Commentario abbreviato:

Matteo 21

1 Capitolo 21

Cristo entra a Gerusalemme Mt 21:1-11

Scaccia coloro che profanavano il tempio Mt 21:12-17

Il fico sterile maledetto Mt 21:18-22

Il discorso di Gesù nel tempio Mt 21:23-27

La parabola dei due figli Mt 21:28-32

La parabola dei vignaiuoli malvagi Mt 21:33-46

Versetti 1-11

Questa venuta di Cristo è stata descritta dal profeta Zaccaria, Zac 9:9. Quando Cristo apparirà nella sua gloria, sarà nella sua mitezza, non nella sua maestà, per operare la salvezza. Se la mitezza e la povertà esteriore erano pienamente visibili nel Re di Sion e segnavano il suo ingresso trionfale a Gerusalemme, quanto devono essere sbagliate la cupidigia, l'ambizione e l'orgoglio della vita nei cittadini di Sion! Portarono l'asino, ma Gesù non lo usò senza il consenso del proprietario. Gli ornamenti erano quelli che si trovavano a portata di mano. Non dobbiamo pensare che i vestiti che abbiamo addosso siano troppo cari per separarcene per il servizio di Cristo. I capi dei sacerdoti e gli anziani si unirono poi alla folla che lo maltrattava sulla croce; ma nessuno di loro si unì alla folla che gli rendeva onore. Coloro che prendono Cristo per il loro Re, devono mettere tutto sotto i suoi piedi. Osanna significa: "Salva ora, ti preghiamo! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Ma quanto poco vale l'applauso del popolo! La moltitudine che cambia si unisce al grido del giorno, che sia Osanna o Crocifisso. Spesso le moltitudini sembrano approvare il Vangelo, ma pochi diventano discepoli coerenti. Quando Gesù entrò a Gerusalemme, tutta la città era commossa; alcuni forse erano commossi dalla gioia, perché aspettavano la consolazione di Israele; altri, tra i farisei, erano commossi dall'invidia. Così diversi sono i moti dell'animo degli uomini all'avvicinarsi del regno di Cristo.

12 Versetti 12-17

Cristo trovò alcuni dei cortili del tempio trasformati in un mercato di bestiame e di oggetti usati per i sacrifici, e in parte occupati dai cambiavalute. Nostro Signore li scacciò dal luogo, come aveva fatto all'inizio del suo ministero, Gv 2:13-17. Le sue opere lo testimoniavano più degli osannamenti; e il suo lavoro era più che altro una testimonianza. Le sue opere lo testimoniavano più degli osanna; e la sua guarigione nel tempio era l'adempimento della promessa che la gloria della seconda casa sarebbe stata più grande della gloria della prima. Se Cristo venisse ora in molte parti della sua Chiesa visibile, quanti mali segreti scoprirebbe e purificherebbe! E quante cose praticate quotidianamente sotto il mantello della religione, mostrerebbe che sono più adatte a un covo di ladri che a una casa di preghiera!

18 Versetti 18-22

Questa maledizione del fico sterile rappresenta lo stato degli ipocriti in generale, e ci insegna che Cristo cerca la forza della religione in coloro che la professano, e il sapore di essa da coloro che ne hanno l'aspetto. Le sue giuste aspettative da professori fiorenti sono spesso deluse; viene da molti, cercando frutti, e trova solo foglie. Una falsa professione spesso appassisce in questo mondo, ed è l'effetto della maledizione di Cristo. Il fico che non aveva frutti, presto perse le foglie. Questo rappresenta lo stato della nazione e del popolo ebraico in particolare. Nostro Signore Gesù trovò tra loro solo foglie. E dopo che ebbero rifiutato Cristo, la cecità e la durezza crebbero su di loro, fino a quando furono disfatti e il loro luogo e la loro nazione sradicati. Il Signore era giusto in questo. Temiamo molto il destino denunciato per il fico sterile.

23 Versetti 23-27

Poiché il Signore si presentava apertamente come il Messia, i capi dei sacerdoti e gli scribi si offesero molto, soprattutto perché egli smascherava e rimuoveva gli abusi da loro incoraggiati. Nostro Signore chiese cosa pensassero del ministero e del battesimo di Giovanni. Molti temono più la vergogna della menzogna che il peccato, e quindi si fanno scrupolo di non dire ciò che sanno essere falso, per quanto riguarda i propri pensieri, affetti e intenzioni, o i propri ricordi e dimenticanze. Nostro Signore si rifiutò di rispondere alla loro domanda. È meglio evitare inutili dispute con avversari malvagi.

28 Versetti 28-32

Le parabole che rimproverano, parlano chiaramente ai colpevoli e li giudicano dalla loro stessa bocca. La parabola dei due figli mandati a lavorare nella vigna vuole mostrare che coloro che non sapevano che il battesimo di Giovanni era da Dio, furono svergognati da coloro che lo sapevano e lo possedevano. L'intero genere umano è come un figlio che il Signore ha allevato, ma che si è ribellato a lui, solo che alcuni sono più plausibili di altri nella loro disobbedienza. E spesso accade che l'audace ribelle sia portato al pentimento e diventi servo del Signore, mentre il formalista si indurisce nell'orgoglio e nell'inimicizia.

33 Versetti 33-46

Questa parabola espone chiaramente il peccato e la rovina della nazione ebraica; e ciò che viene detto per condannare loro, viene detto per ammonire tutti coloro che godono dei privilegi della chiesa esteriore. Come gli uomini trattano il popolo di Dio, tratterebbero Cristo stesso, se fosse con loro. Come possiamo, se siamo fedeli alla sua causa, aspettarci un'accoglienza favorevole da un mondo malvagio o da empi professori del cristianesimo? E chiediamoci se noi, che abbiamo la vigna e tutti i suoi vantaggi, diamo frutti a tempo debito, come popolo, come famiglia o come persone separate. Il nostro Salvatore, nella sua domanda, dichiara che il Signore della vigna verrà, e quando verrà distruggerà sicuramente gli empi. I capi dei sacerdoti e gli anziani erano i costruttori e non volevano ammettere la sua dottrina o le sue leggi; lo gettarono via come una pietra disprezzata. Ma colui che fu rifiutato dai Giudei, fu accolto dai Gentili. Cristo sa chi porterà i frutti del Vangelo utilizzando i mezzi del Vangelo. L'incredulità dei peccatori sarà la loro rovina. Ma Dio ha molti modi per trattenere i residui dell'ira, così come per far sì che ciò che scoppia sia a sua lode. Che Cristo diventi sempre più prezioso per le nostre anime, come solido fondamento e pietra angolare della sua chiesa. Che possiamo essere disposti a seguirlo, anche se disprezzato e odiato per amore suo.

Commentario del Nuovo Testamento:

Matteo 21

1 CAPO 21 - ANALISI

1. Cristo si avvicina a Gerusalemme. Il nostro Evangelista non fa menzione di nessun incidente, dopo la guarigione dei due ciechi di Gerico finché il Signore, insieme ai suoi compagni di viaggio, non abbia oltrepassato Betania. Ma, coll'aiuto degli altri Evangelisti, siamo, in grado di rimediare in qualche guisa a questa brevità. Luca 19:1-27 ricorda l'interessante storia della conversione di Zaccheo, avvenuta nella stessa Gerico, come pure la parabola delle dieci mine, che servì ad occupare il tempo, passando da Gerico a Betania; e Giovanni 12:1-2 ci fa sapere che in quest'ultimo villaggio, volle Gesù pernottare. L'indomani, se ne partì alla volta di Gerusalemme, accompagnato da gran moltitudine; e, mentre egli seguiva la strada che serpeggia nell'alto di un uadi, o burrone, sul fianco Sud-Est del monte Uliveto, egli spedì i suoi discepoli per una scorciatoia, al villaggio di Betrage, posto a sinistra del vallone, acciocché gli venissero, incontro con un puledro d'asino, ragguagliandoli minutamente intorno al proprietario di esso e del luogo preciso ove troverebbero il puledro. Gesù poi montò su di esso, adempiendo così una profezia di Zaccaria 9:9, mentre le turbe lo salutavano Re, con grida di "Osanna! Benedetto sia il Figliuol di Davide! Benedetto sia il Re che viene nel nome del Signore!". Stendevano esse le vesti loro nella via, adornandola di rami di ulivi e di palme. Nel varcare il colle che unisce il monte dell'Offesa al monte degli Ulivi, gli apparve di fronte la città di Gerusalemme. A quella vista il cuor suo compassionevole si commuove pensando al fato tremendo che su di essa incombeva Luca 19:42. Egli piange sopra la condannata città: strano contrasto coll'allegrezza popolare! Matteo 21:1-11.

2. Gesù nel tempio. Entrato in Gerusalemme, Gesù si recò direttamente al tempio; e come già aveva fatto sul principio del suo ministerio, così ancora alla fine di esso volle dar prova della propria autorità "qual Figlio sopra la Casa sua", rovesciando le tavole dei cambisti e le sedie dei venditori di colombi, da lui sgridati come profanatori della Casa del Signore, mentre i fanciulli proseguivano a gridare: "Osanna al Figliuolo di Davide!". Al tempo stesso egli operò tali miracoli, sanando i ciechi e gli zoppi che erano venuti a trovarlo nel tempio, da convincere appieno gli uomini ragionevoli del suo diritto a ciò fare e della sua autorità. I principali sacerdoti e gli Scribi n'ebbero un vivissimo dispetto e per la seconda volta vennero a lui perché imponesse, silenzio a coloro che l'acclamavano. Ma siccome egli aveva rifiutato prima di entrare nella città, di far tacere il popolo, dicendo: "Se costoro tacciono, le pietre grideranno" Luca 19:40, così ora egli rammenta loro una profezia di Davide, la quale si adempiva negli onori stessi che i fanciulli gli rendevano Salmo 8:3. Quindi se ne tornò a Betania Matteo 21:12-17.

3. Il fico maledetto. La maledizione del fico ebbe luogo l'indomani mattina, mentre Gesù tornava a Gerusalemme. Egli con quell'atto, intese simboleggiare il giudizio che sovrastava alla infruttifera e ipocrita razza d'Israele. Segue una breve conversazione coi discepoli sulla fede necessaria per operare miracoli Matteo 21:18-22.

4. Cristo chiude la bocca ai sacerdoti e agli anziani. Nell'andare al tempio, Cristo s'imbatte in una deputazione del Sinedrio, che gli domanda chi gli abbia conferito l'autorità profetica, se non messianica, da esso esercitata. Egli replica riferendosi alla testimonianza del suo precursore Giovanni, e domanda loro una categorica risposta al quesito: il battesimo di Giovanni era egli una mera invenzione umana, oppure un'istituzione divina? Vedendo dove mirava la domanda, essi non vollero rispondere secondo dettava la coscienza, ma non ebbero il coraggio di negare l'autorità di Giovanni; perciò essi ricusarono di rispondere. Se il Sinedrio, nella sua sapienza, confessava la sua incompetenza a sciogliere un quesito di così gran momento, relativo alla divina missione del testimone di Cristo, era inutile dichiarar donde veniva la sua autorità Matteo 21:23-27.

5. Parabola dei due figliuoli. In questa parabola, il Signore continua a parlare del ministerio di Giovanni, e ne suggella l'origine divina. Egli paragona gli Scribi ed i Farisei al secondo figlio, il quale, invitato dal padre a lavorare nella sua vigna, dice subito di si, e pur non ci va; ed i pubblicani e le meretrici al primo figlio, che sulle prime rifiuta di lavorare, poi ravvedutosi, ubbidisce Matteo 21:28-32.

6. Parabola dei vignaiuoli scellerati. Questa parabola fu pronunziata nella medesima circostanza. Il sistematico rifiuto dei vignaiuoli di dar al proprietario i frutti della vigna, i mali trattamenti ch'essi infliggono ai suoi servitori e l'uccisione del suo figlio, indicano il portamento della nazione giudaica inverso Dio e la tremenda retribuzione che le è riserbata. Avvedutisi i principali sacerdoti ed i Farisei che quelle parabole erano dirette contro di loro, si adirano e cercano di pigliare Gesù; ma la paura di vedere scoppiare una sommossa fra le turbe che ancora credevano alla profetica missione di Gesù, li costringe ad abbandonare il loro progetto Matteo 21:33-46.

Matteo 21:1-11. ENTRATA TRIONFALE DI CRISTO IN GERUSALEMME Marco 11:1-11; Luca 19:29- 40; Giovanni 12:12-19

Per l'esposizione vedi Luca 19:29-40.

10 10. Ed essendo egli entrato in Gerusalemme, tutta la città fu commossa, e si diceva: Chi è Costui?

L'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme "la città del gran re", costituiva una solenne affermazione dei suoi diritti messianici. Era un ultimo appello ai Giudei, affinché essi lo riconoscessero come il loro Re. Egli permise ai suoi discepoli ed alle turbe di rendergli regali onori, e ricevette, come per diritto dovutogli, le loro acclamazioni: "Osanna al Figliuolo di Davide!" si confrontino le varie espressioni usate dalle turbe, ricordate dai quattro evangelisti. Egli era il figliuolo di Davide, il re d'Israele, e veniva nel nome del Signore. Benché una siffatta dimostrazione, successa nei dintorni di Gerusalemme, "commovesse l'intiera città", è evidente però, poiché i cittadini domandavano gli uni agli altri: "Chi è costui?" che quella commozione era prodotta unicamente dalla curiosità, e che essi presero poco o punto parte a quella dimostrazione di giubilo.

PASSI PARALLELI

Matteo 2:3; Ruth 1:19; 1Samuele 16:4; Giovanni 12:16-19

Cantici 3:6; Isaia 63:1; Luca 5:21; 7:49; 9:9; 20:2; Giovanni 2:18; Atti 9:5

11 11. E le turbe dicevano: Questi è Gesù, il profeta che è da Nazaret di Galilea.

Or queste turbe distinte a quel modo dai cittadini, constavano, senza, dubbio, della gente che aveva accompagnato Gesù sin dalla, Galilea e dalla Perea, e di quella che da altre parti del paese si era recata alla festa. Costoro, sparsasi la voce della sua partenza da Betania, uscirono dalla città ad incontrarlo. La risposta delle turbe, nota Mayer, sembra accennare ad una specie di orgoglio locale, dacché Gesù veniva di Galilea ed era perciò il loro profeta. Ma questa risposta medesima era particolarmente atta a sollevare contro di lui il popolo di Giudea Vedi Giovanni 7:52.

12 Matteo 21:12-17. PURIFICAZIONE DEL TEMPIO. MIRAC0LI OPERATI IN ESSO. TENTATIVI DEI SACERDOTI PER COSTRINGERE GESÙ A FAR TACERE I FANCIULLI, SUA RISPOSTA Marco 9:15-19; Luca 19:45-46

12. E Gesù entrò nel tempio

Quantunque Matteo parli della purificazione del tempio subito dopo l'ingresso di Gesù in Gerusalemme, egli non indica però il tempo in cui ebbe luogo il fatto; dimodocché ognuno è libero di attenersi alla cronologia di Marco, il quale asserisce essere questo fatto accaduto il giorno dopo l'arrivo di Cristo, e racchiude tutti gli avvenimenti del primo giorno, dopo l'entrata trionfale, entro i limiti di un solo versetto. Tuttavia, la cacciata improvvisa dei profanatori del tempio terminerebbe in modo ammirabile la serie degli atti compiuti da Cristo, nella unica occasione pubblica in cui sia entrato in possesso della "Casa di suo Padre", come Re Messia. Siccome poi Matteo aggiunge certi particolari tralasciati dagli altri evangelisti, terremo dietro a lui nella esposizione.

e cacciò fuori tutti coloro che quivi vendevano e comperavano; e rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi.

sotto il pretesto di provvedere ai bisogni degli adoratori, massime se forestieri, somministrando loro vittime per l'altare e moneta giudaica per il tributo del tempio in cambio di moneta greca e romana, il cortile esterno, detto dei Gentili, era stato in parte trasformato in mercato di bestiame e in ufficio di cambisti. Dice Lightfoot che una parte del tempio, a motivo di quel traffico, aveva il nome di "Botteghe". L'approssimarsi della Pasqua aveva fatto ingrandire il mercato, perché la solennità richiedeva un numero grandissimo di bestie, ivi condotto per essere messe in vendita. Il traffico, le dispute, il rumoroso tumulto di un mercato orientale sono cose di cui a mala pena possono formarsi un concetto quelli che non l'hanno veduto; e quando, ai muggiti dei buoi ed ai belati delle pecore ai gemiti dei piccioni ed alle grida dei venditori, si aggiungano le voci altosonanti e spesso irose della folla accalcata esprimentesi in vari dialetti e lingue, difficilmente si può immaginare una scena più sconveniente ad un culto solenne, quantunque, in tutto ciò non scorgessero i Farisei cosa alcuna che urtasse i loro sentimenti religiosi. Ma, più ancora dell'esterno tumulto Gesù aborriva la cupidità e la frode, che del tempio avean fatto una fiera, e del culto di Dio un traffico. Quei mercatanti, Cristo li caccia fuori in virtù dell'autorità, che gli conferisce il suo ufficio messianico; adempiendo così una profezia di Malachia 3:1-3. Un simile atto aveva segnato pure l'esordio del suo ministerio pubblico; ed ebbe luogo appunto al tempo della Pasqua Giovanni 2:13-16. È facile confutare l'obbiezione di coloro che, appoggiandosi sul fatto che nessuno degli evangeli parla di due cacciate dei venditori dal tempio, sostengono che Gesù compiè quell'atto una sola volta. La purificazione del tempio non era intesa a produrre un effetto permanente, ma semplicemente ad affermare l'autorità del Signore; in modo che un tal fatto era perfettamente appropriato, sì al principio che alla fine del suo ministerio. Ma il primo atto ebbe luogo avanti che cominciasse il suo ministerio in Galilea, col quale i tre primi evangelisti principiano le loro narrazioni. Ciò ne spiega perché essi mentovano solo il secondo. Giovanni ricorda il primo per due motivi: perché egli scrisse per completare gli altri evangeli; e perché egli è particolarmente intento a narrare il periodo dell'opera di Cristo in Giudea, avanti che la prigionia di Giovanni lo inducesse a ritirarsi in Galilea.

PASSI PARALLELI

Malachia 3:1-2; Marco 11:11

Marco 11:15; Luca 19:45-46; Giovanni 2:14-17

Deuteronomio 14:24-26

Levitico 1:14; 5:7,11; 12:6,8; 14:22,30; 15:14,29; Luca 2:24

13 13. E disse loro: Egli è scritto: La mia casa sarà chiamata casa d'orazione; ma voi ne fate una spelonca di ladroni.

Gesù rimprovera i mercanti mettendo in evidenza il contrasto fra l'uso cui Dio destinò il suo tempio e quello a cui esso era stato ridotto; ed egli l'esprime mettendo insieme due passi della Scrittura, tolti da due profeti. La prima parte è tolta da Isaia 56:7, ov'è annunziato che i Gentili entreranno nella Chiesa di Dio. Questo passo è citato nella sua integrità in Marco 11:17; però l'omissione delle parole "per tutte le genti", in Matteo e Luca, dimostra che Gesù non faceva allusione in quel momento ai Gentili; ma voleva unicamente mettere in luce il nome di "casa d'orazione", dato dal profeta al tempio. L'ultima parte di questo versetto è tolta da Geremia 7:11. dove si trova una severissima rampogna contro la disubbidienza e l'empietà d'Israele, il quale fu castigato primieramente colla cattività di Babilonia e colla distruzione del tempio di Salomone, e doveva poi esserlo in breve e in modo più terribile ancora, "colla sua totale dispersione, e la distruzione del secondo tempio, costruito da Zorobabele ed abbellito da Erode il Grande. Il rimprovero di Gesù non colpisce soltanto il traffico dei venditori, ma anche la loro avarizia, le loro estorsioni, ed i loro inganni nel mercanteggiare entro la Casa stessa destinata al servizio di Dio. Quella gente ne aveva fatto un covo di ladroni, recandovisi con cuori pieni di cupidità, di estorsione, di avarizia e di frode. Iddio apprezza il nostro culto secondo lo stato dei nostri cuori; e siccome, sotto il nuovo patto, ogni luogo dedicato al servizio di Dio dev'esser una "casa di orazione", guardiamoci dal trasformarlo in "covo di ladroni", col recarvi cuori pieni di cupidità, e mani contaminate da rapina e da oppressione.

PASSI PARALLELI

Matteo 2:5; Giovanni 15:25

Salmo 93:5; Isaia 56:7

Geremia 7:11; Marco 11:17; Luca 19:46

14 14. Allora vennero a lui, nel tempio, dei ciechi e degli zoppi; ed egli li sanò.

Se questi miracoli furono operati subito dopo ch'egli ebbe cacciati i venditori dal tempio, come sembra probabile poiché, secondo il nostro evangelista, essi furono operati nel medesimo cortile, essi apposero un divino suggello a quell'atto di autorità. Ma anche supponendo che questi miracoli sieno stati fatti l'indomani, Gesù, con queste miracolose guarigioni, aveva pienamente dimostrato il suo diritto di operare con autorità, e di ricevere gli omaggi che già tanto aveano inasprito i Farisei. Ad ogni modo, le guarigioni dei ciechi e degli zoppi sono piene d'interesse, perché sono le ultime dimostrazioni della gloria dispiegata in pubblico dal Signore. La fine del suo ministerio concordava col principio in quanto alla severità da lui spiegata contro il peccato, ed alla pietà ch'egli provava per i sofferenti.

PASSI PARALLELI

Matteo 9:35; 11:4-5; Isaia 35:5; Atti 3:1-9; 10:38

15 15. Ma i capi sacerdoti,

cioè: il sommo sacerdote, il suo supplente, chiamato Sagan, alcuni forse tra quelli anteriormente in uffizio e deposti dai Romani, e i capi delle ventiquattro mute nelle quali Davide aveva distribuite le famiglie sacerdotali. Vedi Note Matteo 11:4; Luca 1:5.

e gli Scribi, vedute le meraviglie che avea fatte, e i fanciulli che gridavano nel tempio: Osanna al Figliuolo di Davide! ne furono indignati.

Cotesti "Osanna" dei fanciulli, che circondavano Gesù nel cortile del tempio, erano l'eco prolungata delle popolari acclamazioni che lo avevano accolto al suo ingresso trionfale nella città. Questo fatto, e le opere meravigliose compiute da Cristo in questa circostanza, destarono l'ira degli Scribi e dei Farisei. I quali però, invece di provarsi a far tacere i fanciulli, preferirono servirsi di quelle acclamazioni contro Gesù, per insidiarlo ed accusarlo; e perciò si accostarono a lui.

PASSI PARALLELI

Matteo 23; 26:3,59; 27:1,20; Isaia 26:11; Marco 11:18; Luca 19:39-40; 20:1; 22:2,66

Giovanni 11:47-49,57; 12:19

Matteo 9; 22:42; Giovanni 7:42

Giovanni 4:1

16 16. E gli dissero: odi tu quel che dicono costoro?

Può darsi che questo fosse un indiretto, ma chiaro invito, fatto a Gesù di sgridare i fanciulli, invito simile a quello che altri Farisei gli avevano fatto fuori delle mura, affinch'egli sgridasse le turbe che l'acclamavano conf. Luca 19:39; ma il senso vero di quella domanda pare esser questo: "Costoro rendono a te, i messianici onori: sei tu indifferente a siffatta sconvenienza, oppure ardisci tu pretendere di essere il Messia?".

E Gesù disse loro: Sì.

Egli aveva udito le acclamazioni, e, quel che più monta, le aveva approvate. Egli impose dunque silenzio ai suoi interrogatori facendo loro a sua volta una domanda:

Non avete mai letto: Dalla bocca dei fanciulli, e dei lattanti hai tratto lode?

Questa è una citazione del Salmo 8:3, tolta dalla versione dei 70, la, quale non solo dimostrava quanto fosse conveniente che i piccoli fanciulli lodassero Iddio, ma indicava nel medesimo tempo che in quel giorno era stata mirabilmente adempiuta la profezia contenuta in questo Salmo, che fu sempre considerato dagli antichi Ebrei come messianico, ed è spesso applicato a Gesù, nel Nuovo Testamento, dallo Spirito Santo 1Corinzi 15:27; Efesini 1:22; Ebrei 2:6-7.

PASSI PARALLELI

Luca 19:39-40; Giovanni 11:47-48; Atti 4:16-18

Matteo 12:3; 19:4; 22:31; Marco 2:25

Matteo 11:25; Salmo 8:2

17 17. E, lasciatili, se ne andò fuor della città a Betania; dove albergò.

Mentre erano, ancora pieni di confusione per quella risposta, il Signore li lasciò e tornò coi discepoli a Betania, dove sembra avesse preso alloggio durante la Pasqua. E così ebbe termine il primo giorno dell'ultima settimana della vita terrestre di Gesù.

PASSI PARALLELI

Matteo 16:4; Geremia 6:8; Osea 9:12; Marco 3:7; Luca 8:37-38

Marco 11:11,19; Luca 10:38; Giovanni 11:1,18; 12:1-3

RIFLESSIONI

1. La prima lezione da ricavare da questo passo si è, che gli applausi del mondo non hanno nessun valore. La città di Gerusalemme è commossa dall'arrivo di Cristo; le turbe gli vanno incontro e stendono le loro vesti in sua via per dargli un segno di omaggio; ma prima che fosse trascorsa la settimana, tutti l'avevano abbandonato, ed il grido di "Osanna al Figliuolo di Davide!" veniva sostituito da quest'altro: "Crocifiggilo, crocifiggilo!". È questa una fedel pittura della natura umana, ed una prova della stoltezza di quelli che "amano più la gloria degli uomini che la gloria di Dio" Giovanni 12:43. Niente invero è tanto mutabile ed incerto quanto l'aura popolare; è un fondamento sulla rena, che tosto cede se alcuno vi edifica sopra. Non dobbiamo darcene pensiero, ma cercar sempre il favore di Colui "che è l'istesso ieri, ed oggi, ed in eterno" Ebrei 13:8.

2. Osserviamo che Cristo recasi al tempio, come alla casa di suo Padre, e che, come Figlio, egli vi esercita un'autorità assoluta. Lo zelo della Casa di Dio lo aveva roso. I sacerdoti ed i mercanti, disturbati nei loro traffici, nutrivano contro di lui, nei loro cuori, un odio violentissimo: ma non ebbero il coraggio di opporglisi, perché sentivano ch'egli aveva ragione. Il suo zelo per la purezza della sua Chiesa, e per la gloria di Dio che in essa si riflette, non è diminuito quantunque egli non abiti più corporalmente su questa terra; egli è sempre Capo della sua Chiesa; egli siede come l'affinatore ed il purificatore dell'argento, e netterà i figliuoli di Levi, e li affinerà a guisa dell'oro e dell'argento, affinché offrano all'Eterno offerte con giustizia Malachia 3:3.

3. I fanciulli devono anch'essi lodare il Salvatore, e i genitori devono educarli in modo tale ch'essi entrino quanto prima nella Chiesa di Dio. Niente diletta maggiormente Gesù Cristo, od offende i malvagi, quanto la giovanile pietà. Egli perpetuerà la sua Chiesa per mezzo della gioventù educata al Vangelo! Se ne ricordino i genitori e gli istitutori, e la preparino coi loro insegnamenti Matteo 2:15; 1Corinzi 7:14.

18 Matteo 21:18-22. IL FICO MALEDETTO Marco 11:12-14, 20-26

Per l'esposizione vedi Marco 11:12-14, 20-26.

23 Matteo 21:23-46. L'AUTORITÀ DI CRISTO MESSA IN DUBBIO. LE PARABOLE DEI DUE FIGLIUOLI E DEI VIGNAIUOLI SCELLERATI Marco 11:27-33 12:12; Luca 20:1-19

Qui ha principio quella seria di parabola e di discorsi del Signore, diretti ai suoi nemici, in cui più ampiamente di prima manifestasi la sua ostilità contro l'ipocrisia ed iniquità loro; talché cercano di farlo morire.

Una deputazione del Sinedrio tiene a Gesù per interrogarlo Matteo 21:23-27

23. E quando fu venuto nel tempio, i capi sacerdoti, e gli anziani del popolo, si accostarono a lui, mentre egli insegnava, e gli dissero:

Secondo la cronologia di Marco, il fatto qui ricordato ebbe luogo al terzo giorno della settimana pasquale martedì. Passando accanto al fico sterile, Gesù e gli apostoli videro che l'albero era seccato, ed essi s'intrattennero di questo fatto, fino al loro arrivo nella città. Il Signore si recò difilato al tempio, ed insegnava il popolo "mentr'egli passeggiava per il tempio" Marco 11:27, portandosi, com'è probabile, dall'uno all'altro crocchio. Ai "principali sacerdoti ed anziani", qui mentovati, Marco e Luca aggiungono "gli Scribi", in modo che tutto le classi componenti il Sinedrio erano rappresentate. Infatti, quella deputazione del Consiglio nazionale aveva ricevuto l'incarico ufficiale di costringere il Signore a dichiarar se stesso profeta mandato da Dio; nel qual caso il Sinedrio aveva il diritto di approvare o di disapprovare il suo operato, in qualità di pubblico insegnante.

Con quale autorità fai tu queste cose? e chi ti ha data cotesta autorità?

Si alludeva alla cacciata dal tempio dei compratori e editori ed ai miracoli operati immediatamente dopo. La prima volta che Gesù purificò il tempio Giovanni 2:15, i Giudei gli aveano chiesto un segno della sua autorità; ma ora gl'interrogatori gli muovono una domanda più elevata, e mettono in dubbio la sua missione divina e la sua autorità. Il loro scopo era di confondere Gesù e di distruggere il suo credito in mezzo al popolo, strappando dalla sua bocca qualche parola che offrisse loro un pretesto legale per farlo punire. Il Sinedrio aveva deciso di farlo morire, sebbene fosse perplesso sul modo di raggiungere lo scopo Luca 19:47-48; Giovanni 11:47-53. Importa osservare che questo fu il primo conflitto diretto fra Cristo e le autorità d'Israele. Fin allora egli aveva avuto qualche contrasto con individui appartenenti ai vari partiti del popolo d'Israele; ma, in questo caso, egli era attaccato dal Sinedrio stesso.

PASSI PARALLELI

Marco 11:27-28; Luca 19:47-48; 20:1-2

1Cronache 24:1-19

Esodo 2:14; Atti 4:7; 7:27

24 24. E Gesù, rispondendo, disse loro: Anch'io vi domanderò una cosa, se voi mi rispondete anch'io vi dirò con quale autorità faccio queste cose.

Non vi è qui né un sotterfugio, né una scusa. Giovanni era il precursore e l'araldo del Messia; dunque, se avessero onestamente risposto alla domanda di Gesù, riguardo all'autorità della missione di Giovanni, Gesù li avrebbe ad un tempo stesso condotti a riconoscere la propria sua autorità. La domanda stessa da loro fatta a Cristo implicava poi, da parte loro, la trascuratezza del loro uffizio di guardiani spirituali e di conduttori del popolo; perché, quantunque avessero avuto ogni mezzo per portare un giudizio sulle pretensioni di Gesù e sull'evidenza dei suoi diritti, durante i tre anni e mezzo da lui spesi nell'insegnare e nell'operare miracoli. La loro domanda mostrava che sinora non si erano fatto un concetto preciso della sua missione e della sua dottrina. Gesù non negò loro il diritto di prendere informazioni a suo riguardo; ma li colse sul loro proprio terreno. Se, come conduttori del popolo di Dio, essi pretendevano avere il diritto e l'obbligo di pronunziare un giudizio sul suo carattere profetico, essi avevano del pari il diritto e l'obbligo di pronunziare un giudizio su quello di Giovanni; giudizio che essi avevano senza dubbio formulato da assai tempo, e che dovevano esser pronti a palesare.

PASSI PARALLELI

Matteo 10:16; Proverbi 26:4-5; Luca 6:9; Colossesi 4:6

25 25. Il battesimo di Giovanni d'onde veniva?

Qui il battesimo di Giovanni rappresenta l'intiero ufficio del Precursore Atti 1:22; 10:37; 13:24, nel modo stesso che la croce spesse volte significa tutta l'economia evangelica 1Corinzi 1:17-18; Galati 5:11; 6:12,14; Filippesi 3:18.

dal cielo o dagli uomini?

in altri termini: "Era Giovanni un profeta mandato da Dio come Elia o Isaia nel qual caso la sua testimonianza in favore di Cristo avrebbe somministrato la risposta da farsi al Sinedrio; oppure, era egli un predicatore fornito di solo umano sapere, e da se stesso mandato?".

Ed essi ragionavan tra loro, dicendo: Se diciamo: Dal cielo, egli ci dirà: Perché dunque non gli credeste?

La domanda di Gesù non era difficile per uomini desiderosi di essere guidati dal vero; ma i nemici di Gesù non volevano dare la vera risposta. L'accorta domanda di Cristo li pone adunque fra le corna di un dilemma. Se rispondevano di sì, erano costretti a riconoscere l'autorità di Gesù, perché Giovanni aveva in modo positivo affermato la propria divina missione di testimoniare di lui come del Messia, e aveva detto ch'egli aveva veduto lo Spirito scendere e posarsi sopra di lui Giovanni 1:33-34.

PASSI PARALLELI

Matteo 3:1-12; 11:7-15; 17:12-13; Marco 1:1-11; 11:27-33; Luca 1:11-17,67-80

Luca 3:2-20; 7:28-35; Giovanni 1:6,15,25-34; 3:26-36

Luca 20:5; Giovanni 3:18; 5:33-36,44-47; 10:25-26; 12:37-43; 1Giovanni 3:20

26 26. E se diciamo: dagli uomini, temiamo la moltitudine; perché tutti tengono Giovanni per profeta.

Il negare arditamente la divina missione di Giovanni avrebbe loro giovato per ribattere ogni ulteriore appello alla sua testimonianza, ma li avrebbe pure esposti a pericoli personali immediati. Luca 20:6 dice ch'essi temevano che il popolo li lapidasse. Quei ragionamenti ebbero luogo, senza dubbio, in forma di bisbigli concitati.

PASSI PARALLELI

Matteo 21:46; 14:5; Isaia 57:11; Marco 11:32; 12:12; Luca 20:6,19; 22:2; Giovanni 9:22

Atti 5:26

Marco 6:20; Giovanni 5:35; 10:41-42

27 27. Risposero dunque a Gesù, dicendo: Non lo sappiamo.

Miserabili ipocriti! Solleciti guardiani delle credenze religiose e del benessere spirituale dei loro concittadini! Per propria confessione, essi erano incapaci di sentenziare se Giovanni, il quale aveva commosso tutta la nazione colla sua dottrina, fosse o non fosse stato un profeta di Dio.

E anch'egli disse loro: E neppur io vi dirò con quale autorità io fo queste cose.

Quanta sapienza e dignità dispiega qui il Signore! Egli rivolge la domanda contro chi la fece, e, nello svelare la loro ipocrisia, chiude loro la bocca. Il loro rifiuto di pronunziare un giudizio sulla missione di Giovanni era una abdicazione del diritto di giudicare in simili casi. Era inutile che essi facessero indagini circa l'autorità di Cristo, se non sapevano se Giovanni era un vero profeta oppure un impostore. Essi confessarono di non essere ancora giunti a quel punto. Approfittando quindi della sorpresa, del silenzio e del timore prodotti dalla sua risposta, il Signore proseguì immantinente col narrare le due parabole che seguono.

PASSI PARALLELI

Matteo 15:14; 16:3; 23:16-28; Isaia 6:10; 28:9; 29:10-12; 42:19-20; 56:10-11

Geremia 8:7-9; Malachia 2:6-9; Luca 20:7-8; Giovanni 9:30,40-41; Romani 1:18-22,28

2Corinzi 4:3; 2Tessalonicesi 2:9-10

28 28. Or, che vi par egli? Un uomo aveva due figliuoli.

Questa parabola riferiraci da Matteo soltanto, sotto l'immagine di due figliuoli, indica due classi di Giudei che Iddio invita a lavorare nella sua vigna.

Accostatosi al primo, disse: Figliuolo, và a lavorare oggi nella vigna,

Cioè nel regno del Vangelo Matteo 20:1.

PASSI PARALLELI

Matteo 17:25; 22:17; Luca 13:4; 1Corinzi 10:15

Luca 15:11-32

Matteo 20:5-7; Marco 13:34; 1Corinzi 15:58

29 29. Ma egli, rispondendo, disse: Non Voglio!

Audacissimo rifiuto, aperta disubbidienza, tanto nella forma quanto nella sostanza. Colui che fece questa risposta rappresenta i peccatori audaci e spensierati, i quali apertamente contrastano a Dio, vale a dire "i pubblicani ed i peccatori".

Ma poi, pentitosi, vi andò.

Egli ripensò al suo portamento ed al suo parlare, ne provò dolore e vergogna, e dimostrò il mutamento dell'animo suo coll'ubbidire, in modo sincero ancorché tardo. La voce greca pentitosi, non è quella con cui s'indica il pentimento nel vero senso religioso, cioè il radicale mutamento dell'animo e del cuore richiesto dal Vangelo ma si applica piuttosto ad un cambiamento sia nei sentimenti che nei propositi, in un caso speciale. Quando Giovanni Battista venne "per la via della giustizia", invitando l'intiera nazione ad un serio pentimento ed al risveglio spirituale, molti, apertamente malvagi e profani, che aveano sprezzato la vocazione loro indirizzata dalla legge di Mosè, si pentirono, e confessati i loro peccati, furono da Giovanni battezzati.

PASSI PARALLELI

Matteo 21:31; Geremia 44:16; Efesini 4:17-19

Matteo 3:2-8; 2Cronache 33:10-19; Isaia 1:16-19; 55:6-7; Ezechiele 18:28-32; Daniele 4:34-37

Giona 3:2,8-10; Luca 15:17-18; Atti 26:20; 1Corinzi 6:11; Efesini 2:1-13

30 30. E accostatosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli, rispondendo, disse: Vado, signore;

Io, signore. Quell'Io è enfatico, e indica il contrasto che il secondo figlio, colla sua ipocrita confessione di filiale riverenza e colla sua promessa di pronta ubbidienza, stabilisce fra se e il suo fratello; e ci rammenta quella compiacenza nella propria giustizia che spingeva i Farisei e gli Scribi a dire: "O Dio io ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini" Luca 18:11.

ma non vi andò.

Non è detto ch'egli si pentisse poi della fatta promessa, perché non ebbe, sin dal principio, alcuna voglia di andarvi. Egli rappresenta quella classe di persone "che dicono e non fanno" Matteo 23:3. "Una falsità", dice Stier, "che Iddio abbomina più che qualsiasi 'Non voglio'". Alcuni MSC. e antiche versioni mettono prima il figlio che disse: "Vado" e secondo quel che disse: "Non voglio". Così il testo Nestle e la Riveduta.

PASSI PARALLELI

Matteo 23:3; Ezechiele 33:31; Romani 2:17-25; Tito 1:16

31 31. Qual dei due fece la volontà del padre? Essi gli dissero: il primo.

Era tanto chiara la cosa, che non vi fu possibilità di ripetere la formula: "Noi non lo sappiamo", benché potessero sospettare che la parabola fosse rivolta contro a loro.

Gesù disse loro: Io vi dico in verità, che i pubblicani e le meretrici vanno innanzi a voi nel regno di Dio. 32. Poiché Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le meretrici gli hanno creduto; e voi, che avete veduto questo, neppur poi vi siete pentiti per credere a lui.

In questi versi, il Signore, a un tempo stesso, spiega ed applica la parabola. Egli non lascia alla deputazione del Sinedrio dubbio alcuno riguardo al suo modo di vedere, e in ispecie circa la missione di Giovanni. Per mezzo della predicazione di questi, "pubblicani e meretrici", infimo rifiuto della società, sforniti di pretensioni religiose e morali, erano stati convertiti e salvati. Vanno innanzi, non indica già un futuro bensì un entrare presente nel regno di Dio, sotto il ministerio di Cristo medesimo, per parte di coloro che dal ministerio di Giovanni erano stati preparati ad accettarlo. I capi sacerdoti, gli Scribi ed i Farisei, all'incontro, a dispetto delle alte loro pretensioni religiose, rifiutarono di prestare ascolto a Colui che venne per eccitarli al pentimento e per avvivare in essi una pietà più elevata, assicurandoli della prossimità del regno del Messia. Il Signor nostro aggiunge, per aggravare quel loro rifiuto, che Giovanni era venuto ad essi "per la via della giustizia", predicando quella stessa giustizia di obbedienza alla santa legge di Dio, per la quale professano sì alta stima, e chiamandoli a pentirsi ed a far frutti di penitenza. Il ministerio di Giovanni non presentava miracoli, né attacchi contro le tradizioni e l'autorità, né novità dottrinali, né pretese alla messianità, né alcuno insomma di quei caratteri che nell'insegnamento di Gesù tanto offendevano i Farisei ed i rettori del popolo. Giovanni faceva un semplice, ma diretto appello alla coscienza, che questi avrebbero sollecitamente accolto se non fossero stati ipocriti. Alcuni credono che il primo figlio rappresenti i Gentili ed il secondo i Giudei. La parabola può applicarsi, per analogia, a simili classi di persone, in tutte le età, e in tutti i paesi a cui perviene la parola di Dio; ma queste applicazioni vanno distinte dal primo scopo.

PASSI PARALLELI

Matteo 7:21; 12:50; Ezechiele 33:11; Luca 15:10; Atti 17:30; 2Pietro 3:9

2Samuele 12:5-7; Giobbe 15:6; Luca 7:40-42; 19:22; Romani 3:19

Matteo 5:18; 6:5; 18:3

Matteo 9:9; 20:16; Luca 7:29,37-50; 15:1-2; 19:9-10; Romani 5:20; 9:30-33

1Timoteo 1:13-16

Matteo 3:1-8; Isaia 35:8; Geremia 6:16; Luca 3:8-13; 2Pietro 2:21

Matteo 21:25; 11:18; Luca 7:29-30; Giovanni 5:33-36; Atti 13:25-29

Luca 7:37-50

Salmo 81:11-12; Zaccaria 7:11-12; Giovanni 5:37-40; 2Timoteo 2:25; Ebrei 3:12; 6:6-8

Apocalisse 2:21

33 

Parabola dei vignaiuoli scellerati Matteo 21:33-46

33. Udite un'altra parabola:

La sconfitta e la confusione dei membri del Sinedrio, tuttora presenti vedi Matteo 21:45, furono rese più umilianti dalla presenza delle turbe accalcate nel cortile del tempio, alle quali, secondo Luca, fu pure diretta questa parabola. L'oggetto di essa era di mostrare la colpa dei Giudei nel rigettare tutti i messi mandati loro da Dio, cominciando dai profeti sino al proprio suo Figliuolo, ed i tremendi giudizi che la reiezione di quest'ultimo farebbe scendere sopra la nazione. Era una terribile predizione d'ira imminente; eppure fu pronunciata con amore, onde risvegliare le coscienze ed indurle, se possibile, a pentimento.

Vi era un padrone di casa, il quale piantò una vigna, e le fece attorno una siepe e vi scavò un luogo da spremer l'uva, e vi edificò una torre;

Gli antichi torcolitini scavati nel vivo sasso, s'incontrano tuttora perfetti in molte parti della Palestina. La torre era edificata per servire di osservatorio, onde custodire la raccolta. Quei dettagli tolti dalla bellissima parabola di Isaia 5:2-7, indicano l'ammirabile sollecitudine di Dio in favore del suo popolo, ed hanno per scopo di far comprendere agli uditori di Gesù che la parabola fondata sull'Antico Testamento si applica a loro.

poi l'allogò a dei lavoratori,

Questo allogamento, fatto da un proprietario in persona, spande molta luce sui costumi del luogo e del tempo. Riguardo ai fittaiuoli ed alle condizioni, il ragguaglio, ancorché brevissimo, è chiaro. La vigna fu allogata ad una compagnia di lavoranti che intendevano coltivare il fondo colle proprie mani, a comun profitto. Fu stipulato inoltre che il reddito sarebbe pagato non in denaro, ma in natura: sistema parzialmente in uso in Italia, e largamente praticato in Oriente. Quei lavoratori rappresentano i capi della nazione - sacerdoti e rettori - per cura dei quali i frutti di giustizia dovean pervenire a maturità, mentre, all'incontro, in varie epoche essi aveano usurpato "la signoria sull'eredità del Signore".

e se ne andò in viaggio.

Se un significato spirituale deve cercarsi in queste parole, possono intendersi dell'assenza di ogni visibile apparenza che manifesti la presenza della divinità, quali erano, a cagion d'esempio, la nuvola e il fuoco sul Sinai.

PASSI PARALLELI

Matteo 13:18; 1Re 22:19; Isaia 1:10; Geremia 19:3; Osea 4:1

Salmo 80:8-16; Cantici 8:11-12; Isaia 5:1-4; Geremia 2:21; Marco 12:1; Luca 20:9-18

Giovanni 15:1

Matteo 23:2; Deuteronomio 1:15-17; 16:18; 17:9-12; 33:8-10; Malachia 2:4-9

Matteo 25:14-15; Marco 13:34; Luca 19:12

34 34. Ora, quando fu vicino la stagione de' frutti, mandò il suo servitore dai lavoratori,

Nella Chiesa di Dio, ogni stagione dovrebb'essere "il tempo dei frutti", perché il suo popolo dovrebbe sempre produrre frutti alla gloria di Lui. Ma riguardo alla nazione giudaica, ciò probabilmente indicava che in periodi d'indifferenza o d'infedeltà, Iddio suscitava dei profeti, quali Elia, Eliseo, Isaia, Geremia, collo speciale incarico di accostarsi ai conduttori, ed al popolo, onde riprenderli ed ammaestrarli. E questi ben potevano, senza metafora, esser raffigurati come servitori mandati a chiedere i frutti dovuti, cioè ubbidienza alla volontà di Dio e devozione al suo servigio.

Per ricevere i frutti della vigna.

Vale a dire, la debita sua parte di proprietario, ritenendo i fittaiuoli la loro.

PASSI PARALLELI

2Re 17:13-23; 2Cronache 36:15-16; Nehemia 9:29-30; Geremia 25:3-7; 35:15

Zaccaria 1:3-6; 7:9-13; Marco 12:2-5; Luca 20:10-19

Cantico 8:11-12; Isaia 5:4

35 35. Ma i lavoratori, presi i servitori, uno ne batterono, uno ne uccisero e un altro ne lapidarono

Vedi Geremia 26:20-23; 37:15; 38:6; 2Cronache 24:21. Confrontate coll'intiero versetto Matteo 23:37, ove il Signore ripete quelle accuse nel modo più commovente. Abbiamo qui un notevole esempio del metodo con cui Matteo condensa la sua narrazione. Secondo Marco e Luca, i tre servitori sono mandati separatamente e successivamente.

PASSI PARALLELI

Matteo 5:12; 23:31-37; 1Re 18:4,13; 19:2,10; 22:24; 2Cronache 16:10; 24:21-22

2Cronache 36:15-16; Nehemia 9:26; Geremia 2:30; 25:3-7; 26:21-24; Luca 13:33-34

Atti 7:52; 1Tessalonicesi 2:15-16; Ebrei 11:36-37; Apocalisse 6:9

36 36. Da capo mandò degli altri servitori, in maggior numero dei primi; e coloro li trattarono nello stesso modo.

Iddio cominciò a mandare i suoi servitori, i profeti, dopo l'Esodo, e proseguì sino al tempo di Giovanni Battista. Successive ambasciate, spedite in successive età, incontrarono un trattamento simile: alcuni vennero mandati in carcere, altri in esilio ed altri uccisi.

37 37. Finalmente, mandò loro il suo Figliuolo,

Secondo Marco 12:6, "aveva ancora un unico diletto figliuolo e mandò loro anche quello per ultimo". La narrazione di Luca 20:13 è molto espressiva: "Che farò? Manderò il mio diletto figliuolo: forse, a lui porteranno rispetto". Si osservi che il Signore traccia qui una linea di demarcazione fra se e tutti i messaggeri puramente umani, e rivendica per se stesso la figliolanza nel senso più sublime. Nella pienezza dei tempi, Cristo "è venuto ai suoi, e i suoi non l'hanno ricevuto". I rettori dei Giudei i quali stavano ad ascoltare, questa parabola, prendevano digià le loro misure per cacciare dalla città il Figliuolo e, crocifiggerlo.

dicendo: Avran rispetto al mio figliuolo.

Espressione naturale ed appropriata alle labbra di un possidente umano; ma è ovvio ch'essa, rappresentando il pensiero di Dio, significa soltanto che un siffatto rispetto era richiesto e dovuto. L'Onnisciente sapeva innanzi tempo che i conduttori giudei non avrebbero ceduto neppure a questo ultimo e tenerissimo appello.

PASSI PARALLELI

Matteo 3:17; Marco 12:6; Luca 20:13; Giovanni 1:18,34; 3:16,35-36; Ebrei 1:1-2

Isaia 5:4; Geremia 36:3; Sofonia 3:7

38 38. Ma i lavoratori, veduto il figliuolo, disser fra loro: costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e facciam nostra la sua eredità.

(Confrontate la condotta dei fratelli verso Giuseppe, tipo di Cristo Genesi 38:18,20 con Giovanni 11:47-53.) Cristo era erede di ogni cosa come Figliuolo dell'uomo, e creator d'ogni cosa come Figliuolo di Dio. Le parole poste da Gesù in bocca ai lavoranti sembrano indicare che i rettori dei Giudei sapevano in coscienza ch'egli veramente era il Messia, il che aggrava di molto la colpa ch'essi commisero facendolo morire. È qui indicato l'assurdo tentativo dei rettori di privare Cristo della sua eredità, affine di perpetuare la propria loro autorità. Ogni qual volta gli Ebrei si sforzarono di prolungare, al di là del termine prefisso da Dio, la durata dell'antica economia, essi si resero colpevoli della usurpazione commessa dai lavoratori.

PASSI PARALLELI

Matteo 2:13-16; 26:3-4; 27:1-2; Genesi 37:18-20; Salmo 2:2-8; Marco 12:7-8; Luca 20:14

Giovanni 11:47-53; Atti 4:27-28; 5:24-28

39 39. E, presolo, lo cacciarono fuor della vigna, e l'uccisero.

Sinora la parabola era storica, ora essa diventa profetica. Presolo, indica l'arresto nel Getsemane operato da emissari dei sacerdoti. Secondo Marco, l'uccisero, quindi lo gittarono fuori; il che non concorda coll'ordine dei fatti della morte di Cristo; poich'egli fu prima condotto fuori della città santa e poi crocifisso (conf. Ebrei 13:11-13); ma, lasciando da parte i dettagli, questo versetto ebbe il suo letterale adempimento nella passione del Signore, come pure un adempimento più spirituale, più esteso, nella reiezione della sua persona, della sua gloria e dei suoi discepoli Giovanni 16:2.

PASSI PARALLELI

Matteo 26:50,57; Marco 14:46-53; Luca 22:52-54; Giovanni 18:12,24; Atti 2:23; 4:25-27

Ebrei 13:11-13

Atti 2:23; 3:14-15; 4:10; 5:30; 7:52; Giacomo 5:6

40 40. Quando dunque sarà venuto il padrone della vigna, che farà egli ai que' lavoratori? 41. Essi gli risposero: Li farà perir malamente, cotesti scellerati, e allogherà la vigna ad altri lavoratori, i quali gli renderanno il frutto a suo tempo.

Dalla narrazione alquanto abbreviata di Marco e di Luca, Gesù sembra aver risposto da se alla propria domanda. La narrazione di Matteo è manifestamente più completa e più esatta: essa pone la sentenza contro gli scellerati vignaiuoli in bocca degli Scribi e dei Farisei, i quali, in questo modo, inconsciamente condannano se stessi nella risposta che fanno al Signore. Luca aggiunge: "Essi, udito ciò, dissero: Così non sia! Queste ultime parole furono probabilmente profferite dal popolo che li attorniava. La risposta alla domanda del vers. 40, sia essa del Signore o della deputazione del Sinedrio, è una chiarissima indicazione della prossima distruzione degl'infedeli rettori giudaici, del cambiamento di economia e del trasferimento dei privilegi degli Ebrei ad altri popoli, i quali dovevano formare una nuova società. La venuta del Signor della vigna si riferisce alla distruzione di Gerusalemme ed alla abrogazione della economia giudaica. Bene osserva Lange, essere la parousia, ossia la seconda venuta di Cristo, di cui trattasi qui, iniziata, in principio, dalla risurrezione Giovanni 16:16; continuata, come potenza, durante tutta la nuova economia Giovanni 14:3,19; compiuta, nel senso più completo della parola, dalla sua personale apparizione all'ultimo giorno 1Corinzi 15:23; Matteo 25:31; 2Tessalonicesi 11:1,3.

PASSI PARALLELI

Marco 12:9; Luca 20:15-16; Ebrei 10:29

Matteo 3:12; 22:6-7; 23:35-38; 24:21-22; Levitico 26:14-46; Deuteronomio 28:59-68

Salmo 2:4-5,9; Isaia 5:5-7; Daniele 9:26; Zaccaria 11:8-10; 12:12; 13:8; 14:2-3

Malachia 4:1-6; Luca 17:32-37; 19:41-44; 21:22-24; 1Tessalonicesi 2:16; Ebrei 2:3; 12:25

Matteo 21:43; 8:11; Isaia 49:5-7; 65:15; 66:19-21; Luca 13:28-29; 14:23-24; 21:24

Atti 13:46-48; 15:7; 18:6; 28:8; Romani 9:1-11:36; 15:9-18

42 42. Gesù disse loro: Non avete mai letto nelle Scritture:

La parabola testè pronunziata, benché mirabilmente atta a rappresentare i portamenti dei Giudei verso i profeti e verso Cristo, era sufficiente allo scopo di Gesù, poiché essa lasciava il figlio ucciso fuor della vigna, ed ascriveva la vendetta al Padre solo. Per fare intendere ch'egli risusciterebbe e tornerebbe come vendicatore, Gesù aggiunge un passo tolto dai Salmo, che direttamente si riferisce al Messia, e può esser considerato come un'altra parabola, tuttoché non ne rivesta la forma. È una citazione del Salmo 118:22, testè cantato dal popolo in lode di Gesù. Questo passo fu tenuto sempre dai Rabbini come profetico e relativo al Messia, e più tardi fu applicato, segnatamente da Pietro, a Cristo: la prima volta, innanzi al Sinedrio Atti 4:11, la seconda, nella sua prima Epistola 1Pietro 2:4-8, dove la citazione viene combinata colle profezie contenute in Isaia 28:16; 8:14.

La pietra che gli edificatori hanno riprovata,

il verbo non suona soltanto riprovare, ma riprovare dopo un previo esame. Ciò aggrava la colpa dei rettori dei Giudei qui rappresentati come edificatori,

è divenuta pietra angolare;

cioè la pietra maestra che forma l'angolo dell'edifizio, che unisce i due muri, e che, sopportando il peso della costruzione, la tiene congiunta Efesini 2:20-21. Agostino, ed altri Padri considerano questa pietra angolare che unisce due muri come un emblema dell'unione tra Giudei e Gentili. L'applicazione di queste parole a Cristo è richiesta non solo dal contesto, ma dal fatto ch'essa è ripetuta in altri passi ancora.

ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa meravigliosa agli occhi nostri?

Marco chiude la parabola con questo versetto.

PASSI PARALLELI

Matteo 21:16

Salmo 118:22-23; Isaia 28:16; Zaccaria 3:8-9; Marco 12:10-11; Luca 20:17-18

Atti 4:11; Romani 9:33; Efesini 2:20; 1Pietro 2:4-8

Habacuc 1:5; Atti 13:40-41; Efesini 3:3-9

43 43. Perciò, io vi dico,

i lavoratori aveano ucciso il Figlio, perciò la vigna sarebbe loro tolta ed essi verrebbero distrutti. La pietra angolare era stata dagli edificatori riprovata, perciò l'incombenza di edificare sarebbe loro tolta ed affidata ad altre mani.

che il regno di Dio vi sarà tolto,

L'espressione "regno di Dio", eran soliti usarla il Battista e Gesù per significare, il regno e il dominio di Cristo, sotto la nuova economia. Qui il senso della parola è più largo ed abbraccia anche il regno di Geova, quel regno di Geova sul popolo d'Israele, dal quale scaturivano tutti i loro privilegi temporali e spirituali, e che ora infatti la prima fase del regno di Dio sopra la terra e la preparazione della universale sua estensione, in breve il governo ecclesiastico dei Giudei doveva essere abolito per sempre, e questi dovevano cessare di essere l'esclusivo popolo di Dio.

e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti.

La parola gente non indica qui, come al solito, i Gentili, perché non si poteva dire di loro, in generale, o di qualsivoglia nazione fra essi, che producevano i frutti del regno di Dio; essa indica una nuova società spirituale, composta in parte di Giudei credenti, in parte e principalmente di Gentili; in altri termini, questa "gente" è la Chiesa di Cristo, i membri della quale sono eredi delle promesse spirituali, contenute nel patto stretto da Dio con Abramo, siccome i discendenti di questi, secondo la carne, sono eredi delle promesse terrene, contenute nel medesimo patto Galati 3:28-29; Efesini 2:11-19. La "gente" costituita sotto il nuovo patto, è quella che è chiamata da Pietro: "La generazione eletta, il reale sacerdozio, la gente santa, il popolo d'acquisto" conf. 1Pietro 11:9 con Esodo 19:5-6. La pietra, soggetto ripreso da Matteo 21:42, rappresenta il regno ed il potere del Messia.

PASSI PARALLELI

Matteo 21:41; 8:11-12; 12:28; Isaia 28:2; Luca 17:20-21; Giovanni 3:3,5

Esodo 19:6; Isaia 26:2; 1Corinzi 13:2; 1Pietro 2:9

44 44. E chi caderà sopra questa pietra

Allude ad Isaia 8:14-15, ed a Daniele 2:34,44; e la pietra da essi mentovata è chiaramente identificata con quella di cui trattasi nel Salmo 118:22.

sarà sfracellato; ed ella stritolerà colui sul quale caderà.

Il primo verbo suona essere fiaccato, sfracellato, come succede ad un uomo che urta con forza contro l'angolo d'un edifizio, o cade con violenza su di una pietra il secondo verbo significa tritare, stritolare, macinare, in altre parole, distruggere. Quelli ai quali Gesù rivolse queste parole urtavano contro la pietra angolare, e cagionavano a se stessi un grave danno spirituale col chiudere gli occhi all'evidenza dei diritti messianici di Cristo e col rigettare l'offerta salvazione; però, non era il caso loro del tutto disperato: potevano ancora pentirsi ed essere salvati. Ma, quando quella pietra vista da Nabucco, in sogno, rovinare dal monte, percuotere la statua e ridurla in polvere Daniele 2:34,44-45 verrebbe, nel suo irresistibile corso, a piombare sopra di loro, una duplice distruzione totale, terribile e irrimediabile, piomberebbe loro addosso come nazione, nella tremenda catastrofe di Gerusalemme, e come individui, nella eterna rovina dei miscredenti. Questa verità si applica a tutti coloro ai quali Cristo viene predicato. Quelli che ora intoppano nella croce di Cristo, resistono al suo Spirito e sprezzano il suo amore cagionano a se stessi gravissimo danno, e corrono il rischio d'indurare i loro cuori sino alla finale impenitenza. Ma verrà il giorno del giudicio, in cui quella pietra cadrà sopra gli empi e cagionerà la loro eterna rovina Matteo 25:41-46; Salmo 50:3-5. Coloro che adesso urtano contro questa pietra angolare badino alla esortazione del Salmista: "Rendete omaggio al Figlio, che talora non s'adiri, e che voi non periate nella vostra via, quando l'ira sua si sarà pure un poco accesa: beati tutti coloro che si confidano in lui" Salmo 2:12.

PASSI PARALLELI

Salmo 2:12; Isaia 8:14-15; 60:12; Zaccaria 12:3; Luca 20:18; Romani 9:33; 2Corinzi 4:3-4

1Pietro 2:8

Matteo 26:24; 27:25; Salmo 2:9; 21:8-9; 110:5-6; Daniele 2:34-35,44-45; Giovanni 19:11

1Tessalonicesi 2:16; Ebrei 2:2-3

45 45. E i capi sacerdoti, e i Farisei, udite le sue parabole, si avvidero che parlava di loro. 46. E cercavano di pigliarlo; ma temettero le turbe che lo tenevano per profeta.

Gli evangelisti fanno tutti quest'osservazione sui sacerdoti e Farisei. Questi si avvidero che, nelle parabole surriferite, egli li prendeva di mira, ed infuriati, cercarono un motivo per mettergli le mani addosso: ma Gesù godeva ancora di tanta popolarità: come profeta, che essi non ardirono toccarlo. Confrontando i Sinottici, sembra che i sacerdoti ed i Farisei abbiano più volte consultato insieme sulla possibilità di prendere Gesù, durante quella Pasqua, ed abbiano poi rinunziato al loro progetto per tema di una, sommossa Matteo 26:5, finché il traditore Giuda non venne a profferire loro il suo aiuto.

PASSI PARALLELI

Matteo 12:12; Luca 11:45; 20:19

2Samuele 12:7-13; Proverbi 9:7-9; 15:12; Isaia 29:1; Giovanni 7:7

Matteo 21:11; Luca 7:16,39; Giovanni 7:40-41; Atti 2:22

RIFLESSIONI

1. La risposta del Signore alla deputazione del Sinedrio c'insegna che, mentre è dover nostro di non rifuggire da alcuna indagine sul principi della nostra santa religione, e d'essere quando che sia pronti a rendere conto della nostra fede e a difenderla, noi dobbiamo altresì farlo con prudenza, astenendoci dal "gettare le perle davanti ai porci".

2. La propria giustizia dei Farisei che disprezzano il Vangelo, e la bassa condizione in cui sanno di trovarsi i pubblicani e i peccatori che l'hanno accolto con gratitudine, riappariscono di età in età come tipi caratteristici. Dovunque il Vangelo è fedelmente, predicato e seriamente applicato alla coscienza del peccatore, coloro che confidano nella propria giustizia manifestano la vecchia riluttanza di riceverlo alle condizioni medesime dei malvagi; laddove i grandi peccatori, consapevoli del profondo bisogno ch'essi hanno delle sue benedizioni, e che non ardiscono sperarle poiché sanno di non aver nessun merito, lietamente lo ricevono come un messo di libera grazia.

3. La parabola dei due figliuoli c'insegna qual sia l'incoraggiamento offerto dal Signore a chi si pente. Sia pertanto principio fisso del nostro cristianesimo, che l'Iddio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo è sempre pronto ad accogliere i peccatori penitenti. Il passato di un uomo non importa nulla, s'egli adesso è veramente pentito e vuol andare a Cristo. "Le cose vecchie son passate; ecco, tutte le cose son fatte nuove" 2Corinzi 5:17. Ciò che importa, non è la professione religiosa di un uomo, ma il sapere se abbia rinunciato ai suoi peccati. Ecco ciò che importa! Se non lo fece, la sua professione è in abbominio a Dio, ed egli ancor si trova sotto il peso della maledizione. Se noi siamo stati sinora grandi peccatori, facciamo animo, ravvediamoci e crediamo in Cristo, e ci è da sperare. Invitiamo parimenti gli altri a ravvedersi. Spalanchiamo la porta anche al "primo fra i peccatori". Giammai non verrà meno questa parola: "Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da rimetterei i peccati, e purificarci d'ogni iniquità" 1Giovanni 1:9.

4. Benché il Signor nostro sempre rappresenti se stesso in tutta la sua opera di Messia come il servitore mandato dal Padre, tuttavia, di fronte agli altri servitori e messaggeri di Dio, egli ha cura di separare se da tutti loro, dandosi a conoscere come il FIGLIO unico e diletto, e ciò nel senso naturale, che implica manifestamente la sua divinità.

5. A quel modo che non erano i Gentili assolutamente esclusi dal popolo di Dio, sotto l'economia giudaica, così neppure i Giudei vanno ora esclusi dalla Chiesa di Cristo. Come Iddio si era proposto di fare, nei tempi antichi, del seme di Abramo il suo popolo visibile, così adesso, a motivo della LORO infedeltà, quel privilegio è stato, per un tempo, trasferito ai Gentili, d'infra i quali, pertanto, Iddio formasi ora un popolo per la gloria del suo nome. Ma tempo verrà in cui "tutto Israele sarà salvato" Romani 11:26; il che non significa soltanto ch'essi, di quando in quando e individualmente, entreranno nella Chiesa cristiana, perché han sempre così fatto sinora; ma che verranno, una volta ancora, come nazione, "innestati sul proprio ulivo", per costituire, insieme al Gentili, una Chiesa universale sopra la terra.

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