Commentario abbreviato:

Apocalisse 18

1 Capitolo 18

Un altro angelo dal cielo proclama la caduta della mistica Babilonia Ap 18:1-3

Una voce dal cielo ammonisce il popolo di Dio, affinché non prenda parte alle sue piaghe Ap 18:4-8

I lamenti su di lei Ap 18:9-19

La Chiesa chiamata a gioire della sua totale rovina Ap 18:20-24

Versetti 1-8

La caduta e la distruzione della Babilonia mistica sono determinate nei consigli di Dio. Un altro angelo viene dal cielo. Sembra essere Cristo stesso, che viene a distruggere i suoi nemici e a diffondere la luce del suo Vangelo in tutte le nazioni. La malvagità di questa Babilonia era molto grande; aveva abbandonato il vero Dio, aveva eretto idoli, aveva attirato ogni sorta di uomini nell'adulterio spirituale e, con la sua ricchezza e il suo lusso, li aveva tenuti nel suo interesse. Sembra che si intenda principalmente la mercanzia spirituale, con la quale moltitudini di persone hanno vissuto malvagiamente nel benessere, grazie ai peccati e alle follie degli uomini. A tutti coloro che si aspettano misericordia da Dio viene dato un giusto avvertimento, affinché non solo escano da questa Babilonia, ma contribuiscano alla sua distruzione. Dio può avere un popolo anche a Babilonia. Ma il popolo di Dio sarà chiamato fuori da Babilonia, e sarà chiamato in modo efficace, mentre coloro che partecipano con gli uomini malvagi ai loro peccati dovranno ricevere le loro piaghe.

9 Versetti 9-19

I luttuosi avevano condiviso i piaceri sensuali di Babilonia, guadagnando con la sua ricchezza e il suo commercio. I re della terra, che lei adulava fino all'idolatria, permettendo loro di essere tirannici sui loro sudditi, pur essendo obbedienti a lei; e i mercanti, coloro che trafficavano per le sue indulgenze, i suoi perdoni e i suoi onori; questi piangono. Gli amici di Babilonia hanno partecipato ai suoi piaceri e profitti peccaminosi, ma non sono disposti a condividere le sue piaghe. Lo spirito dell'anticristo è uno spirito mondano e il suo dolore è un semplice dolore mondano; non si lamentano per l'ira di Dio, ma per la perdita delle comodità esteriori. La magnificenza e le ricchezze degli empi non serviranno a nulla, ma renderanno la vendetta più difficile da sopportare. Si allude alla merce spirituale, quando non solo gli schiavi, ma anche le anime degli uomini sono menzionati come articoli di commercio, per distruggere le anime di milioni di persone. E questo non è stato peculiare dell'anticristo romano e solo della sua colpa. Ma che i commercianti prosperi imparino, con tutti i loro guadagni, a procurarsi le imperscrutabili ricchezze di Cristo; altrimenti, anche in questa vita, potrebbero dover rimpiangere che le ricchezze si facciano le ali e volino via, e che tutti i frutti che le loro anime desideravano si allontanino da loro. La morte, in ogni caso, porrà presto fine al loro commercio e tutte le ricchezze degli empi saranno scambiate non solo con la bara e il verme, ma anche con il fuoco che non può essere spento.

20 Versetti 20-24

Ciò che è motivo di gioia per i servi di Dio sulla terra, è motivo di gioia per gli angeli in cielo. Gli apostoli, che a Roma sono onorati e venerati quotidianamente in modo idolatrico, si rallegreranno della sua caduta. La caduta di Babilonia fu un atto della giustizia di Dio. E poiché si trattava di una rovina definitiva, questo nemico non avrebbe più dovuto infastidirli; di questo furono assicurati da un segno. Prendiamo esempio dalle cose che hanno portato altri alla distruzione e fissiamo i nostri affetti sulle cose di lassù, quando consideriamo la natura mutevole delle cose terrene.

Commentario del Nuovo Testamento:

Apocalisse 18

1 Sezione Seconda. Apocalisse 18. CADUTA DI BABILONIA - USCITA DEL POPOLO DI DIO LAMENTO DELLA TERRA SU DI LEI

Le ultime parole dell'angelo in Apocalisse 17 dicevano: 'La donna che hai veduta è la gran città che impera sui re della terra'. In Apocalisse 18 l'immagine della donna è lasciata da parte e non si parla che di 'Babilonia, la gran città,', la quale torna ad esser chiamata 'la gran meretrice' in Apocalisse 19:2. La caduta della capitale e rappresentante della cristianità apostata, della città del mondo, come altri l'ha chiamata, è descritta con colori altamente poetici, tolti dal linguaggio dei profeti relativo alla rovina di Ninive, di Babilonia, e di Tiro Isaia 23; Geremia 51; Ezechiele 26-27; Naum 3. Giovanni ode dapprima la voce d'un angelo potente che proclama la caduta di Babilonia come se fosse già avvenuta, tanto è cosa certa l'imminente giudizio divino Apocalisse 18:1-3. Ode quindi una voce dal cielo che invita il popolo di Dio ad uscire dalla città colpevole e condannata Apocalisse 18:4-8. È descritto poi in Apocalisse 18:9-20 il lamento che sulla ruina di Babilonia faranno i re, i mercanti della terra ed i naviganti. Da ultimo, Apocalisse 18:21-24 un angelo rappresenta con un atto simbolico il carattere subitaneo, violento definitivo del giudizio che sta per piombare sulla Chiesa infedele, ricordandone le colpe.

Apocalisse 18:1-3. Caduta è Babilonia

E dopo queste cose vidi un altro angelo,

diverso da quello menzionato in Apocalisse 17,

che scendeva dal cielo, il quale aveva gran potestà; e la terra fu illuminata dalla sua gloria.

La gran potenza dell'angelo si addice alla grandezza del giudizio ch'egli annunzia; giudizio che farà risplendere dinanzi al modo intero la santità e la giustizia di Dio.

2 Ed egli gridò con voce potente, dicendo: Caduta, caduta è Babilonia la grande, ed è divenuta albergo di demoni e ricetto d'ogni spirito immondo, e ricetto d'ogni uccello immondo e abominevole.

L'angelo si serve del passato detto profetico, nella sua descrizione; ma che la caduta non sia ancora avvenuta nella realtà, risulta dal fatto che in Apocalisse 18:4 il popolo di Dio è invitato ad uscire prima della rovina della città e in Apocalisse 18:8-9 e segg. i verbi sono al futuro: 'verranno le sue piaghe', 'sarà arsa', 'i re la piangeranno'; cfr. Apocalisse 18:15,21. Le parole dell'angelo ricordano quelle d'Isaia relative alla Babilonia antica: 'Essa non sarà mai più abitata... vi riposeranno le bestie del deserto e le sue case saran piene di gufi; vi faran la loro dimora gli struzzi, i satiri vi balleranno. Gli sciacalli ululeranno nei suoi palazzi, i cani salvatici nelle sue ville deliziose' Isaia 13:20-22. Cfr. Isaia 34:11-15 ov'è descritta la rovina di Edom i cui abitanti saranno il pellicano, il porcospino, la civetta, il corvo, i serpenti e gli avvoltoi, animali impuri secondo la legge mosaica. Le rovine che son ricetto d'animali impuri, che parlan di morte salario del peccato, sono rappresentate come dimora prediletta degli spiriti immondi che lavorano alla rovina dell'umanità. Coloro che nella caduta di Babilonia vedono predetta la ruina di Roma pagana, o sono costretti ad ammettere che la profezia non s'è avverata, ovvero che s'è avverata solo spiritualmente con la cristianizzazione della città, ed allora c'è chi ha domandato se, per caso, il papa, i cardinali, i vescovi, i frati ecc. rispondessero agli spiriti ed agli uccelli immondi di cui parla l'angelo. Fatto sta che non c'è ragione d'intendere la profezia relativa a Roma in senso diverso da quelle che si riferivano a Ninive, a Babilonia, a Tiro, a Edom ecc.

3 Poichè tutte le nazioni han bevuto del vino dell'ira della sua fornicazione, e i re della terra han fornicato con lei, e i mercanti della terra si sono arricchiti con la sua sfrenata lussuria.

Accanto al giudizio che attende la cristianità infedele ed il centro di essa, è posto l'accenno a tre dei grandi peccati per i quali è punita: l'aver traviate e sedotte le moltitudini trascinandole nell'errore, nell'idolatria, nella mondanità e infine nell'apostasia; le relazioni ed alleanze immorali coi potenti della terra; la sfrenata lussuria attestata dalla ricchezza dei mercanti, e che implica un lusso, un fasto smodato, e la sete di godimenti d'ogni sorta. Vedi Apocalisse 14:8; 17:2,4; 18:11-16.

4 Apocalisse 18:4-8. Uscite da essa, popol mio

Poi udii un'altra voce dal cielo che diceva: Uscite da essa, o popolo mio, affinchè non siate partecipi dei suoi peccati e non abbiate parte alle sue piaghe;

La voce pare essere d'un angelo che faccia udire un invito di Dio. In Apocalisse 18:4 dice 'popolo mio', ma in Apocalisse 18:5,8 parla di Dio alla terza persona. L'invito ricorda quello rivolto a Lot ed alla sua famiglia quando fu distrutta Sodoma Genesi 19:15, e quello rivolto agli Israeliti prima del giudizio su Babilonia: 'O popolo mio, uscite di mezzo a lei, e salvi ciascuno la sua vita d'innanzi all'ardente ira dell'Eterno' Geremia 51:6,45. Gesù aveva avvertito i cristiani di Giudea di 'fuggire ai monti' quando sarebbe vicina la presa di Gerusalemme; e fuggirono infatti a Pella Matteo 24:15-18. Così i fedeli dovranno separare la loro responsabilità dalla cristianità infedele e uscir dalla città condannata prima che sia colpita dal castigo divino. L'invito celeste fa presagire l'imminenza del giudizio e sembra indicare che, al tempo opportuno, Dio non mancherà di mostrare al suo popolo la via del dovere e della salvezza.

5 poichè i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo

(cfr. Geremia 51:9)

e Dio si è ricordato delle iniquità di lei.

Dopo il tempo della pazienza è venuto quello della giustizia.

6 Rendetele il contraccambio di quello ch'ella ha fatto e rendetele al doppio la retribuzione delle sue opere. Nel calice in cui ha mesciuto agli altri, mescetele il doppio.

L'ordine è rivolto, non ai fedeli, ma agli esecutori umani od angelici della sentenza divina. La retribuzione ha da esser piena, abbondante, rispondente alla natura dei peccati commessi.

7 Quanto ella ha glorificato se stessa ed ha lussureggiato, tanto datele di tormento e di cordoglio.

All'orgoglio sarà proporzionata l'umiliazione; alla ricerca del piacere, il tormento.

Poichè ella dice in cuor suo: Io seggo regina e non son vedova e non vedrò mai cordoglio.

Era questo il vanto superbo dell'antica Babilonia Isaia 47:7-8, ripetuto in altra forma da Roma quando si chiama la 'Città eterna'. Al vanto della sua capitale, risponde la carnale sicurezza della Chiesa degenere, dimentica del giudizio che l'attende.

8 Perciò, in uno stesso giorno,

giorno d'immane catastrofe,

verranno le sue piaghe, mortalità

lett. morte ma cfr. Apocalisse 6:8

e cordoglio e fame, e sarà consumata dal fuoco.

(Cfr. Geremia 50:32; 51:25,30,58);

poichè potente è il Signore Iddio che l'ha giudicata.

Nell'onnipotenza di Dio sta la garanzia dell'esecuzione della sua sentenza.

9 Apocalisse 18:9-20. Il lamento dei re, dei mercanti e dei naviganti

Giovanni non contempla nella visione la suina di Babilonia, nè l'angelo gliela descrive; ma la grandezza della catastrofe risulta dal lamento che sulla città distrutta faranno tutti quelli che avevano interesse nella sua conservazione.

E i re della terra che fornicavano e lussureggiavano con lei

Apocalisse 17:2

la piangeranno e faran cordoglio per lei quando vedranno il fumo del suo incendio,

espressione grafica e poetica per dire: quando la vedranno colpita dal giudizio di Dio.

10 e standosene da lungi, per tema del suo tormento, diranno: Ahi! Ahi! Babilonia, la gran città, la potente città! il tuo giudicio è venuto in un momento! I mercanti della terra piangeranno e faranno cordoglio per lei, perchè nessuno compera più le loro mercanzie:

I re fanno cordoglio perchè perdono in Roma un utile ausiliare dei loro progetti terreni, e del loro despotismo; i mercanti perchè perdono un vasto mercato, da cui traevano lauti guadagni.

12 mercanzie d'oro, d'argento, di pietre preziose, di perle, di lino fino, di porpora, di seta, di scarlatto.

Cfr. per il fasto della gran meretrice Apocalisse 17:4;

e ogni sorta di legno odoroso,

allusione a certe specie di cipressi adoperati nella fabbricazione di mobili di lusso.

e ogni sorta d'oggetti d'avorio e ogni sorta d'oggetti di legno preziosissimo e di rame, di ferro e di marmo,

13 e la cannella e le essenze,

che servivano a profumare i capelli, e si estraevano da arbusti indiani;

e i profumi e gli unguenti, e l'incenso, e il vino e l'olio, e il fior di farina, e il grano, e i buoi, e le pecore, e i cavalli e i carri

la parola indica una vettura a quattro ruote qual era usata dai senatori romani,

e i corpi e le anime d'uomini,

due termini che sono adoprati nell'Antico Testamento per indicare gli schiavi o i prigionieri di guerra. Ezechiele 27:13...: «Anch'essi trafficano teco (Tiro); danno anime umane e utensili di rame in scambio delle tue mercanzie»; 1Cronache 5:21: «Essi presero il bestiame dei vinti... e centomila anime umane (Ebraico)».

14 E i frutti che l'anima tua appetiva se ne sono andati lungi da te; e tutte le cose delicate e sontuose son perdute per te e non si troveranno mai più.

Gli autori pagani attestano la enorme quantità di mercanzie d'ogni genere che affluivano a Roma antica da tutte le parti del monda: dall'India, dall'Arabia, dalla Mesopotamia, dall'Egitto e da tutte le rive e paesi del Mediterraneo. Roma papale ha continuato il lusso della città pagana e quel che sarà la Roma dell'avvenire non possiamo dirlo. Da confrontare la descrizione del commercio di Tiro in Ezechiele 27.

15 I mercanti di queste cose che sono stati arricchiti da lei se ne staranno da lungi, come i re, per tema del suo tormento, piangendo e facendo cordoglio,

16 e dicendo: Ahi! Ahi! la gran città ch'era vestita di lino fino e di porpora e di scarlatto, e adorna d'oro e di pietre preziose e di perle

(Cfr. Apocalisse 17:4)!

Una cotanta ricchezza è stata devastata in un momento!

17 E tutti i piloti e tutti i naviganti e i marinari e quanti trafficano sul mare se ne staranno da lungi;

I piloti ( κυβερνητης) son quelli che governano la nave e comprendono i capitani; i naviganti son quelli che fanno il cabotaggio, i marinari ( ναυται) sono i proprietari di navi anche di lungo corso; quelli che trafficano sul mare (lett. che lavorano il mare) son tutti quelli che dal mare traggono i mezzi di sussistenza.

18 e vedendo il fumo dell'incendio d'essa esclameranno dicendo: Qual città era simile a questa gran città?

Cfr. Ezechiele 27:32.

19 E si getteranno della polvere sul capo in segno di lutto, e grideranno, piangendo e facendo cordoglio, e dicendo: Ahi! Ahi! la gran città nella quale tutti coloro che aveano navi in mare s'erano arricchiti con la sua magnificenza! In un momento ella è stata ridotta in un deserto.

Per la terza volta in questo capitolo si parla del fuoco come dell'agente della distruzione di Roma. Cfr. Apocalisse 18:8-9,18 e anche in Apocalisse 18:15 ove la parola 'tormento' corrisponde all'incendio. Non si dice se l'incendio sarà opera degli uomini o conseguenza di terremoto o d'altra causa fortuita; ma è difficile dare a queste fiamme un senso simbolico. Per la quarta volta torna l'affermazione della rapidità con la quale sarà effettuata le ruina della 'Babilonia': in un momento, in un giorno. Non c'è bisogno d'interpretare tali parole alla lettera per ricavarne l'idea di un giudizio quasi fulmineo. Cfr. l'atto simbolico di Apocalisse 18:21.

Si è trovato strano il lamento dei marinai sulla ruina di una città che non è un porto di mare, nè un emporio commerciale come sarebbero ad es. Londra, Marsiglia, Genova, Amburgo ecc. Ma gli uomini di mare non dicono che le lor navi approdassero a Roma; la piangono come 'gran città' che assorbiva i prodotti recati sulle lor navi da spiaggia lontane e così li arricchiva. Del resto Roma comunica col mare per mezzo del Tevere e chi può dire quale sarà la sua futura estensione è quali le sue vie commerciali?

20 Rallegrati d'essa, o cielo, e voi santi, ed apostoli e profeti, rallegratevi poichè Dio, giudicandola, vi ha reso giustizia.

(lett. ha giudicato il vostro giudizio). Essa vi aveva condannati o perseguitati; condannando lei Dio ha rivendicato la vostra innocenza e la verità del Vangelo affidato ai suoi messaggeri. Coloro che sono invitati a rallegrarsi sono considerati come abitanti del cielo insieme agli angeli che seguono con amore le vicende del regno di Dio sulla terra. Qui si presenta una difficoltà per chi vede in Babilonia la Roma pagana. Essa non ha avuto che fare coi profeti dell'Antico Testamento; ma il termine si può intendere dei profeti del Nuovo Efesini 4:11. Quanto agli apostoli essa ha carcerato e ucciso Paolo e probabilmente Pietro; di altri non sappiamo. Sarebbe attribuito alla capitale quello ch'è stato compiuto nell'impero ed anche al di là delle sue frontiere. Noi che nella Babilonia vediam la capitale e rappresentante della cristianità degenere, comprendiamo che possano rallegrarsi della sua caduta i santi cioè i credenti che furon da lei calunniati, condannati ed anche uccisi Apocalisse 17:6, gli apostoli e i profeti (del Nuovo Testamento) che hanno fondato la Chiesa su Cristo pietra angolare e sulla sua dottrina Efesini 2:20-22 e che vedono la Sposa di Cristo ridotta una meretrice, la sana dottrina, predicata e scritta da loro, adulterata, sprezzata, rinnegata; gli scritti apostolici proibiti al popolo, gettati alle fiamme.

21 Apocalisse 18:21-24. L'atto simbolico del giudizio di Dio su Babilonia

Poi un potente angelo sollevò una pietra grossa come una gran macina, e la gettò nel mare dicendo: Così sarà con impeto precipitata Babilonia la gran città e non sarà più ritrovata.

In Geremia 51:59-64 si narra dell'ordine dato da Geremia a Seraia di legare una pietra al rotolo contenente la profezia della distruzione di Babilonia e di gettarlo in fondo all'Eufrate dicendo: 'Così affonderà Babilonia e non si rialzerà più'. L'atto dell'angelo, come si conveniva all'importanza del giudizio, è più grandioso e simboleggia lo sdegno col quale Dio colpisce la chiesa che ha tradito la sua missione, la rapidità del giudizio ed il carattere radicale e definitivo di esso. Segue una descrizione poetica, analoga a quelle dei profeti, della solitudine completa che subentrerà alle feste allegre, al rumor delle industrie e del lavoro, alle gioie più tranquille della famiglia.

22 E in te non sarà più udito suono di arpisti nè di musici,

probabilmente cantori,

nè di flautisti nè di sonatori di tromba; nè sarà più trovato in te artefice alcuno d'arte qualsiasi, nè s'udrà più in te rumor di macina

domestica per macinare il grano.

23 E non rilucerà più in te lume di lampada

nei singoli appartamenti familiari,

e non s'udrà più in te voce di sposo e di sposa; perchè i tuoi mercanti erano i principi della terra,

arricchiti dal tuo lusso e dalla tua vita fastosa e gaudente.

perchè tutte le nazioni sono state sedotte dalle tue malie,

dai lenocini della tua infedeltà. Le malìe rispondono al vino inebriante della sua fornicazione Apocalisse 17:2.

24 e in lei è stato trovato il sangue dei profeti e dei santi e di tutti quelli che sono stati uccisi sopra la terra,

s'intende uccisi per la loro fede e per la loro testimonianza cristiana. Essa è moralmente responsabile di quel sangue perchè è stato versato per suo ordine, o dietro sua istigazione, o in conseguenza dell'insegnamento anticristiano ch'essa ha impartito. Sfrenata mondanità, seduzione delle moltitudini allontanate dalla verità, persecuzione dei fedeli, sono i tre peccati principali della Babilonia e le cause del giudizio che la deve colpire. Cfr. Matteo 23:35 ov'è questione delle colpe dell'Israele infedele.

AMMAESTRAMENTI

1. In seno al popolo di Israele, anche nei tempi delle sue maggiori infedeltà, Dio si è sempre riservato un residuo fedele. «Come al terebinto e alla querce, quando sono abbattuti, rimane il ceppo, così rimarrà al popolo, come ceppo, una progenie santa» Isaia 6:13, primo nucleo di un popolo nuovo. Gesù ha promesso che le porte degli inferi non prevarrebbero contro la sua Chiesa, fino ad annientarla. In seno alla chiesa visibile più corrotta, ci sono sempre ancora dei membri del popolo di Dio, ivi rimasti per ignoranza o per un attaccamento sentimentale a quel che ha potuto essere in tempi lontani strumento di bene. A questi membri della chiesa invisibile è rivolta la voce celeste che dice: 'Uscite di Babilonia, o popol mio'.

2. L'ordine di uscir dalla Chiesa infedele interessa tutti i credenti sinceri disseminati in seno alla cristianità; esso interessa da vicino i credenti italiani che vivono più vicino a Roma, designata nell'Apocalisse quale centro della cristianità decaduta, madre delle meretrici. Esso ha dato luogo a innumerevoli e dolorosi drammi di coscienza, di cui solo un piccol numero sono noti.

Di fronte all'ordine divino due tendenze si sono rivelate nel corso della storia: la tendenza al puritanismo eccessivo e la tendenza all'eccessiva tolleranza. I cristiani della prima tendenza credono che la chiesa abbia apostatato fin dai tempi apostolici e considerano quali Babilonie tutte le chiese senza distinzione. Si separano quindi da esse, formando piccoli gruppi di fratelli proclivi all'orgoglio spirituale e infetti di spirito settario. La Scrittura, e in ispecie l'Apocalisse nelle lettere alle sette chiese, c'insegna a non chiamar Babilonia una comunità cristiana che abbia dei difetti anche gravi. I malati non si guariscono con l'abbandonarli, ma col curarli amorevolmente e con pazienza. Alla tendenza puritana o individualista eccessiva è dovuto anche il frazionamento colpevole delle chiese protestanti, le quali tutte professano le grandi verità cristiane, e vivono separate per delle divergenze d'importanza molto secondaria. Si esce così di Babilonia, ma per formare una Babele di denominazioni ch'è una pietra d'intoppo per le anime che cercano la verità.

Nessuna chiesa visibile è senza difetti; ma quando una collettività più o meno vasta sovverte la dottrina e la morale del Vangelo, quando è pervasa dalla mondanità e dallo spirito di dominazione e di persecuzione contro i fedeli, quando insomma ha i caratteri della meretrice o di una delle sue figlie, il dovere di uscir di essa diventa evidente. Non basta dissentire in segreto; non basta neppure protestare, sebbene questo, dove lo si possa fare, sia doveroso; bisogna uscire perchè questo è l'unico modo di separare apertamente la propria responsabilità dalla comunità infedele. Così soltanto non si partecipa, nè con atti individuali, nè con la solidarietà morale, ai peccati di Babilonia; così soltanto uno provvede alla propria salvezza non soffocando la voce della coscienza, non confermando altri nell'errore, non esponendo se stesso ai giudizi di Dio. D'altronde, «la prostituta non è soltanto la città di Roma nè il cattolicismo, nè questa o quella chiesa ad esclusione delle altre, ma tutte le chiese nel loro insieme... tutta la cristianità priva dello Spirito di Cristo e che si crede nondimeno cristiana» (P. M. Hahn). Tuttavia, «se non v'è frazione che non faccia parte della grande meretrice, quando sia pervasa dallo spirito di prostituzione, resta pur sempre vero che il cattolicismo greco e romano si è spinto più oltre del protestantesimo sulla via della infedeltà» (Auberlen)

3. La caduta di Babilonia provoca dei lamenti e degl'inni d'allegrezza: lamenti d'ambizioni non soddisfatte, d'interessi compromessi, pianti egoistici di gente dagli affetti terreni: inni d'allegrezza dei campioni della verità, della vita santa, del regno di Dio. I dolori e le gioie d'una persona sono l'ago magnetico che indica dove sono diretti i suoi affetti, dov'è il tesoro del suo cuore. Se siam sensibili solo agl'interessi materiali, alle ambizioni terrene, ai godimenti egoistici, e indifferenti alle sorti del regno di Dio, alla salvezza dell'anima nostra, noi siamo nello stato dei complici di Babilonia. 'Risvegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo t'inonderà di luce'.

4. L'evoluzione della Roma papale nel passato l'ha portata sempre più lontano dal Vangelo apostolico, sempre più lungi da ogni speranza di riforma; ma l'evoluzione non è finita. Spogliata del potere temporale, non ha rinunziato all'ambizione di dirigere la politica del mondo, nè i re o capi di stato hanno finito di fornicar con lei. La sua mondanità è sempre la stessa e non è diminuito il suo orgoglio nè scemato il suo spirito di persecuzione. Non è facile prevedere fin dove la sua sete di dominio sulle moltitudini, potrà portarla. Essa corre così verso il giudizio che l'attende qual centro principale della cristianità infedele, e con lei vi corrono tutti coloro che alla verità antepongono l'errore, a Cristo preferiscono il mondo, alla pietà i piaceri. Quel che importa per i membri del popolo di Dio è di serbarsi immuni dallo spirito d'infedeltà e di mondanità, tenendosi stretti al loro Salvatore e Signore che solo è potente da custodire il deposito dell'anima nostra fino al gran giorno, salvandola nel suo regno celeste.

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