Commentario abbreviato:Giobbe 9:1614 Versetti 14-21 Giobbe è ancora giusto ai suoi stessi occhi, Giob 32:1, e questa risposta, pur esponendo la potenza e la maestà di Dio, implica che la questione tra l'afflitto e il Signore della provvidenza è una questione di potere e non di diritto; e cominciamo a scoprire i frutti malvagi dell'orgoglio e di uno spirito presuntuoso. Giobbe inizia a manifestare una disposizione a condannare Dio per giustificare se stesso, cosa per la quale viene poi rimproverato. Eppure Giobbe sapeva così tanto di se stesso che non osava sostenere un processo. Se diciamo: "Non abbiamo peccato", non solo inganniamo noi stessi, ma facciamo un affronto a Dio, perché pecchiamo dicendo questo, e diamo la colpa alla Scrittura. Ma Giobbe rifletteva sulla bontà e sulla giustizia di Dio dicendo che la sua afflizione era senza motivo. Diodati:Giobbe 9:16Se io grido, ed egli mi risponde, Pur non potrò credere ch'egli abbia ascoltata la mia voce; Martini:Giobbe 9:16E quando esaudisse egli le mie suppliche, non crederò che egli abbia avuto riguardo alle mie voci. Nuova Diodati:Giobbe 9:16Se io lo invocassi ed egli mi rispondesse, non potrei ancora credere che ha ascoltato la mia voce, Nuova Riveduta:Giobbe 9:16Se io lo invocassi ed egli mi rispondesse, Ricciotti:Giobbe 9:16E pur se mi rispondesse quand'io lo chiamassi [a giudizio], non avrei fiducia che ascolterebbe la mia voce: Riferimenti incrociati:Giobbe 9:16Sal 18:6; 66:18-20; 116:1,2 Riveduta:Giobbe 9:16S'io lo invocassi ed egli mi rispondesse, non però crederei che avesse dato ascolto alla mia voce; Riveduta 2020:Giobbe 9:16Se io lo invocassi ed egli mi rispondesse, non per questo crederei che avesse dato ascolto alla mia voce; Tintori:Giobbe 9:16Ed anche se esaudisse le mie suppliche, non crederei che Egli abbia avuto riguardo alla mia voce. Dimensione testo: |