Levitico 16

1 Capitolo 16

Il grande giorno dell'espiazione Lev 16:1-14

I sacrifici, Il capro espiatorio Lev 16:15-34

Versetti 1-14

Senza entrare nei particolari dei sacrifici del grande giorno dell'espiazione, possiamo notare che fu una legge fatta per sempre, finché non arrivò la rivelazione. Finché pecchiamo continuamente, abbiamo bisogno continuamente dell'espiazione. La legge di affliggere le nostre anime a causa del peccato è una legge che durerà finché arriviamo laddove tutte le lacrime, anche quelle del pentimento, saranno asciugate dai nostri occhi. L'apostolo lo prende come esempio del fatto che i sacrifici non possono togliere il peccato né liberare la coscienza, infatti c'era ogni anno, nel giorno dell'espiazione, questo ricordo di peccati commessi, Ebrei 10:1,3. La ripetizione dei sacrifici dimostra che non c'era in essi nemmeno una minima possibilità di espiazione. Essa può essere fatta solo dal corpo offerto di Cristo una volta per tutte e quel sacrificio indispensabile non deve essere più ripetuto.

15 Versetti 15-34

Ecco qui significati i due grandi privilegi del Vangelo: la remissione dei peccati e l'accesso a Dio, che dobbiamo solo per mezzo del nostro Signore Gesù. Considerate l'espiazione per la colpa. Cristo è sia il Creatore che il Soggetto dell'espiazione, difatti egli è il Sacerdote, anzi il Sommo Sacerdote, che permette la riconciliazione al popolo. E come Cristo è il Sommo Sacerdote, egli è pure il Sacrificio con il quale l'espiazione è fatta, poiché egli è, in definitiva, la nostra riconciliazione con Dio. Egli è stato così raffigurato dai due capri. Il capro ammazzato era Cristo che moriva per i nostri peccati, il capro espiatorio il Cristo risorto per la nostra giustificazione. È scritto che l'espiazione si completava mettendo i peccati d'Israele sulla testa del capro, mandandolo via nel deserto, in una terra non abitata, e proprio questo allontanamento rappresentava la totale remissione dai loro peccati. Esso portava via tutte le loro ingiustizie. Ma Cristo, l'Agnello di Dio, porta via il peccato del mondo, prendendolo su sé stesso, Giovanni 1:29. L'ascensione al cielo, che Cristo fece per noi, è rappresentata dall'entrata del sommo sacerdote nel luogo santissimo. Confrontate con Ebrei 9:7. Il sommo sacerdote doveva uscire di nuovo, ma il nostro Signore Gesù vive intercedendo per noi e stando sempre alla presenza di Dio. Ecco inoltre l'esempio dei due grandi compiti del Vangelo: le fede e il pentimento. Per fede mettiamo le nostre mani sulla testa dell'offerta, contando su Cristo come Signore, nostra Giustizia, che prega per la nostra soddisfazione, l'unica solo capace di procurarci il perdono. Per mezzo del pentimento compungiamo le nostre anime, non solo digiunando dai piaceri del corpo, ma dandoci pena interiore per il peccato e vivendo una vita di privazione. Confessiamo quindi i nostri peccati a Dio che è fedele da perdonarceli tutti e da giustificarci. Per mezzo dell'espiazione otteniamo ristoro per le nostre anime. "Peccatore, applica il sangue di Cristo efficacemente alla tua anima e così potrai stare alla presenza di Dio, ottenendo conforto e accettazione!" Prendiamo questo sangue di Cristo, applichiamolo su di noi per fede e vedremo come esso ci fa riappacificare con Dio.

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