Nuova Riveduta:

Neemia 6

Nuovi ostacoli superati da Neemia. Compimento dell'opera
1 «Quando Samballat, Tobia e Ghesem, l'Arabo, e gli altri nostri nemici ebbero udito che avevo ricostruito le mura e che non c'era più rimasta nessuna breccia, sebbene allora non avessi ancora messo i battenti alle porte, 2 Samballat e Ghesem mi mandarono a dire: "Vieni, e troviamoci assieme in uno dei villaggi della valle di Ono". Essi volevano farmi del male. 3 Io mandai loro dei messaggeri per dire: "Io sto facendo un gran lavoro e non posso scendere. Il lavoro rimarrebbe sospeso se io lo lasciassi per scendere da voi". 4 Quattro volte essi mandarono a dirmi la stessa cosa, e io risposi loro allo stesso modo. 5 Allora Samballat mi mandò a dire la stessa cosa una quinta volta per mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta, 6 nella quale stava scritto: "Corre voce fra queste popolazioni, e Gasmu lo afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi, e che perciò tu ricostruisci le mura; e, stando a quel che si dice, tu dovresti diventare loro re, 7 e avresti perfino costituito dei profeti per farti proclamare re di Giuda a Gerusalemme. Questi discorsi saranno riferiti al re. Vieni dunque, e parliamone assieme". 8 Io gli feci rispondere: "Le cose non stanno come tu dici, ma sei tu che le inventi!" 9 Tutta quella gente voleva impaurirci e diceva: "Perderanno il coraggio e il lavoro non si farà più". Ma ora, o Dio, fortificami!
10 Io andai a casa di Semaia, figlio di Delaia, figlio di Metabeel. Or egli se ne stava rinchiuso là. E mi disse: "Troviamoci assieme nella casa di Dio, dentro il tempio, e chiudiamo le porte del tempio; perché essi verranno a ucciderti, e verranno a ucciderti di notte". 11 Ma io risposi: "Un uomo come me si dà forse alla fuga? Un uomo come me potrebbe entrare nel tempio e vivere? No, io non vi entrerò". 12 Io compresi che egli non era mandato da Dio, ma aveva pronunciato quella profezia contro di me, perché Tobia e Samballat lo avevano pagato. 13 Lo avevano pagato per impaurirmi e spingermi ad agire a quel modo e a peccare, per avere un precedente che mi causasse una cattiva reputazione e il disonore.
14 O mio Dio, ricòrdati di Tobia, di Samballat, e di queste loro opere! Ricòrdati anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che hanno cercato di spaventarmi!
15 Le mura furono portate a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni. 16 E quando tutti i nostri nemici lo seppero, tutte le nazioni circostanti furono prese da timore e provarono una grande umiliazione, perché riconobbero che quest'opera si era compiuta con l'aiuto del nostro Dio.
17 In quei giorni anche dei notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia, e ne ricevevano da Tobia, 18 poiché molti in Giuda gli erano legati per giuramento perché egli era genero di Secania figlio di Ara, e Iocanan, suo figlio, aveva sposato la figlia di Mesullam, figlio di Berechia.
19 Essi dicevano bene di lui perfino in mia presenza, e gli riferivano le mie parole. E Tobia mandava lettere per impaurirmi.

C.E.I.:

Neemia 6

1 Quando Sanballàt e Tobia e Ghesem l'Arabo e gli altri nostri nemici seppero che io avevo riedificato le mura e che non vi era più rimasta alcuna breccia, sebbene ancora io non avessi messo i battenti alle porte, 2 Sanballàt e Ghesem mi mandarono a dire: «Vieni e troviamoci insieme a Chefirim, nella valle di Oni». Essi pensavano di farmi del male. 3 Ma io inviai loro messaggeri a dire: «Sto facendo un gran lavoro e non posso scendere: perché dovrebbe interrompersi il lavoro, mentre io lo lascio per scendere da voi?». 4 Essi mandarono quattro volte a dirmi la stessa cosa e io risposi nello stesso modo.
5 Allora Sanballàt mi mandò a dire la stessa cosa la quinta volta per mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta, 6 nella quale stava scritto: «Si sente dire fra queste nazioni, e Gasmù lo afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi e perciò tu ricostruisci le mura e, secondo queste voci, tu diventeresti loro re 7 e avresti inoltre stabilito profeti per far questa proclamazione a Gerusalemme: Vi è un re in Giuda! Or questi discorsi saranno riferiti al re. Vieni dunque e consultiamoci assieme». 8 Ma io gli feci rispondere: «Le cose non stanno come tu dici, ma tu inventi!». 9 Tutta quella gente infatti ci voleva impaurire e diceva: «Le loro mani desisteranno e il lavoro non si farà». Ora invece si sono irrobustite le mie mani!
10 Io andai a casa di Semaia figlio di Delaia, figlio di Meetabèel, che si era rinchiuso là dentro; egli mi disse: «Troviamoci insieme nel tempio, dentro il santuario, e chiudiamo le porte del santuario, perché verranno ad ucciderti, di notte verranno ad ucciderti». 11 Ma io risposi: «Un uomo come me può darsi alla fuga? Un uomo della mia condizione potrebbe entrare nel santuario per salvare la vita? No, io non entrerò». 12 Compresi che non era mandato da Dio, ma aveva pronunziato quella profezia a mio danno, perché Tobia e Sanballàt l'avevano prezzolato. 13 Era stato pagato per impaurirmi e indurmi ad agire in quel modo e a peccare, per farmi una cattiva fama ed espormi al disonore. 14 Mio Dio, ricordati di Tobia e di Sanballàt, per queste loro opere; anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che cercavano di spaventarmi!
15 Le mura furono condotte a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni. 16 Quando tutti i nostri nemici lo seppero, tutte le nazioni che stavano intorno a noi furono prese da timore e restarono molto sorprese alla vista e dovettero riconoscere che quest'opera si era compiuta per l'intervento del nostro Dio. 17 In quei giorni i notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia e da Tobia ne ricevevano; 18 infatti molti in Giuda erano suoi alleati, perché egli era genero di Secania figlio di Arach e suo figlio Giovanni aveva sposato la figlia di Mesullàm figlio di Berechia. 19 Anche in mia presenza parlavano bene di lui e gli riferivano le mie parole. Anche Tobia mandava lettere per intimorirmi.

Nuova Diodati:

Neemia 6

Altri ostacoli miranti ad attirare Nehemia in un tranello, a calunniarlo e a indurlo a peccare
1 Quando Sanballat, Tobiah e Ghescem l'Arabo e gli altri nostri nemici seppero che io avevo ricostruito le mura e che non vi era più rimasta alcuna breccia (quantunque allora non avessi ancora messo i battenti alle porte), 2 Sanballat e Ghescem mi mandarono a dire: «Vieni e troviamoci assieme in uno dei villaggi della valle di Ono». Essi però pensavano di farmi del male. 3 Così io mandai loro dei messaggeri a dire: «Sto facendo un grande lavoro e non posso scendere. Perché si dovrebbe interrompere il lavoro, mentre io lo lascio per scendere da voi?». 4 Per ben quattro volte essi mi mandarono a dire la stessa cosa, e io risposi loro nello stesso modo. 5 Allora Sanballat mi mandò il suo servo a dirmi la stessa cosa per la quinta volta con in mano una lettera aperta, 6 nella quale stava scritto: «Corre voce fra le nazioni, e Gashmu l'afferma, che tu e i Giudei tramate di ribellarvi; perciò, secondo queste voci, tu stai ricostruendo le mura, per diventare il loro re, 7 e avresti persino stabilito dei profeti per fare la tua proclamazione a Gerusalemme, dicendo: "C'è un re in Giuda!" Ora, queste cose saranno riferite al re. Perciò vieni e consultiamoci assieme». 8 Ma io gli mandai a dire: «Le cose non stanno come tu vai dicendo, ma tu le inventi nella tua stessa mente». 9 Tutta quella gente infatti voleva farci paura e diceva: «Le loro mani lasceranno il lavoro che rimarrà incompiuto». Ora perciò, o DIO, fortifica le mie mani! 10 Io andai allora a casa di Scemaiah, figlio di Delaiah, figlio di Mehetabeel, che si era rinchiuso là dentro; egli mi disse: «Troviamoci assieme nella casa di DIO, dentro il tempio, e chiudiamo le porte del tempio, perché verranno ad ucciderti; essi verranno a ucciderti di notte». 11 Ma io risposi: «Può un uomo come me darsi alla fuga? Potrebbe un uomo simile a me entrare nel tempio per salvare la vita? No, io non entrerò». 12 Compresi poi che DIO non l'aveva mandato, ma aveva pronunciato quella profezia contro di me, perché Tobiah e Sanballat l'avevano pagato. 13 Era stato pagato proprio per questo: per farmi paura e indurmi ad agire in quel modo e a peccare, e così acquistare una cattiva fama e coprirmi di vergogna. 14 O mio DIO, ricordati di Tobiah e di Sanballat, per queste loro opere, e anche della profetessa Noadiah e degli altri profeti che hanno cercato di spaventarmi!

Completamento delle mura
15 Or le mura furono condotte a termine il venticinquesimo giorno del mese di Elul, in cinquantadue giorni. 16 Quando tutti i nostri nemici lo vennero a sapere e tutte le nazioni che ci stavano attorno lo videro, si sentirono grandemente abbattuti, perché si resero conto che quest'opera si era compiuta con l'aiuto del nostro DIO. 17 In quei giorni anche i notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobiah, e ne ricevevano da Tobiah. 18 Molti in Giuda erano infatti legati a lui con giuramento, perché egli era genero di Scekaniah figlio di Arah, e suo figlio Jehohanan aveva sposato la figlia di Meshullam, figlio di Berekiah. 19 Anche in mia presenza parlavano bene di lui e gli riferivano le mie parole. E Tobiah mandava lettere per spaventarmi.

Riveduta 2020:

Neemia 6

Nuovi ostacoli superati da Neemia. Compimento dell'opera
1 Quando Samballat, Tobia e Ghesem, l'Arabo, e gli altri nostri nemici ebbero udito che io avevo ricostruito le mura e che non era rimasta più nessuna breccia - sebbene allora io non avessi ancora messo i battenti alle porte - 2 Samballat e Ghesem mi mandarono a dire: “Vieni, e incontriamoci in uno dei villaggi della valle di Ono”. Essi pensavano di farmi del male. 3 Allora io inviai loro dei messaggeri per dire: “Sto facendo un grande lavoro, e non posso scendere. Perché dovrebbe interrompersi il lavoro mentre lo lascio per scendere da voi?”. 4 Essi mandarono a dirmi la stessa cosa quattro volte, e io risposi loro nello stesso modo. 5 Allora Samballat mi mandò a dire la stessa cosa una quinta volta per mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta, 6 nella quale stava scritto: “Corre voce fra queste nazioni, e Gasmu lo afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi; perciò tu ricostruisci le mura e, stando a ciò che si dice, tu dovresti diventare loro re, 7 e avresti perfino stabilito dei profeti per fare la tua proclamazione a Gerusalemme, dicendo: 'C'è un re in Giuda!'. Ora questi discorsi saranno riferiti al re. Vieni dunque, e consultiamoci assieme”. 8 Ma io gli feci rispondere: “Le cose non stanno come tu dici, ma sei tu che le inventi!”. 9 Perché tutta quella gente ci voleva spaventare e diceva: “Le loro mani si rilasseranno e il lavoro non si farà più”. Ma tu, o Dio, fortifica ora le mie mani! 10 Io andai a casa di Semaia, figlio di Delaia, figlio di Metabeel, che si era rinchiuso là; ed egli mi disse: “Incontriamoci nella casa di Dio, dentro al tempio, e chiudiamo le porte del tempio; poiché essi verranno a ucciderti, e verranno a ucciderti di notte”. 11 Ma io risposi: “Un uomo come me può darsi alla fuga? Un uomo come me potrebbe entrare nel tempio e vivere? No, io non vi entrerò”. 12 Io compresi che egli non era mandato da Dio, ma aveva pronunciato quella profezia contro di me, perché Tobia e Samballat lo avevano pagato. 13 Lo avevano pagato per spaventarmi, indurmi ad agire in quel modo e a peccare, allo scopo di avere argomenti per farmi una cattiva reputazione e coprirmi di vergogna. 14 O mio Dio, ricordati di Tobia, di Samballat e di queste loro opere! Ricordati anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che hanno cercato di spaventarmi! 15 Le mura furono portate a termine il venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni. 16 E quando tutti i nostri nemici lo vennero a sapere, tutte le nazioni circostanti furono prese da timore e furono grandemente umiliate, perché riconobbero che quest'opera si era compiuta con l'aiuto del nostro Dio. 17 In quei giorni, anche dei notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia, e ne ricevevano da Tobia, 18 poiché molti in Giuda erano legati a lui con giuramento, perché egli era genero di Secania figlio di Ara, e Iocanan, suo figlio, aveva sposato la figlia di Mesullam, figlio di Berechia. 19 Essi parlavano bene di lui perfino in mia presenza, e gli riferivano le mie parole. E Tobia mandava lettere per spaventarmi.

Riveduta:

Neemia 6

Nuovi ostacoli sormontati da Nehemia. Compimento dell'opera
1 Or quando Samballat e Tobia e Ghescem, l'Arabo, e gli altri nostri nemici ebbero udito che io avevo riedificate le mura e che non v'era più rimasta alcuna breccia - quantunque allora io non avessi ancora messe le imposte alle porte - 2 Samballat e Ghescem mi mandarono a dire: 'Vieni, e troviamoci assieme in uno dei villaggi della valle di Ono'. Or essi pensavano a farmi del male. 3 E io inviai loro dei messi per dire: 'Io sto facendo un gran lavoro, e non posso scendere. Perché il lavoro rimarrebb'egli sospeso mentr'io lo lascerei per scendere da voi?' 4 Essi mandarono quattro volte a dirmi la stessa cosa, e io risposi loro nello stesso modo. 5 Allora Samballat mi mandò a dire la stessa cosa la quinta volta per mezzo del suo servo che aveva in mano una lettera aperta, 6 nella quale stava scritto: 'Corre voce fra queste genti, e Gashmu l'afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi; e che perciò tu ricostruisci le mura; e, stando a quel che si dice, tu diventeresti loro re, 7 e avresti perfino stabiliti de' profeti per far la tua proclamazione a Gerusalemme, dicendo: - V'è un re in Giuda! - Or questi discorsi saranno riferiti al re. Vieni dunque, e consultiamoci assieme'. 8 Ma io gli feci rispondere: 'Le cose non stanno come tu dici, ma sei tu che le inventi!' 9 Perché tutta quella gente ci voleva impaurire e diceva: 'Le loro mani si rilasseranno e il lavoro non si farà più'. Ma tu, o Dio, fortifica ora le mie mani! 10 Ed io andai a casa di Scemaia, figliuolo di Delaia, figliuolo di Mehetabeel, che s'era quivi rinchiuso; ed egli mi disse: 'Troviamoci assieme nella casa di Dio, dentro al tempio, e chiudiamo le porte del tempio; poiché coloro verranno ad ucciderti, e verranno a ucciderti di notte'. 11 Ma io risposi: 'Un uomo come me si dà egli alla fuga? E un uomo qual son io potrebb'egli entrare nel tempio e vivere? No, io non v'entrerò'. 12 E io compresi ch'ei non era mandato da Dio, ma avea pronunziata quella profezia contro di me, perché Tobia e Samballat l'aveano pagato. 13 E l'aveano pagato per impaurirmi e indurmi ad agire a quel modo e a peccare, affin di aver materia da farmi una cattiva riputazione e da coprirmi d'onta. 14 O mio Dio, ricordati di Tobia, di Samballat e di queste loro opere! Ricordati anche della profetessa Noadia e degli altri profeti che han cercato di spaventarmi! 15 Or le mura furon condotte a fine il venticinquesimo giorno di Elul, in cinquantadue giorni. 16 E quando tutti i nostri nemici l'ebber saputo, tutte le nazioni circonvicine furon prese da timore, e restarono grandemente avvilite ai loro propri occhi, perché riconobbero che quest'opera s'era compiuta con l'aiuto del nostro Dio. 17 In quei giorni, anche dei notabili di Giuda mandavano frequenti lettere a Tobia, e ne ricevevano da Tobia, 18 giacché molti in Giuda gli eran legati per giuramento, perch'egli era genero di Scecania figliuolo di Arah, e Johanan, suo figliuolo, avea sposata la figliuola di Meshullam, figliuolo di Berekia. 19 Essi dicevan del bene di lui perfino in presenza mia, e gli riferivan le mie parole. E Tobia mandava lettere per impaurirmi.

Ricciotti:

Neemia 6

1 Quando Sanaballat, e Tobia, e Gossem Arabo, e gli altri nemici nostri seppero che io avevo riedificate le mura, e che in queste non rimaneva più alcuna interruzione (sino allora però non avevo messo le imposte alle porte), 2 Sanaballat e Gossem mandarono a dirmi: «Vieni, e facciamo d'accordo un trattato, in qualche villaggio della pianura di Ono». Essi però pensavano di farmi del male. 3 Io pertanto mandai a loro dei messi, dicendo: «Sto attendendo ad un gran lavoro, e non posso allontanarmi; che non abbiano a trascurarlo, se io venissi via per trovarmi con voi». 4 Per quattro volte mi mandarono quell'invito, ed io risposi sempre come da principio. 5 Alla quinta volta, Sanaballat mi mandò con la stessa imbasciata un suo servo, che mi portava una lettera del seguente tenore: 6 «Fra le genti s'è sentito dire, e Gossem l'ha detto, che tu ed i Giudei macchinate una ribellione, e che per questo tu rialzi la muraglia, e vuoi farti loro re; perciò ancora, 7 tu hai messo su dei profeti, i quali ti faccian largo in Gerusalemme e dicano: - È il re della Giudea. - Ora, il re verrà a saper queste cose. Vieni dunque, perchè facciamo insieme consiglio». 8 Ma io mandai a risponder loro: «Le cose non stanno nel modo che dici tu; tu te le sei cavate di testa tua». 9 Tutti quelli cercavano di atterrirci, pensando che lasceremmo da parte il lavoro, e l'abbandoneremmo. Io invece appunto per quel motivo, m'inanimii sempre più. 10 Ed entrai segretamente nella casa di Semaia figlio di Dalaia, figlio di Metabeel. E quegli mi disse: «Conferiamo insieme nella casa di Dio, nella parte centrale del tempio, e chiudiamo le porte; perchè verranno per ucciderti, e verranno a darti morte di notte». 11 Ma io risposi: «Un uomo par mio fuggirà? Ed uno come me entrerà nel tempio, senza morire? Non verrò». 12 Capii che non l'aveva mandato Iddio, che s'era data l'aria di parlare come un profeta, ma che Tobia e Sanaballat l'avevano messo su; 13 aveva infatti ricevuto del danaro per spaventarmi, e farmi peccare, ed aver così da rimproverarmi di qualche male. 14 Ricordati di me, Signore, in vista di tali raggiri di Tobia e di Sanaballat, come anche del profeta Noadia, e degli altri profeti che volevano farmi paura. 15 Fu dunque compiuta la muraglia ai venticinque del mese di Elul, in cinquanta giorni. 16 Quando tutti i nostri nemici lo seppero, tutte le genti che ci attorniavano s'intimorirono, e si persero d'animo, e riconobbero che questa era un'operazione di Dio. 17 Frattanto, molte lettere venivano mandate da ottimati de' Giudei a Tobia, e da Tobia ne arrivavano a loro. 18 Molti infatti in Giudea erano legati a lui con giuramento; perchè era genero di Sechenia figlio di Area, ed il figlio suo Joanan aveva sposato una figlia di Mosollam figlio di Barachia. 19 Lo lodavano in mia presenza, e gli riferivano le mie parole, ed egli Tobia mi mandava lettere per impaurirmi.

Tintori:

Neemia 6

Nehemia, sventati gl'intrighi, termina i lavori delle mura
1 Or quando Sanaballat, Tobia e Gossem Arabo e gli altri nostri nemici ebbero udito che io aveva riedificate le mura e che non vi restava breccia alcuna (allora però non avevo ancor messi i battenti alle porte), 2 Sanaballat e Gossem mi mandarono a dire: «Vieni, che facciamo insieme alleanza nei villaggi della campagna di Ono», pensando però a farmi dei male. 3 Ma io inviai dei messi a dire: «Ho tra le mani un gran lavoro e non posso venire col timore che venga, trascurato mentre vengo e scendo a voi». 4 Essi mi mandarono a dire la stessa cosa per ben quattro volte; ma io diedi loro la medesima risposta. 5 Allora Sanaballat mi mandò a dire per la quinta volta le medesime cose ed un suo servo con una lettera di questo tenore: 6 «Si è divulgato tra le genti, e Gossem l'afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi e che perciò tu rialzi le mura, e che vuoi innalzarti fino ad essere loro re e che a questo fine 7 hai stabilito dei profeti che ti proclamino in Gerusalemme col dire: Vi è un re nella Giudea. Queste cose il re verrà a saperle: or dunque vieni e consigliamoci insieme». 8 Ma io gli mandai a dire: «La cosa non sta come tu dici: son cose che te le cavi dalla testa». 9 Or tutti questi tentavano di impaurirci, pensando che le nostre mani avrebbero cessato di lavorare e che noi ci riposeremmo; ma appunto per questo presi maggior vigore nel fare. 10 Essendo io entrato di nascosto nella, casa di Semaia figlio di Dalaia figlio di Metabeel, egli disse: «Trattiamo assieme nella casa di Dio, nel mezzo del tempio, e chiudendone le porte, perchè devono venire a ucciderti, devon venire di notte a darti la morte». 11 Ma io risposi: «Un uomo come me si dà alla fuga? Un uomo qual sono io potrebbe entrare nel tempio e vivere? Io non v'entrerò». 12 Avevo ben compreso che non l'aveva mandato Dio. che m'aveva parlato come fosse un profeta, ma che Tobia e Sanaballat l'avevan comprato: 13 egli infatti era stato pagato per atterrirmi e farmi peccare, perchè essi avessero qualche male da rimproverarmi. 14 Ricordati di me, o Signore, riguarda a queste opere di Tobia e di Sanaballat, e ricordati anche di Noadia profeta e degli altri profeti che tentavano spaventami 15 Or le mura furono terminate ai venticinque del mese di Elul, in cinquantadue giorni; 16 e quando tutti i nostri nemici l'ebbero saputo, tutte le nazioni circonvicine si intimorirono e si scoraggiarono, riconoscendo che questa opera era stata fatta da Dio. 17 Però in quei giorni molte lettere i magnati Giudei mandavano a Tobia e da lui ne ricevevano; 18 perchè molti in Giudea gli avevan prestato giuramento, essendo egli genero di Sechenia figlio di Arem e avendo il suo figlio Iohanan sposata la figlia di Mosollam figlio di Barachia. 19 Essi di più lo lodavano anche in mia presenza, e gli riferivano le mie parole: e Tobia scriveva lettere per atterrirmi.

Martini:

Neemia 6

Sanaballath co' suoi compagni invita fraudolentemente colla sue lettere Nehemia a far seco alleanza, e lo minaccia di accusarlo di ambire il regno, cercando così d'impedire la fabbrica. Ma non intimidisce, nè ritrae dal suo proposito Nehemia. Terminate le mura, le confinanti nazioni s'intimoriscono.
1 Ma avendo udito Sanaballath, e Tobia, e Gossem Arabo, e gli altri nostri nemici, com'io avea fabbricate le mura: e come non vi restava più apertura (non si eran però ancora messe le imposte alle porte;) 2 Sanaballath, e Gossem mi mandarono a dire: Vieni, e facciamo alleanza, tra noi in qualcheduno de' villaggi della campagna di Ono: ma eglino pensavano a farmi del male. 3 Io pertanto mandai gente a dir loro: Ho per le mani un gran lavoro, e non posso venire, affinché non resti trascurato, s'io parto per venire a voi. 4 Ed ei mandarono per ben quattro volte a dirmi la stessa cosa: e io risposi loro, come da prima. 5 E Sanaballath mi mandò per lo stesso fine di prima la quinta volta un suo servo, che portava una lettera di questo tenore: 6 Si è divulgato tralle genti, e Gossem lo afferma, che tu, e i Giudei meditate ribellione, e per questo tu rialzi le mura, e vuoi farti loro re: e che a questo fine 7 Tu hai pronti de' profeti, i quali ti vadano encomiando per Gerusalemme, e dicano: Egli è il re della Giudea. Queste cose il re le saprà: per questo vieni tosto, affinchè consultiamo insieme. 8 Ma io gli mandai a dire: La cosa non istà, come tu dici: perocché tu crei in cuor tuo queste cose. 9 Conciossiachè tutti coloro ci mettevano degli spauracchi, sperando di ritrarci dal lavoro, e di farcelo abbandonare. Ma io per questo stesso mi animai maggiormente, 10 E andai di nascosto a casa di Semaia figliuolo di Dalai, figliuolo di Metabeel. Il quale disse: Andiamo a discorrerla tra di noi nella casa di Dio nel mezzo del tempio, e chiudiamo le porte: perocché coloro sono per venire a ucciderti, e verranno di notte per darti morte. 11 Ma io dissi: Forse un uomo come me si dà alla fuga? e un uomo qual son io, potrà entrare nel tempio, e salvarsi? io non vi anderò. 12 E io compresi, ch'ei non era mandato da Dio, e mi avea parlato quasi fosse uomo ispirato, ma Tobia, e Sanaballath lo aveano comperato: 13 Perocché egli era stato pagato per atterrirmi, e farmi peccare, onde quegli avesser ragione di rimproverarmi. 14 Ricordati di me, o Signore, per riguardo ai raggiri di Tobia, e di Sanaballath, e anche di Noadia profeta, e degli altri profeti, i quali mi facevano paura. 15 Or le mura furon condotte a fine ai venticinque del mese di Elul, in cinquantadue giorni. 16 Or quando ebber saputo questo tutti i nostri nemici, s'intimorirono tutte le nazioni circonvicine, e si sbigottirono in cuor loro, conoscendo che questa era opera fatta da Dio. 17 E per quel tempo andavano, e venivano lettere molte de' magnati Giudei a Tobia, e di Tobia a quelli. 18 Perocché molti erano nella Giudea, che gli avean giurata amistà, perchè egli era genero di Sechenia figliuolo di Area, e Johanan suo figliuolo avea sposata la figliuola di Mosollam figliuolo di Barachia: 19 Ed ei ne facevano encomi in mia Presenza, e a lui riferivano quel, ch'io diceva. E Tobia scriveva lettere per atterrirmi.

Diodati:

Neemia 6

1 OR quando Sanballat, e Tobia, e Ghesem Arabo, e gli altri nostri nemici, ebbero inteso che io avea riedificate le mura, e che non vi era restata alcuna rottura (quantunque fino a quel tempo io non avessi poste le reggi alle porte), 2 Sanballat e Ghesem mi mandarono a dire: Vieni, troviamci insieme in alcuna delle ville della valle di Ono. Or essi macchinavano di farmi del male. 3 Ed io mandai loro de' messi, per dir loro: Io fo una grande opera, e non posso andarvi; perchè cesserebbe l'opera, tosto che io l'avrei lasciata, e sarei andato da voi? 4 Ed essi mi mandarono a dire la stessa cosa quattro volte; ed io feci loro la medesima risposta. 5 E Sanballat mi mandò il suo servitore a dirmi la medesima cosa la quinta volta; e quel servitore avea una lettera aperta in mano; 6 nella quale era scritto: Ei s'intende fra queste genti, e Gasmu dice, che tu e i Giudei deliberate di ribellarvi; e che perciò tu riedifichi le mura; e secondo ciò che se ne dice, tu diventi lor re. 7 Ed anche, che tu hai costituiti de' profeti, per predicar di te in Gerusalemme, dicendo: Ei v'è un re in Giuda. Or queste cose perverranno agli orecchi del re; ora dunque, vieni, e prendiamo consiglio insieme. 8 Ma io gli mandai a dire: Queste cose che tu dici non sono; ma tu le fingi da te stesso. 9 Perciocchè essi tutti ci spaventavano, dicendo: Le lor mani si rallenteranno, e lasceranno l'opera, sì che non si farà. Ora dunque, o Dio, fortifica le mie mani.
10 Oltre a ciò, essendo io entrato in casa di Semaia, figliuolo di Delaia, figliuolo di Mehetabeel, il quale era rattenuto, egli mi disse: Riduciamoci insieme nella Casa di Dio, dentro al Tempio, e serriamo le porte del Tempio; perciocchè coloro vengono per ucciderti; e per questo effetto arriveranno di notte. 11 Ma io risposi: Un uomo par mio fuggirebbe egli? e qual sarebbe il par mio ch'entrasse nel Tempio, per salvar la sua vita? Io non vi entrerò. 12 Ed io riconobbi che Iddio non l'avea mandato; perciocchè avea pronunziata quella profezia contro a me; e che Tobia e Sanballat gli davano pensione; 13 acciocchè fosse loro pensionario, per fare che io mi spaventassi, e facessi così come egli diceva, e commettessi peccato; onde avessero alcun soggetto di spargere alcuna cattiva fama, per vituperarmi. 14 Ricordati, o Dio mio, di Tobia, e di Sanballat, secondo quest'opere di ciascun di loro. Ricordati anche della profetessa Noadia, e degli altri profeti che hanno cercato di spaventarmi.
15 Or le mura furono finite al venticinquesimo giorno di Elul, nello spazio di cinquantadue giorni. 16 E, quando tutti i nostri nemici ebbero ciò inteso, e tutte le nazioni ch'erano d'intorno a noi l'ebber veduto, si videro grandemente scaduti; e riconobbero che quest'opera era stata fatta dall'Iddio nostro. 17 A que' dì ancora andavano e venivano lettere di molti notabili di Giuda a Tobia, e di esso a loro. 18 Perciocchè molti in Giuda erano in giuramento con lui; conciossiachè egli fosse genero di Secania, figliuolo di Ara; e Iohanan, suo figliuolo, avea presa per moglie la figliuola di Mesullam, figliuolo di Berechia. 19 Ed anche in presenza mia raccontavano le sue virtù, e gli palesavano i miei ragionamenti. E Tobia mandava lettere per ispaventarmi.

Commentario abbreviato di Matthew Henry:

Neemia 6

1 Capitolo 6

Il complotto di Samballat per ostacolare Neemia Ne 6:1-9

I falsi profeti cercano di spaventare Neemia Ne 6:10-14

Il muro è finito, tradimento di alcuni ebrei Ne 6:15-19

Versetti 1-9

Coloro che sono tentati di fare riunioni oziose da compagni vani, rispondano così alla tentazione: "Abbiamo del lavoro da fare e non dobbiamo trascurarlo. Non dobbiamo mai lasciarci sopraffare da ripetute sollecitazioni a fare qualcosa di peccaminoso o imprudente, ma quando siamo attaccati alla stessa tentazione, dobbiamo resistere con la stessa ragione e risoluzione. È frequente che ciò che è desiderato solo dai malintenzionati venga falsamente rappresentato da loro come desiderato da molti. Ma Neemia sapeva a cosa miravano, non solo negava che tali cose fossero vere, ma anche che fossero state riferite; era più conosciuto che sospettato. Non dobbiamo mai omettere un dovere conosciuto per paura che venga frainteso; ma, mentre manteniamo una buona coscienza, affidiamo a Dio il nostro buon nome. Il popolo di Dio, pur essendo carico di rimproveri, non è in realtà caduto così in basso nella reputazione come alcuni vorrebbero far credere. Neemia alzò il suo cuore al cielo in una breve preghiera. Quando, nel nostro lavoro e nella nostra guerra cristiana, affrontiamo un servizio o un conflitto, questa è una buona preghiera: "Ho un dovere da compiere, una tentazione da affrontare; ora, dunque, o Dio, rafforza le mie mani". Ogni tentazione che ci distoglie dal dovere, deve stimolarci ancora di più al dovere.

10 Versetti 10-14

Il più grande danno che i nostri nemici possono farci è quello di spaventarci dal nostro dovere e di indurci a fare ciò che è peccaminoso. Non rifiutiamo mai un'opera buona, non facciamo mai un'opera cattiva. Dobbiamo provare tutti i consigli e rifiutare quelli che sono contrari alla Parola di Dio. Ogni uomo dovrebbe studiare per essere coerente. Se io, cristiano professo, chiamato a essere un santo, un figlio di Dio, un membro di Cristo, un tempio dello Spirito Santo, dovessi essere bramoso, sensuale, orgoglioso o invidioso? Dovrei cedere all'impazienza, alla scontentezza o all'ira? Dovrei essere pigro, incredulo o non misericordioso? Quali effetti avrà tale comportamento sugli altri? Tutto ciò che Dio ha fatto per noi, o per mezzo di noi, o ci ha dato, dovrebbe indurci alla vigilanza, all'abnegazione e alla diligenza. Oltre alla gravità del peccato, dovremmo temere lo scandalo.

15 Versetti 15-19

Il muro fu iniziato e terminato in cinquantadue giorni, nonostante il riposo dei sabati. Si può fare una grande quantità di lavoro in poco tempo, se ci si impegna seriamente e ci si dedica ad esso. Vedere il male di sposarsi con gli estranei. Quando gli uomini si affezionarono a Tobia, presto gli prestarono giuramento. Un amore peccaminoso porta a una lega peccaminosa. Il nemico delle anime impiega molti strumenti e forma molti progetti per gettare discredito sui servitori attivi di Dio o per distoglierli dalla loro opera. Ma noi dobbiamo seguire l'esempio di Colui che ha dato la vita per le pecore. Coloro che si attaccano semplicemente al Signore e alla sua opera saranno sostenuti.

Commentario del Pulpito:

Neemia 6

1 PROCEDIMENTI SEGRETI DI SANBALLAT E DEI SUOI AMICI PER OSTACOLARE LA COSTRUZIONE DEL MURO, E IL LORO FALLIMENTO. IL MURO COMPLETATO Neemia 6 Quando l'aperta opposizione fallì, quando si scoprì che le disposizioni di Neemia per proteggere le mura Neemia 4:13-23 Erano tali che il successo non era probabile che l'impiego della forza da parte dei Confederati, con le risorse che avevano a loro disposizione, e l'idea di un assalto fu quindi abbandonata, si ricorse all'artificio e all'intrigo. Prima di tutto, Sanballat mandò a proporre un incontro tra lui, Ghesem e Neemia in aperta campagna intorno a Ono, a venticinque o trenta miglia da Gerusalemme, sperando così di allontanarlo dai suoi sostenitori, e con l'intenzione di "fargli del male" (Versetto 2). Neemia, che si era accorto del laccio, rifiutò; ma Sanballat insistette, e fece altre quattro proposte di conferenze, probabilmente variando il luogo, ma tutte senza successo. Alla quinta e ultima occasione la lettera inviata a Neemia era aperta, e lo accusava con l'intenzione di ribellarsi e di farsi re, un'intenzione che sicuramente sarebbe arrivata ai carri di Artaserse e avrebbe messo in difficoltà gli ebrei. Una lettera aperta su un argomento delicato è in Oriente un insulto, e questo passo di Sanballat poteva essere fatto solo per eccitare la mente dei sudditi di Neemia e per esercitare pressioni su di lui da parte loro. Neemia, comunque, non doveva lasciarsi intimidire o distogliere dal suo proposito. Protestò che l'accusa mossa contro di lui era una pura calunnia, inventata dallo stesso Sanballat, e rifiutò ancora una conferenza (Versetto 8). A questo punto cominciarono gli intrighi tra Sanballat e Tobia, da una parte, e alcuni sudditi di Neemia, dall'altra. Tobia era legato dal matrimonio con ebrei di alta posizione a Gerusalemme (Versetto 18), e aveva quindi una scusa per avere una frequente corrispondenza con loro (Versetto 17). Sembra che alle sue lettere sia stato permesso di entrare liberamente nella capitale ebraica, e così gli fu permesso di causare seri problemi. Atti una volta si rivolse a Neemia stesso e cercò di intimidirlo (Versetto 19). Atti un altro fece su alcuni membri dell'ordine profetico, e con tangenti o promesse li indusse a diventare suoi aiutanti e complici. Un certo Semaia, che sembra essere stato allo stesso tempo un profeta (Versetto 12) e un sacerdote (Versetto 11), si lasciò "assumere" da Tobia e Sanballat, e ordì un complotto per screditare Neemia. Cercò un colloquio con il governatore e gli disse che la sua vita era in pericolo: sapeva dal suo dono profetico che la notte successiva qualcuno avrebbe tentato di farlo e Neemia sarebbe stato ucciso, vale a dire che non avesse preso precauzioni. E aveva un piano da proporre. Come sacerdote, aveva libero accesso all'edificio del tempio; avrebbe portato con sé Neemia, a rischio di se stesso, perché un'impurità fisica gli rendeva illegale entrare nel luogo santo, e avrebbero passato la notte insieme nel santuario. Cantici La vita di Neemia sarebbe stata preservata (Versetto 10). L'obiettivo era quello di indurre Neemia, sebbene fosse un laico, ad entrare nel santuario, e così infrangere la legge (Versetto 13). Ma la semplice virilità e la schietta pietà del governatore frustrarono anche questo complotto. «Un uomo nella mia posizione dovrebbe scappare dal pericolo e nascondersi?» disse. "E se è così, un laico dovrebbe entrare nel tempio? Io non entrerò" (Versetto 11). Fu solo in seguito che scoprì che la profezia era una finzione, e il profeta un bugiardo corrotto (Versetto 12). Altri tentativi simili sembrano essere stati fatti, più o meno nello stesso periodo, da altri membri dell'ordine profetico, tra i quali solo uno è particolareggiato: la profetessa Noadia (Versetto 14). Neemia, tuttavia, rimase saldo come una roccia per tutto il tempo; ed è in grado di vantarsi che "in cinquantadue giorni, il 25 di Elul, IL MURO ERA FINITO" (Versetto 15). Fu un momento di orgoglio per l'infaticabile e coraggioso governatore, che vide realizzato il suo desiderio più caro, e doveva sapere che il risultato era dovuto principalmente ai suoi instancabili sforzi. Ma non rivendica il gloW per sé. "Quando i nemici (cioè Sanballat, Tobia e Ghesem) lo seppero", dice, "e i pagani intorno a noi lo videro, furono molto abbattuti". E perché? "Hanno compreso che quest'opera è stata compiuta dal nostro Dio"

Quando Sanballat, Tobia e Gheshem l'Arabo udirono. Letteralmente, "Quando fu udito da Sanballat e Tobia, e da Ghesem l'Arabo". La preposizione l è ripetuta con Ghesem, ma non con Tobia, probabilmente perché Tobia era subordinato a Sanballat, ma Ghesem un capo indipendente. Quindi, inoltre, non fu proposto che Tobia fosse presente alla conferenza. Atti quella volta che non avevo allestito le porte. Questo può sembrare in contraddizione con Neemia 3:1,3,6,13, ss. Ma il racconto dell'edificio nel cap. 3. si prosegue fino al completamento dell'intera opera, con l'obiettivo di indicare da chi sono state fatte le diverse parti, e non in quale momento. Cronologicamente, capp. 4., 5., e 6. sono paralleli al cap. 3, che raccontano eventi accaduti durante la costruzione del muro. Appendere le porte dei cancelli era, naturalmente, l'ultima cosa fatta. Sulle porte. Piuttosto, "alle porte"

Versetti 1-9.- Unità imbarcazioni rilevate e confuse

I nemici senza fare astute proposte invano

I L'OCCASIONE DELLA LORO INTERFERENZA. Sentirono dire che le mura erano state completate, anche se le porte non erano ancora state erette; e, pensando che un'ulteriore opposizione aperta sarebbe stata inutile, adottò l'astuzia

II IL MODO IN CUI SONO INTERVENUTI

1. Hanno ripetutamente proposto una conferenza. Fingendo probabilmente di voler giungere a un buon accordo con Neemia, ma in realtà con l'intenzione di metterlo in loro potere, affinché anche ora, essendo il loro capo scomparso, i Giudei lasciassero incompiuto il resto dell'opera, o che nella confusione così causata marciassero sulla città e ne prendessero possesso, o annullare ciò che era stato fatto. Ma Neemia era troppo saggio per essere preso in questo modo. Senza far loro sapere che vedeva attraverso il loro astuto disegno, rispose abbastanza sinceramente, anche se non tutta la verità, che non poteva lasciare che la grande opera che stava facendo, e lasciarla cessare, scendesse a loro; e ogni volta che ripetevano la loro proposta, mandava la stessa risposta

2. Hanno cercato di indurlo ad accondiscendere alla loro proposta inviando apertamente una falsa accusa contro di lui. Quello che avevano insinuato prima Neemia 2:19 ora dichiarano che è materia di comune notizia, cioè che lui e gli ebrei avevano fortificato Gerusalemme con l'intenzione di ribellarsi contro il monarca persiano, aggiungendo che la notizia era anche che Neemia si proponeva di essere re, e aveva effettivamente indotto certi profeti a proclamarlo re. E poiché queste notizie dovevano necessariamente giungere alle orecchie di Artaserse, lo pregarono di venire a consultarsi con loro, desiderando che comprendesse che avrebbero preso le misure che si sarebbero potute concordare per evitare conseguenze negative per lui, se questo fosse il caso. La lettera contenente queste accuse e la proposta fu inviata "apertamente", affinché il popolo di Gerusalemme potesse conoscerle, ed essere intimidito, e rifiutarsi di dare il colpo finale all'opera. Neemia, tuttavia, forte della coscienza della rettitudine, non solo negò la verità di queste pretese voci, ma accusò Sanballat di averle inventate

III LA RISORSA DI NEEMIA NELLE SUE DIFFICOLTÀ. Pregò Dio di rafforzare le sue mani, cioè di dargli vigore e coraggio per portare a termine la sua impresa, e di mantenere il popolo saldo nell'opera fino a quando non fosse stata compiuta. Il paragrafo suggerisce:

1. La persistenza dei nemici di Cristo nella loro opposizione alla sua causa. La sua opera nell'individuo, o nella Chiesa nel suo insieme. Ora si usa la violenza, ora l'arte; una volta l'adulazione, ora la calunnia; ora aperta inimicizia, e poi finta amicizia; oggi si appella alle speranze, domani alle paure. I dirigenti della Chiesa sono particolarmente assaliti, come gli ufficiali di un esercito in battaglia

2. La loro frequente mancanza di scrupoli. Inventando, per esempio, come in questo caso, false notizie, e talvolta ripetendole fino a crederci. Ma dobbiamo essere meno sorpresi di questo quando osserviamo le controversie tra gli stessi cristiani, e osserviamo quanto siano pronti a credere e a ripetere qualsiasi calunnia riguardo a coloro a cui si oppongono, e a mettere costruzioni palesemente false sulle loro parole e azioni

3. Il modo in cui devono essere soddisfatte

un. Con semplicità e sincerità divina. "Innocui come colombe"

b. Con diffidenza e saggezza. "Saggi come serpenti"

c. Con un fermo rifiuto

d. Con la costante persistenza nella vita e nell'opera cristiana, ogni nuova fase della quale, come in questo caso, fornisce un'ulteriore difesa contro il nemico

e. Con la preghiera

4. La responsabilità degli uomini migliori di essere calunniati. Anche per quanto riguarda le loro azioni più nobili; perché molti non possono capire la nobiltà, e i nemici non crederanno ad essa di coloro che odiano. Quindi le azioni migliori possono essere attribuite ai motivi peggiori. Dovremmo, quindi, essere lenti a credere alle cattive notizie, specialmente riguardo a uomini altrimenti irreprensibili. Piuttosto che prenderli frettolosamente come veri, dovremmo sospettare che abbiano avuto origine dall'ignoranza o dalla malizia

OMELIE DI W. CLARKSON. Versetti 1-9.- L'operaio cristiano

Neemia era un esempio, e sarà sempre il tipo, di un fedele lavoratore per la causa di Dio; Dalla sua condotta e dalla sua carriera possiamo apprendere

QUANTO PUÒ ESSERE PREZIOSO UN OPERAIO (Versetti. 1, 2). Il peccato a volte rende un tributo inconscio all'integrità e al valore. Agisce partendo dal presupposto che la giustizia è più che uguale alla sua energia e che, per raggiungere il suo fine malvagio, deve ricorrere ad "armi avvelenate". Così, per esempio, Filippo di Spagna, sforzandosi invano di estinguere il protestantesimo in Olanda, concluse che ciò poteva essere fatto solo "finendo l'Orange", e mise in moto complotti per uccidere quel nobile patriota. Sanballat concluse che non avrebbe potuto realizzare i suoi disegni malvagi finché Neemia non fosse stato sottomesso; da qui i suoi piani omicidi. Che tributo all'influenza di un uomo! Gli uomini "pieni di fede" sono anche "pieni di potenza" Atti 6:8 Una sola anima, animata dalla fede, dall'amore e dallo zelo, può sconfiggere tutti gli agenti del male

II CHE BISOGNO HA DI DIFFIDENZA (Versetti. 2, 4). "Cercavano di farmi del male" (Versetto 2); "Mi hanno mandato quattro volte di questo tipo" (Versetto 4). I nemici di Dio cercarono, con una persistenza degna di una causa migliore, di intrappolare Neemia e di ucciderlo. Ma lui, intrepido, come dimostrò in seguito, non si lasciava prendere dalla loro astuzia. L'eroismo è insospettabile; ma non è, quindi, credulone. Sa distinguere tra le aperture di un amico e le macchinazioni di un nemico. Leggiamo della "falsità del peccato"; Ebrei 3:13 e sia nella salvaguardia della nostra integrità personale, sia nella difesa della Chiesa di Cristo, dobbiamo stare in allerta contro il nemico, che dopo il fallimento dell'assalto aperto probabilmente ricorrerà alla furtività

III CHE BISOGNO HA DI CORAGGIO (Versetti. 5, 6, 7, 8, 9). Sanballat, non riuscendo a imporre la carità di Neemia, adotta un'altra condotta: intima in una lettera aperta che chiunque può leggere, che, se il colloquio non gli sarà dato, invierà un rapporto malvagio al re di Persia, dando la peggiore interpretazione ai procedimenti di Gerusalemme (Versetti. 5, 6, 7). Neemia, sentendo che la cerimonia sarebbe fuori luogo, accusa Sanballat di menzogna diretta (Versetto 8). "Tu li fingi con il tuo cuore". Ci sono momenti in cui la dolcezza del discorso non è cortesia, ma debolezza; quando le parole dure non sono maleducazione, ma fedeltà. Ma questo stratagemma del nemico minacciava di avere successo, nonostante la risposta senza fronzoli del governatore. "Tutti ci hanno spaventato" (Versetto 9). Sembra che la paura si sia impadronita della mente di molti, e Neemia fu spinto alla preghiera. "Ora dunque, o Dio, rafforza le mie mani". Quando gli altri cuori tremano, e la timidezza è dentro di noi, dobbiamo cercare, e guadagneremo, un rinnovato coraggio al trono della grazia. "Nel giorno in cui ho gridato tu mi hai risposto, e mi hai fortificato con la forza dell'anima mia" Salmi 138:3 "Per questo piego le ginocchia per essere fortificato con forza dal suo Spirito nell'uomo interiore" Efesini 3:16

IV Quanto è ECCELLENTE LA DEDIZIONE AL LAVORO (Versetto 3). Un messaggio ammirevole era quello del patriota: "Sto facendo un grande lavoro, per non poter scendere", ss. Il suo posto era tra i suoi amici, incoraggiandoli e aiutandoli a costruire, non all'esterno, a parlare con il nemico. Aver lasciato il suo posto di servizio attivo, di lavoro utile, per una simile discussione sarebbe stato davvero "scendere". Abbandonare la buona e grande opera di costruire per Cristo per discutere con coloro che le sono ostili è "scendere", è una discesa dalla devozione al pericolo. Siamo più sicuri e meglio impiegati negli alti luoghi di preghiera e di attività

OMELIE di R.A. Redford Versetti 1-14.- "Dio con noi"

La vera salvezza del popolo di Dio in mezzo all'opposizione del mondo. Neemia rappresenta lo spirito di consacrazione, zelo, risolutezza, dipendenza da Dio, responsabilità personale e fiducia nelle questioni finali, che dovrebbero essere lo spirito di tutto il popolo di Dio, e specialmente di coloro che occupano posti di rilievo nella Chiesa

I IL FATTO DELL'OPPOSIZIONE

1. È un fatto costante. La forma può cambiare, ma la sostanza è la stessa. È necessaria una vigilanza insonne. Quando l'aggressione violenta è fuori questione, dobbiamo temere il tradimento. "Venite, e incontriamoci insieme" è la forma più pericolosa del malizioso tentativo del mondo. In tempi come questi è necessaria una vigilanza speciale, per non abbandonare il nostro lavoro e metterci nelle mani dei nemici di Cristo e del suo popolo

2. Dobbiamo aspettarci che i momenti di particolare successo e di rapido avanzamento saranno i momenti in cui avremo più da incontrare dal mondo. Quando l'opera di Dio non sta facendo alcuna strada, i suoi nemici la lasceranno a se stessa. Quando vedranno che si avvicina al completamento ("il muro costruito, e nessuna breccia in esso"), allora faranno sforzi disperati per aggirarci e per rovesciare il nostro lavoro; e più aperto sarà il nostro successo, più astuti saranno i loro piani

3. Nel valutare i pericoli della nostra posizione, non dovremmo accontentarci di guardare fuori dalla Chiesa; guarda anche dentro di esso. Ci saranno traditori tra il popolo del Signore. Ci saranno profeti bugiardi, amici timidi, compagni d'opera dalla mentalità mondana. Il vero cuore deve essere forte in Dio

II LA VITTORIA DELLA FEDE NEL TEMPO DELLA SPECIALE TENTAZIONE

1. È stata una vittoria ottenuta dallo Spirito di Dio è lo spirito dell'uomo. Ciò di cui Neemia aveva bisogno era penetrazione, sapienza, padronanza di sé, forza d'animo, intrepidezza, devozione al suo lavoro. Tutte queste qualità sono date dallo Spirito di Dio e mantenute dalla sua grazia. Cantici finché erano al primo posto nell'individuo uomo, i nemici non avevano alcuna possibilità

2. Fu una vittoria che fu elargita come ricompensa della fede e in risposta alla preghiera. L'intero atteggiamento di Neemia era quello di dipendere da Dio. "Mio Dio, rafforza le mie mani"

3. È stata una fede molto decisa e definita che ha ottenuto la vittoria. "Sto facendo un ottimo lavoro e non posso scendere". La migliore difesa contro la tentazione è quella di impegnarsi in una vita pubblica positiva di servizio attivo. Lo spirito di lavoro dovrebbe essere contrapposto allo spirito di compromesso. Lasciare il dovere incompiuto è sempre scendere, e scendere è essere nelle mani dei nemici

4. La vittoria è stata rinnovata molte volte. Ogni occasione ha rafforzato il vero cuore. Se Dio ci aiuta a dire di no una volta, troveremo più facile ogni volta in seguito. Il coraggio cresce con l'azione. La resistenza cosciente al male è sia la migliore preparazione per rilevare la sua presenza, sia la migliore elevazione del cuore al di sopra delle reali paure per la vita e la sicurezza

OMULIE di J.S. Exell Versetti 1-16.- Le tentazioni di una vita morale seria e di un servizio

IL MODO IN CUI LE CONQUISTE DI UNA SERIA VITA MORALE E DI SERVIZIO SONO RESE NOTE AGLI UOMINI MALVAGI. "Ora avvenne quando Sanballat, Tobia, Ghesem l'Arabo e il resto dei nostri nemici, udirono che avevo costruito il muro e che non c'era più alcuna breccia in esso" (Versetto 1). La vita e il servizio cristiani si faranno conoscere

1. Naturalmente. Le pareti finite devono essere viste

2. Influente. I muri che si innalzano influenzano gli altri popoli; La vita cristiana si rivela nell'influenza morale che esercita

3. Voci. I nemici dei buoni sentono presto parlare del muro che è stato costruito

4. Vigilanza. Gli empi osservano le attività dei buoni. Il servizio dell'uomo buono deve essere completo; non ci deve essere alcuna "breccia" in esso, anche se spesso è incompleto; le sue "porte" non sono poste sulle porte (Versetto 1). La pietà, la verità, la sincera fatica non possono essere nascoste

II IL MODO IN CUI LA VITA MORALE E IL SERVIZIO SINCERI SONO SICURAMENTE TENTATI DA UOMINI MALVAGI. Le tentazioni a cui Neemia fu esposto furono:

1. Sottile. "Venite, incontriamoci insieme" (Versetto 2)

2. Persistente. "Eppure mi mandarono quattro volte" (Versetto 4)

3. Intimidatorio. "La quinta volta con una lettera aperta in mano" (Versetto 5)

4. Calunniatorio. "Che tu e i Giudei pensiate di ribellarvi"; "Che tu sia il loro re" (Versetto 6)

5. Alleati. Un profeta infedele si presta alla causa del nemico (Versetti, 10-13)

III IL MODO IN CUI LA VITA MORALE E IL SERVIZIO SINCERI DEVONO AFFRONTARE LA TENTAZIONE

1. Con discernimento. "Ma pensarono di farmi del male" (Versetto 2)

2. Con l'industria. "Sto facendo un gran lavoro" (Versetto 3)

3. Con determinazione. "E io risposi loro allo stesso modo" (Versetto 4)

4. Con esposizione. "Ma tu li fingi con il tuo cuore"

5. Con la preghiera. "Or dunque, o Dio, rafforza le mie mani" (Versetto 9)

6. Con coraggio. «Un uomo come me dovrebbe fuggire?» (Versetto 11)

IV IL MODO IN CUI LA VITA MORALE SERIA E IL SERVIZIO COMPLETANO IL LORO COMPITO NONOSTANTE LE DURE PROVE. "Cantici il muro era finito" (Versetto 15)

1. La fine dell'attività. "Cantici il muro era finito."

2. Il tempo dell'attività. «Tra cinquantadue giorni»

3. L'effetto del compito. "Erano molto abbattuti ai loro stessi occhi"

4. L'elogio del compito

Che sia stato completato in circostanze così difficili

2 In qualcuno dei villaggi. L'ebraico ha "nei villaggi", che sembra troppo vago. Bertheau suggerisce quindi, "in Hakkiphirim", di prendere la parola come il nome di un particolare villaggio, il che probabilmente è giusto. Ono si trovava nei pressi di Lidda, nella pianura confinante con la Filistea. Pensavano di farmi del male. Un eufemismo per "hanno pensato di uccidermi"

Ostacoli respinti

"Sto facendo un grande lavoro, quindi non posso scendere". Questa risposta di Neemia ai suoi subdoli nemici è degna di essere adottata da noi in relazione a tutto ciò che ci ostacolerebbe nel servizio di Cristo. Nel dare loro questa svolta, possiamo usare le parole "scendere", usate qui per località, nel senso di scendere a un livello mentale o morale inferiore

IO CHE POSSO BEN ADOTTARE QUESTE PAROLE

1. Tutti i cristiani

(1) In relazione alla loro cultura spirituale, l'attuazione della loro salvezza, che è davvero "una grande opera"

(2) In relazione alla loro speciale vocazione nella vita. Che è per ciascuno la sua "grande opera", quella che deve occupare la maggior parte del suo tempo, del suo pensiero e della sua fatica; quello in cui egli deve specialmente glorificare Dio

(3) In relazione a qualsiasi opera di beneficenza cristiana in cui ciascuno può essere impegnato

2. Coloro che occupano posizioni di particolare responsabilità. Sia nella vita secolare che nella Chiesa. Statisti; i genitori, l'educazione e l'educazione delle cui famiglie è "un'opera grande"; i ministri del culto; tutti da cui gli altri dipendono per la guida, ecc

II A CHI, E DI CHE COSA, POSSONO ESSERE IMPIEGATI. A tutti coloro che vorrebbero tentarci

1. Nel peccato evidente

2. In qualsiasi pratica ci ostacoli nel nostro dovere

Ciò che è giusto per uno può essere sbagliato per un altro, perché lo ostacolerebbe nella sua vita cristiana o nel suo lavoro. Ognuno deve giudicare da sé quale sarebbe un ostacolo per lui. Ognuno "cerchi prima il regno di Dio e la sua giustizia", si intenti supremo a servire Dio e a servire la sua generazione secondo la volontà di Dio, e tutte le cose inferiori saranno viste nella loro vera luce e prenderanno il loro giusto posto. Ognuno lasci anche ai suoi conservi cristiani il compito di ordinare la propria vita secondo il proprio giudizio di ciò che è giusto e buono per loro. Colui che, tuttavia, vuole vivere molto per grandi fini, deve spesso dire riguardo alle occupazioni, ai divertimenti, alle gratificazioni del gusto, ai rapporti sociali, ss.), leciti o lodevoli negli altri: "Sto facendo", ecc

III LA RAGIONEVOLEZZA DELLE PAROLE COSÌ IMPIEGATE. La concentrazione della mente e dell'energia è essenziale per il successo in tutte le attività importanti, ed è adottata da tutti coloro che decidono di avere successo. Qualunque cosa possa ostacolare, per quanto allettante, deve essere risolutamente abbandonata. La stessa concentrazione e abnegazione sono richieste nella vita cristiana, e sono tanto più imperative e ragionevoli a causa della grandezza dei suoi scopi e dei particolari pericoli che l'accompagnano. In conclusione

1. Il sentimento del testo può essere applicato in modo errato. Come quando (se si può supporre che tali casi siano possibili) un pastore "non può scendere" dai suoi studi per visitare i malati o i poveri, o per dare consigli ai curiosi o ai perplessi; o i genitori "non possono scendere" da qualsiasi altro lavoro, secolare o spirituale, per prendersi cura adeguatamente del bene dei loro figli; o il cristiano contemplativo e studioso "non può scendere" a opere di attiva benevolenza, e nemmeno alla diligenza nella sua vocazione secolare

2. Il sentimento potrebbe essere spinto troppo oltre. La natura umana non può sopportare una tensione perpetua; non è il migliore per la concentrazione incessante anche sugli argomenti e sulle occupazioni più elevate. Abbiamo bisogno di varietà. La ricreazione (veramente tale) è tanto un dovere quanto un'occupazione seria. Si deve sempre rinunciare al peccato, ma non sempre dobbiamo rifiutarci di "scendere" a questioni più leggere di quelle della nostra attività principale nella vita. La vita più alta che possiamo raggiungere non sarà ostacolata, ma promossa, da una saggia discesa verso le cose inferiori; e ciò non solo per il sollievo così ottenuto, ma perché i più alti principi possono essere esercitati e nutriti dall'impiego nelle questioni più piccole

3. A tutte le tentazioni di una vera negligenza del nostro lavoro vanno applicate con perseveranza le parole del testo. Come Neemia, a ogni rinnovata tentazione rispondiamo "nella stessa maniera"

5 Una lettera aperta. Le lettere in Oriente sono solitamente poste in sacchetti di seta, che vengono poi legati e sigillati con cura. Una "lettera aperta" invitava a leggerla; e lo scopo di mandare questo 'aperto' dovette essere quello di creare allarme fra i Giudei, e di eccitarli contro Neemia. Confrontate la condotta degli ambasciatori di Sennacherib 2Re 18:27-33

6 Gashmu lo dice. "Gashmu" è probabilmente la forma araba nativa del nome che in una bocca ebraica diventava comunemente "Geshem". Tu e i Giudei pensate di ribellarvi. Confronta Neemia 2:19 ed Esdra 4:13 con il Commento. Secondo queste parole. cioè "Conforme a ciò che viene riportato"

7 Tu hai costituito dei profeti che predichino la tua parola a Gerusalemme, dicendo: C'è un re in Giuda. Espressioni dei maestri religiosi dell'epoca, parallele a quella di Zaccaria: "Ecco, arriva il tuo re", Zaccaria 9:9 -potrebbe essere stato segnalato a Sanballat e frainteso o intenzionalmente frainteso

9 Tutti ci hanno fatto paura. Piuttosto, "cercava di spaventarci". I loro tentativi non hanno avuto successo. Ora dunque, o Dio, rafforza le mie mani. "O Dio" non è nell'originale; donde alcuni critici non vedono nelle parole usate una preghiera, ma solo un'affermazione: "Ma ora ho rafforzato le mie mani" (così le versioni dei Settanta, della Vulgata, del Siriaco e dell'Arabo). Questo significato, tuttavia, non può essere ricavato dal presente testo

Preghiera per avere forza

"Ora dunque, o Dio, rafforza le mie mani". Un altro esempio della devozione di Neemia. In ogni difficoltà egli invoca Dio, e non invano. Così ottiene la forza e ci insegna dove cercarla, con la certezza di trovarla. Il modo in cui la preghiera è registrata è notevole. Egli non dice: "Allora ho offerto questa preghiera", ss.), ma scrive bruscamente la preghiera stessa. Sembra che, mentre registrava gli eventi di quei tempi, li rivivesse con l'immaginazione e con il sentimento; e così, sperimentando l'antica ansietà, quasi inconsciamente pregò e scrisse l'antica preghiera come una presente supplica a Dio

CHE COSA SPINGERÀ IL CRISTIANO A UNA TALE PREGHIERA

1. Una grande e buona impresa. Quelli che Dio approva

2. Dipendenza di altri impegnati nell'impresa dal nostro piombo e dal nostro spirito. Influenza che la nostra debolezza avrebbe su di loro

3. Grandi difficoltà nel lavoro

4. Grande opposizione ad esso

5. Debolezza dei compagni di lavoro. Nei numeri, nell'abilità, nello zelo, nel coraggio. Paura della loro defezione

6. Depressione dello spirito derivante da queste o altre cause

7. Forte desiderio di portare a termine il lavoro nonostante

II Come LA PREGHIERA PUÒ ESSERE ESAUDITA

1. Con il dono della forza interiore vedi Efesini 3:16 Questo può essere dato direttamente dal cielo, o per mezzo dell'incoraggiamento degli uomini vedi Neemia 2:18

2. Fornendo una migliore assistenza esterna. Più e migliori aiutanti, o circostanze più favorevoli. Infine, alcuni hanno buone ragioni per pronunciare questa preghiera con particolare enfasi sulle sue ultime due parole. Sono forti nella testa e hanno forti emozioni, ma sono deboli nelle mani per dare o fare. Purtroppo, coloro che hanno più bisogno di pregare in questo modo sono i meno disposti a farlo

10 Una Shemaiah appare nell'elenco dei sacerdoti che in seguito firmarono il patto; Neemia 10:8 Ma i nomi in quell'elenco non sembrano essere personali. C'è una Shemaiah anche tra i sacerdoti che presero parte alla dedicazione del muro; Neemia 12:42 Non è detto, però, che fosse "figlio di Delaia". Stai zitto. Impedito, cioè, da qualche impurità legale di prendere parte al servizio del tempio, o anche di entrare nel tempio. Nella casa di Dio, nel tempio. Piuttosto, "dentro il santuario". L' heykal era lo stesso del luogo santo, e significava quella parte dell'edificio del tempio che si trovava tra il portico e il santo dei santi. Corrispondeva, come osserva Gesenius, al corpo o alla navata delle cattedrali moderne. Chiudiamo le porte. Porte pieghevoli di legno di abete separavano il luogo sacro dal portico del tempio di Salomone; 1Re 6:34 e questi avevano senza dubbio la loro controparte nel tempio restaurato. Shemaiah suggerì di chiudere queste porte per una maggiore sicurezza

Versetti 10-19.- Nemici interiori

IO FALSI PROFETI. Che prostituivano il loro ufficio assumendosi ai nemici esterni. Poiché essi "amavano il salario dell'ingiustizia"

1. Uno lo tentò a infrangere la legge fuggendo nel luogo santo e chiudendosi lì, dove non poteva entrare nessuno se non un sacerdote o un levita. Lo fece con il pretesto che la vita di Neemia era in pericolo (Versetto 10); e sperava che il governatore, acconsentendo alla proposta, si mettesse in disgrazia presso il popolo, perdendo così la sua influenza su di esso (Versetto 13). Neemia fu preservato da questo pericolo per la sua magnanimità e la sua riverenza per la legge (Versetto 11). E se non immediatamente, in seguito percepì la vera fonte e i motivi della proposta (Versetti, 12, 13)

2. Altri, con altri mezzi non registrati, cercarono di eccitare le sue paure (Versetto 14). Forse con finti messaggi dal cielo

II NOBILI TRADITORI (Versetti. 17-19). Questi, alcuni dei quali erano legati a Tobia da matrimoni, mantennero un'attiva corrispondenza con lui e cercarono di influenzare Neemia in suo favore. Avevano molti alleati. Probabilmente lo zelo riformatore di Neemia, che aveva già frenato la loro avarizia, e che probabilmente avrebbe proceduto ad altre misure per loro sgradevoli, favorì la loro disaffezione

III IL RAPIDO COMPLETAMENTO DELLE FORTIFICAZIONI, NONOSTANTE OGNI OPPOSIZIONE (Versetto 15)

IV L'IMPRESSIONE CHE CIÒ FECE SUI NEMICI ESTERNI E SUGLI ALTRI POPOLI CIRCOSTANTI (Versetto 16)

1. Grande mortificazione. Delusione, invidia, disperazione per il successo di un'ulteriore opposizione

2. Percezione della mano di Dio

Da questo paragrafo impariamo:

1. Il pericolo peculiare per ogni comunità della disaffezione e della divisione interna

2. La bassezza del tradimento

3. L'efferata malvagità di coloro che per motivi mondani prostituiscono funzioni sacre

4. Il dovere e la saggezza del giudizio privato vedi 1Giovanni 4:1 I maestri spirituali, non solo per amore del denaro, ma per altri motivi e influenze, o per incapacità, possono dare consigli che il nostro senso della verità e del diritto può dichiarare male. In tal caso dobbiamo seguire le nostre convinzioni, anche se possono essere sbagliate vedi Geremia 5:30,31; 23:31,32; Michea 3:11

5. L'intuizione e la sicurezza contro la tentazione di un cuore devoto, puro e virile

6. L'influenza negativa delle strette alleanze tra il popolo di Dio e i suoi nemici

7. La correttezza del dovuto rispetto per la nostra reputazione. Il nostro carattere non è solo prezioso per noi stessi, ma un inestimabile elemento di utilità. Il danno alla reputazione di un cristiano è un danno alla Chiesa. La cura del nostro buon nome è un aiuto contro la tentazione

8. L'attiva provvidenza e grazia di Dio. Preservando i suoi servi dal male e dando successo ai loro pii sforzi. Infine, questo capitolo ci ricorda i conflitti e le vittorie di un più grande di Neemia, alle cui conquiste come nostro Capo siamo più interessati

OMELIE DI W. CLARKSON Versetti 10-19.- Prova e vittoria

Sconfitto di nuovo, il nemico ricorre ad altri schemi. Sarebbe interessante sapere quali erano le aspettative con cui Neemia partì da Susa per intraprendere l'opera che aveva davanti. Se potessimo dire cosa c'era allora nella sua mente, probabilmente troveremmo lì anticipazioni molto diverse dalle sue esperienze reali. Probabilmente, se avesse potuto prevedere le sue difficoltà, avrebbe potuto sottrarsi al compito. Fortunatamente non prevediamo le perplessità della fatica cristiana; visti come da uno sguardo profetico, ci travolgerebbero; ma coniando su di noi uno per uno, possono essere affrontati coraggiosamente e conquistati con successo. Guardiamo ora a

I LA PROVA DELLA FEDE NELL'OPERA DI DIO

1. Le loro precedenti trame falliscono, ne viene provata un'altra ancora più sottile. Sanballat e Tobia inducono un profeta, Semaia (Versetto 10), e una profetessa, Noadia (Versetto 14), a esortare Neemia a rifugiarsi nell'assassinio nel tempio; nascondersi illegalmente, per timore di essere colpito al suo posto di dovere; infatti, "avere paura e peccare", e così dare occasione per "una cattiva notizia, affinché lo possano biasimare" (Versetto 13). L'insidiosità della tentazione può essere dedotta dalle parole di indignazione in cui Neemia invoca la riprovazione divina sui tentatori colpevoli (Versetto 14). Ma

2. Neemia è ancora più provato. Il suo stesso popolo mantiene una corrispondenza con il nemico. I nobili di Giuda scrivono e ascoltano Tobia (Versetto 17). Un'alleanza pericolosa portò all'intimità, alla perversione, alla cospirazione (Versetto 18). Questi uomini che avrebbero dovuto essere i primi e i più forti ad aiutare sono quelli che vengono per ostacolare; lodando l'uomo che si prodigava per rovesciare e rovinare tutto (Versetto 19), e riportando al nemico le parole del governatore (Versetto 19). Quando facciamo del nostro meglio per servire il nostro Maestro e i nostri simili, e naturalmente guardiamo a coloro che sono legati negli stessi santi legami con noi, più specialmente a coloro che sono come "profeti" o "profetesse" nelle nostre file, o a coloro che sono come "nobili" tra noi, per stare al nostro fianco e aiutarci nel nostro lavoro, e quando, invece di soccorrere, scopriamo che minano la nostra influenza, siamo tentati di disperare, tanto è acuta la prova della nostra fede. Eppure potremmo vincere

II LA VITTORIA DEI VALOROSI E DEI VERI (Versetti. 11, 15, 16). Qui abbiamo

1. Il fatto del successo. Il muro fu costruito: fu "terminato in cinquantadue giorni" (Versetto 15). Né le minacce aperte né i complotti segreti indebolirono la forza o diminuirono il lavoro degli operai indaffarati, e il buon lavoro fu compiuto

2. Un potente incentivo che porta alla vittoria. Neemia fece un eccellente appello a se stesso. Considerava chi era, e cosa era degno e indegno del posto che ricopriva. «Un uomo come me dovrebbe fuggire?» (Versetto 11)

3. I frutti della vittoria (Versetto 16). Il nemico e tutti i pagani "furono molto abbattuti ai loro propri occhi" e "compresero che quest'opera era stata compiuta dal nostro Dio". La loro umiliazione era una cosa eccellente per loro, e il nome di Dio che veniva glorificato era fonte di gioia e di gratulazione per i buoni. C'è una vittoria da ottenere sotto la tentazione più feroce se solo siamo fedeli a tutto ciò che conosciamo. Facciamo, nell'ora buia della prova della fede

4. Considera ciò che è degno della posizione che occupiamo. Quelli che siamo noi - missionari, ministri, evangelisti, insegnanti, dirigenti, membri della Chiesa di Cristo - dovrebbero fuggire dal posto del dovere o del pericolo? "Indossa l'armatura del Vangelo e, vegliando sulla preghiera, dove il dovere chiama, o il pericolo, non manchi mai". La "guardia" del suo esercito "muore, ma non si arrende"

5. Considera cosa ridonderà alla gloria di Cristo. Se solo resistiamo, "deboli ma inseguiti", combattendo fino a quando il giorno sarà vinto, il nemico sarà umiliato e il suo santo nome sarà onorato. Il nostro Salvatore, una volta crocifisso, sarà "esaltato ed esaltato, e sarà altissimo" Isaia 52:13

11 Un uomo come me dovrebbe fuggire? Vale a dire, un uomo al mio posto, il capo dello Stato, tenuto a dare l'esempio agli altri, dovrebbe fuggire dal pericolo e nascondersi? Sicuramente no. E chi c'è che, essendo come me, entrerebbe nel tempio per salvarsi la vita? Piuttosto, "poteva entrare nel tempio e vivere?" Dean Stanley paragona le nobili parole di Becket -- "Non trasformerò la cattedrale in un castello" -- ma il parallelo non è stretto. Neemia non pensa che avrebbe profanato il tempio facendone un luogo di rifugio, ma che avrebbe infranto la legge semplicemente entrandoci. Ewald mostra di aver colto il punto dell'obiezione quando dice: "Neemia pensava che, come laico, non doveva infrangere il comandamento divino entrando nel santuario stesso" ('History of Israel', vol. 5. p. 157)

Rispetto degli obblighi particolari

«Un uomo come me dovrebbe fuggire?» Così magnanimamente Neemia diede una ragione per non seguire il consiglio del profeta bugiardo. Le parole ci ricordano gli obblighi speciali a cui sono posti alcuni per evitare il male e praticare il bene. In effetti, ognuno di noi ha una certa specialità nel suo caso che dovrebbe sentire come vincolante in modo particolare a una retta via

HO ALCUNI OBBLIGHI SPECIALI PER LA COERENZA CRISTIANA. Si può esprimere così: "Un uomo come me dovrebbe?" -

1. Cantici molto favorito. Per la provvidenza o per la grazia di Dio, perdonati così tanto, così riccamente dotati, ecc

2. Occupando una tale posizione, alla quale sono stato così manifestamente chiamato. Posizione nella famiglia, nella Chiesa, nel mondo

3. Chi ha esercitato tali professioni

4. Che hanno servito il Signore così a lungo, e fatto così tanto

5. La cui influenza è così grande, nel bene e nel male, sugli altri

II PECCATI CONTRO I QUALI IL PENSIERO di tali obblighi dovrebbe essere una difesa. «Se un uomo come me...»

1. Fuggire. Da Cristo. Dal suo posto di servizio

2. Agisci indegnamente. Con incongruenze di ogni tipo: indifferenza, pigrizia, autoindulgenza, intemperanza, vigliaccheria, parsimonia, ss. Le tentazioni di tutti e di ciascuno possono essere affrontate da questo pensiero: "Un uomo come me dovrebbe essere colpevole di questo peccato?"

III CONSIDERAZIONI CHE DOVREBBERO APPROFONDIRE IL SENSO DELL'OBBLIGO. Se "un uomo come me" cadrà, allora io

1. Incorrere in meritata disgrazia

2. Recare biasimo sul nome e sulla causa di Cristo

3. Dai gioia ai suoi nemici

4. Scoraggiare e indebolire i suoi amici

5. Causare lesioni e rovina agli altri. "Un uomo come me" non può cadere da solo

6. Assicura un destino più pesante

12 E, ecco, ho percepito, ss. Piuttosto, "E ho considerato; ed ecco! Dio non l'aveva mandato". Riflettei su tutta la faccenda e giunsi alla conclusione che, sebbene potesse essere un profeta, in questa occasione non aveva esercitato il suo ufficio profetico, non mi aveva dichiarato la volontà di Dio confronta il caso del "vecchio profeta", 1Re 13:11-18 E avevo ragione, "perché (infatti) aveva pronunciato questa profezia contro di me, perché Tobia e Sanballat lo avevano assoldato". "Tobia e Sanballat" qui, non "Sanballat e Tobia", come altrove, Neemia 2:10,19; 4:7; 6:1 perché Tobia era senza dubbio il corruttore immediato, Sanballat si limitava a fornire i fondi

13 Perciò fu assunto, ss. Il motivo per cui lo corruppero era che io potessi essere indotto dalla paura a fare come suggeriva Semaia, e quindi a commettere peccato; per cui avrebbero un giusto motivo per diffondere una cattiva notizia riguardo a me, e rendere la mia cattiva condotta un costante rimprovero per me. L'influenza di Neemia dipendeva in gran parte dal peso del suo carattere morale. Un passo falso, e si sarebbe perso; la sua influenza sarebbe scomparsa; e l'opera a cui era rivolto il suo cuore sarebbe stata vanificata

14 Tobiah e Sanballat. Vedi Versetto 12, con il commento. La profetessa Noadia non è menzionata altrove. Si suppone che abbia ceduto a una tangente, come Shemaiah (Ewald); ma questo è del tutto incerto. Sappiamo solo che, insieme a certi profeti soi-disant, si sforzò di "mettere in timore Neemia". È chiaro che non ha avuto successo

15 Cantici il muro fu terminato il venticinquesimo giorno del mese di Elul, in cinquantadue giorni. Secondo Giuseppe Flavio, 11:5, §8) l'opera di restaurazione richiese due anni e quattro mesi, o 840 giorni, invece di cinquantadue. E questo periodo è stato ritenuto molto più probabile di quello più piccolo, che i moderni generalmente lo hanno accettato, mentre alcuni hanno persino proposto di modificare il nostro attuale testo di Neemia con l'inserimento di u-shnathayim, "e due anni", alla fine di questo versetto (Ewald). Ma l'autorità di Giuseppe Flavio su questioni di storia remota è così piccola, e l'intero racconto di Neemia è così armonioso e coerente con se stesso, che l'alterazione sembra del tutto superflua. Neemia lascia Susa a Nisan, probabilmente verso la metà o la fine del mese, perché i suoi preparativi devono aver richiesto un po' di tempo. Probabilmente avrebbe impiegato quasi tre mesi di viaggio, e quindi avrebbe raggiunto Gerusalemme verso la metà di luglio, diciamo il 15 luglio. Poi si riposò tre giorni, esaminò le mura, espose il suo piano davanti ai nobili, organizzò le squadre di lavoro e si mise al lavoro. Il suo scopo era quello di affrettare le cose il più possibile; e potrebbe aver iniziato la ricostruzione entro dieci giorni dal suo arrivo. Cinquantadue giorni dal 25 luglio lo porterebbero al 15 settembre, che corrisponde, per quanto possibile, al 25 di Elul. Non c'è difficoltà a supporre che il muro avrebbe potuto essere riparato in questo spazio. I materiali erano pronti a portata di mano; I gruppi di lavoro erano numerosi; gli operai pieni di zelo. Se stimiamo la circonferenza del muro a quattro miglia, il che è probabilmente al di là della verità, e le parti di lavoro a quarantadue (Ewald), ne conseguirà che ciascuna parte doveva, in media, riparare 168 iarde, o al ritmo di tre o quattro iarde al giorno. Probabilmente non c'era lavoro fatto nei sabati, e ci possono essere stati uno o due giorni di interruzione, quando l'attacco sembrava imminente; Neemia 4:13-15 ma per il resto il lavoro veniva svolto senza sosta dall'alba al tramonto (ibid. Versetto 21). Il muro raggiunse in brevissimo tempo la metà della sua altezza (ibid. Versetto 6), ci fu poi una breve interruzione, dopo la quale venne il lavoro principale di completare l'intero circuito in tutta la sua altezza. È possibile che i cinquantadue giorni siano contati dal "ritorno al lavoro" (ibid. Versetto 15)

OMULIE di R.A. Redford Versetti 15-19.- L'opera buona compiuta nonostante l'uomo per la potenza di Dio

Una grande MANIFESTAZIONE DEL POTERE DIVINO è una grande abbattimento dei nemici di Dio

1. C'è una vera debolezza in tutti i peccati. "Ai loro occhi" la sconfitta significava vergogna e confusione; ma il vero cuore non dubita mai che la sua causa sia giusta, anche quando il successo è ritardato

2. Il mondo percepirà la mano di Dio. Quando l'opera finita sarà davanti a loro, non oseranno negare chi l'ha compiuta. Perciò dovremmo affrettarci a proseguirlo, ed essere più ansiosi di portarlo a compimento

3. I grandi fatti della grazia divina hanno diffuso il loro messaggio non solo tra i nemici della Chiesa, ma anche tra i pagani, che sono rimasti seduti nelle tenebre. Un rinnovato zelo ed energia nel popolo di Dio avrà un potente effetto nell'abbattere le immaginazioni che si esaltano contro il nome di Cristo

II La migliore preparazione della vera Chiesa contro gli scoraggiamenti, sia dall'esterno che dall'interno, è sapere che LE SUE MURA SONO COSTRUITE E LE SUE PORTE SONO I LORO LUOGHI

1. Ciò porrà fine ai rapporti corruttori tra la Chiesa e il mondo

2. Aiuterà il popolo di Dio a conoscere i suoi veri leader. I nobili erano traditori, ma d'ora in poi gli uomini, secondo l'esempio di Neemia, saranno i difensori di Giuda

3. Alla vista dell'opera compiuta, il cuore del popolo di Dio è forte. Nel senso migliore del termine, il successo fa il successo. "Le lettere di Tobia" non faranno male, perché ci sono i muri che parlano nel nome di Dio, "epistole scritte dallo Spirito di Dio, conosciute e lette da tutti gli uomini". Lasciamo che il mondo confidi nei suoi stratagemmi, noi ci rallegriamo delle "mura di Gerusalemme", che sono la "salvezza" e le "sue porte" la "lode". -R

16 I nostri nemici. I Samaritani, gli Ammoniti, gli Asdoditi e gli Arabi sotto Oesem sono i "nemici" speciali di cui si parla qui. I Fenici, i Siriani, i Moabiti, ss. sono gli altri "pagani che circondano" gli Ebrei. Anche questi ultimi erano ostili e non amavano alcun aumento del potere e della prosperità ebraica. Essi si accorsero che quest'opera era opera del nostro Dio. Non poterono fare a meno di riconoscere una speciale Provvidenza che faceva amicizia e proteggeva gli ebrei, i quali, dopo essere stati completamente schiacciati e sradicati da Nabucodonosor, erano ora ristabiliti in una posizione dominante in Palestina, e gli era stato permesso di rendere la loro città ancora una volta una fortezza quasi inespugnabile

L'opera di Dio riconosciuta

"Hanno compreso che quest'opera è stata compiuta dal nostro Dio". Il lavoro che era stato fatto era così grande; era stato compiuto da un popolo così debole, nonostante tanta opposizione e tanti ostacoli, e in così breve tempo, che il popolo intorno, anche il più contrario, non poteva fare a meno di riconoscere che il Dio d'Israele aveva operato con i suoi servi. L'opera dei servitori di Cristo può produrre un'impressione simile su altri, non solo sui compagni di fede, ma anche su quelli che non ne hanno. È molto desiderabile che il nostro lavoro sia di tale tipo, e così favorito da Dio, da fare una tale impressione

QUANDO LA MANO DI DIO È EVIDENTE NELL'OPERA DEL SUO POPOLO?

1. Quando il lavoro svolto è manifestamente buono in se stesso. Questo non si può dire del meramente esteriore: dell'erezione di chiese, per quanto grandiose e belle; del mantenimento di servizi imponenti; del raduno di grandi folle, o della creazione di semplici proseliti. Tale lavoro può scaturire dal bene e tendere al bene, ma potrebbe non essere così. Motivi e impulsi puramente umani, forse del tutto poco cristiani, possono spiegare tutto. Ma quando il male diventa bene, e il bene lo diventa eminentemente; quando attraverso l'insegnamento e l'influenza cristiana i licenziosi diventano puri, gli ubriaconi sobri, i superbi umili, gli egoisti benevoli, i duri gentili; quando un popolo cristiano risplende nella bellezza della più alta santità e amore cristiano, e specialmente in quelle virtù pratiche che tutti possono apprezzare, allora è probabile che si produca negli altri la convinzione che Dio sta operando in loro e per mezzo di loro

2. Quando il lavoro svolto è esteso. Interi quartieri, un'intera classe di uomini irreligiosi e moralmente degradati, sono stati talvolta trasformati dalla predicazione del Vangelo; anche una nazione in larga misura si è ravvivata ed elevata. Deve essere accecato dal peccato o dal peggior fanatismo chi non riesce a vedere in tali cambiamenti l'azione di Dio

3. Quando tali cambiamenti benefici vengono operati molto rapidamente. Come l'opera a cui il testo si riferisce

4. Quando si superano gravi difficoltà e una formidabile opposizione

5. Quando l'opera si dimostra duratura

6. Quando la strumentalità umana è manifestamente insufficiente per rendere conto dei risultati

II GLI EFFETTI CHE LA PERCEZIONE DELLA MANO DI DIO IN TALE OPERA PRODURRÀ

1. Sui lavoratori. Gratitudine, umiltà, incoraggiamento a lavorare

2. Sui conservi cristiani. Lode a Dio. Riconoscimento dei lavoratori come loro fratelli. Preghiera per loro. Congratulazioni e auguri. Cooperazione, se possibile. Gli atti minimizzano il rispetto e il rifiuto delle critiche censorie

3. Su coloro che desiderano il bene per se stessi. Attrazione verso queste persone. "Noi verremo con te, perché abbiamo udito", anzi, vediamo, "che Dio è con te"

4. Sui nemici. Scoraggiamento, mortificazione, forse abbandono dell'opposizione attiva; vedi Esodo 14:25 forse la trasformazione in amici e compagni di lavoro, che è la cosa migliore di tutte

In conclusione

1. Le prove dell'azione divina nel cristianesimo e i suoi effetti dovrebbero essere seriamente ponderati dai non credenti

2. La cecità all'intervento di Dio nell'opera dei cristiani è un sintomo spaventoso. Eppure si trova in alcuni che professano d'essere cristiani rispetto all'opera di coloro che "non li seguono". Stiano attenti a non diventare partecipi della colpa di quegli uomini altamente religiosi del giorno di nostro Signore che non videro Dio nelle opere di Cristo, ma le attribuirono all'azione del diavolo, e contro i quali egli mise in guardia, se non si dichiararono colpevoli dell'imperdonabile peccato di "bestemmia contro lo Spirito Santo"

3. Che tutti i cristiani preghino per quelle manifestazioni della potenza dello Spirito Santo nella Chiesa che produrranno la convinzione generale del suo libero arbitrio. La condizione ordinaria delle nostre Chiese, e i risultati del loro lavoro, sono, ahimè, poco adatti a produrre una tale convinzione. "Svegliati, svegliati, rivestiti di forza, o braccio del Signore; svegliatevi, come nei tempi antichi, nelle generazioni antiche"

17 E per di più a quei tempi. Ewald suppone che le circostanze qui riportate (Versetti. 17-19) siano successive al completamento del muro ('History of Israel', vol. 5. p. 157); Ma l'espressione "in quei giorni" sembra piuttosto ricondurre gli eventi al tempo in cui il muro era in costruzione. Il passaggio è una sorta di nota esplicativa, che ci mostra come Tobia sia arrivato a poter suscitare quegli intrighi all'interno di Gerusalemme di cui si è parlato nei Versetti. 12-14. E le lettere di Tobia giunsero a loro. Piuttosto, "e molte furono le lettere di Tobia che giunsero loro"

18 Era il genero di Secania. Piuttosto, "imparentato per matrimonio con Secania", forse, ma non certamente, per aver sposato sua figlia. Figlio di Arah. Membro, cioè, della famiglia, chiamata Beni-Arah, che era tornata con Zorobabele Esdra 2:5; Neemia 7:10 Meshullam, figlio di Berechia, è menzionato in Neemia 3 mentre ripara due porzioni del muro (Versetti. 4, 30)

19 Piuttosto, "hanno anche riferito" -- sono arrivati al punto di parlarmi delle sue buone azioni, forse rappresentando le tangenti che dispensava (Versetto 12) come date per motivi caritatevoli. Ed essi pronunziarono le mie parole, o: "Gli comunicarono le mie cose". Gli hanno fatto conoscere tutti i miei procedimenti

Illustratore biblico:

Neemia 6

1 CAPITOLO 6

Neemia 6:1-19

Ora avvenne, quando Sanballat.-La testimonianza della verità:-

(I.) Il suo processo, dagli stratagemmi dei nemici. Le circostanze del suo processo erano particolari. La fede, la preghiera e le pene avevano ormai compiuto grandi cose a Gerusalemme. Per molti giorni i patrioti avevano perseverato, con incessante fatica, per ricostruire il muro. E ora la loro impresa era pronta per essere coronata da un trionfale successo. Questo, per loro, era un momento di gioiosa attesa, mescolata, senza dubbio, a sollecitudine, per timore che il loro lavoro fosse rovinato proprio alla vigilia del completamento. Ma per i nemici di Sion fu un momento di irritazione e di sgomento. "Udirono", dice Neemia, "che avevo edificato le mura, e che non vi era rimasta alcuna breccia". Nonostante le loro parole vanagloriose e le loro deboli armi, il buon lavoro era avanzato e, a meno che non fossero riusciti a schiacciarlo all'istante, vedevano chiaramente che tutto sarebbe andato perduto. Ma che cosa faranno per arrestare la sacra impresa? Hanno già tentato la derisione, ma hanno riscontrato, con loro dispiacere, che questi uomini di Giuda non si lasceranno prendere in giro da ciò che, per loro, è un'opera di coscienza e di religione. Hanno inoltre tentato la forza; ma hanno appreso, con loro sgomento, che gli Israeliti sono pronti a resistere fino al sangue all'invasione della loro libertà di servire Dio nella città chiamata con il Suo nome. Sventati, quindi, in questi modi di attacco, sono costretti a ricorrere allo stratagemma per ottenere, se possibile, il loro malvagio scopo. Questa disperazione dei nemici di Giuda è solo un'immagine della rabbia del grande avversario per il progresso della Chiesa e la crescente santificazione di ogni credente in Cristo. Più di una volta nella storia dell'avanzata della Chiesa il diavolo è sceso in "grande ira, perché sa di avere poco tempo". Ma le prove nella vita religiosa si rivelano spesso l'occasione di manifestazioni di misericordia più elevate di quelle che si sarebbero potute sperimentare senza di esse. La prova, quindi, qui viene a Neemia; E qual è la forma in cui lo assale?

1.) Viene prima messo alla prova dalle astuzie dei nemici per distoglierlo dal suo lavoro e coinvolgerlo nel pericolo. Come per consultarsi, gli mandarono a dire: "Vieni, incontriamoci in uno dei villaggi della pianura di Uno". Lo scopo di questi astuti nemici era quello di impossessarsi della persona di Neemia; e con ogni probabilità di togliergli la vita. Ma il nobile Israelita rispose in questo modo: «Sto facendo una grande opera, così che non posso scendere; perché l'opera dovrebbe cessare, mentre io la lascio e scendere da te?». Chi non può non ammirare la saggezza e la fortezza del servo di Dio in quest'ora di prova? Non è questo un grande esempio da imitare nel servizio di Cristo e nella nostra salvezza? La nostra vita sulla terra è così transitoria e il nostro lavoro per l'eternità così arduo che non abbiamo tempo da perdere. "Io dico questo: Camminate secondo lo Spirito, e non adempirete la concupiscenza della carne".

2.) Inoltre, Neemia è processato dalle false accuse dei nemici, progettate per minare il suo carattere. "Sanballat mandò il suo servo per la quinta volta con una lettera aperta in mano." E perché la lettera è stata inviata "aperta"? Era senza dubbio inteso a dare a tutto il popolo l'opportunità di conoscerne il contenuto, affinché la loro gelosia potesse essere suscitata dai presunti scopi ambiziosi del loro capo, o i loro timori di incorrere nell'ira del re continuando il loro lavoro; ma si intendeva, inoltre, offrire così un insulto a Neemia. Si sarebbe potuto pensare che una vita singolarmente irreprensibile e disinteressata come la sua sarebbe stata esente da rimprovero. Ma chi può aspettarsi di essere libero dagli assalti della malizia e dell'invidia, dal momento che il Figlio di Dio, il santo, innocuo, incontaminato, non è sfuggito alle frecce della calunnia? E così qui, uno degli uomini più umili e retti è falsamente accusato di ambizione e ribellione. Quanto è sorprendente questo esempio di travisamento e di astuzia nei nemici della verità per ostacolare un servo di Dio in un'opera divina. Accade spesso, come in questo caso, che si assuma che la forma sacra dell'amicizia seduca i figli della fede a tradire la loro fiducia; e coloro che vorrebbero distoglierli dal dovere fingono di avere riguardo per il loro benessere. Eppure, sotto le spoglie dell'affetto, si nasconde un'ostilità mortale che cerca solo il loro dolore e la rovina del loro buon nome

(II.) La sua testimonianza alla verità. Gli uomini di alto rango sono poco da invidiare. Sono spesso esposti a pericoli speciali, sia in linea di principio che a livello personale. Egli rende testimonianza alla verità con la fedeltà alla sua fiducia in mezzo al pericolo imminente. Era fortificato da una buona coscienza, mentre era assalito da astuzie e accuse; e possedeva la sua anima nella pazienza durante l'ora della prova. Guarda il campo di pericolo con l'occhio di un'aquila e vi cammina sopra con il cuore di un leone. Combina una chiara percezione delle trame del nemico con un coraggio eroico per affrontare tutta la sua potenza. Con quanta rapidità l'avversario cambia il suo metodo d'assalto! e il buon soldato deve cambiare il suo modo di respingere per vincere. I nemici di Neemia seguono qui la stessa astuta. Hanno scoperto che non potevano portarlo in campagna per un consiglio, e ora cercano di condurlo al tempio per sicurezza. Questo era un meschino e malvagio stratagemma dei pagani; ma è malinconico riflettere che in Giuda si trovavano uomini abbastanza vili da favorire le loro macchinazioni. Non fu tra la gente comune che apparve lo spirito traditore, ma tra i profeti e i messaggeri di Dio professati. Le cose nobili sono sempre più vili quando si corrompono; E in questo caso questi cosiddetti ambasciatori del cielo sviliscono la loro alta vocazione prestando tutta la sua influenza all'opera dei nemici della religione. Ma queste arti, impiegate per intimidire e sedurre Neemia, furono tutte vane. Egli rese testimonianza alla verità con la ferma osservanza del dovere, anche di fronte alla minaccia di morte. Per quanto possa apprezzare la vita e desiderare di preservarla fino a quando non sia compiuto il lavoro che gli sta così a cuore, tuttavia ama molto di più Dio e una buona coscienza. Questo è un nobile esempio per la nostra imitazione. Quale cura fedele esercita quest'uomo di Dio per provare ogni cosa e per ritenere ciò che è buono!

(III.) Il suo trionfo su ogni opposizione. È istruttivo sottolineare i mezzi con cui Neemia ottenne questa vittoria. Era prima di tutto attento ad accertare i fatti e a scoprire le trame dei nemici attraverso tutti i labirinti della loro falsità. A questo scopo egli dedicò la sua mente a soppesare le prove, a esaminare il carattere, a soppesare le circostanze, per poter arrivare alla verità. Ma notiamo, come suo principale mezzo di successo, un'efficace fervente preghiera a Dio. Le sue fatiche erano ora coronate da un trionfale successo. "Così", scrive, "il muro fu terminato il venticinquesimo giorno del mese di Elul, in cinquantadue giorni". Era l'ora del trionfo d'Israele e dell'umiliazione dei suoi nemici. "E avvenne che, quando tutti i nostri nemici udirono ciò, e tutte le nazioni che erano intorno a noi videro queste cose, furono molto abbattuti ai loro propri occhi". Essi sono stati molto abbattuti, come persone che hanno scommesso tutta la loro forza e la loro reputazione su una cattiva fine, e tuttavia hanno completamente fallito nel suo raggiungimento. Hanno subito l'umiliazione di coloro che si vantano del loro potere, l'hanno messa in mostra fino all'estremo e, dopo tutto, si sentono completamente sconfitti dal popolo di cui avevano disprezzato la potenza. Non è dato a tutti i testimoni perché Dio renda testimonianza per Lui in mezzo a grandi opere e conflitti come questi; ma Egli assegna a ciascuno di noi il nostro dovere di stare dalla parte della Sua verità e di lottare strenuamente per la fede contro tutti gli assalti ad essa. Le forme dominanti di opposizione alla verità biblica in questi giorni sono l'incredulità, o errore di credo, e la mondanità, o errore di condotta; e di fronte ad entrambi Dio ci chiama ad essere testimoni della Sua causa. Ogni volta che professi la tua fede nella Bibbia, l'intera Bibbia, come Parola di Dio, il tuo credo è dichiarato antiquato e guardato con meraviglia o con un ghigno mal dissimulato. Eppure tutto si arrende se si rinuncia all'integrità, all'infallibilità, all'ispirazione di tutta la Bibbia. (W. Ritchie.)

L'eroismo di Neemia:

Ebbene, per venire alla storia, quando Neemia stava volgendo al termine, e pensava di aver superato tutte le sue difficoltà, Sanballat e gli altri vennero a lusingare e lusingare, e dissero: "Vieni, Neemia, incontriamoci in uno dei villaggi nella pianura di Uno". E mandarono messaggeri quattro volte per cercare, se potevano, di impedire il completo compimento e il compimento dell'opera di Dio e del disegno di Neemia. Qualsiasi cosa avrebbero fatto, i nemici di Neemia, come avrebbero fatto anche i nostri nemici, per diminuire il nostro zelo verso Dio e la verità e la giustizia. Così potremmo parafrasare gli argomenti usati: "Ora, Neemia, tu sei davvero un uomo eccellentissimo, e, sebbene lo diciamo noi stessi, anche noi siamo uomini eccellenti; e se solo riuscissimo a incontrarci in un posticino tranquillo, sistemeremo presto tutto. Vedi, Neemia, ci siamo fraintesi l'un l'altro, una cosa molto comune tra le brave persone. Pensavate che fossimo contro di voi, ma non c'è mai stato un errore più grande. Siamo stati travisati. Venite ora, e stringiamoci la mano; e quando ci saremo guardati in faccia, scopriremo, in mezzo all'apparente diversità di propositi, che i nostri cuori, i nostri scopi, erano veramente uno, che stiamo cercando lo stesso oggetto. In questo modo, possiamo immaginare che abbiano pensato di distogliere Neemia dal suo proposito. "Ma pensavano di farmi del male", dice Neemia. Neemia dice: "Perché l'opera dovrebbe cessare, mentre io la lascio e scendo da te?" E più vi piegherete all'opera di Dio, vale a dire a sforzarvi di essere prima di tutto un uomo onesto e giusto nelle labbra e nella vita, nel pensiero, nelle parole e nelle azioni, e più cercherete di rimediare alla rovina e al disastro di Londra o intorno a voi, più troverete opposizione di diversi tipi, e forse oggi l'opposizione segreta, subdola e astuta che deve essere temuta molto più di quella aperta, aperta. Mi chiedo quanti inviti riceverai alle feste questa settimana? perché voglio che lavoriate per Dio nella missione dei prossimi dieci giorni. Molto probabilmente mai così tanti come questa settimana. "Abbiamo una bella festa questa settimana. Scendi; Non essere troppo giusto. Non viziarti e togli tutto il piacere dalla vita". Decidiamo e decidiamo di lavorare, lavorare, lavorare. "Perché dovrei lasciare che l'opera cessi e scenda da te?" Lasciate che rispondano a questo. Perché l'opera di Dio dovrebbe cessare mentre io la lascio e scendere a voi; in modo da indebolire il mio interesse per l'opera di Dio e ostacolare il mio ritmo nell'effettivo svolgimento dell'opera di Dio? Ecco il test e la pietra di paragone. In che modo queste cose si ripercuotono sull'opera? Abbassano la mia temperatura e distolgono le mie energie dall'opera di Dio? Allora sono dal diavolo; e fare in modo che ciò significhi essere tenuti giusti. Dalla risposta di Neemia (ver. 3) vediamo la grande benedizione di avere motivi puri e mani pulite. Oh, per questa sincerità nella causa di Dio! Neemia disse: "Non smetterò di fare l'opera, poiché sono sicuro che non è per i miei fini personali, non è per la mia propria esaltazione, per la mia propria vanagloria. Non ci sono cose come tu dici, ma le fingi con il tuo cuore". Colpirono duramente il povero Neemia, quando dissero: "Neemia, è la tua gloria che ti guida in quest'opera, non lo zelo per Dio". E non pensate che Neemia non sentisse questo; Quel messaggio arrivò con un tonfo per lui. E cosa lo ha preservato? La sua integrità e innocenza. Poteva alzare la voce e dire: "È una bugia; Non è vero. Fai come ti pare! Dì quello che vuoi! So chi sto servendo. Puoi provare ogni sorta di mezzi, ma non mi scuoterai mai da questo, che Dio mi ha mandato qui, mi ha dato questo lavoro da fare; e nel Suo nome mi do ad esso, con semplicità di cuore e sforzo". Se Dio ti promuove e ti mette in primo piano nella Sua opera, ricorda che è Lui che lo fa; e tu devi rimanere al tuo posto, fare il lavoro della tua giornata e lasciare la tua reputazione nelle mani del Signore. Poi viene un'altra tentazione (ver. 10) . Penso che quest'uomo, questo Semaia, fosse un uomo che aveva una particolare reputazione di saggezza e prudenza. "Oh, Neemia", diceva, "ora ti sbagli. Mi permetterete di parlare chiaramente con voi. Nessuno si è rallegrato più di me quando sei venuto dalla Persia, e mi rallegro vedendo ciò che accade a Gerusalemme. Ma la posizione è molto diversa da quella che si pensa. E io sono qui da più tempo di te; e conosco le correnti del pensiero e del sentimento, di cui tu non sai nulla. E, credetemi, che a volte la strada rotonda è la più vicina; E a volte andare dritto calpestando, si sa, è il modo per non arrivare mai a ciò che si desidera. Stai portando le cose, pensano, con una mano troppo alta. Ma se ti prendessi del tempo, ti fermassi e lasciassi che le cose si gonfiassero un po', lo farai molto più facilmente. Credimi, Neemia, io conosco l'indole di questo popolo" (e qui parlò con verità), "e ti dico che sono contro di te e cercheranno la tua vita. Ora raduniamoci nel tempio e chiudiamo le porte del tempio, perché verranno e ti uccideranno". Neemia gli disse: «Deve fuggire un uomo come me?». Si alzò praticamente e disse: "Come, Neemia che fugge dopo tutto quello che ha passato! Vattene dietro a me, Satana! Tu non assapori le cose che sono da Dio, ma quelle che sono dagli uomini". La stessa tentazione venne al più grande di Neemia, al più grande Lavoratore che Dio abbia mai mandato a lavorare e a 'pregare per la pace di Gerusalemme', cioè il Signore Gesù Cristo. E come il padrone, così il servo. Il servo sarà tentato e sedotto in ogni modo, affinché il lavoro cessi, che la temperatura, il calore del nostro zelo diminuiscano, e che il peggio appaia, la ragione migliore e ci allontani dal nostro posto. Alcuni uomini vanno al tempio, ma per loro è semplicemente il castello di un codardo. Questo è tutto ciò che Dio riceve da alcuni di noi. Andiamo di nascosto nelle nostre chiese la domenica, ma non per fare l'opera di Dio. Dio ha pietà di te! Non lo difendi mai là fuori sul muro di Londra. Esattamente! Ebbene, l'invito di Semaia di entrare nel tempio non era abbastanza buono per Neemia, ed era un uomo devoto quanto la maggior parte di noi. Era un uomo che temeva Dio con tutto il suo cuore, non è vero? Ma stavano per trasformare il tempio in un castello di vigliacchi. Ascoltare! Lo porterò più vicino a noi. C'è qui un giovanotto molto afflitto da ciò che lo circonda. Voi siete seduti lì, su quel pezzo di muro commerciale, per essere veri, per essere onesti, per spiegare la bandiera lì, e per lavorare con e per Dio lì. E la battaglia si sta infittindo, e sta venendo a te nei tuoi affari; Il diavolo, come angelo di luce, sta cercando di farti lasciare il tuo lavoro e andare a studiare per il ministero! Entra nel tempio per salvarti la vita. Era questo genere di cose che stava accadendo alla Chiesa primitiva. Uomini e donne stavano per lasciare il conflitto e la lotta, per scappare nei chiostri e nei conventi, con la loro "fioca luce religiosa". E così andresti a chiuderti, e ti dedicheresti a una vita di contemplazione, dici. È un'illusione; Non va bene. Vediamo come si comportò Neemia quando gli fu chiesto di entrare nel tempio. Sarebbe stato viziato se avesse ceduto a quella tentazione. Senza dubbio amava la casa di Dio, l'adorazione di Dio come noi. Amiamo tutti i suoi servizi regolari. Com'è dolce per noi riunirci, fare la comunione, unirci alle nostre feste solenni e ai nostri inni d'amore e di lode! Ma questo è nei giorni di sabato. E il fine per cui ci incontriamo è quello di rafforzarci per l'opera di testimonianza di Dio e di Cristo. Cos'è? Mi sembra di vedere Neemia con il suo taccuino in mano dopo che il lavoro era tutto finito, e sta rigirando e ripensando a tutto ciò che aveva fatto e sofferto. E lui sta pensando a tutto questo, e si chiede cosa abbia fatto tutta l'opposizione alla costruzione di queste mura. «Non sono mai riuscito a capire bene», diceva, «perché fosse un lavoro così duro, e perché ci fossero continuamente cose che mi venivano contro le gambe per farmi risalire da una parte inaspettata. Sentivo che qualcuno non stava combattendo lealmente, che il nemico era entrato nel nostro campo e stava combattendo contro di me ingiustamente". Ed era la suocera l'intero segreto. Essi, le famiglie del popolo di Dio e i loro nemici, si sposarono e si sposarono tra loro; e così avevano i loro rampini sul vascello israelita. E accostarono la nave a causa di questa relazione di matrimoni misti, e salirono a bordo, e non poterono essere tenuti lontani. Grazie a questa relazione matrimoniale Tobia era entrato in contatto con il capo di loro, e così colpì duramente e costantemente Neemia. E fu attraverso questo rapporto matrimoniale che cercarono di arrivare a Neemia e di abbatterlo, facendo così cessare l'opera di Dio. Cristo dice: "Non sono venuto a portare pace, ma spada; per mettere il padre contro il figlio, la figlia contro la madre, la suocera contro la nuora, e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua stessa casa". In effetti, spesso rimarrete piuttosto perplessi. Tu dici: "Sento il diavolo al mio gomito, ed egli mi sussurra all'orecchio con la mia stessa carne e il mio sangue, e mi vincerebbe se non vegliassi con vigilanza". Questa stessa cosa funziona oggi. Ora, per esempio, conosco un giovane che ha iniziato con grande vigore la causa di Dio, ha iniziato con grande vigore a costruire il muro, soprattutto a costruire il muro dell'astinenza totale. Ma di lì a poco sposò la figlia di un mercante di vini, e questo fermò l'edificio. Sì. Dice che ora pensa che ci siano molte persone eccellenti tra i birrai. Non era questo il genere di cose che dissero a Neemia? "E riferirono le buone azioni di Tobia", e dissero di lui questo e quello. Cose dall'aspetto molto innocente possono sedurvi e togliervi la spina dorsale. Una volta i tuoi amici ti chiamavano all'antica e puritano, ma ultimamente ti sei sposato, e questo ti ha portato a stretto contatto con una classe di persone con le quali prima avevi poco o nessun rapporto. Non avevate nulla in comune. E per farla breve, l'altra sera eri a teatro, con tua suocera. Ti ha presto chiamato fuori dal muro! Ora tutto è cambiato. E invece che tu vada a portare la guerra nell'accampamento nemico, essi sono venuti da te e ti hanno vinto; e tu hai fatto le fusa come un gatto dove prima eri audace e schietto: e la ragione è il matrimonio, la suocera; E il midollo del principio viene così risucchiato da alcuni di voi. Avete bisogno che vi si parli, e vorrei che le mie parole fossero come il fuoco e bruciassero. Oh! che alcuni di voi sarebbero tornati alla fede di un tempo, all'entusiasmo nell'opera di Dio e al calore del sangue del vostro zelo iniziale. Per ora sei il più stupido che il diavolo possa desiderare. "Pensavo molto duramente", dice un altro, "a coloro che non condividevano le mie opinioni. Ma ora ho imparato a essere caritatevole. Ho scoperto che molte cose che pensavo fossero essenziali sono solo casuali". Piano, amico mio: è stata la suocera a fare la scoperta. Te ne sei andato in quella schivata caritatevole. Ah, la Parola di Dio ha un occhio in ogni direzione. "E riferirono le sue buone azioni davanti a me", e quasi dissero: "Conosciamo Tobia; e, Neemia, ti sbagli completamente su di lui. È un uomo eccellente, e ha dato cinque scellini a questo, ha dato dieci scellini a quello; ed è un tipo meraviglioso. È meravigliosamente simile a te". È davvero un vero peccato che due uomini così buoni non si incontrino e si stringano la mano. Ma non ci riuscirono mai, e Neemia tenne le mani dietro la schiena e disse: «Scelgo la mia compagnia. Conosco troppo bene le mani di questi tizi». (Giovanni McNeill.)

Persistenza:

Abbiamo qui la persistenza dell'opposizione, la persistenza dello sforzo

(I.) Questo principio di persistenza è illustrato in tutto il cerchio della natura e della vita

1.) Dappertutto c'è un'esibizione di forza ostile. Tutte le forze naturali, tutta la vita, tutta l'energia strisciano verso il loro obiettivo come l'onda si insinua verso la riva dopo molti rifiuti e dopo molti disprezzi

2.) È così per l'uomo in tutta la vita sociale

3.) La Bibbia rappresenta ogni vittoria morale contro un'ostilità profonda e persistente

(II.) Questo principio di persistenza è illustrato nella storia generale del regno di Dio

(III.) Lo stesso principio è illustrato nella salvezza e nell'opera individuale. (Commento omiletico.)

Ostacoli:

Com'è strano che non si possa tentare un'opera buona senza suscitare l'opposizione, e quanto migliore è l'opera, tanto più intensi sono i suoi ostacoli! Nessuna misura benefica è mai stata proposta senza che siano stati posti ostacoli sulla sua strada, spesso dalle stesse persone che si intende beneficiare. La promulgazione del cristianesimo è un esempio notevole. Alcuni dei mezzi di intralcio sono:

(I.) L'attività incessante del male. Il peccato è essenzialmente aggressivo. Non può lasciarlo bene da solo

(II.) La gelosia degli ingiusti. Non possono sopportare di vedere prosperare nulla di cui non sono i leader. Non tenteranno mai alcun buon lavoro, ma quando lo vedranno in corso lo ostacoleranno e distruggeranno

(III.) Lo spirito vendicativo di Satana. (Omileta.)

3 CAPITOLO 6

Neemia 6:3

Un grande lavoro.-Una grande opera:-

Si racconta la storia di un vecchio vissuto molto tempo fa. Un amico gli chiese la causa dei suoi disturbi, dato che la sera si lamentava spesso di grande stanchezza e dolore. "Ahimè," rispose lui, "ho ogni giorno tante cose da fare: ho due falchi da domare, due lepri da non fuggire, due falchi da gestire, un serpente da confinare, un leone da incatenare e un malato da accudire e servire." «Ebbene, questa è solo una follia», disse l'amico; "Nessun uomo ha tutte queste cose da fare contemporaneamente". «Sì», rispose lui, «è per me, come ho detto. I due falchi sono i miei due occhi, che devo custodire diligentemente, affinché non piaccia loro qualcosa che possa essere dannoso per la mia salvezza; le due lepri sono i miei piedi, che devo trattenere perché non corrano dietro a oggetti malvagi e camminino nelle vie del peccato; i due falchi sono le mie due mani, che devo addestrare e tenere al lavoro, per poter provvedere a me stesso e ai miei fratelli che sono nel bisogno; il serpente è la mia lingua, che devo sempre tenere con le briglie, perché non dica qualcosa di sconveniente; il leone è il mio cuore, con il quale devo lottare continuamente affinché la vanità e l'orgoglio non lo riempiano, ma la grazia di Dio vi abiti e operi; Il malato è il mio corpo, che ha sempre bisogno della mia vigilanza e della mia cura. Tutto questo logora ogni giorno le mie forze". L'amico ascoltò con meraviglia e poi disse: "Caro fratello, se tutti gli uomini lavorassero e lottassero in questo modo, i tempi sarebbero migliori e più secondo la volontà di Dio". (J. M. Randall.)

Determinazione dello scopo:

Gli antichi greci avevano un aforisma degno di essere ricordato: "È formidabile colui che fa una sola cosa". Un uomo deve avere un disegno fisso, altrimenti non avrà una rotta costante. Come lo strumento non accordato su nessuna nota chiave, così è l'uomo il cui spirito non è teso a nessuno scopo di comando. Invano la nave salpa dal porto se non ha un porto verso cui dirigersi e nessun timone con cui modellare il suo viaggio. Assumi una giusta visione della tua vita, e tutto non è altro che sterco e scorie in confronto alla tua accettazione finale con Dio. Questo è l'oggetto, l'unico oggetto che dovete intraprendere, perseguire e proteggere. Che lavoro c'è davanti a noi! (Hugh Stowell, M.A.)

Un grande lavoro di fronte a un forte antagonismo:

Il cristiano ha un grande lavoro da fare per se stesso, operando sotto l'influenza del vangelo la propria salvezza con timore e tremore. È grande nei confronti degli altri. Non siamo semplicemente figli di Dio che tornano a casa verso la gloria; ma noi siamo collaboratori di Dio, custodi di fari per i marinai in pericolo in una notte buia di tempeste, rematori di una scialuppa di salvataggio nell'oceano selvaggio che salvano le anime che annegano dalla distruzione. sì, abbiamo una grande opera riguardo al nostro glorioso Dio e Salvatore. Possiamo non capirlo, ma Dio stesso ci assicura la verità che più che in tutte le Sue opere di creazione e provvidenza si manifesta la Sua multiforme sapienza in quest'opera di salvezza. Ogni anima salvata sulla terra dalla nostra strumentalità umana è un diadema radioso nelle molte corone di Gesù. Inoltre, come Neemia, stiamo compiendo questa grande opera di fronte a forti antagonismi e contro l'insidiosa opposizione dei nemici che si sforzano di ostacolarci. Ahimé! quanti sono i Sanballat e i Tobiah del mondo! Non sto inveendo contro il mondo in sé, perché è un buon mondo per l'opera cristiana, un mondo di cui dobbiamo trarre il massimo; e i piaceri, gli onori e le ricchezze di esso, quando sono accettati come doni di Dio e usati per la Sua gloria, sono tra i nostri potenti mezzi di grazia, con i quali le nostre anime possono essere edificate e il regno di Cristo allargato. Sto pensando ora al mondo usato da Satana per ostacolare l'opera cristiana: quelle parole sprezzanti o le arti seduttive della tentazione, e, ripeto, sono molte. Il piacere viene sulla scena del lavoro cristiano con una bellezza ammaliante e lusinghe sconcertanti, e lei implora l'indulgenza sensuale, e vorrebbe trascinare l'operaio per Cristo avanti e giù nelle belle pianure di Ono. L'avarizia porta con sé gioielli di grande valore e chiavi che offrono forzieri di ricchezze indicibili nella roccaforte di Mammona. L'ambizione arriva, nella pompa e nella gloria di un arcangelo, caduto dal cielo, e punta a una prospettiva di splendore incomparabile, con palme scintillanti e processioni trionfali, diademi scintillanti e trono in tumulto. Con questi e molti altri speciosi inganni vengono i grandi avversari dell'anima e della Chiesa. Supplicano l'operaio cristiano mentre costruisce le mura di Sion, gridando eloquentemente e sinceramente: "Oh, scendi e incontraci in qualche pianura di Ono!" E a tutto questo la nostra risposta dovrebbe essere proprio quella di Neemia: "Sto facendo una grande opera, e non posso scendere". Oh, collaboratore di Dio in questa gloriosa salvezza, prendi nel tuo cuore come ispirazione della tua vita questo forte argomento; elevatevi alla comprensione della magnifica parte che state recitando di fronte all'universo; della vastità delle questioni che state elaborando per Dio! Di' al tentatore che ti assale: "Lasciami stare. Sto lavorando, lavorando. Sto elaborando il mio destino. Sto lottando per una guerra nei cieli più grandiosi di quella del Conquistatore. Sto lavorando per gli altri, per l'amato della mia famiglia, per mio figlio, per il mio genitore, per mio fratello, per il mio amico. Oh, non me lo impedisca! Sto lavorando per un mondo, un mondo per il quale il Figlio di Dio ha sanguinato nel giardino, è morto sulla Croce! Vedere! vedere! quel mondo rotola come un relitto in frantumi nei mari tempestosi del tempo, e io sto tenendo il faro in fiamme! Oh, non ostacolarmi! Anzi, di più, lavoro per Geova, quel Dio che, quando mi perdo, mandò il suo proprio Figlio per salvarmi". (T. L. Cuyler.)

Neemia, l'uomo d'affari modello:

Studiando Neemia come uomo d'affari notiamo:

(I.) Era un modello di serietà

(II.) Era un modello di altruismo

(III.) Era un modello di fedeltà

(IV.) Era un modello di preghiera. (R. Newton, D.D.)

Un brav'uomo in una grande opera:

Questa narrazione illustra:

(I.) Le caratteristiche di una grande opera. Ha...

1.) Un alto scopo. Era...

2.) Afflitto da difficoltà. Una vera opera dovrà generalmente superare...

(1) Il disprezzo degli uomini

(2) Ostacoli esterni

(II.) Le tentazioni che assalgono una grande opera

1.) Tentazioni da nemici armati

2.) Tentazioni da parte di amici professi

(III.) Lo spirito di un vero lavoratore. Ci saranno...

1.) Preghiera per l'opera

2.) Seria persecuzione di esso

3.) Resistenza a tutte le tentazioni di lasciarlo. (Urijah R. Thomas.)

La grande opera:

Impariamo da queste parole:

(I.) Che Neemia stava "facendo una grande opera".

(II.) Che c'erano quelli che cercavano di ostacolarlo

(III.) Che la grandezza dell'opera richiedeva che egli non cessasse o si lasciasse impedire di essere ostacolato dal perseguirla

(IV.) Possiamo apprendere dal contesto che Neemia riuscì a portare a termine l'opera con la preghiera e la diligenza scrupolosa. (James Shore, M.A.)

La grande opera:

(I.) Che l'opera della religione in generale è una grande opera. Questo apparirà quando lo contempleremo come se fosse...

1.) L'opera di Dio. Ha avuto origine da Dio; le sue fondamenta furono poste in cielo; emanava dal trono dell'Eterno; È il prodotto della saggezza infinita, dell'amore e della verità. Porta sul suo volto l'immagine del suo Autore immacolato, ed è in ogni modo degno del suo grande Originale. Tracce e manifestazioni inconfondibili della sua Divinità si vedono nell'altezza del suo carattere, nella purezza dei suoi principi, nell'efficienza e nella permanenza delle sue influenze. Nulla è degno del nome di grandezza in confronto al sistema che Dio ha ideato per guarire i dolori e purificare le contaminazioni dell'anima. E non c'è in esso una gloria e una maestà incommensurabilmente grandi? Dio appare grande nelle opere della creazione. Se, dunque, Dio è così grande in tutta la vasta gamma della creazione, quanto deve essere grande nel restituire l'uomo al Suo favore, nel dare vita, vigore e bellezza alle anime un tempo morte nei falli e nei peccati! Che la religione sia una grande opera è evidente...

2.) Dall'importanza che gli viene attribuita nella Bibbia. La Bibbia, il libro sacro di Dio, ne è gravida, la sua gloria e la sua bellezza si riflettono in ogni pagina. Questo libro è stato scritto espressamente per raccontare la religione, le sue dottrine, i suoi principi e i suoi doveri. Lasciamo che la questione sia risolta nelle nostre menti: la religione è la "cosa principale"; è enfaticamente la grande benedizione del mondo; Così lo stimano gli scrittori sacri. Ne parlano come della "salvezza di Dio"; come la "grande salvezza"; come la "perla di gran prezzo"; come "l'unica cosa necessaria"; come la "parte buona"; la "via più eccellente"; "il pane della vita"; e "vita eterna". Che la religione sia una grande opera è evidente da...

3.) Le qualifiche necessarie per impegnarsi. Un alto stato dell'intelletto non è essenziale per esso. L'intelletto più gigantesco non è qualificato per il servizio di Dio, se non rinnovato e santificato dallo Spirito Santo. Le qualifiche necessarie per impegnarsi in questo lavoro devono avere il loro posto nel cuore piuttosto che nella testa. Non si può fare a meno delle giuste emozioni morali

4.) Che la religione sia una grande opera appare dai suoi risultati benedetti sul carattere e sulla condotta umana. La storia del passato in relazione all'opera di Dio dispiega una serie di meravigliose realizzazioni e di gloriosi risultati. La sua vasta influenza tra le varie nazioni e tribù di uomini ha raccontato una storia meravigliosa

(II.) L'uomo buono è impegnato in questo lavoro. Questa espressione denota:

1.) Decisione del carattere. In un mondo come il nostro, la fissità dei propositi è inestimabile, sia che si riferisca ai doveri attivi della vita quotidiana o ai doveri più elevati e nobilitanti della religione. È essenziale per il successo. L'uomo i cui movimenti sono mutevoli, e che non è mai fermo su un punto o uno scopo, non porta nulla a un buon risultato. Quale influenza paralizzante ha sull'anima l'indecisione in relazione alla religione! Gli uomini sognano e parlano della loro futura linea d'azione, eppure non si trovano mai al punto di partenza. Sono decisi per il futuro, ma non per il presente. L'uomo diligente dice: "'Sto facendo una grande opera'; Io ci sono dentro; Fa parte del mio stesso essere". Le Scritture ci forniscono esempi della decisione che imploriamo. Lo vediamo in Giosuè, quando dice: "Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore". Così anche Davide disse: "O Dio, il mio cuore è fermo"; "Ho scelto la via della verità".

2.) Lavoro. "Sto facendo un ottimo lavoro". La religione è essenzialmente attiva; Non ha alcuna simpatia per l'accidia e l'inattività

(III.) In questo lavoro è richiesto lo spirito di perseveranza. L'uomo buono impegnato in questo lavoro non può scendere, perché...

1.) Il lavoro richiede un'applicazione stretta e costante. Acquisire qualcosa di simile a un approccio alla perfezione o alla completezza nella religione non è un compito facile. Il mondo, con le sue lusinghe, le sue false massime e le sue insidie scintillanti, dice: "Scendi". La carne, naturalmente a favore dell'indulgenza e dell'agio, e contraria all'abnegazione, si unisce al grido e dice: "Scendi". Satana, la cui malizia scoppia più amaramente quando vede il muro alzarsi più in alto, ripete l'ordine: "Scendi". Così ogni nuova pietra aggiunta all'edificio è oggetto di controversia. Il costruttore non può lasciare il suo lavoro, perché...

2.) Il risultato sarebbe la vergogna e la miseria. Non si trova certo uno spettacolo più pietoso di quello di un brav'uomo "deposto dalla sua eccellenza". La mia ragione, il mio giudizio, la mia coscienza, tutto concorda con l'ammonimento ispirato: "Rimanete dunque saldi nella libertà con la quale Cristo vi ha liberati, e non siate di nuovo avvolti nel giogo della schiavitù".

(IV.) "Perché il lavoro dovrebbe cessare, mentre io lo lascio, e scendere da te?" Non dobbiamo supporre che l'opera di Dio cesserebbe del tutto, anche se un migliaio di uomini come Neemia 50 'avessero abbandonata

1.) Tutta l'infedeltà e la malvagità degli uomini non possono fermare quest'opera. Osservate, infine, che...

2.) Se fosse possibile che la Sua opera cessasse, sarebbe la più grande calamità che il mondo abbia mai conosciuto. (A. Twiss.)

La preminenza dell'opera di Dio:

(I.) L'opera di Dio è ancora una grande opera. Si risolve in due parti:

1.) Lavorare in relazione a se stessi: fede nel Redentore, santità progressiva e gloria finale

2.) Lavorare in relazione agli altri

(II.) L'opera di Dio deve essere compiuta per prima. Alla nota di complimenti di Sanballat, Neemia rispose con la sua condotta: "Prima l'opera di Dio, poi i complimenti".

(III.) L'opera di Dio preserva dal male e dalla miseria

(IV.) L'opera di Dio dovrebbe essere amata per se stessa

(V.) L'opera di Dio dovrebbe essere iniziata, continuata e terminata con la preghiera. (Omileta.)

Sicurezza nel lavoro cristiano:

Il lavoro cristiano è...

(I.) Una salvaguardia contro il vizio. Ogni lavoro onesto, infatti, è un antidoto al vizio, ma il lavoro cristiano lo è in modo particolare

1.) Riempie quelle ore di svago che tante volte si rivelano fatali per l'anima incustodita

2.) Per sua stessa natura fornisce motivi positivi contro la tentazione

(1) Rafforza tutti i principi cristiani

(2) Mantiene costantemente sotto il gioco delle influenze cristiane

(3) Impedisce che la vita spirituale muoia di disuso

(II.) Una salvaguardia contro la declinazione spirituale. La nostra vita spirituale dipende in primo luogo dall'opera di Cristo per noi; ma la sua continuazione dipende dall'attività, dall'opera che svolgiamo per Cristo

1.) La crescita fisica dipende dall'attività

2.) Lo stesso vale per la vita intellettuale

3.) Così è in grado ancora più alto nella vita spirituale

L'egoismo è la più grande povertà spirituale. La vita perde nella proporzione in cui si trattiene, e guadagna con tutto ciò che dà. Secondo l'ampiezza delle mie simpatie e l'ardore dell'oblio di me stesso del mio zelo, è la vera forza e l'opulenza del mio essere. Se è lecito o possibile arruolare l'egoismo superiore al servizio dell'altruismo, poiché apprezzate la vostra vita religiosa, poiché la proteggereste da un lato contro le tendenze innate alla declinazione, e dall'altro contro le influenze indebolite e minanti del mondo esterno, date le vostre simpatie, le vostre energie, le vostre sostanze alla causa di Dio e dell'uomo. Non è sufficiente per la vostra sicurezza religiosa che vi asteniate dal male: dovete impegnarvi nel bene positivo

(III.) Una salvaguardia contro lo scetticismo. Non che lo scetticismo non possa essere affrontato nel campo dell'argomentazione. Ma l'argomentazione non è, in tutti i casi, il modo migliore per soddisfare lo scetticismo innato del cuore. La verità cristiana è di natura tale che per comprenderla pienamente è necessario viverla. "Se uno vuol fare la volontà di Dio, conoscerà la dottrina". C'era un ministro che, in un primo periodo della sua vita, era in dubbio sulla verità del cristianesimo. Aveva quasi perso la fede, quando udì questo testo decise di metterlo alla prova. Andò, radunò un certo numero di ragazzi dalla strada e insegnò loro come meglio poteva; da ciò passò a qualcos'altro quando se ne presentò l'opportunità, con il risultato che trovò che il testo era vero; che nel fare la volontà di Dio, specialmente nel fare del bene agli altri, i suoi dubbi erano tutti svaniti e non lo avevano mai più turbato. Scoprì, come dice Carlyle, "che il dubbio, di qualsiasi tipo, può essere risolto con la sola azione". Di regola non è dalla grande classe degli operai cristiani che lo scetticismo trae le sue reclute, ma da coloro che si tengono lontani da tutte le attività cristiane e in molti casi li disprezzano

(IV.) Una salvaguardia contro lo sconforto. E' un vecchio detto vero che mentre l'acqua scorre e le macine girano a meno che il grano non venga gettato tra di loro per essere macinato, le pietre si macineranno a vicenda. Così il cuore e la mente che sono inattivi, che non hanno soggetti di interesse, per assorbirli, rivolgono la loro forza verso l'interno e predano se stessi. L'acqua stagnante perde presto la sua freschezza di colore e di sapore, e genera l'erbaccia senza valore, la feccia verde, il fango ripugnante e le esalazioni nocive; Così l'uomo o la donna che conduce una vita inutile, senza scopo, inattiva non solo degenera nel carattere interiore, ma perde la freschezza e lo splendore della vita, diventa irrequieto, scontento e preda della malinconia. A una donna del tipo scoraggiato che era solita lamentarsi della sua povertà spirituale nel linguaggio del profeta: "La mia magrezza! La mia magrezza!» Un'amica accorta e fedele, nota per le sue buone opere, impartì il rimprovero necessario e meritato, «No, ma sarebbe meglio che tu dicessi: "Mia pigrizia! la mia pigrizia!" (Robert Whyte, D.D.)

Ostacoli ai risvegli:

(I.) Un risveglio della religione è un grande lavoro

(II.) Diverse cose possono porre fine a un risveglio. Un risveglio cesserà...

1.) Ogni volta che la Chiesa crede che cesserà

2.) Quando i cristiani acconsentono che cessi

3.) Ogni volta che i cristiani suppongono che l'opera continuerà senza il loro aiuto

4.) Quando i cristiani iniziano a fare proselitismo

5.) Quando la Chiesa in qualche modo rattrista lo Spirito Santo

6.) Quando i cristiani perdono lo spirito dell'amore fraterno

7.) Quando i cristiani sono frequentemente riconvertiti

(III.) Cose che dovrebbero essere fatte per continuare un risveglio

1.) Umiliazione ministeriale

2.) Le chiese che si sono opposte ai risvegli devono pentirsi

3.) Coloro che promuovono l'opera di risveglio devono pentirsi dei loro errori. (G. Finney.)

6 CAPITOLO 6

Neemia 6:6-7

Gashmu lo dice.-Detrazione:-

(I.) Che cos'è la detrazione?

1.) In generale, si tratta di un'ingiusta violazione della reputazione altrui o di quella buona reputazione che gli è dovuta

(1) È un peccato contro Dio

(2) È un torto per l'uomo

(3) Le cause da cui procede sono:

(a) Malizia e cattiva volontà

(b) Credulità poco caritatevole, per cui gli uomini credono facilmente a una falsa notizia, e così la propagano e la trasmettono ad altri

(c) Avventatezza e sregolatezza della lingua

(d) Lo zelo carnale, che non è altro che passione per i nostri diversi interessi e opinioni

2.) In particolare

(1) Sussurrare, che è diffamazione privata del nostro fratello, per portarlo in disgrazia e mancanza di rispetto con coloro che in precedenza avevano una migliore opinione di lui

(2) Maldicenza, che è un male più pubblico del nostro fratello, a danno del suo credito

(II.) L'efferatezza del peccato. (T. Manton.)

Gashmu:

(I.) Marco 49 personaggio di Gashmu. Non sappiamo nulla della sua storia. La parentela, l'addestramento, il capotribù, ereditato o vinto, gli eventi della vita, la fine: tutto ci è segreto. Ma non è un segreto che egli fosse amico dei nemici di Neemia, Sanballat e Tobia. Questi tre erano uniti nel loro desiderio di mantenere Gerusalemme debole. Qualunque cosa Gashmu pensasse di Sanballat, possiamo vedere che Sanballat pensava molto a lui. "Lo dice Gashmu". Questo, pensa Sanballat, deve portare la convinzione del pericolo anche a Neemia e portarlo a un punto morto

1.) Gashmu era evidentemente un uomo con una grande reputazione. La sua parola aveva un peso. Era la parola di una persona superiore, di una persona che forse parlava poco, ma che si guardava bene quando parlava di mettere un pungiglione in ciò che diceva. Si guardò bene dal darsi da fare in modo affrettato. Non solo pensava prima di parlare, ma sceglieva le parole in cui impacchettare il pensiero nel modo più sorprendente. La sua era un'opinione citata. Ha fatto lunghi viaggi. «Una parola saggia! Una bella osservazione quella! Quelli?" "Lo dice Gashmu!" Gli uomini ammiravano Gashmu. Da altezze silenziose parlava loro dall'alto. Disprezzava la maggior parte di loro, come appartenenti a una razza più elevata, eppure stranamente amava la loro attenzione reverenziale, le lodi pronte e il loro omaggio alla sua saggezza nel citare in lungo e in largo la sua opinione. Era grande nella critica. Se c'era un difetto in qualcuno, poteva individuarlo. Nessun numero di eccellenze, per quanto brillanti, avrebbe potuto renderlo cieco a quel difetto. Non solo poteva vederlo, ma poteva superare tutti gli altri nel parlarne in modo sgradevole. Chi potrebbe aspettarsi che una persona così superiore abbia pietà delle infermità umane? Non è una cosa difficile per un uomo costruirsi oggi una reputazione come quella di Gashmu. Sia cieco a tutto ciò che c'è di buono negli altri. Che oscuri ed esageri i difetti che vede, e quando non può vederli, immaginali. Che scelga le parole più acute e velenose. Non lodate mai nessuno. Che abbia una lingua astuta, con un cuore cattivo, e sarebbe un grand'uomo tra le anime pigmee. Che gli uomini e le donne cristiani stiano in guardia. Nello sforzo di vivere in modo puro e di servire Dio servendo la loro generazione, si incontreranno con Gashmu. Non lasciate che questo vi impedisca di vivere e di lavorare cristianamente. Non rispondere a questa ringhiera con ringhiera; rispondi solo con una pietà più devota e un servizio cristiano più ampio

2.) Gashmu era un uomo senza simpatia per la bontà. Neemia era un patriota. Per amore della patria e del suo Dio aveva rinunciato a un ufficio onorevole e redditizio alla corte persiana. Se Neemia dipende da una simpatia esterna per la prosecuzione e il completamento della sua opera, farebbe meglio a radunare subito il suo seguito e tornare a Babilonia! Nessuna simpatia per lui da parte dell'intelligente e spesso citato Gashmu! Benvenuti a tutti l'ispirazione della simpatia. L'occhio benigno, la mano calorosa, l'apprezzamento che accende l'amore, com'è il benvenuto! Il compito difficile diventa più facile, la vita appesantita è alleggerita del suo carico. Ma non vivere di questo; Non cercare questo. Vivi una vita che vive al di sopra di essa. Vivete in Dio. Allora non lasciarti scoraggiare dalla loro opinione. Lo dice Gashmu? Chi è Gashmu? Un uomo che, qualunque sia la sua astuzia e la sua reputazione mondana, è nel fiele dell'amarezza e nei legami dell'iniquità. Quale giudice può essere egli della qualità del lavoro cristiano, della bellezza di una vita santa e cristiana?

3.) Gashmu nutriva un vivo odio per l'entusiasmo religioso. La religione di Neemia era la radice del suo patriottismo. Non perse tempo nell'eseguire la ricostruzione del muro in rovina. Non permise che lo zelo rianimato e reattivo del popolo si affievolisse. Era pronto a combattere come a costruire. Nessuna pretesa speciosa poteva distoglierlo dal lavoro. Andò avanti, avanti fino a quando non fu finito. Questo era fiele e assenzio per Gashmu. Se Neemia aveva solo parlato, per quanto ad alta voce, delle sue intenzioni, non aveva avuto importanza. Gashmu non poteva tollerare l'entusiasmo. È ancora vivo, anche se in abiti inglesi. Il cristiano sincero è certo di incontrarlo. Odia la serietà e l'entusiasmo non può svanire

4.) Gashmu era un uomo abile nel leggere i motivi. O almeno così si credeva. Non solo poteva guardare le mura della città, ma anche attraverso di esse. Non solo poteva vedere Neemia sul muro che ispirava i muratori armati; ma poteva vedere nel cuore di Neemia. Conosceva il significato segreto di tutto questo lavoro rapido. "Che cosa ne pensi, Gashmu?" Egli sapeva, e ben presto la voce si sparge tra i pagani circostanti, che gli ebrei intendono ribellarsi contro la potenza persiana, e che Neemia intende essere il loro re, il re Neemia. Così la diceria menzognera continua il suo viaggio, e "Gashmu dice questo" le mette le ali. Non c'è un atomo di verità in esso! Ma Gashmu sorrise e annuì, e sussurrò con calma alle orecchie volenterose la menzogna che nessuna quantità di fiducia, presunzione e intelligenza avrebbe potuto rendere vera. Ma la sua bugia è scritta qui. "Lo dice Gashmu!" E per quella menzogna Gashmu è ricordato oggi. Vivi per Dio, compi qualsiasi opera coraggiosa per Lui, e qualche Gashmu dei nostri giorni saprà tutto sul motivo per cui lo hai fatto. Lui saprà di te più di quanto tu sappia di te stesso. Impegnatevi a lavorare per Cristo, e Gashmu dirà: "So che l'orgoglio è alla base di tutto questo; Vuole dimostrare quanto sia migliore di chiunque altro. Vuole che si parli di lui. Qualsiasi cosa pur di fare progressi. Qualsiasi cosa per costruire un business. Sa che la domenica aiuterà il lunedì". Calunnioso Gashmu! Non è vivo oggi?

(II.) Imita il trattamento di Neemia di Gashmu. Non sarebbe stato ostacolato. Continuò a pregare. Continuò a lavorare. Non sarebbe andato giù. Stai cercando di edificare il tuo carattere nella verità, nella purezza, nella santità? Questa è l'opera di Dio. Non esserne ostacolato. Non lasciatevi distogliere da esso. Stai cercando di costruirne un altro, un carattere trascurato, distrutto e rovinato? Fai il lavoro, finiscilo. (G. T. Coster.)

Gashmu:

(I.) Chi era Gashmu. Personalmente non conosciamo Gashmu tra i diecimila uomini della sua epoca. Era Gashmu l'Arabo, e questo è tutto. Ma la sua vera identità non è centrata sull'anno della sua nascita, o su chi fosse suo padre, o su quanto valesse. Quando la nostra vita inizia, il nostro nome è quasi tutto; Ma quando la nostra vita è finita, è stata pesantemente carica di bene o di male, ed è ciò a cui sono le cose che dà identità personale. Quello che sappiamo di Gashmu è che si schierò contro un uomo che era determinato a fare del bene, e lo stava facendo seriamente, e cercò di abbatterlo

(II.) Cosa ha cercato di fare. Un uomo buono stava facendo un buon lavoro e gli uomini cattivi cercavano di fermarlo. Hanno cercato di ferire la sua persona. Gashmu era al di sopra di tutto ciò, eppure se ne starà seduto lì e nutrirà la sua antipatia, e sarà lieto di ascoltare le storie meschine che fluttuano come piume di legno nel vicinato contro l'uomo innocente. Una storia in particolare ottiene credibilità. Quest'uomo vuole essere un re. Gashmu sente l'assurdità fluttuante. Su qualsiasi altro argomento avrebbe pronunciato qualcosa di così vuoto come questo; ma quando quest'uomo è l'oggetto della diceria, preferisce crederci piuttosto che non crederci. Egli va a vedere con i suoi occhi, e quando torna, orecchie pronte ascoltano, e viene pronunciata la parola fatale: "Quell'uomo intende certamente essere re". Prima della notte è ripetuto da venti lingue: "Intende ribellarsi; Lo dice Gashmu". Gashmu ha permesso che i suoi pregiudizi si trasformassero in una menzogna. È l'uomo rappresentativo dei pettegolezzi senza scrupoli e dei bigotti ristretti

1.) Ci sono Gashmus nella Chiesa, e "Gashmu lo disse" è alla base dei nove decimi di tutte le differenze nella cristianità

2.) Ci sono Gashmus nella vita sociale. Il vostro Gashmu sociale ha buone intenzioni in base alla sua valutazione delle cose. Forse nel complesso è un brav'uomo, vive una vita che conquista il rispetto di un'intera città; dice la verità così costantemente che la sua parola vale come l'oro. Ma qualcuno non si allena con lui, non gli piace affatto quell'uomo; non lo capisce; e così coltiva un po' di antipatia, fino a trasformarsi in una ricettività di voci oziose, che sarebbero come semplici pagliuzze se fossero riportate da un uomo che ama. Eppure li curerà e li avrà amati, e a un certo punto la sua antipatia arriverà al culmine, e dirà: "Non ho dubbi che sia vero". Poi "Gashmu ha detto" ritaglia il margine di quell'uomo in banca, toglie il sole da metà delle facce che incontra per strada e lo mette in una posizione che, forse, porta con sé le stesse tendenze per le quali Gashmu lo ha individuato. Quanti uomini e donne adulti rimpiangono amaramente oggi un simile errore di giudizio su un altro: la parola frettolosa di un solo momento, che non potremmo mai ricordare e per cui non potremmo mai espiare, con la quale la vita dell'uomo o della donna di cui abbiamo detto è stata oscurata e ferita oltre la redenzione! Era una questione di poco conto in sé, ma Gashmu lo disse, e fu come seminare la cosa nel terriccio nero della prateria, assicurandoci un raccolto di amari rimpianti e alla nostra vittima un raccolto di amari ricordi

3.) Ci sono Gashmus nella nazione e nella vita pubblica

(III.) Cosa ne è venuto fuori. Non si è arrivati a nulla. Era una diceria comune, e Gashmu da una parte, e Dio e il diritto dall'altra; e guai a Gashmu quando lo si trova a combattere contro Dio! Conclusione: A ogni uomo e donna seri direi:

1.) Mantieni fedele al tuo compito, qualunque esso sia, e non importa Gashmu

2.) Quando Gashmu arriva e comincia a dire questo e quello per infastidirti, non scendere a parlargli

3.) Se incontrate Gashmu in Chiesa, o nella società, o in qualsiasi altro modo, tenetevi lontani da lui il più possibile, non abbiate nulla da dirgli

4.) Facciamo attenzione a non essere Gashmus

5.) Dobbiamo avere pietà di Gashmu. (R. Collyer.)

Un'antica scuola per lo scandalo:

Che alcune persone dicano cose sui loro vicini è un grande male. Che alcune persone ripetano ciò che altri hanno detto è un male più grande. Che alcune persone siano disturbate da ciò che altre persone riferiscono che altre persone hanno detto di loro o dei loro amici, e si lascino distogliere dal servizio utile, per essere amareggiate nei loro sentimenti personali da tali notizie, questo è il male più grande di tutti. Si sente molto parlare di fanatismo, intolleranza e persecuzione. Queste cose hanno sempre resistito alla marcia in avanti della verità e della rettitudine. Ma nessuna più feroce esplosione di persecuzione, nessuna forma di aperto antagonismo, ha mai danneggiato la Chiesa o ostacolato la sua opera a tal punto da far funzionare segretamente e non documentatamente pettegolezzi e calunnie. Il potere di questi mali risiede proprio nella loro incertezza e inafferrabilità. Chiunque voglia combatterli si ritrova a battere l'aria. Chi cerca di trattenerli chiude le dita su un'ombra. Volete sapere tutto sullo spirito del pettegolezzo e sul metodo con cui funziona? Poi leggete il sesto capitolo di Neemia. Precede la "Scuola dello scandalo" di Sheridan di oltre venti secoli, e la supera in qualità anche più che in età. È un dramma della vita reale. Verso ogni caso di calunnia o pettegolezzo si possono sostenere quattro relazioni. Nel completamento della catena possono essere coinvolte quattro persone. Queste relazioni e persone sono rappresentate da Sanballat, Gashmu, Shemaiah e Nehemiah. Il primo è Sanballat. Egli non è l'autore della calunnia, ma è l'autore del male, poiché riferisce ciò che ha udito, o professa di aver udito, da un altro. Ecco il tipico scandalista. Chi di noi è così fortunato da non conoscere Sanballat, sì, molti Sanballat? La tribù di Sanballat è numerosa. Sono le persone che vi dicono tanto, non sotto la loro responsabilità, ma sull'autorità degli altri. Sono commercianti di testimonianze dismesse, commercianti di seconda mano biografica. Non conservano beni nuovi, ma sono abili nel lucidare ciò che è vecchio e nel dargli un nuovo splendore. Sono loro i veri creatori di guai, dico, perché è principalmente attraverso questo processo di lucidatura e rinnovamento che le storie o le dichiarazioni diventano dannose e acquistano una sgradevole asprezza di veleno. L'espressione più innocente e ben intenzionata cade nelle mani di uno di questi ripetitori e si trasforma rapidamente in un'asta velenosa. Qualche piccola modifica di enfasi o inflessione, una parola aggiunta o omessa, e diventa una fonte di bruciore di cuore, amarezza e dolore, un cuneo che può spezzare i legami più forti dell'affetto e dell'amicizia. Siamo soliti denunciare con la massima severità l'oratore negligente, gettare tutta la colpa delle chiacchiere e delle calunnie sulle teste di coloro che dicono cose sui loro simili. E lungi da me scusare o giustificare un discorso scortese anche di prima mano, o minimizzare la peccaminosità delle "parole oziose". Ma io insisto sul fatto che è un peccatore più grande chi ripete ciò che dicono gli altri, specialmente se nella ripetizione gli dà il minimo cambiamento di forma o di enfasi. È il Sanballat che viene da te con una storia e ti dice che "Gashmu lo dice" che merita il rimprovero più severo. Egli è la vera peste della società, il nemico di ogni bene. Possiamo quasi dire, con Carlyle, che egli "è tra i malfattori più indubitabili omessi o inseriti nel calendario criminale". Ma che dire di Gashmu, l'ideatore della storia? Chi era Gashmu? Una domanda molto importante, e a cui non è mai stata data una risposta soddisfacente. Il nome non ricorre da nessun'altra parte tranne che in questo versetto. La narrazione precedente parla di "Gheshem l'Arabo", e tutti i commentatori presumono che Gáshmu sia Gheshem. Ogni lettore presume che i due siano uno. In effetti, nessuno ne dubita. Ma è degno di nota che i nomi non sono identici. Sanballat non dice: "Lo dice Gheshem", ma "Lo dice Gashmu". Perché? Vuole che Neemia capisca la fonte delle sue informazioni, ma non si propone di farsi cogliere in fallo da un'affermazione esatta. Neemia avrebbe potuto mettersi in testa di rintracciare la calunnia, e questo sarebbe stato estremamente imbarazzante per Sanballat. Non è vero che è vero? Gashmu non è forse il più vicino possibile a Gheshem, come il moderno rivenditore di pettegolezzi? Quante volte qualcuno è venuto da te con una storia ingiuriosa e ti ha lasciato un'impressione molto distinta sulla sua origine senza dirtelo esattamente? Quante notizie personali piccanti vengono gettate sulle spalle del grande pubblico con le parole "Dicono". Poco importa che tu pensi di conoscere Gashmu. Cerca di identificarlo e di renderlo un autore responsabile di storie, e ti sfuggirà ogni volta. Vai a Gheshem con le storie che sono attribuite a Gashmu, e lui non saprà assolutamente nulla su di esse. Sarà completamente sorpreso che tu abbia potuto immaginare che fosse il loro autore. Probabilmente sarà molto indignato che qualcuno abbia avuto l'ardire di inventare storie del genere. Ora, questo Gashmu, per quanto irreale possa essere, è un anello assolutamente essenziale in ogni catena di pettegolezzi. Il pettegolezzo non potrebbe vivere senza di lui. Sarebbe più facile risparmiare il principe di Danimarca dalla commedia di Amleto che omettere Gashmu dalla vera Scuola per lo scandalo. Vale a dire, ci deve essere un punto sulla strada che il pettegolezzo ha percorso in cui la pista si perde. L'autorità deve svanire nell'impersonalità. Cercate di dare seguito a qualsiasi pettegolezzo o calunnia che sentite, e se prima o poi non venite a Gashmu, la vostra esperienza sarà unica, per non dire meravigliosa. La terza persona in questo dramma è Shemaiah. Shemaiah è l'uomo che ha paura dei pettegolezzi e fugge per nascondersi, allontanandosi dal buon lavoro e lasciando andare il dovere per difetto. Il suo invito a riunirsi nella casa di Dio ha un suono molto pio, ma, in fondo, è solo l'espressione di vigliaccheria. Non per adorazione, ma per sicurezza, desidera entrare nel santuario. Ora, questo, io sostengo, è un male più grande del pettegolezzo, questo pensare al pettegolezzo. Dici che la gente parlerà di te. Beh, e se lo facessero? Le chiacchiere hanno mai ucciso qualcuno? Ha mai fatto male seriamente a qualcuno quando era impegnato a badare agli affari suoi e a quelli del Signore? Mantieni la coscienza pulita, quindi, e non devi temere i pettegolezzi, per quanto velenosi. Ora ascoltate Neemia, l'ultimo di questo quartetto: "E io dissi: Dovrebbe fuggire un uomo come me? e chi c'è che, essendo come me, entrerebbe nel tempio per salvarsi la vita?" Questo è il segreto di tutto. Immergiti così completamente nel lavoro per Dio e per l'uomo che il lavoro sembrerà grande, e non ti preoccuperai dei pettegolezzi e delle calunnie più di quanto ti dispiaccia il ronzio delle mosche fuori dallo schermo. I pettegolezzi possono essere in giro, ma non siamo obbligati ad ascoltarli, né tanto meno a fuggirli, o a prestarvi rispettosa attenzione. Il nostro udito è per la maggior parte una questione di scelta così come il nostro parlare. Siamo veramente responsabili del giusto uso delle nostre orecchie come del giusto uso della nostra lingua, anche se raramente consideriamo la questione in questa luce. "Badate a ciò che udite". (G. H. Hubbard, D.D.)

Serena indifferenza alla calunnia:

Gli occhi di un giovane impiegato brillarono mentre leggeva un articolo sui giornali del mattino. Fu un attacco oltraggioso al signore a capo del suo dipartimento per una linea d'azione che fu presentata come vile e vigliacca. Tutta la corrispondenza relativa alla vicenda era passata per le mani del giovane, quindi sapeva che le dichiarazioni pubblicate erano false e molto dannose per la reputazione del suo amato capo. Portando il foglio al signore assalito, chiese se poteva scrivere una risposta. L'uomo più anziano lesse i paragrafi con calma, sorrise e scosse la testa. «Che cosa farai?» chiese l'impiegato. «Sminuiscila», fu la risposta, «come ho fatto con tante altre calunnie. Rispondere è lo sforzo più futile e indegno del mondo. Se riesci a smontare una menzogna, ogni parte comincerà a dimenarsi contro di te. Lascialo stare, e morirà di fame". Federico il Grande guardava con serena indifferenza tutto ciò che i suoi nemici potevano dire di lui. Un giorno, mentre attraversava Berlino, vide una folla di persone che fissavano qualcosa sul muro e, mandando il suo stalliere a chiedere che cosa fosse, scoprì che era una caricatura di se stesso. Il cartello era messo così in alto che era difficile leggerlo, così Federico ordinò che fosse posto più in basso in modo che il popolo non dovesse allungare il collo. Le parole erano appena state pronunciate quando, con un grido di gioia, il cartello fu tirato giù e strappato in mille pezzi, mentre un caloroso applauso seguiva il re mentre si allontanava. (Età cristiana.)

9 CAPITOLO 6

Neemia 6:9

Ora dunque, o Dio, rafforza le mie mani.-I vari modi di Dio per rafforzare le mani del Suo popolo:-

A volte lo fa infondendo in loro una straordinaria misura di sapienza e conoscenza. Sembra che Giuseppe e Daniele si siano arricchiti in tal modo, essendo stata loro conferita la facoltà di interpretare i sogni, in un momento cruciale, per qualificarli per un'opera grande e speciale; nostro Signore promise ai Suoi discepoli che, nel momento critico, anche se non prima, sarebbero stati forniti loro la bocca della sapienza, che avrebbe potuto rispondere a tutti i loro avversari. A volte le mani di questi credenti sono rafforzate da una strana alterazione dei sentimenti dei potenti nemici verso di loro, o da un'inaspettata adesione di amici da ambienti dove, forse, si aspettavano di meno. "Quando le vie di un uomo piacciono al Signore, egli fa sì che anche i suoi nemici siano in pace con lui". Labano sarà arrestato in sogno di notte, con il severo comando: "Bada di non parlare a Giacobbe né in bene né in male"; il cuore del carceriere sarà intenerito, che egli farà uscire Paolo e Sila "dalla loro prigione", e "laverà le loro lividure e metterà loro davanti della carne"; e i Farisei, quei nemici determinati del vangelo, mossi dal loro odio per i Sadducei, prendono la parte del predicatore della risurrezione. Dio può accrescere la nostra forza confondendo e debilitando i nostri nemici; come agì per mezzo di Davide, quando per suo conto "mutò il consiglio di Ahitofel in stoltezza"; quando colpì gli abitanti di Sodoma con la cecità; quando riversò il terrore sull'esercito siriano che invase la Giudea; e quando l'esercito dei Madianiti fuggì sgomento davanti alle lampade e alle brocche di Gedeone, e non fu sguainata una spada. E ora che i miracoli non vengono compiuti, dobbiamo ancora riconoscere in migliaia di casi la provvidenza dominante di Dio, che opera sotto la copertura di cause naturali per rafforzare le mani del Suo popolo. (J. N. Pearson, M.A.)

10 CAPITOLO 6

Neemia 6:10-13

Un uomo come me dovrebbe fuggire?-Panico:-

(I.) Panico. Paura irragionevole, impotente

1.) Panico nazionale

2.) Panico aziendale

3.) Panico personale

4.) Panico spirituale,

(II.) L'effetto del panico. Tutte queste forme sono comunemente prive di fondamento; L'onda non è così alta come sembra al bagnante in ritirata che ne sente il sibilo alle sue spalle. Raccoglie tutto l'egoismo dell'uomo in un punto focale. Sostituisce una breve follia con calma riflessione e decisione. Fa sì che un uomo si comporti indegnamente...

1.) Di se stesso

2.) Verso i suoi simili

3.) Del suo Dio

(III.) I correttivi del panico. Ricordo di...

1.) La dignità propria dell'uomo

2.) Altri

3.) Dio. (Commento omiletico.)

Fermezza cristiana:

(I.) La sottigliezza con cui il nostro grande avversario ci assalì

1.) Trascurare i nostri doveri sociali per promuovere il nostro benessere spirituale

2.) Conformarsi al mondo al fine di conciliare i loro riguardi

3.) Utilizzare mezzi indebiti al fine di ottenere un fine desiderabile

(II.) La fermezza con cui dovremmo resistergli. Dovremmo porre il Signore sempre davanti a noi, tenendo presente:

1.) La nostra relazione con Lui

2.) I nostri obblighi verso di Lui

3.) Le nostre aspettative da Lui

4.) L'interesse che Dio stesso ha in tutta la nostra condotta. (C. Simeone.)

Coraggio:

1.) Nella prosecuzione di quest'opera, mentre si costruisce il muro spirituale di Sion, ci sono molti artifici a cui resistere. I nostri nemici cercheranno di distoglierci dal nostro lavoro. Saremo invitati a entrare in amichevole conformità con il mondo, e ci verrà detto che la conciliazione da parte nostra sarà accolta da concessioni da parte loro; ma questo è un errore, perché il mondo prenderà tutto e non darà nessuno

2.) I nostri nemici spirituali ricorreranno all'intimidazione. Se non riescono a disegnare, guideranno. Furono fatte buone offerte di apparente amicizia al nobile esercito dei martiri, e quando queste fallirono, seguirono intimidazioni. L'offesa della Croce non è cessata. È "attraverso molte tribolazioni" che dobbiamo entrare nel regno, e il cristiano sarà minacciato di perdere la casta o gli affari se deciderà di mantenere la sua coerenza. Gli saranno attribuiti motivi malvagi, si propagheranno notizie malvagie riguardo a lui. Il ridicolo e il rimprovero sono armi di grande severità. «Un uomo come me dovrebbe fuggire? e chi c'è che, essendo come me, entrerebbe nel tempio per salvarsi la vita? Non entrerò". Che il cristiano sincero resista alle sollecitazioni del male in modo simile

1.) Considera la tua relazione con Dio. Dì a te stesso: "Sono un figlio di Dio, un discepolo di Cristo, un tempio dello Spirito Santo, e 'un uomo come me fuggisse', cedesse alla tentazione, disonorava la mia alta vocazione, disobbedisse al mio benedetto Capitano e rattristasse lo Spirito di grazia?"

2.) Considera i tuoi obblighi verso la misericordia redentrice. Di' al tuo cuore: "O cristiano, sono stato amato di un amore eterno, chiamato per grazia sovrana, lavato nel sangue di Gesù e confortato da innumerevoli segni di bontà e misericordia, e 'dovrebbe fuggire un uomo come me?' ”

3.) "Considera le tue aspettative. Tu sei un candidato per l'eternità. Dì a te stesso: "O cristiano, la vita è breve e incerta; la morte può essere vicina; il mio Signore stesso possa venire nella Sua gloria. In quel giorno della Sua infinita misericordia Egli mi chiamerà Suo fratello, Suo, e mi concederà un'eredità di incomparabile splendore; e 'se un uomo come me dovesse fuggire?' sarei colpevole di vile vile codardia o di perfida ingratitudine?" (J. M. Randall.)

Fede, coraggio e prudenza:

Possiamo considerare questo miscuglio di fede, coraggio e prudenza in Neemia degno di ammirazione e imitazione

1.) A volte troviamo un uomo coraggioso che manca sia di fede che di prudenza. In questo caso il suo coraggio è molto incline a degenerare in una sciocca spavalderia; e forse può fare più male che bene con la sua imprudente audacia

2.) Quando la prudenza è la caratteristica marcata di un carattere, è suscettibile di degenerare in astuzia egoistica e codardia calcolatrice

3.) Anche quando il coraggio e la prudenza si trovano uniti, il carattere è ancora tristemente difettoso se non c'è fede spirituale: è suscettibile di cadere in un'autosufficienza disdicevole e pericolosa

4.) D'altra parte, la fede senza prudenza può degenerare in fanatismo, o in un "quietismo" che coltiva il passivo a discapito delle virtù attive. (I. Campbell Finlayson.)

Forza d'animo nel dovere:

Il santo coraggio non è quel coraggio naturale che appartiene costituzionalmente ad alcuni uomini: questo è poco più che la forza dei nervi e la robustezza degli spiriti animali, e in migliaia di casi si trova ad esistere indipendentemente dai principi cristiani; È piuttosto il coraggio del leone che il coraggio della mente e dell'uomo. Alcuni dei più valorosi sono stati i più depravati; e alcuni che hanno trascinato i loro nemici alle ruote dei loro carri sono stati essi stessi trascinati nel fango dell'inquinamento dai loro stessi appetiti e passioni. Come l'acqua non può salire più in alto del suo livello, nemmeno una qualità morale può elevarsi più in alto del suo principio. Il santo coraggio scaturisce dal timore di Dio, dal "vedere Colui che è invisibile". Quindi il soldato di Cristo non ha paura di fare il bene, ha paura di fare il male, ha paura di peccare, ma non ha paura di soffrire. Nel considerare la portata di questa virtù, si noti:

(I.) Chi vuole essere un seguace di Dio deve prendere le armi contro se stesso. Richard Cecil ha detto che "un cristiano umile, che combatte contro il mondo, la carne e il diavolo, è un eroe più grande di Alessandro Magno".

(II.) Ci vuole uno spirito coraggioso per avere rispetto per tutti i comandamenti di Dio

(III.) Ci vuole un grande coraggio per vincere il mondo. (Hugh Stowell, M.A.)

L'auto-attrattiva più alta:

Quando vivevo in campagna, anni fa, ricordo che uno dei nostri amici era un grande fumatore, e fumava mattina, mezzogiorno e sera, e i suoi amici dicevano che era una pessima pratica, scomoda e costosa, e tutte quelle argomentazioni che ci sono familiari. Era solito sorridere sempre, uno di quei sorrisi tranquilli che vengono da feste di quel tipo. Quell'uomo non poteva rinunciare alla pipa e dichiarò che non poteva e che avrebbe fumato fino alla morte. Un giorno ci fu un problema alla bocca. Si recò da un illustre medico e gli disse che temeva che l'eccessivo fumo gli inducesse il cancro. Questo gli ha spento la pipa. Lo fece; L'ha lasciata cadere quel giorno stesso. Era meraviglioso; Aveva finito con quello. Una cosa è quando tocca i tuoi scellini; una cosa quando si tratta di convenienza e di inconvenienti; Un'altra cosa è quando ti tocca. E io vi dico, quando il giorno delle tenebre, il giorno della tentazione, quando tutta la stregoneria e l'assedio del male saranno intorno a voi, non dire: "L'iniquità rovinerà la mia salute o offuscherà la mia reputazione o accorcerà i miei giorni"; dire con Neemia: "Se un uomo come me facesse questo male", un uomo come me, con ragione e coscienza, l'erede dei secoli, il padrone del pianeta, redento con il sangue del Figlio di Dio, chiamato a un grande destino, un uomo come me dovrebbe fare questa cosa meschina, questa cosa vile? Appellati agli occhi di Dio alla tua grandezza, ed Egli ti rafforzerà nel giorno in cui il peggio arriverà al peggio. (W. L. Watkinson.)

Il valore è talvolta l'anima della discrezione:

Ci viene costantemente ricordato che la discrezione è la parte migliore del valore; ma ci sono occasioni, e non poche, in cui il valore è l'anima stessa della discrezione, in cui a tutti i rischi dobbiamo mantenere la nostra posizione e affrontare il nemico, affinché l'opera non venga fermata. (W. P. Lockhart.)

13 CAPITOLO 6

Neemia 6:13

Perciò fu assunto.- Corruzione: -

(I.) La sua esistenza e le sue varietà

1.) Nell'arte di governare

2.) Nel commercio

3.) Nella morale e nella religione

(II.) I suoi effetti

1.) Degrado personale

2.) Disorganizzazione generale

3.) Ostacolo di ogni bene

(III.) La sua cura

1.) Abnegazione

2.) Risoluta spietatezza verso il corruttore

3.) Fiducia in Dio e fede nel diritto. (Commento omiletico.)

15 CAPITOLO 6

Neemia 6:15

Così il muro fu terminato nel venticinquesimo giorno... in cinquanta e due giorni.-Cinquantadue giorni di lavoro:-

Facciamo una parabola della storia e usiamo il testo come motto di un tema più profondo. Cinquantadue domeniche e il loro lavoro

(I.) Quanto velocemente passano

(II.) Quali opportunità offrono

1.) Di riposo

2.) Dell'amicizia spirituale

3.) Dell'istruzione divina

4.) Del rinnovamento morale

(III.) Quali risultati lasciano

1.) In memoria

2.) Nella vita

3.) Per il giudizio. Applicazione:

1.) Ringrazia Dio per il giorno dei giorni

2.) Usa ogni giorno come viene

3.) Determinare un risultato arrotondato per ogni ciclo di cinquantadue. (Ibidem)

Lavoro finito:

1.) L'opera della redenzione umana. Sì, il lavoro era finito. Il sacrificio espiatorio fu offerto e accettato, come fu dimostrato quando Gesù risuscitò dai morti

2.) E c'è motivo di sperare che la grande e benedetta opera di rinnovamento, iniziata nel cuore del credente, sarà perfezionata?

3.) Anche il progresso della Chiesa in generale è assicurato. (T. Rowson.)

Successo:

Ci fu grande esultanza quando Lesseps completò il Canale di Suez, attraverso il quale le comunicazioni tra l'Europa e l'Oriente sono state materialmente accelerate. Ci fu grande esultanza quando il progetto prediletto dal conte Cavour di un tunnel attraverso il Moncenisio fu portato a termine con successo, con il quale Parigi e Torino sono state avvicinate a poche ore di distanza l'una dall'altra. Ci fu grande esultanza e leale gratitudine quando, nel 1873, il Principe di Galles pose la prima pietra al frangiflutti di Portland. La prima pietra di quest'opera era stata posta ventitré anni prima, dal suo augusto padre; e fu un momento interessante quando il Principe completò la magnifica impresa aggiungendo alle parole con cui annunciava formalmente il fatto: "Queste sono opere imperiali e re degni"; e echeggianti grida di gioia si levarono da duecentomila spettatori. Similmente, fu un grande giorno per Gerusalemme quando le sue mura e i suoi baluardi furono raccomandati alla benedizione dell'Onnipotente. (J. M. Randall.)

16 CAPITOLO 6

Neemia 6:16

Essi infatti si rendevano conto che l'opera era opera del nostro Dio.- La corona delle prove cristiane: -

Il cristianesimo non si pone in una difesa meramente letteraria, anche se la sua difesa letteraria è completa; si erge piuttosto nelle sue realizzazioni benefiche, nei suoi cuori rigenerati, nelle sue vite elevate, nel suo nuovo spirito di consacrazione, nel suo ampio altruismo, nella sua generosa simpatia: "Va' e mostra di nuovo a Giovanni le cose che senti e vedi". (J. Parker, D.D.)

Il riconoscimento di Dio da parte del mondo:

(I.) Il passato riconoscimento di Dio da parte del mondo

1.) Esempi biblici

2.) Istanze successive

(II.) L'attuale riconoscimento di Dio da parte del mondo

1.) Riconoscimenti inconsci. Pensate al modo in cui il cristianesimo penetra nella vita del mondo moderno

2.) Riconoscimento involontario

3.) Riconoscimento franco

(III.) Il futuro riconoscimento del mondo

1.) Disposto

2.) Applicato. Applicazione:

1.) Riconoscere Dio

2.) Ora. (Commento omiletico.)

Niente ha successo come il successo:

A volte è sorprendente scoprire quanti sono coloro che sostengono di cuore un buon lavoro quando è arrivato o si sta avvicinando al successo, per quanto possano aver disapprovato o addirittura osteggiato ad esso, quando era alle prese con difficoltà. (W. P. Lockhart.)

Dio riconobbe nei risultati:

Al giorno d'oggi c'è un desiderio impaziente di risultati immediati, che si avvicina pericolosamente alla diffidenza in Dio. Ma in verità ci sono risultati, e quando tali risultati si vedono, allora anche i nemici sono costretti ad ammettere che la mano di Dio è nell'opera. La fede dei convertiti deve sempre essere evidenziata dalle loro opere, altrimenti il mondo non percepirà che Dio sta lavorando con noi. (Ibidem)

19 CAPITOLO 6

Neemia 6:19

E riferirono le sue buone azioni davanti a me.-Gli uomini cattivi lodati:

(I.) Gli uomini cattivi vengono elogiati

1.) A volte questa lode è reale

2.) A volte questa lode è sbagliata

3.) A volte questa lode è del tutto fittizia

(II.) Gli uomini cattivi sono ansiosi di essere lodati

1.) In questo c'è una sentenza di condanna

2.) In questo c'è un omaggio indiretto alla virtù

(III.) Gli uomini cattivi non sono nascosti dalle lodi del mondo

1.) Gli uomini buoni rilevano

2.) Dio rileva. Applicazione:

1.) Non lasciarti scoraggiare da questa lode mal indirizzata

2.) Non lasciarti ingannare abbassando lo standard di giustizia. (Commento omiletico.)

Riferimenti incrociati:

Neemia 6

1 Ne 2:10,19; 4:1,7
Ne 6:6
Ne 4:6,7; Dan 9:25
Ne 3:1,3,6

2 2Sa 3:27; 20:9; Sal 37:12; Prov 26:24-26; Ec 4:4
Ne 11:35; 1Cron 8:12
Sal 12:2; 37:12,32; Ger 41:2; Ez 33:31; Mic 7:4,5; Lu 20:19-21

3 Prov 14:15; Mat 10:16
Ec 9:10; Lu 14:30; Giov 9:4; 1Ti 4:15,16

4 Giudic 16:6,10,15-20; Prov 7:21; Lu 18:5; 1Co 15:58; Ga 2:5
Prov 14:15

5 2Re 18:26-28; 2Co 2:11; 11:13-15; Ef 6:11; 2Te 2:10

6 Ger 9:3-6; 20:10; Mat 5:11; Rom 3:8; 2Co 6:8; 1P 2:12,13; 3:16
Ne 6:1,2
Ne 2:19; Esd 4:12,15
Lu 23:2; Giov 19:13

7 Ne 6:12,13
2Sa 15:10-12; 1Re 1:7,18,25,34
Prov 26:24-26; At 23:15

8 At 24:12,13; 25:7,10
Giob 13:4; Sal 36:3; 38:12; 52:2; Is 59:4; Dan 11:27; Mat 12:34; Giov 8:44

9 Ne 6:14; 4:10-14; 2Cron 32:18
2Cron 15:7; Esd 4:1-24; Is 35:3,4; Ger 38:4; Eb 12:12
1Sa 30:6; Sal 56:3; 71:1; 68:35; 138:3; Is 41:10; Zac 10:12; 2Co 12:9; Ef 3:16; 6:10; Fili 4:13; 1P 5:10

10 Ne 6:12; Esd 8:16; 10:31; Prov 11:9; Mat 7:15
2Re 9:8; Ger 36:5; Ez 3:24
Sal 12:2; 37:12; 120:2,3
1Re 6:5; 2Re 11:3
2Cron 28:24; 29:3,7; Mal 1:10; At 21:30
Giob 24:13-17; Giov 3:20

11 Ne 6:3; 1Sa 19:5; Giob 4:3-6; Sal 11:1,2; 112:6,8; Prov 28:1; Is 10:18; Lu 13:31-33; At 8:1; 20:24; 21:13; Eb 11:27
Ne 6:9; Nu 32:7-9; Ec 10:1; Fili 2:17,30

12 Ez 13:22; 1Co 2:15; 12:10
Ger 14:14; 23:16,25; 28:15; Ez 13:7; 1G 4:1
Is 56:11; Ez 13:19; Mic 3:11; At 20:33; 1Ti 3:3; Tit 1:7; 1P 5:2; 2P 2:3; Ap 18:13

13 Prov 29:5; Is 51:7,12,13; 57:11; Ger 1:17; Ez 2:6; 13:17-23; Mat 10:28; 2Ti 1:7; Ap 21:8
Giac 4:17
Ne 6:6; Prov 22:1; Ec 7:1
Ger 18:18; 20:10; Dan 6:4,5; Mat 22:15; 26:59; At 6:13; 2Co 11:12; 1Ti 5:14; Tit 2:8

14 Ne 5:19; Sal 22:1; 63:1
Ne 4:4,5; 13:29; Sal 36:11,12; 140:5-11; Ger 11:20-23; 18:20-23; 2Ti 4:14,15; 1G 5:16
1Re 22:22-24; Is 9:14,15; Ger 14:15,18; 28:1,10,15; Ez 13:16,17; Mat 7:15; 24:11,24; 2Ti 3:8; Ap 19:20

15 Esd 6:15; Sal 1:3; Dan 9:25
Ne 4:1,2

16 Ne 2:10; 4:1,7; 6:1,2
Eso 14:25; Nu 23:23; Gios 5:1; Sal 126:2; At 5:38

17 Ne 3:5; 5:7; 13:28; Mic 7:1-6; Mat 24:10-12

18 Ne 7:10; Esd 2:5
Ne 3:4,30

19 Prov 28:4; Giov 7:7; 15:19; 1G 4:5
Ne 6:9,13; Is 37:10-14; At 4:18-21

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