FEDE CHE PARLA

Ebrei 11:4

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Scritto da Aceto Giacomo.

11/9/2021

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Lo scrittore dell’epistola agli Ebrei, dopo un’estenuante impegno nell’esaltare Gesù e l’opera da Lui compiuta, mette l’accento, nel famoso capitolo undici dell’epistola, sulla fede. Inizia dicendo cosa è la fede e i risultati tangibili che si realizzano per mezzo di essa, e poi fa degli esempi con chiari riferimenti a uomini che l’hanno esercitata. Il versetto preso in considerazione ci presenta un antico personaggio che la Bibbia ci presenta nei primi capitoli della Genesi, Abele. Di lui sappiamo ben poco, ma quanto basta per catalogarlo fra quelli che sono graditi a Dio, infatti leggiamo: Genesi 4:4 “Abele offrì anch'egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta”. Cosa rese l’offerta di Abele gradita a Dio? Certamente il fatto che egli offrì con fede, infatti leggiamo che Dio guardò prima dell’offerta il cuore di Abele “guardò con favore Abele e la sua offerta”. Più avanti, a riprova di quanto detto, al v. 6 dello stesso capitolo di Ebrei leggiamo:“Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano”. La fede che Dio vuole trovare nel cuore dell’uomo deve prima di tutto essere vera, poi viva ed in ultimo efficace.

1) FEDE VERA
Nel racconto di Genesi, questi due fratelli, come abbiamo visto, tutti e due offrono a Dio un’offerta del loro lavoro, Caino i frutti della terra e Abele il meglio del suo gregge, i primogeniti insieme al loro grasso. Ciò che deve essere fatto risaltare è che Dio vede nel cuore di entrambi, infatti è evidente che nel cuore di Abele vede una fede vera mentre nel cuore di Caino vede il contrario, una fede finta, infatti di Caino viene detto che offri semplicemente frutti della terra, mentre Abele volle offrire il meglio che poteva offrire. Tutti e due avevano ricevuto gli stessi insegnamenti, a loro erano stati tramandati i ricordi del paradiso perduto e delle cause che il peccato aveva procurato, entrambi sapevano che dovevano rendere un culto al Dio che avevano imparato a conoscere, ma qualcosa differiva in loro e questa qualcosa faceva la differenza, un modo di approcciarsi diverso, uno si accostava a Dio con fede e l’evidenza era il tipo di sacrificio,mentre l’altro probabilmente si accostava a Dio per abitudine o forse per non dispiacere i genitori o forse ancora per non essere di meno del fratello, ma in ogni caso con una fede finta, e anche per lui l’evidenza era il tipo di sacrificio. Certamente è importante che Abele offri delle vittime del suo gregge, ma ciò che ha fatto la differenza e lo ha reso eccellente è la fede “ Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino”. È importante mettere l’accento sul fatto che Abele avesse una fede vera in quanto essa risulta vincente, Dio guarda con simpatia quando l’uomo si rivolge a Lui con vera fede.
In 1Samuele 14:6 leggiamo: “Gionatan disse al suo giovane scudiero: «Vieni, andiamo verso la guarnigione di questi incirconcisi; forse il SIGNORE agirà in nostro favore, poiché nulla può impedire al SIGNORE di salvare con molta o con poca gente»”. La fede vera di Gionatan in quel giorno fu vincente e fece la differenza, dando a Israele una grande vittoria.
In Daniele 1:8-9 leggiamo: “Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva; e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi; Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi”. La fede vera di Daniele fece muovere la mano di Dio prendendolo in simpatia, in seguito di lui sarà detto che aveva “uno spirito straordinario” Daniele 5:12.
Ricordiamoci che se desideriamo la benevolenza di Dio e vogliamo ottenere risultati eccellenti in ogni cosa, dobbiamo esercitare una fede vera.

2) FEDE VIVA
Avendo parlato di fede vera e di fede finta, ora è importante comprendere che non sempre una fede vera è efficace. Se è vero che la fede vera muove la mano di Dio perché in essa Egli si compiace, è anche vero che se la fede non rimane nel nostro cuore viva e vitale come il primo giorno essa diventa una fede morta e tale tipo di fede non può risultare efficace, certamente il nostro Dio in essa non si compiacerà. Una fede viva, al contrario, ci dà il passaporto per l’eternità e ci rende grandi agli occhi di Dio, ecco perché nel testo di Ebrei leggiamo “per mezzo di essa gli fu resa testimonianza che egli era giusto”. Dio ha reso grande Abele perché ha trovato in lui una fede viva che testimoniava che era giusto agli occhi suoi.
In 1Re 18:36-38 leggiamo: “All'ora in cui si offriva l'offerta, il profeta Elia si avvicinò e disse: «SIGNORE, Dio d'Abraamo, d'Isacco e d'Israele, fa' che oggi si conosca che tu sei Dio in Israele, che io sono tuo servo, e che ho fatto tutte queste cose per ordine tuo. Rispondimi, SIGNORE, rispondimi, affinché questo popolo riconosca che tu, o SIGNORE, sei Dio, e che tu sei colui che converte il loro cuore!» Allora cadde il fuoco del SIGNORE, e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la polvere, e prosciugò l'acqua che era nel fosso”. Elia afferma “che io sono tuo servo”, Dio nel mandare il fuoco dal cielo non solo afferma la sua indiscussa autorità ma anche conferma Elia come suo servo. La fede viva di Elia testimoniava che era un vero servitore di Dio, la fede viva in noi testimonia che siamo veri credenti.

3) FEDE EFFICACE
“ … e per mezzo di essa (la fede), benché morto, egli parla ancora”, la fede vera e viva parla. Per cosa dobbiamo ricordare Abele, perché fu il primo uomo a morire? O forse perché morì per mano del fratello assassino? No, dobbiamo ricordarlo principalmente per la sua fede che lo rende più loquace di ogni discorso fatto da bocca d’uomo. I grandi uomini di Dio citati nella Bibbia, i grandi profeti, i grandi sacerdoti e i grandi Re, vengono ricordati perché hanno riposto la loro fede nell’Iddio vivente e vero e per questo sono stati premiati e ancora oggi sono ricordati. I personaggi che vengono citati al verso 5,6,7,ecc. fino al verso 40, vengono ricordati perché la loro fede era vera e viva e quella fede li fa parlare ancora.
Per cosa vogliamo essere ricordati da quelli che verranno dopo? Vogliamo essere ricordati perché siamo stati bravi genitori tutti dediti alla famiglia? Certamente non è male. Vogliamo essere ricordati come lavoratori instancabili tutti dediti al lavoro secolare per portare avanti la nostra famiglia? Anche questo non è male. Vogliamo essere ricordati per avere costruito attorno a noi, con i nostri sforzi, un habitat socialmente elevato con una bella casa, una casa di villeggiatura, una o più belle macchine, tanti bei soldini in banca che ci permettono di realizzare tanti sogni per noi e i nostri cari? Anche questo è indiscutibilmente desiderabile, ma ciò che veramente fa la differenza agli occhi di Dio è quanta fede trova nel nostro cuore e se Dio riscontra fede in noi, farà in modo che siamo ricordati nella grande schiera dei fedeli testimoni.
Belle sono le parole di Gesù in Matteo 25:34 che cosi leggiamo: “Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo”.

CONCLUSIONE
Se in Abele e anche in tanti altri, la fede ha fatto la differenza, non possiamo pensare minimamenete che Dio usi un metro diverso nei nostri riguardi, Dio vuole trovare ancora oggi fede vera e viva nel cuore dei suoi figliuoli, nel mio e nel tuo cuore. Come stiamo cercando Dio e come ci presentiamo alla sua presenza, come Abele, con fede tangibile e concreta, o come Caino, con fede discutibilmente dubbia e con sentimenti moralmente perversi? Guardiamo alla vita che stiamo conducendo come cristiani, abbiamo qualcosa che possiamo rimproverarci? La nostra fede è alla stessa altezza di quella di Abele? Il nostro cuore e il nostro comportamento piacerà pienamente a Dio o forse dobbiamo rivedere qualcosa della nostra vita?
Nell’intimo del nostro cuore facciamo un’analisi sincera di come ci siamo presentati oggi d’avanti all’Eterno perché Dio l’ha già fatta così come la fece per Caino guardando il suo cuore e non gradendo la sua offerta.
A Dio sia la gloria.