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Commentario:Romani 15:16d'essere ministro (o funzionario; cfr. Romani 13:6; Filippesi 2:17) di Cristo Gesù per i Gentili in vista dei pagani, esercitando il sacro servigio del Vangelo di Dio, affinchè l'offerta dei Gentili sia accettevole, essendo santificata dallo Spirito Santo. Paolo paragona qui le sue funzioni di Apostolo delle Genti a quelle del sacerdote antico. Anch'egli si preoccupa di presentare a Dio un'offerta accettevole; ma questa non sarà di animali senza difetto di frutti scelti; sarà composta di migliaia di pagani convertiti dalla predicazione del Vangelo, rinnovati e suggellati dallo Spirito Santo e che Paolo, in certo modo, presenterà a Dio come frutto delle sue fatiche apostoliche Colossesi 1:28-29. Ma per preparare quest'offerta, egli deve vacare alle sacre funzioni della proclamazione del Vangelo colla parola e cogli scritti. Nell'epistola ai Filippesi 2:17, egli paragona perfino il sangue del suo martirio alla libazione versata sul sacrificio, della fede dei convertiti. Siamo qui nel campo delle similitudini; e se, per porre in risalto il carattere sacro e solenne del ministerio evangelico, lo si vuol chiamare un sacerdozio, lo si faccia nel senso di Paolo. Non si pretenda di rinnovare il sacrificio di Cristo offerto una volta per sempre Ebrei 9; ma si pubblichi nel mondo la virtù eterna di quel sacrificio. Non pretenda il ministro di essere mediatore tra gli uomini e Dio (cfr. 1Timoteo 2:5-7), ma sia l'ambasciatore di Dio presso agli uomini per trarli a salvazione 2Corinzi 5:20. «Questo, scrisse Teofilatto, è il mio sacerdozio: bandire l'Evangelo. Questo è il mio coltello: la Parola. Il sacrificio siete voi». D'altronde, ogni cristiano è sacerdote (cfr. Romani 12:1; 1Pietro 2:5; Ebrei 13:15-16; Apocalisse 1:6). Riferimenti incrociati:Romani 15:16Rom 15:18; 11:13; At 9:15; 13:2; 22:21; 26:17,18; 1Co 3:5; 4:1; 2Co 5:20; 11:23; Ga 2:7,8; Ef 3:1; Fili 2:17; 1Ti 2:7; 2Ti 1:11 Dimensione testo: |