Giobbe 231 Capitolo 23 Giobbe si lamenta che Dio si è ritirato Giob 23:1-7 Afferma la propria integrità Giob 23:8-12 I terrori divini Giob 23:13-17 Versetti 1-7 Giobbe si appella dai suoi amici al giusto giudizio di Dio. Vuole che la sua causa sia giudicata rapidamente. Benedetto sia Dio, possiamo sapere dove trovarlo. Egli è in Cristo, per riconciliare il mondo a sé, e sul seggio della misericordia, in attesa di essere benevolo. Lì il peccatore può andare e lì il credente può presentare la sua causa davanti a Lui, con argomenti tratti dalle sue promesse, dalla sua alleanza e dalla sua gloria. L'attesa paziente della morte e del giudizio è la nostra saggezza e il nostro dovere, e non può avvenire senza un santo timore e tremore. Desiderare appassionatamente la morte o il giudizio è il nostro peccato e la nostra follia, e ci fa male, come a Giobbe. 8 Versetti 8-12 Giobbe sapeva che il Signore era presente ovunque; ma la sua mente era talmente confusa che non riusciva a vedere in modo fisso la presenza misericordiosa di Dio, così da trovare conforto nell'esporre il suo caso. Le sue visioni erano tutte cupe. Sembrava che Dio stesse a distanza e lo guardasse male. Eppure Giobbe esprimeva la certezza che sarebbe stato portato alla luce, provato e approvato, perché aveva obbedito ai precetti di Dio. Aveva gustato e apprezzato le verità e i comandamenti di Dio. Qui dobbiamo notare che Giobbe ha giustificato se stesso piuttosto che Dio, o in opposizione a lui, Giobbe 32:2. Giobbe potrebbe sentirsi al riparo dalle accuse dei suoi amici, ma affermare con coraggio che, sebbene visitato dalla mano di Dio, non si trattava di un castigo del peccato, è stato il suo errore. E si rende colpevole di un secondo errore, quando nega che ci siano dei rapporti della Provvidenza con gli uomini in questa vita presente, in cui i feriti trovano riparazione e i malvagi sono puniti per i loro peccati. 13 Versetti 13-17 Dato che Giobbe non mette mai in dubbio che le sue prove provengono dalla mano di Dio e che non esiste il caso, come le spiega? Il principio in base al quale le considera è che la speranza e la ricompensa dei fedeli servitori di Dio sono riposte solo in un'altra vita; e sostiene che è evidente a tutti che i malvagi non sono trattati in base ai loro meriti in questa vita, ma spesso direttamente al contrario. Ma anche se l'ottenimento della misericordia, la primizia dello Spirito di grazia, promette un Dio che certamente porterà a termine l'opera che ha iniziato; tuttavia il credente afflitto non deve concludere che tutte le preghiere e le suppliche saranno vane, e che deve sprofondare nella disperazione e svenire quando viene rimproverato da Lui. Non può sapere se l'intenzione di Dio nell'affliggerlo sia quella di produrre nel suo cuore penitenza e preghiera. Impariamo a obbedire e a fidarci del Signore, anche nelle tribolazioni; a vivere o a morire come a Lui piace: non sappiamo per quali buoni fini la nostra vita possa essere abbreviata o prolungata. Dimensione testo: Indirizzo di questa pagina: Indirizzo del testo continuo: |