Giobbe 9

1 Capitolo 9

Giobbe riconosce la giustizia di Dio Giob 9:1-13

Non è in grado di competere con Dio Giob 9:14-21

Gli uomini non devono essere giudicati in base alle condizioni esteriori Giob 9:22-24

Giobbe si lamenta dei problemi Giob 9:25-35

Versetti 1-13

In questa risposta Giobbe dichiarò di non dubitare della giustizia di Dio, quando negò di essere un ipocrita; perché come potrebbe l'uomo essere giusto con Dio? Davanti a lui si dichiarava colpevole di più peccati di quanti se ne potessero contare; e se Dio avesse dovuto contendere con lui nel giudizio, non avrebbe potuto giustificare uno su mille di tutti i pensieri, le parole e le azioni della sua vita; perciò meritava di più di tutte le sue attuali sofferenze. Quando Giobbe menziona la saggezza e la potenza di Dio, dimentica le sue lamentele. Non siamo in grado di giudicare le azioni di Dio, perché non sappiamo cosa fa o cosa progetta. Dio agisce con una potenza alla quale nessuna creatura può resistere. Coloro che pensano di avere forza sufficiente per aiutare gli altri, non saranno in grado di aiutarsi contro di lui.

14 Versetti 14-21

Giobbe è ancora giusto ai suoi stessi occhi, Giob 32:1, e questa risposta, pur esponendo la potenza e la maestà di Dio, implica che la questione tra l'afflitto e il Signore della provvidenza è una questione di potere e non di diritto; e cominciamo a scoprire i frutti malvagi dell'orgoglio e di uno spirito presuntuoso. Giobbe inizia a manifestare una disposizione a condannare Dio per giustificare se stesso, cosa per la quale viene poi rimproverato. Eppure Giobbe sapeva così tanto di se stesso che non osava sostenere un processo. Se diciamo: "Non abbiamo peccato", non solo inganniamo noi stessi, ma facciamo un affronto a Dio, perché pecchiamo dicendo questo, e diamo la colpa alla Scrittura. Ma Giobbe rifletteva sulla bontà e sulla giustizia di Dio dicendo che la sua afflizione era senza motivo.

22 Versetti 22-24

Giobbe tocca brevemente il punto principale ora in discussione. I suoi amici sostenevano che i giusti e i buoni prosperano sempre in questo mondo e che solo i malvagi sono in miseria e afflizione; egli diceva, al contrario, che è cosa comune che i malvagi prosperino e i giusti siano molto afflitti. Tuttavia c'è troppa passione in quello che dice Giobbe, perché Dio non affligge volentieri. Quando lo spirito si accende per la disputa o per il malcontento, abbiamo bisogno di mettere una guardia davanti alle nostre labbra.

25 Versetti 25-35

Quanto poco abbiamo bisogno di passatempi e quanto di riscattare il tempo, quando corre così veloce verso l'eternità! Quanto sono vani i piaceri del tempo, che potremmo perdere mentre il tempo continua! Il ricordo di aver fatto il nostro dovere sarà piacevole in seguito; così non lo sarà il ricordo di aver ottenuto le ricchezze del mondo, quando saranno tutte perse e scomparse. La lamentela di Giobbe nei confronti di Dio, come uno che non può essere placato e non cede, è il linguaggio della sua corruzione. Per noi c'è un mediatore, un giustiziere o un arbitro, il Figlio prediletto di Dio, che ha acquistato la pace per noi con il sangue della sua croce e che è in grado di salvare fino all'estremo tutti coloro che vengono a Dio per mezzo di lui. Se confidiamo nel suo nome, i nostri peccati saranno sepolti nelle profondità del mare, saremo lavati da tutte le nostre sporcizie e resi più bianchi della neve, in modo che nessuno possa imputarci nulla. Saremo rivestiti degli abiti della giustizia e della salvezza, adornati con le grazie dello Spirito Santo e presentati impeccabili alla presenza della sua gloria con grande gioia. Impariamo la differenza tra il giustificare noi stessi e l'essere giustificati da Dio stesso. L'anima in preda alla tempesta consideri Giobbe e noti che altri hanno superato questo abisso spaventoso e, sebbene fosse difficile credere che Dio li avrebbe ascoltati o liberati, egli ha respinto la tempesta e li ha portati al porto desiderato. Resistete al diavolo; non date spazio a pensieri duri su Dio o a conclusioni disperate su voi stessi. Venite a Colui che invita gli stanchi e i carichi pesanti; che non promette affatto di scacciarli.

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