Apocalisse 5

1 Sezione Seconda. Apocalisse 5. L'AGNELLO PROCLAMATO DEGNO D'APRIRE I SUGGELLI DEL LIBRO

La visione di Apocalisse 5 è la continuazione o la seconda parte che dir si voglia di quella descritta in Apocalisse 4. Mentre in Apocalisse 4 il Veggente contempla Iddio qual supremo Reggitore del mondo da lui creato e lo vede adorato come tale dai rappresentanti della creazione e della Chiesa, in Apocalisse 4 contempla l'Iddio Redentore nella persona del Cristo, solo capace, in virtù del sacrificio da lui compiuto, di rivelare e di eseguire i disegni di Dio riguardo alla Chiesa ed al mondo Apocalisse 5:1-7. Un triplice coro: quello delle creature viventi e degli anziani, quello delle miriadi degli angeli e quello infine dell'intero universo, esalta la gloria dell'Agnello e lo adora in un con Colui che siede sul trono Apocalisse 5:8-14.

Apocalisse 5:1-7. L'Agnello riceve il libro sigillato

E vidi sulla destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette suggelli.

Il libro che sta sulla mano destra di Dio Padre, come offerto a chi sarà stimato degno di riceverlo, è stato raffigurato in guisa diverse, come un codex legato a guisa dei nostri libri moderni, o come composto di sette fogli di pergamena o di papiro arrotolati gli uni agli altri intorno ad un cilindro e chiusi all'estremità ciascuno da un sigillo; ma in quel caso come avrebbe potuto il Veggente scorgere i sette sigilli e notare che i fogli erano scritti dalle due parti, quando l'ultimo foglio copriva tutti gli altri? E più semplice considerare il libro come un rotolo comune, cioè un foglio più o meno lungo di pergamena o di papiro avvolto intorno ad un cilindro e sigillato lungo l'orlo suo esterno da sette sigilli. Vero è che un tal rotolo non sarebbe leggibile se non dopo rotti tutti e sette i sigilli; ma non si dice nel testo che il rotolo sia stato letto; ma solo che, in occasione della rottura di ogni sigillo, vien rivelata una parte dei destini del mondo sotto forma di nuove visioni. Il libro rappresenta non la soluzione dei misteri contenuti nelle profezie e nei simboli dell'Antico Testamento, come han creduto gli antichi interpreti, ma l'avvenire quale si presenta alla mente dell'onnisciente Iddio, l'avvenire della Chiesa e del mondo, la lotta tra la luce e le tenebre coi suoi risultati finali, l'avvenire quale lo descrive Apocalisse 6-21. Mentre di solito non si scriveva che sulla facciata interna del rotolo, questo è scritto anche sul verso, perchè la materia abbonda e nulla d'importante è stato tralasciato. E sigillato con sette sigilli ad indicare che l'avvenire è completamente impenetrabile agli occhi delle creature. Cfr. Isaia 29:11. Il libro o rotolo figura spesso come simbolo nelle Scritture. In Apocalisse 10:8-11 si parla di un 'libretto' che il Veggente deve divorare onde profetizzare sopra popoli e nazioni. Cfr. Ezechiele 2:9. Altrove si parla del 'libro della vita' ove sono scritti i nomi dei salvati (Apocalisse 3:5; 13:8; 17:8; 20:12,15; 21:27. Cfr. Esodo 32:32; Salmi 69:28). In Apocalisse 20:12 son mentovati i libri nei quali sono scritte le azioni degli uomini. Cfr. Malachia 3:16. Nel Salmi 139:16, si legge: 'Nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che m'erano destinati'.

2 E vidi un angelo potente che bandiva con gran voce: Chi è degno d'aprire il libro e di romperne i suggelli?

La potenza dell'angelo è in relazione colla gran voce con cui deve far udire il suo bando da tutte le creature, onde venga posta in evidenza l'impotenza di esse a conoscere i disegni di Dio.

3 E nessuno, nè in cielo

fra gli angeli,

nè sulla terra

fra gli uomini anche più santi e più intelligenti,

nè sotto la terra

tra le anime che sono nel soggiorno dei morti, per non parlar dei demoni che son nell'abisso,

poteva aprire il libro nè guardarlo

neanche all'esterno per leggere quanto era scritto su di esso di fuori. Per conoscere i decreti ed i segreti disegni di Dio conviene essere uniti a lui per natura o per essenza. Perciò si legge in Giovanni 1:18: «Nessuno ha mai veduto Iddio; l'unigenito che è nel seno del Padre (la Parola ch'era nel principio con Dio e ch'era Dio) è quel che l'ha fatto conoscere». «Niuno è salito in cielo se non colui ch'è disceso dal cielo: il Figliuol dell'uomo che è nel cielo» Giovanni 3:13. «Niuno conosce appieno il Padre se non il Figliuolo...» Matteo 11:27. E trattandosi specialmente dei disegni divini connessi colla redenzione del mondo, chi è moralmente degno di rivelarli all'infuori di Colui che ha, col suo sacrificio, compiuta la redenzione e che deve condurre a compimento il regno di Dio?

4 E io piangevo forte (lett. molto) perchè non s'era trovato nessuno che fosse degno d'aprire il libro o di guardarlo.

Giovanni piange non per curiosità insoddisfatta, ma perché lo preoccupano profondamente le sorti del regno di Dio a cui ha consacrato la vita e per il quale si trova esiliato. In Apocalisse 1:19 il Cristo gli aveva ordinato di scrivere le cose che erano in allora e quelle che dovevano avvenire in appresso, facendogli sperar delle rivelazioni in proposito; ed ecco che nessuno si trova che sia degno d'aprire il libro dell'avvenire.

5 E uno degli anziani mi disse: Non piangere; ecco il Leone che è della tribù di Giuda, il Rampollo di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette suggelli.

I rappresentanti dei redenti giunti alla gloria sono in grado di simpatizzare colle ansie dell'apostolo e conoscono la vittoria di Cristo per propria esperienza; perciò uno di loro consola Giovanni. L'appellativo di Leone ch'è della tribù di Giuda è derivato dalla benedizione profetica data da Giacobbe morente ai suoi figliuoli: «Giuda è un giovine leone... s'accovaccia come un leone... chi lo farà levare? Lo scettro non sarà rimosso da Giuda... finchè venga Colui che darà il riposo e al quale ubbidiranno i popoli» Genesi 49:9-10. La forza, l'attitudine della tribù di Giuda al comando, doveva esplicarsi nel fatto ch'essa darebbe al popolo eletto i suoi re a cominciare da Davide, l'eroe vincitore, il re secondo il cuor di Dio, dalla cui stirpe sorgerebbe l'eroe ideale, il Re perfetto ed eterno predetto dai profeti e chiamato qui la Radice di Davide che torna a dire il Rampollo germogliato dal ceppo della famiglia davidica, il figliuol di Davide. Cfr. Apocalisse 22:16; Isaia 11:1,10 ove il futuro discendente davidico è chiamato 'la radice d'Isai'. Egli ha vinto il gran nemico di Dio e degli uomini, Satana; ha trionfato sul peccato con una vita santa, ha trionfato sulla sentenza di condanna che colpiva i peccatori portando egli stesso la pena dei loro peccati nel suo corpo sul legno della croce; ha vinto la morte colla sua risurrezione. Il suo sacrificio gli ha valso l'esaltazione alla destra di Dio, il potere sovrano per eseguire i disegni della misericordia e della giustizia di Dio Apocalisse 3:21; Filippesi 2:8-11 e la facoltà di farli conoscere ai suoi seguaci, dissuggellando il libro in cui sono contenuti. In Apocalisse 1:1 l'Apocalisse è presentata come una rivelazione data da Dio ai suoi servitori, per mezzo di Gesù Cristo.

6 E vidi nello spazio fra il trono colle quattro creature viventi e gli anziani, un Agnello in piedi che pareva essere stato immolato,

Abbiam cercato di dare il senso della frase che tradotta letteralmente non da senso intelligibile (in mezzo al trono e alle quattro creature... e in mezzo agli anziani). Si tratta di una forma usuale nell'ebraico che invece di dire: 'fra una cosa e l'altra', dice: 'fra una cosa e fra l'altra'. L'Agnello appare d'un tratto agli occhi del Veggente sulla superficie cristallina che si estende fra il trono e il semicerchio degli anziani. E stato annunziato un eroe vincitore, un leone, ed ecco si presenta un agnello, il tipo della mansuetudine, della pazienza, dell'innocenza; e quest'agnello che ora è vivente Apocalisse 1:18 porta le tracce della sua immolazione nella ferita da cui è uscito il suo sangue. Dice lett.: 'in piedi. come immolato'. La parola qui usata a significare l'agnello ( αρνιον) è speciale all'Apocalisse ove la s'incontra ventinove volte in dodici capitoli. Altrove non la si trova che una volta in Giovanni 21:15: 'pasci i miei agnelli'. Ma il sinonimo αμονς è usato in alcuni luoghi del Nuovo Testamento es. Giovanni 1:29,36: 'Ecco l'agnello di Dio...'; 1Pietro 1:19. Cfr. 1Corinzi 5:7; Giovanni 19:36. Il simbolo dell'agnello usato a significare il carattere immacolato e l'opera espiatoria di Cristo si riannoda a Isaia 53, ed alle leggi relative all'agnello pasquale, all'olocausto quotidiano e ad altri sacrifici, ombra di realtà future. Il sacrificio supremo della propria vita è stato per Cristo la via al potere supremo. La croce che pareva la vittoria di Satana è stata la sua disfatta.

ed avea sette corna e sette occhi che sono i sette Spiriti di Dio mandati per tutta la terra.

Le sette corna sono il simbolo della pienezza della potestà e della forza e i sette occhi secondo la spiegazione che n'è data rappresentano la pienezza dello Spirito di Dio ch'è anche lo Spirito di Cristo e ch'egli manda per tutta la terra. «Avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, egli ha sparso quello che ora (alla Pentecoste) vedete e udite» Atti 2:33. «Quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità... egli testimonierà di me» Giovanni 15:26. Cfr. Apocalisse 1:4; 3:1; 4:5. 'Lo Spirito investiga ogni cosa anche le cose profonde di Dio' 1Corinzi 2:10; quindi i sette occhi sono il segno della onniscienza divina del Cristo.

7 Ed esso venne e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono.

Trattandosi di simboli, non è il caso di domandare come un agnello può prendere un rotolo; nei simboli l'essenziale è l'idea; quindi è che per descrivere le sue perfezioni, Cristo è rappresentato come leone, come rampollo, come agnello con segni dell'immolazione, con sette corna e con sette occhi. Egli è il Mediatore della rivelazione come lo è della salvezza.

8 Apocalisse 5:8-14. Un triplice coro celeste celebra le lodi dell'Agnello e l'adora

Il primo coro comprende le quattro creature viventi e gli anziani, i rappresentanti della creazione terrestre e della Chiesa dei redenti.

E quando ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno (s'intende: ciascuno di questi ultimi) un'arpa

per accompagnare il canto delle lodi. (Cfr. Apocalisse 14:2; 15:2: 'delle arpe di Dio'; Salmi 150).

e delle coppe d'oro piene di profumi che sono le preghiere dei santi.

L'incenso, che arso nel turribolo produce un profumo grato che sale in alto; è il simbolo della preghiera ch'è grata a Dio. 'La mia preghiera, dice il salmista, stia nel tuo cospetto come l'incenso' (Salmi 141:2. Cfr. Ezechiele 8:10-12). In Apocalisse 8:3-4 si legge di un angelo con un turribolo d'oro al quale son dati molti profumi da unire alle preghiere di tutti i santi sull'altare d'oro ch'era davanti al trono di Dio. E il fumo dei profumi, unendosi alle preghiere, sale al cospetto di Dio. Il simbolo non è identico in tutto, ma offre stretta analogia con quello della scena attuale. Qui invece del turribolo abbiamo le coppe d'oro nelle quali la Chiesa dei redenti, simboleggiata dagli anziani, offre a Dio le sue preghiere di adorazione, di ringraziamento, di supplicazione. I redenti sono la parte eletta dell'umanità, come l'umanità è la parte superiore della creazione terrestre; sono perciò i portavoce delle creature inferiori destinate ad aver parte ai benefici della salvezza. Essi che ne sono l'oggetto principale si prostrano in adorazione davanti a Colui ch'è l'Autore della salvazione e gli offrono le loro lodi e le loro preghiere. Gli interpreti cattolici hanno veduto qui l'intercessione dei santi. Noteremo soltanto che i ventiquattro anziani rappresentano la Chiesa nel suo insieme, nell'atto in cui essa adora il suo Redentore. Le cetre si addicono specialmente alla chiesa trionfante, le coppe dei profumi alla chiesa militante; non è questione qui d'intercessione. D'altronde, i redenti che sono col Signore non cessano perciò di unire le loro preghiere a quelle dei loro fratelli che lottano ancora, e nulla vieta di credere che intercedano presso a Dio per loro. Quello che la Scrittura non autorizza è la preghiera ed il culto rivolto dai viventi a quelli che son morti. «Vi è un solo Dio ed anche un solo Mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo uomo, il quale diede, se stesso qual prezzo di riscatto per tutti» 1Timoteo 2:5-6.

9 E cantavano un nuovo cantico, dicendo: Tu sei degno di prendere il libro è d'aprirne i suggelli, perché sei stato immolato e hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d'ogni tribù e lingua e popolo e nazione.

'Il cielo, ha detto C. Rossetti, è rivelato alla terra come la patria della musica'. Gli anziani cantano (il presente è del greco ed esprime l'idea che il canto di lode dei redenti non è cosa d'un istante, ma è permanente come i sentimenti da cui sgorga) un cantico nuovo suscitato da cose nuove. Nuova è la conoscenza del piano di Dio comunicata agli uomini dal Figliuol di Dio; nuovo è il fatto della sua incarnazione; nuovo il sacrifizio da lui offerto colla sua immolazione sul Golgota, sacrifizio unico, di valore eterno, che abolisce quelli figurativi dell'antica economia; nuovi i privilegi acquistati con esso ai redenti; nuovo l'universalismo che applica i benefici della redenzione a gente d'ogni nazione sotto il cielo; nuova la Gerusalemme che attende i riscattati; nuovo perfino il nome del Redentore Apocalisse 14:3; 15:2; 3:12; 21:5. «Tutte le preghiere dei santi nei cieli e sulla terra, tutti i loro inni di lode si concentrano e si rinnovano qui nel cantico nuovo celebrante l'Agnello» (Bonnet). Egli è degno di rivelare e di eseguire i disegni di Dio perchè la salvazione del mondo poggia sul sacrifizio espiatorio da lui compiuto. L'immolazione della Vittima volontaria e i benefici che ne derivano ai credenti formano l'oggetto principale del loro cantico. L'immagine del comprare col sangue, considerato come prezzo di riscatto, s'incontra in 1Corinzi 6:20; Atti 20:28; 1Pietro 1:18-19 ecc. L'accumulare i termini tribù, lingua, popolo e nazione; mira ad esprimere nel modo più energico l'idea che la salvazione non è destinata soltanto ad un popolo, ma all'umanità tutta quanta, senza distinzione di bianchi, di neri o di gialli. Dio ha amato il mondo e in Cristo non c'è nè Giudeo, nè greco, nè barbaro, nè scita, nè uomo, nè donna. Il testo ordinario poggiante sui codd. alef P Q e sulle versioni porta: 'e ci hai comprati...' La parola manca però in altri codd. e siccome si legge dopo: 'e li hai fatti...', la quasi totalità dei critici ritiene inautentico il ci del v. 9.

10 e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti.

L'espressione è quasi identica a quella già spiegata di Apocalisse 1:6.

e regneranno sulla terra.

Uniti a Cristo, i suoi redenti hanno parte alla sua gloria e sono associati a lui nel regnare sul mondo Apocalisse 1:6. I manoscritti si dividono tra il 'regneremo' della Vulgata e del testo ordinario, il regnano dei Codd. A, Q e miniscu., preferito da non pochi critici che vi scorgono l'affermazione di un regnar spirituale che avrebbe principio fin d'ora, e il regneranno adottato dal Nestle, dalla sinodale francese, ecc, sulla base dei codd. alef P, minusc... Quest'ultima lezione accenna al regnar dei santi sulla terra durante il millennio, secondo Apocalisse 20:4,6. La Chiesa che ora è oppressa e vinta in apparenza appare agli occhi dei celesti come adorna della potenza di Dio ed esercitante un potere regale sulla terra ove regnavano prima l'empietà colle sue tristi conseguenze.

11 Il secondo coro che celebra le lodi dell'Agnello è quello degli angeli i quali, pur non essendo l'oggetto della redenzione, s'interessano ad essa come all'opera che meglio manifesta le perfezioni divine 1Pietro 1:12.

E vidi,

oltre la cerchia degli anziani, le schiere angeliche,

e udii la voce di molti angeli attorno al trono e alle creature viventi e agli anziani, e il numero loro era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia.

Nel Salmi 68:17 si legge: «I carri di Dio si contano a miriadi e miriadi, a migliaia di migliaia» e in Daniele 7:10: «Mille migliaia d'angeli lo servivano e miriadi di miriadi stavano davanti a lui». Questi multipli di grossi numeri servono ad esprimere l'idea che gli angeli sono innumerevoli o, come diremmo, si contano a milioni e a miliardi.

12 che dicevano con gran voce: Degno è l'Agnello che è stato immolato di ricever la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l'onore e la gloria e la benedizione.

Il ricevere s'intende di un ricever sotto forma di lodi, di adorazione e di ubbidienza da parte di tutte le creature. Ricchezze si applica più specialmente alle ricchezze dei beni spirituali che Cristo comunica ai suoi. Benedizione equivale al rendimento di grazie. C'è nel cantico degli angeli, unito al loro omaggio, il voto ardente che i frutti del sacrificio di Cristo si estendano su tutta l'umanità e che tutti lo riconoscano e celebrino come il loro re. Il terzo coro è più vasto ancora di quello degli angeli ed abbraccia tutte le creature dell'universo; esso unisce nelle sue lodi Colui che siede sul trono e l'Agnello, onorando di uguale adorazione il Figlio ed il Padre.

13 E tutte le creature che sono nel cielo e sulla terra e sotto la terra e sul mare e tutte le cose che sono, in essi, le udii che dicevano:

Nel linguaggio biblico le quattro regioni qui mentovate come abitazione di esseri viventi comprendono l'universo intero. Cfr. Salmi 148; Esodo 20:4,11. Il cielo immenso può contenere altre creature intelligenti, oltre agli angeli, già mentovati. Sotto la terra cioè nell'Hades sono le anime dipartite; dei demoni non può esser questione. La Chiesa colla creazione terrestre loda l'Agnello autore della Redenzione; le creature celesti celebrano l'amore del Padre e l'abnegazione del Figlio; l'universo intero adora il Creator di tutte le cose in un col Redentor del mondo:

A Colui che siede sul trono e all'Agnello siano la benedizione e l'onore e la gloria e l'imperio nei secoli dei secoli.

Le armonie celesti, nota Bonnet, tornano dopo questo al centro, presso al trono di Dio, ove risuona l'Amen delle creature viventi, e infine i ventiquattro anziani, la Chiesa, oggetto speciale dell'amore che l'universo esalta, si prostra nel silenzio dell'adorazione.

14 E le quattro creature viventi dicevano: Amen! E gli anziani si prostrarono e adorarono.

Così ha termine la grandiosa visione.

AMMAESTRAMENTI

1. Il nostro passato è rappresentato nell'Apocalisse 20 come scritto in libri più fedeli di quelli di quaggiù. Ma anche l'avvenire individuale e collettivo è scritto in un libro che Dio tiene in mano. L'avvenire infatti non è se non il continuato svolgimento del piano di Dio, svolgimento che non è abbandonato al caso, ma è preveduto ed anche preordinato da Dio. Non cade foglia che Dio nol voglia, dice un proverbio ch'è conforme all'insegnamento della Scrittura. Noi non sappiamo bene conciliare la prescienza e la preordinazione di Dio con la libertà umana; ma non possiamo a meno di costatare che le due cose esistono senza escludersi a vicenda. L'uomo si sente libero; eppure le sue azioni sono prevedute e preannunziate ed anche controllate dal governo Dio. Dio lascia che il male cresca fino alle sue estreme manifestazioni, pur arginandolo e intervenendo con castighi sempre più severi; ma quando è giunto il tempo, il giudizio di Dio lo disperde. Quel che deve trionfare è il piano di Dio colla vittoria della luce sulle tenebre.

Il pensiero che tutto, nella nostra vita come nella storia della Chiesa e del mondo, avviene secondo il piano di Dio, è atto ad infonder nell'anima calma e coraggio nei giorni burrascosi ed oscuri.

Però, se tutto è scritto nel libro divino dell'avvenire quel libro è sigillato per noi come lo è per tutte le creature dell'universo. Non c'è magia nè astrologia nè necromanzia nè spiritismo che possa rompere i suggelli del libro. Ed è disposizione savia e misericordiosa di Dio quella che ci nasconde la via per cui dovremo passare.

Tuttavia il Signore, per alimentar la fede in seno al suo popolo, per aiutarlo a sostener le più dure prove, per confermarlo nella sua fedeltà, si è degnato di sollevare qualche lembo del velo mediante le visioni profetiche, preavvisandolo degli assalti più temibili del nemico e dipingendogli le glorie della vittoria assicurata ai fedeli. Così ha fatto anticamente per mezzo dei profeti d'Israele; così ha fatto Gesù nei suoi discorsi e per mezzo dei suoi apostoli, principalmente poi, colla Rivelazione comunicata a Giovanni. Egli ha per tal modo risposto alle ansietà dei suoi servitori e asciugate molte lagrime. Egli solo era in grado di farlo, perchè a Lui, il Verbo fatto carne, è affidata l'esecuzione del piano di Dio che ha per centro la redenzione dell'umanità; redenzione di cui Egli ha compiuto l'atto fondamentale colla sua volontaria immolazione.

Raccogliamo dunque con pia riconoscenza quel tanto che gli è piaciuto di farci conoscere sulle cose future.

2. Apocalisse 5 è di speciale importanza a motivo dell'insegnamento ch'esso contiene intorno a Cristo.

Cristo ci è presentato come uguale a Dio Padre; possiede lo Spirito nella sua pienezza; è adorato dalla Chiesa dei redenti che si prostra dinanzi a lui offrendogli le sue lodi e le sue preghiere. E adorato al pari di Dio Padre da tutte le creature inferiori e superiori dell'universo intero, e a lui appartengon la potenza, la sapienza, la gloria e l'imperio che appartengono a Dio. Egli è il rivelatore dei disegni divini. Egli è l'Agnello senza difetto che si è offerto come vittima propiziatoria per l'espiazione dei peccati ed ha col suo sangue redento a Dio un popolo di sacerdoti e di re.

Egli è il Re potente, il Leone, il Rampollo davidico predetto, cui spetta tradurre in realtà storiche i disegni di Dio verso l'umanità, e come tale è celebrato dalle creature tutte.

«Nulla, dice Bonnet, in presenta della scena sublime dell'adorazione dell'Agnello, nulla può dare un'idea più alta della nostra redenzione, neppure i pensieri più elevati espressi dall'apostolo Paolo. Quanto fredde le più ardenti azioni di grazie dei cristiani di fronte a queste scene della vita del cielo!». «Impariamo anche noi a prostrarci e ad adorare! Siano i nostri culti terreni una preparazione al culto celeste. Siano i nostri inni come l'eco fedele del nuovo cantico che echeggia lassù. Salgano le nostre preghiere davanti a Dio come profumo d'odor soave!» (De Perrot).

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