![]() |
|||||||||
Commentario:Romani 16:1SEZIONE B Romani 16:1-20 Raccomandazioni Paolo raccomanda anzitutto ai Romani di accogliere cristianamente la diaconessa Febe Romani 16:1-2; poi raccomanda loro di porgere i suoi saluti ai suoi conoscenti e collaboratori Romani 16:3-16; in ultimo, raccomanda loro di guardarsi dai falsi dottori Romani 16:17-20. Romani 16:1-2. Febe. - Febe si considera con ragione come la portatrice della lettera ai Romani. Essa doveva recarsi a Roma per un qualche affare, forse legale, e Paolo la raccomanda nella chiusa dell'Epistola stessa ch'ella portava. Egli la presenta, in modo generale, come cristiana: Vi raccomando Febe nostra sorella, vostra e mia; quindi la presenta come avente un ufficio nella Chiesa: che è diaconessa della chiesa di Cencrea, Il Nuovo Testamento parla altrove di diaconi Atti 6; Filippesi 1:1; 1Timoteo 3:8; ma non di diaconesse (o serventi), salvo, secondo alcuni, in 1Timoteo 5:10. Certo è che se ne parla al secondo secolo e che Plinio (A. D. 111) narra di aver posto due ministrae christianae alla tortura. L'ufficio durò a lungo nella Chiesa greca ed è stato, in qualche guisa, ristabilito nel moderno protestantismo. Nella Chiesa romana ne tengon luogo le suore di carità, sebbene astrette da voti di celibato. La rigida separazione dei sessi nella società antica rendeva codesto ufficio tanto più necessario in vista dei soccorsi da prestare alle donne povere o malate od isolate. Il diaconato femminile ristretto alla cerchia di ogni singola congregazione, è stato stabilito con successo, qua e là, ma non è ancora divenuto generale. Cencrea era il porto orientale di Corinto, a qualche miglio dalla città. Riferimenti incrociati:Romani 16:12Co 3:1 Dimensione testo: |