L'indemoniato di Gerasa

Luca 8:26-39

Scritto da vins.

12/4/2007

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La prima cosa che il Signore mi ha fatto notare in questo brano è la condizione di questÂ’uomo: nudo e viveva nelle tombe. Questa è la condizione di non conosce Cristo e vive nel peccato. È nudo, nel senso che è privo di ogni bene, di ogni cosa. Il cristiano invece è vestito e non nudo(2° Cor. 5:2-3) e in più ha a disposizione un armatura completa da poter indossare per combattere il male(Efe. 6:13). È chiaro, invece, che questÂ’uomo, essendo nudo, già aveva perso col male perché non conosceva Cristo ed era stato completamente spogliato. Questo succede quando abbassiamo la guardia, sottovalutiamo il nemico e piano lo facciamo entrare, fino a quando ci porta via tutto. Il figliol prodigo uscì di casa ricco, ben vestito e pieno di speranza; tornò al padre sporco, senza più un soldo e affamato perché nemmeno dai maiali poteva prendere da mangiare( Luc. 15:11)! La sua seconda condizione: viveva nelle tombe. “il salario del peccato è la morte” dice Paolo (Rom. 6:23) e chi vive nel peccato è spiritualmente morto ma chi vive in Cristo rinasce, viene rigenerato e non vive più come un cadavere ma è spiritualmente vivo e desidera far conoscere agli altri ciò che gli è successo e di vivere questa nuova vita(v. 39).
La seconda cosa è che i demoni, quindi anche Satana, sono sottomessi a Dio e hanno paura di Lui(Gia. 2:19) quindi ritornando a quello che ho detto prima siamo, siamo noi che permettiamo al nemico di prendere possesso di noi e della nostra vita. Siamo noi che gli lasciamo spazio allontandoci da Dio(Luc. 11:24-26) o non avvicinandoci per niente ma anche se non lo conosciamo personalmente, questo non ci giustifica(Rom.1:20-25) perché Lui è manifesto in ogni cosa. Ma oggi, che siamo nellÂ’era della grazia, Gesù è pronto a intercedere per noi perché Lui è morto e risorto, sconfiggendo la morte, il peccato, affinché fossimo liberati e Lui possa così parlarci direttamente, al nostro cuore, per istruirci nella verità. Il v.39 infatti ci fa capire propri questo. Gesù prima parla agli spiriti che tormentano quellÂ’uomo per allontanarli ma una volta liberato, salvato, guarito, parla allÂ’uomo direttamente dicendogli ciò che deve fare.
La terza cosa: il nemico è già sconfitto. È già condannato, non ha via di scampo. Sapendo che Gesù aveva il potere di scacciarli da quellÂ’uomo, Gli chiesero che non li mandasse nellÂ’abisso ma in un branco di porci. Gesù li accontentò ma la fine di quei demoni era già segnata(Apo. 19:20; 20:10; Mat. 25:41). Infatti i porci si gettarono a mare e affogarono gli spiriti rimasero nellÂ’aria. Questa è proprio figura di Satana e dei suoi angeli gettati nella geenna di fuoco. Questa è la fine del male: è già vinto, è già condannato. Ma dobbiamo fare attenzione a non farci ancora adescare nelle sue trappole. Lui ci prova e ci proverà sempre perché i tempi sono vicini e lui deve affrettarsi(Apo. 12:12). Non abbassiamo quindi la guardia e facciamo attenzione perché lui non aspetta altro che noi sbagliamo(1° Pie. 5:8).
La quarta cosa è che quando lÂ’uomo vede la potenza di Dio ha paura invece di apprezzarla. Non riconosciamo il Salvatore che è in Lui ma Lo mandiamo via spaventati dallÂ’idea che per seguirlo dobbiamo perdere i nostri beni. Diamo più valore alle cose materiali non sapendo che esse ci condannano. Gesù ci dice chiaramente che chi ama ogni cosa più di Lui non è degno di seguirLo (Mat. 10:37). Paolo, rispetto alle cose di Dio, considerava quelle di quaggiù spazzatura(Fil. 3:8). La cosa essenziale non è avere beni su questa terra, dove ruggine e tignola li consumano ma accumulare tesori in cielo(Mat. 6:19-20). E, come dice Paolo, anche se ci possono essere momenti difficili, non scoraggiamoci ma pensiamo che quello che qui abbiamo è solo momentaneo e quello che su questa terra non avremo, lÂ’avremo su nel cielo e sarà eterno(2° Cor. 4.16-18). La quinta, e ultima cosa: quando abbiamo riconosciuto Gesù e Lui ci ha liberati, Egli ci manda a testimoniare e a parlare, raccontando agli altri ciò che Dio ha fatto per noi. Noi invece a volte tendiamo a tenerci le cose per noi. Ci prendiamo quello che il signore ci dà e non diciamo niente a nessuno. Ma Dio non vuole questo. Quando Lazzaro morì o quando il cieco a Gerusalemme fu guarito(Gio. 9) Gesù disse chiaramente che quelle ci furono affinché fosse manifestata la gloria di Dio. Ora, se il Signore fa un miracolo nella tua vita e tu non lo manifesti come si potrà portare gloria a Dio e come faranno gli altri a sapere che cÂ’è un Dio che salva e guarisce? Noi siamo chiamati a testimoniare di ciò che dio ogni giorno fa nella nostra vita. Dobbiamo esortarci gli uni gli altri ogni giorno(Ebr. 3:13). Per questo non dobbiamo mai tirarci indietro ogni qualvolta abbiamo occasione di parlare di Lui. Paolo nella lettera agli Efesini al capitolo 4:29 dice che dobbiamo, ogni qualvolta riteniamo ce ne sia bisogno, parlare di Dio per conferire grazia a chi ascolta ed edificare chi abbiamo davanti. Non dobbiamo vergognarci di dire a chiunque ciò che Dio ha fatto nella nostra vita o Dio si vergognerà di noi (Luc. 9:26) ma dobbiamo predicare il vangelo e proclamare la salvezza senza paura sostenuti dalla potenza dello Spirito santo(2° Tim. 1:8; Mar. 16:15). Paolo ancora dice che davanti al Signore la sua ricompensa, ciò di cui lui andrà fiero, saranno proprio quelli a cui lui ha parlato e che per mezzo di lui hanno la salvezza e vita eterna(1° Tess. 2:19; 2° Tim. 4:8). Questo deve essere il nostro scopo. Dopo aver accettato Gesù come personale Salvatore, ottenuto la Salvezza, dobbiamo andare e raccontare “…le grandi cose che Dio ha fatte…”.