Nuova Riveduta:

Neemia 8

Pubblica lettura e spiegazione della legge
1 Tutto il popolo si radunò come un sol uomo sulla piazza che è davanti alla porta delle Acque, e disse a Esdra, lo scriba, che portasse il libro della legge di Mosè che il SIGNORE aveva data a Israele. 2 Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea, composta di uomini, di donne e di tutti quelli che erano in grado di capire.
3 Egli lesse il libro sulla piazza che è davanti alla porta delle Acque, dalla mattina presto fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano in grado di capire; e tutto il popolo tendeva l'orecchio per sentire il libro della legge. 4 Esdra, lo scriba, stava sopra un palco di legno, che era stato fatto apposta; accanto a lui stavano, a destra, Mattitia, Sema, Anania, Uria, Chilchia e Maaseia; a sinistra, Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddana, Zaccaria e Mesullam. 5 Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava nel posto più elevato; e, appena aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. 6 Esdra benedisse il SIGNORE, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; e s'inchinarono e si prostrarono con la faccia a terra davanti al SIGNORE. 7 Iesua, Bani, Serebia, Iamin, Accub, Sabbetai, Odia, Maaseia, Chelita, Azaria, Iozabad, Anan, Pelaia e gli altri Leviti spiegavano la legge al popolo, e tutti stavano in piedi al loro posto. 8 Essi leggevano nel libro della legge di Dio in modo comprensibile; ne davano il senso, per far capire al popolo quello che leggevano.

Celebrazione della festa delle Capanne
9 Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i Leviti, che insegnavano, dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al SIGNORE vostro Dio; non siate tristi e non piangete!» Tutto il popolo infatti piangeva, ascoltando le parole della legge. 10 Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate cibi grassi e bevete bevande dolci, e mandate delle porzioni a quelli che non hanno preparato nulla per loro; perché questo giorno è consacrato al nostro Signore; non siate tristi; perché la gioia del SIGNORE è la vostra forza». 11 I Leviti calmavano tutto il popolo, dicendo: «Tacete, perché questo giorno è santo; non siate tristi!» 12 Tutto il popolo se ne andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni ai poveri e a fare gran festa, perché avevano capito le parole che erano state loro spiegate.
13 Il secondo giorno i capi famiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i Leviti si radunarono presso Esdra, lo scriba, per esaminare le parole della legge. 14 Trovarono scritto nella legge, che il SIGNORE aveva data per mezzo di Mosè, che i figli d'Israele dovevano abitare in capanne durante la festa del settimo mese, 15 e che in tutte le loro città e in Gerusalemme si doveva pubblicare questo bando: «Andate al monte a cercare rami d'olivo, rami d'olivastro, di mirto, di palma e di alberi ombrosi, per fare delle capanne, come sta scritto». 16 Allora il popolo andò fuori, portò i rami, e ciascuno fece la sua capanna sul tetto della propria casa, nel proprio cortile, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza davanti alla porta delle Acque e sulla piazza davanti alla porta di Efraim. 17 Così tutta l'assemblea di quanti erano tornati dall'esilio si fece delle capanne e abitò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè, figlio di Nun, fino a quel giorno, i figli d'Israele non avevano più fatto così. E ci fu grandissima gioia.
18 Fu letto un brano della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la festa durò sette giorni, e l'ottavo si tenne una solenne assemblea, com'è prescritto.

C.E.I.:

Neemia 8

1 Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro della legge di Mosè che il Signore aveva dato a Israele. 2 Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
3 Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il libro della legge. 4 Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza e accanto a lui stavano, a destra Mattitia, Sema, Anaia, Uria, Chelkia e Maaseia; a sinistra Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddàna, Zaccaria e Mesullàm.
5 Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. 6 Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. 7 Giosuè, Bani, Serebia, Iamin, Akkub, Sabbetài, Odia, Maaseia, Kelita, Azaria, Iozabàd, Canàn, Pelaia, leviti, spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi al suo posto.
8 Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura. 9 Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. 10 Poi Neemia disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». 11 I leviti calmavano tutto il popolo dicendo: «Tacete, perché questo giorno è santo; non vi rattristate!». 12 Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni ai poveri e a far festa, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate.
13 Il secondo giorno i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i leviti si radunarono presso Esdra lo scriba per esaminare le parole della legge. 14 Trovarono scritto nella legge data dal Signore per mezzo di Mosè, che gli Israeliti dovevano dimorare in capanne durante la festa del settimo mese. 15 Allora fecero sapere la cosa e pubblicarono questo bando in tutte le loro città e in Gerusalemme: «Andate al monte e portatene rami di ulivo, rami di olivastro, rami di mirto, rami di palma e rami di alberi ombrosi, per fare capanne, come sta scritto». 16 Allora il popolo andò fuori, portò i rami e si fece ciascuno la sua capanna sul tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque e sulla piazza della porta di Efraim. 17 Così tutta la comunità di coloro che erano tornati dalla deportazione si fece capanne e dimorò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè figlio di Nun fino a quel giorno, gli Israeliti non avevano più fatto nulla di simile. Vi fu gioia molto grande. 18 Esdra fece la lettura del libro della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la festa si celebrò durante sette giorni e l'ottavo vi fu una solenne assemblea secondo il rito.

Nuova Diodati:

Neemia 8

Esdra legge pubblicamente il libro della legge
1 Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza che era davanti alla porta delle Acque; dissero poi ad Esdra lo scriba, che portasse il libro della legge di Mosè che l'Eterno aveva dato a Israele. 2 Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, donne e di tutti quelli capaci di intendere. 3 Quindi lo lesse sulla piazza che sta davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar del giorno fino a mezzogiorno, davanti agli uomini, alle donne e a quelli capaci di intendere; e le orecchie di tutto il popolo stavano attente al libro della legge. 4 Esdra, lo scriba, stava su una tribuna di legno che avevano fatto per l'occasione. Accanto a lui stavano, a destra, Mattithiah, Scema, Ananiah, Uria, Hilkiah e Maaseiah; a sinistra, Pedaiah, Mishael, Malkijah, Hashum, Hashbaddana, Zaccaria e Meshullam. 5 Esdra aprì il libro alla presenza di tutto il popolo, perché stava più in alto di tutto il popolo; come l'aperse, tutto il popolo si alzò in piedi. 6 Esdra benedisse l'Eterno, il grande DIO, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; poi s'inchinarono e si prostrarono con la faccia a terra davanti all'Eterno. 7 Jeshua, Bani, Scerebiah, Jamin, Akkub, Shabbethai, Hodijah, Maaseiah, Kelita, Azaria, Jozabad, Hanan, Pelaiah e i Leviti aiutavano il popolo a capire la legge, mentre il popolo stava in piedi al suo posto. 8 Essi leggevano nel libro della legge di DIO distintamente, spiegandone il significato, per far loro capire ciò che si leggeva. 9 Nehemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i Leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato all'Eterno, il vostro DIO; non fate cordoglio e non piangete!». Tutto il popolo infatti, ascoltando le parole della legge, piangeva. 10 Poi Nehemia disse loro: «Andate, mangiate cibi squisiti e bevete vini dolci, e mandatene porzioni a chi non ha nulla di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro. Non rattristatevi, perché la gioia dell'Eterno è la vostra forza». 11 I Leviti tenevano zitto tutto il popolo, dicendo: «Tacete, perché questo giorno è santo. Non rattristatevi!». 12 Allora tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandar porzioni ai poveri e a festeggiare con grande esultanza perché avevano compreso le parole che erano state loro spiegate.

Celebrazione della festa delle capanne
13 Il secondo giorno, i capi delle case paterne di tutto il popolo, i sacerdoti e i Leviti si radunarono presso Esdra, lo scriba, per poter intendere le parole della legge. 14 Trovarono scritto nella legge che l'Eterno aveva comandato per mezzo di Mosè, che i figli d'Israele dovevano dimorare in capanne durante la festa del settimo mese, 15 e che in tutte le loro città e a Gerusalemme dovevano divulgare e proclamare un bando che diceva: «Andate al monte e portatene rami di ulivo, rami di ulivastro, rami di mirto, rami di palma e rami dal folto fogliame, per farne capanne, come sta scritto». 16 Allora il popolo andò fuori e portò i rami, e si costruirono le capanne, chi sul tetto della propria casa, chi nei loro cortili, altri nei cortili della casa di DIO, sulla piazza della porta delle Acque e sulla piazza della porta di Efraim. 17 Così tutta l'assemblea di quelli che erano tornati dalla cattività costruì capanne e dimorò nelle capanne. Dal tempo di Giosué, figlio di Nun, fino a quel giorno, i figli d'Israele non avevano fatto nulla di simile. E vi fu grandissima allegrezza. 18 Esdra fece la lettura del libro della legge di DIO ogni giorno, dal primo giorno fino all'ultimo giorno. Celebrarono la festa per sette giorni; nell'ottavo giorno ci fu una solenne assemblea, come prescrive la legge.

Riveduta 2020:

Neemia 8

1 Tutto il popolo si radunò come un sol uomo sulla piazza che è davanti alla porta delle Acque, e disse a Esdra, lo scriba, che portasse il libro della legge di Mosè che l'Eterno aveva dato a Israele. 2 Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea, composta di uomini, di donne e di tutti quelli che erano capaci di intendere. 3 E lesse il libro sulla piazza che è davanti alla porta delle Acque, dalla mattina presto fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne, e di quelli che erano capaci di intendere; e tutto il popolo tendeva l'orecchio per ascoltare il libro della legge. 4 Esdra, lo scriba, stava sopra una tribuna di legno, che era stata fatta apposta, e accanto a lui stavano, a destra, Mattitia, Sema, Anania, Uria, Chilchia e Maaseia; a sinistra, Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddana, Zaccaria e Mesullam. 5 Esdra aprì il libro alla presenza di tutto il popolo, poiché stava in un posto più elevato; e, appena ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. 6 Esdra benedisse l'Eterno, l'Iddio grande, e tutto il popolo rispose: “Amen, amen”, alzando le mani; si inchinarono, e si prostrarono con la faccia a terra davanti all'Eterno. 7 Iesua, Bani, Serebia, Iamin, Accub, Sabbetai, Odia, Maaseia, Chelita, Azaria, Iozabad, Anan, Pelaia e gli altri Leviti spiegavano la legge al popolo, e il popolo stava in piedi al suo posto. 8 Essi leggevano nel libro della legge di Dio distintamente e ne spiegavano il senso, per far capire al popolo quello che leggevano. 9 Neemia, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i Leviti che ammaestravano il popolo, dissero a tutto il popolo: “Questo giorno è consacrato all'Eterno, al vostro Dio; non fate cordoglio e non piangete!”. Poiché tutto il popolo piangeva, ascoltando le parole della legge. 10 Poi Neemia disse loro: “Andate, mangiate vivande grasse e bevete vini dolci, e mandate delle porzioni a quelli che non hanno nulla di preparato per loro; perché questo giorno è consacrato al nostro Signore; non vi rattristate; perché la gioia dell'Eterno è la vostra forza”. 11 I Leviti facevano fare silenzio a tutto il popolo, dicendo: “Tacete, perché questo giorno è santo; non vi rattristate!”. 12 E tutto il popolo se ne andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni ai poveri, e a fare grande festa, perché avevano compreso le parole che erano state loro spiegate. 13 Il secondo giorno, i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i Leviti si radunarono presso Esdra, lo scriba, per esaminare le parole della legge. 14 Trovarono scritto nella legge che l'Eterno aveva dato per mezzo di Mosè, che i figli d'Israele dovevano abitare in capanne durante la festa del settimo mese, 15 e che in tutte le loro città e in Gerusalemme si doveva pubblicare questo bando: “Andate al monte e portate rami di olivo, rami di olivastro, rami di mirto, rami di palma e rami di alberi ombrosi, per fare delle capanne, come sta scritto”. 16 Allora il popolo andò fuori, portò i rami, e si fecero ciascuno la sua capanna sul tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque e sulla piazza della porta di Efraim. 17 Così tutta l'assemblea di quelli che erano tornati dalla deportazione si fece delle capanne, e abitò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè, figlio di Nun, fino a quel giorno, i figli d'Israele non avevano più fatto nulla di simile. E ci fu una grandissima gioia. 18 Esdra fece la lettura del libro della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la festa si celebrò durante sette giorni, e l'ottavo ci fu una solenne assemblea, com'è prescritto.

Riveduta:

Neemia 8

1 tutto il popolo si radunò come un sol uomo sulla piazza ch'è davanti alla porta delle Acque, e disse a Esdra, lo scriba, che portasse il libro della legge di Mosè che l'Eterno avea data a Israele. 2 E il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti alla raunanza, composta d'uomini, di donne e di tutti quelli ch'eran capaci d'intendere. 3 E lesse il libro sulla piazza ch'è davanti alla porta delle Acque, dalla mattina presto fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne, e di quelli ch'eran capaci d'intendere; e tutto il popolo teneva tese le orecchie a sentire il libro della legge. 4 Esdra, lo scriba, stava sopra una tribuna di legno, ch'era stata fatta apposta, e accanto a lui stavano, a destra, Mattithia, Scema, Anaia, Uria, Hilkia e Maaseia; a sinistra, Pedaia, Mishael, Malkia, Hashum, Hashbaddana, Zaccaria e Meshullam. 5 Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava in luogo più eminente; e, com'ebbe aperto il libro, tutto il popolo s'alzò in piedi. 6 Esdra benedisse l'Eterno, l'Iddio grande, e tutto il popolo rispose: 'Amen, amen', alzando le mani; e s'inchinarono, e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi all'Eterno. 7 Jeshua, Bani, Scerebia, Jamin, Akkub, Shabbethai, Hodia, Maaseia, Kelita, Azaria, Jozabad, Hanan, Pelaia e gli altri Leviti spiegavano la legge al popolo, e il popolo stava in piedi al suo posto. 8 Essi leggevano nel libro della legge di Dio distintamente; e ne davano il senso, per far capire al popolo quel che s'andava leggendo. 9 Nehemia, ch'era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i Leviti che ammaestravano il popolo, dissero a tutto il popolo: 'Questo giorno è consacrato all'Eterno, al vostro Dio; non fate cordoglio e non piangete!' Poiché tutto il popolo piangeva, ascoltando le parole della legge. 10 Poi Nehemia disse loro: 'Andate, mangiate vivande grasse e bevete vini dolci, e mandate delle porzioni a quelli che nulla hanno di preparato per loro; perché questo giorno è consacrato al Signor nostro; non v'attristate; perché il gaudio dell'Eterno è la vostra forza'. 11 I Leviti facevano far silenzio a tutto il popolo, dicendo: 'Tacete, perché questo giorno è santo; non v'attristate!' 12 E tutto il popolo se n'andò a mangiare, a bere, a mandar porzioni ai poveri, e a far gran festa, perché aveano intese le parole ch'erano state loro spiegate. 13 Il secondo giorno, i capi famiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i Leviti si radunarono presso Esdra, lo scriba, per esaminare le parole della legge. 14 E trovarono scritto nella legge che l'Eterno avea data per mezzo di Mosè, che i figliuoli d'Israele doveano dimorare in capanne durante la festa del settimo mese, 15 e che in tutte le loro città e in Gerusalemme si dovea pubblicar questo bando: 'Andate al monte, e portatene rami d'ulivo, rami d'ulivastro, rami di mirto, rami di palma e rami d'alberi ombrosi, per fare delle capanne, come sta scritto'. 16 Allora il popolo andò fuori, portò i rami, e si fecero ciascuno la sua capanna sul tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque, e sulla piazza della porta d'Efraim. 17 Così tutta la raunanza di quelli ch'eran tornati dalla cattività si fece delle capanne, e dimorò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè, figliuolo di Nun, fino a quel giorno, i figliuoli d'Israele non avean più fatto nulla di simile. E vi fu grandissima allegrezza. 18 Ed Esdra fece la lettura del libro della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la festa si celebrò durante sette giorni, e l'ottavo vi fu solenne raunanza, com'è ordinato.

Ricciotti:

Neemia 8

Restaurazione del culto
1 Era venuto il settimo mese, e i figli d'Israele che stavano nelle loro città s'adunarono tutti come un sol uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque. E dissero ad Esdra scriba, che portasse il libro della legge di Mosè, data dal Signore ad Israele. 2 E il sacerdote Esdra portò la legge dinanzi a tutta l'assemblea degli uomini e delle donne, e di tutti quelli che potevan comprenderla, il giorno primo del mese settimo. 3 E la lesse pubblicamente, sulla piazza che era davanti alla porta delle Acque; dal mattino sino a mezzogiorno, dinanzi agli uomini, alle donne ed ai dotti. E tutto il popolo stava in orecchi alla lettura del libro. 4 Lo scriba Esdra si pose su un gradino di legno che aveva fatto porre per parlarvi; e stavano vicino a lui Matatia, Semeia, Ania, Uria, Elcia e Maasia, alla destra; ed alla sinistra, Fadaia, Misael, Melchia, Asum, Asbadana, Zaccaria e Mosollam. 5 Aprì dunque Esdra il libro alla presenza di tutto il popolo, trovandosi in luogo più alto di tutti; e quando l'ebbe aperto, tutti s'alzarono in piedi.

Esdra dà pubblica lettura delle leggi
6 Esdra benedisse il Signore Iddio grande; e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani. Poi s'inginocchiarono, e adorarono Iddio, prostrati sino a terra. 7 Josue, Bani, Serebia, Jamin, Accub, Septai, Odia, Maasia, Celita, Azaria, Jozabed, Anan e Falaia leviti facevano cenno al popolo che tacesse per ascoltare la legge. Il popolo stava al suo posto. 8 E fu letto nel libro della legge di Dio a voce chiara e distinta, acciò fosse intesa; ed intesero quel che si leggeva. 9 Allora Neemia (che è lo stesso che Atersata) ed Esdra sacerdote e scriba, ed i leviti che interpretavano a tutto il popolo la legge, dissero: «È questo un giorno consacrato al Signore Dio nostro; non piangete nè gemete». Tutti infatti piangevano all'udire le parole della legge. 10 Disse loro: «Andate, mangiate carni grasse, bevete vin dolce, e fatene parte a quelli che nulla avranno preparato; perchè è il giorno santo del Signore, e non dovete esser tristi perchè il gaudio del Signore è la nostra fortezza». 11 I leviti facevano cenno di silenzio a tutto il popolo e dicevano: «Tacete, perchè è un giorno santo, e non siate afflitti». 12 Se n'andò dunque tutto il popolo a mangiare e bere ed a farne parte, facendo gran festa, perchè avevano compreso quello che era stato loro spiegato. 13 Il secondo giorno, i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i leviti si riunirono presso lo scriba Esdra, perchè spiegasse loro le parole della legge. 14 E nella legge trovarono scritto che il Signore, per mano di Mosè, aveva comandato ai figli d'Israele di abitare in tabernacoli per la solennità del settimo mese, 15 e di bandirlo, e darne voce in tutte le sue città ed in Gerusalemme, dicendo: «Uscite per la montagna, e portate rami d'olivo, rami dei più begli alberi, rami di mirto, rami di palma, e rami d'alberi ricchi di fronde, per farne delle capanne, come sta scritto». 16 Ed uscirono, e ne portarono; e si fecero capanne, ciascuno sulla sua terrazza, nei suoi atrii, negli atrii della casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque, e sulla piazza della porta di Efraim. 17 Tutta la moltitudine di quelli che eran tornati dalla cattività si fece dunque dei tabernacoli, ed abitarono in quelle capanne. Non lo avevano più fatto, i figli d'Israele, dal tempo di Giosuè figlio di Nun sino ad allora; fu dunque una straordinaria allegrezza. 18 Lesse [Esdra] dal libro della legge di Dio ogni giorno, dal primo sino all'ultimo; fecero festa per sette giorni, e nell'ottavo l'assemblea generale, secondo il rito.

Tintori:

Neemia 8

Esdra legge al popolo la legge
1 Giunto il settimo mese, essendo tutti i figli d'Israele nelle loro città, tutto il popolo si adunò com'un sol uomo nella piazza davanti alla porta delle acque, e disse allo scriba Esdra a di portare il libro della legge di Mosè, prescritta dal Signore a Israele, 2 Il primo giorno del e settimo mese, il sacerdote Esdra, portata la legge dinanzi e alla moltitudine degli uomini, delle donne e dinanzi a tutti quelli che erano in grado d'intendere, 3 sulla piazza davanti alla porta delle acque, lesse nel libro, a voce chiara, dalla mattina al mezzodì, in presenza degli uomini, delle donne e dei sapienti; e le orecchie di tutto il popolo erano tese verso il libro. 4 Esdra, lo scriba, stava ritto sopra una tribuna di legno fatta apposta per parlare, e accanto a lui stavano in piedi, a destra: Matatia, Semeia, Ania, Uria, Elcia, Maasia; a sinistra Fadaia, Misael, Melchia, Asum, Asbdana, Zaccaria e Mosollam. 5 Esdra aperse il libro davanti a tutto il popolo, che stava più alto di tutto il popolo, e com'ebbe aperto il libro, tutto il popolo s'alzò in piedi. 6 Esdra benedisse il Signore, il Dio grande, e tutto il popolo risposo: «Amen, Amen» alzando le mani; poi s'inchinaron e adorarono Dio prostrati per terra. 7 Iosue, Bani, Serebia, Iamin, Accub, Septai, Odia, Maasia, Celila, Azaria, Iozabed, Anan, Falaia, e i leviti tenevano in silenzio il popolo per ascoltare la legge, e il popolo stava in piedi al suo posto. 8 Si lesse nel libro della legge di Dio distintamente e chiaramente, da fare intendere, e quello che si leggeva fu inteso. 9 E Nehemia (o Atersata) e Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti, che interpretavano la legge a tutto il popolo, dissero: «Questo giorno è consacrato al Signore Dio nostro: non fate lutto, non piangete» perchè il popolo, nell'udire le parole della legge, s'era messo a piangere. 10 Poi disse loro: «Andate a mangiare delle carni grasse, a bere del vino dolce, e mandate delle porzioni a quelli che non han preparato nulla per loro, perchè è il giorno santo del Signore; non vi attristate, perchè il gaudio del Signore è la nostra forza». 11 I leviti calmarono tutto il popolo col dire: «Tacete e non vi affliggete, perchè questo è giorno santo». 12 Allora tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandar porzioni, a far gran festa, avendo intese le parole che eran state loro spiegate.

Celebrazione della festa dei Tabernacoli
13 Il secondo giorno i capi delle famiglie di tutto il popolo, i sacerdoti e i leviti si radunarono presso Esdra, lo scriba, per farsi esporre le parole della legge, 14 e trovarono, nel libro della legge, scritto che il Signore aveva ordinato, per bocca di Mosè, che i figli d'Israele abitassero sotto le tende nel giorno solenne del settimo mese, 15 e ne fosse bandito e pubblicato l'annunzio in tutte le loro città, e in Gerusalemme, dicendo: «Andate al monte, a prendere rami d'olivo, rami dell'albero più bello, rami di mirto, rami di palme, rami di albero frondoso, per farne i Tabernacoli, come sta scritto». 16 Il popolo, andato a prenderli, se ne fece dei Tabernacoli, ciascuno sopra il suo terrazzo, nei suoi cortili, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza della porta delle acque e sulla piazza della porta di Efraim. 17 Così tutta l'assemblea, di coloro che eran tornati dalla cattività, fece dei Tabernacoli e dimorò nei Tabernacoli. Dal tempo di Giosuè figlio di Nun i figli d'Israele non l'avevan mai fatto in quella maniera. E la gioia fu grandissima. 18 Esdra poi ogni giorno, dal primo all'ultimo, lesse nel libro della legge: la festa fu celebrata per sette giorni, e l'ottavo giorno fu fatta la riunione secondo il rito.

Martini:

Neemia 8

Esdra recita distintamente al popolo le parole della legge, e le spiega, tenendosi da' lieviti il popolo in silenzio. Nehemia consola il popolo afflitto. Portate le frondi, si celebra per sette giorni la festa de' tabernacoli, leggendo ogni giorno Esdra parte del libro della legge.
1 Ed essendo giunto il settimo mese, tutti i figliuoli d'Israele, che erano nelle loro città, si adunarono tutti insieme unanimemente nella piazza, che è davanti alla porta delle acque, e dissero ad Esdra scriba, che portasse il libro della legge di Mosè, dato dal Signore ad Israele. 2 Portò adunque Esdra sacerdote la legge dinanzi alla moltitudine di uomini, e di donne, e di tutti quelli, che eran capaci d'intendere, il primo dì del settimo mese. 3 E lesse in quel libro a voce chiara nella piazza, che era davanti alla porta delle acque, dalla mattina sino a mezzodì in presenza degli uomini, e delle donne, e de' sapienti: e tutto il popolo teneva tese le orecchie a sentire quel libro. 4 Or Esdra scriba stava sopra una tribuna di legno fatta da lui per parlare al popolo: e accanto a lui stavano Mathathia, e Semeia, e Ania, e Uria, ed Helcia, e Maasia, da destra: e da sinistra Phadaia, Misael, e Melchia, e Hasum, e Hasbadana, e Zacharia, e Mosollam. 5 Ed Esdra aperse il libro in presenza di tutto il popolo: perocché stava in luogo più eminente di tutti: e quando lo ebbe aperto, tutto il popolo si alzò in piedi. 6 Ed Esdra benedisse il Signore Dio grande, e tutto il popolo rispose: Così sia, così sia: alzando le mani: e s'inginocchiarono, e prostrati per terra adorarono Dio. 7 E Josuè, e Bani, e Serebia, Jabin, Accub, Septhai, Odia, Maasia, Celitha, Azaria, Jozabed, Hanan, Phalaia, Leviti, facevano stare il popolo in silenzio per udire la legge: e il popolo stava in piedi a' suoi posti. 8 E lessero il libro della legge di Dio distintamente per farlo intendere: e fu inteso quello, che si andava leggendo. 9 E Nehemia (che è lo stesso, che Athersatha) ed Esdra sacerdote, e scriba, e i Leviti, che interpretavan la legge a tutto il popolo, dissero: Questo giorno è consagrato al Signore Dio nostro; non gemete, e non piangete. Imperocché tutto il popolo, ascoltando le parole della legge, piangeva. 10 E disse loro: Andate, e mangiate delle buone carni, e bevete del vino dolce, e mandate delle porzioni a quelli, che nulla ha uno di preparato per loro: perocché questo è giorno santo del Signore: e non vi attristate: perchè il gaudio del Signore è la nostra fortezza. 11 E i Leviti intimavan silenzio a tutto il popolo, e dicevano: Tacete, perchè questo è un giorno santo, e non vi affliggete. 12 Andò pertanto tutto il popolo a mangiare, e a bere, e a far le parti pegli altri; e fu grande l'allegrezza: perchè aveano inteso le parole, che erano state loro spiegate. 13 E il secondo giorno si congregarono i capi delle famiglie di tutto il popolo, i sacerdoti, e i Leviti presso Esdra scriba, affinchè esponesse loro le parole della legge. 14 E trovarono scritto nel libro della legge, come il Signore aveva ordinato per bocca di Mosè, che i figliuoli d'Israele abitino sotto le tende nel dì solenne del settimo mese: 15 E che si bandisca, e si divulghi per tutte le loro città, e in Gerusalemme, e si dica: Andate al monte, e portate rami d'ulivo, e rami delle più belle piante, e rami di mirto, e rami di palme, e rami di ogni albero ombroso, affinchè si facciano i tabernacoli, come sta scritto. 16 E il popolo andò, e portò (i rami). E si fecero ciascuno il suo tabernacolo sul solaio, e ne' loro atrj, e negli atrj della casa di Dio, e sulla piazza della porta delle acque, e sulla piazza della porta di Ephraim. 17 E tutta la moltitudine di quei, che eran tornati dalla cattività, si formò i suoi tabernacoli, e dimoraron nei tabernacoli: e i figliuoli d'Israele non avean fatto tanto dal tempo di Giosuè figliuolo di Nun. E l'allegrezza fu stragrande. 18 Or (Esdra) lesse nel libro della legge per ciascun dì, dal primo dì fino all'ultimo: e celebraron la festa per sette giorni, e l'ottavo dì la raunata secondo il rito.

Diodati:

Neemia 8

1 ALLORA tutto il popolo si adunò di pari consentimento nella piazza, che è davanti alla porta delle acque; e dissero ad Esdra, scriba, che portasse il libro della Legge di Mosè, la quale il Signore avea data ad Israele. 2 E nel primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la Legge davanti alla raunanza, nella quale erano uomini e donne, tutti quelli ch'erano in età di conoscimento, per ascoltare. 3 Ed egli lesse nel Libro, in capo della piazza che è davanti alla porta delle acque, dallo schiarir del giorno fino a mezzodì, in presenza degli uomini, delle donne, e di coloro ch'erano in età di conoscimento; e gli orecchi di tutto il popolo erano intenti al libro della Legge. 4 Ed Esdra, scriba, stava in piè sopra un pergamo di legname, ch'era stato fatto per questo; ed appresso a lui a man destra stavano Mattitia, e Sema, ed Anaia, ed Uria, ed Hilchia, e Maaseia; e dalla sinistra, Pedaia, e Misael, e Malchia, ed Hasum, ed Hasbedana, e Zaccaria, e Mesullam. 5 Esdra dunque aperse il libro, alla vista di tutto il popolo; perciocchè egli era disopra a tutto il popolo; e come egli l'ebbe aperto, tutto il popolo si levò in piè. 6 Poi Esdra benedisse il Signore, il grande Iddio. E tutto il popolo rispose: Amen, Amen, alzando le mani; poi s'inchinarono, e adorarono il Signore, con le facce verso terra. 7 E Iesua, Bani, Serebia, Iamin, Accub, Sabbetai, Hodia, Maaseia, Chelita, Azaria, Iozabad, Hanan, Pelaia, e gli altri Leviti, dichiaravano al popolo la Legge, stando il popolo nel suo luogo. 8 E leggevano nel libro della Legge di Dio distintamente, e chiaramente; e, sponendone il sentimento, davano ad intendere ciò che si leggeva.
9 Or Neemia, che è Hattirsata, e il sacerdote Esdra, scriba, e i Leviti che ammaestravano il popolo, dissero a tutto il popolo: Questo giorno è sacro all'Iddio nostro; non fate cordoglio, e non piangete; conciossiachè tutto il popolo piangesse, udendo le parole della Legge. 10 Poi Neemia disse loro: Andate, mangiate vivande grasse, e bevete vini dolci, e mandate delle porzioni a quelli che non hanno nulla d'apparecchiato; perciocchè questo giorno è sacro al Signore nostro, e non vi contristate; conciossiachè l'allegrezza del Signore sia la vostra forza. 11 E i Leviti facevano far silenzio a tutto il popolo, dicendo: Tacete; perciocchè questo giorno è sacro; e non vi contristate. 12 E tutto il popolo se ne andò per mangiare, e per bere, e per mandar messi di vivande, e per far gran festa; perciocchè aveano intese le parole ch'erano loro state dichiarate.
13 E nel secondo giorno del mese, i capi delle famiglie paterne di tutto il popolo, ed i sacerdoti, ed i Leviti, si adunarono appresso d'Esdra, scriba, per essere ammaestrati nelle parole della Legge; 14 e trovarono scritto nella Legge, che il Signore avea comandato per Mosè, che i figliuoli d'Israele dimorassero in tabernacoli nella festa solenne, al settimo mese; e che questo si dovea bandire. 15 Fecero adunque andare un bando per tutte le città loro, e in Gerusalemme; dicendo: Uscite fuori al monte, e portatene rami di ulivo, e d'altri alberi oliosi, e di mirto, e di palma, e d'altri alberi folti, per far tabernacoli, come è scritto. 16 Il popolo adunque uscì fuori, e portò de' rami, e si fecero de' tabernacoli, ciascuno sopra il suo tetto, e ne' lor cortili, e ne' cortili della Casa di Dio, e nella piazza della porta delle acque, e nella piazza della porta di Efraim. 17 E così tutta la raunanza di coloro ch'erano ritornati dalla cattività fece de' tabernacoli, e vi dimorò; perciocchè, dal tempo di Giosuè, figliuolo di Nun, infino a quel giorno, i figliuoli d'Israele non aveano fatto nulla di simigliante; e vi fu grandissima allegrezza. 18 Ed Esdra lesse nel libro della Legge di Dio per ciascun giorno, dal primo giorno fino all'ultimo; e si celebrò la festa per lo spazio di sette giorni, e nell'ottavo giorno vi fu raunanza solenne, secondo ch'egli è ordinato.

Commentario abbreviato di Matthew Henry:

Neemia 8

1 Capitolo 8

La lettura e l'esposizione della legge Ne 8:1-8

Il popolo chiamato ad essere gioioso Ne 8:9-12

La festa dei tabernacoli, la gioia del popolo Ne 8:13-18

Versetti 1-8

I sacrifici dovevano essere offerti solo alla porta del tempio; ma la preghiera e la predicazione erano e sono servizi religiosi, accettabili in un luogo come in un altro. I padroni di famiglia dovrebbero portare le loro famiglie con loro al culto pubblico di Dio. Le donne e i bambini hanno anime da salvare e devono quindi informarsi sulla Parola di Dio e frequentare i mezzi di grazia. I più piccoli, man mano che si avvicinano alla ragione, devono essere educati alla religione. I ministri, quando salgono sul pulpito, dovrebbero portare con sé le loro Bibbie, come fece Esdra. Da lì devono trarre la loro conoscenza; secondo questa regola devono parlare e devono mostrare di farlo. La lettura delle Scritture nelle assemblee religiose è un'ordinanza di Dio, con la quale Egli viene onorato e la sua Chiesa edificata. Coloro che ascoltano la parola devono comprenderla, altrimenti per loro è solo un suono vuoto di parole. Per questo si richiede che i maestri spieghino la parola e ne diano il senso. La lettura è buona e la predicazione è buona, ma l'esposizione rende la lettura più comprensibile e la predicazione più convincente. È piaciuto a Dio, in quasi tutte le epoche della Chiesa, suscitare non solo coloro che hanno predicato il Vangelo, ma anche coloro che hanno esposto per iscritto le loro opinioni sulla verità divina; e anche se molti di coloro che hanno tentato di spiegare le Scritture hanno oscurato il consiglio con parole prive di conoscenza, tuttavia il lavoro di altri è di eccellente utilità. Tutto ciò che ascoltiamo, tuttavia, deve essere messo alla prova delle Scritture. Essi ascoltavano prontamente e tenevano conto di ogni parola. La Parola di Dio richiede attenzione. Se per negligenza ci lasciamo sfuggire molto nell'ascolto, c'è il rischio che per dimenticanza ci sfugga tutto dopo aver ascoltato.

9 Versetti 9-12

Era un buon segno che i loro cuori fossero teneri, quando ascoltavano le parole della legge. Il popolo doveva inviare porzioni a coloro per i quali non era stato preparato nulla. È dovere di una festa religiosa, così come di un digiuno religioso, attirare l'anima verso gli affamati; l'abbondanza di Dio dovrebbe renderci generosi. Non dobbiamo dare solo a chi si offre, ma inviare a chi non si vede. La loro forza consisteva nella gioia nel Signore. Quanto meglio comprendiamo la parola di Dio, tanto più troviamo conforto in essa; le tenebre dei problemi nascono dalle tenebre dell'ignoranza.

13 Versetti 13-18

Trovarono scritto nella legge della festa dei tabernacoli. Chi cerca diligentemente nelle Scritture, vi trova scritte cose che aveva dimenticato. Questa festa dei tabernacoli era una rappresentazione dello stato di tabernacolo del credente in questo mondo e un tipo della santa gioia della chiesa del Vangelo. La conversione delle nazioni alla fede di Cristo è predetta sotto la figura di questa festa, Zac 14:16. La vera religione ci renderà stranieri e pellegrini sulla terra. Leggiamo e ascoltiamo la Parola in modo accettabile e proficuo, quando facciamo ciò che è scritto in essa; quando ciò che sembra essere il nostro dovere si ravviva, dopo che è stato trascurato. Essi badavano alla sostanza, altrimenti la cerimonia non sarebbe servita a nulla. Lo fecero rallegrandosi di Dio e della sua bontà. Questi sono i mezzi che lo Spirito di Dio incorona con successo, per portare i cuori dei peccatori a tremare e a diventare umili davanti a Dio. Ma sono nemici della propria crescita in santità coloro che indulgono sempre al dolore, anche per il peccato, e allontanano da loro le consolazioni offerte dalla parola e dallo Spirito di Dio.

Commentario del Pulpito:

Neemia 8

1 ISTRUZIONE RELIGIOSA DEL POPOLO DA PARTE DI ESDRA E CELEBRAZIONE DELLA FESTA DEI TABERNACOLI Neemia 8 Si può a malapena immaginare che Esdra fosse stata presente a Gerusalemme durante le scene emozionanti che sono state rappresentate nella prima parte di questo libro, e non si fosse mai fatta avanti in modo tale da ottenere l'attenzione dello storico. Neemia non nutriva gelosia per lui e, quando giunse il momento della grande cerimonia di dedicazione delle mura, gli assegnò la seconda parte di essa Neemia 12:36 Dobbiamo quindi supporre o che circostanze accidentali abbiano causato la sua temporanea assenza da Gerusalemme durante l'estate del 444 a.C., o che, avendo lasciato la città poco dopo gli avvenimenti narrati nell'ultimo capitolo del Libro che porta il suo nome, abbia ora ripreso la sua residenza dopo aver vissuto altrove per quasi tredici anni. Se l'opera di Neemia fosse stata una storia continua composta da lui stesso, sarebbe stato strano che questo dubbio non fosse stato chiarito e che il nome di Esdra fosse stato introdotto così improvvisamente e senza spiegazioni, come in Neemia 8:1. Ma la narrazione in questo luogo, come già osservato (Introduzione, § 2), è di un'altra mano, ed è una relazione particolare di certi eventi che lo scrittore era probabilmente destinato a descrivere, piuttosto che un capitolo sulla storia generale del popolo ebraico. Non è stato scritto con alcuna conoscenza di ciò che esattamente lo avrebbe preceduto, e quindi non si adatta molto bene alla sezione precedente. Non ci resta che congetturare la storia personale di Esdra tra il marzo del 456 a.C. e il settembre del 444 a.C. Ora la condizione in cui Neemia trovò Gerusalemme, l'oppressione dei ricchi, Neemia 4 la prevalenza dei matrimoni misti, Neemia 6:18; 10:30; 13:23-30 la profanazione del sabato, Neemia 10:31; 13:15-18 la negligenza riguardo alle decime e alle offerte Neemia 10:33-39 - è quasi incompatibile con l'ipotesi che il ministero di Esdra sia stato continuo durante questi anni, o interrotto solo da brevi assenze, come quella di Neemia nel 433-432 a.C Neemia 13:6 Sembra, quindi, molto probabile che fosse stato richiamato a corte all'inizio del 456 a.C., e che solo ora, nell'estate del 444 a.C., gli fosse stato permesso di tornare, forse su sua richiesta. Se, all'inizio del settimo mese, Tisri, il più sacro dell'anno, Esdra fosse appena tornato a Gerusalemme dopo una prolungata assenza, sarebbe stato del tutto naturale che gli si chiedesse di riprendere la sua opera di istruzione leggendo ed esponendo la legge di Mosè al popolo Neemia 8:1 Naturale sarebbe anche la marcata "attenzione" del popolo (Versetto 3); e una tale lettura ed esposizione, dopo un tale intervallo, avrebbe naturalmente un grande effetto. Susciterebbe penitenza; avrebbe risvegliato il pensiero; Avrebbe portato a una maggiore esattezza nell'osservanza della legge. Questi sono i risultati che sembrano essere seguiti. La lettura di Esdra era il primo giorno del mese (Versetto 2), la "festa delle trombe", come veniva chiamato il giorno. Neemia provocò un grande pianto: "tutto il popolo pianse, quando udì le parole della legge" (Versetto 9). Poiché, tuttavia, quel giorno era una delle principali feste dell'anno, e quindi l'ostentazione del dolore non era appropriata, Esdra controllò l'ora e raccomandò l'elemosina generosa al posto delle lacrime (Versetto 10). Il suo consiglio fu seguito (Versetto 12); e un accresciuto desiderio di ascoltare la legge è stato prodotto dall'ascoltarla, il popolo si è riunito di nuovo il secondo giorno di Tisri, per essere presente a una seconda lettura. Esdra allora rivolse la loro attenzione all'imminente "festa dei tabernacoli", che da un tempo considerevole non era stata celebrata con le dovute solennità, e lesse loro le parti della legge che vi si riferivano (Versetto 14). Neemia conseguì un'osservanza molto più esatta e scrupolosa delle norme legali: l'abitazione in capanne, che era stata abbandonata, fu rianimata (Versetto 17); la festa continuò per tutti gli otto giorni (Versetto 18); si tennero le assemblee solenni del primo e dell'ottavo giorno (ibid.); e, soprattutto, "giorno per giorno, dal primo all'ultimo giorno", Esdra si preoccupò di "leggere il libro della legge di Dio" davanti al popolo, presentando così i loro doveri pratici nel modo più solenne ed efficace, e incitandolo alla santità e al pentimento. Il buon effetto di questi procedimenti da parte sua appare nei due capitoli successivi

Il capitolo doveva cominciare, come nella Septuaginta, con le ultime due clausole di Neemia 7, e doveva durare così: "E quando venne il settimo mese e i figli d'Israele furono nelle loro città, tutto il popolo si radunò, come un sol uomo, nel cortile che era davanti alla porta delle acque; e disse a Esdra, lo scriba: " ss. Sembra che il "cortile" (rehob) di cui si parla fosse situato tra la porta orientale del tempio e le mura della città, nel punto in cui era stato trafitto dalla "porta delle acque ". Essi parlarono a Esdra. È notevole che la gente chieda istruzione. Anche se non osservano la legge, la desiderano. Non sono contenti della loro condizione attuale, ma desiderano cose migliori, e hanno la sensazione istintiva che ascoltare la parola di Dio li aiuterà

Versetti 1-12.- Istruzione religiosa

"E quando venne il settimo mese", ss. Per il benessere di un popolo le fatiche dell'insegnante religioso sono necessarie quanto quelle dell'uomo di Stato. Neemia ha provveduto alla sicurezza degli ebrei contro i loro nemici, Esdra, il sacerdote e scriba, si fa avanti per istruirli nella legge di Dio. Del modo in cui lo fece, e dell'accoglienza che le sue istruzioni ricevettero, ne abbiamo un esemplare in questa narrazione

I L'ORA dell'incontro. "Il primo giorno del settimo mese" (Versetto 2), l'inizio dell'anno civile, la festa delle trombe. Era anche l'anniversario del restauro dell'altare, Esdra 3:1-3 e come tale sarebbe considerato con particolare interesse. Ed era il primo giorno del mese che abbondava di solennità religiose

II IL LUOGO. Lo spiazzo prima della porta d'acqua (Versetto 1)

III La CONGREGAZIONE

1. Di chi consisteva. "Tutto il popolo"... "uomini e donne, e tutti quelli che potevano udire con intelligenza" (Versetti 1, 2). I genitori portavano quelli dei loro figli che potevano capire

2. La loro unanimità. "Come un solo uomo" (Versetto 1)

3. Il loro desiderio di imparare. "Parlarono a Esdra", ecc

IV La LETTURA E SPIEGAZIONE DELLA LEGGE. Da Esdra e da un certo numero di Leviti che lo aiutarono (Versetto 7). Probabilmente Esdra lesse il testo ebraico, e i leviti tradussero dove necessario, e spiegarono, ciascuno forse a un gruppo diverso. Questi esercizi erano:

1. Iniziato con l'adorazione (Versetto 6)

2. Condotto con grande cura. Da una piattaforma sopraelevata (Versetto 4). La lettura distinta, l'esposizione intelligibile e minuziosa (Versetto 8)

3. Lungo e continuato (Versetto 3)

V IL COMPORTAMENTO DEL POPOLO

1. Reverente (Versetti. 5, 6). "Tutto il popolo si è alzato in piedi... chinarono il capo", ecc

2. Attento (Versetto 3)

3. Persistente. Per circa sei ore tutti rimasero al loro posto (Versetto 7)

VI Gli EFFETTI prodotti su di essi

1. Dolore (Versetto 9). Cantici Giosia si stracciò le vesti quando gli fu letta la legge 2Re 22:11 I precetti della legge, così grandemente in contrasto con la condotta della nazione; le sue promesse, di benedizioni un tempo largamente godute, ma perse dal peccato; Le sue minacce, il cui adempimento gli ascoltatori hanno sperimentato così dolorosamente, tenderebbero tutte a produrre dolore. "Tutto il popolo pianse", e il carattere proprio della festa sembrava destinato a essere rovinato. Ma le istruzioni e le esortazioni di Neemia, di Esdra e dei Leviti prevalsero per placare il loro dolore e indurli a celebrare la festa secondo il suo disegno. Così il dolore si trasformò in

2. Gioia (Versetto 12). Al che si abbandonarono non semplicemente per le esortazioni alla gioia che erano state loro rivolte, ma "perché avevano compreso le parole che erano state loro annunziate", cioè le parole della legge. Infatti una simile affermazione sarebbe difficile da fare per gli indirizzi citati in Versetti. 9-11, poiché non c'era alcuna difficoltà a comprenderli. Il fatto che tale insegnamento della legge fosse ancora una volta goduto da loro riempiva i loro cuori di gratitudine; e sebbene molte cose che avevano udito eccitassero il loro dolore, c'era anche molto da risvegliare la gioia. La legge stessa, e tutta la storia dei loro padri, mostravano che il loro Dio era misericordioso e indulgente; e le promesse intervallate tra i precetti e le minacce (come, per esempio, quelle a cui si fa riferimento in Neemia 1:8,9 avrebbero incoraggiato le loro speranze

Lezioni:

1. Il valore e la potenza della Parola di Dio, come sorgente perenne di nuova vita religiosa. Ogni vera e solida riforma e risveglio nasce dalla seria ripubblicazione delle sue verità

2. La necessità e il valore di maestri della parola illuminati e zelanti. Tali mirano a dare al popolo un giusto intendimento di esso, e quindi a stimolarlo alla pietà e alla santità. Senza buoni insegnanti, il libro, anche quando lo possiede, rimane relativamente lettera morta

3. L'obbligo e l'importanza delle assemblee pubbliche per l'istruzione e il culto. Tutti dovrebbero assistervi, e portare con sé quei figli che possono "udire con intelligenza", per quanto piccola sia la misura

4. Le condizioni per ottenere benefici in tali riunioni. Desiderio di imparare, riverenza, attenzione, abbandono del cuore alla forza della verità

5. Le emozioni mescolate e contrastanti risvegliate dalla verità divina. Dolore e gioia. Posto di ciascuno nella vita cristiana. Particolare adeguatezza e valore della gioia religiosa. "La gioia del Signore è la tua forza"

OMELIE DI R.A. REDFORD. Versetti 1-8.- La parola della vita

La lettura pubblica e l'esposizione della legge di Mosè alla presenza di tutto il popolo il più presto possibile dopo il loro insediamento nelle loro città e la ricostruzione di Gerusalemme

Io, il popolo, voglio, e devo avere, LE SCRITTURE SIA FAMILIARIZZATE CON LA RIPETIZIONE CHE ESPOSTE, affinché possano "avere il senso e comprendere la lettura"

1. Come individui. La legge di Dio, il vero fondamento su cui deve essere edificata la vita. In quella legge non c'è solo la volontà di Dio, ma la sua misericordia. Le Scritture rendono saggi per la salvezza. La legge era la radice da cui proveniva il vangelo

2. Come un commonwealth. La Bibbia vera legge delle nazioni e delle comunità

3. Come famiglie. Gli uomini, le donne e i bambini erano lì insieme. Dio ha provveduto la sua parola per la nostra vita domestica. Chi ne trascura la lettura in casa, trascura il miglior sostegno dell'autorità genitoriale, il più vero vincolo d'amore e la fonte della consolazione e della gioia. L'unica vera educazione è quella che riconosce le Scritture come sua base. Tutta la riforma e il progresso popolare sono stati raggiunti con la parola scritta come strumento

I GRANDI RADUNI SONO OCCASIONI PER FARE GRANDI IMPRESSIONI, E CON ESSI SI POSSONO OTTENERE GRANDI RISULTATI. In alcune occasioni la predicazione per le strade può avere più effetto di ogni altra. I grandi riformatori d'Israele erano troppo seri per prestare molta attenzione alla santità del luogo. Volevano un'assemblea abbastanza grande da essere una vera rappresentazione del popolo. Non si può mai fare a meno della lettura e della predicazione della parola di Dio

I MINISTRI DEVONO ESSERE UOMINI CHE POSSANO AIUTARE IL POPOLO AD ASCOLTARE ATTENTAMENTE E A COMPRENDERE LA PAROLA DI DIO. Non hanno il diritto di occupare il posto di Esdra a meno che non abbiano la qualifica di Esdra, e dovrebbero essere sia letteralmente che figurativamente "al di sopra di tutto il popolo". Ce n'erano molti, tra i principali lettori, che senza dubbio leggevano ed esponevano a turno. Ciò che si vuole non è che la dignità ufficiale sia salvata ad ogni costo, ma che il popolo ascolti e capisca. Vogliamo più buoni lettori e predicatori

IV Quando chiameremo il popolo insieme in spirito di fede, "benedicendo il Signore, il grande Dio", e mettendo la verità davanti a loro nel suo nome, CI SARÀ UNA RISPOSTA PRONTA E CALOROSA. Il popolo disse: Amen, Amen; alzavano le mani, chinavano il capo, adoravano con la faccia a terra. Dovremmo aspettarci una risposta del genere. - R

OMULIE di W. CLARKSON Versetti 1-8.- La parola di Dio e il ministero dell'uomo

Una delle scene più toccanti raffigurate nelle Sacre Scritture invita qui il nostro pensiero, la nostra immaginazione si diletta a soffermarsi su di essa. La sacra e amata città di Dio è ora al sicuro, le sue mura sono ricostruite, le sue porte sostituite e chiuse; i suoi abitanti non lottano più con la speranza e la paura, con una cazzuola in una mano e una spada nell'altra, ma si rallegrano della loro forza e della loro pace; Le discordie interne sono ora appianate e i fratelli vivono insieme in unità. Di comune accordo ora vengono -- tutta la folla di loro, uomini, donne e bambini, quanti "potevano udire con intelligenza" (Versetto 2) -- in una grande piazza (Versetto 1). Nel mezzo di questa piazza è eretta un'ampia e alta piattaforma, un pulpito, sul quale possono stare diversi uomini. Si fa spazio tra la folla per Esdra (che ora appare di nuovo sulla scena) e alcuni ministri che la accompagnano; Salgono sul pulpito. Quando Esdra apre il libro della legge del Signore, con spontanea riverenza l'intera compagnia si alza in piedi. Quando il grande Scriba, prima di iniziare a leggere, pronuncia alcune parole di ringraziamento, "benedicendo il Signore, il grande Dio", tutto il popolo risponde: "Amen, Amen", chinando il capo e alzando le mani in riverente gioia (Versetto 6); e mentre Esdra legge e spiega, parlando nella loro lingua l'antica legge che Dio diede a Mosè, e mentre la storia antica del loro Paese si srotola davanti ai loro occhi, e vecchi e sacri ricordi vengono vividamente rievocati, gli uomini forti, così come le donne e i bambini, cedono alla loro emozione, e le lacrime scorrono sui loro volti. "Tutto il popolo pianse all'udire la parola della legge" (Versetto 9)

I Due CARATTERISTICHE DI QUESTA SCENA SU CUI FAREMO BENE A SOFFERMARCI

1. L'apprezzamento popolare della parola di Dio. "Tutte le persone... disse a Esdra, lo scriba, di portare il libro della legge" (Versetto 1). Cantici lungi dall'essere obbligato a esortare il popolo, a riunirsi e ad ascoltare la legge, che essi stessi ne chiedevano la produzione e chiedevano che fosse letta a loro. Avevano fame del pane della vita; desideravano ardentemente ascoltare la parola del Dio vivente. E quando il loro desiderio fu esaudito, si mostrarono veramente seri, perché rimasero sei ore ad ascoltare avidamente mentre la legge veniva letta ed esposta. Esdra "vi lesse dalla mattina fino a mezzogiorno... e gli orecchi di tutto il popolo erano attenti al libro della legge" (Versetto 3)

2. La funzione ministeriale nei suoi confronti. "Esdra lo scriba stava in piedi su un pulpito di legno... e accanto a lui stavano Mattithiah e Shema", ss. (Versetto 4); "anche Jeshua e Bani", ss. (Versetto 7); e "'leggevano distintamente nel libro la legge di Dio, e ne davano il senso, e facevano loro capire la lettura" (Versetto 8). Ecco due cose preziose:

(1) la lettura distinta della parola di Dio;

(2) la spiegazione di qualsiasi parola o frase oscura, o, come abbiamo noi, "dare il senso" o "far capire al popolo la legge"

DA CIÒ POSSIAMO TRARRE CON SICUREZZA DUE DEDUZIONI. Possiamo tranquillamente ragionare

1. Che ora mostriamo un apprezzamento popolare ancora maggiore della parola di Dio. Poiché dobbiamo considerare quanto abbiamo di più di quello che avevano loro, o di quello che aveva Davide quando esclamò come 6, amava la legge", e quando la preferiva alla gratificazione corporale e al tesoro mondano Salmi 19 Non solo ne abbiamo di più in quantità, ma anche molto di ciò che dovrebbe essere per noi più profondamente interessante. Abbiamo, oltre alla "legge di Mosè che il Signore aveva comandato a Israele" (Versetto 1):

(1) la storia degli ebrei nella terra promessa;

(2) i Salmi di Davide;

(3) la sapienza di Salomone;

(4) le espressioni ispirate di molti profeti;

(5) le lettere degli apostoli; e soprattutto,

(6) la parola stessa di Gesù Cristo stesso, e la storia del suo amore redentore, con

(7) la rivelazione della città d'oro di Dio

Come dovremmo avere fame e sete di questo pane, di queste acque di vita; come dovremmo essere "molto attenti ad ascoltarlo "

2. Che c'è più bisogno che mai della funzione ministeriale. Perché, anche se la parola di Dio è scritta nella nostra lingua, nella nostra casa e sotto i nostri occhi, rimane e rimarrà l'importante funzione di

(1) Esporre la Parola Sacra. Ci sono parole e frasi, capitoli e libri, "difficili da capire"; ci sono ora più cose di quante ce ne fossero allora da armonizzare; c'è il legame tra i due Testamenti da spiegare; e ci sono altezze che solo alcuni possono scalare, profondità a cui solo pochi possono scavare, tesori che solo "lo scriba pronto" può raggiungere, e questi è bene produrli affinché tutti possano essere arricchiti. Inoltre, i ministri di Cristo, come Esdra e i suoi compagni in questo giorno memorabile (Versetto 6), hanno l'alta e nobile funzione di

(2) guidare il popolo nella preghiera e nel ringraziamento; rivolgendosi a Dio con riverenza, portando con sé i cuori di tutti, portando sulle ali delle loro parole sincere i pensieri e i sentimenti del popolo verso il cielo fino al trono stesso di Dio, in modo che "tutto il popolo risponderà, Amen, Amen" e "adorerà il Signore" in spirito e verità (Versetto 6). Non c'è servizio più alto o più grande che l'uomo possa rendere all'uomo se non quello di aiutarlo ad entrare in intima e viva comunione con il Padre, il Salvatore, il Santificatore del suo spirito

III UN FATTO COSTANTE. L'idoneità delle Sacre Scritture per ogni figlio dell'uomo. Uomini, donne e bambini, "tutti quelli che possono udire con intelligenza", si radunano ancora per ascoltare la parola di Dio. Non c'è, né ci sarà mai, un libro ispirato dall'uomo che possa interessare e istruire, confortare e guidare la nostra razza come questo libro "dato per ispirazione di Dio". L'infanzia non leggerà mai con tanta divorante impazienza altrove storie come quelle di Giuseppe, Mosè e Daniele, e del bambino che fu cullato nella mangiatoia di Betlemme. La gioventù non imparerà mai altrove a ricordare il suo Creatore, come impara qui nelle storie di Samuele e Giosia, e di colui che "cresceva in sapienza e statura e grazia davanti a Dio e agli uomini"; qui imparerà prima, come in nessun altro luogo, che l'uomo non può "vivere di solo pane", o arricchirsi solo facendo soldi e costruendo fortune; qui il dolore troverà sempre il suo più dolce conforto, il suo balsamo migliore e più santo, e la malattia la sua unica instancabile Compagna; e qui la morte stessa perde le sue tenebre e il suo pungiglione, poiché queste pagine le parlano di colui che è "la risurrezione e la vita". -C

OMELIE di JS EXELL Versetti 1-18.- La Parola di Dio in una triplice relazione

LA PAROLA DI DIO E IL DESIDERIO POPOLARE. "E dissero a Esdra, lo scriba, di portare il libro della legge di Mosè, che l'Eterno aveva comandato a Israele"

1. Il desiderio del popolo per la parola di Dio

un. Naturale. Era interessante come la loro storia nazionale

b. Saggio. La parola di Dio è del più alto valore per l'anima umana

c. Profetico. La parola di Dio sarà un giorno la delizia di un'umanità santificata

2. L'atteggiamento del popolo verso la parola di Dio

un. Attento

b. Intelligente

c. Perseverante

d. Riverente

e. Pio

II LA PAROLA DI DIO E L'EMOZIONE SPIRITUALE. "Questo giorno è santo all'Eterno, al tuo Dio; non fare cordoglio, né piangere. Tutto il popolo infatti piangeva, quando udiva le parole della legge" (Versetto 9). C'è molto nella parola di Dio per risvegliare l'emozione umana; la sua storia di peccato deve ispirare dolore; la sua novella della misericordia divina dovrebbe generare gioia. Le emozioni suscitate dalla parola di Dio devono essere

1. Illuminato

2. Appropriato (Versetto 11)

3. Benevolo (Versetto 10)

III LA PAROLA DI DIO E L'ORDINANZA DELLA CHIESA

1. Le ordinanze della Chiesa devono essere ricordate

2. Le ordinanze della Chiesa dovrebbero essere scritturali

3. Le ordinanze della Chiesa dovrebbero essere gioiose

4. Le ordinanze della Chiesa non dovrebbero essere esclusive. - E

2 Il sacerdote Esdra portò la legge. Esdra, il vero sacerdote di Dio, rispose subito alla chiamata: Non disse: "La legge è difficile, difficile da capire, potrebbe sviarti, dovrebbe essere riservata ai dotti", ma subito "la portò" e "lesse in essa" davanti alla congregazione sia degli uomini che delle donne, e di tutti coloro che potevano udire con intelligenza, cioè di tutti (giovani e fanciulle) che erano abbastanza grandi da capire le parole

3 Dalla mattina fino a mezzogiorno. O, "dalla luce del giorno". Cominciò non appena si fece abbastanza giorno, e continuò a leggere (lui e i suoi assistenti -- Versetto 7) fino a mezzogiorno, cioè per sei ore o più. La lettura sembra essere stata variata da esposizioni occasionali (Versetti. 7, 8). Le orecchie di tutto il popolo erano attente. Sebbene non ci sia una parola in ebraico per "attento", tuttavia il significato è dato abbastanza correttamente: "le orecchie di tutto il popolo erano rivolte al libro" & Ntilde; fissato su questo, e su nient'altro

Ascoltatori attenti

"Gli orecchi di tutto il popolo erano attenti al libro della legge." Letteralmente, e in modo più espressivo, "erano al libro della legge", come se le loro orecchie fossero state rivolte verso il libro. Uno stato di cose molto diverso da quello che prevale in molte congregazioni, specialmente durante la lettura delle Scritture. Vale la pena considerare come si possa garantire l'attenzione devota. Senza dubbio molto dipende dal lettore o dal predicatore. È impossibile occuparsi di alcuni uomini. Coloro che hanno officiato nell'occasione a cui si fa riferimento nel testo sono buoni modelli, per quanto riguarda la distinzione della loro espressione e la fatica che hanno impiegato per dare il senso, ss. Quanto agli ascoltatori, essi acquisiranno l'abitudine di prestare un'attenzione fissa e costante con cura riguardo ai seguenti particolari:

I PREPARAZIONE PRECEDENTE. Non aspettando fino alle mura del santuario prima di cercare di essere preparati per il servizio, ma mettendo definitivamente da parte gli affari del mondo il sabato sera, e con gli esercizi religiosi a casa, e devoti pensieri e sentimenti sulla strada per la chiesa, coltivando uno stato d'animo e di cuore adatto al culto pubblico. sì, l'intera vita sarà una preparazione se sarà spesa premurosamente nel servizio di Dio

II INTENZIONE SERIA. Il sincero desiderio e proposito di ottenere il bene spirituale al servizio

III CONSIDERAZIONE DELLA PRESENZA DI DIO. Fede attiva in lui come vicino, che invita alla comunione con se stesso, che osserva lo stato e la condotta di ogni adoratore professante, che parla con la parola e per mezzo del predicatore, che pretende un riverente riguardo per le sue dichiarazioni, pronto a benedire e a salvare

IV AUTOCONTROLLO. Oltre i pensieri; bandendo rapidamente coloro che avrebbero distolto dall'affare sacro in corso. Sopra gli occhi, perché non conquistino le orecchie

V Withal, PREGHIERA. L'assistenza divina viene invocata in eiaculazioni silenziose momentanee, ogni volta che l'attenzione si affievolisce o vaga. In conclusione, chi è abitualmente disattento tenga presente che

1. Sono necessariamente grandi perdenti. L'attenzione è la prima condizione per ottenere un bene dall'insegnamento pubblico. La perdita così subita è delle benedizioni più alte e durature. È probabile che includa la perdita delle loro anime

2. Sono colpevoli di un grande peccato

4 Esdra... stava su un pulpito di legno. Confronta 2Re 11:14; 23:3, dove, però, il termine usato è dwm, "stare", e non ldgm, "torre". In entrambi i casi sembra essere prevista una piattaforma sopraelevata. Mattithiah e Shema. Si suppone comunemente che queste persone fossero sacerdoti, ma non c'è nulla che lo dimostri. Non era nemmeno necessario che fossero leviti, dal momento che non erano lì per insegnare, ma solo per rendere onore a Esdra

5 Tutto il popolo si alzò. Gli ebrei di solito sedevano per ascoltare e si alzavano per pregare; ma nell'udire di tanto in tanto si alzavano, per rendere maggior onore alla persona o all'occasione vedi Giudici 3:20 Non si deve supporre che siano rimasti in piedi durante tutte le sei ore che sono durate la lettura di Esdra

6 Esdra benedisse il Signore. Esdra cominciò con un'attribuzione di lode a Geova, come i leviti, probabilmente sotto la sua direzione, cominciarono in Neemia 9:5, e come Davide iniziò il suo ultimo discorso alla congregazione 1Cronache 29:10 Il grande Dio. L'epiteto appartiene allo scrittore più che a Esdra stesso, che nel suo libro non lo usa mai. Ricorre in questa sezione, Neemia 9:32 ed è anche impiegato da Neemia Neemia 1:5 Amen, Amen. La ripetizione segna l'intensità del sentimento, così come l' alzare le mani. Confronta 2Re 11:14; Luca 23:21 ; e per l'alzata delle mani, così naturale nella preghiera, vedi Salmi 134:2; 1Timoteo 2:8, ss. Adoravano il Signore con la faccia a terra. Confronta 2Cronache 7:3; Esdra 10:2

7 Giosuè, Bani, Sherebia, ss. Famiglie levitiche, non singoli leviti vedi Neemia 9:4,5; 10:10-13; 12:8), ecc

e i Leviti. cioè "il resto dei Leviti". Ha fatto sì che la gente capisse la legge. Esporlo, durante le pause della lettura. Il popolo rimase al suo posto. Piuttosto, "erano al loro posto" -- sono rimasti per tutta la lettura e l'esposizione senza lasciare il loro posto. Non è probabile che stessero in piedi

8 Essi leggono distintamente nel libro la legge di Dio. Cioè, in modo che ogni parola potesse essere udita distintamente. Confronta Esdra 4:18, dove una parola affine è tradotta "chiaramente". E ha dato il senso. Tradusse le parole ebraiche nel popolare aramaico o caldeo. E ha fatto sì che capissero la lettura. Letteralmente, "nella lettura". Nel corso della lettura hanno fatto capire al popolo spiegando il significato di ogni passaggio

OMELIE di R.A. Redford Versetti 8-12.- La penitenza trasformata in lode

LA VERA GIOIA DEVE ESSERE FONDATA SULLA RICONCILIAZIONE CON DIO

1. La giustizia di Dio nella sua legge, mentre condanna l'uomo e fa piangere il popolo quando vede il suo peccato alla sua luce, è tuttavia dichiarata non per la condanna, ma per la riconciliazione

2. I veri ministri di Dio proclameranno la misericordia, non il giudizio, come sostanza del loro messaggio. "Questo giorno è santo all'Eterno, al tuo Dio; non fare cordoglio, né piangere". C'è un tempo per piangere, ma c'è un tempo per trasformare le lacrime in lode

3. La gioia del Signore, che è la nostra forza, non si esprimerà in una semplice dimenticanza egoistica di Lui e del nostro prossimo, ma in allegria e beneficenza; le nostre parti saranno più dolci quando manderemo aiuto a coloro per i quali nulla è preparato

II LA CONVERSIONE E LA RIFORMA DI UN POPOLO DEVONO ESSERE EFFETTUATE ATTRAVERSO LA PAROLA DI DIO. Essi "compresero le parole che erano state loro dichiarate". Un ministero che lascia il popolo senza la parola o senza comprendere la parola non è un ministero di Dio

9 Neemia, che è il Tirshatha. Il termine "Tirshatha" era stato precedentemente applicato solo a Zorobabele, Esdra 2:63; Neemia 7:65 ma era applicabile a qualsiasi governatore. L'autore della sezione, introducendo qui Neemia per la prima volta, gli dà naturalmente un titolo di riverenza. La modestia di Neemia lo aveva fatto accontentare di descriversi con il termine generale e relativamente debole di Peca.disse al popolo... Non piangere. Una rimostranza congiunta è fatta contro l'aperto dolore del popolo dai governanti civili ed ecclesiastici, e dall'ordine dei Leviti. Il lutto non era adatto per un giorno di grande festa, il giorno di apertura dell'anno civile e del mese sabbatico, esso stesso un sabato o giorno di riposo, e da osservare suonando le trombe Levitico 23:24,25; Numeri 29:1-6 Dolore penitenziale

"Tutto il popolo pianse quando udì le parole della legge"

IO UN DOLORE NATURALE. "Per mezzo della legge è la conoscenza del peccato", e questa conoscenza non può che suscitare dolore per

1. Colpa contratta. La legge è vista come 'santa, giusta e buona', il Legislatore giusto e benevolo, e così il peccato appare 'estremamente peccaminoso'. È la ribellione contro l'autorità la più giusta; l'odio per l'Eccellenza infinita; vile ingratitudine verso il nostro miglior Benefattore; disprezzo per i diritti e il benessere dei nostri fratelli

2. Buono incamerato. Fisico, morale, spirituale, eterno; in questa facilità, nazionale. Il pensiero di ciò che Israele sarebbe stato se non fosse stato per la disobbedienza alla legge sarebbe stato molto angosciante per gli ebrei. Cantici, quando pensiamo a tutto ciò che abbiamo perso a causa del peccato, possiamo ben soffrire

3. Male subito. La condanna, il rimorso della coscienza, il degrado della natura, la separazione da Dio, la vergogna e il dolore, le malattie e la morte, le miserie dell'inferno. Quale angoscia e quali lacrime è il pensiero delle conseguenze del peccato che è in grado di produrre!

II GLI EFFETTI PROPRI DI TALE DOLORE

1. Confessione. "Mi alzerò e andrò dal Padre mio", ecc

2. Il pentimento. "La tristezza secondo Dio produce il pentimento", ecc

3. Accettazione entusiasta del vangelo. Rivelando il rimedio divino e completo per tutto ciò che dà dolore al peccatore cosciente: un glorioso Salvatore, un'espiazione perfetta per il peccato, lo Spirito Onnipotente che rinnova e santifica; e così un perdono libero e pieno, la restaurazione al favore divino, il rinnovamento alla santità, alla pace, alla speranza, alla perfezione ultima nel corpo e nell'anima, la gloria eterna e la beatitudine

4. Obbedienza vigile

5. Gioia. "Beati quelli che piangono, perché saranno consolati". Ma, d'altra parte, "guai a voi che ora ridete", negligenti e impenitenti, "perché farete cordoglio e piangerete"

OMELIE di W. CLARKSON Versetti 9-12.- Emozione religiosa

La scena attraverso la quale la nazione redenta e ora messa al sicuro stava passando era feconda di eccitazione. Tutto cospirava per influenzare le menti e scuotere le anime delle persone. Grandi moltitudini sono presto trasformate in un intenso sentimento, e tutto ciò che gli Israeliti radunati stavano allora vedendo, ascoltando e facendo, tutto questo, preso con tutti loro. ricordavano vecchie scene e glorie passate, e queste esperienze e questi ricordi si mescolavano a ravvivanti speranze di libertà futura, -- tutti insieme commuovevano e ondeggiavano le loro anime con potente emozione; e "tutto il popolo pianse" (Versetto 9). Fu un interessante esempio di emozione religiosa, e ciò che seguì ci insegna:

CHE L 'EMOZIONE RELIGIOSA DEVE ESSERE CONTROLLATA CON FORZA (Versetto 9). Neemia ed Esdra e "i Leviti che ammaestravano il popolo, dissero a tutto il popolo: Questo giorno è santo all'Eterno, al vostro Dio; non fare cordoglio e non piangere" (Versetto 9). I Leviti Cantici calmarono tutto il popolo, dicendo: "Taci, perché il giorno è santo; e non vi rattristate" (Versetto 11). L'emozione ha bisogno di controllo e correzione quando

1. Corre il pericolo di essere portato all'eccesso. In alcune circostanze, come quelle del testo, in cui un gran numero di persone era agitato dagli stessi sentimenti, e ciascuno comunicava al prossimo qualcosa del proprio entusiasmo, corre il serio pericolo di incappare in una mera eccitazione fisica. Una tale eccitazione nervosa è pericolosa, perché

(1) Illude i cuori degli uomini con l'idea di essere intensamente religiosi quando sono soggetti di un affetto corporeo piuttosto che spirituale

(2) Spesso porta i suoi sudditi a eccessi religiosi e persino corporei, che sono sia colpevoli che dannosi. Tutte le emozioni religiose devono, su questo terreno, essere attentamente controllate. Ha il suo posto e la sua utilità nella Chiesa di Cristo, nella diffusione del regno; ma è una cosa da sorvegliare e custodire nell'interesse della morale e della religione. Ha bisogno di correzione quando

2. Prende una direzione sbagliata. In questa occasione il pianto fu inopportuno. Era un "giorno santo al Signore" (Versetto 9); Non dovevano "fare cordoglio né piangere". Era un'occasione sconveniente. Atti del genere, in questo momento l'aria non dovrebbe essere appesantita da sospiri e gemiti; Dovrebbe risuonare con grida e canzoni. Spesso la nostra emozione religiosa è fuori luogo, inopportuna: ci lamentiamo quando Dio vorrebbe che "cantiamo di gioia", o ci rallegriamo quando abbiamo motivo di umiliarci nella polvere

II CHE LA GIOIA DOVREBBE ESSERE LA NOTA PREVALENTE NELLA NOSTRA EMOZIONE RELIGIOSA (Versetto 10). "Questo giorno è santo al nostro Signore, e non vi dispiacete; perché la gioia del Signore è la tua forza" (Versetto 10). Non era in accordo con la legge e la volontà di Dio che il dolore fosse associato a un giorno santo. Al sommo sacerdote, con la "santità al Signore" sulla mitra, non era permesso di piangere come avrebbero potuto fare gli altri, o quando lo facevano gli altri Levitico 10:6; 21:10 Peccato e dolore, santità e gioia, questi sono i giusti compagni. "Con voce di gioia e di lode" dobbiamo "osservare la vacanza" Salmi 42:4 Con il cuore gioioso, pieno della gioia della gratitudine e della speranza, dobbiamo sederci alla mensa del Signore. "Rallegratevi sempre nel Signore, e di nuovo vi dico: Rallegratevi" Filippesi 4:4

La gioia, uno dei "frutti dello Spirito", ci viene raccomandata con una pienezza e una frequenza nella parola di Dio che possono farci domandare se non siamo negligenti in questa materia. La gioia in Cristo Gesù è una grazia

(1) che siamo ripetutamente chiamati a mostrare;

(2) che ci fa assomigliare a lui così com'è, coronato di gloria e di gioia;

(3) desiderabile per se stesso, in quanto ovviamente, intrinsecamente migliore del dolore o dell'apatia;

(4) che è un segno e una fonte di forza spirituale

"La gioia del Signore è la nostra forza" (Versetto 10). È così, perché ne è sia il segno che la fonte

1. È l'espressione della nostra natura spirituale; non quando è debole a causa del peccato, ma quando è guarita attraverso la potenza di Cristo, e quando la "potenza di Cristo" riposa maggiormente su di noi

2. È un incentivo e un incoraggiamento per noi stessi a procedere sulla via della sapienza celeste. L'uomo cristiano di spirito abbattuto e di vedute tristi deve essere sotto la costante tentazione di lasciare il sentiero; ma colui che trova non solo riposo e pace in Cristo, ma anche "gioisce in Dio e si compiace del servizio del suo Salvatore, ha il più forte incentivo a camminare sulla via della vita

3. È il mezzo di utilità per gli altri. Coloro che sono "in Cristo" sarebbero stati "forti nel Signore", e sarebbero stati forti in lui per poter essere forti per lui, estendendo il suo regno e guadagnando anime al suo fianco. Ma come diventare così forte per lui? Con l'esibizione semplice e naturale di uno spirito gioioso in tutte le sfere e relazioni; costringendo la moglie, il marito, i figli, i servi, i compagni d'opera, ss.), a sentire che la conoscenza di Dio come Padre celeste riconciliato in Cristo Gesù, la fiducia, l'amore, la speranza che sono in lui, questo rallegra lo spirito e illumina la vita come nient'altro può fare. Così facendo saremo forti per Cristo. La gioia del Signore si rivelerà la nostra forza

III QUEL FORTE SENTIMENTO RELIGIOSO TROVA UNO SFOGO AMMIREVOLE NELLA GENTILEZZA PRATICA. "Va' per la tua strada", ss. (Versetti, 10, 12)

1. Trova un canale giusto nel "mangiare e bere cose grasse e dolci", in modo che questo sia caratterizzato da

(1) moderazione, autocontrollo e

(2) gratitudine, il riconoscimento della mano del grande Datore di ogni bene. Ma

2. Un canale migliore per "inviare porzioni a coloro per i quali non si prepara nulla" (Versetto 10). Meglio sentire che stiamo riempiendo la tavola di un altro con cose dolci dove raramente si trovano, piuttosto che servirci dei bocconi più deliziosi dei nostri; non c'è fonte di felicità allo stesso tempo così sicura e così pura come l'essere come il Padre munifico e aprire la mano per soddisfare i bisogni di coloro che sono nel bisogno

10 Poi ha detto. O Esdra o Neemia, ma probabilmente il primo, al quale spettava dare indicazioni religiose. Mangia il grasso e bevi il dolce. cioè: "Andate e divertitevi, mangiate e bevete del meglio, non ci sia digiuno, e nemmeno astinenza, in un giorno come questo". Ma nello stesso tempo inviate porzioni a coloro per i quali non è stato preparato nulla. Rendi i poveri partecipi della tua gioia. "Lo straniero, l'orfano e la vedova" dovrebbero avere la loro parte nel banchetto Deuteronomio 16:14 E per quanto vi riguarda, ricordate che la gioia del Signore, cioè la gioia religiosa, costituisce la vostra forza

UN'OMELIA DI NATALE.- La gioia del Signore

"Va' per la tua strada, mangia il grasso... perché la gioia del Signore è la tua forza" [fortezza]. L'opinione comune che la religione ebraica fosse cupa e austera è errata. Le sue osservanze rituali e cerimoniali erano davvero minuziose e per certi aspetti gravose, ma c'era molto di gioioso. L'osservanza privata della religione consisteva in gran parte nell'offrire sacrifici di ringraziamento, di cui la maggior parte veniva mangiata dall'offerente e dai suoi amici in un pasto festivo sociale Deuteronomio 27:6,7 esprime lo spirito della legge mosaica). Il giorno del sabato, come originariamente istituito, era ben lungi dall'essere la stagione cupa che alcuni rappresentano; e delle altre stagioni riservate a una speciale osservanza religiosa, solo una era un digiuno, tutte le altre erano feste per la commemorazione della bontà di Dio e l'offerta di lode a lui. Le tre occasioni in cui tutti i maschi dovevano presentarsi al tempio erano tutte feste, e come le feste dovevano essere osservate il nostro testo mostra. Si riferisce alla festa delle trombe, la festa di Capodanno, osservata dagli ebrei dopo il loro reinsediamento in Palestina per la legge, vedi Levitico 23:23 In questa occasione il popolo era più disposto a piangere che a rallegrarsi, perché la legge era stata letta ed esposta loro, e da essa si ricordava il peccato della nazione e meritava la punizione. Ma Neemia ordina loro di non fare cordoglio, ma di rallegrarsi, aggiungendo che la gioia del Signore sarebbe stata per loro come una fortezza. Possiamo trarre dalle sue parole accenni alla gioia e al banchetto cristiani

I LA GIOIA A CUI IL POPOLO DI DIO DOVREBBE CONCEDERSI. "La gioia del Signore". Gioia santa e pia. È gioia

1. In Dio: la sua esistenza e le sue perfezioni; la sua relazione con i credenti; le sue opere e il suo governo (nella creazione, nella provvidenza e nella grazia); le sue interposizioni speciali per Israele, per l'umanità, specialmente nel e per mezzo del Signore Gesù; la sua parola e la comprensione di essa (Versetto 12); le sue operazioni in ogni cuore e vita

2. Da Dio. Tutte le gioie che sono il suo dono hanno il loro marchio di approvazione: i piaceri innocenti dei sensi, della ragione, dell'affetto sociale, così come le gioie spirituali superiori. Ma questi ultimi sono specialmente "la gioia del Signore", che è uno dei frutti dello Spirito Galati 5:22

3. Con Dio, mentre si rallegra delle sue opere, Salmi 104:31 nel pentimento dei peccatori, Luca 15 e nel carattere e nel benessere del suo popolo Salmi 147:11; Isaia 62:5; 65:19; Sofonia 3:17 Siamo capaci di essere in comunione con lui nella sua gioia

4. Diretto a Dio. Nella gratitudine e nell'amore, nella lode e nel servizio allegro. Le gioie naturali regolate e culminanti nella religione, nella gratitudine, ss.), diventano così "la gioia del Signore". Tale gioia, non la tristezza, dovrebbe essere il sentimento predominante dei cristiani, sebbene anche il dolore abbia il suo posto. La coscienza della redenzione, del perdono, della pace con Dio, della filiazione, ss.), dovrebbe produrre gioia. Tale gioia, non l'allegria peccaminosa, dovrebbero indulgere i cristiani

II PERCHÉ TALE GIOIA DOVREBBE ESSERE APPREZZATA. "La gioia del Signore è la tua forza". Letteralmente, la tua roccaforte, fortezza. Per gli ebrei in quel tempo, per quanto deboli fossero, la gioia del Signore sarebbe stata la salvezza contro i nemici. Li avrebbe uniti, li avrebbe inanimati, li avrebbe resi coraggiosi, li avrebbe stimolati nel servizio di Dio, che era la loro salvezza, come avrebbe assicurato la sua protezione e la sua benedizione. E in tutti i tempi religiosi, la santa gioia è una difesa contro il male. Essa impartisce "forza" in un altro senso: il potere interiore di fare e sopportare la volontà di Dio, e di vincere la tentazione, e così diventa una fortezza

1. Contro lo scoraggiamento e lo sconforto nei momenti difficili

2. Contro il peccato. Rendendo il servizio di Dio una delizia, controbilancia le attrattive del piacere peccaminoso. Colui che è felice in Dio è innalzato al di sopra di loro

3. Contro l'infedeltà. Perché dà una prova sperimentale della realtà e del valore della religione che nessun semplice argomento può scuotere. E come è per gli individui, così per le famiglie, le Chiese, le nazioni, la gioia del Signore è la forza, la cupa debolezza della religione, la gioia peccaminosa ancora di più

III QUANDO DOVREBBE ESSERE INDULGENTE. Nei giorni "santi al Signore", che ogni giorno dovrebbe essere. Poi, nei giorni appositamente riservati alle funzioni religiose: il giorno del Signore, la Pasqua, il Natale. La nostra speciale commemorazione delle opere di Dio dovrebbe essere con gioia santa, non peccaminosa

IV COME DOVREBBE ESSERE ESPRESSO

1. Può essere espresso con il banchetto. Cantici qui, e nelle osservanze religiose ebraiche in generale. Due cose sono garantite da tale associazione di religione e di banchetto. Essa rende la religione sociale, allegra e attraente, ed eleva e santifica il banchetto stesso, consacrandolo a Dio e preservandone la purezza associandola ai pensieri di lui. Dovremmo ritenere singolare sentire i ministri della religione dire: "Mangia il grasso e bevi il dolce, perché questo giorno è santo al Signore". Eppure il cristianesimo primitivo aveva questo elemento, nel cadere del quale abbiamo perso molto bene, se anche molto male. Atti del periodo natalizio noi in una certa misura associamo il banchetto alla religione. Sforziamoci di unirli in modo che la nostra gioia sia "la gioia del Signore". Uniamo alle nostre feste la gratitudine per Cristo e per il cristianesimo. Invitiamo Gesù alle nostre feste, e godiamoci come alla sua presenza. È più facile mescolare la religione con il banchetto in questo momento, a causa dell'occasione e del carattere familiare del banchetto, i bambini che si uniscono

2. Dovrebbe sempre traboccare di carità. "Manda porzioni a coloro per i quali non è stato preparato nulla" vedi Deuteronomio 16:11,14 Particolare convenienza di ciò nel tempo natalizio, non solo per il periodo dell'anno, in cui i poveri devono sopportare particolari difficoltà, ma anche per l'evento celebrato. L'incarnazione santifica la natura umana, unendola al Divino; insegnandoci a riverire, rispettare, prenderci cura di tutti; fornendo un nuovo e sacro vincolo di unità e di fratellanza. Santifica la povertà, come Cristo è nato da una donna povera, in un alloggio molto umile. Ha scelto di essere un uomo povero, e stima la gentilezza verso i poveri come la gentilezza verso se stesso, e viceversa. Offre a tutti noi motivo per la massima gratitudine, che dovremmo esprimere con la carità. Anche l'egoismo potrebbe indurre alla benevolenza in questo periodo, poiché darà gusto al nostro banchetto essere consapevoli che gli altri lo condividono attraverso i nostri doni. Anche se dobbiamo ridurre un po' il nostro banchetto per dare agli altri, saremo così ripagati. Infine, ogni gioia dovrebbe, e può essere, una gioia del Signore. Ciò che non può è indegno di un cristiano, e condurrà al dolore finale

11 Comfort per i penitenti

"E non vi rattristate". La parola di Dio rattrista, ma presto dice: "Non vi rattristate"

IO A CHI SI PUÒ DIRE QUESTO

1. Ai veri penitenti. Coloro che fanno cordoglio per il peccato con una "tristezza secondo Dio" e cercano misericordia attraverso la mediazione del Signore Gesù Cristo; sia che i peccatori si siano risvegliati per primi, sia che i cristiani siano consapevoli di un peccato recente

2. A tutti questi. Anche il capo dei peccatori, il peggiore degli sviati

II SU QUALI BASI SI PUÒ DIRE

1. La certezza del perdono. "Quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto", ss. "Egli perdonerà abbondantemente"

2. I risultati certi del perdono. L'adozione nella famiglia di Dio. Il godimento del suo favore. Gli aiuti costanti dello Spirito Santo. Supporto in caso di conflitti e difficoltà. La cooperazione di tutte le cose per il bene. La vita eterna. In una parola, salvezza ora e sempre

3. Le tante ingiunzioni per rallegrarsi

4. L'influenza dannosa di un dolore eccessivo e prolungato. Su colui che lo custodisce. Le grazie cristiane prosperano meglio in un'atmosfera di fiducia e gioia. Molto dolore li affligge. Su altri. Scoraggiare i ricercatori. Respingere i miscredenti. Gettare discredito sulla religione

III DA CHI DOVREBBE ESSERE DETTO. Dai ministri del Vangelo e dalla Chiesa in generale. Non dobbiamo aver paura di confortare i peccatori in lutto. Per gli altri la nostra esortazione dovrebbe essere: "Siate addolorati". "Siate afflitti, fate cordoglio e piangete; il tuo riso si muti in lutto e la tua gioia in tristezza" Vedi di più sotto Neemia 2:3; 8:10

12 Per fare grande allegria. O "grande allegrezza", non "allegria" nel senso che ora la parola comunemente porta

13 Il secondo giorno si radunò il capo delle famiglie. Atti volte è vero che "l'aumento dell'appetito cresce in base a ciò di cui si nutre". Una volta che la dolcezza della parola divina sia gustata e apprezzata, sorge immediatamente nel cuore un desiderio di più, un desiderio di continuare nello studio, un sentimento simile a quello del Salmista quando disse: "Signore, che amore ho per la tua legge: tutto il giorno è il mio studio in essa?" Salmi 119:97 Gli Ebrei, istruiti da Esdra nella legge di Dio il primo giorno del mese, tornano a lui il secondo, desiderosi di ascoltare di più, affamati e assetati della parola di vita, di cui hanno sentito la potenza e l'eccellenza. Capire. Piuttosto, "considerare", come in Salmi 41:1

Versetti 13-18.- Una congregazione influente

Resoconto di un raduno più piccolo di quello riportato nella prima parte del capitolo, ma probabilmente per il suo carattere altrettanto o più fruttuoso di bene

I LA RIUNIONE CONVOCATA (Versetto 13)

1. La congregazione. Selezionare; composto dai principali capi di casa, sacerdoti e leviti

2. Il loro design. Studiare il diritto in vista di una migliore comprensione di esso

3. Il loro insegnante. Il medico più abile del giorno

II LA SCOPERTA FATTA (Versetti. 14, 15). La legge della festa dei tabernacoli. Forse, sebbene fosse stato conservato al primo ritorno da Babilonia, era stato omesso in tempi recenti difficili, o alcuni particolari importanti erano stati trascurati per mancanza di istruzione nella legge. Ora si trovano faccia a faccia con i precetti originali

III L'OBBEDIENZA RESA (Versetti. 16-18). I capi senza dubbio proclamano la legge al popolo (Versetto 15), e questi la obbediscono. Cantici la festa fu celebrata

1. Da tutti e da tutti

2. Con esattezza. Come non se ne conoscevano dai tempi di Giosuè

3. Con gioia

4. Con la lettura quotidiana del libro della legge. Fu quindi una settimana molto piacevole e proficua

Lezioni:

1. Il valore di governanti e ministri religiosi ben istruiti. Specialmente di coloro che sono ben istruiti nella Sacra Scrittura. Un clero ignorante è uno dei mali più grandi, e poco meno un clero appreso in tutto tranne che nella Bibbia, il cui insegnamento delle verità è il suo compito principale. "Essi sono ciechi, leader di ciechi. E se un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno nel fosso". Ma è di buon auspicio quando i pastori e gli insegnanti sono diligenti studiosi della parola, avvalendosi dell'assistenza dei più abili studiosi del tempo, e diventando così "istruiti per il regno dei cieli", "capaci di insegnare anche agli altri"

2. L'attento studioso della parola di Dio è ricompensato da importanti scoperte. Troverà verità, precetti e promesse che sono nuovi per lui, o che verranno con tutta la freschezza e la forza di una nuova rivelazione, per correggere le sue convinzioni o la sua condotta, o per dargli nuovo conforto e gioia. La Bibbia è una miniera inesauribile di tesori eterni. Ripagherà lo studio costante di una vita

3. Una condizione di pace e di insediamento esteriore è eminentemente favorevole allo studio e alla pratica generale della legge di Dio. Questi ebrei potevano rivolgere la loro seria attenzione alle istruzioni e alle ordinanze della loro legge ora che erano al sicuro dagli assalti dei loro nemici. Non possiamo essere troppo grati in questa prospettiva per i momenti tranquilli di cui godiamo, né troppo seri nel promuovere al massimo delle nostre forze la pace e la reciproca buona volontà di tutte le nazioni

4. Dio deve essere adorato e le sue ordinanze osservate secondo le sue proprie istruzioni

5. La celebrazione delle ordinanze divine promuove, e dovrebbe essere con, la gioia. La gioia della gratitudine per i favori divini, la gioia di una buona coscienza che porta l'obbedienza, la gioia dell'amore reciproco e della fratellanza, la gioia della speranza, ss. Felice il popolo che così si unisce al servizio di Dio

OMELIE DI W. CLARKSON. Versetti 13-18.- Osservare la festa

"Il secondo giorno", il giorno dopo la grande e commovente assemblea di tutti i cittadini, si riunì un gruppo rappresentativo, "il capo dei padri di tutto il popolo" (Versetto 13), accanto ai sacerdoti e ai Leviti, per "comprendere" o considerare la legge, per incoraggiare tutti i figli d'Israele a osservarla regolarmente e fedelmente. Questo raduno portò subito a

I UN ATTO DI OBBEDIENZA RAVVIVATA E GIOIOSA. Poiché "trovarono scritto nella legge... che i figli d'Israele abitino in capanne nella festa del settimo mese" (Versetto 14). Si imbatterono nel comandamento riportato in Levitico 23, che ingiungeva l'osservanza della festa dei tabernacoli o capanne. Questo deve essere caduto parzialmente, se non completamente, in disuso, anche se sappiamo da Esdra 3:4 che questa festa veniva celebrata fino al tempo di Zorobabele. Ora, però, sotto l'impulso del fedele ministero di Neemia ed Esdra, e nel bagliore di un risveglio religioso, essi tornarono a una completa e cordiale osservanza dell'antica festa. La legge richiedeva che le sacre feste fossero "proclamate" Levitico 23:4 Dando un senso ampio al termine, si sono preoccupati di proclamarlo con tutta la particolarità. "In tutte le loro città e a Gerusalemme, dicendo: Va' sul monte", ss. (Versetto 15). E c'è stata una risposta generale e calorosa. "Il popolo uscì, li portò e si fece delle capanne" (Versetto 16); "tutta la comunità di quelli che erano tornati dalla cattività fece delle capanne e si sedette sotto di esse" (Versetto 17). Mosè comandò che una volta ogni sette anni la legge fosse letta "davanti a tutto Israele, in loro presenza" Deuteronomio 31:11 Che fosse il settimo anno o no, l'ingiunzione di Mosè fu obbedita. Erano in vena di fare tutto ciò che era stato ingiunto -- più piuttosto che meno -- e "giorno dopo giorno, dal primo all'ultimo giorno, egli (Esdra) lesse il libro della legge di Dio" (Versetto 18). Non c'era stata una tale celebrazione della festa dai tempi di Giosuè (Versetto 17), "e c'era una grandissima gioia". Ora apprendiamo da questo che

1. È possibile per una nazione (o una Chiesa) che ha la Bibbia in mano permettere che i semplici doveri cadano in disprezzo

2. Che questa negligenza è dovuta a una biasimevole disattenzione alla parola di Dio. La Bibbia è troppo sullo scaffale, troppo poco in mano

3. Che il ritorno all'obbedienza, specialmente a un'obbedienza cordiale e generale (unanime), sia atteso con grande letizia di cuore

a. Studio devoto,

b. obbedienza sincera,

c. Gioia riverente: questi sono passi successivi in un vero risveglio

II UN SERVIZIO COMMEMORATIVO. La festa dei tabernacoli era essenzialmente commemorativa. "Affinché la vostra generazione sappia che quando li ho fatti abitare in capanne quando li ho fatti uscire", ecc Levitico 23:43 Era davvero bene che i bambini della prigionia fossero richiamati alla loro attenzione sui giorni passati dell'esilio. Sarebbe stato per loro un bene, come per i loro padri, guardare indietro e pensare a ciò che Dio aveva fatto a loro e per loro. Come li aveva umiliati e come li aveva redenti. Così penserebbero a due cose:

(1) i dolori passati, da non rinnovare, dai quali Dio li aveva misericordiosamente liberati; e

(2) peccati passati, che non si ripeteranno mai più, che Dio aveva misericordiosamente perdonato. Un pensiero avrebbe portato alla gratitudine e l'altro alla consacrazione; entrambi alla gioia sacra. Il ricordo con la nostra mente dei mali passati da cui Dio ci ha condotti, e degli errori e delle malefatte del passato che ha cancellato, confermerà i nostri cuori nella loro gratitudine e devozione

III UN'OPPORTUNITÀ DI ISTRUZIONE NELLE COSE SACRE. Sia che gli ebrei si sentissero obbligati a osservare Deuteronomio 31:10, sia che la lettura della legge di giorno in giorno fosse facoltativa da parte loro (quest'ultima è la più probabile), li vediamo associare l'istruzione all'osservanza cerimoniale. Dovremmo trasformare tutte le occasioni in opportunità per "indagare più perfettamente la via del Signore", per diventare "pieni della conoscenza della sua volontà in ogni sapienza e comprensione spirituale [... crescendo nella conoscenza di Dio" Colossesi 1:9,10

OMELIE di R.A. Redford Versetti 13-18.- Restaurazione della festa dei tabernacoli nella sua pienezza

I UN NOTEVOLE ESEMPIO DI NEGLIGENZA. Il comandamento era scritto chiaramente, ma "dai giorni di Giosuè figlio di Nun i figli d'Israele non avevano fatto così". Quanto hanno perso? La gioia, la comunione, l'aiuto al loro ricordo della misericordia divina, il cibo della fede. Dovremmo seguire le indicazioni del libro di Dio senza fare domande. C'è ancora molto da fare per uscire dalle pagine scritte

II Un'illustrazione della DIPENDENZA DEL POPOLO DI DIO L'UNO DALL'ALTRO. Il concilio dei "padri, dei sacerdoti, dei leviti e di Esdra lo scriba si riunirono per comprendere le parole della legge". Non tutti possono perseguire le stesse indagini. Il progresso della Chiesa è grandemente favorito dalla consacrazione di alcuni allo studio delle Scritture. Tutti i concili e le conferenze dovrebbero essere tenuti con un fine pratico in vista, per capire al fine di riformare la vita e i costumi. Gran parte delle deliberazioni degli uomini dotti sono venute meno alla benedizione di Dio perché sono state meramente speculative o controverse. Non possiamo dubitare che Esdra fosse lo spirito guida. Un eminente uomo di Dio può animare e dirigere meravigliosamente la sua Chiesa nelle grandi crisi. Il vero leader non disprezzerà mai il consiglio, ma sarà solo primus inter pares

III UNA TIPICA RAPPRESENTAZIONE DELLA VITA CREDENTE DEL POPOLO DI DIO. La festa nelle capanne verdi recuperate dal monte

1. Memoria grata e attesa pellegrina

2. Libera comunione e rapporti felici, con Gerusalemme come centro. La vita ecclesiale deve essere la vera radice di ogni altra vita. Andiamo dalle nostre città a Gerusalemme, e torniamo con la santità della festa, per essere distribuiti su tutti i modi e i fatti comuni di un'esistenza quotidiana

3. Le stagioni consacrate, i tempi delle feste, necessari in ogni servizio a Dio. Perché il cuore deve essere sollevato affinché le mani siano tenute occupate. Funzione della lode nella vita. Loro della cattività fanno bene a riconoscersi l'un l'altro nella loro libertà. Dio ci invita a trasformare la natura in gioia. Consacra a lui gli stessi alberi. Rallegratevi sotto il cielo aperto nella sua amorevole benignità. Collega il suo santo monte con la semplice tenda che copre il nostro capo. Egli non attende uno splendido rituale o tempio, ma si diletta nella lode familiare di coloro che diffondono la bellezza del suo nome su tutta la terra

14 E trovarono scritto. La pratica di "dimorare in capanne", comandata in Levitico 23:42, era caduta in disuso, probabilmente durante la cattività, e sebbene la festa stessa fosse stata ripresa da Zorobabele, Esdra 3:4 eppure questa sua caratteristica, da cui derivava il nome, era rimasta in sospeso. Nella festa del settimo mese. Benché la "festa delle trombe" fosse anche una festa del settimo mese, quella dei tabernacoli era "la festa", essendo una di quelle a cui tutti gli Israeliti a cui non erano ragionevolmente impediti erano tenuti a partecipare, Esodo 23:14-17; Deuteronomio 16:16 e che è stato messo sullo stesso piano della Pasqua e della Pentecoste

15 E che dovrebbero pubblicare. Vedi Levitico 23:4. dicendo: Va', ss. Queste parole non si trovano in nessuna Scrittura esistente, e quindi si può sospettare una certa corruzione del testo attuale. La Settanta interpone, tra "Gerusalemme" e "Va'", le parole "Ed Esdra disse", il che toglierebbe la difficoltà; ma è difficile capire come il nome di Esdra sia dovuto cadere. Forse Houbigant ha ragione nel suo suggerimento di un emendamento, con il quale il versetto direbbe così: "E quando udirono ciò, proclamarono in tutte le loro città e a Gerusalemme, dicendo: Va'", ss. In montagna. cioè la montagna vicina, il Monte degli Ulivi. Rami di pino. Piuttosto "rami olivastri ". Rami di alberi fitti. La stessa espressione è usata in Levitico 23:40, il significato in ogni luogo è incerto. Forse sono previsti alberi con foglie spesse e viscose. È notevole che due degli alberi comandati nel Levitico siano omessi, cioè l'hadar e il "salice del ruscello", mentre tre non menzionati nel Levitico -- l'olivo, l'olivastro e il mirto -- siano aggiunti

16 I tetti piatti delle case orientali e il cortile attorno al quale erano comunemente costruite, fornivano luoghi convenienti per le capanne e sarebbero stati preferiti dagli abitanti di Gerusalemme. Gli entranti dalle contrade di campagna (Versetto 15) avrebbero dovuto occupare i luoghi aperti o "piazze" della città, e i cortili del tempio, che avrebbero ospitato un gran numero. Sulla via della porta d'acqua cfr. il commento su Versetto 1. La strada della porta di Efraim era probabilmente una piazza simile, all'interno della grande porta settentrionale

17 Jeshua, figlio di Nun. "Jeshua" e "Joshua" sono due modi di contrarre il nome completo di Jehoshua, quest'ultimo prevalente nei primi tempi, il primo in tempi successivi. La forma grecizzata di Jeshua era "Gesù" vedi Atti 7:45; Ebrei 4:8 Quando si dice che dai giorni di Giosuè i figli d'Israele non avevano fatto così, dobbiamo capire non che da allora non ci fosse stata alcuna celebrazione della festa dei tabernacoli, nemmeno che non ci fosse stata alcuna celebrazione accompagnata dal "dimorare in capanne", ma solo che non c'era stata una celebrazione così gioiosa e generale della festa confronta ciò che è detto in 2Re 23:22 e 2Cronache 35:18 di la pasqua celebrata nel diciottesimo anno di Giosia). È la grandissima gioia su cui si insiste in modo particolare

18 Anche giorno per giorno... Lesse nel libro della legge. Esdra deve essere inteso nella forma "egli lesse", anche se non c'è stata alcuna menzione di lui dal versetto 13. La lettura continua e sistematica sembra implicare che l'anno fosse un anno sabbatico e che la prova comandata in Deuteronomio 31:10-13 avesse avuto luogo. L'osservanza era forse una cosa nuova per la comunità appena formata, ed è quindi ricordata con tanta enfasi. Celebrarono la festa per sette giorni. Vedi Levitico 23:34; Numeri 29:12-34; Deuteronomio 16:13. L'ottavo giorno ci fu un'assemblea solenne, secondo la consuetudine. Tale modo di solennizzare l'ottava è stato comandato in Levitico 23:36 e Numeri 29:35. Con "secondo la maniera" sembra intendersi "secondo l'usanza regolarmente stabilita", una prova tra le tante che la festa era stata costantemente osservata, anche se forse non con tutte le cerimonie appropriate (vedi il commento al Versetto 17)

Illustratore biblico:

Neemia 8

1 CAPITOLO 8

Neemia 8:1-12

E tutto il popolo si radunò come un sol uomo nella piazza.-L'istruttore di legge:-

Dio ha sempre più benedetto la Sua Parola come strumento scelto di ogni risveglio e progresso nella Sua Chiesa. Fu in questa fede della potenza della verità biblica nelle mani dello Spirito Santo che Neemia cercò qui di istruire il rimanente di Giuda nella legge divina. Le sue passate fatiche per il bene di Gerusalemme avevano principalmente teso ad ispirare ai suoi fratelli l'amore patriottico e a circondare la città santa con una difesa materiale. Ma il suo affetto per Sion aveva, fin dall'inizio, scopi più alti di questi; e d'ora in poi i suoi sforzi si muovono in una sfera più elevata. Egli si eleva ora al di sopra dell'opera di porre pietre morte in un forte muro intorno alla città di Dio, e si sforza di porre santi affetti nei cuori del suo popolo, affinché possano essere adornati con le bellezze dell'Israele del Signore. Per assicurare questi grandi fini, il primo e più alto mezzo che impiega è la diffusione della conoscenza delle Sacre Scritture. Egli percepiva, senza dubbio, che molti dei figli di Giuda avevano molto bisogno di questa istruzione nella legge del Signore. Erano stati a lungo dispersi in terre straniere, lontani dai privilegi del tempio, ed erano per questo motivo tristemente carenti nella loro conoscenza della Parola Divina

(I.) L'assemblea di Israele si riunì. Le persone che hanno presieduto questa assemblea meritano la nostra attenzione. Quando Dio suscita un grande uomo per compiere un'opera importante, di solito associa a lui un altro di spirito affine, il quale, sebbene dotato di doni diversi, è un aiuto nella buona causa. I difetti dell'uno sono così controbilanciati dalle grazie dell'altro, e la religione è promossa dalla loro mutua cooperazione. Nella redenzione di Israele dalla casa di schiavitù, Mosè e Aaronne furono uniti nell'impresa comune. E così, in questo risveglio di Giuda, Neemia ed Esdraare si unirono; e, per mezzo dell'energia dell'uomo d'azione, unita all'influenza dell'uomo di studio sacro, Dio benedice Sion con la Sua grazia vivificante e restauratrice. È un onore per il giovane Neemia che, sebbene investito del potere di governare la città santa, egli ceda il posto ai ministri del santuario nella loro propria opera di insegnamento. Questi due servitori di Dio, che presiedevano in questa grande congregazione d'Israele, differivano molto l'uno dall'altro per età, per ufficio, per rango, per carattere; ma erano uno di cuore, e si uniscono qui in completa armonia d'azione per il risveglio della loro amata Sion. Dio nella natura provvede pienamente alla diversità degli elementi e delle forze che cooperano insieme per un risultato comune. E Dio nella Chiesa provvede anche a diversi uomini che guardano alla verità rivelata con libero pensiero e cuore onesto, dove le sfumature della fede possono variare come i colori dell'arcobaleno, ma tutte si fondono sotto la forza dell'amore, in un puro raggio bianco come dal globo genitore. Anche il momento in cui si è tenuta questa assemblea merita la nostra considerazione. "Si radunarono il primo giorno del settimo mese" (vers. 1, 2). Questo era enfaticamente il mese sacro dell'anno ebraico, durante il quale venivano osservate le cerimonie più toccanti e imponenti della loro legge

1.) È stata un'assemblea completa. "Tutto il popolo si radunò come un solo uomo". Erano tutti lì, ed erano lì tutti con un solo cuore. In tempi di indifferenza spirituale e di decadenza, le vie di Sion piangono perché pochi vengono alle sue feste solenni. Il Grande Medico è presente per guarirli, ma loro, i pazienti morenti, non sono lì per essere guariti

2.) È stata un'assemblea sincera. "Essi dissero a Esdra, lo scriba, di portare il libro della legge di Mosè, che l'Eterno aveva comandato a Israele".

3.) È stata un'assemblea attenta. "Il sacerdote Esdrathe portò la legge davanti all'assemblea e la lesse dalla mattina fino a mezzogiorno, davanti agli uomini e alle donne; e gli orecchi di tutto il popolo erano attenti al libro della legge". Questa profonda attenzione alla Sua verità è richiesta come un atto di riverenza a Dio che la pronuncia. È considerato un affronto per chiunque voltare le spalle a un sovrano terreno o conversare con altri mentre il re rivolge parole importanti a tutti coloro che sono in sua presenza. Inoltre, gli uomini devono prestare premurosa attenzione alla Parola della vita per trarne beneficio salvifico! Ahimé! molti prestano attenzione alla Parola che non vi prestano attenzione. La verità del Vangelo è un mezzo di persuasione al pentimento, ma se si lascia vacillare l'attenzione alla Parola di convinzione, con ogni probabilità la benedizione andrà perduta. È difficile con una freccia, per quanto ben mirata, colpire un uccello sull'ala che cambia rapidamente il suo volo nell'aria; e così non è facile piantare la freccia della convinzione nel cuore che intanto svolazza da un pensiero all'altro, disattento alla Parola

4.) Era un'assemblea devota. "Esdra benedisse il Signore, il grande Dio. E tutto il popolo rispose: Amen, Amen, alzando le mani; ed essi chinarono il capo e adorarono il Signore con la faccia a terra". Questo devoto stato d'animo è essenziale per il pieno profitto spirituale nel culto divino per l'ascolto della verità

(II.) La conoscenza divina trasmessa. Esdrawas era il principale tra gli insegnanti d'Israele in questa grande assemblea, e le sue eminenti doti lo rendevano adatto a questa posizione. Altrove egli si distingue come "uno scriba pronto nella legge di Mosè"; Possedeva un vero amore per essa, una conoscenza intima di essa e una profonda conoscenza di essa. "Poiché Esdrahad preparò il suo cuore a cercare la legge dell'Eterno, a metterla in pratica, e a insegnare in Israele statuti e sentenze".

1.) L'istruzione qui comprendeva un'esposizione della legge. "Così lessero distintamente il libro della legge di Dio, ne diedero il senso e fecero capire loro la lettura".

2.) L'istruzione comprendeva un'esortazione al dovere presente. "Per mezzo della legge è la conoscenza del peccato." "Poiché tutto il popolo pianse all'udire le parole della legge". Queste, con loro, erano lacrime sia di allarme che di compunzione, di apprensione per le conseguenze del loro peccato e di tristezza secondo Dio a causa di esso. Era un'espressione di profonda ansietà, in vista del pericolo spirituale che correvano, com'era rivelato dalla Parola di Dio. Alcuni uomini insinuano che tutta questa agitazione sullo stato dell'anima sia discutibile e non coerente con la pietà razionale. Si riterrà ragionevole che le lacrime possano scorrere liberamente a causa dei lutti e delle perdite temporali e che nessun dolore sia espresso nel timore della rovina eterna? Osservate, dunque, con quanta nobiltà Neemia qui appare per dare direzione e consiglio al suo popolo, piangendo tutti per la loro iniquità: "Questo giorno è santo all'Eterno, al tuo Dio; non fare cordoglio, né piangere". Non è implicito che il loro dolore fosse del tutto sbagliato o senza fondamento, ma era fuori tempo e difettoso nelle sue vedute della misericordia divina. Forse non aveva una visione troppo modesta della loro peccaminosità, ma mancava di una credente comprensione dell'amorevole benignità del Signore, il loro Dio del patto. Questa è una cautela necessaria per coloro che si sono risvegliati, per assicurarsi che esercitino il pieno sguardo della fede verso l'alto verso la grazia così come verso il basso verso la colpa. Questo consiglio a Giuda di non piangere prepara la via, e poi segue questo triplice invito ad alleviare i loro dolori: "Va', mangia il grasso e bevi il dolce, e manda porzioni a coloro per i quali non è preparato nulla; poiché questo giorno è santo al nostro Signore; e non vi dispiacete, perché la gioia del Signore è la vostra forza". Questo è prima di tutto un invito a placare le loro sofferenze nel godimento sociale dei doni della Provvidenza. Non è meglio cercare sempre di curare il dolore ragionando contro di esso; Spesso è più efficace affrontarla con una gioia che la contrasta; E questa è la condotta qui seguita da questo "figlio della consolazione". Questo è un invito, inoltre, ad alleviare il dolore con l'esercizio della benevolenza verso i fratelli poveri. "Manda porzioni a coloro per i quali non è stato preparato nulla". Per ereditare la piena benedizione della vita non è sufficiente partecipare alle comodità della Provvidenza; A ciò si unisce una carità compassionevole verso i bisognosi e gli indigenti. Questa compassione per i bisognosi santifica tutti i piaceri della vita. Possiede un meraviglioso potere di rimuovere il peso del dolore dal cuore del donatore e di scacciare la nube della tristezza dalla sua fronte. (W. Ritchie.)

L'incontro all'aperto:

Vediamo qui...

(I.) Che la Parola di Dio è il grande mezzo per l'istruzione del Suo popolo

(II.) Che la Parola di Dio non deve essere solo letta, ma compresa

(III.) Che deve essere letto con la preghiera

(IV.) Che questa Parola ci rimprovererà spesso e ci condurrà a piangere secondo un tipo divino

(V.) Che ci incoraggerà anche, e alla fine ci porterà molta gioia e grande letizia

(VI.) Che la fonte della gioia e il segreto della forza è Divina. (W. P. Lockhart.)

Ed Esdrathe, prete, portò la legge davanti all'assemblea.- Sincero apprezzamento per la Parola di Dio:

1.) Il popolo di Gerusalemme, come i discepoli a Pentecoste, era "di un solo accordo, in un solo luogo". Il loro cuore era incline alle testimonianze di Dio

2.) La posizione eretta è di rispetto. Gli uomini stanno davanti ai loro superiori. Mosè davanti al faraone, Daniele davanti a Nabucodonosor

3.) I messaggi di un re hanno diritto al rispetto. Una volta ho assistito alla ricezione di un messaggio reale da parte del Parlamento di Prussia. Quando il messaggero entrò nella sala e il sigillo reale fu spezzato, "tutto il popolo si alzò". Ufficiali, membri e visitatori si alzarono d'un sol impulso per ascoltare gli scritti del loro re. Un impulso simile mosse il popolo davanti al quale Esdra portò la legge

4.) Un giusto apprezzamento della Parola di Dio è necessario per il successo spirituale

5.) Il rispetto per la Parola di Dio implica il rispetto per il Suo giorno. È interessante, in quest'epoca di profanazione del sabato, notare che nella rinascita delle istituzioni ebraiche l'osservanza del quarto comandamento è stata imposta sia tra gli ebrei che tra i non credenti

6.) Il rispetto per la Parola di Dio implica anche il rispetto per la Sua adorazione (versetti 14-16). L'adorazione sarà una delizia

7.) La religione non è solo gioiosa, ma altruista

8.) Il rispetto per la Parola di Dio implica il rispetto per tutti i Suoi comandamenti

9.) Un corretto apprezzamento della Bibbia è possibile solo se ne viene riconosciuta la paternità e l'oggetto divino

10.) L'obiettivo della Bibbia è rivelare Dio e il dovere che Egli richiede agli uomini

11.) Come dobbiamo dimostrare il nostro apprezzamento per la Bibbia? Il nostro dovere è quello di riceverlo e utilizzarlo. Tutta la mente e l'anima devono afferrare e appropriarsi delle loro verità. Deve essere stimato al di sopra di tutti i libri e le sue decisioni devono essere riconosciute come definitive. Un ricco signore, avendolo costruito una biblioteca, vi mise, su un piedistallo alto sopra tutti gli scaffali, una copia della Bibbia. Dovremmo fare per il volume sacro ciò che egli ha significato con questo atto. Dovremmo anche dargli un posto nei nostri affetti, un posto come quello che aveva nel cuore della ragazza scozzese, che, quando fu cacciata dalla sua casa in fiamme, si prese cura prima della sua copia delle Scritture

12.) Apprezziamo la Bibbia. Lo leggiamo durante le preghiere familiari e nelle nostre camere, impariamo i versetti e lo ascoltiamo il sabato dal pulpito. Ho sentito dire che, quando, in una lunga guerra, la città di Haarlem era stata desolata dal fuoco e dalla spada, la notizia della pace era una lunga lettera, che un vecchio debole leggeva da una finestra. La sua voce si sentiva a malapena, eppure il popolo vi prestava profonda attenzione. Quando la Bibbia viene letta gli uomini dovrebbero ascoltare come ascoltavano quei borghesi

13.) La migliore accettazione di tali notizie è l'accettazione del sollievo che porta. Quindi il miglior apprezzamento della Bibbia è l'accettazione della sua salvezza in Cristo

14.) Il rispetto per la Parola di Dio la pone al di sopra di tutti i credi e le critiche

15.) Il rispetto per la Parola di Dio richiede anche che sia trattata con riverenza. Questo condanna tutto ciò che scherza con la verità di Dio. Tutti i giochi di parole, le parodie e gli indovinelli basati su citazioni errate delle Scritture sono condannati. (F. C. Monfort, D.D.)

Leggere la legge:

(I.) Un'ordinanza divina trascurata può essere ripristinata come canale della grazia divina. Non c'è forse un suggerimento in questo episodio di come spesso possiamo tornare a metodi di servizio, a mezzi di grazia che sono stati trapassati, come utili per il tempo presente? Certe verità sono state lasciate in secondo piano per un tempo che può essere saggiamente premuto in un altro. Le correnti non portano mai in mare tutto ciò che galleggia sulla loro superficie. Molto è rimasto sulle rive del canale. Così le correnti di pensiero in qualsiasi epoca o tempo non portano avanti tutto ciò che è prezioso. Ci sono carichi di relitti e jetsam che ricompenseranno i demolitori lungo la riva

(II.) L'accelerazione religiosa può derivare da riforme morali e da sagge misure dei governanti civili

(III.) Tutte le ordinanze divine, così come le esperienze provvidenziali, sono canali per la gioia del Signore. (Sermoni del club del lunedì.)

Leggere la legge:

Riguardo al "libro, nella legge di Dio", e al dare il senso al popolo, osserviamo nella spiegazione:

(I.) Il discorso effettivo in cui il vangelo fu pronunciato per la prima volta da Gesù e proclamato dagli apostoli tra gli Israeliti è qui, probabilmente per la prima volta, pubblicamente messo in sacro uso. L'antica lingua ebraica in cui era stata scritta la legge era diventata, quando l'esilio era finito, la lingua dei dotti. Era sconosciuto alla gente comune, come quello di Spencer e Chaucer è sconosciuto a noi. Erano necessari interpreti. Esdra ne conosceva il bisogno e vi provvide. I leviti diedero il senso e fecero capire al popolo la lettura

(II.) In questo evento vediamo l'ascesa della sinagoga e dello studio sistematico della Bibbia. Dal tempo di Esdra, il tempio si ritirò gradualmente in secondo piano e la sinagoga divenne prominente. Il pulpito e i sermoni erano istituzioni. L'anima era nutrita dallo studio della Bibbia. I sacerdoti esercitavano sempre meno potere nelle regioni al di fuori di Gerusalemme, e sempre più le congregazioni o sinagoghe divennero come le nostre migliori riunioni di preghiera moderne, dove la parola e il servizio devozionale sono gratuiti. Quando il cristianesimo si diffuse nel mondo, la sinagoga ne fu la culla. Dappertutto gli apostoli trovarono qui il primo benvenuto e il posto e il privilegio di predicare Cristo. Nella sostituzione della preghiera al sacrificio, nel trionfo della morale sulle funzioni meccaniche dell'adorazione, vediamo un enorme progresso, e leggiamo per i nostri tempi una lezione ispiratrice. (W. Elliot Griffis.)

La lettura della legge:

In questa scena sono suggeriti:

(I.) Alcune fonti di potere nella predicazione

1.) La semplice proclamazione della legge di Dio

2.) L'affermazione dell'opera di Dio nella storia umana

3.) L'espressione sincera di una fede intelligente

(II.) Le condizioni per ascoltare proficuamente la Parola di Dio

1.) Un interesse suscitato

2.) Uno spirito di preghiera

3.) Ascoltare con la determinazione di obbedire

(III.) Lezioni pratiche

1.) L'amore per la legge rende nobili gli uomini

2.) Onorare la legge assicura la prosperità della Chiesa. (Sermoni del club del lunedì.)

Esdraespiegando la legge:

(I.) Un grande raduno. Ci sono due importanti vantaggi connessi con una congregazione numerosa rispetto a una che è scarsamente frequentata

1.) Offre l'opportunità di un'utilità più ampia. Ammettiamo che non c'è poco da incoraggiare anche coloro i cui ascoltatori sono pochi: "Perché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". "Uno sportivo", dice Jay, "ha sparato contro un volo di uccelli e non ne ha ucciso uno, e ne ha ucciso uno quando ne aveva solo uno a cui mirare". Questo può essere vero; ma d'altra parte, se due pescatori uscivano con canna e lenza per passare una giornata a pescare, ci si aspetterebbe naturalmente che il maggior numero sarebbe stato catturato da colui che si era assicurato uno stagno dove i pesci erano abbondanti, piuttosto che dall'altro, che aveva faticato dalla mattina alla sera in un luogo dove erano scarsi

2.) Le grandi congregazioni possiedono un potere particolare di stimolare coloro che devono rivolgersi a loro. Probabilmente non è mai esistito l'uomo che potrebbe essere a lungo un oratore davanti a una piccola assemblea. Persino Cicerone non poté pronunciare la sua famosa orazione in favore del poeta Archia, sebbene rivolta a un solo uomo, senza avere ad ascoltarlo tutto ciò che era dotto e grande a Roma. Coloro che amano i mezzi della grazia dovrebbero fare tutto il possibile per indurre i loro amici e vicini a partecipare

(II.) Un raduno all'aperto

(III.) Un raduno prolungato

(IV.) Un incontro attento

(V.) Un raduno devoto, serio e reverenziale. Avere timore della santa Parola di Dio, ogni volta che viene letta ed esposta al nostro udito, indica un giusto stato d'animo; e coloro che sono così influenzati sono considerati da Dio con approvazione e gioia ( Isaia 66:2 )

(VI.) Un raduno intelligente e ben istruito. (Cenni espositivi.)

Le Scritture si riferiscono ai risvegli della religione:

Ogni grande risveglio della religione ha avuto il suo inizio in questa fame per la Parola, ed è stato permanente e diffuso esattamente nella misura in cui è stato radicato nelle Scritture. C'è Wickliffe, spaventato come il resto della nazione dalla peste che aveva spazzato dall'Asia all'Europa, e ora si era abbattuta sull'Inghilterra, risuonando nelle orecchie degli uomini come la tromba del giorno del giudizio. Sdraiato nella sua cella, a leggere le pagine di un'antica Bibbia latina, trova la verità che riempie la sua anima della dolcezza della pace di Dio e della musica del cielo. Atti una volta cominciò a tradurre in inglese brani del libro benedetto, e li inviò tramite i suoi "poveri preti", come venivano chiamati, perché fossero letti come meglio potevano tra i contadini d'Inghilterra; e così venne l'alba del giorno di Dio sulla nostra terra. Così, inoltre, ebbe la sua nascita la successiva riforma. Erasmo aveva inviato a Cambridge la sua nuova traduzione del Testamento greco; e una copia di esso arriva nelle mani di "Little Bilney", che ci racconta come alla prima lettura di esso si imbatté in queste parole: "È una parola fedele, e degna di tutti gli uomini di essere abbracciata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il capo". "Queste parole", dice, "per l'opera interiore di Dio hanno sollevato il mio povero spirito ferito, che le medesime ossa dentro di me hanno sussultato di gioia e di letizia". Allora immediatamente, egli, incapace di tenere per sé il dolce segreto, va a confessare la sua anima a padre Latimer, e racconta la storia della sua grande scoperta, di come, essendo giustificato per fede, ha pace con Dio per mezzo del Signore Gesù Cristo; e così Latimer fu condotto alla luce, e divenne il grande predicatore della Riforma inglese. E Lutero, più lentamente, ma non meno sicuramente, è condotto dallo studio della Parola di Dio alla grande verità che ritorna a lui, come dalle labbra di Dio, mentre sale strisciando i gradini della scala sacra a Roma: "Il giusto vivrà per fede". Fu duecento anni dopo che si tenne una piccola riunione in Aldersgate Street, a Londra, dove si leggeva la Prefazione di Lutero ai Romani; e tra la compagnia c'era uno che, mentre ascoltava, ci dice che sentiva il suo cuore stranamente avvertito: "Ho confidato in Cristo, Cristo solo, per la salvezza", dice, "e mi è stata data l'assicurazione che Egli aveva tolto i miei peccati, sì, i miei". Fu così che Giovanni Wesley andò a reclamare il mondo intero per la sua parrocchia, ed elevare la nazione con la Parola di verità, il vangelo della nostra salvezza. (Scuola Domenicale.)

Ascolto improprio delle Scritture:

Supponiamo che una compagnia di persone venga non a un gomito, ma in una bottega di oreficeria in funzione; uno compra una catena, un altro un anello di diamanti; questo compra un gioiello, quello un ricco pezzo di lamiera; e che ci sia uno tra loro così presuntuoso, che prenda un carbone dal pavimento e lo maneggi così a lungo, finché non si fu spalmato le dita, rifiutando ciò che il negozio gli permetteva, in modo da poter avere con sé quel carbone. Non era questa una grande assurdità? Eppure questa e di più è la condizione di quegli ascoltatori capziosi della Parola di Dio, che mentre gli altri portano via la buona e sana dottrina, le preziose promesse, come il cibo per le loro anime, vengono solo per carpire e catturare il loro ministro, per poterlo più facilmente tradurre e marchiarlo con il carbone nero dell'infamia e del disonore. (J. Spencer.)

Tutto ciò che la Bibbia voleva:

Una ragazzina cieca del Cairo, che aveva letto una copia dei Salmi in arabo, con l'aiuto dell'"Alfabeto per i ciechi" del dottor Moon, mandò un messaggio da un signore che stava venendo in Inghilterra: "Per favore, dica al dottor Moon, quando lo vedrà, ho tanta fame, voglio tutta la Bibbia". (Grandi pensieri.)

Familiarità con la Bibbia, il suo pericolo:

Non c'erano svogliati o indifferenti tra loro. Erano stati così a lungo senza la Parola di Dio che i loro appetiti erano stati stuzzicati. Lo conosciamo così bene che forse non siamo così sensibili alla sua Divinità come dovremmo. La nostra familiarità induce una certa indifferenza. I coloni dell'Arizona hanno camminato sui loro campi per anni senza sapere che tesori incalcolabili di minerale prezioso giacevano appena sotto la superficie. Così trattiamo le nostre Bibbie come trattiamo gli altri libri; ma altri libri sono semplici pascoli, mentre questo è un giacimento d'oro. (D. J. Burrell, D.D.)

E gli orecchi di tutto il popolo erano attenti al libro della legge.-Attenzione costante:-

Uno dei piaceri particolari del signor Browning era quello di sdraiarsi accanto a una siepe, o in profondità nell'erba dei prati, o sotto un albero, e lì dedicarsi così completamente alla vita del momento che anche i timidi uccelli si posavano lì vicino, e talvolta si posavano avventurosamente sul suo corpo. L'ho sentito dire che la sua facoltà di osservazione non sarebbe apparsa spregevole a un indiano irochese. Vide tutto: l'uccello in volo, la lumaca che trascinava il guscio su per la crina, l'ape che aggiungeva al suo tesoro d'oro, la mosca verde che sfrecciava qua e là come una piantina animata, il ragno che intrecciava la sua ragnatela da un ramoscello all'altro, il picchio che scrutava il lichene sulla quercia nodosa, il passaggio del vento sull'erba, i movimenti e le ombre delle nuvole. E le sue stesse parole sono: "Continua a guardare, sia con l'occhio del corpo che con quello della mente, e presto troverai qualcosa da guardare!" (William Sharp.)

Attenzione e conservazione della verità divina:

Si narra che Gotthold avesse preso per qualche motivo da un armadio una fiala di acqua di rose e, dopo averla usata, l'avesse lasciata incautamente senza tappo. Osservandolo qualche tempo dopo, scoprì che tutta la forza e la dolcezza del profumo erano evaporate. Qui, pensò, è un emblema sorprendente di un cuore affezionato al mondo e aperto all'impressione degli oggetti esterni. A che serve portare un tale cuore nella casa di Dio, e lì riempirla con la preziosa essenza delle rose del paradiso, che sono le verità della Scrittura? A che serve accendere un bagliore di devozione, se poi trascuriamo di chiudere lo sbocco, cioè di mantenere la Parola in un cuore onesto e buono? Luca 8:15. Com'è vano ascoltare molto, ma conservare poco e praticare meno! Com'è vano provare in noi emozioni sacre e sante, se poi non ci preoccupiamo di chiudere il cuore con un'attenta e diligente riflessione e preghiera, e così mantenerlo immacolato dal mondo! Trascurando questo dovere, tutta la forza e lo spirito di devozione evaporano e lasciano dietro di sé solo una schiuma senza vita. (Età cristiana.)

Ed Esdrathe, scriba, stava in piedi su un pulpito di legno.-Il pulpito più antico:-

Offriamo tre osservazioni su questo vecchio pulpito

(I.) Era occupata da uomini debitamente qualificati. Esdrathe, sacerdote e scriba, con altri tredici leviti, occupava questo pulpito. Erano gli insegnanti riconosciuti di Israele. Chi è il predicatore della verità debitamente qualificato? L'uomo che è superiore al popolo in capacità mentale, intelligenza spirituale e pietà pratica, avendo il potere di trasmettere i suoi pensieri in modo accettabile e con correttezza e forza

(II.) Questo vecchio pulpito era frequentato da una congregazione esemplare

1.) Era una congregazione disposta ad ascoltare

2.) Era una congregazione competente a capire

3.) Era una congregazione profondamente interessata al discorso

4.) Era una congregazione animata da religiosa riverenza

(III.) Questo vecchio pulpito ha raggiunto il grande fine della predicazione

1.) Impartiva istruzione spirituale

2.) Ha fatto una profonda impressione religiosa

3.) Stimolava una pietà pratica. (Omileta.)

6 CAPITOLO 8

Neemia 8:6

E tutto il popolo rispose: Amen, Amen.-"Amen" nel culto pubblico:

L'argomento è: Che è una pratica lecita e lodevole per le persone, alla conclusione di una preghiera pubblica o di lode a Dio, pronunciare un amen

(I.) Spiegherò cosa si intende per "amen".

1.) C'è un amen sostantivo. E questo è Dio Stesso Apocalisse 3:14

2.) C'è un amen affermativo, una frase usata all'inizio di qualsiasi verità importante, come asseverazione Matteo 16:28; Luca 9:27

3.) C'è un amen ottativo: "Avvenga così" Geremia 28:6; 1Ri 1:36; Numeri 5:22; Deuteronomio 27:15-26

(II.) Mostrare quale garanzia c'è per la pratica

1.) L'assenso alle ripetizioni è essenziale per la preghiera, e non è significato pubblicamente ma con il nostro amen

2.) Abbiamo la pratica dei credenti dell'Antico e del Nuovo Testamento come nostro esempio. Mosè in Numeri e Deuteronomio; Davide Salmi 51:13; 106:48 ; Geremia Geremia 11:5 ; Paolo 1Corinzi 14:16; Efesini 3:21 ; Cristo stesso Matteo 6:9-13; Apocalisse 5:14; 7:11, 12; 19:1-6; 22:20

3.) L'amen dopo la preghiera e la lode è il consenso, il giudizio e l'approvazione dell'uomo su ciò che viene offerto a Dio

4.) Questo amen vocale è, per così dire, l'epitome e la somma di tutte le nostre suppliche e lodi a Dio. È il centro verso cui sono tracciate tutte queste linee. È tutto il dovere praticamente ridotto a una parola e a un punto. È il ripetersi e l'eco, o il raddoppiare, di tutto da capo. Come il mercurio dietro il vetro, riverbera l'immagine vivace di tutta la devozione precedente. È l'attirare la freccia verso il mucchio con una forte giaculatoria nella frase di Bellarmino, "Per cui tutto il cuore è gettato fino a Dio". È un "incitamento di noi stessi per afferrare Dio" Isaia 64:7. Si tratta di prendere la mira e di "rivolgere a Lui la nostra preghiera e alzare lo sguardo" Salmi 5:3, come se volessero impartire a Lui le lodi di Dio e essere pronti a ricevere le Sue misericordie con le mani e la bocca aperte. Finisce tutto insieme in un unico pacchetto

5.) L'amen, pronunciato correttamente, è un intenso atto di fede, o implica una fede forte

(1) Che Dio è fermo e immutabilmente vero in Se Stesso e nella Sua Parola

(2) Che non solo crederemo alla Sua verità, ma confideremo nella Sua veridicità e costruiremo su di essa Geremia 11:5. Gli ebrei dicono che "amen" ha tre chicchi; l'uno è di giuramento, il secondo di fede, il terzo di fiducia

6.) La pronuncia unanime di amen è una garanzia che Dio accetterà le nostre lodi e risponderà alle nostre preghiere Matteo 18:19; Marco 11:23

7.) Questo unanime amen di fede incute terrore nei nemici della Chiesa, siano essi diavoli o uomini. Quando i Romani ebbero conquistato Filippo e i Greci, e Flaminio fece proclamare la pace ai Greci, "ci fu un tale grido", dice Plutarco, "che gli stessi corvi e altri uccelli caddero a terra". I nostri amen non devono cadere come una fredda pallottola di piombo dalla bocca di un moschetto, inchinandosi a terra; ma devono essere infiammati da preparazioni del cuore e da affetti calorosi, devono essere congedati e sparati con la massima veemenza dell'anima e fervore dello spirito. Quando il popolo di Dio può unirsi con una sola voce, Dio dà la Sua voce con loro e per loro. (Thomas Woodcock A.M.)

Amen:

San Girolamo ci dice che era usanza ai suoi tempi chiudere ogni preghiera con un consenso così unanime che il loro amen risuonava e risuonava nella chiesa, e suonava come la caduta delle acque o il rumore del tuono. I cinesi non hanno una parola che possa essere paragonata alla nostra parola inglese amen. Dicono invece: "Sin yenen ching sing" - "Il cuore desidera esattamente così".

8 CAPITOLO 8

Neemia 8:8

Così essi lessero distintamente nel libro la legge di Dio e ne diedero il senso.-La Bibbia dovrebbe essere compresa con intelligenza:

C'è da temere che oggi ci siano alcuni cristiani che, sebbene adorino quasi la Bibbia, si preoccupino poco di una comprensione intelligente del suo contenuto. Le Sacre Scritture ci sono utili nella misura in cui ci aiutano ad adorare Dio con più riverenza, intelligenza e spiritualità; e quindi li onoriamo veramente cercando diligentemente di comprendere il loro vero senso e di trarre profitto dal loro significato. (T. Campbell Finlayson.)

La missione del pulpito:

Il pulpito di Esdrawè il luogo per lo svolgimento della legge di Dio. Era il luogo di una nuova partenza religiosa. In precedenza il tempio aveva riempito l'intero orizzonte religioso dell'ebreo. Era l'Alfa e l'Omega della sua fede. Il tempio era un luogo per il sacrificio, non per l'istruzione. Era la casa e la sfera non dello scriba o del profeta, ma del sacerdote. Il suo scopo principale non era un pulpito o una scrivania, ma un altare. In esso non si spiegava la legge, ma si uccideva la vittima. Ma davanti a noi abbiamo l'introduzione di un nuovo elemento nel regno religioso. L'altare cade sullo sfondo, il pulpito viene davanti. Il sacerdote è pedinato dallo scriba. È l'inizio di un ordine di cose che da allora è andato avanti silenziosamente. Il pulpito moderno è collegato da sottili associazioni mentali e spirituali con quello di Esdra. La nostra adorazione dell'istruzione è la graduale conseguenza di quella iniziata da questo scriba dell'antichità. Questa scrivania è consacrata a uno scopo simile. È il luogo dove la legge di Dio può essere letta ed esposta; non naturalmente entro gli stretti limiti imposti a Esdra. Davanti a lui c'era solo il rotolo della legge. Non era che l'inizio degli oracoli sacri. La lampada nebbiosa dei tempi antichi che Esdraheld è diventata sempre più chiara fino a quando la sua luce è come il sole nel giorno perfetto. Ma è pur sempre una legge, non nel senso che si tratta di un lungo elenco di comandamenti, ma nel senso molto più elevato: che è il dispiegarsi della mente eterna agli uomini. I pensieri di Dio dovrebbero essere la legge dell'uomo. C'è una legge più alta di quella del comandamento. Il comandamento può funzionare solo nel regno più basso. Posso dire a mio figlio di fare o lasciare incompiute certe cose, ma più in alto di queste sono i miei pensieri su ciò che potrebbe essere e i miei desideri per ciò che dovrebbe essere. Non posso metterli in comandamenti, o in legge. Sono troppo alti per questo. Eppure dovrebbero essere la legge suprema di mio figlio, che lo muove molto più fortemente dei miei semplici comandi. Qui abbiamo "la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù". Il vero centro del proposito di Dio per noi: il Suo più alto comandamento. Questa è la nostra legge. Come deve essere trattata?

1.) È dovere del pulpito dare il senso della Scrittura. Non fa parte di questo dovere farne una sciocchezza, strapparla, maneggiarla con l'inganno. Questo è stato fatto troppo spesso. Anche da parte di uomini dotti - ad esempio, Agostino insisteva sul fatto che i Salmi attribuiti nei loro titoli a Korah sono descrizioni della Passione, e che i figli di Korah sono cristiani perché Korah in ebraico e Calvario in latino possono essere tradotti "testa calva", e perché Eliseo era deriso con quel nome. Gregorio Magno vide i dodici apostoli, e quindi il clero nei sette figli di Giobbe, e i laici adoratori della Trinità nelle sue tre figlie. La Scrittura non deve essere giocata in questo stile. "Dobbiamo dare il senso".

2.) Non solo il senso è stato dato, ma è stato dato nella lingua del popolo, il loro linguaggio comune, quotidiano. È nostro dovere esporre la legge di Dio in un linguaggio che sia comprensibile al popolo. È possibile tradurlo in inglese e tuttavia essere incomprensibile. Se la legge viene resa nota nel linguaggio tecnico della teologia, o anche della letteratura, può fallire completamente il suo scopo. La legge di Dio può essere pronunciata con un linguaggio compreso dal popolo, ma non adattato ai suoi bisogni. Deve essere parlato non solo nella lingua del nostro tempo, ma anche in quella che ne soddisfa i bisogni attuali. Nei suoi Sussidi alla riflessione, S. T. Coleridge dice "che c'è un modo sicuro di dare freschezza e importanza alle massime più banali, quello di riflettere su di esse in diretto riferimento al nostro stato e alla nostra condotta, al nostro essere passato e futuro". Quando si pensa a coloro le cui alte funzioni sono assolte dal pulpito, non c'è preghiera più necessaria di questa, che possano essere "uomini che hanno comprensione dei tempi per sapere ciò che Israele dovrebbe fare".

3.) Può essere ancora degno di nota il fatto che Esdra e i suoi discepoli parlarono al popolo della legge di Dio. La stampa non prenderà mai il posto delle parole pronunciate. Cristo disse ai discepoli: «Andate e predicate il vangelo ad ogni creatura». La parola "predicare" significa far conoscere come araldo. La voce dell'araldo è più potente di un proclama stampato. La voce trasmette una sensazione migliore della pagina stampata. La vita si esprime più pienamente attraverso la voce che attraverso la carta o il libro. Il mondo ha catturato la sua più alta ispirazione attraverso le parole pronunciate. Grandi cambiamenti, politici, sociali, morali, religiosi, sono stati provocati dalla parola di uomini potenti. Le leggi sul grano non sarebbero mai state abrogate da libri sull'argomento. La schiavitù non sarebbe mai stata abolita dalla letteratura antischiavista. (W. Garrett Horder.)

9 CAPITOLO 8

Neemia 8:9-10

Questo giorno è consacrato al Signore tuo Dio; non fare cordoglio e non piangere.-Vera penitenza ed emozione spasmodica:-

Osservate la profonda saggezza dell'ingiunzione di Neemia. L'angoscia del popolo non era innaturale; né era eccessivo. Tuttavia, a causa dell'indulgenza in essa, potrebbe essere diventata eccessiva e irreale. La prova più sicura per distinguere tra la vera penitenza e l'emozione spasmodica è quella di mettere un uomo sui doveri comuni della vita. Se, in mezzo alle distrazioni di queste cose, perde la sua contrizione, è evidente che non è mai stato sinceramente contrito; che la sua era solo sensibilità eccitata e non sentimento interiore. E anche una vera emozione richiede di essere diretta in canali sani. C'era un duro lavoro da fare per questi ebrei; L'intero compito della riforma religiosa era davanti a loro. La loro penitenza aveva bisogno di essere coltivata per un motivo futuro, non sprecata in fiumi di lacrime e nell'estasi di un pianto comune. Può sembrarci strano che un freddo comandamento esterno sia stato la considerazione con cui sono stati invitati a controllarsi. Ma quando le persone hanno perso il loro autocontrollo, è solo attraverso un'influenza esterna che possono essere recuperate. Se hai a che fare con persone isteriche, non è lungo la linea del loro sentimento che le ristabilisci, ma stabilendoti definitivamente contro di esso; non simpatizzando con la loro emozione e le loro parole di tenerezza, ma con il rapido e tagliente rimprovero: "Basta con questo; non devi cedere". Tu recuperi la madre vedova alla compostezza ordinandole, non certo di dimenticare il marito morto, ma di ricordare i suoi figli vivi. Riportiamo sempre le persone in lutto alla speranza e all'utilità, ricordando loro il dovere imperativo e di guarigione. (A. Mackennal.)

Vai per la tua strada, mangia il grasso ... inviare porzioni ... per i quali nulla è preparato.-Simpatia cristiana:-

(I.) I caratteri specificati nel testo. Si dice che sono quelli "per i quali nulla è preparato". Le Scritture, quando parlano della condizione dell'uomo per natura e per la pratica, agli occhi di Dio, lo affermano in modo molto acuto. Il linguaggio del testo parla della nostra povertà, indigenza, fame e rovina

(II.) Le "porzioni": queste benedizioni. Guardate la grazia e la misericordia di Dio! Se Dio ci avesse dato solo giustizia, dove saremmo noi? e se Dio ci ha lasciati nella nostra condanna e rovina, dove dovremmo andare? Se Dio ci ha trascurato, in quale condizione dovremmo essere? Dio aveva qualche obbligo verso di noi? Eppure siamo nella misericordia risparmiata, e invece della vendetta, ecco che il nostro testo parla di "benedizioni". E questi non sono solo degni di Dio da dare, ma benedizioni adatte a noi

(III.) Il comando: "Invia". (H. Allen, M.A.)

Perché la gioia del Signore è la vostra forza.-La gioia di un cristiano:-

Teniamo a mente tre cose:

(I.) Una passeggiata luminosa e felice è uno dei più grandi ornamenti della nostra professione cristiana

(II.) L'indulgenza al peccato, la negligenza nel camminare, l'incoerenza nella conversazione, porteranno sicuramente una nuvola sulla gioia del cristiano

(III.) Solo in Cristo dobbiamo riporre tutta la nostra speranza e fiducia. (J. M. Randall.)

Pura gioia e ispirazione:

Rinfresca ed esalta l'intera natura. Aiuta a fortificare l'anima contro gli assalti del diavolo. Vedete come la gioia di un affetto umano solleverà spesso un giovane dalla gamma delle tentazioni basse e sensuali, e infiammerà la sua anima con ambizioni nobili e degne. Possiamo meravigliarci, allora, che ciò debba valere per la gioia che scaturisce dalla rivelazione della protezione e del favore di Dio? (T. Campbell Finlayson.)

Gioia spirituale:

(I.) I credenti nel Signore Gesù Cristo sono chiamati a gioire. Magari questo fosse più ricordato da noi, e vissuto da noi, e gloriato!

1.) Nessuno, tranne il credente, dovrebbe gioire. Non nego che esista una gioia naturale negli oggetti naturali. C'è una cosa come la gioia naturale che spesso viene suscitata su argomenti spirituali. È come la freccia che passa nell'aria; È come il gelo mattutino: il sole sorge e se ne va. Oh! nessuno può gioire se non il credente nel Signore Gesù Cristo; L'uomo mondano non sa cosa sia la vera gioia. Non puoi spiegarglielo; non può riceverlo; lo chiama entusiasmo, fantasia e immaginazione. Un uomo senza Cristo, un uomo senza grazia, un uomo senza preghiera, un uomo sconsiderato, un uomo senza Dio, un uomo senza speranza, come posso aspettarmi che si rallegri? In quest'unica cosa puoi gioire: puoi gioire che la porta della misericordia non sia chiusa. Per il loro bene, il Signore farà gioire il Suo popolo. Li ama; e perciò comanda loro di essere felici. Per il bene degli altri, Egli voleva che si rallegrassero. Voleva che portassero l'uva, per mostrare il frutto della terra. E non solo, ma per amore del Suo grande nome, per amore della Sua gloria, Egli avrebbe voluto che il Suo popolo gioisse. Poiché Egli stesso è infinitamente felice in Se Stesso, vorrebbe che il Suo popolo si riflettesse

(II.) Come questa gioia non è una gioia naturale negli oggetti naturali, così non è una gioia naturale negli oggetti spirituali, ma è "la gioia del Signore".

1.) È la gioia preminente e peculiare di cui lo Spirito Santo è l'autore. La natura non glielo dà; la natura non lo sostiene. È il frutto dello Spirito Santo: "il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace".

2.) Ma osservate, non è solo la gioia del Signore, ma è la gioia nel Signore. Ciò che fece gioire il cuore dell'eunuco fu Gesù. E se tu ed io lo vediamo con l'occhio della fede in questo momento, ci rallegreremo e ci rallegreremo anche noi. Oh! c'è tutto in Gesù per far gioire l'anima. Che cosa non c'è nella Sua opera, per far gioire l'anima? La completezza della Sua espiazione. Non c'è forse abbastanza motivo nell'incomparabile, maestosa, gloriosa giustizia per rallegrare l'anima?

(III.) Che questa "gioia del Signore" non è solo per il nostro godimento, né per la nostra autogratificazione, ma per rafforzarci. Ci sono due passaggi della Scrittura, sui quali vorrei indirizzare la vostra attenzione qui. In primo luogo, osserva nella prima dell'Epistola ai Filippesi, il venticinquesimo versetto: "E avendo questa fiducia, so che rimarrò e rimarrò con tutti voi per il vostro progresso e la gioia della vostra fede". Vedete come la "promozione" è collegata alla "gioia della fede"; gioia che scaturisce dalla fede, e quella gioia che avanza, avanza, conduce avanti e avanti, nella vita divina. Osservate anche che nel terzo dell'Epistola agli Ebrei, il sesto versetto, c'è quella stessa gioia, "l'allegrezza della speranza", e vedete come essa è collegata alla fiducia della speranza: "se manteniamo salda sino alla fine la fiducia e l'allegrezza della speranza". Abbiamo alcuni esempi preziosi nella Parola di Dio, per mostrare il potere fortificante della gioia. Osservatene uno nel trentesimo del primo giorno di Samuele. Davide era, come voi ed io spesso siamo, "molto angosciato", "perché il popolo parlava di lapidarlo, perché l'anima di tutto il popolo era addolorata, ciascuno per i suoi figli e per le sue figlie; ma...ah! quel "ma", è un volume, è un foglio, "ma Davide si è incoraggiato nel Signore suo Dio". Osservate come questo lo rafforzò. Chiedete: Che cos'è ciò che rafforza per il servizio? È "la gioia del Signore". Prendiamo l'esempio del profeta Isaia. Ora osservate: "E udii la voce dell'Eterno che diceva: Chi manderò e chi andrà per noi? Allora dissi: "Eccomi, mando me". "Allora" disse

(I.) "La gioia del Signore era la sua forza": "dove tu mi hai mandato, io vado". E ora ci sono alcune osservazioni che vorrei fare a mo' di conclusione

1.) In primo luogo, direi, che il credente è posto dal suo patto Dio e Padre in quella posizione che egli richiede giorno dopo giorno un nuovo apporto di forza

2.) Allora sorge ora la domanda: Come mai c'è tanta debolezza tra molti dei veri figli di Dio se la "gioia del Signore" è la nostra forza? Non possiamo rispondere subito: Perché godono così poco della "gioia del Signore"?

3.) Ricordate che questa è una gioia che solo lo Spirito Santo può dare; interrogatelo, dunque, da Lui; aspettatelo; usa ogni mezzo per esso. (J. H. Evans.)

Gioia del Signore:

C'è una gioia che indebolisce le proprie forze. La gioia dell'avaro, la gioia del mondano, la gioia di ogni gratificazione carnale. La forza di un uomo buono è "la gioia del Signore". Osservare-

(I.) La natura della gioia religiosa

1.) È puro

2.) È elevante

3.) È solido

4.) È durevole

5.) È paradisiaco

6.) È divino

(II.) Le condizioni della gioia religiosa. (Recensione omiletica.)

Gioia religiosa:

(I.) Si dice che la gioia di cui si parla qui è "del Signore", e lo è in un duplice senso

1.) Dio lo impartisce: è uno dei frutti dello Spirito Santo Galati 5:22; Romani 14:17

2.) Dio stesso vi partecipa Isaia 65:19; Geremia 13:11; 33:9; Sofonia 3:17

(II.) Si dice che la gioia del Signore sia una forza; ed è così

1.) Perché è di Dio

2.) Perché, in quanto tale, ci permette di affrontare i mali e le delusioni della vita Salmi 4:7. Testimonia ciò che fece per Davide, Daniele, Paolo e Sila

3.) Perché, quando le gioie terrene vengono meno, la "gioia del Signore" rimane ("nessuno vi toglie la gioia"); e sulle stesse rovine del primo il secondo trova spesso il terreno più adatto alla sua crescita

(III.) A cui è data la "gioia del Signore". Viene impartito solo a coloro che:

1.) Che sono in unione e comunione con Gesù Cristo; Questa è la sua vera fonte

2.) Che lo chiedono con fervide preghiere. "Chiedete e riceverete, perché la vostra gioia sia piena" Giovanni 16:24

3.) Che amano Dio e osservano i Suoi comandamenti Salmi 19:8

(IV.) Per quale scopo è dato. È impartito:

1.) Essere come "olio per le ruote della nostra devozione". Le gioie sono le nostre ali, i dolori sono i nostri sproni

2.) Essere una testimonianza interiore a noi stessi che abbiamo il sorriso dell'approvazione di Dio che scende sui nostri sforzi per fare ciò che è "gradito e accettevole ai Suoi occhi"; e-

3.) Essere una testimonianza esteriore che la nostra religione non è il servizio "senza gioia" che il mondo giudica che sia; ma che tutte le sue croci e i suoi appelli alla penitenza e all'abnegazione conducono, anche in questa vita, a una gioia interiore ineffabile e piena di gloria. (C. G. E. Appleyard, B.A.)

La gioia è la nostra forza:

La gioia del Signore è quella sensazione di letizia e di felicità che lo Spirito Santo trasmette all'anima, e mantiene nell'anima, attraverso la conoscenza di Dio nel Suo vero carattere verso di noi

1.) Non ha nulla a che fare con la gioia mondana. È sostanziale, eterno, risplende sempre più luminoso fino al giorno perfetto della sua consumazione nei santi attorno al trono celeste di Dio Galati 3:22; Romani 14:17

2.) Spetta al popolo di Dio gioire nel senso della sua riconciliazione; conoscere la loro salvezza è sicura attraverso la vita di Cristo; per gioire nel glorioso Creatore stesso Romani 5:11

(II.) Molte volte queste brevi parole hanno deliziato l'orecchio del credente e rallegrato il suo cuore

1.) Marco loro eccellenza. Suona come una frase pronunciata nella piena conoscenza del vangelo piuttosto che sotto la legge. Debole e indifeso in voi stessi, lo Spirito può rafforzarvi e fornirvi nuovi motivi e la capacità di piacere al Signore. Dio ha dato il Suo unico Figlio perché sia la nostra gioia e la nostra forza. Abbiamo una città forte Isaia 26:1; Ebrei 6:18; Efesini 6:10

2.) Ma in che modo agisce la gioia nel renderci forti, forti per rinnegare noi stessi, per soffrire, per lavorare per la causa di Cristo? Conosciamo i nostri privilegi in Cristo. Questo ci rende gioiosi e felici

3.) Il cristiano si rallegra dell'opera passata di Cristo, che è morto; nell'opera presente, l'intercessione; nel futuro lavorate, tornando di nuovo in maestà, per dotare i Suoi servi della beatitudine eterna Romani 8:32

4.) Ancora una volta, la gioia nel Signore permetterà al cristiano di compiere opere per la gloria di Dio e il bene degli altri. Sappiamo che il "cuore" o lo "spirito" permetteranno al concorrente di superare uno sforzo straordinario. Lo stesso vale per il soldato, per l'operaio, per tutti coloro che devono sforzarsi con il corpo o con la mente. Lo stesso vale per il cristiano. (F. Trincea.)

Gioia cristiana:

Che pochi uomini siano profondamente felici è fin troppo vero. Né è difficile spiegare l'incapacità universale da parte dell'uomo di comprendere i desideri della sua anima

1.) Le fonti a cui attinge possono essere prosciugate

2.) La soddisfazione che queste risorse producono è una quantità misurabile

3.) Gli uomini non sono felici, perché cercano la felicità come fine e non come mezzo. Ora, se il cristianesimo è divino, realizzerà per me ciò che non posso fare da solo. Pretende di dare agli uomini la vera felicità duratura, perché apre una fonte perenne. In altre parole, la fonte della gioia cristiana è Dio. Questa gioia è il segreto della forza cristiana

(I.) La fonte della gioia cristiana è Dio. Non senza significato che uno degli attributi divini è la "beatitudine". Dio è assolutamente felice in se stesso e felice in relazione alle sue creature

1.) Possiamo capire qualcosa del carattere e dell'indole di un uomo dalle sue opere. Ora le opere di Dio sono piene di gioia. C'è gioia nei ruscelli, nei boschi, nei prati, nei campi di grano

2.) Come in natura, così nella grazia. La Bibbia, da cima a fondo, merita la conclusione. La Vecchia Dispensazione è uno schema molto più luminoso e più bello di quanto molti studenti superficiali permettano. La Legge, i Profeti, i Salmi sono pieni di dichiarazioni che il popolo di Dio è un popolo felice. Mosè: "Beato te, Israele, o popolo salvato dal Signore!" Davide: "Beato il popolo che conosce il suono gioioso!" Isaia: "Attingerete con gioia acqua dai pozzi della salvezza". E quando ci rivolgiamo al Nuovo Testamento la testimonianza diventa schiacciante. L'"Uomo dei dolori" andò alla casa del banchetto per santificarla con il sole della Sua presenza, e alla casa del lutto per renderla raggiante della Sua gioia eterna. Uno dei Suoi ultimi lasciti fu questo: "Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia rimanga in voi e la vostra gioia sia completa".

(II.) La gioia di Dio è forza

1.) La gioia del Signore è la nostra forza per il servizio. Nessun uomo può lavorare bene se non c'è il suo cuore. I tre elementi essenziali di un servizio di successo sono la forma fisica, il divertimento, l'entusiasmo. Dio ha un'opera per tutti che è in armonia con le migliori potenze di ciascuno

2.) La gioia del Signore è la nostra forza contro la tentazione. Siamo tentati di dubitare, ma la gioia del Signore ci darà una risposta sufficiente a tutte le domande ansiose. Siamo tentati di avere paura, ma la paura è figlia del dubbio o del sospetto. Noi siamo tentati dai piaceri del peccato, ma le vie di Dio sono le vie della piacevolezza

3.) La gioia del Signore è la nostra forza per la perseveranza. Cristo: "Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi animo", ecc. Giovanni 16:33. Paolo: "Io sono pieno di conforto", ecc. 2Corinzi 7:4

(III.) La gioia del Signore, quindi, diventa una legge cristiana di vita. Ingratitudine per non accettare i ricchi provvedimenti che Dio ha fatto per i bisogni più profondi dello spirito umano. E, inoltre, questa disposizione è in relazione al nostro dovere come mezzo per raggiungere un fine. Trascurare le nostre gioie significa lasciare il nostro lavoro incompiuto. Ma forse si dice che le nostre emozioni sono creature delle circostanze. Ma allora non siamo le creature delle circostanze. L'uomo che rivolge i suoi pensieri a se stesso crea per se stesso un'atmosfera in cui non ci può essere gioia. Distogliete lo sguardo da voi stessi verso Dio. "Camminate nella luce, come Egli è nella luce". Oppure, se devi guardare a te stesso, lascia che sia come "accettato nell'Amato"; se al passato, come perdonato; se al presente, come pieno del favore divino; se in futuro, come luminoso con tutte le promesse di Dio. (J. W. Burn.)

Forza e gioia:

La forza fisica di un uomo come lavoratore è non di rado considerata come la misura del suo valore; Ma la forza mentale è tanto superiore a quella fisica quanto l'anima lo è al corpo. La debolezza fisica spesso coesiste con la forza mentale; ma sia la forza fisica che quella mentale possono essere trovate in combinazione con la più profonda debolezza spirituale

(I.) La gioia umana è identica alla gioia divina

1.) La gioia dell'espiazione con Dio. Dio e l'uomo espiato con la morte di Cristo, de facto come de jure, produce gioia in Dio e nell'uomo. "Noi ci rallegriamo in Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale abbiamo ricevuto anche l'espiazione".

2.) La gioia dell'amore ricambiato. Antecedente alla riconciliazione con Dio, il Suo amore per noi è amore di pietà e compassione; ma espiato in Cristo, l'amore di Dio per noi è quello della stima morale, e il nostro amore per Lui è la ripercussione del Suo amore per noi. "Lo amiamo perché Lui ci ha amati per primo". "Se qualcuno mi ama", ecc. Giovanni 14:23

3.) Gioia del carattere assimilato. Come elemento del regno di Dio, la gioia è un attributo divino, ereditato da coloro che sono "uno con Cristo". "Affinché si compia la mia gioia" Giovanni 17:13. "Affinché tutti siano uno", ecc. Giovanni 17:21. La forza e la gioia divine sono la nostra eredità eterna

(II.) La forza umana è generata dalla gioia divina

1.) Come sperimentato nella libertà dalla paura dell'uomo. "Temi solo il Signore" è una delle prime lezioni della virilità cristiana. Il timore di Dio annienta il timore dell'uomo, che sempre "porta un laccio".

2.) Come sperimentato nella libertà dalla paura della morte. In realtà nella nascita ci prendiamo la morte; ma nella morte cristiana muore la morte. "Affinché mediante la morte egli distrugga", ecc. Ebrei 2:14-15.

3.) Come sviluppato in tutta l'azione santa e la perseveranza. La forza della salute deve essere operativa. Usare è guadagnare forza. "Vanno di forza in forza" Salmi 84:7. (Omileta.)

Rafforzare l'influenza della gioia cristiana:

Un uomo cupo è generalmente moralmente debole. "Un cuore allegro fa bene come una medicina" e si medica. Gli uomini sono stanchi di pensieri cupi e sono disposti a sbarazzarsene; Di qui il pericolo di scivolare dalla teologia dura all'infedeltà. Cristo venne con la "buona novella". Rafforza l'influenza della gioia cristiana manifestata negli elementi di essa

1.) La gioia della fede si rafforza. La fede è l'allargamento della mente, il vedere l'uomo in relazione al Creatore, un sistema di provvidenza, amore redentore, immortalità, ecc. È la pazienza intellettuale, la "trave a traliccio" dell'anima

2.) La gioia di una coscienza libera è rafforzante. Nessun uomo ha il coraggio di compiere un alto dovere se non conosce un passato perdonato. La Croce ha fatto di più per edificare il carattere di quanto non abbia fatto la legge

3.) La gioia della compagnia e dell'aiuto divini è rafforzante. La dipendenza da Dio non distrugge il coraggio dell'autosufficienza; proprio il contrario. Bismarck disse che senza la sua fede nel proposito di Dio con lui, non avrebbe avuto il coraggio di mantenere il portafoglio tedesco un solo giorno. Leggete il "Calvinismo" di Froude per l'influenza della fede divina sull'impresa delle nazioni. Gibbon spiega l'adempimento delle profezie assumendo che la fede nella presenza di Dio e nel piano per esse abbia dato agli uomini la capacità di realizzare le predizioni

4.) La gioia dell'amore per Cristo è rafforzante. Serviamo sempre volentieri, con pazienza, con fermezza, a seconda di come mettiamo il cuore nel dovere. (Recensione omiletica.)

Il dovere e l'utilità della gioia cristiana:

In tutti i sistemi teologici umani il terribile ha preponderato sull'amabile, il severo sul gentile, nelle concezioni della natura divina. I contorni del volto eterno, come immaginato dalla creatura, sono stati severi; come rivelato dal Creatore, sono indicibilmente gentili. Perciò nelle descrizioni bibliche del cielo, l'aumento della felicità e della vicinanza all'Onnipotente vanno di pari passo. Quindi, ancora una volta, la gioia, non il dolore, è lo stato d'animo con cui siamo incoraggiati a presentarci dinanzi al Signore. La connessione tra la gioia e Dio è messa in evidenza in modo sorprendente da Neemia. Il ricongiungimento con Dio non deve essere macchiato dal pianto, poiché Dio è un Dio di gioia; e il raduno alla Sua presenza sulla terra deve essere una parte anteriore dell'adunanza celeste. Perciò colui che a Babilonia alla tavola del re non poteva reprimere le proprie lacrime - quale strana ombra di una grande verità era quella tradizione pagana secondo cui nessun segno di dolore deve essere mostrato nella sala di presenza di un monarca? - quindi non permette che si lamenti a Gerusalemme

(I.) La gioia del Signore: che cos'è?

(II.) In che modo costituisce la forza morale di un uomo? È stato giustamente osservato che anche l'allegria degli spiriti animali è di grande aiuto alla virtuosità. Ci sono certe tentazioni per le quali un temperamento gioioso è allo stesso tempo un ostacolo. Ad esempio, la durezza nel giudicare gli altri, la malizia, l'orgoglio, difficilmente possono coesistere con la luminosità e l'allegria del cuore. Molte tentazioni svaniscono subito quando si gode l'allegria interiore. La forza dello sforzo si ravviva dopo il dolore dall'abitudine di guardare il lato più luminoso. C'è un modo speciale in cui la gioia in Dio è essenzialmente forza. Ci si potrebbe chiedere, che cosa significa essere la guardia dell'uomo non istruito contro l'incredulità? Che cosa presidierà la sua anima contro il tratto infedele? Rispondo, la "gioia del Signore", quella segreta compiacenza che egli raccoglie consapevolmente dalla pratica dei comandamenti del cristianesimo e dal riposo nelle dottrine del cristianesimo. Insegna a un uomo a trovare la felicità nelle sue domeniche, la gioia nell'andare alla casa di Dio, intrecciando i piaceri della sua vita con i misteri della sua fede, e l'ondata dell'incredulità si abbatterà solo su di lui. È quando si separa il piacere dal dovere; dando alle cose del tempo tutti i colori splendenti, e alle cose dell'eternità tutte le tenebre; Allontanando gli uomini da ciò che vogliono, per pagare il debito di un omaggio noioso, forzato e privo di interesse a Dio, invece di rendere tale omaggio in sé un piacere: è allora che si crea la tentazione di rifiutare l'omaggio, e una tentazione all'incredulità che viene in secondo luogo a giustificare tale rifiuto. Quando la lampada si spegne nel tempio del Signore, quale meraviglia c'è se il mondo se ne sta in disparte? (Bp. Woodford.)

Fonti di felicità:

La felicità, nel senso più alto della parola, non è una qualità portata nell'anima dall'esterno, ma una musica che fluisce da qualità già esistenti nell'anima. Le circostanze, gli ambienti, i possedimenti e le occupazioni possono influenzare l'armonia, ma è l'accordarsi delle capacità dell'anima con la nota chiave della musica del cielo che è la fonte segreta della felicità. Non ci può essere felicità senza religione. L'uomo più veramente religioso dovrebbe essere l'uomo più felice. L'oggetto della religione di Cristo è il servizio santificato; il fine di quella religione è la nobiltà di carattere, l'onestà di condotta, la purezza di cuore, la veridicità, il sacrificio di sé, gli scopi elevati, le ricerche divine. Tutta la felicità di un uomo cristiano verrà dall'esercizio delle sue facoltà, nell'accordarsi di tutte le sue capacità ed energie con la volontà divina e con le leggi eterne della verità, della rettitudine, della giustizia e della rettitudine. Così la musica della vita è sviluppata dalle nostre stesse dita dalle capacità che noi stessi possediamo. Per garantire la massima felicità...

(I.) Abbiate obiettivi elevati e perseguiteli con avidità. Le nostre facoltà producono felicità solo quando sono in movimento, proprio come la corda dell'arpa fa musica solo quando vibra. Molte vite, quindi, sono miserabili perché trascorse nell'indolenza; Molti altri sono stonati e senza musica perché vengono sprecati in attività indegne

(II.) Custodisci lo spirito di contentezza

(III.) Mantenete sempre una fede costante in Dio e nella provvidenza che governa il mondo. (W. J. Hocking.)

Gioia:

La bontà di Dio nei Suoi rapporti provvidenziali con noi, e nell'economia generale del mondo, si dimostra non tanto con l'offerta di ciò che è necessario, quanto con l'offerta di ciò che eccede lo stretto necessario per vivere. Chiamare all'esistenza delle creature, e poi non fare alcun provvedimento per la loro esistenza, significherebbe non tanto mancanza di benevolenza, quanto incoerenza dispotica e inettitudine capricciosa. Nei nostri Giardini Zoologici, con le loro concessioni regolamentari agli animali, c'è appena quanto basta per soddisfare le esigenze della necessità; ma Dio crea quell'ambiente meraviglioso in cui, lasciati a se stessi, questi animali trovano non solo una nuda sufficienza che rende possibile la vita, ma una profusione di condizioni e caratteristiche favorevoli che rendono la vita degna di essere vissuta. L'allodola che si libra verso il cielo; il branco di ippopotami che si divertono in un fiume africano; il branco di balene che sparano le loro fontane di schiuma, o che si crogiolano placidamente sulla superficie riscaldata dal sole della baia: questi e mille altri oggetti sembrano tutti dare la stessa testimonianza che Dio ha provveduto, non solo per il mantenimento, ma per il godimento, delle Sue creature. Se Egli mostra la Sua bontà verso gli animali inferiori circondandoli di tutto ciò che sembra necessario per il loro godimento della vita, è solo ragionevole supporre che Egli prenderà un provvedimento simile per l'uomo. Tale disposizione è contenuta nella rivelazione evangelica. L'uomo chiede la felicità, e Dio si propone di dargli gioia; chiede sicurezza, e Dio si propone di dargli la pace; chiede la permanenza, e Dio propone di dargli la vita eterna; chiede soddisfazione, e Dio non gli offre niente di meno che se stesso. Se gli uomini potessero essere persuasi che c'è più vera felicità nel servire Dio che nel servire se stessi, nel fare il bene che nel fare il male, Satana sarebbe derubato della sua arma preferita e vedremmo presto il mondo intero trasformato. Ma come si può fare questo? Le vite felici che sono felici perché sono sante hanno più probabilità di parlare con forza ai cuori dei bambini di questo mondo rispetto a qualsiasi quantità di teorizzazione teologica. Questo era uno degli argomenti più potenti impiegati dal cristianesimo primitivo. La vera gioia nella religione, una gioia che accompagnava gli uomini nella loro vita quotidiana e illuminava tutte le loro esperienze; Una gioia indicibile e piena di gloria: tutto questo era del tutto nuovo nella storia del mondo, e doveva sembrare proprio ciò che il mondo voleva. Ciò che un mondo stanco desidera oggi è la testimonianza di volti luminosi e di cuori che si legano, così come di lingue gioiose, del fatto che il regno di Dio non è solo giustizia, ma pace e gioia nello Spirito Santo. La Chiesa di Cristo è debole oggi perché c'è così poca gioia in essa. La gioia, quindi, è destinata a svolgere un ruolo importante nell'esperienza cristiana. Faremo bene a considerare...

(I.) La fonte da cui procede

1.) La gioia è menzionata accanto all'amore tra i frutti dello Spirito, e questo ordine è solitamente illustrato nell'esperienza spirituale. La gioia è uno dei primi segni della nuova vita; Se c'è gioia in cielo per il peccatore salvato, non c'è da meravigliarsi che ci sia gioia sulla terra nella coscienza della salvezza del peccatore

2.) È anche il prodotto della nuova e meravigliosa influenza che scuote l'anima fino alla sua profondità quando siamo restituiti ai nostri giusti rapporti con il Divino, il potente impulso di una rinnovata vitalità. C'è sempre qualcosa di essenzialmente gioioso nello sgorgare di una nuova vita. Come in natura, così è nella grazia. La nuova vita che nasce è davvero un Isacco, un figlio della risata. Quando lo Spirito Divino entra e prende possesso della nostra natura vivificata, porta necessariamente con sé la Sua gioia

(II.) Le caratteristiche che gli appartengono

1.) Come la gioia scaturisce da un rinnovamento delle nostre giuste relazioni con Dio, così dipende dal mantenimento di tali relazioni. San Pietro ci dice che è in Colui "che non avendo visto che amiamo" che "ci rallegriamo di una gioia ineffabile e piena di gloria", e Paolo, "Rallegratevi nel Signore". Per due volte parla della gioia nello Spirito Santo

2.) C'è sempre qualcosa in Dio di cui possiamo rallegrarci (Ab. 3:17, 18). È questa caratteristica della vera gioia spirituale che eleva coloro che la possiedono al di sopra delle circostanze di cui possono essere circondati, e che rende loro possibile realizzare nella loro esperienza ciò che può sembrare un paradosso: "doloroso, eppure sempre gioioso".

3.) Questa gioia è accresciuta da tutto ciò che è in accordo con la mente e la volontà di Dio. Ciò che causa gioia a Lui, provoca gioia in modo abbastanza naturale a coloro la cui gioia è in Lui. Così abbiamo...

(1) La gioia della calma acquiescenza alla volontà divina

(2) La gioia della cooperazione nell'opera divina

4.) L'intensità di questa gioia sarà proporzionale alla sua purezza. Conclusione: Ci si potrebbe chiedere: Come possiamo ottenere questa gioia? Rispondo:

1.) Smetti di cercare la gioia fine a se stessa. L'abnegazione di sé è la condizione della gioia superiore, e quando perseguiamo la gioia per se stessa, non stiamo rispettando questa condizione

2.) Ricorda che la gioia è un frutto dello Spirito e non puoi far crescere i frutti. È la vita che produce il frutto; ma devi fare in modo che la vita abbia un buon svolgimento. Attenzione alla perdita della comunione. Guardatevi dalla disobbedienza. Esercitati nella contemplazione, nella lode e nell'adorazione adorante. L'albero ha bisogno di essere baciato dal sole se i suoi frutti devono essere maturi e perfetti; e nulla deve frapporsi tra noi e la luce del Suo volto se vogliamo che la nostra gioia sia perfetta. In cielo sarà tutta gioia, perché in quella bella terra Dio fa a modo suo. (W. H. M. H. Aitken, M.A.)

Sulla gioia religiosa, come dare forza e sostegno alla virtù:

(I.) Che nella pratica dei doveri religiosi si trova una gioia interiore, qui chiamata "la gioia del Signore".

1.) Gioia è una parola di vario significato. Dagli uomini del mondo è spesso usato per esprimere quei lampi di allegria che sorgono da indulgenze irregolari di piacere sociale. Si comprenderà facilmente che la gioia qui menzionata non ha nulla di simile a questa; ma significa una gioia tranquilla e placida, un compiacimento e una soddisfazione interiori, che accompagnano la pratica della virtù e l'adempimento di ogni parte del nostro dovere

2.) Per accertare ciò, consideriamo la disposizione di un uomo buono rispetto a Dio. Quando consideriamo in che modo la religione esige che un uomo buono sia affetto da Dio, apparirà subito che la pietà razionale e illuminata apre su di Lui quelle vedute che devono comunicare gioia. Lo presenta non come un terribile Sovrano sconosciuto, ma come il Padre dell'universo, l'amante e il protettore della giustizia, sotto il cui governo tutti gli interessi dei virtuosi sono al sicuro. Con gioia l'uomo buono segue il Creatore in tutte le sue opere, e le vede dappertutto riflettendo un'immagine della sua suprema perfezione. In mezzo a quella presenza divina egli dimora con riverenza, ma senza terrore. Cosciente della rettitudine delle proprie intenzioni e della fedeltà del suo cuore a Dio, egli si considera, di notte e di giorno, sotto la protezione di un guardiano invisibile. Egli ascolta le graziose promesse della Sua Parola. Con conforto egli riceve le dichiarazioni della Sua misericordia all'umanità, per mezzo di un grande Redentore. Tutti i vari esercizi devozionali di fede e di fiducia in Dio, tutte le cordiali effusioni d'amore e di gratitudine a questo Supremo Benefattore negli atti di preghiera e di lode, danno spazio a quei sentimenti del cuore che sono del tipo più piacevole. Ma qui si può obiettare: Non ci sono forse mortificazioni e dolori che appartengono particolarmente alla pietà? Che diremo delle lacrime di pentimento, e di quell'umiliazione della confessione e del rimorso che può, a volte, incombere sui più pii, in questo stato di infermità umana? A questo rispondo, in primo luogo, che, sebbene ci possano essere periodi di dolore e di sconforto in un corso di pietà, tuttavia ciò non è in contraddizione con la gioia del Signore che è, nel complesso, il carattere predominante dello stato di un uomo buono; poiché è impossibile che, durante questa vita, la luminosità perpetua possa rimanere in qualsiasi quartiere, senza qualche nuvola oscura. Ma devo osservare, poi, che anche i dolori penitenziali e le dilazioni di un cuore pio non sono privi di soddisfazioni. Un certo grado di piacere si mescola alle lacrime che il reo che ritorna versa

3.) Quando consideriamo, poi, la disposizione di un uomo buono verso i suoi simili, troviamo qui la gioia del Signore che esercita pienamente la sua influenza. Quel temperamento mite e benevolo a cui è formato dalla virtù e dalla pietà; Un temperamento che è libero da passioni invidiose e maligne, e che sa guardare con occhio di candore e umanità i caratteri circostanti, è una costante sorgente di allegria e serenità. Riguardo a quella parte della religione che consiste nel governo della mente di un uomo, delle sue passioni e dei suoi desideri, si può pensare che non ci si debba aspettare molta gioia, perché lì sembra che la religione si ponga su una mano severa e restrittiva. Ma anche qui si troverà che la gioia del Signore ha luogo. A una persona appena riscattata dagli eccessi dell'indulgenza sensuale, le restrizioni imposte dalla virtù appariranno, a prima vista, rozze e mortificanti. Ma che cominci ad abituarsi a una vita regolare, e il suo gusto sarà presto rettificato, e i suoi sentimenti cambieranno. Nella purezza, nella temperanza e nell'autogoverno si trova una soddisfazione nella mente simile a quella che risulta dal godimento della perfetta salute nel corpo. L'uomo è allora consapevole che tutto è sano dentro di sé. Non c'è nulla che roda il suo spirito; che lo fa vergognare di se stesso, o scompone il suo godimento calmo e ordinato della vita. La sua coscienza testimonia che agisce onorevolmente. Gode della soddisfazione di essere padrone di se stesso. Sente che nessun uomo può accusarlo di degradare il suo carattere. Da questo piccolo schizzo appare chiaramente che c'è una soddisfazione interiore, giustamente chiamata "la gioia del Signore", che attraversa tutte le parti della religione. Questa è una visione della religione molto diversa da quella che viene intrattenuta da coloro che la considerano come uno stato di penitenza perpetua. Ma ciò che ci interessa ora osservare è che qualche esperienza di questa gioia del Signore che ho descritto entra come parte essenziale nel carattere di ogni uomo buono. In proporzione al grado della sua bontà, al suo miglioramento e progresso nella virtù, sarà il grado della sua partecipazione al piacere e alla gioia della religione

(II.) Mostrare sotto quali aspetti la gioia del Signore è giustamente detto che è la forza dei giusti

1.) In primo luogo, è il principio animatore della virtù; Sostiene la sua influenza e la aiuta a diventare perseverante e progressista. L'esperienza può insegnarci che poche imprese sono durature o di successo se non sono accompagnate da alcun piacere. Se la religione di un uomo viene considerata semplicemente come un compito che gli è stato prescritto, che egli sente gravoso, non è probabile che egli si costringa a lungo ad agire contro l'inclinazione dell'inclinazione. È solo quando sente qualcosa dentro di sé che lo attrae al suo dovere che ci si può aspettare che sia costante e zelante nell'adempimento di esso. Si è mai scoperto che una persona progrediva molto in un'arte o in uno studio, sia di tipo liberale che meccanico, in cui non provava alcun piacere? Il senso del dovere può talvolta esercitare la sua autorità, anche se non ci sono sensazioni di piacere ad aiutarlo. La fede in quei principi religiosi nei quali siamo stati educati, e il timore di future punizioni, nei casi in cui non ci assale una forte tentazione, ci tratterranno dal commettere crimini atroci, e produrranno una certa regolarità di condotta esterna. Ma nelle occasioni in cui l'inclinazione o l'interesse inducono a qualche trasgressione della virtù, che la sicurezza o la segretezza incoraggiano, e che l'esempio del mondo sembra tollerare, c'è da pensare che la coscienza manterrà allora la sua posizione con uno che non è mai stato attaccato alla virtù per se stesso, e non ha mai provato alcuna gioia nel seguire i suoi dettami? Ma queste sono le occasioni in cui la gioia del Signore mette alla prova la forza dell'uomo giusto. Abituato a provare piacere nel fare il suo dovere; abituato a guardare Dio con gioia e compiacimento, e a sentirsi felice in tutti gli uffici di gentilezza e umanità verso gli uomini che lo circondano; Abituato a rallegrarsi di una coscienza pura, di un cuore puro e della speranza della beatitudine celeste, non può pensare di separarsi da tali soddisfazioni per amore di una bustarella mondana. C'è qualcosa nel suo cuore che implora la religione e la virtù

2.) In secondo luogo, la gioia del Signore è la forza dei giusti, come è il loro grande sostegno nelle difficoltà e nelle prove della vita. Dal punto di vista che abbiamo ora assunto sull'argomento, deve apparire chiaramente che per chiunque desideri possedere lo spirito e sostenere il carattere della bontà e della virtù genuine, è un obiettivo molto desiderabile e importante, acquisire un gusto prevalente per i piaceri della religione. Raggiungere questo spirito, considerare l'adempimento del nostro dovere come il nostro piacere e la nostra felicità, non è certamente incompatibile con il nostro attuale stato di infermità. Non è altro che ciò che gli uomini buoni hanno spesso raggiunto, e lo hanno testimoniato, che il loro diletto era nella legge di Dio; che i Suoi statuti erano dolci al loro palato; che li avevano presi in eredità per sempre, perché erano la gioia del loro cuore: "Mi diletto a fare la tua volontà, o mio Dio; La tua legge è nel mio cuore". È quindi di grande importanza che vengano impiegati tutti i mezzi appropriati per formare il nostro gusto interiore a un giusto gusto per questa gioia del Signore. (H. Blair, D.D.)

Il vangelo della gioia:

La prima opera dello Spirito Santo è quella di convincere del peccato, ma questa non è affatto la Sua unica opera. È solo in preparazione per un'altra e più benedetta opera

(I.) Cosa si intende per gioia del Signore

1.) Della gioia del Signore si parla molto nelle Sacre Scritture; a volte si dice che il Signore stesso gioisca per il Suo popolo; di Cristo è detto: "Per la gioia che gli è stata posta dinanzi", così anche in prospettiva della sua morte, Egli si rallegra per il peccatore veramente pentito. Quando il Signore assicura al Suo popolo la sua salvezza da ogni pericolo e da ogni nemico, dice: "Il Signore tuo Dio è potente in mezzo a te, egli la salverà, si rallegrerà di te con gioia". Allo stesso modo anche loro sono esortati a gioire in Lui: "I figli di Sion gioiscano nel loro Re". Infatti, il vangelo stesso è un vangelo di gioia. Come tale fu annunciato dall'angelo ai pastori: "Ecco, io vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo". E troviamo che la predicazione di quel vangelo era motivo di gioia per i poveri peccatori ai quali era stato inviato. Filippo, ci viene detto negli Atti, "scese nella città di Samaria e predicò loro Cristo", e la conseguenza fu che ci fu grande gioia in quella città. Ora troveremo che la loro gioia è sorta da una triplice fonte:

1.) Ciò che il Signore aveva fatto per loro. Il Signore li aveva riportati in vita da una miserabile e degradante prigionia. Li aveva liberati dal giogo di Babilonia; erano stati protetti e liberati in un modo più meraviglioso; furono restaurati a Sion, la città delle loro solennità; Il cuore del re si era intenerito nei loro confronti e sotto la sua autorità e protezione stavano ottenendo un insediamento sicuro nella loro terra. Sicuramente questo era motivo di gioia. Quando guardavano le difficoltà che si frapponevano sul loro cammino e i passi attraverso i quali il Signore li aveva guidati, non potevano che gioire

2.) Cosa farebbe il Signore per loro. Infatti, anche prima che prendessero possesso del paese di Canaan, mentre erano sotto la guida di Mosè e sotto la cura speciale del Signore nel deserto, in previsione dei loro pericoli e peccati futuri, il Signore aveva dichiarato, anche nelle loro più grandi ristrettezze e nelle più pressanti difficoltà, sebbene quelle stesse ristrettezze e difficoltà fossero causate dai loro peccati, che non avrebbe mai dimenticato la Sua alleanza e li avrebbe comunque ricevuti con misericordia Levitico 26:40-45

3.) Che il popolo ha capito tutto questo. Quando Esdra lesse nel libro della legge di Dio, lo fece "distintamente, e diede il senso, e fece loro capire la lettura" (versetto 8)

(II.) I suoi effetti felici. Quando Neemia invitò il popolo a gioire così nel Signore, disse loro allo stesso tempo quale effetto avrebbe prodotto in loro. Sarebbe la loro forza

1.) Sosterrà il cristiano in tutte le difficoltà. Questo mondo non è un mondo di agi e prosperità per i figli di Dio

2.) Lo sosterrà in tutte le sue tentazioni

3.) Incoraggiarlo nell'adempimento di tutti i doveri. Renderà piacevoli i doveri che senza di essa sarebbero gravosi e fastidiosi

4.) Lo incoraggerà nella preghiera. Chi ha la gioia del Signore per la sua forza, non vive della sua gioia, né della sua forza. La sua vita è nel Signore e, nella misura in cui vive di Lui, ha gioia e forza sia nel Signore che dal Signore

5.) Incitatelo a tenersi stretto fino alla fine. Colui che ha la gioia del Signore per la sua forza non si fermerà nelle conquiste presenti. Le gioie che sono in serbo per il popolo di Dio sono molto più grandi di quelle già assaporate

(1) Quanto si sbagliano molte persone sulla natura della vera religione

(2) Scopri cosa dovresti essere ansioso di ottenere. Nessuno può gioire in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo finché non ha ricevuto l'espiazione

(3) Che grande differenza tra le gioie vuote del mondo e le gioie solide del vangelo! (G. Maxwell, B.A.)

La gioia del Signore è la tua forza:

(I.) La nostra gioia nel Signore è l'effetto della Sua gioia in noi. Come, per esempio, lo splendore delle stelle della notte deriva dal sole invisibile, così la luce della nostra gioia risplende dal volto del Sole di Giustizia, che è il Dio-Uomo, Cristo. Ora, la gioia di Dio nel Suo popolo è la più meravigliosa, come troviamo nel Salmo centoquarantasette, l'undicesimo versetto. Nel mondo morale tutta la felicità e la gioia non sono altro che riflessi della luce del cielo. La pace e l'ordine non sono che gli echi del Suo Santo Spirito, in mezzo ai tumultuosi agitamenti e alle confusioni di questo mondo. Ancora: altri mondi non caduti potrebbero causare gioia a Dio; poiché ricordate, Dio deve rallegrarsi della Sua immagine, che si riflette più perfettamente nella creazione non decaduta; per esempio, gli angeli sono uno specchio perfetto, in cui si riflette la Sua immagine. Hanno maggiori capacità di comprendere le perfezioni di Dio. Ma notate la piccolezza della mente dell'uomo. Se confrontiamo i nostri modi di sentire gli uni verso gli altri, troveremo che il filosofo non si diletta della compagnia degli ignoranti, ma piuttosto la disprezza, e cerca la compagnia di coloro che si muovono in un elemento più congeniale. Quindi è meraviglioso che Dio si compiaccia di noi, creature peccatrici cadute. Ma la misura della gioia di Dio in noi è ancora più meravigliosa quando arriviamo a considerare il linguaggio di Davide nel Salmo centotrentacinquesimo e nel quarto versetto, in cui è scritto dei Suoi figli ribelli: "Poiché il Signore ha scelto Giacobbe per sé e Israele per il suo particolare tesoro". Il popolo di Dio è chiamato anche la Sua parte, come leggiamo nel Deuteronomio, il trentaduesimo capitolo e il nono versetto"Perché la parte del Signore è il Suo popolo. La gioia di Dio nel Suo popolo, come leggiamo in Efesini, il primo capitolo e il decimo e l'undicesimo versetto, è la causa della ricca eredità che Egli ha provveduto per loro: "affinché, nella dispensazione della pienezza dei tempi, egli riunisca in uno tutte le cose in Cristo, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, sì, in lui, nel quale anche noi abbiamo ottenuto un'eredità, essendo predestinati secondo il proposito di colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà". Ma dobbiamo ricordare anche le altre e innumerevoli fonti di gloria per Dio, cioè la gloria del regno della natura che si estende lungo l'infinito e che è riempito solo della bellezza e della maestà della Divinità stessa. Ma non c'è da meravigliarsi che Dio si rallegri in noi, quando riflettiamo su di esso, perché Egli è più glorificato in noi che in qualsiasi altra parte della Sua creazione, considerando che l'opera di redenzione imprime un valore su di noi; poiché la natura umana, e nessun'altra, è stata assunta nella Divinità, così che la nostra condizione decaduta ha aperto una via per glorificare Dio. Sia che consideriamo la Sua misericordia o la Sua giustizia, la Sua longanimità o il Suo amore, che sono stati tutti esercitati e glorificati dal piano di redenzione, Dio si rallegra per il teatro in cui la Sua gloria si manifesta tra i Suoi figli redenti piuttosto che per gli angeli, proprio come un genitore gioisce più per il figlio malato ristabilito in salute che per quello naturalmente robusto e forte. Dio benedice altri mondi per mezzo del nostro

(II.) Consideriamo ora la nostra gioia nel Signore. Noi abbiamo più motivo di rallegrarci nel Signore che i Giudei, perché la nostra liberazione è da una cattività peggiore, cioè dalla schiavitù del peccato. Neemia non poteva porre davanti al suo popolo nient'altro che una lontana speranza delle cose avvenire. Poiché quanto devono essere state indistinte le loro opinioni sul Salvatore promesso in confronto alle nostre!

(III.) La gioia del Signore è la nostra forza. Uno spirito spezzato ci squalifica per l'azione. "Un cuore allegro fa il bene come una medicina; ma uno spirito spezzato inaridisce le ossa"; mentre, al contrario, uno spirito gioioso dispone l'uomo all'azione, come si può vedere nel Salmo cinquantuno, e nel dodicesimo e tredicesimo versetto: "Restituiscimi la gioia della tua salvezza e sostienimi con il tuo libero Spirito: allora insegnerò ai trasgressori le tue vie e i peccatori si convertiranno a te". Si ammette che la condizione degli spiriti animali abbia una potente influenza su tutte le nostre facoltà. Il dolore e lo sconforto innervosiscono il corpo e la mente e tolgono la forza dello sforzo. L'adempimento dei nostri diversi doveri dipende dallo spirito con cui vengono condotti; perché un servo terreno, che rimugina sulle sue disgrazie, sarebbe inadatto alla sua posizione nella vita. Il soldato che entra nel campo di battaglia deve avere spirito e coraggio per affrontare il nemico. Allo stesso modo un cristiano deve sentirsi competente per l'incontro con i suoi doveri spirituali e con i suoi nemici. Nessun uomo può dedicarsi diligentemente e allegramente a qualsiasi dovere, a meno che non abbia la speranza di avere successo nell'adempimento di esso. In conclusione, consideriamo come si deve raggiungere questa forza. Non può essere procurato da alcun processo intellettuale di ragionamento, né è la creatura dell'immaginazione. Dobbiamo muoverci in un'atmosfera di santità per assicurarla; perché la gioia del cristiano è il frutto di un altro clima. Dobbiamo imbarcarci per una terra straniera. È il frutto dell'albero della vita, e deve essere colto dalla mano della fede. Dobbiamo arrenderci alla guida dello Spirito Santo; le nostre anime devono essere accordate e risintonizzate alle armonie del cielo da Lui. La gioia è la voce dell'ordine e della pace nell'anima; e Dio lo Spirito Santo, che si è mosso sulle acque oscure della creazione, deve soffiare sulle passioni rabbiose della nostra natura decaduta per produrre questo risultato. (G. F. Galaher, M.A.)

La gioia di Dio è la nostra forza:

La verità su cui vorrei richiamare la vostra attenzione è questa: che nonostante la miseria, la vergogna, il conflitto della vita umana - una miseria, una vergogna e un conflitto che sono acutamente sentiti da Colui la cui natura è simpatia e il cui nome è Padre - c'è in Dio una gioia profonda, duratura, essenziale; e che questa gioia è la forza del suo popolo

(I.) La gioia essenziale di Dio. Questo si vede...

1.) In natura. Tutte le cose semplici della natura sono gioiose: i fiori e i frutti, i boschi e i ruscelli, i prati e le brezze, il canto degli uccelli, i movimenti degli animali, l'incontenibile allegria dei bambini. Tutte le cose forti della natura sono magnificamente gioiose. Il sole, il mare, la tempesta, ecc. Che cosa dobbiamo pensare di Lui, che cosa deve essere, che ha costituito l'uomo in modo tale che l'aspetto stesso del mondo in cui vive gli fornisca impulsi inestinguibili di gioia. Il costruttore è conosciuto per il suo lavoro; i suoi pensieri saranno in esso; così sarà come lui

2.) Nella rivelazione cristiana. Il sistema ebraico entra nella storia della rivelazione cristiana. Questo sistema era per lo più un servizio festoso e gioioso. Le sue restrizioni erano per il benessere del popolo e aggiungevano comfort alla loro vita; Le sue feste erano più numerose dei suoi digiuni. Se da qualche parte dovessimo trovare un episodio tipico della storia ebraica, dovremmo trovarlo nel nostro testo, dove vediamo un predicatore grave che invita i penitenti pentiti e con il cuore spezzato ad essere più contenti per amore di Dio di quanto non fossero in lutto per i propri, perché il Signore era ancora gioioso, e la gioia del Signore era la loro forza. Cristo è la rivelazione cristiana; il Figlio e la manifestazione di Dio. Anche se chiamiamo Cristo "uomo dei dolori", tuttavia dovrebbe essere impossibile parlare di Lui come di un uomo infelice, miserabile, infelice. "Egli si è caricato delle nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori"; ma non si è scoraggiato da loro, non è stato logorato da loro. La tristezza lo opprimeva, ma mai l'oscurità; cura, ma non sconforto. Era un ospite gradito alle feste. Le madri gli portavano i loro figli; i piccoli cantavano intorno a Lui, ed Egli era contento di sentire il loro canto. Da Lui irruppero i segni di una gioia inestinguibile: "In quell'ora Gesù esultò nello spirito". Non ha cosa migliore da lasciare ai Suoi discepoli della Sua stessa gioia. Egli fu sostenuto, nella tribolazione della Sua missione, dalla gioia più profonda della Sua realizzazione. La gioia profonda e inestinguibile di Cristo è essa stessa una rivelazione della gioia essenziale di Dio

3.) Nella vita spirituale. Parlando dottrinalmente, la gioia è il "frutto dello Spirito" e un risultato diretto del Vangelo: "Ecco, io vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutti i popoli". Dio ha inteso dare al penitente la gioia del perdono; ai contaminati la gioia della santità; ai deboli la gioia della forza. Dio intendeva con le Sue promesse elevare i nostri cuori all'esultanza; e perciò ha mandato Suo Figlio per la nostra accettazione. La storia e l'esperienza cristiana confermano la testimonianza. Testimoniate gli scritti di Paolo alla vivacità del suo spirito. I cristiani forti sono sempre uomini lieti; Trovano ispirazione nella loro missione, beatitudine nel loro lavoro. "La voce di giubilo e di ringraziamento" è nei loro "tabernacoli"; essi "gioiscono sempre nel Signore"; essi "gioiscono con quelli che si rallegrano", e così danno pieno gioco e portata allo spirito del Padre loro che dimora in loro. Le ispirazioni dello Spirito interiore dichiarano l'essenziale gioia di Dio

(II.) La benedizione di apprendere l'essenziale gioia di Dio. Si dimentica troppo che la gioia, allo stesso modo del dolore, entra in un vero sviluppo umano. "Si ritiene che il dolore ci renda saggi"; ma ci vuole un'anima forte per sopportare la disciplina. "Un cuore allegro fa bene come una medicina". La gioia è il tonico della mente. Ci sono alcune famiglie in cui ci fa bene entrare; I detenuti sono così felici, così franchi, così amorevoli, che solo stare con loro rinfresca lo spirito stanco. Vediamo così come la gioia degli altri può essere la nostra forza. È un rifugio per gli afflitti, un nascondiglio dalla tempesta, come "l'ombra di una grande roccia in una terra stanca". E "il nome del Signore" è sopra tutti gli altri la "forte torre" nella quale "il giusto corre ed è al sicuro". Passare dalla contemplazione di un mondo sorridente, e di uomini e donne sorridenti, al pensiero di un Dio gioioso: che ispirazione c'è qui! (A. Mackennal.)

Sulla gioia religiosa:

Alcuni anni fa si svolse una disputa feroce e violenta tra i principali medici d'Europa riguardo all'antimonio. E mentre alcuni sostenevano che questo minerale era una medicina preziosissima, e lo esaltavano al cielo, altri asserivano che era dannoso, e doveva essere classificato tra i veleni mortali. Alla fine il dibattito si placò; ed è ora ammesso che l'articolo in questione può essere utile se amministrato con buon senso. Le opinioni degli uomini sono sempre state molto divise sul tema della gioia religiosa: alcuni la esaltano nelle più alte tensioni; altri reprobo, condannano e lavorano per estinguerlo

(I.) La natura e la fonte della gioia religiosa. Un abile scrittore sulle passioni dice: "La gioia è il vivido piacere ispirato dal ricevere qualcosa di particolarmente grato; qualcosa che evidentemente produce un vantaggio, o qualcosa che promette di contribuire alla nostra felicità presente o futura". L'uomo mondano esulta per l'acquisizione di ricchezza, potere, titoli e onori. Quando la religione entra nella mente, informa l'intelletto e muove le passioni. Tra le passioni la gioia occupa un posto cospicuo

1.) La gioia religiosa o santa nasce dal senso del libero favore di un Dio misericordioso e del patto

2.) La gioia religiosa nasce dal senso della presenza speciale di un Dio misericordioso e dell'alleanza

(1) Mentre contempla le grandiose e belle scene della natura visibile

(2) Nelle ordinanze del Suo culto

(II.) La santa gioia tende a rinvigorire e sostenere coloro che ne sono partecipi. Ci sono certi stati d'animo che siamo abituati ad esprimere in termini figurati e sotto forma di massime. Così diciamo che la conoscenza è potere, e l'ignoranza è imbecillità; La speranza si fa sentire, e la paura rilassa l'anima. Se c'è un po' di adeguatezza in tali contrasti, possiamo affermare che, come la malinconia è debolezza, la gioia è forza. La gioia ha una tendenza manifesta a rinvigorire e sostenere...

1.) Le risoluzioni del cristiano, nel perseguire tutte le ardue fatiche della virtù e della pietà

2.) La fede del cristiano nelle afflizioni e nelle prove che è chiamato a sopportare (Ab. 3:17-18). Conclusione: Abbiamo un esplicito mandato di rallegrarci: "Rallegratevi sempre nel Signore".

1.) Il nostro interesse personale è racchiuso in questo dovere

2.) Il benessere dei nostri fratelli è in una certa misura coinvolto in questo dovere

3.) L'onore del nostro Maestro è implicato nel giusto adempimento di questo dovere. (Ricordo congregazionale.)

La forza della gioia divina:

Il cristianesimo afferma con grande enfasi e illustra con tutta la sua luce l'antica dottrina di Neemia e dei sacerdoti, secondo cui la gioia divina è potenza

(I.) La sua natura. C'è un'ampia distinzione tra la semplice gioia e la gioia spirituale. La gioia spirituale sorge dall'interno dell'anima e non dipende dalle circostanze esteriori della sua vita. Sgorga come una fontana dall'anima interiore. Non è confinato in nessun luogo. Non è limitato da tempo. Potrebbe crescere dove perirebbe la gioia terrena. È una gioia che scaturisce dalla comunione interiore dello spirito con il suo Dio

1.) È la gioia dell'abbandono a Dio. La vera gioia può iniziare solo quando la vita personale è stata abbandonata. Fino a quando questa resa non è stata fatta, la coscienza di un passato colpevole pende come un peso sul cuore. Gli uomini sanno che i loro bagliori di gioia sono solo come fiori che crescono sull'orlo di un vulcano oscuro, che quando sono soli e le eccitazioni esteriori sono passate, si risvegliano in bagliori e tuoni luridi e distraggono il loro riposo. Vogliono una gioia che penetri profondamente nella regione del sé e si sollevi dalla coscienza dell'abbandono di sé e del perdono. Atti la Croce di Cristo cade il fardello del passato, perché sulla Croce egli consegna se stesso

2.) La gioia della comunione con il Padre. Ogni gioia profonda scaturisce dalla simpatia per uno spirito o una verità più alta di noi. Perché i nostri cuori si legano alle mattine di primavera con la gioia della natura? Perché la bellezza di una sera d'estate ci calma? Perché proviamo "gloria e gioia" mentre camminiamo i fianchi delle montagne? Perché proviamo una pace sempre più profonda mentre camminiamo in mezzo agli splendori dell'autunno dorato? Non è forse perché ci rendiamo conto della presenza di uno spirito di bellezza che ci circonda e ci ispira un'emozione che non ci sono parole per descrivere? O perché quando una verità irrompe su di noi attraverso le nuvole del dubbio, e si ottiene una chiara visione della sua bellezza dopo una lunga e infruttuosa ricerca, che proviamo un fremito di gioia profondo e indicibile? Dopo la comunione con un'anima più grande, non abbiamo sentito la nostra oscurità dissiparsi e il nostro isolamento spezzato? In quell'ora il tocco di uno Spirito più grande non ci ha fatto sentire più nobili, più forti, più saggi? E se questo è vero per la comunione terrena, non dovrebbe esserlo in modo supremo quando ci rendiamo conto della comunione di Dio come nostro Padre? È questo che rende "piena la nostra gioia".

(II.) La potenza di questa gioia del Signore. Possiamo rintracciarlo in tre modi

1.) È il potere di resistere alla tentazione. Essa forma in sé la pienezza dell'emozione e ci circonda di un'atmosfera paradisiaca in cui gli assalti del male cadono impotenti

2.) È forza per l'azione cristiana

3.) È la forza per la paziente sopportazione. Siamo troppo deboli per sopportare la disciplina della vita a meno che non proviamo gioia, la caparra presente della ricompensa futura. (E. L. Hull, B.A.)

La gioia del Signore:

Si dice che George Whitfield una volta si rivolse a un grande raduno di minatori. Mentre parlava agli uomini rozzi e rozzi che stavano lì nei loro abiti da lavoro e con il volto non lavato, lo Spirito di Dio toccò i loro cuori. Le lacrime riempivano i loro occhi e scorrevano sui loro volti, creando canali per se stessi attraverso la polvere di carbone. E così qui. Quando il sacerdote rese chiara la Parola di Dio, il popolo pianse e non poté farne a meno. Neemia, vedendoli piangere, esclamò: «Non piangete», ecc. «La gioia del Signore è la vostra forza».

(I.) C'è gioia e felicità nel vivere con e per Dio. Ricordo bene la prima volta che ho visto un'incisione dell'immagine, "La ricerca del piacere". Nell'immagine c'era la bellissima figura di una donna, con ali di farfalla che scivolavano nello spazio. A seguirla c'erano tutti i ranghi e le condizioni degli uomini, disposti dall'artista in modo tale da suggerire molte forme di divertimento ed eccitazione, ma tutti desiderosi di ottenere la dea. Nella fretta, nel vortice e nella corsa, alcuni erano caduti ed erano stati calpestati, ma tutti quelli che potevano avanzavano ansiosamente verso l'abisso. Gli uomini inseguono ancora quella dea, dimenticando che la pace, la gioia, la vera felicità, devono sorgere dall'interno, dallo stato della mente e del cuore, dall'unione con Dio e tutto ciò che è più puro e migliore, gli uomini si precipitano ciecamente in mille distrazioni esteriori, che non riescono a dare riposo alla coscienza turbata, sollievo al cuore dolorante, o qualsiasi cosa della natura della gioia e della felicità permanenti. Questo è realizzato solo da coloro che vivranno con e per Dio

(II.) C'è gioia nel lavorare per Dio

1.) Tutto il lavoro per il bene dell'uomo è lavoro per Dio

2.) Coloro che hanno la gioia più grande che lavorano in uno spirito divino e mettono il cuore nel loro lavoro

3.) Dio ha un'opera per tutti noi, e può darci gioia in essa. So che cosa significa avere la buona parola dei propri simili, avere la fiducia dei propri compagni e aiutanti nella fatica, avere alcuni degli onori che gli uomini hanno da concedere, godere delle comodità di casa e condividere i vantaggi e le benedizioni del viaggio, ma non tutte queste cose eguagliano la benedizione che Dio mi dà quando vengo usato come strumento per rendere felice un cuore triste

(III.) La gioia del Signore è la tua forza

1.) In tentazione

2.) Nella sofferenza e nella perdita

3.) In tutta la tua vita. (Charles Leach, D.D.)

La gioia del Signore:

Ogni religione profonda dovrebbe essere gioiosa, e ogni religione forte lo sarà sicuramente

(I.) La gioia nel Signore è il risultato naturale della fede cristiana

1.) A causa di ciò che ci dà

(1) Un senso di accettazione con Dio

(2) Dio per il riposo del nostro spirito

(3) Comunione con Lui

2.) A causa di ciò che ci toglie

(1) La paura che ci sta davanti

(2) Le lotte che giacciono dentro di noi, il disperato conflitto tra coscienza e inclinazione, la nostra volontà e le nostre passioni

(3) Il senso del peccato. La fede in Cristo produce naturalmente gioia. Produce anche dolore: solenne, virile, nobile e forte. Questo non è contraddittorio. Tutti i grandi pensieri hanno in sé una quiete solenne, che non di rado si fonde in un dolore calmo: "Come triste, eppure sempre gioioso". Questi due stati d'animo, entrambi l'operazione naturale di ogni fede profonda, possono coesistere e fondersi l'uno nell'altro, in modo che la letizia sia sobria, castigata e resa virile e nobile; e che il dolore è come una nuvola temporalesca, tutta striata di strisce di sole, che penetra nelle sue profondità più profonde. La gioia vive in mezzo al dolore; Il dolore scaturisce dalla stessa radice della gioia. Si fondono l'uno nell'altro; così come, nelle regioni artiche, in fondo alla neve fredda, troverete il germogliare dei primi fiori primaverili e l'erba verde fresca; proprio come alcune specie di fuoco bruciano sotto l'acqua; proprio come in mezzo al mare imbevibile può sgorgare una piccola fontana d'acqua dolce che proviene da una profondità più profonda del grande oceano che la circonda. La vita cristiana è come uno di quegli acquazzoni primaverili all'inizio di aprile, quando le gocce di pioggia tessono per noi una nebbia che nasconde il sole, eppure il sole nascosto è in ogni goccia scintillante, e sono tutte sature e immerse nella sua luce. La gioia del Signore è il risultato naturale della fede cristiana

(II.) La gioia è un dovere cristiano. È un comandamento qui e anche nel Nuovo Testamento. Ne consegue che il grado in cui una vita cristiana sarà una vita allegra dipende in larga misura dalle nostre volontà. Con la selezione o il rifiuto degli argomenti appropriati che costituiranno la parte principale delle nostre contemplazioni religiose, possiamo determinare la complessità della nostra vita religiosa. Proprio come si inietta una materia colorante nelle fibre di un preparato anatomico, così un cristiano può, per così dire, iniettare in tutte le vene del suo carattere religioso e della sua vita, sia le tinte luminose della gioia, sia quelle scure dell'autosconforto. Se i tuoi pensieri sono principalmente occupati da Dio e da ciò che Egli ha fatto ed è per te, allora avrai una gioia pacifica. Se, d'altra parte, sono sempre piegati su te stesso e sulla tua incredulità, allora sarai sempre triste. È solo dove c'è molta fede e conseguente amore che c'è molta gioia. Se c'è poco calore intorno al bulbo del termometro, non c'è da meravigliarsi che il mercurio segni un grado basso. Se c'è solo poca fede, non ci sarà molta gioia

(III.) La gioia nel Signore è una fonte di forza. Ogni gioia ha a che fare con la nostra efficienza; perché è prerogativa dell'uomo che la sua forza provenga dalla sua mente, e non dal suo corpo. Se abbiamo il cuore pieno di luce e l'anima che riposa in Cristo, il lavoro sarà facile, la sopportazione sarà facile, i dolori saranno sopportabili, le prove non saranno così dure; e al di sopra di tutte le tentazioni saremo innalzati e posti su una roccia. Se l'anima è piena e piena di gioia, da che parte sarà esposta a qualsiasi tentazione? Se fa appello alla paura, la gioia che c'è è la risposta. Se fa appello alla passione, al desiderio, al desiderio di piacere di qualsiasi tipo, non ce n'è più bisogno: il cuore è piena gioia cristiana, come lo scudo magico delle antiche leggende, invisibile nella sua purezza cristallina, respingerà tutti i "dardi infuocati dei malvagi". (A. Maclaren, D.D.)

La gioia di Dio, la forza degli uomini:

(I.) Esdra sentiva il potere unico della letteratura della nazione. Per lui conteneva tutto ciò che è meglio che gli uomini facciano e che sia più felice desiderare. Perciò lui e i suoi compagni riformatori erano "gli uomini del libro" della legge del Signore, usandola come "l'uomo del loro consiglio" come fonte di ristoro, pungolo alla penitenza e stimolo alla fede, alla generosità e alla gioia

(II.) Dio è infinito, e nessun uomo, anzi, non tutti gli uomini, possono esprimerlo; ma ogni vera anima può dire qualcosa su di Lui, e ogni natura che Egli educa con il Suo spirito può aggiungere qualcosa di freschezza di impostazione e di forza di applicabilità a una vecchia verità, o aprire ad alcune anime nuovi barlumi della Sua meravigliosa pienezza. I pensieri elevati non disdegnano le menti umili. L'ascesa alle più alte sfere di luce e di potere è data non a un profeta come il serafico Isaia, né a un poeta cantore come Davide, né a un grande condottiero come Mosè, ma a Neemia, un cortigiano e uno statista, un politico e un riformatore. Neemia è per il momento elevato al più alto grado di insegnanti, e posto al fianco di Cristo quando dice: "Vi ho detto queste parole, affinché la mia gioia rimanga in voi e la vostra gioia sia completa". Egli è in comunione con Paolo, quando si rallegra di essere ritenuto degno di predicare "il glorioso vangelo del felice Dio". Egli anticipa il cristianesimo nel suo elemento più vitale ed essenziale; collega insieme in sequenza naturale le due economie; mostra che Dio è un Essere non freddamente imponente, stolidamente maestoso, senza simpatia, ma tenero di cuore, che perdona, che si compiace della misericordia e abbondanza della redenzione; un Dio la cui gioia è forza per gli uomini tribolati

A me sembra un colpo di vero genio, come lo chiamano gli uomini - un soffio di ispirazione da Dio, come lo chiamerei io - che Neemia pronunci questo messaggio più alto e più ricco riguardo a Dio nel momento in cui il popolo è profondamente scosso dal messaggio recentemente riscoperto dell'antica legge, e sopraffatto dallo sconforto e dal dolore per i suoi peccati appena rivelati. La legge non è un fine, ma una luce e un pungolo; una luce sulla via verso Dio e un pungolo per chiedere il Suo perdono. Questa rivelazione del peccato e della punizione ha lo scopo, come le fiamme che escono dal monte, di affrettare l'avvicinamento del pellegrino alla porta del pentimento

(IV.) "La gioia di Dio è una fortezza" (traduzione marginale) . Chi può dire l'immensa forza infusa in un'anima per la quale Dio è una coscienza sempre presente e sempre luminosa di gioia infinita? Una tale consapevolezza della presenza del Dio gioioso getta intorno a noi uno scudo che protegge tutto dalle frecce del dubbio e della preoccupazione; costruisce intorno a noi una torre difensiva dalle paure invadenti; ci libera dal mondo, con il suo frastuono incessante, i suoi bassi ideali, ecc.; dalla carne, con la sua passione accecante, il suo vile motivo e il suo capriccio contrastante; e dal diavolo, con le sue insinuazioni sulla necessità del male, l'egoismo del bene e la follia della giustizia

1.) Questa coscienza della presenza di Dio fa di noi questo mondo della natura una nuova creazione, un istinto con un nuovo significato e potente di un'energia evangelica. Sappiamo di essere sotto la legge. Accettiamo gli insegnamenti della scienza come gli insegnamenti di Dio nostro Padre, e ci rallegriamo delle sue dimostrazioni dell'Ordine Duraturo e della Legge Fissa di questo mondo perché sappiamo che il Legislatore Stesso non è un severo Draco, raffigurato solo nel desolante terremoto, nel vulcano che erutta fuoco e nel feroce tornado; ma un Padre, sì, nostro Padre e Redentore, e che apparteniamo a Lui e non alla casa in cui Egli ci ha posti

2.) Questa consapevolezza ci fa sentire che le esperienze amare e dolorose della vita fanno parte dell'ordine divino e del piano di un Padre amorevole e gioioso. Un pover'uomo mi disse, dopo le spinte e le pugnalate di un dolore sconcertante che quasi lo fecero vacillare: «Eppure, sappiamo che va tutto bene, non è vero? Sappiamo a chi abbiamo creduto, e siamo persuasi che non perderemo nulla di ciò che gli abbiamo dato". Tali testimonianze mostrano come la coscienza di Dio cambi il volto stesso del dolore; che il dolore è una gioia fraintesa; che i fardelli della vita sono le sue benedizioni; che l'antico vangelo è ancora nuovo, e che sebbene nel mondo gli uomini possano avere tribolazione, in Cristo hanno pace. Tali testimonianze interpretano per me le esperienze estatiche di uomini perseguitati e afflitti che nei miei primi anni ero tentato di pensare troppo pesanti e irreali: Samuel Rutherford, Payson, Doddridge, Erskine, Robertson, F. R. Havergal, Mrs. Prentiss e molti altri

3.) Questa coscienza pervasiva della felicità di Dio investe la morte stessa di una nuova missione, la costringe a prendere il suo posto tra i servi del Padre e gli amici dei suoi figli. "Assente dal corpo, siamo a casa con il Signore".

(V.) La gioia di Dio è la fonte della nostra generosità attiva e dimentica di noi stessi. "Va', mangia il grasso, bevi il dolce e manda porzioni per le quali non è preparato nulla". Qualunque cosa Dio sia, è per noi. Qualunque cosa Dio sia per noi e per noi, è perché possiamo essere gli stessi per e per gli altri. La gioia nel Signore è forza, potere positivo e attuale per il ministero. Crea intorno a noi l'atmosfera più favorevole per evocare le nostre risorse; eleva tutta la nostra natura al più alto grado di energia e dona un'elasticità e una capacità di tensione insolite a tutte le nostre facoltà. Come i corpi si espandono sotto il calore, così l'anima si allarga sotto l'influenza geniale della gioia. In verità, gli uomini non raggiungono mai il loro meglio prima di aver padroneggiato l'intera gamma della gioia, dalla più bassa nota di allegria alla più alta dell'estasi. Come alcuni uomini fanno affari senza ottenere una cinquantesima parte del profitto guadagnato da altri, così alcuni cristiani non "nettano" mai i "grandi guadagni" che derivano da una pietà allegra. Enorme è la differenza tra lavorare per Dio con un senso di responsabilità e con una gioia che scaturisce dalla comunione con Cristo. La responsabilità è un pungolo. La gioia è una calamita. Si punge e si spinge in avanti con un senso di dolore che riduce ogni lavoro ai severi limiti dell'obbedienza a ordini imperativi e irresistibili. L'altro è la vita; e tale è la sua magia che converte anche la dura fatica in gioco, e lo rende gradito come il canto agli allegri uccelli, o lo sport per i bambini che si scatenano. La gioia di Dio è la forza per la soppressione di tutti i mali della vita, il conforto di tutti i cuori tristi e il servizio di tutti coloro per i quali nulla è preparato. Conclusione:

1.) Il Dio degli Ebrei non è un semplice oggetto di adorazione, seduto freddamente in disparte e in attesa dell'omaggio degli uomini; Egli è una presenza radiosa, che ispira il mandato: "Rallegratevi nel Signore, o giusti".

2.) Ricordate, inoltre, che la gioia dei nostri amici è la nostra forza. La sola vista di alcuni uomini è un istantaneo rifiuto della disperazione. L'arrivo di un altro è come la segnalazione di un disastro. Un cuore leggero dissipa l'oscurità mentre il sole solleva la nebbia. La gioia degli amici è una fonte che scorre di forza perenne

3.) Che fondo inesauribile di gioia è un bambino libero, sano, semplice e naturale; Quanto siamo indicibilmente debitori alla gioia irrefrenabile e alla strana saggezza mandata dal cielo dei bambini per la perdita della nostra tristezza, acerbità e miseria. La gioia dei bambini è la nostra forza

4.) È un'esperienza comune, questo contagio di gioia, questa conversione della gioia in potere. Rallegratevi dunque nel Dio della gioia e servite coloro per i quali nulla è preparato. Riversa la tua gioia per altri cuori. Frenalo e lo distruggi. Metti in gabbia la tua allodola e non canterà. Apri la porta, dagli accesso ai cieli e se ne va allegramente cantando la sua musica fino alla porta del cielo. (J. Clifford, D.D.)

La gioia del Signore, la forza del Suo popolo:

Il popolo qui invitato a gioire era già allora sciolto da un dolore penitenziale, "perché tutto il popolo piangeva quando udiva le parole della legge". Come certi tessuti hanno bisogno di essere inumiditi prima di assumere i colori brillanti con cui devono essere adornati, così il nostro spirito ha bisogno del pentimento prima di poter ricevere il colore radioso della gioia. La lieta novella del Vangelo può essere stampata solo su carta bagnata

(I.) C'è una gioia di origine divina

1.) Scaturisce da Dio e ha Dio per oggetto

2.) Scaturisce da un profondo senso di riconciliazione con Dio, di accettazione con Dio e, al di là di questo, di adozione e di stretta relazione con Dio

3.) Scaturisce dalla certezza che tutto il futuro, qualunque esso sia, è garantito dalla bontà divina

4.) C'è un abisso di gioia per ogni cristiano quando entra in effettiva comunione con Dio

5.) Un'altra forma di "gioia del Signore" è l'onore di poterLo servire

(II.) Questa gioia è fonte di grande forza

1.) È così perché nasce da considerazioni che rafforzano sempre l'anima. Gran parte della profondità della nostra pietà dipenderà dalla nostra riflessione. Egli è il cristiano gioioso che usa le dottrine del vangelo come cibo spirituale, come dovevano essere usate

2.) "La gioia del Signore" in noi è sempre il segno e il simbolo di una forte vita spirituale. Il calore del sud della Francia non scaturisce da venti morbidi e miti, ma dal sole; Al tramonto la temperatura scende. Un uomo che cammina alla luce del sole del volto di Dio proprio per questo motivo è caldo e forte

3.) Lo fortifica contro la tentazione

4.) Lo rende forte per il servizio

5.) Un uomo gioioso come quello che ho in mente è a tutti gli effetti un uomo forte. È forte in modo calmo e riposante. Qualunque cosa accada, non è turbato o disturbato

(III.) Questa forza porta a risultati pratici

1.) Grandi elogi

2.) Grande sacrificio

3.) Altre espressioni di gioia. Quando un uomo ha l'olio della gioia, allora nella sua azienda e nella sua famiglia le ruote della sua natura scivolano dolci e armoniose

4.) Felicità familiare. "Anche le mogli e i figli si rallegrarono". Non mi piace molto quel cristianesimo che fa sentire a un uomo: "Se vado in paradiso, è tutto ciò che mi interessa". Ebbene, tu sei come una stufa tedesca che ho trovato nella stanza di un albergo, una specie di stufa che richiedeva tutta la legna che riusciva a tirare su solo per scaldarsi, e poi tutto il calore saliva sul camino

(IV.) Questa gioia, questa forza, sono entrambe alla nostra portata. (C. H. Spurgeon.)

La gioia nel Signore è fonte di forza:

C'è forza nella gioia, e un senso di adeguata sicurezza è un elemento di gioia. Se un uomo si ritiene certo del trionfo alla fine, sarà gioioso, sia che quel trionfo sia raggiunto da lui stesso o da un altro. L'uomo gioioso è un uomo forte perché è un uomo sicuro di sé, e l'uomo abbattuto è un uomo debole perché diffida della sua causa, di se stesso o di qualcun altro da cui dipende. Due eserciti, a parità numerica, si stanno radunando per la battaglia. Sono ben assortiti nei materiali bellici, entrambi coraggiosi, entrambi seri, desiderosi di battaglia. Ma una parte è euforica per i ripetuti successi; si sono guadagnati un nome terribile; Il generale che guida non ha mai conosciuto la sconfitta. Dall'altra parte c'è l'umiliazione dei ripetuti fallimenti; Più e più volte con standard abbassati si sono ritirati. Hanno perso ogni fiducia in se stessi e nei loro comandanti. Ora, chi ritiene che il conflitto sia dubbio? Il trionfo è scritto nella gioiosa fiducia dell'uno e la sconfitta nel profondo abbattimento dell'altro. La garanzia dell'esercito che spera nel successo vale dieci reggimenti e cento cannoni; e si può veramente dire di loro: "Nella gioia della vittoria è la loro forza". Lasciateci...

(I.) Accertatevi qual è la gioia del Signore. La gioia del Signore è quella dolce e santa letizia che scaturisce e ha origine in una fede calma e umile che siamo i destinatari della grazia divina, sotto la protezione divina. Nei seguaci del Signore è una santa allegria fondata sulla credenza di essere figli di Dio per mezzo di Gesù Cristo. Che il loro Sostituto ha pagato il debito e compiuto l'opera di redenzione; che ora sono salvi. Nella misura in cui si fa della salvezza una contingenza, si mina la base della gioia cristiana. Una volta il dottor Doddridge riuscì a ottenere il perdono per un condannato a morte. Quando la porta della cella fu spalancata, il pover'uomo si gettò a terra e, afferrando i piedi del suo liberatore, esclamò: "Ogni goccia del mio sangue ti ringrazia, perché li hai salvati tutti". Questa era la gioia della salvezza realizzata come un fatto

(II.) Vediamo come questa gioia del Signore è la nostra forza

1.) Ci rafforza negativamente nella rimozione delle ansie

2.) Impartisce la garanzia della vittoria finale

3.) Permette di concentrare tutta la forza vitale su un solo punto. Il cristiano che si crede salvato dirige tutte le sue armi in una direzione, la cui fine è la gloria del suo Maestro

4.) Rafforza tutti gli altri motivi con il potere della gratitudine e ci pone sotto il più dolce e santo degli obblighi. (W. T. Sabine.)

Gioia in Cristo Gesù nostro Signore:

(I.) La natura della gioia in Cristo

1.) È la gioia che scaturisce dalla conoscenza della riconciliazione di Dio con le Sue creature peccatrici; per mezzo del quale le nostre vite sono salvate dalla distruzione, e siamo messi in condizione di godere della Sua presenza e del Suo favore

2.) È una gioia che nasce dal possesso di una perfetta rivelazione del carattere e della volontà dell'Altissimo, e di conseguenza del nostro interesse, dovere e destinazione. Prima della venuta di Cristo regnava l'idolatria, e con essa prevaleva necessariamente una generale depravazione dei costumi, e una totale mancanza di quelle eccellenze spirituali e di quelle comodità che esaltano e benedicono il carattere umano. Alcuni saggi, infatti, gettano con le loro ricerche una luce dubbia sul cammino della vita. Ma erano come le stelle sparse e scintillanti di una mezzanotte nuvolosa. Non potevano né impartire il calore né dare la luce di cui lo sventurato viaggiatore aveva bisogno. I loro scintillii occasionali rendevano l'oscurità più evidente e opprimente. Queste tenebre furono disperse dal sorgere del Sole di Giustizia. Il vangelo ci fa conoscere tutto ciò che è necessario per noi conoscere di Dio e tutto ciò che Egli richiede da noi

3.) È la gioia che scaturisce dalla speranza ben fondata di ereditare il cielo e l'immortalità

4) È la gioia che scaturisce dalla nostra conoscenza del carattere eccelso del nostro Redentore, che ci fornisce una pacifica certezza della sufficienza dell'espiazione e della grandezza dell'amore dell'Onnipotente

(II.) Questa gioia è la nostra forza

1.) È il fondamento del nostro incoraggiamento nell'avvicinarci al nostro Creatore

2.) Questa gioia che proviamo nel carattere, nelle istruzioni e nelle conquiste di Cristo ci anima nell'adempimento dei doveri della vita

3.) È la nostra forza nel sopportare i problemi e le avversità della vita

4.) Ci dà conforto nell'avvicinamento e ci darà la vittoria nel conflitto con la morte

5.) È la principale fonte di compostezza e di speranza quando contempliamo il giudizio finale. (Bp. Dehon.)

La natura e gli effetti della gioia di un vero credente:

(I.) La natura della gioia di un vero credente. È "la gioia del Signore". Perché?

1.) Perché Dio ne è l'autore. Questa gioia non è una semplice sensazione animale. Non è la stessa cosa di ciò che chiamiamo "spiriti buoni". Non è quel flusso di sentimenti e sensazioni vivaci che sgorgano nel cuore di un uomo quando le cose sono grate e piacevoli. Tali sentimenti sono solo di natura e non reggono mai. La religione non ha radici in loro Matteo 13:20, 21. La gioia dei veri credenti è un dono spirituale Galati 5:22

2.) Perché Dio è il suo suddito. I veri credenti "si rallegrano nel Dio della loro salvezza".

(1) Si rallegrano della gratuità della Sua grande salvezza

(2) Si rallegrano nell'imputazione della Sua giustizia giustificante

3.) Gioiscono in Dio come Datore dei loro attuali privilegi e Preparatore delle loro glorie future 2Corinzi 5:21; 12:9, 10; Isaia 61:10; Romani 5:5; Filippesi 4:7; Proverbi 3:17; Giacomo 1:2.

(II.) L'effetto di questa gioia sul cuore e sulla vita del credente

1.) Lo rafforza per il dovere. Quanto è esemplificato magnificamente questo nel caso delle Chiese di Macedonia 2Corinzi 8:2-5. Cosa li rendeva così calorosi, così zelanti nei loro doveri? "L'abbondanza della loro gioia". La gioia del Signore era la loro forza

2.) Lo rafforza per la sofferenza. Vedi questo esemplificato: Davide ( 1Samuele 30:6 ) ; gli apostoli quando furono battuti davanti al concilio giudaico Atti 5:41 ; Paolo quando chiama le sue dure prove "lievi afflizioni" 2Corinzi 4:17 ; Paolo e Sila nella prigione di Filippi Atti 16:25 ; le vittorie nelle ultime ore dei veri credenti Salmi 149:5, 6; 2Corinzi 4:16. (A. Roberts, M.A.)

Il tonico della letizia di Dio:

L'uomo a cui sto pensando era nato in una famiglia cristiana, ma se n'era andato e aveva calpestato il mondo. Si legge la storia del figliol prodigo o qualche altra lirica di salvezza. E, mentre le vecchie santità dimenticate spazzano la sua memoria e vengono cantate nel suo cuore trascurato, la crosta dell'abitudine incurante si spezza, le fonti a lungo chiuse si riaprono, ed egli è piegato e ondeggiato da crescenti ricordi del buono e del bello nella vita cristiana che è svanita dalla sua esistenza. Tali emozioni attraversano il cuore degli ebrei quando ascoltano la Legge a lungo trascurata mentre Esdra la legge dal suo pulpito di legno improvvisato. Erano tornati dalla cattività di Babilonia. Ora è l'occasione per Esdra di introdurre la Legge trascurata. I leviti vanno in giro in piccoli gruppi, rispondendo alle domande e spiegando ciò che viene letto. L'effetto è che la moltitudine viene spazzata via, come solo un popolo orientale può essere spazzato, con un'ondata di sentimento e di lamento. Perché queste esplosioni di angoscia? Perché l'antico patto di Dio con la loro razza era quasi scomparso dalla memoria. Quando ascoltano di nuovo ciò che Dio ha fatto per i loro padri - la storia dell'Egitto e del Sinai, del tabernacolo, del tempio, della shechinah e dei pegni di misericordia protettiva - viene loro addosso come la rivelazione di una nuova scoperta. I peccati e l'infedeltà del passato li piegano in basso. "Non affliggervi più", gridano Neemia ed Esdrato al popolo sconvolto; "Non sprecate i vostri cuori con dolore". Metti da parte le lacrime di angosciante ricordo, "perché la gioia del Signore è la tua forza".

1.) Ascoltate le parole di conforto di Dio per rassicurare i cuori pieni di vergogna e dolore. "Non affliggerti, non affliggerti"; E lo si ripete più e più volte. Queste parole confortevoli possono essere dette solo a uomini e donne già addolciti. Per la maggior parte delle persone il suono della tromba è piuttosto: "Rattristate e lamentatevi dei vostri peccati; abbassatevi per le vostre follie e per la vostra ostinata vita". Ma qui il cuore della gente si è intenerito. L'insensibilità incrostata è stata spezzata; Un'ondata di tenerezza sta passando su di loro. E Dio è pronto a parlare loro di pace e a offrire loro "la veste di lode per lo spirito di tristezza". Quando i cuori degli uomini sono commossi e inteneriti, quando alla fine lasciano che tutte le barricate del sentimento cedano e che il peccato a lungo represso e la fame di bene e di amore divino si riversino nelle stanze nascoste dell'anima, allora Dio si affretta verso di loro con le Sue generose assicurazioni. "Non devastate i vostri cuori con il dolore. Consolatevi con voi stessi. Rallegratevi che ora finalmente gli anni morti e incuranti siano passati, e che le parole di vita e d'amore risuonino ancora una volta nelle vostre orecchie". In ogni compagnia di persone ce ne sono alcuni la cui vergogna e il cui dolore per la follia e il cattivo comportamento del passato sono una piaga che corre perpetua, non possono superarla né sfuggire alla sua angoscia, l'oscuro fardello della memoria li paralizza. Eppure, se solo fossero riusciti a ripulire gli annali sul tavolo del cuore, sarebbero stati forti uomini di Dio. Permettetemi di fare eco ai generosi conforti della compassione divina. Oh, lascia che il cuore divino porti via queste maledizioni che gravano su di te. Arrenditi alla bontà che è entrata nella tua vita. Lasciate che la pura bontà e l'amore sommergano tutte le autoaccuse. Allora godrete del sacramento della grazia che perdona. La tua vita ti sarà restituita come una cosa nuova e pulita. Molti, ne sono certo, stanno diventando freddi e senza conforto, consumando il loro spirito in rimpianti segreti che non vengono mai salvati e leniti con l'amore. L'unica cosa di cui hanno più bisogno è un po' di gioia nella loro vita, il calore del sole nell'amore avvolgente

2.) La nota cristiana appropriata è la gioia del cuore. Che ironia sono le risate e i festeggiamenti dell'uomo sbadato e non perdonato! Sotto l'allegria e il gioco libero, che regione di male non purificato nel profondo di loro nei loro gusti, ricordi e abitudini! Come osano gli uomini cantare e trarre il piacere della vita mentre sono moribondi a causa della lebbra del peccato e vanno avanti per affrontare l'ultima resa dei conti impreparati? Ma i cristiani... hanno l'eredità di Cristo, la pace che fa cantare il cuore. È vero, non si possono ignorare le inevitabili difficoltà e le pene della vita, che non hanno riguardo per le persone; e il cristiano è aperto come chiunque altro al taglio della scortesia, alla depressione dei tempi bui e all'angoscia per le trasgressioni altrui. Eppure, per quanto l'inevitabile lo consenta, avete il diritto e l'obbligo di accettare il bene e la gioia dei vostri giorni, di deliziarvi di tutta la bellezza, di tutta l'allegria dell'amore umano, di tutte le influenze stimolanti e delle liete speranze. Le delizie comuni della vita umana sono tanto più vostre, quanto più avete le ragioni più divina della felicità. Sono certo che un gran numero di cristiani non ha mai accettato la piena gioia della loro alta chiamata in Cristo. Qual è il motivo? Forse pensano che non si addica lasciare che il loro cuore si gonfi di gioia naturale? La serietà religiosa ha forse sopraffatto il loro naturale buon umore, e una tradizione di cupa pietà ha soppresso la loro vivacità? È una falsa concezione della mente cristiana. Prendi la gioia e lascia che la radiosità pervada la tua vita. Sì, lo so che c'è un elemento senza cuore nella gioia assoluta di alcune persone. C'è un'allegria spietata che non si cura dell'umanità. Ed è possibile per noi prendere il piacere dei nostri giorni senza riguardo per i dolorosi problemi del mondo e i peccati degli uomini. La musica cristiana deve avere le sue note minori e le sue note maggiori. Eppure non siamo destinati ad arrendere il nostro cuore molto o a lungo al peso opprimente del peccato e dell'angoscia umana. Dobbiamo sentirlo così lontano che "manderemo porzioni a coloro per i quali nulla è preparato", per migliorare la dura sorte di coloro che possiamo raggiungere e aiutare Cristo a rallegrare l'intera razza. Questa è una condizione essenziale di una gioia che sia cristiana. Ma, fatto questo, dobbiamo prendere il sole. Se prendessimo nel cuore tutta la miseria del mondo, essa ci schiaccerebbe, rovinando la nostra influenza personale, senza fare nulla di buono. Dobbiamo lasciare la maggior parte di essa a Dio Onnipotente, che solo ha il cuore onnipotente. Il sole della giustizia non sta tramontando nel cielo, ma sta salendo sul mondo. Nonostante il male, ci rallegriamo per la fede, per l'anticipazione di ciò che Dio in Cristo sta per realizzare, a causa dell'ingresso della potenza divina nel mondo in Cristo. Anche i nostri peccati che ci rattristano saranno superati se rimaniamo fedeli

3.) C'è il tonico di Dio per i nostri cuori in questa devota letizia. La felicità è un tonico tonificante nel suo tempo e nel suo luogo. Non dimentico - è abbastanza spesso detto - che la sofferenza e il dolore sono forze che li rinforzano, e anch'essi sono necessari per rendere gli uomini puri e forti in virtù e pietà. L'ombra e la disciplina hanno il loro lavoro indispensabile da fare per forgiare il carattere cristiano. Le tonalità più pallide del carattere, i grigi cupi della mitezza e della gentilezza, non sono gli unici colori cristiani. Coloro che subiscono una disciplina prolungata tendono a perdere le tinte più calde che illuminano la fede cristiana, e a perdere l'elasticità dello spirito che ci aiuta a rialzarci dai nostri errori e a spingerci verso il traguardo. Se potessimo far sì che qualche raggio di sole luminoso venga trasmesso nei nostri cuori, prenderemmo una nuova prospettiva di vita; nuove sorgenti si aprirebbero in noi per il ristoro degli altri. (R. E. Welsh, M.A.)

La gioia del Signore la forza del cristiano:

Qui si noti che le parti a cui queste parole erano originariamente rivolte stavano esprimendo profondo dolore per il peccato. Neemia non aveva intenzione di sminuire il dolore per il peccato, né di rappresentarlo come nient'altro che un ingrediente necessario nella composizione del vero pentimento. Il peccato che non è lamentato difficilmente sarà abbandonato; e sebbene ci possa essere un dolore che non si manifesta nell'emendamento, possiamo dubitare che troverete l'emendamento che non è stato preceduto dal dolore. C'è un punto oltre il quale il dolore, essendo portato, non costituirà né proverà il pentimento. Il dolore non può essere quello che Dio esige da colui che nasconde all'uomo gli attributi di Dio e le disposizioni divinamente prese per il perdono dei peccati. Un uomo che si rattrista per un peccato con un dolore che sembra dire che il peccato è imperdonabile, attira per sé e presenta agli altri un'immagine di Dio che è del tutto antiscritturale. Alla luce del Vangelo c'è un punto in cui il dolore per il peccato diventa esso stesso peccaminoso, ed è il punto in cui ci rattristiamo "proprio come coloro che non hanno speranza"; quando ci lamentiamo come se non ci fosse rimedio. Guardando il testo con particolare riferimento a noi stessi, osserviamo che "la gioia del Signore è la nostra forza"...

(I.) Nel rendere efficace il nostro dolore per il peccato. Il dolore da solo e da solo non può produrre un vero pentimento; ma "la gioia del Signore" - la certezza di un perdono libero e incondizionato - deve essere mescolata al dolore per produrre un tale risultato. Per pentimento intendiamo non solo il peccato di lamentarsi, che è una parte, ma anche il peccato di abbandono, che è una parte maggiore. È il piacere di Dio, la gioia di Dio, che gli uomini abbandonino i loro peccati e ricevano la salvezza dalle Sue mani senza denaro e senza prezzo. "Ho io alcun piacere che l'empio muoia, dice il Signore Iddio, e non che egli ritorni dalla sua via malvagia e viva?" Dio non si rallegra tanto in nulla quanto nell'accogliere i trasgressori che si affidano alla sicurezza di Suo Figlio. È giusto tremare all'ira di Dio. È giusto piangere per i propri peccati. Ma devi fare di più che tremare e piangere: devi "mangiare il grasso e bere il dolce". "Il sangue di Gesù Cristo purifica da ogni peccato"-ecco il grasso. Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo" - ecco il dolce

(II.) Nell'incoraggiarci e nell'aiutarci a lottare contro la tentazione. La certezza dell'aiuto divino è "la gioia del Signore", e in questa gioia consiste la forza del vero cristiano. Gli incoraggiamenti del Vangelo sono incoraggiamenti a lottare, incoraggiamenti a lavorare, a resistere al male, a mortificare le passioni e a coltivare la santità. Sono incoraggiamenti a resistere attraverso un corso di tentazione nella certezza che il Redentore fornirà un aiuto proporzionato all'attacco. Lo schiavo può essere tenuto in soggezione dal flagello, ma il figlio affettuoso è meglio governato da un sorriso; e non appena il credente sarà stato ammesso nella stessa famiglia e casa di Dio, trarrà dalla "gioia del Signore" la sua migliore forza per dominare il male. (H. Melvill, B.D.)

Il cristiano nelle sue gioie spirituali:

Contempliamo il cristiano...

(I.) Nella divinità della sua gioia

(II.) Nell'utilità della sua gioia

1.) Nella professione della sua religione. La gioia è la forza stessa di questo

2.) Nella sua preoccupazione di raccomandare la religione agli altri

3.) Nell'adempimento delle sue funzioni

4.) Nei suoi pericoli

5.) Nelle sue sofferenze

6.) Nella morte. (W. Jay.)

La gioia è una forza:

Esci dalle tue preoccupazioni, dalle tue febbri e dai tuoi pericoli, avvicinandoti al tuo Salvatore. Afferra quello sguardo del Suo sguardo, il vero riposo di Dio. Il cielo è azzurro sopra la terra desolata e brulla; I cieli sorridono sopra le tempeste. Tutte le cose sembrano morire; ma Dio è al di sopra di tutti, benedetto in eterno. La sua gioia conforterà i vostri dolori. Conquisterà le tue paure. Neutralizzerà i tuoi lutti. Sarà negativo la tua morte. Sei su una nave e ti sembra che la tempesta sia terribile; le onde corrono alte fino alle montagne; la nave beccheggia, e trema, e scricchiola. "Capitano", dite, con il viso pallido e gli occhi fissi, "questo è un pericolo terribile. Scenderemo; Non resisterà mai a questa burrasca!" «Burra!» dice il capitano, «la chiamo una buona brezza. Se ne avessimo un po' di più, sbarcheremmo presto". Poi ti giri e guardi con meraviglia negli occhi del capitano; Sono pieni di sorridente soddisfazione, e il suo volto eroico è mite e calmo. Il capitano dice: "Va tutto bene". Non è disturbato. E la calma del capitano è la tua forza. Dovrebbe saperlo. Quindi Gesù lo sa. (Hugh S. Carpenter, D.D.)

La gioia del Signore nell'ora della morte:

Quando avevo circa quindici anni, una sera mi sedetti con uno dei miei compagni di classe, un uomo anziano, che soffriva di asma spasmodico da un certo numero di anni con grande rassegnazione e pazienza; e verso mezzogiorno della sera mi chiamò al suo capezzale, e con difficoltà articolò alcune parole: che erano questi: "Ora nessun castigo per il presente sembra essere gioioso, ma doloroso: tuttavia in seguito produce il pacifico frutto della giustizia a coloro che sono esercitati per mezzo di esso". Poi chiuse gli occhi, raccolse i piedi e si addormentò con i suoi padri. Ho benedetto Dio cento volte, mille volte, perché quando ero così giovane ho visto morire un cristiano. "Nella gioia del Signore" c'era la sua "forza": la forza del suo cuore e la sua parte per sempre. (J. Entwistle.)

Notevole gioia cristiana:

Risplenda il tuo volto d'amore per Dio e per gli uomini. L'espressione del proprio volto parla a volte in modo più eloquente delle parole. Quando Murray McCheyne morì, sulla sua scrivania fu trovata una lettera non aperta, che si rivelò essere di un uomo di Broughty Ferry, che scrisse di essersi convertito non per qualcosa che il signor McCheyne aveva detto, ma "Per il suo sguardo, signore, mentre entrava dal pulpito". La gioia di Cristo dovrebbe essere in tutti coloro che Lo amano e Lo servono. "I figlioli di Sion gioiscano nel loro Re". "Rallegratevi sempre nel Signore, e di nuovo vi dico: Rallegratevi" Salmi 149:2; Filippesi 4:4. (Dott. Fergus Ferguson.)

La gioia del Signore è la nostra forza:

Una volta George Stephenson e un amico stavano guardando un treno che stava correndo. A quei tempi i treni non erano così comuni come lo sono ora, e George chiese al suo amico che cosa pensasse spingesse il treno. Il suo amico rispose: "Probabilmente il braccio di qualche coraggioso pilota del nord". «No», disse George, «è il calore e la luce del sole che brillava milioni di anni fa, che è rimasto imbottigliato nel carbone per tutto questo tempo, e ora guida quel treno». Allo stesso modo la gioia del Signore, il sole della nostra vita spirituale, è la forza che opera in noi e ci dà la nostra forza

La gioia del Signore continua nel dolore:

La gioia che lo Spirito Santo dà continua a vivere nel cuore quando tutte le fonti terrene di gioia sono venute meno. Si nasconde come un arcobaleno nel seno della nuvola più oscura e risplende nell'oscurità. C'è una leggenda di un meraviglioso organo d'oro che si trovava in un antico monastero, che una volta, quando rischiava di essere rubato, fu gettato dai monaci in un fiume profondo, per essere nascosto dai ladri; e, nelle acque, sepolto alla vista dalle inondazioni, continuava a suonare, riversando la sua dolce musica. Questa leggenda illustra il cuore che ha in sé il segreto della gioia cristiana. Fiumi di dolore possono avvolgerlo, ma nel profondo il suo canto non viene messo a tacere. (J. R. Miller, D.D.)

Felicità religiosa:

Il signor Haslam raccontò che "Happy Peter" aveva l'abitudine di dire che era stato felice per trentasette anni. Uno che lo visitò e notò l'aspetto della moglie malata e della casa umile, disse: "Non hai nuvole?" "Sì," rispose Pietro, "ma se non ci fossero le nuvole non ci sarebbe una dolce pioggia." Soffermandosi sugli errori comuni riguardo alla tristezza di una vita religiosa, il signor Haslam ha aggiunto: "Ho un amico a Norfolk che si è convertito diciassette anni fa. È magistrato e presidente del consiglio locale. La gente diceva quando si era convertito: 'Per lui è finita'; e un suo cugino mi disse, più o meno nello stesso periodo: 'Mio cugino è diventato serio'. «No», dissi, «non l'ha fatto». «Bene, bene, è diventato religioso». «No, non l'ha fatto. Un indù, un maomettano, un ebreo è religioso, e tuo cugino potrebbe esserlo e andare all'inferno". «Allora deve morire.» «No, non lo è, perché ho afferrato la stessa cosa e sono molto più forte di quanto non fossi trent'anni fa.» Ci sono molte persone così; e a tutti e a tutti do la stessa risposta".

La gioia della religione:

Cristo non vuole mai che rimaniamo in una terra d'ombra; Egli desidera che sostituiamo la Sua gioia alle gioie meno permanenti della terra; e dovrebbe essere nostro desiderio compiacerLo comprendendo la gioia profonda e solenne che è l'anima stessa della Sua religione. È la gioia di conoscere Cristo, di amarlo, di servirlo, di seguirlo. È gioia meditare sulla grazia divina nella redenzione; È gioia sapere che veniamo santificati; È una gioia condividere con gli altri il nostro retaggio spirituale. È gioia attendere con ansia quella bella stagione in cui il conflitto e la lotta saranno finiti, e il meglio che abbiamo amato sulla terra si riunirà con noi in una gioia che non sarà mai più spezzata o oscurata. Rispetto a questa visione, cosa ha da offrire il mondo? Nessun tipo di gratificazione che il mondo dà dura mai a lungo. C'è una legge dei rendimenti decrescenti nelle nostre gioie terrene. I nostri gusti cambiano, i nostri desideri cambiano, tutti i piaceri e i successi scorrono nel tempo. C'è, come ha detto il professor Romanes, una sola gioia che, invece di diminuire, aumenta continuamente di intensità e di forza finché dura la vita: è la gioia della religione. Si tratta di un sentimento grandioso ed esaltato, ma mai irreale o fittizio. (R. J. Campbell.)

La gioia cristiana è un'ispirazione per gli altri:

C'era un ragazzo che aveva la grande ambizione di imparare a suonare la tromba, e a questo scopo si esercitava continuamente. Mentre la pratica andava avanti notte dopo notte senza interruzione, sua madre, dopo averla ascoltata il più a lungo possibile, ne fu completamente disgustata e alla fine gli suggerì di uscire di casa e di esercitarsi all'aria aperta. Il ragazzo prese la tromba e andò in cima a una collina e lì si esercitò con l'unica melodia che riusciva a suonare. Quando l'ebbe padroneggiata a fondo, una sera andò nel suo posto preferito in cima alla collina e lì iniziò un grande concerto solistico. Non riusciva a vedere nessuno, ma non se ne accorgeva, giù verso la valle, seduto su una diga, c'era un vecchio, con il viso sepolto tra le mani. Era molto abbattuto; Sembrava che tutto andasse storto con lui. Aveva perso tutti i risparmi di una vita; Da molto tempo non aveva notizie del suo unico figlio; e sua figlia se n'era appena andata e lo aveva lasciato. Proprio quando, nel più profondo abisso della disperazione, il suono della tromba raggiunse il suo orecchio mentre riversava le note di "The march of the Cameron men", l'unica melodia che il ragazzo poteva suonare. In qualche modo sembrava dare nuova vita al vecchio. Il suo spirito si sollevò e, alzandosi dal suo posto, si avviò verso casa con nuovo vigore. Tutto sembrava essere più luminoso. Oh! dovremmo essere cristiani allegri. Quanto bene fa la felicità cristiana non solo a noi stessi, ma agli altri! Come li incoraggia nei luoghi bui e scoscesi della vita! (J. Robertson.)

Gioia crescente:

Ricordo, quando ero studente universitario a Oxford, di essere stato invitato a colazione da uno del clero della città. Il brav'uomo ci ha mostrato tre fotografie di se stesso, scattate in momenti diversi, osservando: "Non sembro più felice man mano che invecchio?" Così sarà per chiunque beve alla fonte di ogni gioia e non ha più sete. (F. Harper, M.A.)

Gioia nel culto ebraico:

È notevole quanto largamente i sentimenti di gioia caratterizzassero il culto ebraico. L'abiezione e il terrore che erano spesso caratteristiche così marcate dell'adorazione idolatrica erano del tutto assenti. Il culto pagano non era mai gioioso, tranne quando prendeva la forma di un'orgia licenziosa. È vero che la festa ebraica era anche una festa sacrificale, ma la festa era solo una forma di intrattenimento pubblico per una moltitudine che era stata portata via dalle loro case e aveva bisogno di un qualche tipo di ospitalità. Queste feste non erano occasioni per eccessi tumultuosi. Il più severo dei profeti non pronuncia alcun rimprovero di questo tipo. Anche il carattere sociale delle feste è appena più di quanto indicato nei salmi che furono composti per esse. Sono molto contenti, ma con una gioia religiosa, una gioia di fede

15 CAPITOLO 8

Neemia 8:15-18

Allora il popolo uscì, li portò e si fece delle capanne.-La celebrazione della Festa dei Tabernacoli:-

(I.) Ci viene ricordato qui che esiste una cosa come la verità sepolta. Le vere riforme e i risvegli della religione sono sempre consistiti nel dirigere le menti delle persone verso una parte della verità che, sebbene contenuta nella Parola di Dio, è stata per un certo tempo persa di vista

(II.) Osserviamo che in questo caso gli ebrei osarono seguire Dio, indipendentemente e nonostante le tradizioni di mille anni. Non è un argomento valido contro una visione della verità il fatto che essa non abbia trovato accettazione per molto tempo, e nemmeno che la testimonianza delle generazioni successive sia contro di essa

(III.) La strumentalità debole e disprezzata viene spesso usata da Dio per recuperare la verità perduta. "Era riservato al debole rimanente che era tornato dalla cattività babilonica per fare ciò che non era stato fatto nemmeno nei luminosi giorni di Salomone". I Valdesi hanno testimoniato ostinatamente contro Roma per secoli. Gli Evangelizzatori di Wycliffe e altri giorni nella nostra terra. George Fox e la sua nobile banda di "Amici".

(IV.) Fu dopo l'amaro castigo della cattività che la nazione fu resa così "volenterosa e obbediente". (W. P. Lockhart.)

Religione nelle cabine:

È una grande festa. È la Festa dei Tabernacoli. Il popolo celebra la liberazione dei loro padri dal viaggio nel deserto, dove vivevano in tende. Ed è anche tipico della nostra marcia verso il cielo: pellegrini in una cabina temporanea sulla strada per Canaan. Perciò io vi dico in senso figurato ciò che fu detto ai Giudei in senso letterale: "Andate sul monte e prendete rami d'ulivo, rami di pino, rami di mirto, rami di palma e rami di alberi folti, per fare capanne".

(I.) Il ramo d'ulivo è sempre usato come segno di pace. L'olivo cresce nei climi caldi fino all'altezza di circa venticinque piedi, ha un fusto eretto e molti rami sporgenti che possono essere facilmente strappati. Se un ramoscello di questo albero, in tempo di guerra, viene passato da un generale all'altro, significa smontare i cavalli della cavalleria e appendere gli zaini da guerra. Dopo che le ostilità sono cessate, questi rami sono posti sopra le porte, e sono costruiti in archi di trionfo, e sono agitati in processioni. Essi scandiscono a lettere veritiere quella parola nata dal cielo di "Pace!" Ora, in questo pergolato evangelico che Dio ci manda a costruire, dobbiamo avere due di questi rami d'ulivo

1.) Pace con Dio

2.) Pace gli uni con gli altri

(II.) Il mio testo, in secondo luogo, suggerisce che in questo pergolato per la nostra anima, sulla via verso la gloria, dovremmo avere un buon numero di "rami di pino". Ora, il pino è salutare, aromatico e sempreverde. È accaduto spesso che gli invalidi siano stati inviati nelle regioni in cui cresce il pino, e sono tornati completamente guariti. È una prescrizione frequente, da parte dei medici, dire: "Vai per qualche settimana tra i pini, e starai meglio". Ora vogliamo in questo arbour gospel rami di pino. Vogliamo qualcosa che significhi salute, aroma e sempreverde. Questa è una religione molto sana. Ho conosciuto un vecchio cristiano, senza capitale di salute fisica, e che portava con sé tutte le malattie rispettabili che si possono portare, eppure tenuto in vita da nient'altro che dalla sua religione. Ma questo vangelo è sempreverde. Che cura la pineta si prende della neve sulla fronte? La considera semplicemente una corona di gloria. Non si può congelare la pineta, e questa grazia di Dio è altrettanto buona nell'inverno dell'angoscia come lo è nell'estate della prosperità. È la religione che volete, non dipende dal tempo o dal cambiamento

(III.) Il mio testo suggerisce ancora di più che questo pergolato di grazia cristiana dovrebbe avere in sé un buon numero di "rami di palma". Sai che è uno degli alberi preferiti dell'Est. Gli antichi ne facevano trecentosessanta usi. La frutta viene conservata. La linfa diventa una bevanda. Le pietre vengono macinate come cibo per i cammelli. La base delle foglie è attorcigliata in corda. Cesti e stuoie sono fatti di esso, e dalla radice alla punta del palmo è tutto utile. Cresce a ottantacinque piedi di altezza, è colonnare, le sue foglie frangiate a volte lunghe quattro o cinque metri, e gli antichi erano soliti portarla in processione come simbolo di vittoria. Oh, per altri rami di palma nel nostro pergolato evangelico! Utilità e vittoria! La testa, il cuore, la lingua, la penna, il denaro, la posizione sociale: tutto è impiegato per Dio. Spesso si consiglia su questioni mondane - sugli investimenti - che non si devono mettere tutte le uova nello stesso paniere; ma in questa questione di religione desidero che possiamo dare tutto a Dio, e entrare in noi stessi. "Oh", dice un uomo, "il mio mestiere è vendere sete e calicò". Poi vendi sete e calicò per la gloria di Dio. Un altro uomo dice: "Il mio mestiere è quello di dirigere un giornale". Poi edita un giornale per la gloria di Dio. Tutto ciò che un uomo non può fare per la gloria di Dio, non ha il diritto di farlo. La stragrande maggioranza dei cristiani professanti in questo giorno non conta nulla. Dovete spingerli fuori dai binari prima che il carro della grazia di Dio possa avanzare. Ciò che vogliamo nella Chiesa ora non sono salici piangenti, sospirando e piangendo presso i corsi d'acqua, ammirando le loro lunghe frange nel bicchiere del ruscello; non hickories pieni di nodi; non ciliegia selvatica, che lascia cadere frutti amari; ma le palme, adattate a trecentosessanta scopi: radice, tronco, ramo, foglia, che producono qualcosa per Dio, per l'uomo e per gli angeli

(IV.) Il mio testo richiede che nella realizzazione di questo pergolato evangelico avremo "rami di alberi folti". Sapete che una cabina o un pergolato valgono poco a meno che non ci siano robusti pali agli angoli, altrimenti il vento rovescerà la cabina; e starete peggio che senza riparo, a meno che non abbiate rami forti di alberi folti. Un vangelo che è tutto dolcezza e dolcezza non avrà la forza di resistere all'esplosione della tentazione, della prova e dell'afflizione. Vogliamo un cristianesimo muscoloso. Vogliamo un vangelo con avvertimenti e inviti. Mentre i rami di ulivo sono buoni al loro posto, e i rami di palma, e i rami di mirto, noi vogliamo i rami robusti degli alberi folti. La tempesta della tentazione scenderà dopo un po'; soffierà l'uragano della morte; e ahimè! per quell'uomo che non ha l'anima al riparo sotto i rami robusti dei fitti alberi. (T. Deuteronomio Witt Talmage.)

Anche giorno dopo giorno, ... lesse nel libro della legge di Dio.- Lettura quotidiana della Bibbia:

(I.) Perché?

(I.) Per la sua infinita preziosità e valore

2.) A causa della sua tendenza a costruire la vita interiore e spirituale

3.) Perché tutti i grandi risvegli del potere della religione sono stati associati a un'alta riverenza per la Parola scritta

4.) Perché da questa Parola devi essere giudicato

(II.) Come?

1.) Con riverenza

2.) Con particolare affetto e devozione

3.) Prenditi del tempo

4.) Tieni d'occhio la fine. (S. Thodey.)

Riferimenti incrociati:

Neemia 8

1 Esd 3:1-13
Giudic 20:1,8
Ne 8:16; 3:26; 12:37
Ne 8:4-9; Esd 7:6,11; Ger 8:8,9; Mat 13:52; 23:2,13,34
2Cron 34:15; Is 8:20; Mal 4:4

2 De 17:18; 31:9,10; Mal 2:7
De 31:11-13; 2Cron 17:7-9; At 15:21
Is 28:9
Lev 23:24; Nu 29:1

3 Lu 4:16-20; At 13:15,27; 15:21
At 20:7,11; 28:23
Mat 7:28,29; Mar 12:37; Lu 8:18; 19:48; At 16:14; 17:11; 1Te 2:13; Eb 2:1-3; Ap 2:29; 3:22

4 Ne 10:25; 11:5
Ne 10:3
Ne 10:18; Esd 10:33
Ne 10:7,20; 11:7; 12:13; Esd 10:29

5 Lu 4:16,17
Giudic 3:20; 1Re 8:14

6 1Cron 29:20; 2Cron 6:4; Sal 41:13; 72:18,19; Ef 1:3; 1P 1:3
Ne 5:13; Ger 28:6; Mat 6:13; 1Co 14:16
Ge 14:22; Sal 28:2; 63:4; 134:2; 141:2; Lam 3:41; 1Ti 2:8
Ge 24:26; Eso 4:31; 12:27; 2Cron 20:18; 29:30
Lev 9:24; Mat 26:39; Ap 7:11

7 Ne 3:19; 9:4; 10:9; 12:24
Ne 3:17; 9:4; 10:13
Ne 9:4; 10:12; 12:24; Esd 8:18
Ne 11:16,19; 12:25
Ne 10:10,18
Ne 8:4; 3:23; 12:41,42; Esd 10:22
Ne 10:10; Esd 10:23
Ne 3:23; 10:2; 12:33
Esd 10:22,23
Ne 10:10
Ne 10:10
Lev 10:11; De 33:10; 2Cron 17:7-9; 30:22; Mal 2:7

8 Abac 2:2; Mat 5:21,22,27,28; Lu 24:27,32,45; At 8:30-35; 17:2,3; 28:23

9 Ne 7:65,70; 10:1; Esd 2:63
Esd 7:11
Ne 8:7,8; 2Cron 15:3; 30:22; 35:3; Os 4:6
Ne 8:2; Lev 23:24; Nu 29:1-6
De 12:7,12; 16:11,14,15; 26:14; Ec 3:4; Is 61:3; Mal 2:13
2Re 22:11,19; 2Cron 34:19,21; Rom 3:20; 7:9; 2Co 7:9-11

10 Ec 2:24; 3:13; 5:18; 9:7; 1Ti 6:17,18
CC 5:1
De 26:11-13; Est 9:19,22; Giob 31:16-18; Ec 11:2; Lu 11:41; Ap 11:10
Sal 28:7,8; 149:2; Prov 17:22; Is 6:7,8; 12:1-3; 35:1-4; 61:10; Gioe 2:23; 2Co 8:2; 12:8,9; Fili 3:4

11 Nu 13:30

12 Ne 8:10
Sal 126:1-3
Ne 8:7,8; Giob 23:12; Sal 19:8-11; 119:14,16,72,97,103,104,111,127,; 119:130,171,174; Prov 2:10,11; 24:13,14; Ger 15:16; Lu 24:32; Rom 7:18

13 2Cron 30:23; Prov 2:1-6; 8:33,34; 12:1; Mar 6:33,34; Lu 19:47,48; At 4:1; 13:42
Ne 8:7,8; Lu 24:32; 2Ti 2:24,25

14 Lev 23:34,40-43; De 16:13-15; Zac 14:16-19; Giov 7:2
Ge 33:17

15 Lev 23:4
De 16:16
Giudic 9:48,49; Mat 21:1
Lev 23:40
Ge 8:11
Giov 12:13; Ap 7:9

16 De 22:8; 2Sa 11:2; Ger 19:13; 32:29
2Cron 20:5; 33:5
Ne 8:3; 3:26; 12:37
Ne 12:37,39; 2Re 14:13

17 Giov 1:14; Eb 11:9,13
Gios 1:1
Eb 4:8
2Cron 7:8-10; 8:13; Esd 3:4
2Cron 30:26; 35:18
1Cron 29:22; 2Cron 7:10; 30:21-23

18 De 31:10-13
Lev 23:36; Nu 29:35; Giov 7:37

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