidianità è fatta di una serie di scelte; Deve rifiutare e accettare per vivere

(I.) Dio solo sa cosa è meglio per noi. "Chi sa che cosa è bene per l'uomo in questa vita, in tutti i giorni della sua vana vita?" L'uomo commette costantemente errori in questa materia. Ciò che vuole e per cui lotta come premio a volte si rivela una delle sue più gravi calamità. Poiché in tal caso Mosè guardava al cielo, scelse una vita che per l'uomo non rigenerato sarebbe stata rivoltante per l'uomo non rigenerato

(II.) Dio desidera sempre ciò che è meglio per noi. Ci ha fatto essere felici. Che Egli desideri la nostra felicità è chiaro...

1.) Dalla capacità di godimento di cui ci ha dotati

2.) Dagli elementi di felicità di cui abbonda il mondo

3.) Dalla missione del Suo unigenito Figlio

(III.) Dio, in risposta alla preghiera, è sempre pronto a elargire ciò che è meglio per noi. "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto". Conclusione: Agiamo sempre in base al principio che la preghiera dovrebbe precedere la scelta. (Omileta.)

Il telegrafo spirituale:

(I.) Quanto è grande il privilegio della preghiera. Grande è davvero il privilegio di tutto questo accesso al propiziatorio, ma quanto è ineffabile la gioia e la consolazione della comunione abituale con Dio, e di trarre occasione dai doveri, dalle prove o dalle misericordie, mentre si susseguono, per elevare il cuore in una pia giaculatoria. La parola eiaculazione deriva dal latino "jaculum", una freccia, e suggerisce la rapidità e la serietà con cui una tale preghiera può essere innalzata al Dio del cielo. Abbiamo visto come Neemia interpose una preghiera di questo tipo come una devota parentesi tra la richiesta del re e la sua stessa risposta. E non c'è libro della Scrittura così notevole per la preghiera giaculatoria come il Libro di Neemia. Un tale riconoscimento di Dio nelle nostre vie non è un ostacolo, ma piuttosto un potente aiuto negli affari. Ciò che calma la mente, fissa lo scopo e rafforza il principio morale, deve essere di grande aiuto, sia nel dovere che nella prova. Come osserva Fuller, "Le eiaculazioni non occupano spazio nell'anima. Esse danno libertà di chiamate, in modo che nello stesso istante si possa seguire la propria vocazione. L'agricoltore può eiaculare e non fermarsi più. Il marinaio tuttavia guida la sua nave proprio nella notte più buia. Il campo in cui le api si nutrono non è più spoglio per il loro morso: quando hanno mangiato tutto il loro pasto su fiori o erba, il bue può nutrirsi, le pecore ingrassare sulle loro reversioni. La ragione è che quei piccoli chimici distillano solo la parte raffinata del fiore, lasciandone la sostanza più grossolana. Così le giaculatorie non vincolano gli uomini ad alcuna osservanza corporea, ma solo alla metà spirituale, il che li rende coerenti con la prosecuzione di qualsiasi altro impiego". La rapidità e la brevità della preghiera giaculatoria è stata spesso illustrata da un riferimento al telegrafo elettrico, la più grande conquista della scienza moderna. Cristo ha aperto un sentiero lungo il quale la misericordia redentrice può fluire nel cuore del peccatore, e attraverso il quale le aspirazioni e i desideri di quel peccatore penitente possono salire fino al suo Dio e Padre riconciliato. I cristiani, però, possono parlare di qualcosa di più veloce dell'elettricità. Il pensiero, che si fa strada con la preghiera, viaggia istantaneamente dal profondo del bisogno del penitente fino all'altezza del trono di Dio in cielo. Chi può stimare la distanza così percorsa, o il sollievo così sperimentato? Il bambino piange e il Padre risponde. Il peccatore piange, e il Salvatore si avvicina per asciugare le sue lacrime, e per riempirlo di una gioia traboccante

(II.) Ma se il privilegio della preghiera è grande, quanto intensamente gioiosa è la risposta. Ritornando alla narrazione, osserviamo nella graziosa risposta alla preghiera di Neemia che il ritardo non è negazione. Passarono quattro mesi estenuanti prima che Neemia avesse l'opportunità di portare all'attenzione del re la desolazione di Sion. La risposta alla preghiera è tanto sicura quanto la potenza, la fedeltà e l'amore divini possono renderla. La provvidenza di Dio concorda dolcemente con la Sua grazia in questa risposta. La risposta, inoltre, alla richiesta di Neemia, per mezzo della buona mano del suo Dio su di lui, fu traboccante e abbondante. Il massimo, probabilmente, che aveva previsto sarebbe stato un pieno permesso di dimettersi dai suoi doveri a corte e di andare a Gerusalemme. Ma ricevette molto di più. Aveva l'approvazione di grande cuore del suo padrone per tutte le sue imprese. Gli fu fornita una scorta di cavalleria, lettere per un salvacondotto al di là del fiume e ampio materiale per il suo lavoro. Il nostro Dio è in grado di fare molto di più di tutto ciò che possiamo chiedere o pensare. (J. M. Randall.)

Preghiera giaculatoria nei momenti critici:

Questo tipo è una breve supplica, scagliata come un dardo contro il suo bersaglio

(I.) Quando? In momenti critici

1.) Prima della scelta

2.) Prima di un'azione improvvisa

3.) In pericolo. (Il Pietro che affonda.)

(II.) Perché?

1.) Perché le congiunture critiche non ammettono altro tipo

2.) Perché conduce alla sapienza Proverbi 3:6

3.) Perché tranquillizza la mente

4.) Perché impedirebbe un'azione improvvisa

(III.) Come?

1.) Preghiamo affatto?

2.) Coltiviamo lo spirito di preghiera? 1Tessalonicesi 5:17

3.) Si presentano occasioni per la preghiera giaculatoria?

4.) Ci aiuterebbe quando compriamo o vendiamo, quando facciamo chiamate e siamo tentati di spettegolare o dire "bugie bianche"? (L. O. Thompson.)

Il patriota in preghiera:

Il vero segreto del suo successo fu l'interposizione divina in suo favore

1.) Neemia, sotto Dio, sfruttò al massimo questa opportunità. L'aveva aspettato pazientemente; e ora, quando arrivò, non mancò di volgerlo nel miglior modo possibile. Non è sempre che questo venga fatto. Molti, temiamo, se ne avessero l'opportunità, sarebbero più pronti a ferire i servi di Cristo piuttosto che a fare loro del bene, e a paralizzare e danneggiare la Sua causa piuttosto che estenderla. E dove prevale un altro spirito, non dobbiamo spesso piangere per le opportunità perdute di fare il bene? O su opportunità di fare del bene che sono state migliorate in modo molto imperfetto?

2.) Ci viene ricordato che la preghiera non sostituisce gli sforzi in altre direzioni. Neemia non si accontentò del pensiero di aver pregato per Gerusalemme e per i suoi poveri abitanti. Egli completò la sua preghiera facendo del suo meglio per assicurarsi l'aiuto che l'uomo poteva dare. E ha forse sottovalutato il potere della preghiera con questa procedura? Pensiamo di no. La sua condotta dimostrava che non era né irreligioso, da una parte, né fanatico, dall'altra. Alcuni obiettivi si realizzano meglio solo con la preghiera. Alcune persone si trovano in una situazione tale che tutto ciò che possiamo fare in loro favore è pregare per loro; e alcuni obiettivi sono di tale natura che non possiamo non poterli promuovere se non dando loro un interesse nelle nostre preghiere. Ma, di regola, possiamo e dobbiamo fare qualcosa di più di questo per una buona causa

3.) Le risposte alle preghiere dovrebbero essere riconosciute con gratitudine. (T. Rowson.)

Preghiera giaculatoria:

In porti duri, così soffocati dalle sabbie invidiose che le grandi navi, che pescano molti piedi d'acqua, non possono avvicinarsi, i pinnacoli più leggeri e minori possono arrivare liberamente e in sicurezza. Quando siamo limitati nel tempo, nel luogo, in modo tale che non possiamo ricomporci per fare una preghiera grande e solenne, questo è il momento giusto per le giaculatorie, sia pronunciate oralmente che solo riversate interiormente nel cuore. (A. Fuller.)

La fiamma della devozione costante:

I sacrifici della preghiera e della lode non possono essere sempre ascendenti, ma la fiamma della devozione per accenderli, secondo l'opportunità può servire, non dovrebbe mai affievolirsi. (Hugh Stowell, M.A.)

Lo spirito devozionale:

Di tutte le abitudini dell'uomo nuovo, non ce n'è nessuna più distintiva, nessuna più favorevole alla salute e alla felicità della sua anima, nessuna più essenziale per la coerenza di condotta e la bellezza della santità, dello spirito devozionale. (Ibidem)

Preghiera in poche parole:

Commettiamo molti errori riguardo alla preghiera, e uno di questi è che non pensiamo di aver pregato correttamente a meno che non abbiamo pregato per un certo tempo. Ma pochi momenti di vera preghiera sono meglio di molti minuti di preghiera solo formale. "Da parte mia", dice un amico, "se si può parlare di un 'migliore' per quanto riguarda le proprie preghiere, trovo che le migliori preghiere che posso fare sono davvero molto brevi. A volte hanno una sola frase, e non sono affatto sempre dette in ginocchio. Vengono offerti mentre vado in giro, o sto sveglio di notte, o viaggio in treno". Quando Bengel, il grande commentatore, era troppo stanco per pregare, tutto ciò che diceva era: "Signore, Tu sai che oggi è tra noi come ieri"; E così si addormentò. Un giovane, logorato dalla malattia e dalla sofferenza, aveva solo la forza di pregare con frasi brevi e spezzate. Il suo cuore era pieno di presentimento quando Satana gli sussurrò che il grande Dio non avrebbe mai potuto ascoltare una simile preghiera. All'improvviso giunse a queste parole: "Dio è in cielo e tu sulla terra, perciò poche siano le tue parole". «Ah», disse, «ho trovato un versetto scritto apposta per me. Dio accetterà le poche parole che posso pronunciare; ora mi fiderò e non avrò paura". Se nessuno è ascoltato per il suo parlare molto, nessun uomo è rifiutato per il suo poco parlare, se in quel poco è stretta la serietà del suo cuore. (Segnale.)

Preghiera perplessa:

Un bambino, che gioca con una manciata di corde, quando cominciano a mettersi in un groviglio, va subito da sua madre, affinché le sue dita pazienti possano sbrogliare il ringhio. Quanto c'è di meglio che tirare e tirare le corde finché il groviglio non diventa inestricabile! Non è forse possibile che molti di noi imparino una lezione dal bambino? Non sarebbe meglio per noi, ogni volta che troviamo il minimo coinvolgimento in uno dei nostri affari, o il sorgere di qualche perplessità, portarlo subito a Dio, affinché le Sue abili mani possano rimetterlo a posto?

Preghiera udita in cielo:

La preghiera giaculatoria è come la corda di un campanile: la campana è in una stanza e l'estremità della corda che la fa suonare in un'altra. Forse la campana potrebbe non essere sentita nell'appartamento in cui si trova la corda, ma si sente nel proprio appartamento. Mosè afferrò la corda e la tirò con forza sulla riva del Mar Rosso; e sebbene nessuno ne sentisse o sapesse nulla nella camera inferiore, la campana suonò forte in quella superiore. (Williams di Wern.)

La rapidità della preghiera:

Possiamo, se vogliamo, avere una posta per il cielo, che trasmetta in un attimo l'intelligenza della nostra condizione e delle nostre preoccupazioni, dei nostri bisogni e dei nostri desideri, al nostro Dio e Padre, e ci riporti una risposta gentile, con consigli e conforto, protezione e aiuto. La preghiera è il corriere veloce, e i sospiri sono i messaggeri alati. Le colombe sono state addestrate a volare da un posto all'altro, portando le lettere in una piccola bara fissata al collo o ai piedi. Sono veloci nel fuga; ma le nostre preghiere e i nostri sospiri sono più rapidi, perché impiegano solo un momento per passare dalla terra al cielo, e portano le preoccupazioni del nostro cuore al cuore di Dio. (R. Scriver.)

Preghiera giaculatoria possibile per le persone impegnate:

Il seguente estratto è tratto da una lettera indirizzata da una povera donna al direttore del Banner of Faith: "Le donne povere con famiglie numerose spesso pensano di avere poco tempo per la preghiera o la lode. Poiché sono una donna povera con una famiglia numerosa e conosco il valore della preghiera e della lode, dirò loro come trovo il tempo per farlo. Mentre pulisco la casa, elevo il mio cuore a Dio e dico: "Crea in me, o Dio, un cuore puro, e rinnova in me uno spirito retto, per amore di Cristo. Amen.' Quando lavo le vesti dico: 'Lavami nel tuo sangue, o Gesù; lavami e diventerò più bianco della neve." Poi, quando arrivo ai vestiti di ciascuno dei miei figli, prego per loro separatamente, non ad alta voce, ma nel mio cuore. Di nuovo, se prendo la camicia di uno che beve, chiedo a Dio di cambiare il suo cuore, di mostrargli il suo stato agli occhi di Dio, e di aiutarlo a smettere di bere e a diventare un giovane sobrio e devoto. Se sto lavando la camicia di un altro che ha un carattere orribile, che è un terrore per tutti noi, prego Dio di spezzare il suo temperamento ostinato, di ammorbidire il suo cuore di pietra e di dargli un cuore di carne. Se sto lavando qualcosa che appartiene a una ragazza che è oziosa, allora prego Dio di mostrarle il suo peccato, e di cambiare tutta la sua natura, per mezzo dello Spirito Santo. Sì, prego per ciascuno perché conosco il loro bisogno. Poi, quando cucio, trovo molto tempo sia per la preghiera che per la lode. Quando accendo o riparo il fuoco, dico nel mio cuore: 'Accendi, o Signore, un fuoco sacro in questo mio cuore freddo'. " (E. J. Hardy, M.A.)

5 CAPITOLO 2

Neemia 2:5

se piace al re e se il tuo servo ha trovato favore.-L'uomo d'affari:-

Un uomo del genere era Neemia. La sua forte sagacia pratica si manifesta in tutta la documentazione del suo lavoro a Gerusalemme. E nel suo caso questa capacità imprenditoriale si fondeva con l'entusiasmo. È da questi uomini, uomini che combinano la sagacia pratica con il nobile impulso, che viene fatto il miglior lavoro del mondo. A volte troviamo uomini di zelo entusiasta o di vera pietà che hanno poca o nessuna facoltà di commercio, che sono carenti di capacità di osservazione e di gestione, che mancano della dura energia della perseveranza, che forse disprezzano il tatto e la prudenza, e che hanno poca capacità di adattare i mezzi ai fini. Tali uomini sono inclini a diventare o inguinesi o fanatici; sprecano tempo e forze in progetti impraticabili; possono avere scopi nobili, ma cercano di realizzarli con metodi poco saggi; danneggiano la causa che hanno a cuore con i loro stessi errori; si isolano da coloro con cui dovrebbero lavorare e alienano coloro con cui dovrebbero conciliarsi; diventano impazienti dei loro strumenti e agenti imperfetti; e, non riuscendo a realizzare il meglio concepibile, diventano negligenti nel realizzare il meglio possibile. E, d'altra parte, troviamo uomini di sagacia accorta e di capacità negli affari, di acuta osservazione e di tatto pronto, a cui manca tutta l'ispirazione più alta di un impulso nobile e generoso; che mancano di immaginazione, affetto e pietà; che non hanno un vero entusiasmo nemmeno nella loro attività; e che svolgono il loro lavoro pratico con la perseveranza riuscita di un egoismo freddo, intelligente e calcolatore. Un uomo di questo tipo sarebbe potuto andare a ricostruire le mura di Gerusalemme se fosse stato ben pagato per l'opera, e se avesse ricevuto del denaro con cui assumere la manodopera dei costruttori; ma non sarebbe mai andato, come Neemia, spinto dal fervore di un pio patriottismo, né avrebbe potuto incitare il popolo, come fece Neemia, allo sforzo volontario e al sacrificio. La facoltà pratica di economia è un dono di non poco conto; ma, come tutti gli altri doni, dovrebbe essere dedicato al servizio di Dio. Se un uomo possiede energia, perseveranza, tatto, rapidità nel prevedere le necessità e i risultati, abilità nell'adattare i mezzi ai fini, non dovrebbe considerare questi poteri come semplici strumenti per promuovere i propri obiettivi egoistici. Queste facoltà fanno parte di lui, ed egli stesso è chiamato a vivere come servo di Dio. Inoltre, lo sviluppo esclusivo della mera facoltà di economia è accompagnato dal massimo pericolo. Si tratta, infatti, di una facoltà per la quale possiamo ben ringraziare Dio; Ma ci sono altri poteri della nostra natura, alcuni dei quali più elevati e più importanti, che dovrebbero essere esercitati. L'intero lato spirituale del nostro essere, che guarda a Dio, alla giustizia e all'eternità, richiede coltivazione. Né dobbiamo trascurare gli affetti e le emozioni del cuore. Anche la cultura dell'immaginazione non è da disprezzare; Fornisce un sano contrappeso dove la facoltà pratica è acuta e forte. Se non c'è esercizio dell'immaginazione, non c'è approfondimento degli affetti, non c'è risveglio della coscienza e della natura spirituale, allora la sagacia pratica di un uomo può solo tendere a renderlo un mondano dalla testa dura e dal cuore duro. Il suo tatto degenererà costantemente in mera manovra, finezza e inganno. Il suo potere di gestire gli uomini lo porterà a trattarli come strumenti. Egli può così "andare avanti" nel mondo, come alcune persone contano di andare avanti; Potrebbe forse accumulare ricchezze e lasciarle dietro di sé ai suoi eredi. Ma la sua stessa natura si deteriorerà; diventerà ristretto, rachitico e impoverito, ed egli non farà mai nessuno dei migliori tipi di lavoro del mondo, né per Dio né per l'umanità. Che l'uomo coltivi con ogni mezzo la sagacia pratica; ma abbia cura di consacrarla a Dio e di farne l'ancella di scopi degni della sua natura spirituale. Non vogliamo né fanatici né mondani, né sognatori poco pratici né semplici tattici egoisti; vogliamo uomini che, come Neemia, siano aperti ai suggerimenti dell'impulso generoso e del puro entusiasmo, e allo stesso tempo siano in grado di realizzare i loro progetti con saggia lungimiranza, paziente energia e prudente autocontrollo. (T. C. Finlayson.)

La missione di Neemia:

Il testo è in armonia con la verità storica che per ogni grande opera ci deve essere un leader ispirato. Ogni grande risveglio è stato imperniato sulle azioni di un solo uomo. Il successo di Neemia dipendeva da tre tratti, che devono essere caratteristici di ogni grande leader negli affari umani. La mancanza di uno dei tre avrebbe reso la sua impresa un fallimento

(I.) La sua fede. Non c'è nulla in questo mondo di più sublime dell'uomo di fede, e non c'è nessuno più veramente ridicolizzato. La fede, insoddisfatta del presente, guarda al futuro. Le moltitudini sono contente delle conquiste di oggi. Neemia meditò sulla Gerusalemme che sarebbe stata. I piani, all'inizio, erano indistinti. Sembrava impossibile. Le sue erano parole di fede e non di visione: "Il Dio del cielo ci farà prosperare; perciò noi suoi servitori sorgeremo ed edificheremo".

(II.) La sua sagacia. La fede incita alla saggezza più pura. L'intelletto dell'uomo è fatto per essere il servitore della sua fede. La sua fede era ragionevole, eppure, dopo che era diventata più perfetta, per raggiungere il suo scopo era costretto a ragionare ad ogni passo del cammino. Così è possibile che molti uomini eseguano le loro preghiere. Artaserse aveva scelto un uomo sagace come suo coppiere, e Geova disse che Artaserse aveva scelto saggiamente. Geova aveva bisogno non solo di un uomo di fede, ma di un uomo accorto, per riportare Gerusalemme alla sua antica grandezza

(III.) Il suo coraggio. Ammettetegli di essere stato un uomo di fede più forte e di mente più accorta per ragionare sui passi successivi, ma senza il coraggio di fare ogni passo, dopo tutto aveva fallito. (Sermoni del club del lunedì.)

Neemia davanti ad Artaserse:

E fu ora che l'uomo di pietà apparve nell'uomo di patriottismo; e in modo ammirevole Neemia si erge come esempio per coloro che professano di avere a cuore il bene del loro paese, e di essere colpiti dalle sue calamità. Non convocò immediatamente un'adunanza degli ebrei, per consultare ciò che si poteva fare per i loro connazionali afflitti. Non radunò intorno a sé un gruppo di politici, perché si potessero discutere i piani e ottenere assistenza. Ma Neemia "si mise a sedere e pianse". Ma Neemia non ritenne compiuta la sua parte, quando in questo modo, in tutta umiltà, aveva confessato i peccati della sua nazione e implorato l'intervento di Dio. Non era uno di quelli che sostituiscono la preghiera allo sforzo, anche se non avrebbe fatto uno sforzo finché non si fosse preparato con la preghiera. Fortificato dall'umiliazione e dalla supplica, ora cercava di approfittare della sua posizione presso il re e, da vero patriota com'era, di rendere quella posizione utile ai suoi compatrioti. Neemia ebbe un forte timore quando Artaserse, colpito dal dolore dipinto sui suoi lineamenti, chiese imperiosamente la causa del dolore troppo evidente. Era il momento che aveva desiderato, sì, che aveva pregato, eppure, ora che era arrivato, sentiva così profondamente quali conseguenze incombevano su una parola, che era quasi senza equipaggio e poteva a malapena arrischiarsi a sfogare il suo cuore. I fatti sono questi: il primo, che era come la città dei sepolcri dei suoi padri che Gerusalemme suscitava la sollecitudine di Neemia, il secondo, che Neemia trovò un momento prima di rispondere al re per offrire una supplica all'Onnipotente. Ora, Gerusalemme non aveva ancora ricevuto la sua più illustre distinzione, in quanto "la pienezza dei tempi" non era arrivata, e quindi non erano ancora state compiute nei suoi circuiti le meravigliose scene della redenzione del mondo. Ciononostante, per ogni uomo, specialmente per un ebreo devoto, c'erano già ragioni in abbondanza per cui il pensiero dovesse volgersi a Gerusalemme, e centrarsi su di essa come su un luogo di particolare santità e interesse. Lì era stato eretto un tempio, "magnifico" al di là di ciò che la terra aveva visto prima del tempo, ricco di marmo e di oro, ma più ricco dei segni visibili della presenza del Signore universale. C'erano stati continuamente sacrifici, la cui efficacia era manifesta anche a coloro che non ne discernevano l'importanza tipica, in quanto a volte prevalevano sull'arresto delle visite temporali, e la pestilenza era dispersa dal fumo dell'oblazione. C'erano monarchi che regnavano di singolare e vasta fama. Quindi, si sarebbe potuto facilmente spiegare il motivo per cui Neemia avrebbe dovuto guardare a Gerusalemme con grande interesse. Ma la cosa osservabile è che Neemia non si fissa su nessuna di queste ovvie ragioni quando spiegherebbe, o spiegò, il suo interesse per Gerusalemme. Prima di offrire la sua preghiera silenziosa a Dio, e dopo, quando si poteva supporre che avesse ricevuto nuova saggezza dall'alto, parlava della città semplicemente come del luogo dei sepolcri dei suoi padri, come se non si potesse dare una ragione più forte per cui desiderasse ricostruirla; nessuno, almeno, la cui forza fosse più sentita da lui stesso, o più probabile che fosse confessata dal re. Il linguaggio di Neemia è troppo esplicito e troppo personale per permetterci di supporre che egli lo abbia adottato semplicemente pensando che avrebbe prevalso con Artaserse. Se possiamo argomentare dalle espressioni di Neemia, quindi, si tratta di uno spettacolo malinconico: quello di una città in rovina, di una marina distrutta o di un paese devastato dalla carestia e dalla guerra; ma c'è anche uno spettacolo più malinconico, quello di un cimitero, dove dorme la polvere dei nostri parenti, profanata e distrutta, sia dalla violenza che dall'incuria. C'è qualcosa di così ingeneroso nell'oblio o nel disprezzo dei morti: non possono parlare per se stessi; Sembra che stiano lasciando in eredità la loro polvere ai sopravvissuti, come se volessero dare affetto a qualcosa da custodire e un ufficio gentile ancora da svolgere. Non supponiamo, tuttavia, che i forti segni di rispetto per i morti, che ricorrono così frequentemente nella Bibbia, debbano essere completamente spiegati dall'azione dei sentimenti e degli affetti umani. Dobbiamo ricorrere alla grande dottrina della risurrezione del corpo se vogliamo comprendere appieno perché Giuseppe morente "diede comandamento riguardo alle sue ossa", e Neemia non offrì alcuna descrizione di Gerusalemme, ma che era il luogo dei sepolcri dei suoi padri. La dottrina della risurrezione getta, come tutti voi dovete ammettere, una sacralità intorno ai resti dei morti, perché prova che, sebbene abbiamo affidato il corpo alla terra, "cenere alla cenere, polvere alla polvere", quel corpo è riservato a nobili assegnazioni, destinato a riapparire in una scena più alta e a svolgere funzioni più gloriose. Allora il cimitero ben tenuto, con i suoi vari monumenti, ciascuno inciso con versi non più elogiativi del passato che speranzosi per il futuro, che cos'è se non la testimonianza pubblica di tutto ciò che è prezioso nel cristianesimo, in quanto è la testimonianza pubblica che i morti vivranno di nuovo? Ora dobbiamo staccare le nostre menti da Neemia che implora i sepolcri dei suoi padri, e fissarle su Neemia che si rivolge a Dio in una preghiera giaculatoria. Sotto il punto di vista pratico e confortante si colloca questo la verità dell'onnipresenza di Dio. Eppure, con tutta la sua misteriosità, questa non è solo una sublime speculazione, ma una sterile speculazione, che non è soggetta a esercitare la mente piuttosto che a giovare al cuore. Dovrebbe servire meravigliosamente al nostro conforto, sapere che, che possiamo spiegarlo o no, siamo sempre, per così dire, in contatto con Dio; così che nella folla e nella solitudine, nel ritiro dell'armadio, nel trambusto degli affari e nelle privazioni di casa, di giorno e di notte, Egli è ugualmente a portata di mano, abbastanza vicino per ogni sussurro e abbastanza abbondante per ogni bisogno. Non è così per un patrono o un amico umano, che, qualunque sia il suo potere e il suo desiderio di usarlo per noi, non può essere sempre con noi, per osservare ogni necessità e nominare ogni rifornimento. Non è indispensabile che ci sia una prostrazione esteriore e una supplica fissa. Il cuore non ha che da respirare il suo desiderio, e Dio lo conosce non appena si è formato, e può esaudirlo, se vuole, prima che la lingua possa esprimerlo. L'uomo d'affari, non ha bisogno di intraprendere una sola impresa senza pregare; il marinaio, non ha bisogno di spiegare una vela senza pregare; il viaggiatore, non ha bisogno di affrontare un pericolo senza pregare; l'uomo di Stato, non ha bisogno di impegnarsi in un dibattito senza pregare; l'invalido, non ha bisogno di cercare un rimedio senza la preghiera; all'accusato, non ha bisogno di incontrare un accusatore senza pregare. Possiamo santificare e illuminare ogni cosa con la preghiera, anche se sembriamo, e siamo, impegnati dalla mattina alla sera in affari secolari, e affollati da seguaci desiderosi. Non possiamo trovarci in una difficoltà per la quale non abbiamo il tempo di chiedere una guida, in un pericolo così improvviso da non riuscire a trovare un tutore, in un luogo così remoto da non poterlo riempire di sostenitori. (H. Melvill, B.D.)

Alla città dei sepolcri dei miei padri.-Il luogo dei sepolcri dei miei padri:

Ogni riferimento alla storia della fama e della potenza della città di Dio avrebbe potuto infiammare la gelosia del re persiano e fissare la sua risoluzione di lasciarla nella sua attuale rovina. Ma il cuore umano si addolcisce naturalmente in tenerezza sulle tombe dei morti. Da qui la consumata abilità e delicatezza con cui Neemia formula la sua supplica per il dolore. (W. Ritchie.)

Riflessioni sagge:

Gli uomini amano pensare all'onore dei titoli dei loro padri, o alla grandezza delle abitazioni dei loro padri. È saggio da parte nostra riflettere a volte sul luogo dei sepolcri dei nostri padri. Le tombe dove giacciono sono ricordi dove dobbiamo seguirli, e dalla loro tomba ci chiamano a prepararci per entrare nella stretta casa designata per tutti i viventi. (Ibidem)

Dio aiuta sempre i Suoi fedeli testimoni:

Con queste parole toccanti e potenti sottolineiamo l'aiuto onnipotente che Dio dà ai Suoi servitori nel perorare e nel testimoniare la Sua causa. Egli dà a Neemia bocca e saggezza in quest'ora difficile. È stato così per tutti i fedeli testimoni di Dio in ogni epoca. Fu così con Lutero alla Dieta di Worms. (Ibidem)

7 CAPITOLO 2

Neemia 2:7

Se piace al re, mi siano date delle lettere.-Prudenza religiosa:-

(I.) Questa prudente preveggenza è essenziale per il successo nelle imprese spirituali come in quelle secolari Salmi 112:5; Proverbi 11:29; 12:23; 14:15; Luca 14:28

(II.) Questa prudente preveggenza non è opposta, ma utile, alla fede spirituale

1.) Fornisce una base razionale per aspettarsi il successo

2.) Agisce sulla base del presupposto che le facoltà mentali siano state date per essere impiegate al servizio di Dio

3.) Non fa alcun passo senza cercare la guida e l'approvazione divina. (Commento omiletico.)

Buon senso nel lavoro religioso:

Quando ci dedichiamo all'opera del Signore, non dobbiamo abbandonare il nostro ingegno e non dimenticare i principi degli affari e le regole della vita quotidiana. Né dobbiamo ignorare le difficoltà o supporre che scompariranno di fronte a qualche potere miracoloso. Anche se dipendiamo esclusivamente dal Signore, non dobbiamo privarci del giudizio e del buon senso. (W. P. Lockhart.)

Preghiera e buon senso:

Così mi alzai e "pregai l'Iddio del cielo, poi chiesi al re di darmi delle lettere". Questo è il vero modello di preghiera: pregare il Re dei re e poi accettare gli incarichi ordinari della vita; invocare l'Onnipotenza, e poi usare i sensi. Hai pregato? Vi siete seduti sulla vostra sedia e avete pregato di poter essere in grado di far quadrare i conti, alla fine della settimana, e poi vi siete addormentati fino a quando è arrivato il momento, e vi siete svegliati e avete scoperto che entrambe le estremità non si sono incontrate? Quella non era affatto preghiera. Pregherò Dio di aiutarmi a pagare ogni debito che ho, a superare ogni difficoltà sulla mia strada. Ora, dopo aver detto la mia preghiera, lasciami uscire e farlo. (J. Parker, D.D.)

8 CAPITOLO 2

Neemia 2:8

E il re me lo concesse secondo la buona mano del mio Dio su di me.-La potenza di Dio nel singolo cristiano:

Il segreto del successo è avere Dio con noi, e ciò che vogliamo ai nostri giorni non sono più macchine o nuovi metodi di lavoro, ma più potenza di Dio nei singoli cristiani. Neemia, nella sua prolungata devozione, ci mostra come si può ottenere questo potere, perché è quando conosciamo Dio nella Sua pienezza e abbiamo una comunione illuminata con il Signore, che siamo idonei a diventare "operai insieme a Lui". (W. P. Lockhart.)

La mano di Dio:

(I.) Uno spirito di dipendenza. Lì espira una sensazione di insignificanza. L'oratore si sente a malapena in grado di fidarsi di se stesso

1.) L'abilità tecnica dell'uomo. Essendo arrivati a uno standard così elevato nel design, nella costruzione e nell'arte, siamo molto inclini a pensare molto bene di noi stessi. Guardiamo la ferrovia, la locomotiva a vapore, il piroscafo oceanico, il tunnel sotto le colline e il canale attraverso la terraferma, e immaginiamo di poter fare qualsiasi cosa

2.) La presunzione naturale dell'uomo. C'è una grande tendenza ad avere un'opinione più alta di noi stessi di quanto dovremmo pensare. Satana impiega questa tendenza per indurre l'uomo ad alzare la mano contro Dio

(II.) Uno spirito di fiducia. Questo spirito di fiducia ci salverà da molte prove. Impedirà...

1.) Cura ansiosa. Se lasciamo le nostre preoccupazioni nelle mani di Dio, non staremo attenti e non saremo ingombranti su molte cose. Impedirà...

2.) Mentalità mondana dell'indole. Lo spirito che lascia le sue preoccupazioni nelle mani di Dio, lascerà anche lì le sue gioie

3.) Tutta l'amarezza del dolore. (Omileta.)

Il riconoscimento di Dio:

Riconosceva Dio in tutti. Non alle sue circostanze favorevoli, né all'opportunità di presentare la sua petizione, né al buon umore in cui si trovava il monarca, né a tutte queste cose messe insieme, egli attribuì il suo successo. Le cause secondarie non spiegherebbero il risultato; deve essere rintracciato fino alla sua vera fonte: Dio, e Dio solo deve avere tutta la gloria. (W. P. Lockhart.)

9 CAPITOLO 2

Neemia 2:9-20

Poi sono arrivato dai governatori al di là del fiume.Le fasi iniziali di una grande riforma:

Le grandi riforme hanno spesso un inizio insignificante e sono lente a sviluppare le loro vere proporzioni. L'opera di Riforma...

(I.) Richiede un leader vigoroso

(II.) Non dovrebbe essere intrapreso senza una stima deliberata della sua grandezza e difficoltà

(III.) Nelle sue fasi iniziali è quasi certo di provocare opposizione

(IV) Non può essere portato avanti senza la cooperazione reciproca

(V.) Non può avere successo senza la benedizione divina. (Commento omiletico.)

e diede loro le lettere del re.-Le lettere del re:

Ecco una bella immagine dell'evangelista cristiano. Quando va all'estero non ha nulla da presentarsi: consegna semplicemente le lettere del re. Quando il predicatore appare sul pulpito, tutto ciò che deve fare è dare al popolo le lettere del Re; Quando lo studente china la testa sulla scrivania nello studio, è solo per poter studiare ciò che è scritto nelle lettere del Re. Nel momento in cui cominciamo a scrivere lettere di elogio per noi stessi, diventiamo come gli altri uomini; La nostra distintività di ambasciatori è andata perduta. Le lettere del Re sono piene di luce e amore. Sono indirizzate a tutti gli uomini. (J. Parker, D.D.)

Quando Sanballat l'Horonite ... Li addolorava enormemente.-Gelosia segreta:-

C'è gelosia...

(I.) Tirannico nel suo spirito

(II.) Antireligioso nel suo atteggiamento

(III.) Avidamente egoista nei suoi motivi

(IV.) Autotortura nei suoi effetti. (Commento omiletico.)

11 CAPITOLO 2

Neemia 2:11

Arrivai a Gerusalemme e rimasi lì tre giorni.-Giorni di quiete:-

Alcuni operai dei giorni nostri avrebbero mandato in giro il fattorino e convocato i principali abitanti a un congresso preliminare entro mezz'ora dal loro arrivo; ma non ci fu una tale fretta incredula con Neemia, e quindi furono lasciati trascorrere tre giorni. Era necessario riprendersi dalla fatica del viaggio. Colui che è il Dio dei nostri corpi e delle nostre anime conosce bene il limite delle nostre forze, e non vorrebbe che oltraggiassimo le leggi fisiche, anche nel cercare di rendergli onore. Questi tre giorni possono essere stati necessari anche per ulteriori preghiere e per attendere Dio. Può darsi anche che Dio non volesse che cominciasse l'opera sotto un semplice impulso naturale o per l'eccitazione umana. Da qui la necessità di tre giorni di quiete. Gli uomini sotto eccitazione possono fare cose meravigliose, sia nell'assaltare una ridotta che nel condurre quella che nei tempi moderni è chiamata una "missione"; ma Dio non vuole che la Sua opera sia compiuta sotto l'eccitazione. La calma e la quiete dell'animo sono più favorevoli a quella vera fiducia in Lui che gli dà tutta la gloria e non ne cerca nessuna per noi stessi. (W. P. Lockhart.)

La saggezza dell'attesa:

Questo intervallo sarebbe stato senza dubbio occupato a riflettere sulle difficoltà della sua impresa, a maturare il suo corso di procedura. Inoltre, probabilmente era in dubbio su come procedere, finché Dio non gli rivelò la Sua volontà; e per questo aveva bisogno di fargli conoscere le sue richieste nella preghiera. Questa è sempre la disciplina di una vita religiosa. Un pio scrittore osserva: "Ho bisogno di tanta pazienza per aspettare quanto la lampada ha bisogno di olio, fino allo spuntare del giorno e le ombre fuggono via". (W. Ritchie.)

Pensionamento preparatorio:

I servitori di Dio spesso si ritiravano per deliberare prima di intraprendere compiti ardui. Mosè, Paolo, Cristo stesso. Il ritiro di Neemia...

(I.) Gli ho dato il tempo di guardarsi intorno

(II.) Gli ha dato il tempo di guardare avanti

(III.) Gli ha dato il tempo di guardarsi dentro

(IV.) Gli diede il tempo di guardare in alto. (Commento omiletico.)

12 CAPITOLO 2

Neemia 2:12-20

E mi alzai di notte.- Neemia, l'operaio modello: -

(I.) Lavora in modo ponderato. Prima di iniziare questo enorme compito, trascorre un po' di tempo a riflettere. Chi può dire i pensieri di Neemia mentre si muoveva tra le rovine di Gerusalemme questa notte? Gerusalemme era la casa dei suoi padri, il centro delle sue associazioni più sacre. Prima di intraprendere un'opera, dobbiamo misurarne la grandezza e convincerci della sua praticabilità Luca 14:28-30. Gli uomini, per l'impulso del momento, mettono mano a imprese che non si sono mai dati il tempo di comprendere, e per le quali non sono adatti; e quindi, quando l'eccitazione è finita, abbandonano il lavoro con delusione, se non con disgusto

(II.) Lavora in modo indipendente. "Mi alzai di notte, io e alcuni uomini con me, e non dissi ad alcuno ciò che il mio Dio si era messo in cuore di fare a Gerusalemme". Non è così che siamo abituati ad agire in quest'epoca. Non ci sono che pochi uomini che intraprenderebbero una grande opera e vi si dedicherebbero da soli, senza cercare la simpatia e il consiglio dei loro simili. Se abbiamo un lavoro che ci impone come un dovere di importanza generale, quasi la prima cosa che facciamo è convocare i nostri amici, ottenere la loro approvazione e formare un comitato che ci aiuti a portarlo a termine. Noi, in questi giorni, lavoriamo per organizzazioni. La nostra individualità nel lavoro è poco vista o sentita. Siamo le membra delle società, le ruote delle organizzazioni. Quello che vogliamo è più individualismo nell'azione, più dell'uomo indipendente e meno della società. Due cose mostreranno l'importanza di questo

1.) Le opinioni degli altri non possono determinare il nostro dovere. Il dovere è tra noi e Dio. È qualcosa che è perfettamente indipendente dal pensiero degli uomini

2.) Le opinioni degli altri possono metterci in imbarazzo nel dovere. Il dovere ci giunge generalmente in una scrittura molto leggibile, non ha bisogno di interpreti, ci parla con una voce molto distinta. In mezzo al frastuono dell'opinione umana c'è il pericolo che essa perda la sua voce. Coltiviamo, quindi, l'abitudine di agire in modo indipendente; non orgogliosamente, non disprezzando le opinioni degli altri, o rifiutando la loro cooperazione, ma lavorando sempre con la forza delle nostre convinzioni

(III.) Ha lavorato in modo influente. Il capitolo successivo mostra che, sotto la sua influenza, tutte le classi, maschili e femminili, si misero al lavoro con il giusto ardore

1.) Il popolo vide che egli capiva la questione. Riconobbero subito in lui un uomo che sapeva di cosa si trattava, un uomo di capacità e forza intellettuale

2.) Il popolo vide che era completamente serio. Quello che ha detto intendeva

(IV.) Lavorò eroicamente

1.) Guarda i sacrifici che ha fatto

2.) Guarda i nemici che ha incontrato. Aveva almeno tre nemici disperati (ver. 19): Sanballat, Tobia e Ghesem. Questi uomini mostrarono la loro opposizione...

(1) Con lo scherno (ver. 19, CAPITOLO 4:3)

(2) Con l'indignazione (cap. 4:7)

3.) Il lavoro che ha effettuato. Terminò il lavoro in cinquantadue giorni, nonostante tutte le difficoltà che sembravano insormontabili. Ha sconfitto i nemici maligni, ha trionfato su tutti

(V.) Lavorò religiosamente. "Allora parlai loro della mano del mio Dio che era sopra di me", ecc. (versetti 18-20)

1.) I suoi impulsi ad agire li ha attribuiti a Dio

2.) La sua regola d'azione derivata da Lui (ver. 18)

3.) I suoi sacrifici nell'opera che ha fatto per Lui (cap. 5:15)

4.) Lo spirito con cui svolse la sua opera era quello di dipendere da Lui (CAPITOLO 4:9-12)

Questa religione è la filosofia del suo potere. Si sentiva il messaggero e il servo di Dio. (Omileta.)

Preparazione prima del lavoro:

Spesso intraprendiamo una cosa e l'altra, sia nella nostra vita spirituale che temporale, senza preparazione; e per la mancanza di ciò ne consegue il fallimento. Prima che il dottor Nansen, il norvegese, partisse per la sua spedizione polare, dormiva sotto la sua tenda di seta con il duplice scopo di provarla e di acclimatarsi. Altri membri della spedizione dormivano all'aria aperta coperti dalle pelli di lupo che portavano con sé. Uno scrittore molto famoso, al fine di garantire la migliore descrizione possibile di un temporale, prese posizione durante sei di questi temporali sulla cima di una torre di una cattedrale, inzuppandosi ogni volta fino alla pelle. Non è solo il fare una cosa, ma la preparazione per farla, che in molti casi si traduce in successo. Non si perde tempo per prepararsi a ciò che vale la pena fare. (Segnale.)

Scopi da non divulgare prematuramente:

I propositi degli spiriti dominanti sono talvolta così grandiosi e audaci nel loro carattere da essere incapaci di ricevere sostegno da altre menti; e se dovessero essere divulgati prematuramente, sarebbero rovinati nella loro esecuzione. Lord Clive era solito dire che non aveva mai convocato un consiglio di guerra se non una volta, e che se avesse agito secondo il consiglio dato, la battaglia di Plessey non sarebbe stata combattuta e l'India sarebbe stata persa dall'Impero britannico. (W. Ritchie.)

Un tempo per il silenzio:

Impara: le buone intenzioni sono meglio tenute segrete.-

(I.) Fino a quando non ne sarà accertata la fattibilità

(II.) Fino a quando non possono essere eseguiti con energia decisiva

(III.) Da coloro che probabilmente si opporranno ad essi

(IV.) Fino a quando non si potrà fare affidamento sulla cooperazione essenziale per il successo. (Commento omiletico.)

La visita divina all'anima:

In questa visita di generoso dolore a una scena di desolazione del tempio, ci viene ricordato il primo approccio dello Spirito Santo nella misericordia verso le nostre anime rovinate. (W. Ritchie.)

Esplorazione personale:

Prendete la vostra misura della miseria del mondo. Ogni uomo cristiano dovrebbe andare in giro per il mondo, per quanto è in grado di farlo, con l'aiuto di rapporti, per prendere la propria misura della situazione, sgattaiolare fuori di notte e vedere cosa ha fatto il diavolo con questa nostra natura umana, e dovrebbe dire: "Dio mi aiuti, farò tutto il possibile per rimediare a questo male e per riparare la casa distrutta del Signore". (J. Parker, D.D.)

Il cavaliere di mezzanotte:

(I.) Il mio argomento mi colpisce con l'idea di quanto sia intenso l'attaccamento alla casa di Dio. È attraverso lo spettacolo di questa scena che scopriamo l'ardente attaccamento di Neemia per quella Gerusalemme sacra che in tutti i tempi è stata il tipo della Chiesa di Dio, la nostra Gerusalemme, che noi amiamo tanto quanto Neemia amò la sua Gerusalemme. Ciò che Gerusalemme era per Neemia, la casa di Dio, lo è per te. Gli infedeli possono farsi beffe della Chiesa come di un affare obsoleto, come una reliquia dei secoli bui, come una convenzione di gente buona-buona, ma tutta l'impressione che hanno mai fatto nella vostra mente contro la Chiesa di Dio è assolutamente nulla. Oggi fareste più sacrifici per essa che per qualsiasi altra istituzione e, se fosse necessaria, morireste in sua difesa

(II.) Le rovine devono essere esplorate prima che il lavoro di ricostruzione possa iniziare. La ragione per cui così tante persone in questo giorno, apparentemente convertite, non rimangono convertite, è perché non hanno prima esplorato la rovina del loro cuore. C'era una sovrastruttura della religione costruita su un substrato di peccati di cui non ci si era pentiti. Il problema con una buona parte della teologia moderna è che, invece di costruire sulle giuste fondamenta, si basa su detriti di natura non rigenerata. Tentano di ricostruire Gerusalemme prima di aver visto, nella mezzanotte della condanna, l'orrore della rovina. Qualche giorno fa un dentista mi ha detto: "Fa male?". Ho risposto: "Certo che fa male. È nel tuo lavoro come nella mia professione: dobbiamo soffrire prima di poter aiutare; Dobbiamo esplorare e scavare prima di poter mettere l'oro". Non capirete mai la redenzione finché non capirete la rovina. Un uomo viene da me per parlare di religione. La prima domanda che gli faccio è: "Ti senti peccatore?" Se dice: "Ebbene, io... sì", l'esitazione mi fa pensare che l'uomo voglia un giro sul cavallo di Neemia entro mezzanotte attraverso le rovine, dentro alla porta dei suoi affetti, fuori alla porta della sua volontà, vicino al pozzo del drago; e prima che abbia finito quella cavalcata di mezzanotte lascerà cadere le redini al collo del cavallo, e prenderà la sua mano destra e colpirà il suo cuore, e dirà: "Dio abbi pietà di me, peccatore!"

(III.) Il mio soggetto mi dà un esempio di tristezza indaffarata e trionfante. Se c'era un uomo al mondo che aveva il diritto di affliggere e rinunciare a tutto ciò che era perduto, quello era Neemia. Voi dite: "Era un coppiere nel palazzo di Susa, ed era un luogo grandioso". Così è stato. Ma sapete benissimo che la bella architettura non sconfigge la nostalgia di casa. Sebbene avesse un dolore così intenso da suscitare la commiserazione del re, tuttavia si rialza per ricostruire la città. Ottiene il suo permesso di assenza; ottiene i suoi passaporti, si affretta a Gerusalemme. Di notte cavalca tra le rovine; suscita la pietà e il patriottismo del popolo, e in meno di due mesi Gerusalemme fu ricostruita. Questo è ciò che io chiamo tristezza indaffarata e trionfante. Tutta la tentazione è con te, quando hai difficoltà, di fare esattamente l'opposto del comportamento di Neemia, e cioè di arrenderti. Voi dite: "Ho perso mio figlio e non potrò mai più sorridere". Voi dite: "Ho perso la mia proprietà e non potrò mai riparare le mie fortune". Voi dite: "Sono caduto nel peccato e non potrò mai ricominciare per una nuova vita". Se Satana può farti prendere quella decisione, e farti mantenerla, ti ha rovinato. I guai non sono mandati per schiacciarti, ma per eccitarti, per animarti, per spingerti. Oh, se il Signore Dio di Neemia suscitasse tutte le persone dal cuore spezzato per ricostruire. Fustato, tradito, naufragato, imprigionato, Paolo andò avanti. Conoscevo una madre che seppellì il suo bambino il venerdì e di sabato apparve nella casa di Dio e disse: "Dammi una classe; dammi una classe di scuola del sabato. Non ho più figli e mi piacerebbe avere una classe di bambini piccoli. Datemi dei bambini veramente poveri. Dammi una lezione in una strada secondaria". Questo è bellissimo. Questa è tristezza trionfante. (T. Deuteronomio Witt Talmage.)

Un'ispirazione per i lavoratori:

Era come il corno magico che svegliava gli abitanti del castello incantato. L'incantesimo era stato spezzato. Il torpore degli ebrei lasciò il posto alla speranza e all'energia. Neemia non portò con sé nuovi operai; ma portò ciò che c'era di meglio, l'unico requisito essenziale per ogni grande impresa: un'ispirazione. Questo è l'unico bisogno supremo al momento. (W. F. Adeney, M.A.)

L'appello di Neemia:

(I.) L'appello agli abitanti di Gerusalemme. L'angoscia sotto la quale la città gemeva allora fu il risultato...

1.) Dell'opposizione dei nemici

2.) L'indifferenza degli amici

(II.) L'invito in relazione all'appello. Era un invito...

1.) A uno sforzo laborioso e di abnegazione

2.) A uno sforzo immediato

3.) A uno sforzo individuale, a quello combinato, a quello perseverante

(III.) Le considerazioni in base alle quali l'invito viene eseguito

1.) Fa appello al loro senso di vergogna

2.) Egli nota l'incoraggiamento che è stato loro dato da Dio

3.) Si appella alle circostanze incoraggianti dei tempi

(IV.) L'effetto che tutto ciò ebbe sulle menti del popolo

1.) Ha sollevato il loro entusiasmo

2.) Li ha portati allo sforzo

3.) Ha portato all'eccitazione e alla cooperazione reciproche

4.) Ha portato al successo finale. (W. Orme.)

La chiamata a costruire:

(I.) Un tipo di tutti i veri riparatori di Dio. Pensate solo alla nostra Chiesa inglese. Ridley a Cambridge, meditando nelle sue passeggiate sulle epistole di San Paolo; Wesley, nei giorni in cui i nostri pulpiti erano troppo pieni di "scimmie di Epitteto", che rimuginavano sul vangelo della grazia e sulla dolcezza del nome di Gesù; Simeone, maturando le opinioni che agitavano tante parrocchie stagnanti, e diede una nuova primavera all'opera missionaria; negli ultimi anni Aitken, che spesso trascorreva sei ore in preghiera nella sua chiesa sulla scogliera della Cornovaglia, e poi usciva con l'anima infiammata per parlare ai peccatori dell'amore redentore, che cosa sono questi e molti altri se non i cristiani Neemia? Questi uomini cominciarono con la preghiera a osservare in solitudine e nel silenzio il muro che era stato abbattuto. Finirono gridando con una voce che usciva con i venti, ed entrò con la potenza di Dio in centinaia di spiriti: "Venite e costruiamo le mura di Gerusalemme".

(II.) Lezioni per tutti questi riparatori

1.) I costruttori lavoravano sotto le armi. Coloro che in questa crisi vorrebbero compiere una vera opera di restaurazione spirituale nella Chiesa inglese, devono "ognuno avere la spada cinta al fianco" e "così costruire". Coloro che perseguono tre grandi fini - un culto più riverente, un ministero più pieno di consolazione individuale e una devozione più tenera - devono, anche mentre costruiscono, essere equipaggiati e vigilanti contro un'influenza ostile

(1) Devono guardarsi da un rituale romanizzante e, aggiungerò, da un ritualismo sentimentale

(2) Dovrebbero essere vigili per resistere ad altre e molto più sottili invasioni di principi ostili allo spirito della Riforma inglese

(a) Ci viene spesso detto che dobbiamo avere tra noi la confessione privata abituale, l'assoluzione e la guida spirituale sistematica. Sono d'accordo con Mason, che dice: "Non abbiamo solo un'assoluzione pubblica nella nostra Chiesa, ma anche privata, perché ci sono molti che desiderano un particolare conforto. E perciò usiamo un'assoluzione privata nella visita degli infermi, e tutte le volte che i cuori spezzati e le coscienze ferite di determinate persone lo richiedono". Ma se qualcuno desidera andare oltre, per cambiare la confessione da una medicina per i morbosi in un bene per tutti, mira a ciò che il genio del cristianesimo teutonico, il carattere del popolo inglese e della Riforma inglese, rendono impossibile

(b) Un secondo punto, in cui i nostri costruttori devono indossare la spada mentre riparano il muro, riguarda la forma delle devozioni che possono introdurre o raccomandare. Permettetemi di fare l'esempio di ciò di cui si è sentito parlare tanto di recente: l'adorazione del Sacro Cuore

2.) I costruttori lavorarono sotto l'armoniosa cooperazione del clero e dei laici. Esdra e Neemia si unirono nella restaurazione. (Abp. Alessandro.)

Una città desolata:

Una città desolata racconta una storia di grandezza passata, di risorse passate, di vita passata. Chi può guardare le nazioni della Cina e dell'India e non piangere la loro desolazione morale e spirituale? Ci sono doni di Dio in abbondanza, ma la superstizione regna sovrana. I milioni di persone sono in uno stato di rovina morale. Non proveremo compassione per loro? Alziamoci e ripariamo dalle brecce fatte dal peccato, da Satana e dalla superstizione. (J. M. Randall.)

Le rovine di Gerusalemme:

Neemia è per noi un esempio. Come lui, noi ricostruiremmo le mura di Gerusalemme

(I.) Vediamo in che modo la nostra situazione ci ricorda i tempi di Neemia

1.) Gerusalemme, per noi, è la Chiesa. Uso la parola nel senso ampio e tuttavia esatto che fa la Scrittura. La Chiesa, secondo l'espressione di Paolo, è la casa spirituale di Dio, edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare. La Chiesa, secondo l'espressione di Pietro, è quell'edificio al quale dobbiamo appartenere come pietre vive per essere una casa spirituale, un sacerdozio santo. La Chiesa è quella famiglia i cui membri sono noti solo a Dio; è quella grande città di anime di cui le nostre varie Chiese non sono che realizzazioni imperfette. Se la casa in cui siamo cresciuti ci è cara soprattutto di più, che cosa sarà allora la Chiesa, soprattutto quando ci avrà trasmesso con i tesori del Vangelo esempi di eroica fedeltà? Amiamo dunque la Chiesa a cui apparteniamo, amiamola più degli altri; è un nostro diritto, è un nostro dovere; ma al di sopra di questo, manteniamo la grande realtà che si chiama Chiesa universale, e che deve essere per noi oggetto di fede

2.) "Le mura di Gerusalemme sono crollate", dissero i fuggiaschi a Neemia. Non è questo il messaggio che oggi molte voci ci portano da ogni parte della cristianità? La Chiesa protestante è rimasta sorpresa. Protetta fino ad allora dal bastione dell'autorità delle Scritture che la Riforma aveva costruito, e dietro la quale, senza dubbio, erano nascoste molte lotte intestine, essa fu unanime nel precipitarsi alla breccia quando fu necessario difendere la sua libertà contro il cattolicesimo, la sua fede nel Dio della rivelazione contro l'infedeltà. Oggi quel bastione è stato forzato; La critica è penetrata nel luogo come un torrente vasto e impetuoso. L'autenticità dei libri sacri, dei fatti e delle dottrine, tutti sono stati scossi; e, dopo aver negato la realtà di una rivelazione soprannaturale, si vede superata da una filosofia che, allargando la breccia che ha forzato, distrugge anche lo stesso sentimento religioso, ben sapendo che nulla sarà compiuto finché la voce nei recessi dell'anima umana, che chiede soccorso e perdono al Dio vivente, non è stato soffocato

(II.) Vediamo ora cosa dovrebbe insegnarci il suo esempio. Avviso-

1.) Il suo dolore. Comprendete un dolore come quello di Neemia? Sapete che cosa significa gemere come egli per la desolazione di Gerusalemme? La nostra epoca ha segnalato il dolore; i suoi poeti hanno cantato la segreta malinconia dell'anima con una vivida emozione; Ma nella tristezza che si ispeziona, che si analizza con compiacente curiosità, che si mostra al mondo, che egoismo c'è, che amaro orgoglio o triviale vanità! Quanto è raro il dolore per la causa di Dio! Incuriositi da tutto, anche dal male, distratti da tutto, distratti dall'unica cosa necessaria, siamo a malapena in grado di comprendere il dolore di un Elia che si lamenta per l'Israele errante, di un Neemia che versa lacrime di cuore sulle rovine di Gerusalemme, o di un Paolo pieno di santa amarezza in presenza dell'idolatria ateniese, di un Calvino consumato dalla tristezza alla vista delle Chiese perseguitate

2.) Il suo spirito di sacrificio. Neemia fa molto di più che lamentarsi. Lui agisce, e per agire sa sacrificare tutto. Alla pace di cui gode preferisce i pericoli di una lotta senza tregua; al brillante futuro che lo attende, al rimprovero del suo popolo. È questo spirito che contraddistingue sempre coloro che desiderano servire Dio quaggiù. In ogni epoca devono essere separati dal mondo. Ho visto, in un'altra confessione, giovani uomini e fanciulle, all'età in cui la vita prometteva loro i suoi incanti, rinunciare a tutto, anche al loro stesso nome, indossare la tonaca o la tonaca, e arruolarsi per sempre al servizio dei poveri, a scuola o in ospedale. Ci piace una religione facile. Solo Loro sono capaci e degni di innalzare le mura di Gerusalemme che, come Neemia, sapranno sacrificare tutto per Dio

3.) La sua serietà nel lavoro che ha intrapreso. Notate qui la grandezza della sua fede, misurata dalla scarsità delle sue risorse e dai grandi ostacoli che incontra. Forse più di una persona in questa assemblea ha sentito il suo zelo paralizzato dallo spettacolo della Chiesa, dalla piccolezza delle nostre risorse rispetto alla vastità degli ostacoli! Anche tu, come Neemia, hai passato notti oscure in cui hai passato in rassegna una dopo l'altra tutte le rovine che il nostro secolo accumula. Antiche credenze, sante, venerate tradizioni, che si mescolano in un lontano raccoglimento con le preghiere della culla, esplorate, abbandonate alla derisione della moltitudine! Non avete visto in quelle anime che vi sono care le speranze e le consolazioni del Vangelo consumarsi una dopo l'altra? Non avete udito da labbra che un tempo pregavano come le vostre le fredde smentite di una critica spietata? Una volta udirono, contemplando i cieli, il canto dei mondi che lodavano il loro Dio creatore; Ora non colgono altro che l'inevitabile evoluzione di un meccanismo eterno. Una volta era la Provvidenza, senza il cui permesso non cade a terra un passero, e che conta le nostre lacrime; ora è l'uomo, che si erge solitario di fronte alle fredde immensità dello spazio, dove Dio non c'è più. Ahimé! Davanti a tali rovine capisco come il cuore rabbrividisce. Ma è proprio la magnificenza di queste rovine che ci riempie di speranza. Tra il Dio vivente del cristianesimo e la nullità del fatalismo non c'è nulla che rimanga in piedi; Non c'è un solo sistema che tenga insieme anche solo pietre sufficienti per costruire un pezzo di muro o un rifugio. Ora l'umanità non vive di nulla. Pecca, soffre, muore; ha bisogno di perdono, di consolazione, di speranza; e se, di fronte a quelle questioni supreme che oggi possiamo evitare, ma che torneranno domani, la scienza deve confessare tutta la sua ignoranza; se, allo spirito che ha sete dell'assoluto, al cuore che ha sete d'amore, alla coscienza che ha sete di giustizia, risponde: "Lascia quelle fantasticherie; Non riconosco nulla se non ciò che tocco e ciò che vedo"; Se queste sono le sue ultime parole, come ci è dato di capire, l'umanità deve andare altrove a cercare riposo, pace, certezza. Possa allora trovare aperta davanti a sé la Gerusalemme del Dio vivente! Venite dunque, io vi dico, venite e innalziamo di nuovo le mura di Gerusalemme, per non essere più oggetto di vituperio. Al lavoro, nei giorni di difficoltà; all'opera, nonostante la mancanza di successo. "O Dio", disse un grande cristiano, "il successo è affar tuo; Quanto a me, dammi ubbidienza". (E. Bersier, D.D.)

Ed essi dissero: "Alziamoci e costruiamo".-Cuori preparati:-

Ci sono momenti in cui il cuore umano è così preparato da Dio che le grandi verità richiedono solo di essere rivolte a loro per essere immediatamente accolte. Sono come la carta preparata dal fotografo per ricevere l'impronta di una somiglianza; L'oggetto deve solo essere presentato davanti a sé in una luce adeguata, quando assume la sua esatta immagine. Così avvenne in questo caso con questi uomini di Giuda. Essi accettarono prontamente l'appello di Neemia. (W. Ritchie.)

Entusiasmo:

Il potere dell'entusiasmo, il valore di un uomo entusiasta, è la lezione qui impressa nelle nostre menti

1.) Neemia viene tutto in fiamme per la sua impresa. Non è solo entusiasta, ma anche saggio. L'entusiasmo senza lungimiranza è una forza cieca. È come l'oceano che spumeggia la sua potenza in battaglia contro una costa di ferro. Unito alla prudenza è come il corso di un fiume largo e profondo che fertilizza il suolo, portando sul petto le navi dei mercanti, dando impulso all'industria, all'intraprendenza e allo spirito di avventura e di scoperta

2.) Il cristianesimo è un potere debole se non è entusiasta. È lo spettacolo stupefacente del grande Redentore del mondo che offre la sua vita per il mondo che ha creato la Chiesa, e che è la vita e l'energia di ogni suo messaggio e della sua missione

3.) L'entusiasmo è il bisogno della Chiesa di Dio. Cuori con fuoco, anime con passione che brillano dentro di loro. Davanti a tali uomini la montagna diventa una pianura, i luoghi aspri lisci, l'impossibile possibile. È il vero flusso di purificazione e la forza motrice dell'umanità. L'entusiasmo di Cristo è per tutti noi la salvaguardia della condotta, la più potente ispirazione per una vita santa e utile. (A. J. Griffith.)

I leader cercavano:

Spesso ciò che la gente si aspetta è semplicemente un leader, un uomo di coraggio, di energia e di speranza, che possa stimolare il loro zelo con il contagio del suo e che, allo stesso tempo, abbia la capacità pratica di schierare i loro poteri e di organizzare e dirigere le loro risorse. Un uomo del genere era Neemia. (T. Campbell Finlayson.)

La forza dell'unità...

(I.) Consiste nel suo potere di proteggere i singoli lavoratori dallo scoraggiamento

1.) I lavoratori isolati sono sempre soggetti alla depressione

2.) La simpatia reciproca e la conferenza alleviano la tensione mentale e rinnovano l'energia esausta

(II.) Consiste nel suo potere di resistere all'opposizione combinata dall'esterno

(III.) Consiste nella sua capacità di far fronte alle difficoltà inerenti al lavoro, che altrimenti sarebbero insormontabili. (Commento omiletico.)

La ricostruzione di Gerusalemme:

Ricordo un detto di Edward Irving che si rivelò una luce guida per un uomo così grande come Frederick Maurice, quando era nel dubbio e nell'oscurità. Era questo: "L'Antico Testamento è il dizionario del Nuovo!" Oggi possiamo usare l'Antico Testamento con riverenza in quanto tale, e possiamo trovare il significato e il motivo del servizio moderno in questa storia dei giorni passati. Proviamo a guardare, allora, sotto la superficie e vediamo...

(I.) La natura di quest'opera: la ricostruzione di Gerusalemme

1.) È stato per fini religiosi che è stato intrapreso. Babilonia e Susa erano città nobili; ma l'opera di erigere altri come loro non avrebbe ispirato a Neemia questo fervore altruistico. Alcune città sono creature del commercio, e crescono, come cresce Londra, con il numero di persone che vi si recano per lavoro o per speculazione; E poi si decadono, come hanno fatto molte città, perché la strada maestra per il mare viene chiusa dalla massa di materia riversata dal fiume e insabbiata dalle maree. Altre città sono state fondate da un conquistatore per scopi militari, per dominare qualche distretto scontento o per sorvegliare una frontiera minacciata, come Metz è stata fortificata nei giorni nostri e come la maggior parte delle città romane sono state erette nel nostro paese. Ma Gerusalemme non era un centro militare; Non si trovava su una grande autostrada, e il suo sito sarebbe stato mal scelto per un'impresa commerciale. Quella città era per eccellenza una città sacra, che conteneva un tempio il cui rituale custodiva verità di cui il mondo non avrebbe potuto fare a meno. Se leggete la storia successiva di questa ricostruzione, vedrete gli usi a cui la città fu destinata, appena fu messa al sicuro contro gli attacchi. E questi erano gli scopi contemplati dai costruttori. La legge di Dio fu letta al popolo da Esdra; la Festa dei Tabernacoli fu celebrata, come non lo era stata per molti anni; il Giorno dell'Espiazione era osservato solennemente; e il precedente patto con Geova fu rinnovato. E allora furono applicate leggi giuste, e fu fatta giustizia a tutto il popolo. Questo ci insegna che tutte le nostre imprese, come popolo di Dio, anche se sono materiali come la costruzione di una città o l'ampliamento di una chiesa, devono essere iniziate e portate avanti con tali fini in vista

2.) Ancora una volta, il buon lavoro che questi ebrei dovevano fare era tra le rovine di ciò che era stato nobile. Ogni pietra staccata, ogni capitello cesellato, ogni pilastro spezzato, ogni frammento carbonizzato di legno intagliato era una prova della bellezza e della gloria che erano state. Rovine! noi operai cristiani li vediamo dappertutto. Sacrifici pagani e penitenze: che cosa sono questi se non i frammenti, le tradizioni vagamente ricordate, di una fede più nobile? E le espressioni ispiratrici delle labbra e delle penne di grandi pensatori, che dubitano o negano l'esistenza di Dio, sono solo le colonne frantumate che ci parlano di ciò che è stato dato da Dio, anche se ora guastato dalla follia umana. Sì, e nella Chiesa ci sono rovine di sistemi teologici che un tempo esponevano in modo imperfetto l'ideale divino, ora distrutto, non per essere distrutto, ma per essere ricostruito in forme più belle e nobili. E, cosa più triste, vediamo intorno a noi rovine della virilità, rovine della femminilità, rovine dell'infanzia, volti infatuati dall'alcol, corpi degradati dall'impurità, templi viventi contaminati e profanati, finché gli stessi angeli potrebbero piangere su di essi. Dio ci aiuti a fare un po' di edificazione e ci dia la grazia a questo fine di intraprendere l'opera più umile

3.) Tale lavoro è richiesto da Dio

(II.) I vantaggi di tale lavoro

1.) La sua tendenza è quella di aumentare la forza. Ho visto alcune Chiese rovinate dalla ruggine, che giacciono come un aratro in disuso in un terreno incolto; ma non ne ho mai visto (o sentito parlare) di uno rotto dal superlavoro. Finché c'è uno spirito di iniziativa, un desiderio di fare cose più grandi-non per un desiderio di autoglorificazione, ma per un sincero desiderio di promuovere la causa del Maestro-c'è vita, e vita che diventa più abbondante. L'uso sviluppa e migliora sempre gli esseri viventi e i doni viventi. C'è più muscolo nel fabbro che nello studente; più acutezza di vista nel gillie delle Highland che nel negoziante; più potere intellettuale nello studente che nell'aratore, perché in ciascuno di essi il dono è stato sviluppato con l'esercizio. Lasciate che una Chiesa trasmuti il suo sentimento di amore per i fratelli in un servizio effettivo per i poveri, e il suo amore abbonderà sempre di più

2.) La sua tendenza è quella di creare una più vera comunione tra gli operai

(III.) Lo spirito con cui dovrebbe essere intrapreso tutto il lavoro per Dio

1.) Nello spirito della serietà. Di rado ci fermiamo a chiederci: "È questo il meglio che posso fare?" È questo "il massimo che posso permettermi"? Neemia sacrificò agi e ricchezze, ma nostro Signore sacrificò Se Stesso; e alla presenza della Croce di Cristo, come sembrano povere le nostre offerte e i nostri servizi! Eppure gli uomini che non professano ciò che facciamo a volte ci fanno vergognare. Avete letto, sul vostro giornale, di quel terribile incidente alla miniera di carbone di Clifton, vicino a Manchester, in cui persero la vita circa centocinquanta uomini e ragazzi? Sembrava di scendere verso la morte certa per scendere il pozzo; Eppure, quando c'era una richiesta di volontari, c'era un'accesa competizione per l'onore di rischiare la vita per salvare gli uomini sepolti sotto. E uno degli uomini laggiù in quel momento, Thomas Worrall, l'osservatore sopravvissuto, sbalzato a terra dalla forza dell'esplosione, riprese conoscenza solo per dedicarsi alla guida e alla liberazione degli uomini e dei ragazzi spaventati che lo circondavano; e quando raggiunse il pozzo principale, mandò su tutti i feriti, e poi i illesi, rimanendo lui stesso in pericolo fino all'ultimo. In un'altra parte della fossa c'era un pompiere, George Hickson, il cui compito era quello di manipolare i segnali tra il fondo del pozzo e la sala macchine soprastante. Stava lì al posto di servizio, rifiutandosi di andarsene, qualunque cosa accadesse; poiché egli era il mezzo designato di comunicazione tra i soccorritori lassù nella luce e quelli che dovevano essere salvati giù nelle tenebre. Ammiriamo e lodiamo la serietà e la devozione di tali eroi nella vita umile; ma non dovremmo emularli se professiamo di essere i discepoli di Colui che ha dato la sua vita per il mondo? Stando come siamo, come quel povero carbonaio, tra i vivi e i morti, i mediatori, tenendo Dio con la mano della fede e l'uomo con la mano dell'amore, ci rendiamo conto della nostra responsabilità e siamo fedeli al nostro dovere

2.) Nello spirito della speranza

3.) Nello spirito della preghiera. (A. Rowland, LL.B., B.A.)

Ci ridevano fino allo scherno.- Derisione: -

Un uomo povero e pio era oggetto di molto scherno profano tra i suoi vicini. Quando gli fu chiesto se queste persecuzioni non lo rendessero talvolta pronto a rinunciare alla sua professione religiosa, rispose: "No. Ricordo che il nostro ministro una volta disse nel suo sermone che se fossimo stati così sciocchi da permettere a queste persone di farci ridere della nostra religione, fino a farci cadere all'inferno, non avrebbero potuto riderci di nuovo".

Fortificato contro la derisione:

L'ammiraglio Colpoys racconta che quando lasciò per la prima volta il suo alloggio per unirsi alla sua nave come guardiamarina, la sua padrona di casa gli presentò una Bibbia e una ghinea, dicendo: "Dio ti benedica e ti faccia prosperare, ragazzo mio; e finché vivrai, non permettere mai di essere deriso dal tuo denaro o dalle tue preghiere". Questo consiglio lo seguì attentamente per tutta la vita

Aperta derisione:

Il peccato di deridere -

(I.) Indebolisce ogni freno virtuoso

(II.) Rafforza le propensioni viziose

(III.) Dà un grande vantaggio ai tuoi peggiori nemici

(IV) Espone a particolari segni del dispiacere di Dio 2Re 2:23

(V.) Termina in guai senza rimedio Isaia 66:3, 4; Proverbi 1:25, 26. (J. Kidd.)

Ridicolo affrontato:

Ci sono alcune nature - e queste non sono affatto le più ignobili - che sono particolarmente sensibili al ridicolo. Potrebbero ricevere un colpo meglio di un ghigno, e preferirebbero essere perseguitati piuttosto che disprezzati. Se abbiamo determinate opinioni su questioni politiche, assicuriamoci di fondarle su basi valide; ma non abbandoniamoli, né vergogniamoci di loro, solo perché potremmo essere derisi come "in ritardo rispetto all'età". C'è un'autopresunzione intellettuale che nasconde la propria ignoranza dietro l'autorità di grandi nomi, e quasi esaurisce i propri poteri superficiali in un sarcasmo irriverente e in un intelligente disprezzo. O, ancora, se ci interessiamo alle missioni cristiane, o cerchiamo di insegnare a qualche bambino in una scuola domenicale, o miriamo a elevare alcuni dei nostri compagni a una vita più riflessiva, non abbandoniamo i nostri sforzi solo perché qualche Sanballat o Tobia potrebbe deriderci. Se il Dio del cielo è un lavoro di cui è probabile che il Dio del cielo sorrida e prosperi, possiamo permetterci di disprezzare tutto questo sciocco disprezzo. O, ancora, se stiamo cercando di edificare il nostro carattere nella vera pietà, impariamo ad affrontare tutti i ridicoli con calma. (T. Campbell Finlayson.)

Il Dio del cielo, Egli ci farà prosperare.-La fiducia in Dio è un incentivo a lavorare:-

Perché...

(I.) Suggerisce una protezione onnipotente

(II.) Suggerisce una direzione provvidenziale

(III.) Suggerisce la benedizione divina

(IV.) Anticipa il successo finale. (Commento omiletico.)

Segni di prosperità:

Non siamo chiamati a costruire un muro; ma per sollevare qualcosa di più nobile di questo. Siamo chiamati da Dio ad andare a cercare tra le macerie della nostra povera umanità decaduta, e a trovare le nostre pietre preziose che saranno levigate a somiglianza di un palazzo. Siamo chiamati a costruire una città di pietre vive che sarà una dimora di Dio per mezzo dello Spirito. I tempi in cui stiamo facendo questo non sono affatto migliori di quanto non fossero ai giorni di Neemia. Gli uomini che si fecero beffe in quel giorno fecero fluttuare il loro spirito attraverso i secoli, e nei loro figli si fanno beffe ancora. Li sento sogghignare e dire: "Che cosa sta cercando di fare questa povera gente? Hanno la presunzione di calpestare il nostro dominio e pensano di costruire sulle nostre rovine? Ebbene, se una volpe si oppone al loro lavoro, cadrà". Ebbene, qual è la nostra risposta? "Il Dio del cielo ci farà prosperare".

(I.) Segni di prosperità

1.) Un'audace indipendenza del mondo

2.) Una totale dipendenza da Dio

3.) Un terzo segno di prosperità è lo spirito e la forza della preghiera in una Chiesa. Questo è il grande segreto della sua forza e del suo successo, e la potenza che muove tutti i suoi macchinari. Il mio bambino vuole sapere cosa fa girare le lancette del mio orologio e dirmi l'ora. Le spiego il potere della molla e le assicuro che è il segreto delle mani che girano intorno. Voglio conoscere il segreto di tanta prosperità in alcune Chiese. Vedo che c'è in abbondanza, e mi chiedo se il segreto sia nell'erudizione e nell'eloquenza del predicatore, o nella ricchezza dei diaconi, o nella rispettabilità della congregazione. Ho scoperto il segreto. C'è una folla di uomini seri, e nella folla lo spirito e la forza della preghiera

4.) Quando l'opera di conversione continua nella congregazione

(II.) La fonte della prosperità

(III.) La certezza della prosperità. (W. Cuff.)

La parola d'ordine dell'operaio:

(I.) Neemia si attribuisce l'onorevole nome che Neemia attribuisce a se stesso e ai suoi compagni d'opera: servo di Dio. Conoscere Dio è lo scopo più alto della scienza; essere come Dio, l'ideale più alto dell'umanità; servire Dio, la gioia degli angeli. Un figlio di Dio è una designazione più preziosa di quella di servo di Dio. Eppure c'è una somiglianza tra loro, perché la vera libertà, la grandezza, la salvezza consiste in questo: servire Dio

(II.) Il santo proposito che Neemia aveva davanti a sé. "Ci alzeremo e costruiremo". Il vero servo di Dio deve costruire la casa di Dio

1.) Nel suo cuore

2.) Nella sua casa

3.) Nella società

4.) Nello stato

5.) Nella Chiesa

6.) Nel mondo

(III.) La sua dura lotta. La sua opera non prospera senza conflitti. Il mondo e il regno di Dio sono opposti l'uno all'altro come lo erano anticamente i Samaritani e gli Ebrei. Ritengono che l'etica abbia ancora valore, ma non si curano affatto della rivelazione della grazia salvifica di Dio agli uomini peccatori

(IV.) Il vero supporto

(V.) Una fedeltà consapevole. Neemia era consapevole della propria fedeltà. Il Signore conosce ancora coloro che conservano la loro fedeltà. Della loro fedeltà sono responsabili, non dei risultati

(VI.) Un glorioso trionfo. Il Signore fa sì che l'opera abbia successo. Se costruiamo e confidiamo, preghiamo e lavoriamo, lo stesso successo sarà nostro. (J. J. Van Oosterzee.)

Una risoluzione ben fondata:

(I.) La risposta agli avversari

(II.) La fiducia espressa

(III.) La risoluzione di lavorare. (J. Wells.)

La risposta di Neemia ai suoi avversari biasimanti:

(I.) L'argomento della risposta di Neemia e ciò che ci insegna. Ci ricorda...

1.) Donde tutta la vera prosperità e il successo nell'opera del Signore devono essere cercati e ottenuti. "Se il Signore non costruisce la casa, invano faticano coloro che la costruiscono; se il Signore non custodisce la città, la sentinella si sveglia invano". "Non con la forza, né con la potenza, ma con il mio Spirito, dice il Signore". È "Dio che dà la crescita". Ciò che la Parola di Dio insegna così chiaramente, la provvidenza lo illustra abbondantemente e l'esperienza umana lo conferma ampiamente

2.) Che questo dovrebbe avere l'effetto di stimolarci a un serio sforzo unito e di mantenerci sempre attivamente impegnati nel servizio del Signore

(II.) Lo spirito con cui è stata data questa risposta

1.) È stato fatto con una forte, incrollabile fiducia in Dio, con l'umile certezza dell'aiuto divino e del successo nell'opera

2.) Era lo spirito dello zelo illuminato per la causa di Dio e la gloria divina

3.) Era lo spirito di intrepida determinazione a perseguire l'opera in cui si stava impegnando a tutti i rischi

4.) Era un patriottismo di abnegazione. Conclusione: Dovremmo coltivare lo spirito e imitare l'esempio di Neemia...

1.) Nell'opera della nostra salvezza individuale

2.) Nel promuovere gli interessi del regno del Redentore nel mondo. (J. Sturrock.)

Motti ispiratori per i lavoratori cristiani:

C'è stato un eccellente missionario che, dalla sua conversione alla sua morte, ha adottato tre testi come motti quotidiani

1.) Speranza personale: "Guardare a Gesù".

2.) Forza personale: "La mia grazia ti basta".

3.) Servizio personale: "Di chi sono e chi servo". (J. M. Randall.)

Riferimenti incrociati:

Neemia 2

1 Est 3:7
Ne 1:1; Esd 7:1,7
Ne 1:11; Ge 40:11,21

2 Ge 40:7
Prov 15:13

3 1Re 1:31; Dan 2:4; 3:9; 5:10; 6:6,21
Ne 1:3; Sal 102:14; 137:6; Lam 2:9
2Cron 21:20; 28:27; 32:33

4 1Re 3:5; Est 5:3,6; 7:2; Mar 10:51
Ne 1:4,11; 2Sa 15:31; Prov 3:6; Fili 4:6

5 Esd 5:17; Est 1:19; 5:8; 7:3; 8:5
Ru 2:13; 2Sa 14:22; Prov 3:4

6 Ne 2:4; 1:11; Is 58:12; 61:4; 65:24
Ne 5:14; 13:6

7 Ne 2:9; Esd 6:6; 7:21
Esd 8:22

8 Ne 2:17; 3:1-32
Ne 3:7; 7:2
Ne 2:18; Ge 32:28; Esd 5:5; 6:22; 7:6,9,27,28; Prov 21:1; Is 66:14; Dan 1:9; At 7:10; 26:22; 2Co 8:16

9 Ne 2:7
Esd 8:22

10 Ne 2:19; 4:1-3,7; 6:1
Is 15:5; Ger 48:5,34
Prov 30:22; Ec 10:7
Ne 13:1
Nu 22:3,4; Sal 112:10; 122:6-9; Prov 27:4; Ez 25:6-8; Mic 7:9,10,16,17; At 4:2; 5:24; 19:26,27
Esd 4:4-23

11 Esd 8:32

12 Ge 32:22-24; Gios 10:9; Giudic 6:27; 9:32; Mat 2:14
Ec 3:7; Am 5:13; Mic 7:5; Mat 10:16
Esd 7:27; Sal 51:18; 122:6; Ger 31:33; 32:40; 2Co 8:16; Giac 1:16,17; Ap 17:17

13 Ne 2:15; 3:13; 2Cron 26:9
Ne 3:13,14; 12:31
Ne 2:3,17; 1:3; Ger 5:10

14 Ne 3:15; 2Re 18:17; 20:20; 2Cron 32:30

15 2Sa 15:23; Ger 31:38-40; Giov 18:1
Ne 2:13

16 Ne 2:12

17 Lam 2:2,8,9; 3:51
Esd 5:1,2; 10:2-4; Is 35:3,4
Ne 1:3; 1Sa 11:2; Sal 44:13; 79:4,12; 89:50,51; Ger 24:9; Lam 3:45,46; Ez 5:14; 22:4,5

18 Ne 2:8
2Sa 2:7; 1Cron 11:10; 19:13; 2Cron 32:5; Esd 6:22; Ag 1:13,14; Ef 6:10; Fili 2:13

19 Ne 2:10; 6:1,2
Ne 6:9
Giob 30:1; Sal 44:13,14; 79:4; 80:6; Ger 20:8; Mar 5:40; Eb 11:36
Ne 6:6; Esd 4:15,16; Lu 23:2; Giov 19:12; At 24:5

20 Ne 2:4; 2Cron 26:5; Sal 20:5; 35:27; 102:13,14; 122:6; Ec 7:18
Esd 4:3; At 8:21
Eso 28:29; Lev 2:2; 24:7; Nu 10:10; Is 56:5; Zac 6:14; At 10:4,31

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