Commentario abbreviato:

1Giovanni 4

1 Capitolo 4

I credenti sono stati messi in guardia dal dare retta agli spiriti falsi 1G 4:1-6

L'amore fraterno imposto 1G 4:7-21

Versetti 1-6

I cristiani che conoscono bene le Scritture possono, in umile dipendenza dall'insegnamento divino, discernere chi espone le dottrine secondo gli apostoli e chi le contraddice. La somma della religione rivelata è nella dottrina riguardante Cristo, la sua persona e il suo ufficio. I falsi maestri parlavano del mondo secondo le sue massime e i suoi gusti, per non offendere gli uomini carnali. Il mondo li approvava, facevano rapidi progressi e avevano molti seguaci come loro; il mondo amerà i suoi e i suoi lo ameranno. La vera dottrina sulla persona del Salvatore, che conduce gli uomini dal mondo a Dio, è un segno dello spirito di verità in opposizione allo spirito di errore. Più una dottrina è pura e santa, più è probabile che sia di Dio; né possiamo provare con altre regole se gli spiriti sono di Dio o no. E cosa c'è da meravigliarsi se le persone di spirito mondano si attaccano a coloro che sono come loro, e adattano i loro schemi e i loro discorsi ai loro gusti corrotti?

7 Versetti 7-13

Lo Spirito di Dio è lo Spirito dell'amore. Chi non ama l'immagine di Dio nel suo popolo, non ha una conoscenza salvifica di Dio. Perché la natura di Dio è quella di essere gentile e di dare felicità. La legge di Dio è l'amore e tutti sarebbero stati perfettamente felici se l'avessero obbedita. La disposizione del Vangelo, per il perdono dei peccati e la salvezza dei peccatori, coerentemente con la gloria e la giustizia di Dio, dimostra che Dio è amore. Il mistero e le tenebre avvolgono ancora molte cose. Dio ha dimostrato di essere amore in modo tale che non possiamo mancare la felicità eterna, se non a causa dell'incredulità e dell'impenitenza, anche se una giustizia rigorosa ci condannerebbe a una miseria senza speranza, perché infrangiamo le leggi del nostro Creatore. Nessuna delle nostre parole o dei nostri pensieri può rendere giustizia all'amore libero e sorprendente di un Dio santo verso i peccatori, che non potevano giovargli o nuocergli, che poteva giustamente schiacciare in un momento, e la cui meritevolezza della sua vendetta è stata dimostrata dal modo in cui sono stati salvati, anche se avrebbe potuto, con la sua Parola onnipotente, creare altri mondi, con esseri più perfetti, se lo avesse ritenuto opportuno. Cerchiamo in tutto l'universo l'amore nelle sue manifestazioni più gloriose? Lo troviamo nella persona e nella croce di Cristo. Esiste l'amore tra Dio e i peccatori? L'origine non è che noi amiamo Dio, ma che lui ci ama liberamente. Il suo amore non poteva essere destinato a rimanere infruttuoso su di noi, e quando il suo fine e la sua conseguenza sono stati raggiunti e prodotti, si può dire che è stato perfezionato. Così la fede è perfezionata dalle sue opere. Così apparirà che Dio abita in noi per mezzo del suo Spirito creatore. Un cristiano che ama è un cristiano perfetto; se lo si mette alle prese con un qualsiasi buon dovere, è perfetto, è esperto. L'amore lubrifica le ruote dei suoi affetti e lo spinge a fare ciò che è utile ai suoi fratelli. Un uomo che si dedica a un'attività con cattiva volontà, la fa sempre male. Che Dio abita in noi e noi in lui, erano parole troppo alte per i mortali, se Dio non ce le avesse messe davanti. Ma come si può sapere se la testimonianza di ciò procede dallo Spirito Santo? Chi è veramente convinto di essere figlio di Dio, non può non chiamarlo Abba, Padre. Per amore verso di Lui, odiano il peccato e tutto ciò che è in disaccordo con la sua volontà, e hanno un sano e sentito desiderio di fare la sua volontà. Questa testimonianza è la testimonianza dello Spirito Santo.

14 Versetti 14-21

Il Padre ha mandato il Figlio, ha voluto la sua venuta in questo mondo. L'apostolo lo attesta. "E chiunque confesserà che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio". Questa confessione include la fede nel cuore come fondamento; rende il riconoscimento con la bocca alla gloria di Dio e di Cristo, e la professione nella vita e nella condotta, contro le lusinghe e le accuse del mondo. Ci sarà un giorno di giudizio universale. Felici coloro che in quel giorno avranno una santa audacia davanti al Giudice, sapendo che egli è il loro Amico e Avvocato! Felici coloro che hanno una santa audacia nella prospettiva di quel giorno, che attendono e aspettano l'apparizione del Giudice! Il vero amore verso Dio assicura ai credenti l'amore di Dio verso di loro. L'amore ci insegna a soffrire per lui e con lui; per questo possiamo confidare che saremo anche glorificati con lui, 2Tim 2:12. Dobbiamo distinguere tra il timore di Dio e l'avere paura di lui; il timore di Dio importa alta considerazione e venerazione per Dio. L'obbedienza e le opere buone, compiute secondo il principio dell'amore, non sono come la fatica servile di chi lavora controvoglia per paura dell'ira del padrone. Sono come quelle di un figlio doveroso, che rende servizi al padre amato, che vanno a beneficio dei suoi fratelli, e che sono fatte di buon grado. È segno che il nostro amore è lontano dall'essere perfetto quando i nostri dubbi, le nostre paure e le nostre apprensioni nei confronti di Dio sono molte. Che il cielo e la terra si stupiscano del suo amore. Ha mandato la sua parola per invitare i peccatori a partecipare a questa grande salvezza. Che si sentano confortati dal felice cambiamento operato in loro, mentre gli rendono gloria. L'amore di Dio in Cristo, nei cuori dei cristiani grazie allo Spirito di adozione, è la grande prova della conversione. Questa deve essere provata dai suoi effetti sul loro temperamento e sul loro comportamento nei confronti dei fratelli. Se un uomo professa di amare Dio, eppure indulge all'ira o alla vendetta, o mostra un'indole egoistica, dà prova della sua professione. Ma se è evidente che la nostra naturale inimicizia è cambiata in affetto e gratitudine, benediciamo il nome del nostro Dio per questo sigillo e pegno di felicità eterna. Allora ci distinguiamo dai falsi professori, che fingono di amare Dio, che non hanno visto, ma odiano i loro fratelli, che hanno visto.

Commentario del Nuovo Testamento:

1Giovanni 4

1 Sezione Quarta. 1Giovanni 4:1-6. COME FIGLI AI QUALI DIO HA DATO IL SUO SPIRITO, I CRISTIANI DEVONO PROVARE GLI SPIRITI, POICHÈ NON MANCANO NEL MONDO I FALSI PROFETI CHE NON CONFESSANO GESÙ CRISTO VENUTO IN CARNE. ESSI NON SON DA DIO MA DAL MONDO CHE LI ASCOLTA

Giovanni non rifugge dal tornare ad insistere sopra esortazioni già fatte, presentandole sotto forma un po' diversa e sotto aspetti nuovi. Così torna ripetutamente sul dovere dell'osservanza. leale dei comandamenti di Dio e specialmente sull'amor fraterno che li compendia tutti; così torna sull'avvertimento già dato 1Giovanni 2:18 e segg. circa i sovvertitori del Vangelo di Cristo. Li ha chiamati anticristi in 1Giovanni 2, li chiama falsi profeti in 1Giovanni 4, ma si tratta sempre di premunire i fedeli contro il pericolo di lasciarsi sviare dalla verità.

Diletti, non crediate ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se son da Dio.

Sembra che l'avvertimento si connetta colla menzione dello Spirito di Dio dato ai fedeli il quale li aiuta a dimorare in Dio e attesta loro internamente ch'essi sono figliuoli di Dio. Ma essi vengono in contatto con gente che pretende parlare sotto l'impulso dello Spirito e che insegna dottrine opposte al Vangelo. Da ciò la necessità di tener gli occhi aperti; di non credere a chiunque si dica ispirato, prima di aver esaminato quel ch'egli insegna. L'apostolo parla di una pluralità di spiriti perchè tanto lo Spirito di verità come lo spirito d'errore parlano per mezzo degli spiriti degli uomini che sono sotto la loro suggestione e che ne diventano gli organi. Paolo parla degli spiriti dei profeti come ispirati da Dio ma non soppressi, anzi conservanti la loro individualità e le loro particolari attitudini 1Corinzi 12-14. Si tratta di provare, di esaminare, questi spiriti umani che si dànno tutti come ispirati da Dio, ma che non sono tutti da Dio, la cui ispirazione non procede sempre dal suo Spirito, ma, procede da altra fonte. Un tale esame lo devono fare tutti i fedeli per proprio conto perchè hanno tutti ricevuto lo Spirito di verità per guidarli; il che non toglie che fra loro vi siano delle persone dotate di un dono speciale che Paolo chiama il discernimento degli spiriti; e lo devono fare in base all'insegnamento dato da questi dottori e secondo il criterio che l'apostolo sta per dare. Ma la necessità di un siffatto esame esiste.

perchè molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo,

dicendosi mandati da Dio e da lui ispirati come i veri profeti; mentre invece Dio non li ha mandati, la loro ispirazione viene dallo spirito dell'errore, cioè da Satana; e il loro insegnamento è anticristiano. Sono dei falsi profeti. L'uscir fuori nel mondo accenna alla missione che dicono di avere per propagare le loro dottrine dovunque. Giovanni non dice qui che avessero lasciato la chiesa cristiana: ma l'ha detto in 1Giovanni 2.

2 Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto in carne, è da Dio;

La pietra di paragone che deve servire a saggiare gli spiriti dei dottori che si dicono ispirati da Dio è la professione aperta o la negazione della incarnazione del Figliuol di Dio per la salvezza dei peccatori. È questo il criterio indicato di già in 1Giovanni 2:22-25 e qui ribadito con lieve mutamento di forma. In 1Giovanni 2:22 diceva: "Chi è il mendace se non colui che nega che Gesù è il Cristo?" In 2Giovanni 7 dirà: "Molti seduttori sono usciti per Il mondo i quali non confessano Gesù Cristo esser venuto in carne. Quello è il seduttore e l'anticristo". Lo Spirito di Dio per contro rende testimonianza che Gesù è il Cristo promesso dai profeti antichi, ch'egli è venuto in carne, cioè si è incarnato assumendo la natura, umana, anima e corpo, e vivendo quaggiù una vita umana colle sue limitazioni, i suoi disagi e le sue sofferenze, finchè subì la morte della croce per espiare i peccati del mondo. Giovanni insiste nelle sue Epistole, come nel Vangelo, sulla preesistenza del Figliuol di Dio che venne in carne lasciando la gloria che possedeva presso Dio ed insiste ugualmente sulla realtà della natura umana assunta dal Cristo, perchè, ai suoi tempi, cominciavano a manifestarsi gli errori dei doceti secondo i quali il Figliuol di Dio non aveva assunto che l'apparenza di un corpo.

3 e ogni spirito che non confessa Gesù, non è da Dio;

Confessar Gesù è espressione concisa per indicar la profession di fede relativa alla persona ed all'opera del Salvatore. È lezione dei più antichi manoscritti accettata da tutti i critici. La Vulgata porta qui una lezione strana: "ogni spirito qui solvit Iesum", lezione che non si appoggia ad alcun manoscritto antico, ma è mentovata da alcuni Padri, specie da Ireneo (II sec.) che la considera come allusione agli eretici i quali, in certo modo scioglievano la persona di Gesù considerandola come distinta da Cristo,

e quello è lo spirito dell'anticristo del quale avete udito che deve venire; ed ora è già nel mondo.

Non è ancora l'anticristo in persona che concentrerà in se l'opposizione al Cristo; quello deve venire secondo l'insegnamento profetico dato dagli apostoli ai primi cristiani (Cfr. 2Tessalonicesi 2); ma fin d'ora è all'opera lo spirito dell'anticristo che anima ed ispira i falsi profeti chiamati anche da Giovanni degli anticristi. In realtà, è quello lo spirito di menzogna, cioè di Satana stesso che lavora col suo "mistero d'iniquità" a preparar l'apostasia generale da cui emergerà il suo capolavoro: l'anticristo personale.

4 Voi siete da Dio, figlioletti, e li avete vinti;

Giovanni vede con gioia riconoscente che i suoi cari discepoli hanno finora resistito alle seduzioni dei falsi profeti che sono usciti dalla chiesa e tentano di trar con se, nei loro errori, i fedeli. Nella vittoria passata e presente sugli errori anticristiani, Giovanni scorge l'arra delle vittorie future alle quali li spronano i suoi avvertimenti. Hanno vinto perchè son da Dio, cioè son figli di Dio, la cui vita spirituale procede da lui, e perchè Dio abita in loro mediante il suo Spirito. Abbandonati alle loro proprie forze e al loro proprio discernimento, non sarebbero stati capaci di restar saldi. Li avete vinti

perchè colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo

e che ispira i falsi profeti. Dio è l'onnipotente e il solo savio; è più grande del nostro cuore di cui conosce i pensieri più remoti 1Giovanni 2:20, ma è altresì più grande di Satana ch'è il principe di questo mondo peccatore. «L'Iddio della pace triterà tosto Satana sotto ai vostri piedi», scrive Paolo in Romani 16:20.

5 Costoro son del mondo;

anche se hanno appartenuto per un tempo alla chiesa, gli anticristi erano, in realtà, del mondo: "non eran dei nostri".

perciò parlano come chi è del mondo

letteralmente "parlano dal mondo": la loro parola, il loro insegnamento procede dal mondo al quale appartengono, ne ritrae i principi, le tendenze, la vita ch'è opposta alla volontà di Dio.

e il mondo li ascolta

accoglie con approvazione le loro dottrine che rispondono ai suoi sentimenti. "Se foste del mondo, avea detto Gesù, il mondo amerebbe quel ch'è suo...".

6 Noi siamo da Dio; chi conosce Dio ci ascolta; chi non è da Dio non ci ascolta.

Solo i figli di Dio hanno una vera conoscenza di Dio. Chi è nato da Dio a nuova vita conosce la verità, l'apprezza e l'ama, e può distinguerla dall'errore che n'è la negazione. L'apostolo riproduce qui dei pensieri espressi dal suo Maestro in varie forme: "Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perchè non siete da Dio". "Chiunque è per la verità ascolta la mia voce" Giovanni 8:47; 18:37. Il noi di questo versetto abbraccia tutti i cristiani in quanto essi tutti sono, nel mondo, dei testimoni della verità; ma siccome questo noi è contrapposto ai dottori anticristiani, esso si applica in modo speciale agli apostoli e a tutti i banditori della verità evangelica., il cui insegnamento non è accolto dalle moltitudini mondane, ma da quelli che sono "insegnati da Dio", che "sono per la verità".

Da questo conosciamo lo spirito della verità e lo spirito dell'errore.

Da questo: cioè dal fatto che il mondo ascolta i falsi profeti nei quali domina lo spirito dell'errore; mentre quelli che sono condotti dallo Spirito della verità sono ascoltati dai figliuoli di Dio. Lo Spirito di Dio è chiamato lo spirito della verità perchè comunica agli uomini la conoscenza della verità illuminando la loro mente e purificando il loro cuore (Cfr. Giovanni 14:17; 15:26; 16:13). "Ma quando sia venuto lui, lo Spirito delle verità, egli vi guiderà in tutta la verità...". Lo spirito dell'errore è Satana che "non si è attenuto alla verità, perchè non c'è verità in lui. Quando parla il falso, parla del suo, perchè è bugiardo e padre della menzogna" Giovanni 8:14, ch'egli cerca quindi in tutti i modi d'insinuare nei cuori e di spargere nel mondo.

AMMAESTRAMENTI

1. Tre secoli fa, avvertiva di già Calvino che se, fin dal tempo di S. Giovanni, molti falsi profeti seminavano errori dicendosi ispirati da Dio, non ci dobbiamo maravigliare ne sgomentare se ve ne sono al dì d'oggi in numero assai maggiore. Sempre Satana cerca di corrompere la verità evangelica coi suoi errori. Di fronte alla molteplicità delle sette e dei sistemi, molti restano perplessi, non sanno ove volgersi e finiscono col restare indifferenti; ma il rimedio non è miglior del male. Lo Spirito profetico ha avvertito la chiesa che sorgerebbero errori e scandali e opposizioni e apostasie; ma, ha tracciato ai fedeli la via da seguire, il dovere da compiere dando loro la certezza che non l'errore trionferà, ma la verità sarà quella, che avrà la vittoria finale. Dio ch'è l'Iddio della verità è più grande dello spirito dell'errore. La sua luce fugherà le tenebre. È stato travolto nell'oblio il nome di migliaia di falsi dottori: L'Evangelo resta e si sparge e cresce in potenza.

2. Il dovere da compiere, riguardo ad ogni dottrina, consiste nell'esaminarla prima di riceverla. Non importa se sia propagata da uomini colti, zelanti, da ministri, da vescovi, da papi o da qualsiasi altro uomo, libro, giornale ecc. Il libero esame è un dovere perchè la verità è il fondamento, non solo della fede ma anche di una sana vita cristiana. È il cibo dei bambini e degli adulti spirituali; se il cibo è sano la vita si svolge normalmente e crescon le forze; se il cibo non è sano avvelena il sangue e intristisce la vita che resta sterile di frutti.

Il libero esame è dovere di tutti i cristiani, non del clero solamente nè tanto meno di un pontefice preteso infallibile non di alcune persone soltanto, sebbene ve ne siano di più atte a questo ufficio per via dei doni ricevuti o dell'esperienza acquistata. L'esortazione a provare gli spiriti è rivolta da Giovanni a tutti i suoi "diletti" figliuoletti.

A tutti ha dato il Signore i criteri coi quali devono saggiare ogni dottrina e a tutti è promesso e dato, secondo il bisogno, lo Spirito di verità e di discernimento che dobbiamo implorare perchè «anche colla pietra di paragone, non tutti sanno saggiar l'oro». Ogni fedele deve accertarsi che quello che crede è da Dio. Altra cosa è la fede e altra la credulità.

3. Quale è il criterio per provare gli spiriti e sapere se son da Dio?

Non le pretese dei dottori, i titoli che si danno, la prosopopea che assumono. Anche i falsi profeti si presentano come organi dello Spirito e dicono: "Così dice l'Eterno"; non i talenti, l'eloquenza, la scienza, la fama, lo zelo, perchè i falsi dottori posson posseder tutto questo e volgerlo al servizio dell'errore; non la popolarità perchè può anzi essere indizio che la dottrina procede dal mondo anzichè da Dio; non la professione di certe verità, e neppure l'uso di certe formule dottrinali considerate come ortodosse, perchè l'errore non si presenta mai allo stato puro, ma sempre misto a qualche verità, e quanto alle formule molte volte i maestri d'errore le usano in senso affatto diverso da quel che significano.

Il criterio dato dagli apostoli è la professione delle verità centrali relative a Cristo. Chi confessa Gesù Cristo qual Figlio eterno di Dio che ha preso la nostra natura umana, e in essa ha vissuto una vita senza peccato, che in essa ha sofferto ed è morto per espiare i peccati del mondo, e in essa è risuscitato e salito al cielo ove siede qual re alla destra di Dio e donde ha da venire per giudicare i vivi ed i morti, chi professa queste verità essenziali alla salvezza è da Dio, anche se in qualche materia secondaria non sia da seguire.

7 Sezione quinta. 1Giovanni 4:7-21. CHI AMA È DA DIO, POICHÈ DIO È AMORE. EGLI CI HA AMATI FINO A DARCI IL SUO FIGLIUOLO; ANCHE NOI DOBBIAMO AMARCI GLI UNI GLI ALTRI. LA PERFETTA CARITÀ CACCIA DAL CUORE OGNI PAURA DEL GIUDICIO DI DIO. SE AMIAMO DIO DOBBIAMO AMARE ANCHE I NOSTRI FRATELLI

Dopo la digressione relativa al dovere di provare gli spiriti, l'apostolo ritorna all'argomento di cui ha pieno il cuore: al dovere dell'amore fraterno di cui ha già parlato nella terza sezione 1Giovanni 3:11-24 e in 1Giovanni 2, ma intorno a cui gli restano da dire non poche cose. 1Giovanni 4:7-8 contengono l'idea che siccome l'amore procede da Dio, anzi costituisce l'essenza stessa di Dio, coloro che sono nati da Dio devono amarsi scambievolmente.

Diletti,

apostrofe bene adatta all'esortazione che segue,

amiamoci gli uni gli altri;

si tratta dunque dell'amore dei cristiani gli uni per gli altri, ma dalle ragioni su cui Giovanni fonda qui l'amor fraterno, è facile dedurre che il dovere si estende alla carità per tutti gli uomini.

perchè l'amore è da Dio,

l'amore fraterno in primo, luogo, ma anche l'amore per gli uomini in genere, ogni amore santo ha la sua sorgente in Dio che l'ha posto in cuore alle sue creature e in ispecie si suoi figli,

e chiunque ama è nato da Dio e conosce Iddio.

chi ama mostra d'aver ricevuto da Dio la vita nuova che ha per legge suprema l'amore; egli è stato fatto partecipe in qualche misura della natura di Dio. Conosce Dio di quella conoscenza intima che è più propria del cuore che dell'intelletto.

8 Chi non ama non ha conosciuto Iddio

veramente;

perchè Dio è amore.

L'amore non è soltanto una delle perfezioni di Dio, ma è l'essenza stessa di Dio, la perfezione morale che penetra ed abbraccia tutte le altre; talchè mentre si dice che Dio è giusto e santo, la Scrittura non dice che Dio è giustizia, o che è santità. La breve frase dell'apostolo dell'amore è quella che definisce la natura morale di Dio nel modo più sublime e più perfetto; essa è come l'apice delle rivelazioni di Dio, l'ultimo e più fulgido raggio del N.T.

9 1Giovanni 4:9-10 danno la prova più alta che Dio è amore.

In questo s'è manifestato per noi l'amor di Dio: che Dio ha mandato il suo unigenito Figliuolo nel mondo affinchè per mezzo di lui vivessimo.

Nota Calvino: "Da molte altre prove risulta l'amor di Dio per noi. Se infatti si domanda perchè sia stato creato il mondo, perchè siamo stati collocati in esso per avere il dominio della terra, perchè siam conservati in questa vita per godervi innumerevoli beni, perchè formati a sperar in una vita migliore, perchè dotati di luce e d'intelligenza; non si potrà di tutto questo addurre altra ragione che il gratuito amor di Dio a nostro riguardo. Ma qui l'apostolo presceglie di questo amore il principale esempio, quello che sopravanza di gran lunga tutti gli altri". L'amor di Dio nascosto nella sua invisibile essenza si è manifestato in fatti visibili, storici, nel caso nostro e intende: in quanto concerne i credenti. Certo, Dio ha amato il mondo, e vuole che tutti gli uomini siano salvati; ma questo amore raggiunge il suo fine concreto in quelli che non lo respingono e sono risuscitati a vita spirituale ed eterna. Il testo dice letteralmente: "s'è manifestato in noi" (Cfr. Giovanni 9:3). "...affinchè le opere di Dio fossero manifestate in lui". Eravamo morti nei falli e nei peccati..., figliuoli d'ira... e per darci la vita Dio ha mandato nel mondo, nel mondo del peccato, non una creatura, ma il suo unigenito Figliuolo, il Verbo ch'era dal principio presso a Dio, ed era Dio Giovanni 1:1. Si ha qui come l'eco della parola Giovanni 3:16, "Dio ha tanto amato il mondo...". Nell'esser mandato nel mondo è implicita la preesistenza del Figlio.

10 In questo è l'amore:

l'amore nel suo ideale più sublime:

non che noi abbiamo amato Iddio, ma che Egli ha amato noi e ha mandato il suo Figliuolo per esser la propiziazione per i nostri peccati.

Due tratti dell'amor di Dio fa rilevare qui Giovanni: esso non è stato provocato, sollecitato da alcuna manifestazione umana d'affetto per Dio: l'iniziativa è nata nel cuor di Dio. Anzi, invece di amore per Dio, c'è stato da parte nostra il contrario, ci sono stati i nostri peccati, le nostre ribellioni ed ingratitudini. Eppure l'amor di Dio non ha tenuto conto della nostra indegnità, anzi ha mandato il suo Figliuolo nella carne nostra per soffrirvi e per morire quale vittima espiatoria per i peccati del mondo. Cfr. 1Giovanni 2:2. "Dio mostra la grandezza del suo amore per noi, in quanto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" Romani 5:8.

11 Dilettivi se Dio vi ha così amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.

In 1Giovanni 3:16 Giovanni ha dedotto dall'esempio di Cristo il dovere dei cristiani di dar la vita gli uni per gli altri. Qui deduce il dovere dell'amor fraterno non solo dall'esempio che Dio, qual Padre, ha dato a noi suoi figli, così fa Paolo Efesini 4:32-5:2: "Siate dunque imitatori di Dio come figliuoli suoi diletti", ma lo deduce anche dal fatto che i cristiani son nati da Dio 1Giovanni 4:7 che è amore e devono quindi sentirsi spinti ad amare dalla loro nuova natura stessa. Come potrebbero, d'altronde, odiare gli uomini che Dio ha amato ed ama, e in ispecie i loro fratelli che sono figli diletti del medesimo Padre? In 1Giovanni 5:2 dirà: "Chiunque ama Colui che ha generato, ama anche chi è stato da lui generato". Accogliendo largamente nel cuore l'amor fraterno, accogliamo Dio stesso in noi.

12 Nessuno vide giammai Iddio; se ci amiamo gli uni gli altri, Iddio dimora in noi, e l'amor di Lui diventa perfetto in noi.

"Piena comunione con Dio è la benedizione connessa coll'amor dei fratelli" (Huther). Dio è per sua natura invisibile: nessuno l'ha mai. contemplato cogli occhi della carne (cfr. Giovanni 1:18) e quando è apparito a certi uomini, come narra l'A.T., essi han veduto la figura sotto cui Dio volle, in date occasioni, manifestarsi, ma non l'essenza stessa del Dio ch'è spirito; tuttavia chi ama i fratelli gode di una intima e reale, sebbene spirituale, comunione con Dio. Dio dimora in lui ed egli in Dio. Dio è amore; chi ama è a lui unito in modo vivente; Dio fa sentire in lui la sua presenza. L'espressione l'amor di Lui cioè di Dio si presta ad interpretazioni varie. Chi l'intende dell'amore del quale Dio ama. Chi ama i fratelli ama dell'amore stesso di cui Dio ha mostrato di amare: amore disinteressato mirante al bene dei fratelli. Chi l'intende dell'amore che Dio ha per noi: in chi ama i fratelli, l'amore di Dio per gli uomini raggiunge il suo fine completamente, il che è vero; ma non pare esser qui il pensiero che l'apostolo vuole esprimere. Piuttosto: l'amor nostro per Dio raggiunge la sua perfezione se amiamo sinceramente e intensamente i fratelli. L'amor di Dio per noi è sempre perfetto, compiuto, in se stesso; ma il nostro amore per lui ha bisogno di diventar perfetto e lo diventa quando amiamo i figliuoli di Dio. 1Giovanni 4:20 conferma questo senso: "Se uno dice: Io amo Dio e odia il suo fratello, è bugiardo; perchè chi non ama il suo fratello che ha veduto, non può amar Dio che non ha veduto".

13 Da questo conosciamo che dimoriamo in lui ed Egli in noi: ch'Egli ci ha dato del suo Spirito.

Il sentimento soave della comunione con Dio in chi ama, è dato dalla testimonianza che lo Spirito di Dio rende al nostro spirito attestando che siamo figliuoli di Dio Romani 8:14,16-17. Lo Spirito è dato a tutti i credenti: ma in misura diversa secondo che Dio ha disposto nella sua sapienza. Uno solo ha ricevuto lo Spirito "senza misura" Giovanni 3:34.

14 L'amore è condizione della comunione con Dio perchè Dio è amore e l'amore procede da Dio. Ma l'amor di Dio è stato manifestato mediante l'invio del Figliuolo nel mondo e questo fatto gli apostoli l'hanno constatato personalmente e ne rendono testimonianza. Non è una teoria, ma è un fatto certo.

E noi abbiamo veduto e testimoniamo che il Padre ha manato il Figliuolo per essere il Salvatore del mondo.

Il noi abbraccia gli apostoli e quanti ebbero il privilegio d'esser testimoni diretti della vita, della morte e risurrezione del Signor Gesù. Questo versetto ricorda e in parte riproduce 1Giovanni 1:1-2; Giovanni 1:14. "La Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiam contemplata (lo stesso verbo che qui) la sua gloria, gloria come quella dell'Unigenito venuto da presso al Padre". Cfr. Giovanni 1:34. È questa la manifestazione e la prova suprema dell'amor di Dio (cfr. 1Giovanni 4:9-10) che vuol salvi, non alcuni uomini solamente, ma il mondo intero Giovanni 3:16; 4:42; 1Timoteo 2:3-7.

15 Chi confessa che Gesù è il Figliuol di Dio, Iddio dimora in lui ed egli in Dio:

Il confessare, cioè il professare apertamente che Gesù è il Figliuol di Dio presuppone che uno ha riconosciuto ed accolto nel cuore con sincera fede e con riconoscenza l'amore del Padre manifestato nel Figliuolo. Mediante la fede del cuore confermata dalla professione della bocca Romani 10:9,12 egli è entrato in comunione con Dio: Dio dimora oramai in lui col suo Spirito che lo ha rigenerato a vita nuova ed egli dimora in Dio, nella misura in cui la sua vita è penetrata, dallo spirito di Dio e si uniforma alla volontà di Dio che è amore. Non vi può essere vita di amore all'infuori della fede nel Signor Gesù.

16 E noi abbiam conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiam creduto:

Il noi vien riferito da alcuni agli apostoli, testimoni di Cristo, come in 1Giovanni 4:14; da altri a tutti i credenti che mediante la testimonianza apostolica hanno potuto conoscere l'amore infinito manifestato da Dio riguardo agli uomini peccatori e credere in esso. I taciti passaggi da un soggetto all'altro son frequenti in Giovanni. Il greco ha qui: "L'amor che Dio ha in noi" ( εν ἡμιν) che non significa propriamente verso di noi, ma s'interpreta: "nel caso nostro" (Cfr. 1Giovanni 4:9).

Dio è amore e chi dimora nell'amore dimora in Dio, e Dio dimora in lui.

L'apostolo non si stanca d'insistere sul fatto che il dono del Figlio al mondo ha rivelato, come nessun altro fatto, la vera essenza di Dio che è amore. Chi dimora coi sentimenti del cuore, colla vita sua, nell'amore: amore per Dio, amore per i fratelli, amore per il mondo perduto, è in armonia con Dio e quindi dimora in Dio e Dio dimora in lui.

17 In questo l'amore è reso perfetto in noi, affinchè abbiamo confidanza nel giorno del giudizio: che quale egli è, tali siamo anche noi in questo mondo.

Già in 1Giovanni 2:28, l'Apostolo ha prospettato la felicità dell'esser senza timore al pensiero del giudicio a venire, come la conseguenza del dimorare in Cristo: "dimorate in lui, affinchè quando apparirà, abbiam confidanza e non abbiam da ritrarci da lui, coperti di vergogna". In 1Giovanni 3:21 è tornato ad esprimere la stessa felicità come conseguenza dell'amor fraterno sincero: "Diletti, se il cuor nostro non ci condanna noi abbiam confidanza dinanzi a Dio...". Qui presenta la "confidanza nel giorno del giudizio" come conseguenza dell'amore giunto alla perfezione nei fedeli, giunto, cioè, ad esser simile all'amor di Dio col quale vivono in intima comunione. L'apostolo non distingue qui tra amore per Dio e amore per gli uomini, ma abbraccia ogni aspetto dell'amor cristiano. Il versetto però offre qualche difficoltà ed è quindi inteso in vari modi. C'è chi riferisce l'in questo al verso precedente e l'idea sarebbe: "In questo dimorar nell'amore che equivale al dimorare in Dio, l'amore nostro raggiunge la sua perfezione perchè resta tutto permeato dall'amore perfetto di Dio... con questo risultato che abbiam confidanza di fronte al giudizio". Ma con ciò si verrebbe a dire, semplicemente che la perfezione dell'amore consiste nel dimorar nell'amore, e inoltre si verrebbe a dare alla particella ἱνα (affinchè) il senso forzato di talchè. Altri intendono che la perfezione dell'amore consiste nell'aver confidanza, nel giudizio, ossia la perfezione è raggiunta quando uno non teme del giudizio di Dio. La particella ἱνα si traduce allora con un semplice che: "In questo l'amore è reso perfetto in noi: che cioè arriviamo ad aver piena confidanza... perchè quale egli è...". Un tal senso della particella non è senza esempio in S. Giovanni (Cfr. Giovanni 3:11,23); ma siccome egli suol presentare l'assenza d'ogni timore di condanna quale risultato dell'obbedienza alla volontà di Dio per parte dei credenti, crediamo preferibile attenerci al senso usuale (telico) della particella, tanto più che così resta più semplice il senso dell'ultima parte della frase. L'amore giunge alla sua perfezione nel nostro caso (letteralmente con noi), allorchè, nella nostra vita in questo mondo di odio e di peccato, arriviamo ad esser nei nostri sentimenti ed atti simili a Dio che è amore. Questo otterremo dimorando in Dio, mentre Dio dimorerà sempre più completamente in noi permeando tutto l'essere nostro. A ciò dobbiamo tendere affin di aver confidanza nel giorno del giudizio: confidanza che non v'è più alcuna condannazione per quelli che sono in Cristo Gesù, confidanza sicura e filiale che il giudizio segna la nostra definitiva liberazione e la disfatta della potenza del male.

Un pensiero analogo è espresso in 2Pietro 1:10-11. «Studiatevi di render sicura la vostra vocazione ed elezione... poichè così vi sarà largamente provveduta l'entrata nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo». Paolo si mostra fin d'ora pieno di sicurezza quando nell'imminenza del martirio scrive: "Del rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il Signor, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno" 2Timoteo 4:8. Il giorno del giudizio è per i fedeli, il giorno in cui Cristo li accoglie colle parole: «Venite, voi, i benedetti del Padre mio; eredate il regno che v'è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Perchè ebbi fame e mi deste da mangiare..., dimostraste colle opere il vostro amore per me e per i fratelli» Matteo 25. Le parole quale egli è vengon da molti applicate a Cristo, da altri a Dio di cui ha parlato in 1Giovanni 4:16. Per la sostanza ciò poco importa.

18 Nel v. 18 l'apostolo spiega come chi è perfetto nell'amore, possa non aver alcuna paura del giudicio.

Nell'amore non c'è paura, anzi, l'amore perfetto caccia via la paura;

l'amore è fatto di fiducia e di abbandono, mentre la paura è fatta di sospetto e di apprensione di castigo e fugge e odia; perciò i due sentimenti si escludono a vicenda, talchè l'amore per il Padre che ci ha amati il primo, che ci ha perdonati in Cristo, rigenerati e santificati col suo Spirito, caccia fuori la paura del giudicio. «Colui che non ha risparmiato il suo proprio Figliuolo, ma l'ha dato per tutti noi, come non ci donerà egli anche tutte le cose con lui? Chi accuserà... Chi condannerà... Nè morte nè vita, nè angeli nè principati... nè alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio...» Romani 8:31-39.

Perchè la paura implica apprensione di castigo; e chi ha paura non è perfetto nell'amore.

Il testo nella sua concisione dice propriamente: la paura ha castigo... o pena; ma la versione riveduta, leggermente parafrastica, esprime bene l'idea contenuta nel greco. La paura del giudicio deriva da sentenza della coscienza non liberata dal perdono divino ed è già in se stessa una pena anticipata; e chi ha paura di Dio mostra di non esser perfetto nell'amore che implica abbandono fiducioso e completo nell'infinito amor di Dio manifestatoci nel dono di Cristo. "Voi, dice Paolo ai cristiani, non avete ricevuto lo spirito di servitù per ricader nella paura; ma avete ricevuto lo spirito d'adozione per il quale gridiamo: Abba! Padre! "Lo Spirito stesso attesta, col nostro spirito, che siam figliuoli di Dio; e se siamo figliuoli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo se pur soffriamo con lui (qui è l'amore), affinchè siamo anche glorificati con lui" Romani 8:15-17.

19 Noi amiamo perchè Egli ci ha amati il primo.

Il codice Sinaitico (IV secolo) ed altri del IX secolo portano: Noi amiamo Dio, o: noi l'amiamo; la lezione più breve s'appoggia al cod. Vaticano ed all'Alessandrino e viene a dire: Noi siam fatti capaci d'amare così Dio come i nostri fratelli, dall'amore che Dio per il primo ci ha manifestato. Il nostro amore per Dio può quindi esser scevro di paura perchè nasce dall'amore che Dio ha avuto per noi mandando il suo Figliuolo a salvarci. È, l'amor suo infinito che ha creato il nostro. Questo amore acceso da Dio in noi non può scindersi in guisa che uno possa amar Dio il Padre e odiare i figli di Dio, suoi fratelli.

20 Se uno dice: lo amo Dio, e odia il suo fratello è bugiardo;

Nel linguaggio di Giovanni il non amare equivale all'odiare perchè il cuore non rimane vuoto di sentimenti. È bugiardo nella sua professione, cioè non sincero, sia che se ne renda conto o no. Di questa insincerità l'apostolo darà la ragione più profonda in 1Giovanni 5:1; ma ne da una anche qui tolta dalla comune esperienza umana:

perchè chi non ama il suo fratello, che ha veduto, non può amar Dio che non ha veduto.

Il perfetto ἑωρακεν (ha veduto) vale: che ha veduto e continua a vedere, il fratello che gli sta sotto gli occhi. Gregorio Magno scrisse: "Oculi sunt in amore duces". È più facile amare la persona che si vede che quella che non si vede. Il fratello lo vediamo, abbiam relazioni con lui, ne conosciamo i bisogni, le sofferenze e le gioie; le sue necessità parlano direttamente al cuor. Non è difficile comunicare con lui: ogni buona parola gli arriva, ogni dono giunge nelle sue mani. I mezzi di mostrargli il nostro amore ci son dati, e le occasioni ci son fornite. Se, per il nostro egoismo e la nostra freddezza, non siam capaci di portargli amore, molto meno saremo capaci di portare il nostro amore sull'Invisibile, sopra Colui che, gli uomini dimenticano e disprezzano così facilmente, perchè non lo vedono, sopra Colui che è lontano e non ha bisogno dei nostri doni.

21 E questo è il comandamento che abbiam da lui; che chi ama Dio ami anche il suo fratello.

Lasciando da parte l'impossibilità morale di separare l'amor pei fratelli dall'amore per Dio, resta pur sempre che l'amor fraterno è un dovere comandato da Dio stesso. Non troviamo nella Scrittura un ordine formulato colle parole stesse dell'apostolo: ma il sommario della legge unisce strettamente l'amor del prossimo all'amor di Dio e Gesù l'ha inculcato ai suoi discepoli come mezzo di glorificare dinanzi al mondo il loro Salvatore (Giovanni 13:34-35 ecc.).

AMMAESTRAMENTI

1. Nelle due brevi proposizioni: "Dio è spirito" e "Dio è amore" sono espresse le verità più profonde circa la natura ed il carattere di Dio. Il creato proclama la infinita potenza e sapienza di Dio; la coscienza e la storia proclamano la sua santità e. la sua giustizia; l'A.T. insegna che l'Eterno è «l'Iddio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in benignità... che perdona l'iniquità» Esodo 34:6; ma la rivelazione piena dell'amore di Dio, di quell'amore ch'è l'essenza della sua natura morale, non è avvenuta che in Cristo. Il più grande dei predicatori francesi, Adolfo Monod, nelle ultime parole da lui rivolte agli amici raccolti nella sua camera, ebbe a dire, con voce fievole: "Non ho più forza che per occuparmi dell'amor, di Dio. Dio ci ha amati; è questa l'intera dottrina del Vangelo. Amiamo Dio: questa n'è tutta la morale". E raccogliendo le ultime forze per invocare l'amore eterno ed infinito di Dio, pregava così: "O Dio che sei amore, che non ci hai fatto nulla, che non ci fai nulla, che non ci farai giammai nulla se non per amore, come potrei renderti adeguate azioni di grazie... Grazie per il tuo amore che mi ha tanto afflitto, ma che mi ha sostenuto... grazie per il perdono gratuito di tutti i miei falli... grazie per avermi dato un Salvatore... grazie per ogni cosa... «Dall'amore, scrisse un antico teologo, procedono tutte le opere di Dio... Per amore Dio creò ogni cosa nel tempo; per amore mandò il suo Figlio per compier l'opera della redenzione; per amore ci dà lo Spirito Santo che accende nei cuori dei credenti sentimenti di carità; per amore farà che i beati lo contempleranno a faccia a faccia, nella vita eterna. Egli fa ogni cosa con amore e per amore». «In mezzo alle tenebre di questo mondo di peccato, in mezzo alle afflizioni che piombano sull'umanità... abbiamo la certezza che un Dio d'infinita benevolenza governa ogni cosa; e, pur non potendo conciliare sempre tutti gli eventi con questa dichiarazione, troviamo consolazione nel credere che Dio è amore, aspettando il giorno in cui, con l'universo intero, noi lo vedremo. Ad ogni modo, anche in questo mondo di confusione, di disordine e di tenebre, non mancano le prove della bontà di Dio che conserva la razza ribelle, provvede ai suoi bisogni colla sua provvidenza, le concede giorni di gioia e di felicità, le ha mandato un Salvatore e offre a tutti coloro che si pentono e credono, la vita eterna. Quel che ora pare a noi oscuro può aver per fine il nostro bene; dobbiamo quindi con fiducia rimettere ogni cosa nelle mani del Dio che è amore» (Da Barnes).

2. L'amore per i nostri fratelli, e in genere per il prossimo, è comandato da Dio 1Giovanni 4:21 al pari dell'amore per Dio; esso è creato da Dio nel cuore poichè ogni amore puro procede cha lui; esso è facilitato dal fatto che il nostro fratello lo vediamo e siamo testimoni dei suoi bisogni e delle sue sofferenze; esso è conforme alla natura di Dio che è amore talchè chi dimora nell'amore dimora in Dio. e riproduce la di lui immagine; esso è in armonia coll'amore che Dio ha manifestato verso noi e verso tutti i peccatori dando il suo Unigenito per essere la propiziazione per i nostri peccati: Esso è quindi inseparabile dall'amore per Dio poichè non è moralmente possibile amar Dio e odiare le creature ch'egli ama e di cui ha fatto i suoi figli. L'uomo che resta freddo mentre il calore dell'amor di Dio lo avvolge d'ogni parte, come potrà sussistere davanti al giudicio del Dio che è amore, davanti a Colui che ha sofferto la morte perchè vivessimo?

3. L'amore perfetto per Dio che ci ha amati il primo, caccia dal cuore la paura del giudicio e riempie il cuore d'inestimabile pace e felicità. Ma, l'amore riconoscente non caccia via il timore filiale del cristiano dinanzi alla infinita grandezza, potenza e santità di Dio. Un siffatto timore chiamato dall'A.T. il, principio della sapienza, non esclude affatto l'amore, anzi n'è il custode ed il compagno inseparabile come attesta l'esperienza dei figli di Dio di tutti i tempi. "Amate la fratellanza. Temete Iddio" 1Pietro 2:17. "Temete Iddio e dategli gloria" Apocalisse 14:7. "Compiete la vostra salvezza con timore e tremore" Filippesi 2:12. Ciò non è contrario al nostro aspirare all'amore perfetto che esclude ogni paura servile e tormentatrice.

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