Commentario abbreviato:Matteo 221 Capitolo 22 La parabola del banchetto di nozze Mt 22:1-14 I farisei interrogano Gesù sul tributo Mt 22:15-22 La questione dei Sadducei sulla risurrezione Mt 22:23-33 La sostanza dei comandamenti Mt 22:34-40 Gesù interroga i farisei Mt 22:41-46 Versetti 1-14 Le provvidenze per le anime in via di estinzione nel Vangelo sono rappresentate da un banchetto regale fatto da un re, con liberalità orientale, in occasione del matrimonio di suo figlio. Il nostro Dio misericordioso non ha solo provveduto al cibo, ma anche a un banchetto regale, per le anime in via di estinzione delle sue creature ribelli. C'è abbastanza e in abbondanza di ogni cosa che può aggiungere al nostro benessere presente e alla nostra felicità eterna, nella salvezza di suo Figlio Gesù Cristo. I primi invitati furono gli ebrei. Quando i profeti dell'Antico Testamento non prevalsero, né Giovanni Battista, né Cristo stesso, che disse loro che il regno di Dio era vicino, gli apostoli e i ministri del Vangelo furono inviati, dopo la risurrezione di Cristo, per dire loro che era arrivato e per convincerli ad accettare l'offerta. Il motivo per cui i peccatori non vengono a Cristo e alla sua salvezza non è perché non possono, ma perché non vogliono. Fare luce su Cristo e sulla grande salvezza da lui operata è il peccato più grave del mondo. Sono stati negligenti. Moltitudini di persone periscono per sempre a causa della semplice negligenza, che non mostrano un'avversione diretta, ma sono incuranti delle loro anime. Anche gli affari e i profitti degli impieghi mondani impediscono a molti di avvicinarsi al Salvatore. Sia i contadini che i commercianti devono essere diligenti; ma qualsiasi cosa abbiamo del mondo nelle nostre mani, la nostra cura deve essere quella di tenerla lontana dal nostro cuore, per evitare che si metta tra noi e Cristo. Viene qui rappresentata la rovina totale che si abbatterà sulla chiesa e sulla nazione ebraica. La persecuzione dei fedeli ministri di Cristo colma la misura della colpa di qualsiasi popolo. L'offerta di Cristo e della salvezza ai Gentili non era attesa; è stata una sorpresa come lo sarebbe per gli uomini di strada essere invitati a un banchetto di nozze reale. Il disegno del Vangelo è quello di riunire le anime a Cristo; tutti i figli di Dio sono dispersi, Gv 10:16; 11:52. Il caso degli ipocriti è rappresentato dall'invitato che non aveva l'abito nuziale. Tutti devono prepararsi all'esame; e coloro, e solo coloro, che si sono rivestiti del Signore Gesù, che hanno una mentalità cristiana, che vivono per fede in Cristo e per i quali Egli è tutto in tutti, hanno l'abito nuziale. La giustizia impartita da Cristo e la santificazione dello Spirito sono entrambe necessarie. Nessun uomo ha l'abito nuziale per natura, o può formarselo da solo. Sta arrivando il giorno in cui gli ipocriti saranno chiamati a rendere conto di tutte le loro presuntuose intromissioni nelle ordinanze del Vangelo e dell'usurpazione dei privilegi del Vangelo. Portatelo via. Coloro che camminano in modo indegno del cristianesimo, perdono tutta la felicità che hanno presuntuosamente rivendicato. Il Salvatore esce dalla parabola per passare a ciò che essa insegna. Gli ipocriti scendono con la luce stessa del Vangelo nelle tenebre più profonde. Molti sono chiamati alle nozze, cioè alla salvezza, ma pochi hanno l'abito nuziale, la giustizia di Cristo, la santificazione dello Spirito. Allora esaminiamo noi stessi se siamo nella fede e cerchiamo di essere approvati dal Re. 15 Versetti 15-22 I Farisei inviarono i loro discepoli con gli Erodiani, un partito tra i Giudei che era per la piena sottomissione all'imperatore romano. Pur opponendosi l'uno all'altro, si unirono contro Cristo. Quello che dicevano di Cristo era giusto; che lo sapessero o meno, benedetto sia Dio, noi lo sappiamo. Gesù Cristo era un Maestro fedele e un audace rimproveratore. Cristo vide la loro malvagità. Qualunque sia la maschera che l'ipocrita indossa, il Signore Gesù la vede. Cristo non si è intromesso come giudice in questioni di questo tipo, perché il suo regno non è di questo mondo, ma esige una pacifica sottomissione alle potenze. I suoi avversari furono rimproverati e ai suoi discepoli fu insegnato che la religione cristiana non è nemica del governo civile. Cristo è e sarà la meraviglia non solo dei suoi amici, ma anche dei suoi nemici. Essi ammirano la sua saggezza, ma non si lasciano guidare da essa; la sua potenza, ma non si sottomettono ad essa. 23 Versetti 23-33 Le dottrine di Cristo dispiacquero ai Sadducei infedeli, ai Farisei e agli Erodiani. Egli portò le grandi verità della risurrezione e di uno stato futuro più in là di quanto non fossero ancora state rivelate. Non si può discutere sullo stato delle cose in questo mondo, su ciò che avverrà nell'aldilà. Se la verità viene posta in una luce chiara, appare in tutta la sua forza. Dopo averli messi a tacere, nostro Signore procedette a mostrare la verità della dottrina della risurrezione dai libri di Mosè. Dio dichiarò a Mosè di essere il Dio dei patriarchi, che erano morti molto tempo prima; questo dimostra che essi erano allora in uno stato di essere, in grado di godere del suo favore, e prova che la dottrina della risurrezione è chiaramente insegnata nell'Antico Testamento come nel Nuovo. Ma questa dottrina è stata conservata per una rivelazione più completa, dopo la risurrezione di Cristo, che fu la primizia di coloro che dormivano. Tutti gli errori nascono dalla mancata conoscenza delle Scritture e della potenza di Dio. In questo mondo la morte porta via gli uni e gli altri, e così finiscono tutte le speranze, le gioie, i dolori e i legami terreni. Quanto sono miseri coloro che non cercano nulla di meglio al di là della tomba! 34 Versetti 34-40 Un interprete della legge fece una domanda a nostro Signore, per mettere alla prova non tanto la sua conoscenza, quanto il suo giudizio. L'amore di Dio è il primo e grande comandamento e la somma di tutti i comandi della prima tavola. Il nostro amore per Dio deve essere sincero, non solo a parole e con la lingua. Tutto il nostro amore è troppo poco per poterlo donare a Lui, perciò tutte le forze dell'anima devono essere impegnate per Lui, e devono essere rivolte a Lui. Amare il prossimo come noi stessi è il secondo grande comandamento. C'è un amor proprio che è corrotto e che è la radice dei più grandi peccati, e che deve essere eliminato e mortificato; ma c'è un amor proprio che è la regola del più grande dovere: dobbiamo avere la dovuta preoccupazione per il benessere della nostra anima e del nostro corpo. E dobbiamo amare il nostro prossimo con la stessa sincerità con cui amiamo noi stessi; in molti casi dobbiamo rinnegare noi stessi per il bene degli altri. Da questi due comandamenti i nostri cuori siano formati come da uno stampo. 41 Versetti 41-46 Quando Cristo ha sconcertato i suoi nemici, ha chiesto che idea avessero del Messia promesso? Come poteva essere il Figlio di Davide e allo stesso tempo il suo Signore? Cita il Sal 110:1. Se il Cristo doveva essere un semplice uomo, che non sarebbe esistito fino a molte epoche dopo la morte di Davide, come poteva il suo antenato chiamarlo Signore? I farisei non sapevano rispondere. Nessuno può risolvere la difficoltà se non ammette che il Messia è il Figlio di Dio e il Signore di Davide insieme al Padre. Egli ha assunto la natura umana, diventando così Dio manifestato nella carne; in questo senso è il Figlio dell'uomo e il Figlio di Davide. È doveroso chiedersi seriamente: "Che cosa pensiamo di Cristo?". È egli del tutto glorioso ai nostri occhi e prezioso per i nostri cuori? Che Cristo sia la nostra gioia, la nostra fiducia, il nostro tutto. Che ogni giorno possiamo essere più simili a lui e più dediti al suo servizio. Commentario del Nuovo Testamento:Matteo 221 CAPO 22 - ANALISI 1. Parabola delle nozze regali. Nelle narrazioni di Marco e di Luca, l'ultimo discorso tenuto dal Signore coi Farisei si chiude colla parabola dei malvagi vignaiuoli. Matteo ne aggiunge un'altra, la quale manifestamente faceva parte del medesimo discorso. Ma, benché somigli alla parabola della Gran Cena ricordata da Luca 14:16-24, si trova tuttavia del tutto differente ove ben si guardi allo scopo ai particolari ed alla occasione di essa. Quelli che insistono sulla loro identità, si fondano sulla supposizione che un pubblico insegnante, il quale ammaestrava il volgo quotidianamente, lungo le vie, sulla sponda del lago, in remoti villaggi, in case private, nelle sinagoghe e nel tempio, non ripetesse mai, con varianti, in un dato luogo, la sostanza di una lezione altrove data. Ma questo è contrario del pari all'esperienza ed al buon senso. Questa parabola delle nozze regali è strettamente connessa con quella dei vignaiuoli scellerati, avendo ambedue per punto centrale la reiezione del messaggio divino. Ma mentre questa si riferisce solamente all'economia giudaica e si chiude coll'uccisione del Figlio e la profetata distruzione degli assassini; quella va molto più in là, perché non solo prevede la reiezione del Vangelo per parte dei Giudei e la distruzione della loro città, ma altresì annunzia la vocazione dei Gentili ed il finale giudizio. Vi sono, per così dire, due parabole in una: quella delle "nozze", nella quale si descrive il rifiuto dei Giudei e la vocazione dei Gentili Matteo 22:1-10; e quella del "vestito da nozze", nella quale sono rappresentati gl'ipocriti ed il castigo che li aspetta il dì del giudizio Matteo 22:11-14. 2. Tentativi per avviluppare Cristo con questioni controverse. Vari partiti mettono innanzi quesiti colla speranza di avviluppare Gesù nelle sue proprie risposte, onde poterlo accusare, com'era vivissimo desiderio del Sinedrio. È probabile che gl'interlocutori di Gesù non fossero membri della deputazione Matteo 21:23, ma private fazioni incitate dal Sinedrio. Il primo assalto è combinato da' Farisei uniti cogli Erodiani, e si riferisce alla delicata questione che li teneva divisi, cioè alla legittimità del potere straniero e pagano sopra i Giudei: al che Cristo risponde con tanta sapienza, da destare l'ammirazione degli stessi suoi tentatori Matteo 22:15-22. Il secondo assalto è fatto dai Sadducei coll'intento di spargere il ridicolo sul dogma della risurrezione, mettendolo in confronto colla legge del levirato. Allo scherno, Gesù replica con divina dignità, rettificando, le loro false nozioni sulla vita avvenire e stabilendo con autorità il dogma negato Matteo 22:23-32. Gli Erodiani ed i Sadducei essendo in tal modo battuti, i Farisei rinnovano l'assalto, non più come fazione politica, ma religiosa, proponendo a Gesù una questione, probabilmente molto discussa nelle loro scuole, sulla relativa importanza dei precetti del Decalogo. Quella insidia non riuscì meglio delle altre. Gesù non riconobbe alcuna distinzione fra i comandamenti; ma, compendiamo in poche parole tutto il Decalogo, dimostrò l'assurdità di simili distinzioni Matteo 22:33-40. 3. Gesù sfida i suoi nemici. Dopo aver chiuso la bocca ai suoi assalitori, Gesù passa dalla difesa all'attacco. Scegliendo per argomento il Messia, e sapendo che i Farisei credevano ch'egli doveva essere Figlio di Davide, egli chiede loro come mai Davide, nel Salmo 110 ha potuto chiamarlo suo Signore. Essi furono incapaci di rispondere, locché prova ch'essi avevano abbandonata l'antica dottrina messianica d'allora in poi, essi riconobbero essere del tutto inutile cercare di prenderlo in fallo Matteo 22:41-46. Matteo 22:1-14. PARABOLA DELLE NOZZE REGALI 1. E Gesù, prese di nuovo a parlar loro in parabole, dicendo: La parabola che segue si trova soltanto in Matteo. Le prove seguenti dimostrano ch'essa non è identica a quella che si legge in Luca 14:16-24. 1 Le due parabole furono profferite in diversi luoghi e tempi: quella di Luca in una casa privata, in Galilea; quella di Matteo nel tempio, in Gerusalemme, durante la settimana della Passione. 2 In Luca trattasi di una cena preparata da "un uomo", di cui non si dice la condizione sociale, ed in Matteo d'un convito dato da "Un re" in occasione del matrimonio di suo figlio. 3 In Luca trattasi d'una cena, ossia pasto della sera; ed in Matteo d'un pranzo, ossia pasto del mezzodì. 4 Nella parabola riferita da Luca, le parole di Gesù suonano meno severe che in Matteo, perché, quando egli la pronunziò, la inimicizia dei Farisei non era ancora giunta al colmo, non avendo essi ancora deciso di farlo morire. 5 In Luca, gl'invitati rispondono con rifiuto cortese: in Matteo essi mostrano un disprezzo tale che non mandano risposta alcuna, anzi uccidono taluni fra i messaggeri. 6 Là, il solo castigo è l'esclusione, mentre altri pubblicani e meretrici subentrano ai primi; qui la città degli invitati è distrutta, ed altri son chiamati dal di fuori Gentili a riempire la sala del convito. PASSI PARALLELI Matteo 9:15-17; 12:43-45; 13:3-11; 20:1-16; 21:28-46; Marco 4:33-34; Luca 8:10 Luca 14:16 2 2. Il regno dei cieli è simile ad un re, il quale fece le nozze. L'espressione far le nozze significa "celebrare il convito delle nozze", anziché la civile o religiosa solennità Matteo 25:10. Le nozze uniscono in se le due predilette immagini con cui i profeti fanno spiccare le benedizioni del nuovo patto e della intima comunione con Dio, vale a dire, quella di un matrimonio Isaia 62:5; Osea 2:19; Matteo 9:15; Giovanni 3:29; Efesini 5:31-32; 2Corinzi 11:2, e quella d'un convito Isaia 25:6; 65:13; Cantici 5:1. Siccome le cose umane non possono rappresentare perfettamente le cose divine, ne risulta che in questa parabola i membri della Chiesa sono, nel medesimo tempo rappresentati dalla sposa e dagli invitati, e che lo sposo stesso ch'è il Redentore non è messo in evidenza. Ma, alla fine della narrazione, Gesù tralascia a poco a poco le circostanze dello sposalizio e richiama l'attenzione dei suoi uditori specialmente sulla condotta dei convitati. del suo figliuolo. Confrontando questa parabola coll'ultima, noi vediamo che Gesù si rivela sempre più chiaramente come Messia, ed allude in modo sempre più chiaro alla divinità della sua origine. In quella, egli è invero il Figliuolo unico e diletto del Padrone di casa, ma in questa, egli è di stirpe regale, ed apparisce, a un tempo stesso, come Re e Figliuolo del Re. La sollecita fondazione di un regno era stata già prima annunziata; ma il comparire, del Re, in questa parabola, chiaramente dà a vedere che siamo ormai nella sfera dell'economia novella. Il capitolo antecedente si chiudeva con una parabola per così dire riassuntiva della storia del Testamento Antico, ed in essa Cristo medesimo appariva piuttosto come l'ultimo e il più grande dei profeti, anziché come il fondatore di un nuovo regno. In quella parabola, che, ha per base un patto legale, Iddio apparisce come Colui che richiede qualche cosa dagli uomini; in questa invece che commentiamo, e nella quale trattasi dell'economia della grazia, Iddio mostra di volere dar qualcosa agli uomini. In quella, la colpa consiste nel rifiuto di dare ciò che la legge richiede; in questa, nel rifiuto di accettare ciò che la grazia liberamente offre. PASSI PARALLELI Matteo 13:24,31-33,44-47; 25:1,14 Matteo 25:1-13; Salmo 45:10-16; Giovanni 3:29-30; 2Corinzi 11:2; Efesini 5:24-32; Apocalisse 19:7-9 3 3. E mandò i suoi servitori a chiamar gl'invitati alle nozze; Si osservi che l'invito è fatto a persone alle quali era di già stato annunziato che lo riceverebbero, e che sarebbero avvisate del giorno in cui avrebbero luogo le nozze. Questo è l'uso orientale, vigente in Persia ai tempi di Ester 5:8; 6:14. I viaggiatori moderni asseriscono che l'uso d'inviare, ai convitati un secondo invito quando tutto è in ordine, è tuttora praticato. Le persone onorate con invito regale sarebbero naturalmente gente di altissimo grado nel paese: nobili, cortigiani ed ufficiali di Stato. Ad esse corrisponde la nazione giudaica, a cagione dell'alto posto cui Dio l'aveva innalzata, quasi segregandola da tutte le altre genti per suo servigio. I Giudei sono "gl'invitati" di questo versetto. Gl'inviti cominciarono col patto stretto da Dio coi padri loro, e furono continuati per mezzo dei profeti, che li esortarono a tenersi pronti per l'arrivo del Re. I profeti non sono nominati in questa parabola, ma si riconosce l'opera loro nella fatta menzione di un invito indirizzato anteriormente ai convitati. I "servitori" sono quei che han predicato prima della crocifissione di Cristo, cioè Giovanni Battista, i dodici apostoli, i settanta discepoli, il cui invariabile messaggio era: "Ravvedetevi, perciocché il regno dei cieli è prossimo". ma questi non vollero venire. Molti, fra quelli che ricevettero il battesimo di Giovanni, furono urtati dall'umile condizione di Gesù; e molti fra quelli che lo seguivano a cagione dei suoi miracoli ed erano stupiti della sua dottrina, rifiutarono di riconoscerlo come Messia; mentre poi la maggioranza della nazione rimase in uno stato di assoluta indifferenza. PASSI PARALLELI Matteo 3:2; 10:6-7; Salmo 68:11; Proverbi 9:1-3; Isaia 55:1-2; Geremia 25:4; 35:15 Marco 6:7-11; Luca 9:1-6; 14:15-17; Apocalisse 22:17 1Samuele 9:13; Sofonia 1:7 Matteo 23:37; Salmo 81:10-12; Proverbi 1:24-32; Isaia 30:15; Geremia 6:16-17; Osea 11:2,7 Luca 13:34; 15:28; 19:27; Giovanni 5:40; Atti 13:45; Romani 10:21; Ebrei 12:25 4 4. Di nuovo mandò altri servitori, Questi sono gli apostoli, gli evangelisti, ed i dottori, i quali dopo la Pentecoste predicarono con zelo il Vangelo in Gerusalemme ed in Giudea, perché il Signore aveva loro ordinato di annunziare la salute primieramente ai Giudei. dicendo: Dite agl'invitati: Ecco, io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati, e tutto è pronto; venite alle nozze. Queste parole aggiunte all'invito confermano l'idea ch'esso fu fatto dopo compiuto il sacrificio del Signore, e dopo l'effusione dello Spirito nel dì della Pentecoste. Il discorso di Pietro Atti 2, è un mirabile esempio di quella specie d'invito. PASSI PARALLELI Luca 10:1-16; 24:46-47; Atti 1:8; 11:19-20; 13:46; 28:17-31 Proverbi 9:1-2; Cantici 5:1; Giovanni 6:50-57; Romani 8:32; 1Corinzi 5:7-8 Matteo 22:8; Nehemia 9:17; Salmo 86:5; Luca 14:17 5 5. Ma quelli, non curandosene, se ne andarono chi al suo campo, chi al suo traffico; 6. gli altri poi, presi i suoi servitori, li oltraggiarono e li uccisero. Due sono le classi qui rappresentate, cioè gli schernitori ed i persecutori; le masse noncuranti e senza religione che non si dànno neppure la briga di scusarsi ed apertamente scherniscono l'invito, e le autorità che perseguitano e uccidono i messaggeri di Dio. Nessun insulto al monarca può essere maggiore della sprezzante indifferenza dei primi, salvo la flagrante ribellione e il tradimento degli ultimi. Tre maniere di oltraggio sono qui annoverate: "Presi i suoi servitori", cioè messe loro con violenza le mani addosso; "li oltraggiarono", e "li uccisero". Queste profetiche parole del Signore si avverarono perfettamente, come leggesi negli Atti degli Apostoli e nelle Epistole. I Giudei presero i suoi servitori Atti 4:3; 5:18; 8:3, li trattarono villanamente Atti 5:40; 14:5,19; 17:5; 21:30; 23:2, e li uccisero Atti 7:58; 12:2; conf. Matteo 23:34. PASSI PARALLELI Genesi 19:14; 25:34; Salmi 106:24-25; Proverbi 1:7,24-25; Atti 2:13; 24:25; Romani 2:4 Ebrei 2:3 Matteo 13:22; 24:38-39; Luca 14:18-20; 17:26-32; Romani 8:6; 1Timoteo 6:9-10; 2Timoteo 3:4 1Giovanni 2:15-16 Matteo 5:10-12; 10:12-18,22-25; 21:35-39; 23:34-37; Giovanni 15:19-20; 16:2-3 Atti 4:1-3; 5:40-41; 7:51-57; 8:1; 1Tessalonicesi 2:14-15 7 7. Allora il re si adirò, e mandò le sue truppe Questi eserciti sono quelli dei Romani, i quali furono gli esecutori dell'ira di Dio, appunto come gli Assiri sono chiamati da Isaia 10:5 "verga dell'ira sua". a sterminare quegli omicidi A quanto sembra, schernitori ed uccisori han ricevuto il medesimo castigo; la nequizia perpetrata dagli ultimi aggrava la colpa loro, ma il delitto di cui tutti quanti sono colpevoli, è d'avere sprezzato l'invito del Re; or ciò è ribellione e tradimento! e ad ardere la loro città. Sinora Gerusalemme era stata chiamata "la città di Dio", "la città del gran Re", perché Iddio vi aveva posto il suo nome; ma adesso, per accennare che Iddio vuol abbandonarla, Gesù la chiama "la loro città", come, appunto per lo stesso motivo, un giorno o due dopo, disse del tempio, al quale si dava ordinariamente il nome di "casa di Dio": "Ecco la vostra casa vi è lasciata deserta". Iddio parlò in un modo analogo a Mosè, dopo che Israele ebbe fatto il vitello d'oro al Sinai "il tuo popolo si è corrotto" Esodo 32:7, invece di: "il mio popolo"; perché il patto con Geova era diventato irrito e nullo a cagion del loro peccato. Questo versetto contiene pertanto una solenne predizione dell'ira che stava per piombare sulla nazione giudaica. Alcuni interpreti sono rimasti perplessi, perché questa predizione si trova inserita qui, avanti che i Gentili fossero stati invitati al banchetto; ma pure ciò è esattissimo, perché, sebbene il Vangelo sia stato predicato fra i Gentili molti anni avanti la distruzione di Gerusalemme, tuttavia la finale reiezione dei Giudei e la loro surrogazione dai Gentili non ebbero luogo prima di quell'avvenimento. PASSI PARALLELI Matteo 21:40-41; Daniele 9:26; Zaccaria 14:1-2; Luca 19:27,42-44; 21:21,24; 1Tessalonicesi 2:16 1Pietro 4:17-18 Deuteronomio 28:49-68; Isaia 10:5-7; 13:2-5; Geremia 51:20-23; Gioele 2:11,25; 3:2 Luca 19:27 8 8. Quindi disse ai suoi servitori: Le nozze, sì, son pronte, ma gli invitati non n'eran degni. Con questo versetto principia la seconda parte della parabola, in cui si descrive lo stato della Chiesa dalla vocazione dei Gentili sino alla fine del mondo. La indegnità degli invitati consisté nel rifiutare il grazioso invito. Paolo usò le stesse parole: "Non vi giudicate degni" coi Giudei di Antiochia in Pisidia, quando egli li abbandonò per predicare il Vangelo ai Gentili Atti 13:4,6; e indirizzò ai Giudei di Roma delle parole analoghe a queste Atti 28:25-28. PASSI PARALLELI Matteo 22:4 Matteo 10:11-13,37-38; Luca 20:35; 21:36; Atti 13:46; 2Tessalonicesi 1:5; Apocalisse 3:4; 22:14 9 9. Andate, dunque sui crocicchi delle strade i crocicchi, sono i luoghi più frequentati, sì urbani che campestri. e chiamate alle nozze quanti troverete. La primitiva proibizione: "Non andate ai Gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani" Matteo 10:5, è ora abolita; lo stesso dicasi della distinzione fra popolo e popolo. In faccia al Vangelo, "non vi è Greco e Giudeo, circoncisione e incirconcisione, Barbaro, Scita, schiavo, libero" Colossesi 3:11, ma tutti sono del pari peccatori, ai quali viene fatta l'offerta della salute in Cristo. PASSI PARALLELI Proverbi 1:20-23; 8:1-5; 9:4-6; Isaia 55:1-3,6-7; Marco 16:15-16; Luca 14:21-24 Luca 24:47; Atti 13:47; Efesini 3:8; Apocalisse 22:17 10 10. E quei servitori, usciti per le strade, raunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; Cioè uomini di ogni grado e condizione, quelli manifestamente cattivi e da tutti tenuti per reprobi, e quelli la cui vita è esteriormente illibata, alcuni dei quali si trovavano persino fra i pagani, per esempio Cornelio ed il centurione di Capernaum Atti 10:1; Luca 7:4-5; ciò nondimeno, nel loro interno sono anch'essi peccatori. e la sala delle nozze fu ripiena di commensali. Benché molti avessero ricusato l'invito, molti l'accettarono con gioia; in modo che la tavola fu ripiena. Ed è questa la condizione della Chiesa oggidì. Raccolta com'è da tutte le parti del mondo, essa contiene dei cattivi e dei buoni. Così viene chiusa la seconda parte della parabola. PASSI PARALLELI Matteo 22:11-12; 13:38,47-48; 25:1-2; 1Corinzi 6:9-11; 2Corinzi 12:21; 1Giovanni 2:19 Apocalisse 2:14-15,20-23 Matteo 25:10; Apocalisse 5:9; 7:9; 19:6-9 11 il finale giudizio Matteo 22:11-14. Questi versetti sono generalmente considerati come una continuazione della seconda parte della parabola delle nozze; noi, invece, li consideriamo come la terza parte di essa. Altri scrittori credono ch'essi racchiudano una nuova parabola, alla quale essi dànno il nome di parabola del vestito di nozze. Comunque sia, certo è che, in quest'ultima parte, si tratta della sera. Al principio della parabola si tratta cioè del pasto di mezzogiorno; ma le tenebre di fuori, ove è cacciato l'ospite indegno, dimostrano che la notte è sopraggiunta, e che si tratta per conseguenza della cena, colla quale si termina la festa. Si vuole ancora ricordare che, presso i Giudei e le nazioni orientali, le feste matrimoniali duravano un'intiera settimana Giudici 14:12,17; Ester 1:5,10; perciò si comprende facilmente che i fatti narrati nella parabola sieno successi in diverse ore. 11. Or il re, entrato per vedere quelli che erano a tavola, È questo un particolare che concorda perfettamente con gli usi sia antichi che moderni. Quando un cittadino invita i pari suoi, egli deve trovarsi il primo nella sala del convito, per riceverli; ma quando un sovrano invita i suoi sudditi, egli non comparisce, se non quando gli ospiti sono tutti raccolti insieme. L'ingresso del re è l'immagine del finale giudizio e della separazione degli ipocriti dalla Chiesa di Cristo. Le parole: "per veder quei ch'erano a tavola" si riferiscono non soltanto al giudizio finale, ma anche allo sguardo col quale Gesù scruta del continuo quelli che professano di credere in lui. notò quivi un uomo La parte prima della parabola si riferisce ad un giudizio nazionale; ma queste parole chiaramente dimostrano che in quest'ultima parte si tratta di un giudizio individuale. La menzione di un uomo solo, non vuol dire che vi sia un solo ipocrita, in mezzo di ogni assemblea che faccia professione di cristianesimo. Il Signore non intende dire se sono molti o pochi. L'unico punto sul quale egli vuol chiamare la nostra attenzione è la certezza che la falsità verrà scoperta, e quel che reca maggiore stupore, si è che il re scopre, con uno sguardo, in mezzo a tanta gente l'unico trasgressore che si trova nella sala, che non vestiva l'abito di nozze, Questo vestito era un candido caftan, o veste con maniche, che i servitori offrivano al convitato, e che questi doveva, indossare sopra il proprio vestito, prima di entrare nella sala del banchetto. Oggidì in Oriente, chi è ammesso alla presenza di un re, dev'essere così vestito. Nel Vecchio Testamento leggiamo di vesti regalate in segno di regio favore Daniele 5:29; Ester 6:7-8. Alcuni però negano che vi si parli dell'uso di offrire vesti ai convitati. Ne troviamo però esempi nel comando del re d'Israele, riguardo agli adoratori di Baal prima di celebrare la sua festa 2Re 10:22. Nel caso presente, il vestito di nozze era di assoluta necessità: infatti, come mai gente Polverosa, e forse cenciosa, raccolta per le strade, avrebbe potuto comparire alla tavola del re? Il Possesso d'una, gran quantità di vesti Vedi nota Matteo 6:19, onde provvederne, all'improvviso, un gran numero di convitati, era uno dei requisiti della magnificenza reale, in Oriente. Comparire davanti al re senza il vestito da nozze, era considerato come un insulto villano, come un rifiutare l'invito. PASSI PARALLELI Matteo 3:12; 13:30; 25:31-32; Sofonia 1:12; 1Corinzi 4:5; Ebrei 4:12-13; Apocalisse 2:23 2Re 10:22; Salmo 45:13-14; Isaia 52:1; 61:3-10; 64:6; Zaccaria 3:3-4; Lamentazioni 5:22 Romani 3:22; 13:14; Galati 3:27; 2Corinzi 5:3; Efesini 4:24; Colossesi 3:10-11; Apocalisse 3:4-5,18 Apocalisse 16:15; 19:8 12 12. E gli disse: Amico parola di significato ambiguo, spesso adoperata con chi non è amico intimo né tampoco amico. come sei entrato qua, senza aver un abito da nozze? "È questo accaduto per colpevole negligenza dei servitori, o per audacia tua propria?". Il vestito da nozze rappresenta le condizioni poste da Dio al possesso della salvezza: il ravvedimento, la fede nel Salvatore, la vita nuova. Il linguaggio di Gesù non aveva nulla di strano per quelli che si rammentavano delle parole d'Isaia 61:10: "Io mi rallegrerò grandemente nell'Eterno; l'anima mia festeggerà nell'Iddio mio; poich'egli mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto nel manto della giustizia come uno sposo che s'adorna d'un diadema come una sposa che si para dei suoi gioielli". E colui ebbe la bocca chiusa. Se il re non avesse provvisto di vestimenti gli ospiti, sarebbe stato uno scherno la sua domanda, ed il misero ospite avrebbe potuto scusarsi colla sua povertà, o la mancanza di tempo onde provvedersi dell'occorrente. Ma egli ebbe "la bocca chiusa", perché consapevole di aver rifiutato il vestito provvisto dal re ed offertogli dai servitori. Egli è un tipo di quelli che, nel loro orgoglio, rifiutano la salvezza offerta loro da Dio, e "cercano di stabilire la loro propria giustizia" Romani 10:3. L'incapacità nella quale essi si troveranno di rispondere al giudice all'ultimo dì, proclamerà ch'essi hanno coscienza della loro colpa e del giusto giudizio di Dio. PASSI PARALLELI Matteo 20:13; 26:50 Matteo 5:20; Atti 5:2-11; 8:20-23; 1Corinzi 4:5 1Samuele 2:9; Giobbe 5:16; Salmo 107:42; Geremia 2:23,26; Romani 3:19; Tito 3:11 13 13. Allora il re disse ai servitori: invece di come nei vers. 3 e 10, abbiamo qui, che accenna agli angeli, ministri della divina vendetta Matteo 13:41,49. Legatelo mani e piedi, e gittatelo nelle tenebre di fuori. così in Matteo 8:12; 15:30. L'esclusione dalla città celeste Apocalisse 22:15, senza l'aggiunta di altri guai, sarebbe digià una terribile punizione; ma la sorte che toccherà ai riprovati è molto più orribile, poiché saranno gettati nell'abisso delle tenebre. Ivi sarà il pianto, e lo stridor dei denti. È impossibile dire in che consisteranno le sofferenze dei riprovati, perché Dio non ce l'ha rivelato. Ciò nonostante, Roma ha inventato il suo purgatorio, e ha descritto i vari modi di punizione, ed i luoghi nei quali essi vengono inflitti, esattamente come i geografi descrivono i costumi ed i vari paesi del mondo. Quindi, abusando della debolezza e della superstizione dell'umanità, essa fa un empio traffico. PASSI PARALLELI Matteo 12:29; 13:30; Isaia 52:1; Daniele 3:20; Giovanni 21:18; Atti 21:11; Apocalisse 21:27 Matteo 8:12; 25:30; 2Tessalonicesi 1:9; 2Pietro 2:4,17; Giuda 6,13 Matteo 13:42,50; 24:51; Salmo 37:12; 112:10; Luca 13:28; Atti 7:54 14 14. Poiché molti son chiamati, ma pochi eletti. Questo versetto non fa parte della parabola, ma indica l'applicazione che Gesù ne fa ai suoi uditori. Egli non allude qui alla dottrina della predestinazione. Gli "eletti" sono evidentemente quelli che, fra le moltitudini che udirono la predicazione del Vangelo i chiamati, credettero e saranno riconosciuti, nel dì del giudizio, come veri e fedeli seguaci dell'Agnello. "Queste parole di Cristo", dice Calvino, "significano semplicemente che il professare esternamente di credere, non prova che Iddio terrà per figli suoi tutti quelli che professano di schierarsi sotto la sua bandiera". PASSI PARALLELI Matteo 7:13-14; 20:16; Luca 13:23-24 RIFLESSIONI 1. È impossibile di trovare altrove, espressa con più chiarezza, che in questa parabola, la pretensione di Cristo alla divinità. Qui egli si presenta come colui che compie tutte le promesse misericordiose fatte da Jehova al suo popolo sotto l'Antica Alleanza; come il Figliuolo del Re Salmo 72:1; come lo sposo della Chiesa Salmo 45; e come il Messia, "unto" da Dio "d'olio di letizia a preferenza dei suoi compagni" Salmo 45. 2. Questa parabola c'insegna una verità, esposta con maggior chiarezza in Romani 9, 11, cioè, che la reiezione della nazione ebraica fu una punizione inflittale a cagione dell'incredulità colla quale essa respinse il Cristo quando venne sulla terra, e dopo la sua ascensione, quando le fu predicato il Vangelo per bocca degli apostoli. Ciò nonostante, la reiezione della nazione ebraica fu un passo importante nell'adempimento dei disegni di Dio relativamente all'umanità; poiché il conferimento delle medesime grazie spirituali a tutte le nazioni e lo stabilimento d'una Chiesa universale nella quale sarebbe abolita la distinzione fra il Greco ed il Giudeo Colossesi 3:11, implicava l'abolizione del monopolio religioso, di cui fino allora avevano goduto gli Ebrei. "Per la loro caduta la salvezza è giunta ai Gentili" Romani 11:11. 3. Molti trascurano di rispondere all'invito del Vangelo. Ne ascoltano forse la predicazione, ma non ci credono. È possibile ch'essi non lo odino, non lo pongano in ridicolo e non gli facciano una guerra aperta; ma non lo ricevono nei loro cuori, perché i loro affetti si concentrano sopra altre cose. È questo uno stato spirituale pericoloso, ma purtroppo assai frequente. Se il peccato, sotto le sue varie forme, commesso audacemente, "percuote i suoi mille", l'indifferenza religiosa "percuote i diecimila" 1Samuele 18:7. Migliaia di persone saranno precipitate nella perdizione, non tanto per le infrazioni da loro commesse contro i comandamenti di Dio, quanta per la loro trascuratezza della verità. 4. Benché i peccatori sieno invitati ad andare a Cristo "così quali sono", e benché la salute si ottenga "senza denari e senza prezzo" Isaia 55:1, pure conviene rammentarsi che Iddio "ci ha largito la sua grazia nell'Amato suo" Efesini 1:6 e che, se "non vi è alcuna condanna", è unicamente "per coloro che sono in Cristo Gesù" Romani 8:1. "Siate rivestiti del Signor Gesù Cristo" Romani 13:14; confronta Galati 3:27. 5. Benché sia possibile ingannare noi stessi e gli altri sul nostro stato religioso, non però si può ingannare Colui che viene a passare in rassegna i suoi invitati. Un solo sguardo del suo occhio onniveggente basta ad iscoprire l'ipocrita, sebbene egli si trovi frammezzo a diecimila credenti. Se abbiamo sprezzate le condizioni della salvezza, la sorte che ci aspetta è terribile quanto certa, e consisterà nell'essere cacciati per sempre dalla presenza di Dio, e "gettati nelle tenebre di fuori, ove sarà il pianto e lo stridor dei denti". 15 Matteo 22:15-40. DOMANDE INSIDIOSE RELATIVE AL TRIBUTO, ALLA RESURREZIONE, ED AL GRAN COMANDAMENTO Marco 12:13-34; Luca 20:20-40 Per l'esposizione vedi Marco 12:13-34. 21 Matteo 22.41-46. GESÙ CHIUDE LA BOCCA AI FARISEI, FACENDO LORO UNA DOMANDA INTORNO A DAVIDE ED AL MESSIA Marco 12:35-37; Luca 20:41-44. Per l'esposizione vedi Marco 12:35-37. Dimensione testo: Indirizzo di questa pagina: Indirizzo del testo continuo: |