Commentario abbreviato:

1Corinzi 3

1 Capitolo 3

I Corinzi rimproverati per le loro contese 1Cor 3:1-4

I veri servitori di Cristo non possono fare nulla senza di lui 1Cor 3:5-9

Egli è l'unico fondamento e ognuno deve fare attenzione a ciò che costruisce su di esso 1Cor 3:10-15

Le chiese di Cristo devono essere mantenute pure e umili 1Cor 3:16-17

E non devono gloriarsi degli uomini, perché i ministri e tutto il resto sono loro per mezzo di Cristo 1Cor 3:18-23

Versetti 1-4

Le verità più semplici del Vangelo, riguardanti la peccaminosità dell'uomo e la misericordia di Dio, il pentimento verso Dio e la fede in nostro Signore Gesù Cristo, enunciate nel linguaggio più semplice, sono più adatte al popolo di misteri più profondi. Gli uomini possono avere molte conoscenze dottrinali, ma essere semplici principianti nella vita di fede e nell'esperienza. Le contese e i litigi sulla religione sono una triste prova di carnalità. La vera religione rende gli uomini pacifici, non litigiosi. Ma è deplorevole che molti di coloro che dovrebbero camminare come cristiani, vivano e agiscano troppo come gli altri uomini. Molti professori e predicatori si dimostrano ancora carnali, con dispute vane e gloriose, con la smania di litigare e con la prontezza nel disprezzare e parlare male degli altri.

5 Versetti 5-9

I ministri di cui i Corinzi discutevano erano solo strumenti usati da Dio. Non dobbiamo mettere i ministri al posto di Dio. Colui che pianta e colui che annaffia sono una cosa sola, alle dipendenze di un unico Maestro, fidati della stessa rivelazione, impegnati in un'unica opera e in un unico progetto. Hanno ricevuto i loro diversi doni da uno stesso Spirito, per gli stessi scopi, e dovrebbero portare avanti lo stesso progetto di cuore. Coloro che si impegnano di più avranno la meglio. Coloro che sono più fedeli avranno la ricompensa più grande. Lavorano insieme a Dio per promuovere gli scopi della sua gloria e la salvezza di anime preziose; e Lui, che conosce il loro lavoro, si prenderà cura che non lavorino invano. Essi sono impiegati nella sua agricoltura e nella sua costruzione, ed Egli li controllerà attentamente.

10 Versetti 10-15

L'apostolo era un saggio costruttore, ma la grazia di Dio lo ha reso tale. L'orgoglio spirituale è abominevole; è usare i più grandi favori di Dio per nutrire la propria vanità e fare idoli di noi stessi. Ma che ognuno faccia attenzione: su un buon fondamento si può costruire male. Non si deve porre nulla su di esso, se non ciò che le fondamenta sopportano e ciò che è parte integrante di esse. Non osiamo unire una vita meramente umana o carnale con una fede divina, la corruzione del peccato con la professione del cristianesimo. Cristo è una roccia solida, duratura e inamovibile, in grado di sopportare tutto il peso che Dio stesso o il peccatore possono imporre su di lui; non c'è salvezza in nessun altro. Se si esclude la dottrina della sua espiazione, non c'è alcun fondamento per le nostre speranze. Ma tra coloro che si basano su questo fondamento, ci sono due tipi. Alcuni non tengono altro che la verità come è in Gesù e non predicano nient'altro. Altri costruiscono sul buon fondamento ciò che non resisterà alla prova, quando verrà il giorno della prova. Possiamo sbagliare in noi stessi e negli altri; ma sta per arrivare un giorno che mostrerà le nostre azioni nella vera luce, senza coperture o camuffamenti. Coloro che diffondono la religione vera e pura in tutti i suoi rami, e il cui lavoro resterà nel grande giorno, riceveranno una ricompensa. E quanto grande! Quanto superiore ai loro meriti! Ci sono altri, le cui opinioni e dottrine corrotte, o le cui invenzioni e usanze vane nel culto di Dio, saranno rese note, ripudiate e rigettate in quel giorno. Si tratta chiaramente di un fuoco figurato, non di un fuoco reale, perché quale fuoco reale può consumare riti o dottrine religiose? E si tratta di mettere alla prova le opere di ogni uomo, quelle di Paolo e di Apollo, così come quelle di altri. Consideriamo la tendenza delle nostre imprese, confrontiamole con la parola di Dio e giudichiamo noi stessi, per non essere giudicati dal Signore.

16 Versetti 16-17

Da altre parti dell'epistola risulta che i falsi insegnanti tra i Corinzi insegnavano dottrine empie. Tale insegnamento tendeva a corrompere, inquinare e distruggere l'edificio, che doveva essere mantenuto puro e santo per Dio. Coloro che diffondono principi non leciti, che rendono empia la Chiesa di Dio, portano la distruzione su di sé. Cristo, per mezzo del suo Spirito, abita in tutti i veri credenti. I cristiani sono santi per professione e devono essere puri e puliti, sia nel cuore che nella conversazione. Si inganna chi si ritiene il tempio dello Spirito Santo e non si preoccupa della santità personale, della pace e della purezza della Chiesa.

18 Versetti 18-23

Avere un'alta opinione della propria saggezza non è altro che adulare noi stessi; e l'adulazione è il passo successivo all'autoinganno. La sapienza che gli uomini di parola stimano è stoltezza per Dio. Egli la disprezza giustamente e la confonde facilmente! I pensieri degli uomini più saggi del mondo hanno in sé vanità, debolezza e stoltezza. Tutto questo dovrebbe insegnarci a essere umili e a essere disposti a essere istruiti da Dio, per non essere sviati, con pretese di sapienza e abilità umane, dalle semplici verità rivelate da Cristo. Gli uomini sono molto inclini a opporsi al disegno delle misericordie di Dio. Osservate le ricchezze spirituali di un vero credente: "Tutto è vostro", anche i ministri e le ordinanze. Anzi, il mondo stesso è vostro. I santi ne hanno quanto la Sapienza infinita ritiene opportuno per loro, e lo hanno con la benedizione divina. La vita è vostra, perché possiate avere una stagione e un'opportunità per prepararvi alla vita del cielo; e la morte è vostra, perché possiate andarne in possesso. È il gentile messaggero che vi sottrae al peccato e al dolore e vi guida alla casa del Padre vostro. Le cose presenti sono vostre, per sostenervi durante il cammino; le cose future sono vostre, per deliziarvi per sempre alla fine del vostro viaggio. Se apparteniamo a Cristo e gli siamo fedeli, ogni bene ci appartiene e ci è sicuro. I credenti sono i sudditi del suo regno. Egli è il Signore su di noi, dobbiamo accettare il suo dominio e sottometterci allegramente ai suoi comandi. Dio in Cristo, che riconcilia a sé un mondo peccatore e riversa le ricchezze della sua grazia su un mondo riconciliato, è la somma e la sostanza del Vangelo.

Commentario del Nuovo Testamento:

1Corinzi 3

1 1Corinzi 3:1-4 I Corinzi sono ancora bambini

Quella conoscenza superiore del piano di Dio che costituisce la sapienza cristiana, Paolo non l'ha esposta nella sua predicazione in Corinto, perchè ai non convertiti bisognava annunziare Cristo crocifisso per condurli alla fede, ed ai convertiti bisognava somministrare quel cibo che si conveniva al grado del loro sviluppo spirituale. Ora, a giudizio dell'Apostolo, i cristiani di Corinto non erano giunti ancora ad una sufficiente maturità spirituale da sopportare il cibo sodo della filosofia divina ch'egli esponeva dinanzi agli uomini «compiuti».

Ed io, fratelli, non ho potuto,

perchè me lo vietava l'interesse per il vostro proprio bene,

parlarvi come a [uomini] spirituali; ma [ho dovuto parlarvi] come a [uomini] carnali, come a dei bambini in Cristo.

Il testo emendato dice letteralmente qui «uomini di carne» ( σαρκινοις) cioè persone in cui lo Spirito ha bensì principiata l'opera sua, ma nei quali la carne, la natura inferiore e corrotta, esercita ancora tanto potere da impedire la crescenza rigogliosa della vita spirituale. Non sono più semplicemente «uomini naturali» 1Corinzi 2:14 poichè hanno creduto; ma sono rimasti al grado inferiore della vita nuova: sono «bambini in Cristo», e quindi lungi dal potere ricevere utilmente l'insegnamento cristiano superiore: perciò Paolo ha dovuto limitarsi con loro alle verità elementari del Cristianesimo.

2 Vi ho dato del latte da bere,

come si fa coi bambini,

non del cibo [sodo], poichè non potevate ancora sopportarlo; anzi, neanche ora lo potete,

sebbene sia già trascorso del tempo dacchè vi ho lasciati, e sebbene non vi manchino i doni atti ad edificarvi

poichè siete ancora carnali

Galati 5:17, sotto l'influenza della natura corrotta più che dello Spirito di amore e di santità.

3 Infatti, poichè fra voi trovasi invidia e contesa (testo emend.), non siete voi carnali e non camminate voi secondo l'uomo?

cioè al modo dell'uomo naturale, estraneo alla vita dello Spirito. Si vede da questo che carnale non è soltanto l'uomo che ubbidisce agli appetiti più grossolani. Lo spirito di parte al quale si abbandonano, porta seco invidia delle grazie concesse a chi non parteggia per loro, e contese fra persone di partiti diversi.

4 Invero, quando uno dice: io son di Paolo, e un altro: io son d'Apollo, non siete voi uomini?

(testo emend.) uomini che non si distinguono in nulla dagli altri, mentre come cristiani dovreste mostrarvi animati da uno spirito migliore del loro.

AMMAESTRAMENTI

1. Questa sezione fa risaltare lo stato di cecità spirituale in cui giace l'uomo dopo il peccato. Egli ha bisogno di una rivelazione che venga da Dio per conoscere le cose di Dio, in ispecie il piano della redenzione in Cristo. Questa rivelazione il Signore l'ha concessa, servendosi per comunicarla di strumenti umani particolari quali furono i profeti e gli apostoli del Signor Gesù. A costoro Dio ha dato, per l'azione speciale del suo Spirito in loro, di contemplare la verità, di posseder la mente di Cristo. Il suo Spirito li ha resi capaci altresì di dare alla verità la forma, l'espressione che meglio le si conveniva, senza fare però di loro delle macchine. Non sono i meccanismi dello Spirito, sono i discepoli di esso, essendo da esso «insegnati», elevati a sublimi altezze di conoscenza e d'ispirazione. Per la bontà e sapienza di Dio, l'umanità possiede nelle Sacre Scritture il documento autentico ed ispirato della Rivelazione. Quel tesoro è messo oggidì alla portata di tutti, coll'ordine: «Prendi, leggi». Chi sprezza un tanto privilegio. Incorre in grave responsabilità.

2. Dinanzi alla rivelazione comunicata dagli uomini di Dio e, per noi, consegnata nei loro scritti, abbiamo però bisogno dell'illuminazione interna dello Spirito per comprenderla ed apprezzarla. Finchè l'uomo resta estraneo all'azione dello Spirito, la Scrittura resta per lui un libro chiuso. Solo quando Cristo ci «apre la mente per intender le Scritture», il Libro s'illumina di nuova luce, e per mezzo del Libro si riproduce, in un certo grado, dentro di noi, la rivelazione della verità concessa agli strumenti privilegiati di essa Giovanni 17:20; Efesini 1:17. Quanto necessaria ed opportuna la preghiera del Salmista, ogni qualvolta ci poniamo dinanzi alle pagine della Bibbia: «Apri gli occhi miei, ed io riguarderò le meraviglie della tua legge» Salmi 119:18.

3. Sono, in questo brano, nominati incidentalmente i vari elementi che costituiscono la natura dell'uomo. L'occhio, l'orecchio ricordano l'elemento materiale ch'è il corpo; l'anima è l'elemento intermedio fra il corpo e lo Spirito. Dall'anima (psiche) prende nome e carattere la vita umana quando si muove all'infuori della comunione con Dio. Lo spirito è l'elemento superiore, capace non solo d'investigare la profondità dell'essere umano, ma di entrare in contatto collo Spirito di Dio, di conoscere Dio e di amarlo. L'uomo non raggiunge il suo ideale se non quando nasce alla vita spirituale. Questa vita, al pari della vita fisica e psichica, si sviluppa in modo graduale passando per i successivi stadii dell'infanzia e dell'adolescenza, prima di giungere ad una relativa maturità e, da ultimo, alla perfezione.

Ma chi vi è una volta entrato e ne ha fatto l'esperienza, sia pure imperfetta, non può essere gran fatto scosso dai ragionamenti della sapienza umana che si rivelano, anche al bambino in Cristo, come incompetenti. Uno potrà essere re nel campo delle scienze o delle arti o della politica, ed essere più incapace di un contadino di ragionare delle cose di Dio. «Tu hai nascoste queste cose ai savi ed intendenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli».

Certo dev'essere grande e preziosa agli occhi di Dio la creatura umana se, fin dall'eternità, Iddio prestabiliva il mezzo di condurla alla gloria.

4. In 1Corinzi 2:11, Paolo stabilisce un'analogia tra l'uomo creato ad immagine di Dio e Dio stesso; tra lo spirito dell'uomo e lo Spirito di Dio. Or se è così complesso l'essere nostro da riuscirne a noi stessi difficile l'investigazione, dovremo noi trovare strano che ci riesca impossibile comprendere i misteri dell'essenza divina infinita e perfetta? Fatto sta che, in questa sezione medesima, l'Apostolo mentova Dio come originatore di ogni cosa, Cristo il Signor della gloria qual rivelatore del Padre, ed esecutore dei suoi disegni, e lo Spirito che investiga le cose profonde di Dio e le comunica allo spirito dell'uomo. La parola Trinità non è scritturale, ma ben lo è la dottrina espressa con questa parola.

5. Paolo ci dà l'esempio d'un economo fedele ed intelligente della verità. Egli la distribuisce ai suoi uditori secondo la loro capacità spirituale. Dà il latte ai bambini, il cibo sodo agli uomini maturi. Ai principianti presenta i fatti centrali della salvezza: Cristo e Cristo crocifisso; a coloro che sono più avanzati, svolge dinanzi il piano di Dio nella sua ampiezza e profondità. È inutile spiegar le dottrine evangeliche a chi non ha conoscenza dei fatti del Vangelo. Perciò l'istruzione religiosa sia dei giovanetti che degli adulti, ha da principiare sempre coi fatti biblici essenziali, per proseguire colle dottrine.

Tanto il pastore nell'insegnamento pubblico e privato, come il padre di famiglia nella sfera sua più ristretta, devono cercare di rendersi un conto esatto del grado di sviluppo spirituale a cui sono giunti coloro ch'essi devono nutrire col cibo della verità divina.

Il pericolo dei cristiani d'oggi è di fermarsi all'infanzia spirituale e di adagiarvisi, invece di progredire allo stato di maturità che li renderebbe capaci di gustare la divina sapienza del Vangelo. Il rimprovero contenuto Ebrei 5:11-14 conserva tutta la sua attualità.

5 Sezione D 1Corinzi 3:5-4:5 QUEL CHE SONO I MINISTRI

Coloro che, a Corinto, si gloriano in questo o in quel predicatore, mostrano d'ignorare che i banditori del Vangelo non sono dei capi-scuola, ma dei semplici servitori adoperati da Dio per l'opera sua, ed a lui personalmente responsabili del modo in cui fanno il lavoro ad essi affidato. In conseguenza, la chiesa non deve, nè gloriarsi degli operai che il Signore le dà, nè anticipare su di essi il giudicio che appartiene a Dio.

1Corinzi 3:5-9 I ministri sono semplici servitori

I Corinzi si dividono fra loro in seguaci, anzi settatori entusiasti di Apollo, di Paolo, di Cefa e di altri ancora, quasichè i predicatori fossero altrettanti capi-scuola col relativo seguito di discepoli. Essi errano. La posizione dei predicatori cristiani è molto più umile: essi sono dei servi, degli strumenti di cui Dio si vale per fondare o per edificare la Chiesa ch'è opera e proprietà sua. Voi, dice Paolo, operando alla maniera degli uomini, vi arruolate sotto la bandiera di Paolo, o di Apollo.

Che cosa è dunque Apollo? (testo emend.), e che cosa è Paolo?

Non quello che voi sembrate credere, ma qualcosa di più modesto:

Son dei servitori per mezzo dei quali voi avete creduto, e [lo sono] secondo che il Signore ha dato a ciascuno.

Non sono i padroni della chiesa, ma son servitori di Dio. Non sono i creatori della fede, ma son gli strumenti di cui Dio si è servito per crearla e per svolgerla. A ciascuno di essi, coi doni concessigli e colle circostanze in cui è stato posto, Dio assegna, nella grand'opera, la sua parte speciale. Questa parte potrà essere diversa, a seconda degli operai, ma sarà sempre secondaria, strumentale di fronte a quella che solo Dio può compiere.

6 Io ho piantato,

l'albero della fede vostra,

Apollo ha adacquato; ma è Dio che ha fatto crescere

lett. faceva crescere. L'opera di evangelizzazione destinata a far nascere la fede, l'avea compiuta Paolo 1Corinzi 3:10; 4:15; Apollo, venuto dopo, «avea molto giovato a coloro che aveano creduto» Atti 18:27. Chi dava efficacia all'opera dei due lavoranti, mentre essi la compievano, era Dio mediante il suo Spirito. «Accade nel mondo spirituale come in quello della natura. L'uomo può solo mettere il seme in contatto col suolo. La vita che lo fa crescere, non la può produrre l'umana potenza, e neanche la può intendere e scoprire l'umana perspicacia. Nella natura e nella chiesa la vita è creazione diretta di Dio» (Edwards).

7 Talchè, nè colui che pianta, nè colui che adacqua sono alcunchè

d'importante, di essenziale in quest'opera 1Corinzi 15:10; 2Corinzi 12:11,

ma [chi conta],

chi è tutto,

è Dio, il quale fa crescere.

«In un giardino, chi è che fa la cosa essenziale: il giardiniere che adopera la vanga o l'annaffiatoio, ovvero il Signore Iddio che fa splendere il sole e manda la pioggia, dopo aver deposto nella pianta delle forze che nessun'arte umana può creare?» (Reuss). Tra gli operai non c'è da fare differenza: appartengono tutti alla stessa categoria ch'è quella degli strumenti. Non si tratta perciò d'esaltar l'uno a scapito dell'altro.

8 Quanto a colui che pianta ed a colui che adacqua, essi sono una stessa cosa; ma ciascuno riceverà il proprio premio, a seconda della propria fatica.

L'esser tutti dei semplici operai, non toglie loro la individuale libertà e responsabilità. Possono fare il lavoro ad essi affidato più o meno bene, spiegare un'attività ed una devozione più o meno grande 1Corinzi 15:58; 1Tessalonicesi 2:9; 2Corinzi 6:5; Romani 16:6,12; 2Timoteo 2:6 di questo terrà conto il Padrone nell'assegnare a ciascuno la sua ricompensa. Con questa non s'intende la salvazione ch'è stata a tutti concessa gratuitamente: bensì quel grado più o meno elevato di gloria che il Signore darà ai suoi servitori. (Cfr. le parabole delle mine e dei talenti Luca 19:12-27; Matteo 25:14 e segg.). Infatti i predicatori del Vangelo non lavorano per proprio conto, ma sono operai con Dio per far l'opera di Dio.

9 Noi, infatti, siamo collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio,

che si tratta di coltivare,

l'edificio di Dio,

che si tratta di costruire.

10 1Corinzi 3:10-20 L'opera di ciascun ministro sarà vagliata dal giudicio di Dio

L'immagine del campo in coltura ha servito a Paolo per mostrare quanto secondaria sia la parte dei predicatori del Vangelo; quella dell'edificio in costruzione gli servirà, in 1Corinzi 3:10-15, per mettere in luce la particolare responsabilità di ciascuno di loro. L'edificio in costruzione è la Chiesa, o per meglio dire, la chiesa locale di Corinto fondata da Paolo, ed al cui sviluppo altri dopo di lui, stanno lavorando.

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data

per far di me un Apostolo di Cristo, un fondator di chiese Romani 15:15-21; 1Corinzi 15:10,

io, come savio architetto, ho posto il fondamento.

Con ogni umiltà, ma con buona coscienza 1Corinzi 4:4, Paolo può dire di avere agito da prudente ed abile architetto nel fondare l'edificio della chiesa di Cristo in Corinto. Egli non l'ha fondata sulla rena della umana sapienza, ma sulla roccia ch'è Cristo 1Corinzi 2:1-5

ed un altro vi edifica sopra.

Così ha fatto Apollo, così fanno attualmente i conduttori della chiesa che proseguono l'opera incominciata.

Ciascuno però guardi bene come egli edifica sopra

il fondamento. Qui sta infatti la responsabilità di ciascun edificatore spirituale. L'opera di fondazione è fatta ed è fatta a dovere, nè si può annullare.

11 Perciocchè

alla Chiesa di Corinto

niuno può porre un altro fondamento all'infuori di quello ch'è stato posto

dalla mia predicazione,

cioè Gesù Cristo.

Egli è la pietra angolare su cui la Chiesa universale al pari di ogni anima cristiana, e di ogni chiesa locale poggia la sua fede e la sua speranza Efesini 2:20; 1Pietro 2:5.

12 Ma, sul buon fondamento posto, si può edificare bene o male, con dei materiali che sosterranno la prova del fuoco o con altri di poco valore e di poca durata.

Ma, se alcuno si adopera, per edificare sul fondamento, dell'oro, dell'argento, delle pietre di valore,

come sarebbero il granito, il marmo, il porfido, ovvero adopra

del legno, del fieno, della stoppia,

materiali, questi ultimi, di poca durata, che si usano per la costruzione delle capanne anzichè per i palazzi,

13 l'opera di ognuno sarà manifestata.

Trattandosi di costruire l'edificio in cui Dio vuole abitare in eterno, i costruttori non devono adoperare che i materiali più duraturi e più preziosi. Se essi fanno altrimenti, la cosa non resterà nascosta; il lavoro mal fatto non sosterrà la prova e l'operaio perderà il suo premio. Che cosa devesi intendere con queste due categorie di materiali? Non i membri stessi di cui componesi la chiesa, poichè nessun operaio introduce volontariamente dei membri indegni; non i frutti spirituali e morali prodotti dall'insegnamento dei ministri, poichè questi frutti dipendono non dal solo predicatore, ma altresì dall'uditore. Si tratta dunque dell'insegnamento dei ministri. Coll'insegnamento Paolo aveva fondata la chiesa, e con esso i conduttori attuali sono chiamati a edificarla. Il loro insegnamento, se sano riguardo alla sostanza e somministrato con discernimento, fa nei cuori un'opera spirituale duratura di edificazione, istruisce, consola, conferma, corregge; è utile insomma, per rendere «l'uomo di Dio compiuto, appieno fornito per ogni buona opera» 2Timoteo 3:17. Se invece, sotto bella forma, è vuoto di sostanza, o se è adulterato da miscela di dottrine umane, di mondana filosofia o di falsa scienza, lungi dal consolidar la vita spirituale, tende ad indebolirla e viziarla. Si confronti come esempi di buoni e di cattivi materiali quelli indicati da Paolo nelle Epistole pastorali: «la sana dottrina», «le sane parole del Signor N. G. C. e l'insegnamento ch'è secondo pietà», «la parola della verità»; e in senso contrario, «le favole e genealogie senza fine», «le profane ciancie e le contraddizioni di quella che falsamente si chiama scienza», ecc., 1Timoteo 1:4; 4:6-7; 6:3-5,20-21; 2Timoteo 1:13; 2:14-16,23; Tito 1:9; 2:l; 3:8-9. All'operaio è lasciata la libertà di scegliere i suoi materiali, ma gliene spetta altresì la responsabilità, l'opera di ognuno sarà manifestata, apparirà nella sua vera natura.

Il giorno infatti la paleserà:

vale a dire, non il corso del tempo, nè il giorno della prova terrestre solamente, ma il gran giorno della prova suprema, del giudicio di Dio. Cfr. 2Timoteo 4:8; Ebrei 10:25; 2Timoteo 1:12,18. Quel giorno è chiamato altrove «il giorno del giudicio» Matteo 11:22, «il giorno del Figliuol dell'uomo» Luca 17:24,30, «l'ultimo giorno» Giovanni 6:39, «il giorno del Signore» 1Corinzi 5:5; 2Corinzi 1:14 e si vede da 1Corinzi 4:3-5, che questo è il giorno presente alla mente di Paolo;

poichè [esso giorno] ha da esser rivelato con fuoco

secondo la parola di Malachia: «Ecco quel giorno viene, ardente come un forno...» «Chi sosterrà il giorno della sua venuta?... perciocchè egli è come il fuoco di chi fonde i metalli» Malachia 4:l; 3:3-4. In 2Tessalonicesi 1:8 è detto che Cristo apparirà «con fuoco fiammeggiante». Il giorno di Dio non apparirà come l'alba soave del Natale del Cristo recante grazia e pace, ma sarà avvolto nelle fiamme del giudicio

e il fuoco stesso

del giudicio

farà la prova dell'opera di ciascuno [mostrando] quale essa sia,

di che qualità ed estensione.

14 Se l'opera che uno ha edificata [sul fondamento] sussisterà, egli riceverà premio; se l'opera di alcuno sarà arsa, egli subirà una perdita,

quella del suo avere;

però egli stesso sarà salvato, ma come [lo si è] attraverso il fuoco.

L'immagine è quella d'un incendio le cui fiamme avvolgono un edificio in costruzione. I muri fabbricati con materiali che non sono a prova di fuoco, son distrutti, mentre gli altri sussistono. Così il giudicio infallibile di Dio stabilirà il valore reale del lavoro compiuto dai ministri della chiesa. Se il Giudice supremo col suo: «Bene sta» dichiara approvato il lavoro d'un operaio egli riceve la ricompensa promessa: la gloria e l'allegrezza riserbata agli operai fedeli Matteo 25:21; Filippesi 2:16; 4:l; 1Tessalonicesi 2:19-20; Daniele 12:3; se invece il Giudice dichiara vana e mal fatta l'opera di un ministro, egli ha la vergogna di veder ridotto al nulla il suo lavoro e d'esser posto fra gli ultimi. Personalmente, però, non sarà perduto, perchè ha ritenuto il fondamento della fede; ma la sua salvazione somiglierà a quella di chi scampa da un incendio attraverso le fiamme, o a quella di Lot quando ebbe salva la vita fuggendo da Sodoma. Parecchi interpreti cattolici, ed anche il concilio di Firenze del 1439, hanno veduto in questo passo un'allusione al fuoco del Purgatorio. Ciò non è ammissibile per queste ragioni:

1. Si tratta qui di un fuoco che rivela la natura del lavoro fatto, non di un fuoco che purifica moralmente.

2. Si tratta di un fuoco che accompagnerà l'apparizione gloriosa di Cristo all'ultimo giorno, non di un fuoco che arda in permanenza anche prima del giudicio.

3. Tutti gli operai - e si dica pure anche tutti i cristiani, devono subire per il loro lavoro la prova di questo fuoco del giudicio, mentre quello del Purgatorio sarebbe solo per i cristiani imperfetti.

4. La salvezza dell'operaio infedele ha luogo non mediante quel fuoco, ma malgrado quel fuoco che consuma l'opera sua (Godet, Kling).

5. D'altronde unica propiziazione per i peccati è il sangue di Cristo 1Giovanni 2:1-2 e unico rinnovatore del cuore è lo Spirito Santo Tito 3:5.

16 I v. 1Corinzi 3:16-21 contemplano il caso più grave di chi non solo edifica con materiali cattivi, ma guasta l'edificio già costruito. Un tale non perderà soltanto la sua mercede, ma sarà punito più severamente. L'immagine è alquanto mutata: la chiesa non è più un edificio in costruzione; è un tempio santo in cui abita lo Spirito di Dio, e che partecipa alla inviolabilità di Dio.

Non sapete voi che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?

I Corinzi ed i loro attuali conduttori mostrano in varie guise di avere dimenticato il carattere sacro della Chiesa di Dio, abitazione e organo dello Spirito. La Chiesa in genere è il tempio di Dio; lo sono del pari le chiese locali che sono una miniatura del grande, e lo è anche ogni cristiano, poichè lo stesso Dio infinito abita nel più piccolo come nel più grande dei santuari Efesini 2:21; 1Corinzi 6:19.

17 Se alcuno guasta

nella sua bellezza, unità, purezza e santità,

il tempio di Dio, Iddio guasterà quel tale.

La legge di Mosè e le leggi pagane punivano di morte chi avesse profanato i luoghi sacri. Chi guasta la Chiesa ch'è il tempio spirituale di Dio, non farà perdita soltanto dell'opera sua, ma sarà lui stesso perduto. Egli viene a dar di cozzo contro la Pietra del cantone; ne rimarrà schiacciato. La ragione della severità di Dio sta nel carattere santo del tempio spirituale che gli è consacrato.

Poichè il tempio di Dio, (testo emend.) è santo, e voi siete quel [tempio].

18 Se Paolo stima necessario di dare questo solenne avvertimento, è perchè egli sa che fra i Corinzi ci sono dei cristiani ed anche dei conduttori che sono più amanti di sapienza umana che di verità divina e colla lor filosofia sovvertono la fede, intaccando il fondamento su cui ella poggia. Perciò, soggiunge:

Niuno inganni se stesso,

o si faccia illusione;

se alcuno,

come pare ce ne fossero,

stima essere savio fra voi, in questo secolo,

cioè di quella sapienza che il mondo pregia ed ammira,

divenga pazzo affin di diventar savio,

faccia getto della vana sapienza degli uomini, accetti d'esser considerato dal mondo come stolto perchè crede nel Cristo crocifisso, e così diventerà savio della vera sapienza, quella che vien da Dio.

19 Perciocchè, la sapienza di questo mondo è pazzia presso Dio: sta infatti scritto: Egli è quel che prende

come in una rete,

i savi nella loro astuzia

(Giobbe 5:13 Ebraico). Si credono avveduti e furbi, ma sono di vista corta dinanzi a Colui che penetra tutti i loro disegni e li fa servire alla loro confusione. Esemp. i fratelli di Giuseppe: i capi Giudei quando crocifissero Cristo o perseguitarono la chiesa.

20 E ancora: il Signore conosce i pensieri dei savi, e sa che sono vani

Salmi 94:11. Vani in quanto non approdano ad alcun risultato buono ed utile. Invece di condurre alla conoscenza di Dio ne allontanano l'uomo.

21 1Corinzi 3:21-4:5 1 fedeli non devono glorificarsi nei ministri, nè giudicarli innanzi tempo

I ministri sono semplici servitori, ma servitori la cui opera sarà vagliata dal giudicio di Dio. Tali le verità ricordate dall'Apostolo in 1Corinzi 3:5-9,10-20. Da queste egli trae ora una duplice conseguenza pratica in relazione collo stato della chiesa di Corinto. Se i banditori del Vangelo sono dei servitori; degli strumenti, non «'è da gloriarsi in loro facendone dei capi-parte 1Corinzi 3:21-23. Se Dio è quello che deve, e che solo può giudicarli, non spetta agli uomini l'anticipare la sentenza divina erigendosi a giudici di questo o di quell'operaio.

Cosicchè, niuno si glorii negli uomini

siano essi filosofi pagani o dottori cristiani. «Gloriarsi in una Persona, non può significare altro che menar vanto delle nostre relazioni con lei, l'avere ad onore di appartenerle, in quella guisa che un servitore o un discepolo traggono gloria dal nome di un padrone o di un maestro illustre» (Godet). Così facevano i Corinzi col dirsi di Paolo, di Apollo, ecc. Essi dimenticavano che la Chiesa di Cristo non è dei ministri, ma sono i ministri che sono dati alla Chiesa.

Ogni cosa, infatti, è vostra,

vi appartiene inquanto è destinata a servire al vostro bene. Il compimento dell'opera della redenzione nei credenti è il supremo fine cui sono dirette e hanno da servire tutte le cose.

22 Sia Paolo, sia Apollo, sia Cefa,

che rappresentano il ministerio cristiano nella varietà dei suoi doni e della sua attività. Invece di opporli l'uno all'altro, la Chiesa deve trarre il maggior profitto spirituale da ciascun operaio;

sia il mondo,

dell'umanità e della natura da cui tanto «'è da imparare,

sia,

in ispecie,

la vita

con quanto essa offre di forza, di bellezza, di soavità,

sia la morte

col suo corteo di malattie, di lutti, di devastazioni, di dissoluzione. Anch'essa ha da servire allo sviluppo della vita superiore.

sien le cose presenti, sien le cose future

che non vediamo ancora e che sono l'oggetto della speranza cristiana (cfr. 1Corinzi 15)

tutto è vostro,

tutto nell'intento di Dio, deve cooperare alla vostra santificazione e gloria Romani 8:28.

23 e voi siete di Cristo,

non di questo o di quell'uomo; e lo siete non una parte di voi soltanto, ma tutti ugualmente, come redenti dal suo sangue;

e Cristo è di Dio.

Cfr. 1Corinzi 11:3: «il capo di Cristo è Dio». «Come la Chiesa possiede ogni cosa, perchè dipende da Cristo, Cristo possiede ogni cosa perchè dipende da Dio. Dio in Cristo, ecco dunque, per l'uomo, l'unico oggetto di vanto» (Godet). D'altronde non è questione qui della subordinazione del Figlio al Padre anteriore alla incarnazione, subordinazione che non menoma l'unità di essenza e la parità degli attributi Giovanni 1:l; 10:30; Filippesi 2:6; Ebrei 1, Romani 9:5; ma si tratta della subordinazione di Cristo qual Verbo incarnato, quale Uomo-Dio rivestito da Dio del triplice ufficio di Profeta rivelator del Padre, di Sacerdote-mediatore, e di Re sulla Chiesa e sul mondo 1Corinzi 15:24-28. Coll'appartenere al Cristo ch'è il rappresentante di Dio. I redenti appartengono a Dio.

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