Genesi 45

1 Capitolo 45

Giuseppe consola i suoi fratelli e manda a chiamare suo padre Gen 45:1-15

Faraone conferma l'invito di Giuseppe, i regali di Giuseppe ai suoi fratelli Gen 45:16-24

Giacobbe riceve la notizia che Giuseppe è vivo Gen 45:25-28

Versetti 1-15

Giuseppe lasciò continuare Giuda e sentì tutto quel che disse. Vide l'umiliazione dei suoi fratelli per i loro peccati, ricordandosi di sé stesso poiché Giuda lo aveva menzionato due volte nel suo discorso e vide come erano rispettosi verso il loro padre e molto teneri nei confronti del loro fratello Beniamino. Ora erano maturi per la consolazione che aveva in riserbo per essi e si fece riconoscere. Giuseppe ordinò a tutti i suoi servi di ritirarsi. Cristo fa così conoscere le sue dolcezze al suo popolo lontano dalla vista e dall'udito del mondo. Giuseppe versò lacrime di tenerezza e di grande affetto e con esse gettò via quell'austerità con cui egli si era comportato finora verso il suo fratelli. Questo rappresenta la compassione divina verso i penitenti che ritornano. "Sono Giuseppe, vostro fratello". Questo umiliò ancora di più il loro peccato di averlo venduto, ma li incoraggiò a sperare in un trattamento benevolo. Così, quando Cristo volle convincere Paolo, gli disse: "Sono Gesù", e quando consolò i suoi discepoli gli disse: "Sono io, non temete". Quando Cristo si manifesta ai suoi, egli lo incoraggia ad andare verso di lui con tutto il cuore. Giuseppe fa così dimostrando loro che in qualunque modo essi avevano pensato di nuocergli, Dio trasse da esso del bene. I peccatori devono affliggersi ed essere tristi per i loro peccati, sebbene Dio ne tragga da essi del bene affinché non si vantino in nessun modo. La somiglianza fra la storia di Giuseppe e il caso del peccatore che si converte, cioè come Cristo si manifesta alla sua anima, è veramente impressionante. Il peccatore, secondo questo paragone, non deve pensare a qualche peccato lieve, ma al male maggiore e, in questo modo, si può difendere dalla disperazione e può essere pronto a rallegrarsi in quel Dio in cui ha sperato, mentre ancora trema pensando ai pericoli e alla distruzione da cui è fuggito. Giuseppe promette di occuparsi di suo padre e di tutta la famiglia. È dovere dei figli, se la necessità dei loro genitori in qualsiasi momento lo richiede, sostenerli e soddisfarli al massimo della loro capacità: ecco l'esempio della pietà verso quelli di casa sua, 1Ti 5:4. Dopo che Giuseppe ebbe abbracciato Beniamino e accolto tutti loro, i suoi fratelli gli parlarono apertamente di tutti le cose della casa del loro padre. Dopo il gesto della riconciliazione con il Signore Gesù, ne segue una dolce comunione con lui.

16 Versetti 16-24

Faraone fu buono con Giuseppe e con i suoi per amor suo. L'Egitto avrebbe ripagato la perdita seguita alla loro emigrazione. Così quelli a cui Cristo destina la sua gloria divina non devono guardare alle cose di questo mondo. Quello che otteniamo dai godimenti delle cose temporali non è altro che vanità: non possiamo essere sicuri di averli sempre e ancor meno possiamo sperare di portarceli via un giorno. Distogliamo i nostri occhi e i nostri cuori dal mondo: ci sono cose migliori a noi riservate in quella terra benedetta, dove Cristo, il nostro Giuseppe, andò a prepararci un posto. Giuseppe si congedò dai suoi fratelli con un avvertimento opportuno: "Guardatevi di non cadere lungo il cammino". Egli sapeva che essi erano anche litigiosi e, avendoli perdonati in tutto, li lascia con questa incombenza affinché non si rimproverino gli uni gli altri. Questo comando il nostro Signore Gesù l'ha dato anche a noi e cioè che ci amiamo gli uni gli altri. Poi, per quel che accade o è già avvenuto, non cadiamo ulteriormente, poiché siamo fratelli e abbiamo tutti uno stesso Padre. Siamo tutti colpevoli e invece di litigare a vicenda, cerchiamo di occuparci di noi stessi. Siamo, o speriamo di essere, perdonati da Dio che offendiamo e, quindi, dovremmo essere pronti a perdonarci gli uni gli altri. Siamo "ciò nonostante" quella via che ci conduce alla terra d'Egitto, dove troviamo molti che cercheranno di mettersi contro noi. Siamo pure una via che conduce alla divina Canaan, dove speriamo di essere per sempre nella pace perfetta.

25 Versetti 25-28

Sentendo che Giuseppe era vivo, Giacobbe svenne senza crederci poiché era una notizia troppo bella per essere vera, così noi veniamo meno perché non crediamo. Solo in seguito egli si convinse della verità. Giacobbe era vecchio e non si aspettava di vivere a lungo, ma disse: "Che i miei occhi si rinfreschino con questa visione prima che essi si chiudano e quindi non avrò più bisogno di essere felice in questo mondo". Osservate che Gesù si manifesta come un fratello e un amico a coloro che una volta erano i suoi persecutori e i suoi nemici. Egli assicura il suo amore e le ricchezze della sua grazia. Egli ordina loro di lasciare l'invidia, la collera, la malizia e la guerra e di vivere in pace l'uno con l'altro. Egli insegna a rinunciare al mondo per causa sua e per ricevere la sua pienezza, fornendo ai credenti tutto quello che è necessario per condurli a casa sua, affinché dove egli è possano anche essere loro. E sebbene, quando chiama il suo popolo, possa accadere per un certo lasso di tempo che alcuni dubitino e temano, tuttavia il pensiero di vedere la sua gloria ed essere con lui porterà loro a dire: "Va bene così, sono disposto a morire e per andare con l'amore della mia anima."

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